inno XXYIII. ZAM, Mereoledì 22 Novembre 1893. Sumero 93.
se• IL
ASSOCIAZIONE.
DALMATA
P«r Zara fior. 8 anticipatamente, semestre e trimestre in proporzione.
Pff l'Impero Austro-ungarico fior. 9, semestre fior. 4:50, trimestre fior. 2^50
Fer gli Stati appartenenti all' Unione postale fior. 12 all' anno, semestre •
trimestre in proporzione. Per gli Stati non appartenenti all' unione postale
fior. 8 e di più r»uiaen,to delle spese postali, semestre e trimestre in
proporzione. ,
Ua namro separato «sosta soldi IQ. — Un numero arretrato soldi 16.
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all'amnainistrazien» del DALMATA in Zara. Chi non respinge il fogli® dopo
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tore. Le lettere non affrancate oaranno respinte. I comunicati si inseriscono
al prezzo di soldi IO la linea, carattere testino. Arrisi ed inserzioni a prezzo
moderate da eoaveuirii. — 1 manoscritti non si restituiscono.
Dopo aver letto il „Narodni List"
L' italianità io Dalmazia è una men-
zogna ; il partito autonomo è un di-
sgraziato che avrà da mordersi ia lin-
gua.... rettorica ; i dispacci ai d.r Piener
lasceranno ii bratto tempo di prima;
noi, come sempre, siamo morti e se-
polti Ma, intanto, il Narodni List
dedica a quegli innocentissimi dispacci
nientemeno che un lungo carteggio da
Vienna (con monologhi da morlacco)
un luogo articolo, un trafiletto e un
dispaccio. Troppa grazia, Sant' An-
tonio !
E1 ben curioso quel partito che grida
sui tetti: —Badate; io sono il padrone
assoluto della Dalmazia ; la Dalmazia
b interamente e veramente croata.... E
poi, e poi, come I'Amazzasette del tea-
tro comico, si allarma al più piccolo
rumore, al più insignificante segno di
reazione. A un partito, che monopo-
lizzasse veramente !a> provincia, non
dovrebbero far nè caldo, nè freddo le
manifestazioni di chi non esiste. Poiché
di italiani, sia benedetto San Cirillo glo-
rioso, non v' ha, in Dalmazia, neppur
1' ombra ; gli autonomi, per San Me-
todio, son morti ; e tra defunti e fe-
riti, come diceva quel tal nostro lupo
di mare, ghe ne xe una sèssola piena.
Dunque ?
Non sono, 110, reverendi, i di-
spacci all'illustre Piener che destano
il vostro aliai me. Di dispacci — ove
si fosse voluto imitare il giochetto
vostro delle circolari ingiuntive — ne
avremmo poniti mandar cento all' il-
lustre statista; mentre quelli che a lui
pervennero sono effetto di spontanea
e patriottica gratitudine. Non sono, no,
i dispacci che vi fanno scrivere tante
sciocchezze; ma è l'esatta intuizione,
0 la coscienza, che, se domani uomini
nuovi ristabilissero il dominio vero
della GIUSTIZIA in provincia, risolle-
vando le coscienze da un iniquo si-
stema di sospetto e di terrorismo, il
gran baraccone croato crollerebbe con
tutti i burattini, come castello di carte
da giuoco.
E avete il coraggio, ancora, di dire,
che la hrvatska stranka — quella del-
le baionette! — non ha mai telegra-
fato, a ministro, per nomina! Oh, la
hrvatska stranka ha fatto ben ci i più !
Ha votato col ministero tedesco e cen-
tralista, prima delle elezioni dirette, in
odio ai suoi principi nazionali e a dan-
no della popolazione dalmata. Ha tran-
satto nella persona dell' ora morto Pau-
linovich cogli Schwabi del ministero.
Ha trovato necessario, nello stesso
Narodni List, l'adozione della lingua
tedesca come Staatssprache. Ha fatti
cittadini onorari baroni e baroncini
tedeschi. Ha lodato e festeggiato, in ogni
occasione, gli autoritari d'ogni gros-
sezza e d' ogni colore. Ma noi, perchè
abbiamo telegrafato in atto di grati-
tudine a quel Piener, che, privi di
rappresentanti alla Camera, ci offrì una*
splendida, tutela, — noi abbiamo com-
messo grave peccato di servilismo !
Sta a vedere che dovevamo mandare
a dire delle insolenze all'illustre pa-
trocinatore !
E il Narodni List, ancora, ha il fe-
gato di venirci a dire con ia disinvol-
tura di Pagliaccio: — Ah, vedete: gli
autonomi sperano in qualche combina-
zione, in qualche pressione autoritaria,
in tutto, fuorché nella propria forza e
nella propria virtù !
Chi parla!!
Ma se nella čista hrvatska zemlja il
deputato croato del secondo collegio
cittadino carpisce da otto anni — inve-
rificalo ! — il suo seggio alla Camera
dei deputati ; se il porta-bandiera del-
1 'hrvatska stranka riesci eletto — a
beatitudine del parlamento e a terrore
degli stenografi — con due 0 tre soli
voti di maggioranza; se, dovunque si
sono insediati con la violenza, gli annes-
sionisti hanno il quotidiano bisogno di
ricorrere a nuove violenze per farsi
oppressori del nostro partito, che re-
siste e non vuole piegarsi!
E voi — voi ! — parlate di virtù !
Ma che cosa ha dato il nostro par-
tito in compenso a chi lo segue- con
sempre immutabile afretto ? Il partito
autonomo-italiano ha elargite le pre-
bende, le quietanze, le sinecure, onde
va ricco — per lungo e iniquo arti-
ficio — il sè dicente partito croato ? No,
no, signori ! Il nostro partito e da ven-
t'anni che combatte per un ideaie, per
un diritto, e, più che con virtù per-
sonale, con vero eroismo; e ci è di
orgoglio vivissimo il dirlo. Mentre i
martiri della stranka prava facevano il
gruzzolo, gli uomini nostri, sì, per Dio,
pagavano di borsa e di persona. Niuno
di noi, certo, vendette la propria fede
politica per uffici, moneta od onori.
E, chi ci abbandonò, ci depuro.*)
Anche senza licenza del Narodni
List, noi seguiteremo quindi a combat-
tere con aspirazioni legali, cercando
tutela nel § 19 della legge di fonda-
mento. Se ia nostra resistenza esaspera
i signori del Narodni List, niente di
meglio : vuol dire eh' essa è ben più
seria di quanto si creda. Ah, i morti
vi seccano ? Egregiamente : vuol dire
che son più vivi di prima. Ah, la ita-
lianità, in Dalmazia, è una menzogna?
Benissimo : sorgeranno, tra breve, de-
gli altri gruppi della Lega Nazionale.
E ti ti cichi e mi me la godo, dice il
ritornello trasmessoci da certi ante-
nati della.... Licca. Ma lo torniamo a
ripetere : è ben da commiserarsi quel-
f onnipotente e munificente partito,
che, dicendosi il depositario dell' idea
paesana, ha paura, come Arlecchino,
delle fantasima. Chi mai ce 1' avrebbe
detto, dopo aver subiti per più di
venti anni e canagliate e sevizie ? Po-
chi ed affettuosi dispacci ad una eccel-
lenza bastano per far venire la trema-
rella in corpo agli eroi del Triregno.
Che diavolo ! Da Spizza ad Arbe la
Dalmazia non è tutta croata ? Non do-
vete annettervi, domani, alla Croazia
e comporre il gran regno, che darà
da pensare a tedeschi e a ungheresi?
Su, dunque, forti, e niente paura!
_—_—»a®;, [1 ^ m*
(Ina pagina di storia
Con questo titolo, riportiamo dall' Istria
del 18 corrente, l'articolo La caduta del
conti Taaffe, nel quale articolo è descritto
eoo verità e con la riservatezza imposta dalla
censura, un funesto periodo attraversato, per
ciò che riguarda le nostre provincie.
„Il conte Taaffe durò tredici anni in ca-
rica, e, quantunque più volte la maggioranza
che lo sosteneva alla Camera tosse più che
altro, irrisoria e persino talvolta gli si mo-
strasse contraria, tuttavia aveva messe sì sal-
de radici che nessuno fin qui fu capace di
abbatterlo. E di fatti ebbe una straordinaria
abilità, ad ogni minaccia di crisi, di attirare
a sè, con più o meno opportune concessioni,
dei gruppi di deputati quanti bastavano per
ottenere il suo intento. Parecchi anche ap-
proffittarono di questo sistema, tutto proprio
del conte Taaffe, in particolar modo 1 Gali-
ziani e gli Slavi del sud, e fino ad un certo
punto anche i Czechi. Ma tutto ciò avveniva
a scatti, senza programma fisso e determinato,
coli' unico intento di sbarcare, come suol
dirsi, bene 0 male, il lunario.
Veramente era sorto il conte Taaffe con un
programma detto di conciliazione fra le varie
nazionalità dell' impero : all' atto pratico, però,
egli non solo non raggiunse l'intento, ma
3uscito tante passioni opposte, da trarne fuori
una matassa ingarbugliata di esigenze, di con-
testazioni e di pretese, che mai si è veduta
1' eguale. Per cui fu detto da qualche pub-
li nostro partito — che non attende favo-
ri da nessun governo ma solo giustizia —
sostenne e sostiene a sue spese quei sodalizi
e quegli istituti che il partito sèdicente croato,
reso arbitre di molto eotto il regime del
conte Taaffe, sostiene, viceversa, coi pubblici
fondi. Il famoso partito TJnico si fa mantenere
della provincia e dagli stessi avversari, dai
nostri, cioè, che sono i maggiori contribuenti.
Pubblicheremo anzi tra breve uno studio, do-
cumentato, a provare presso a poco quanto abbia
costato alla provincia il partito degli italiani,
che si atteggiano a croatofili, e quanto, vi-
ceversa, abbia costato alle tasche degli uo-
mini nostri il partito, che abbiamo l'onore
di rappresentare. N. d. R.
blicista, che egli il bene fece male, e il male
fece bene.
La cosa del resto la si spiega ben facil-
mente. Se è vero, coma si dice da tutti, che
P impero austro-ungarico si trova sulla via
d' una decisa trasformazione, anche nei rap-
porti del diritto pubblico interno, per le esi-
genze sempre più accentuate dwlle singole po-
polazioni, conveniva favorire questo graduale
svolgimento sulla base del diritto storico
di ogni singola regione o dominio, senza
predilezione, nè per 1' uno nè per 1' altro, ma
in eguale misura pet tutti. In quella vece è
successo tutto all' opposto, e le concessioni
fatte senza criterio e direttiva finirono col-
I' accontentare, momentaneamente, solo i più
rumorosi. Dal che n' è avvenuto ancora, di
provocare in parecchie provincie, come nella
nostra e nelle altre finitime, un pandemonio
di incertezze, di contestazioni, di rivalità, di
gelosie e di prepotenze. Onde il risultato ef-
fettivo del sistema Taaffe fu quale 1' abbiamo
di sopra descritto, quello, cioè, di accrescere
in modo straordinario le esigenze e le pre-
tese di tutti, senza accontentare nessuno. Da
ciò la grande confusione in ogni parte delia
Monarchia, e ia preponderanza dei partiti e-
stremi, di quei partiti, cioè, che sanno tutto
osar*» pur di raggiungere la mèta che ciascuno
di loro si è proposta.
Ma al fine lo stato delle «ose giunse ad un
punto che non si poteva più sostenere, e la
stravagante legge sull'allargamento del voto e»
lettorale, prodotta iuopinatamente dal conte
Taaffe al parlamento, nonché il fatto troppo
precipitato della proclamazione del piccelo
stato d' assedio a Praga, determinarono la
sua caduta.
Noi, certo, non lo compiangiamo; che nes-
suno dei governi, che si sono seguiti a Vien-
na, fino dall' epoca della proclam]g«r«ne della
costituzione, ci ha recati tanti grattacapi
come questo ultimo dei conte Taaffe.
Ed in vero, si fu appunto in quest' epoca
che la nostra Dieta provinciale si è conver-
tila, senza prò, in una palestra quasi di pu-
gilato, di violenze e di confusione. Ormai non
si viene più in Dieta per tare, come un tempo,
della buona amministrazione, ma per pro-
muovere conflitti, suscitare scandali, eternare
discordie, appunto da quei deputati slavi del-
la minoranza che coi favori del nuovo si-
stema seppero farsi largo e venire a galla.
E si osò fino I' incredibile, senza trovar
maniera di porre un argine a siffatte escan-
descenze.
Nessuna meraviglia, quindi, che un tale
«ontegno della Dieta portasse delle funeste e
deleterie conseguenze suhe popolazioni e del-
le città e della campagna, le une irritate dal-
l' impronto atteggiamento di chi osava sfidare
i sentimenti più delicati del cuore e le se-
colari consuetudini ; le altre, imbaldanziti dal
sentirsi sollecitate a rivendicare fantastici di-
ritti, e lusingate di migliore avvenire eco-
nomico, quando si staccassero da quelli che
un dì chiamarono fratelli, e che ora son loro
dipinti quali acerrimi nemici. Il che tutto
produsse uno stato di intolleranza, di incom-
patibilità e di violenza ehe mai si è veduto
1' eguale. Basti dire che la ribellione e la per-
secuzione invasero persino i sacri tempii.
Fu appunto in quest' epoca, che, non ba-
stando lo stato caotico in cui era caduto il
paese per gli antagonismi nazionali, artificial-
mente creati, si volle ancora portare la con-
fusione delle lingue nel campo dei tribunali
e dei giudizi E qui non ripeteremo quello
che abbiamo già detto le cento volte ; ognuno
sa quanto abbia scapitato il prestigio della
giustizia stessa sotto I' impero dei sistemi in-
garbugliati e contradicenti, di utilità pratica
per nessuno, e gravosissimi alle parti.
Nè qui è finita la dolorosa istoria delle pe-
ripezie e dei disagi subiti dal nostro paese
nei 13 anni sopra detti, tanto in ordine so-
ciale, che politico, giudiziario e persino reli-
gioso; basti dire che converrebbe riportarsi
col pensiero a molti anni addietro, all' epoca
più assoluta del sistema metterniohiamo, per
trovare un periodo tanto convulso come fu il
presente. Diremo anzi, che fra i due sistemi
il secondo potrebbe avere la preferenza sul
primo, se non altro perchè il principe Met-
ternich sapeva quello che voleva; mentre dal
conte Taaffe, da tutto 1' insieme dei suoi atti,
non si potè mai comprendere che cosa voles-
se e quale mèta intendesse raggiungere. Che se
egli ebbe, a quando a quaudo, dei riguardi
per 1' una o per 1' altra delle varie nazionalità
dell' impero, per gli italiani non ne ebbe mai
alcuno; intendiamo dire non per noi soltanto,
ma anche per Trieste, Gorizia, pel Trentino
e per la Dalmazia. Su di che ci sarebbe da
dire, veramente, delle cose mollo gravi, se
la libertà della stampa fosse, come tante al-
tre, una cosa reale e non fittizia. Ed ora,
caduto Taaffe, che cosa accadrà ? E' prudente
di aspettare."
Il Battemberg
Nella graziosa villa della L$ech-
gasse a Graz è entrato il lutto; il prin-
cipe Battemberg, che per sette anni
aveva regnato sul giovane popolo bul-
garo, è morto e tutto il mondo sente
la grave perdita. Era un «roe ed un
uomo sventurato : chi non si senta
commosso della sua così intempestiva
e così deplorevole fine?
À ventidue anni era salito sul trono.
La sua gioventù forte e nobilmsnts
baldanzosa e i suoi talenti promette-
vano un' èra felice per la Bulgaria. Ma
nè le sue belle doti nè gli allori me-
ritati sul campo di battaglia valsero
a consolidare il suo tronco. L'invidia
dell' impero moscovita lo scosse « l'in-
grato suo popolo, che ? i soldati stessi,
eh' egli aveva condotto alla vittoria, lo
rovesciarono.
Non riesoirà csrto discaro un po' di
storia. Alessandro di Battemberg era
il secondogenito dal matrimonio mor-
ganatico del principe Alessandro d'As-
sia colla contessa Giulia Hanek e na-
cque il 5 april« 1857 a Verona. Alla
contessa era stato conferito il titolo
di principessa di Battemberg, titolo
che ereditarono pure i figliuoli.
Il padre del principe era al tempo
della nascita di Alessandro gsnerale di
brigata nell' armata austriaca in Italia
sotto Radetzky, che tenne il neonato
principe al fonte battesimale.
Assolti gli studi militari il principe
Battemberg entrò come tenente nei
24.o reggimento dei dragoni grandu-
cali di Assia. Nell'anno 1877 prese
parte alla guerra russo-turca e ebbe
già allora occasione di conoscere la
Bulgaria. Dopo la guerra fu trasferito
a Berlino e sin da quei tempo l'atten-
zione di coloro che pensavano dare un
principe alla Bulgaria, si volse su lui
che, anche nefMa modesta posizione in
cui si trovava avea dato nel corso
della guerra turco-russa saggi bril-
lanti del suo valore e della sua va-
lentia.
An«he ii fatto che era nipote dello
czar Alessandro II gli preparava la
via al trono; e, di fatti, nella seduta
del 26 aprile 1879, il grande Sobrauje
lo elesse a unanimità a principe di
Bulgaria e la potenze lo conferma-
rono.
L'8 luglio 1879 egli fece il suo so-
lenne ingresso a Tirnovo e prestò il
giuramento di osservare e mantenere
)a costituzione del principato. A resi-
denza scelse Sofia. Salutato in tutto il
paese con vera gioia, seppe cattivarsi
sempre più le simpatie dei bulgari e
ottenere presto una popolarità e una fi-
ducia invidiabile, che si vide ben pre-
sto costretto di metter a prova. Il So-
branje, in oui prevalgono gli elementi
radicali, si mise di mezzo alle sue a-
spirazioni e tentò di limitare il suo
potere.
Alessandro di Battemberg dichiarò
allora di dover diporre la sua corona,
se non gli venivano accordati straor-
dinari pieni poteri. La simpatia per il
principe la vinse, ed ottenne ciò che
aveva domandato.
Anohe la stragrande influenza che
i russi si erano acquistata in Bulgaria
fu limitata mercè la tua avvedutezza.
Egli si proponeva render libera la Bul-
garia in tutti i riguardi, specialmente
poi sottrarla ad ogni esterna influenza.
Conseguenza di questi virili e nobili
propositi fu l'implacabile avversione
dello czar e del partito paslavista in
Russia. Lo si designò come un in-
grato e si cercava di sbalzarlo dal
trono. Quando poi, dopo la solleva-
zione della Rumelia orientale, il prin-
cipe di Battemberg, per consiglio del
ministro-presidente Karaw«low, accettò,
pur violando il trattato di Berlino, il
dominio offertogli dalla reggenza prov-
visoria rivoluzionaria, e nel proclama
di Tirnovo del 20 settembre si chiamò:
„principe delle due Bulgarie per la
volontà dell' onnipotente Iddio e del
popolo," lo czar, in risposta, lo feq*
cancellare dalle liste dell' armata rusgs
e cercò di render la Bulgaria quasi.»
condizioni d'impotenza ad ogni di&B&
col richiamare tutti gli ufficiali russi
dall' esercito bulgaro.
Poco tempo dopo il principe con-
dusse i suoi soldati contro la Serbia.
Slivnitza e Pirot furono due catastrofi
}«r re Milano.
Frattanto la Russia lavorava inde-
gnamente a danno del principe. Il vec-
chio colosso russo avsa paura dello
staterello appena sorto e del suo prin-
cipe! Le agitazioni crebbero e finirono
con un atto vigliacco, che non si sa-
rebbe mai aspettato dai militari bul-
gari. Hanno la sola scusa che la Rus-
sia vi aveva la mano dentro.
Nella notte del 21 agosto 1886 il
principe fu costretto a firmare 1' atto
di abdicazione. Fu tenuto prigioniero
e scortato nella oitlà di lioni, ove, per
ordine dello czar, fu rilasciato in li-
bertà. Durante il viaggio verso la pa-
tria tedesca, riseppe essere desiderio
generale il suo ritorno e eho i cospi-
ratori, che lo avevano scacciato, erano
stati arrestati. Di fatti vi foco ritorno
e fu accolto con giubilo indicibile. Ma
la Russia continuò la sua opera inde-
corosa, e il principe, vista la scortese
repulsa alla sua umile preghiera, con-
siderato che si sarebbe circondato di
traditori e che le congiure, 1' agita-
zione nel paese sarebbero state all'or-
dine del giorno, rinunciò spontanea-
mente e definitivamente al trono. Lo
fece il 7 settembre 188B.
Per parecchio tempo non si parlò
più di lui. Ritornò in mernoi ia quando
si trattava del suo matrimonio colla
principessa Vittoria, la seconda figlia
dell'imperatore Federico 111. Però que-
sta unione, per la proterva opposizione
di Bismarek, che vinse fin la decisa
volontà dell' imperatore Federico, non
ebbe luogo.
11 principe poco tempo dopo prese
il congedo dall' esercito prussiano.
Al principio del 1889 la notizia del
suo matrimonio colla cantante del tea-
tro di corte di Darmsladt, signorina
Loisinger, rese attonito il mondo. Egli,
in quest' incontro, prese il nome di
conte di Hartenau. I novelli sposi si
recarono a Graz, ove acquistarono una
villa, nido d' un romantico amore. Nel
1892 il conte Hartenau entrò nell'eser-
cito austrìaco come colonnello e poco
dopo saiì al grado di maggiore ge-
nerale. Ora lascia la vedova con due
figliuolini, dei quali l'ultimo, una
bimba, nacque poche settimane fa.
Il conte Hartenau era una figura
simpaticissima. Alto di statura, dalie
spalle larghe, con una bella barba
biondo-scura ed ii viso abbronzito ; gli
occhi sfavillanti e il naso aquilino:
un assieme di forza e di genio, un
vero tipo di condottiero.
A Graz lo conoscevano tutti o tutti
s' interessavano di lui e dei suoi casi.
Chi lo vedeva passart a cavallo per i
viali dello Stadtpark, teneva dietro co-
gli occhi a quel cavaliere che andava,
pensoso, forse ricordando il suo pas-
sato e sorutando nel futuro, dal quale
desiderava altri allori. Ad Alessandro
di Battemberg non bastava Slivnitza a
Pirot. E ora giace morto nell'avello, lui,
che avrebbe potuto mettere in agita-
zione il monde intero.
^^
KALNOKY A MONZA E LA TRIPLICE
La Gazzetta Piemontese, discorrendo
della triplice, dice che nel trattalo la
eventualità di un aiuto reciproco in
caso di aggressione fu preveduta tra
1' esercito germanico e 1' esercito austro-
ungarico da un Iato, e tra l'esercito
germanico e l'esercito italiano da un
altro lato. — E l'articolo della Gaz-
zetta continua:
Più chiaramente: l'Italia, in date
( condizioni, si è impegnata a tenere
disponibile un'armata di operazione in
sostegno dell'esercito germanico, ma non
> si è impegnata a tenere disponibile
r imperatrice Maria.
Più volte fu udito dire die per lui
1' ideale di una moglie era quello di
somigliare il più possibile alla santa
e magnanima donna ; dalle mani di lei
egli accettò la principessa Dagmar, fi-
glia del re di Danimarca, oggi impe-
ratrice Maria Feodorowna.
Quando si trattò di scegliere una
moglie per lo czarevvitcli, il padre lo
mandò alla corte di Assia, non imme-
more che appunto dalla famiglia d'As-
cia veniva la madre tanto venerata. E
in Russia T arrivo della principessa
Alice ul troiu) di Jlussia è atteso con
gioia, sperandosi che rinnovi le virtù
celesti dall' ava.
Al matrimonio della imperatrice Ma-
ria con Alessandro II e annessa una
Icggeiula.
Raccontiamola come viene narrata
da scrittori russi.
(Correva il 1840,
Kcgnava sulla Russia l'imperatore
Nicolò, il più terribile dei despoti che
da lungo tempo avesse conosciuto la
Russia; autocrate che voleva vedere
tutte le teste piegarsi innanzi a lui, a
cominciare da (quelle dei suoi fratelli
e dei suoi zii. lui che uu giorno
usci in (|uesta sentenza:
„— Nel mio impero, fuori di me,
non vi c altro uomo nobile che quello
clic ])arla con me, nel momento in cui
parla con me!"
Alessandro 11 aveva 22 anni ; era
una natura generosa e ardita, die più
volte aveva fatto aggrottare le ciglia
al padre. Nicolò pensò che (juella gio-
vcutù gagliarda avesse bisogno di un
freno, decise di ammogliarlo ; a que-
sto scopo lo mandò in Germaniii, dove
da lunghi secoli i Romanoft" solevano
scegliersi una moglie fra le principes-
se degli stati secondari.
Alessandro percorse le piccole corti
dì Mc('klcnburg, di Oldcnbeurg, di
lirunsvvick, di Sassonia, accolto dap-
pertutto con entusiasmo dai principi
che avrebbero con gran gioia accettato
come genero un imperatore di Russia.
1^'inalmente si fermò alla corte di Luigi
11, granduca d'Assia-Darmstadt.
Oolà gli furono presentate due prin-
cipesse, tìglie del granduca, fulgide di
bellezza e di educazione, circondate
da tutta la maestà del grado sovrano.
Alessandro girò uno sguardo distratto
sulle due figlie e giovinette, e il suo oc-
chio melanconico andò a iiosarsi sopra
una giovinetta, assai semplicemente
vestita, che si teneva in atto peritoso
a qualche distanza.
La dolcezza rassegnata, la mesta
ì)ellczza della fanciulla colpirono viva-
mente lo czarevvitcli.
— Chi c quella giovinetta ? — do-
mandò al ministro di Russia a Darm-
stadt clic gli faceva da cicerone.
— Appartiene alla casa grandu-
cale.... c figlia della moglie di Luigi
11.... ma alla sua nascita ha presie-
duta un' avventura.
Il granduca si ostina a credere che
non sia sua figlia; la madre è morta
di dolore per (j[uesto.... e la ragazza
è tenuta come un' inferiore fra le sue
sorelle
Alessandro si avvicinò, con univer-
sale stupore, alla giovinetta, e le parlò.
Le risposto di lei^ la fermezza e mo-
destia del suo contegno, sedussero il
futuro padrone di un settimo del mon-
do. Neir accommiatarsi da Luigi II,
il grande ereditario dichiarò:
„Tornerò alla vostra Corte, altezza
reale ! "
Luigi esultò, ma soltanto la sua
ambizione doveva essere soddisfatta.
La domanda in matrimonio della gio-
vinetta fu quasi subito fatta in modo
ufficiale, e naturalmente accettata
La principessa abbandonata e spre-
giata divenne la buona imperatrice di
cui ancora tutta la Russia venera la
memoria, sebbene sia morta da quat-
tordici anni, dopo quarant' anni di ma-
trimonio.
I giornali inglesi hanno parlato più
volte delle difficoltà opposte dalla prin-
cipessa Alice d' Assia, nipote della re-
gina Vittoria e fidanzata dello czare-
witch — futura imperatrice di Russia
— alla sua conversione alla fede or-
todossa, La KreìU Zeituwj^ organo con-
servatore tedesco, pubblica a questo
proposito i seguenti particolari :
Secondo il cerimoniale la principessa
doveva, nel convertirsi alla fede orto-
dossa, maledire come falsa e bugiarda
la religione fin qui seguita, e dichia-
rare di essersi convertita perchè per-
suasa che non può esistere verità fuori
della chiesa ortodossa.
La principessa ha dichiarato di ri-
nunciare al trono imperiale piuttosto
che sottomettersi a questa degradante
cerimonia.
II santo sinodo da principio teneva
duro; ma accortosi che il tìglio dello
imperatore, innamoratissimo della prin-
cipessa Alice, non sentiva scherzi sul-
l' argomento, ha consentito che la fu-
tura czarina dichiari all' atto della
conversione, che entra nella chiosa
russa per seguire in terra e in cielo
suo marito.
Nessun' altra principessa aveva mai
ottenuto dal sinodo cosi importanti
concessioni.
rabbia e poi si rannicchiano paurosi
air idea di dover dar conto ai brenesi
dell' inganno in cui li hanno tratti col-
r assicurar loro che a podestà sarebbe
nominato il croato Degiulli. Fra la po-
polazione autonoma e serba, se pur
si sa. che i due partiti si terranno
fermi al compromesso per la elezione
dell' amministrazione comunale e die
questa riuscirà quindi di colore serbo-
autonomo, con tutto ciò per gli avve-
nimenti occorsi negli ultimi tempi re-
gna una titubanza ed incertezza, che
è proprio la caratteristica della nostra
situazione attuale. Non è da stupirsi
quindi, se, come vi dicevo, qui ci sen-
tiamo quasi sotto l'influsso di una
corrente elettrica, che ad ogni tratto
possa scoppiare con qualche fracasso.
Si parlava di dimostrazioni ostili che
si organizzavano per mezzo dei bre-
nesi contro la rielezione del podestà
Gondola, che i capoccia croati avevano
loro dichiarata impossibile ; ma non
saranno che fantasticherie di menti
malate e di coscienze tremanti dinanzi
a promesse mancate, per le quali sa-
ranno chiamati a render ragione ai
sedotti ed ingannati. Li vedremo al-
lora confusi e svergognati, condannati
al disprezzo che meritano.
I NOSTRI CARTEGGI
Sbirciata alla situazione.
Ragusa, 20 ottobre.
Qui r atmosfera si presenta calma
e tranquilla, ma ad un occhio attento
non sfugge 1' elettricità di cui è pre-
gna. Alla sera, dopo la funzione dei
domenicani, v'è il solito passeggio per
lo stradone a passo misurato, che fareb-
be credere alla più grande inditt'erenza
di tutto quel mondo semoventesi per
quanto succede e 1' attornia.
Eppure di tratto in tratto si vedono
formarsi dei gruppi nei quali un par-
lare animato anzi concitato dà a di-
vedere un orgasmo quasi insolito nella
maggior parte di questi cittadini. Non
si erra se una causa comune si attri-
buisce a quella certa nervosità che ad
onta della calma ap])arentc traspari-
sce dagli uomini di tutti i partiti. Per
lunedi prossimo, 22 corrente, è fissata
r elezione della nuova nostra ammini-
strazione comunale. E' naturale che
dopo tutto quello che i croati hanno
strombazzato pei giornali sulla pretesa
recente vittoria, per aver guadagnato
dodici consiglieri nella nuova rappre-
sentanza comunale, si trovino essi ora
esposti verso tutti coloro ai quali da-
vano ad intendere che il comune di
Ragusa è ormai guadagnato alla gran-
de Croazia. Si agitano quindi, si at-
tortigliano, fantasticando colpi di scena
che li potrebbero condurre all' inspe-
rato potere e nella disperazione della
riuscita si danno ad escandescenze di
•ym, venuta in fiore nello scorso secolo in
grazia delle carovane turche, che vi acce-
devano, ma desolata dalla peste nel 1814,
nò per anco rimarginata dalle sue piaghe.
Più in là dei vortici in mare indicanti gli
sbocchi di fiumi sotterranei, indi uno squar-
ciamento orribile ed inaspettato di monta-
gne dal sommo all' imo, ed il passaggio
del fiume Cettina, che dopo d'aver trabal-
zato in un modo pittoresco e furente, da
cascata in cascata va ad umiliarsi placido
e tranquillo dinanzi al mare, formando gran
banchi di bionda arena, che per più miglia
oltre la foce si distendono a fior d' aqua,
impartendo per lunghi tratti alla cerulea
superfìcie quell' apparenza, che ass-ume il
sereno dell' aria qua e là da bianche nu-
vole cospersa. Una piccola borgata, detta
città, che tramutò il nome antico di Pe-
fjunzio in quello di Almissa, con raccapriccio
contempla trarupata sotto quelle rovine gli
effetti ognora spaventevoli d'una rimotis-
sima catastrofe, e quelli d' una forza, con-
tinuamente attiva che minaccia di chiuder-
la fra pantani e sabbioni.
Ciò notato di passaggio, eccoci in vista
di Spalato. Città magnifica per le sue pro-
spettive, sia che si guardi dal mare, o dalle
eminenze che la circondano. Il sito in for-
ma di penisola è dei più deliziosi, e vera-
mente degno che servisse di ritiro ad un im-
peratore filosofo, qual si fu Diocleziano, Si
nomò dal palagio di lui, che V accolse bam-
bina, in esso crebbe, e fatta adulta coll'an-
dar degli ansi fu costretta ad espandersi
fUori delle tuttÒr-a esistenti mura del gran-
dioso palazzo. Due tempii intatti, oltre tanti
resti di antica magnificenza, s'ammirano
ancora quivi, 1' uno che fu di Giove, ed ora
serve ad uso di cattedrale col corpo di san
Doimo, che tramutò il culto del Tonante
con quello del vero Dio, ed alti o d' Escu-
lapio, che fu dedicato a s. Giovanni Batti-
sta, quasi per alludere alla rigenerazione
dello spirito, ben più importante della sa-
lute corporale. Era città di gran traffico
per il passato, che venne meno da che fu
impedito 1' accesso nel lazzaretto, che sor-
ge presso il lido, alle carovane turche, che
pelò da qualche mese vennero ripristinate.
La popolazione è di circa 10 mila. I con-
torni sono oltre ogni dire ameni e variati.
Pianure estese, spiaggie comode, colline
ben vestite, campagne fertili, ondeggia-
menti di suolo molli e scherzevoli, seni di
mare tranquillo, fiumi placidi e pescosi,
monti diversamente atteggiati, che le fanno
corona; una fortezza che la presidia, ada-
giata in mezzo ad una spaccatura accessi-
bile della montagna, da una parte le ro-
vine di Epezio, dall'altra quelle dell'antica
Salona, appena riconoscibile; più in là per
un tratto a dodici miglia la riviera popo-
latissima d' ulivi e viti, dalla quale s'inal-
zano a specchio d'acqua sette bellissime
borgate, dette Castelli, ed in ultimo la città
di Traù, che sorge sopra un'isola, decorata
d' un bel tempio e di bei fabbricati, e che
ad una posizione delle più vantaggiose i»-
nisce il vanto di essere una delle più an-
tiche città di Dalmazia.
(Conti ma)
Al IMonte Sergio.
Bag^usa, 16 ottobi-o.
L'impiegato forestale adetto a quest' au-
torità politica, ha terminato per quest' anno
la seminagione di rilevante quantità di pini
sopra vari tratti incolti del Monte Sergio
sovrastante la città. L' anno venturo e per
vari anni appresso, il governo erogherà
somme non poche, per la continuazione di
tali seminagioni. È questo un benefizio di
cui si va grati al governo provinciale, e vi
ha speranza che in pochi anni il monte
sarà imboscato con vantaggio e dei terreni
coltivati alle sue faide e di questa popola-
zione, la quale non soffrirà tanto calore la
state, a parte 1' aspetto clv offre un monte
ricoperto di verde di fronte a nude roccie
bruciate dal sole.
Ma e le cure del governo e quelle del-
l' impiegato forestale minacciano di non ot-
tenere il desiderato risultato, causa l'igno-
rante ingordigia di pochi proprietari, i
quali, pur di ricavare qualche fiorino 1' an-
no, affittano i loro fondi a pascolo di pe-
core e capre che tutto distruggono. —
Questi padri di S. Domenico ebbero, ad-
dietro qualche anno, anch' essi ad affittare
a tale scopo i loro terreni, e per i pochi
fiorini ritratti, hanno ora il merito che
in luogo di tratti di monte verdeggianti,
si ammirino oasi di sassi. A lode dei detti
l»adri va detto, che, accorti dell' errore com-
messo, non permettono più il pascolo e
quindi vi ha speranza che il terreno, ora
brullo, riacquisterà V aspetto primitivo, tanto
più asserendosi, che stessi padri si
presteranno da canto loro al suo imbosca-
mento. — Confinante al terreno dei Dome-
nicani, vi ha pur un terreno dell' impiegato
comunale signor V. Beuta, affittato a pa-
scolo, sul quale giornalmente una mandra
distrugge a vista d'occhio tutto quel poco
di verde che la natura vi fa crescere. Sic-
come i terreni contigui di altri proprietari
non sono divisi da muri, succede che le
bestie dal terreno Beuta passino sopra gli
altri allargando cosi la zona della loro di-
struzione. E questa zona ora bene estesa,
la si vede precisamente da chi passeggia
sul piazzale innanzi al capitanato distret-
tuale. Non è opera di buon cittadino nè di
persona civile, quale vorrebbe essere il si-
gnor Beuta, impiegato del Comune, per di
più in attività di servizio, combattere ciò
che sta tanto a cuore di chi lo paga, l'im-
boscamento cioè del Monte Sergio per il
quale il Comune spese somme non lievi.
Ammesso per caso che il signor Beuta no.i
sia un benestante, non darà ad intendere ad
alcuno che non possa passarsela senza i
10 fiorini r anno che ritrae dal pascolo
suddetto, importo questo che potrebbe di
parecchio elevare, risparmiando, per esem-
pio, qualche altra sua personale spesuccia.
Coir accordato pascolo, poi, il signor Beuta
dimostra di curare malamente le sue cam-
pagne, giacché, ridotto a roccia il terreno
allo stesso sovrastante, le pioggie sole si
incaricheranno di portargli in mare il ter-
reno sottostante coltivato.
Da bravo dunque signor Beuta ! Lei che
si professa sviscerato amante di ogni utile,
decoro e progresso della sua patria, non
faccia il cattivo e 1' egoista ; non permetta
più il pascolo sopra i suoi terreni, chè ciò
non le fa onore, specialmente nella sua
veste d'impiegato comunale. È deplorevole
che chi per primo dovrebbe dare un buon
esempio lo dia cattivo, ma speriamo che
11 signor Beuta riconoscerà il suo torto e
provvederà a ripararlo.
Facciamo voti intanto che il signor im-
piegato forestale continui come finora con
tutta energia ad applicare le norme sul-
r imboscamento e sui pascoli, e tutti i veri
e buoni ragusei gli saranno grati, se a suo
merito, in breve, potranno posare i loro
sguardi sopra terreni ricoperti di verdura,
anziché sopra lande di pietre e di argilla.
L'assiduo lettore delle corrispondenze
di qui, inserite nel nostro Dalmata, sa quali
e quanti siano i nostri cosidetti croati ; essi
sono in numero minimo, e sono, o stranie-
ri, oppure persone che per un solo litro di
vino giurerebbero fedeltà anche a Lu-
cifero. .
Seppure in pochi, i croati hanno saputo
ingannare una parte dei nostri autonomi
col pretesto della religione, dicendo che
gli autonomi non possono essere alleati ai
serbi, giacché la maggior parte di questi
sono di religione greco-orientale, ma che
possono esserlo dei croati, essendo essi
cattolici. E, quindi, cattolici gli uni e cat-
tolici gli altri, si formi — dissero un
partito unico, non politico, ma religioso,
quello cattolico, per abattere tutto ciò che
ha carattere serbo, perchè, secondo i croati,
i serbi son tutti greci.
E, difatti, una parte dei nostri autonomi
ha deplorevolraente creduto ai falsi e ma-
liziosi pretesti dei croati e si è ciecamente
alleata a loro. Questa parte di autonomi,
che mai doveva confondere la politica con
la religione, unita ai croati, non sa, o finge
di non sapere, che croato può essere anche
uno della religione di Budda e che fra i
croati, che si fingono ipocritamente difen-
sori della religione, v'hanno atei e bestem-
miatori, che rinnegano Gesù ed i santi. Se
in realtà non lo sanno, allora leggano so-
lamente i giornali croati della provincia e
vedranno delle corrispondenze dalla Bosnia
0 Erzegovina firmate Hrvatski maometaìici
(I croati maomettani). Se non le sanno, va-
dano a divertirsi in compagnia di croati e
sentiranno che blasfemi da parte di inedu-
cati giovinastri. Ma anco potrebbero dire:
«I croati amano più il maomettano di quello
che il greco.» Ciò, però, non è amissibile; il
greco è pur cristiano e S. S. il glorioso
pontefice pur raccomanda il buon accordo
fra cattolici e greci. E poi non basta ciò ;
ma vi sono greci appartenenti al partito
croato, anzi sono croati radicali. Di più.
Tutti, 0 quasi tutti i commessi di commer-
cio delle case di Zagabria, che viaggiano
la Dalmazia, sono israeliti; eppure sono
croati. In Dalmazia stessa vi sono israeliti
croati. (Morpurghetti e Mandolfi.)
Adunque gli autonomi di qui possono
bene ravvedersi e comprendere che i cr» ati
lavorano per conto proprio, sono persone
male intenzionate e non fanno una lotta
religiosa — e ciò dimostrerò coi fatti —
ma fingono di farla, acciò le nostre forze
siano divise, una parte cioè sia unita ai
serbi e 1' altra a loro.
famiglia e si lasciano governare da cert
teste che hanno il cervello sul berretto. I
podestà si lascia governare dal fana-
tico dottorino, che farebbe assai meglio a^
tornare a Ragusa, cosi i croati di là acqui-
sterebbero un alleato degno di loro.
Oppostosi quindi il vice-presidente, per
statuto si doveva rimettere la questione alla
società che tratterà di questo domenica-
eppoi vi saprò dire il risultato. '
Il d.r Buzolich, uomo assennato e presi-
dente del Cursalon, visto lo stomachevole
agire del podestà vice-presidente, si oppose
all' accettazione del dottorino, del Barba-
rich e dell'amorino don Silvestro Bonacci-
e così domenica la società dovrà trattare
anche di questo.
Bravo 1' energico d.r Buzolich. Attendete
quanto prima mie notizie Sferra.
Messa novella.
Cattaro, 14 ottobre.
Oggi celebrò la sua messa novella il no-
stro concittadino don Antonio Rosa.
E' figlio di un italiano regnicolo, che da
poco tempo ottenne 1' ex-patrio dal governo
del re d'Italia.
Don Antonio è molto beneviso dai catto-
lici di Cattaro, e, sono certo che tutti sa-
rebbero lieti qualora egli qui rimanesse.
Potremmo avere un prete esemplare al pari
del Zecan.
Egli non segue alcun partito nazionale
ed è unicamente prete buono, devoto ed o-
nesto.
Le nostre congratulazioni.
* * *
Nella notte dal 17 al 18 corrente, alle
ore due e mezzo, moriva dopo lunga e pe-
nosa malattia lo studente di medicina Na-
tale Erzegovich. Aveva appena 25 anni.
Era amato e stimato da tutti. Da due anni
non ha lasciato il letto e le sue sofferenze
sono indescrivibili. Combatteva per la causa
serba, ma fu sempre amico leale degli ita-
liani.
Riposo all'anima sua! Il polentone.
Le astuzie croate.
Cattaro, 18 ottobre.
I corrispondenti croati non cessano di
dipingere questa città quale una parva
Croazia,
Noi non dobbiamo restare passivi dinan-
zi a questo modo di agire birbantesco, anzi
bisogna fare in modo di dimostrare, per
quanto è possibile, che i croati di Cattaro
sono pochissimi e devono gratitudine per
la loro esistenza unicamente ad una parte
dei nostri autonomi.
Di un medico e di un podestà.
Lesina, 20 ottobre.
Io, che mai misi penna su carta pel vo-
stro giornale, quest' oggi mi trovo costretto
a farlo, perchè sebben forestiero certi fat-
ti, a(;-caduti testé, mi nausearono.
Prima di tutto, nell' accennare ad uu fatto
qplunque, si deve ricorrere alla sua ori-
gine, e quindi vi dirò che parecchi mesi
or sono venne qui certo dottorino croato,
il quale consuma una gran parte del gior-
no neir uccellare e nel giuocare a maus.
Questo signore fa propaganda croata in un
luogo italiano per eccellenza e la conti-
nuerà a fare per un triennio solo, perchè
ho intesa la fama, che gode tra i pacifici
e buoni lesignani.
Non yoleà questo sor dottorino associarsi
alla società del Cursalon per il solo mo-
tivo che gli statuti della società sono ita-
liani; ma, visto poi che avrebbe trovato
degli aderenti nei maestri forestieri e nei
preti Milicich e Bonacich, forestieri anche
essi, fece in uno a questi la demanda di
entrare al Cursalon, per proporre che gli
statuti si mutino in croato.
Saputo ciò i lesignani ben pensanti vol-
lero aumentare anche dalla lor parte i voti
nella società e pregarono i signori Luigi
Boglich, studente di legge, e Nicolò Mili-
cich, assolto dell'accademia commerciale,
entrambi distintissimi giovani, di far la do-
manda per entrare nella società, sebbene
i loro genitori fossero tuttora soci.
Si raccoglie la direzione per decidere la
questione ed il signor Giovanni Cassaii-
drich, eletto con soprusi a podestà nelle '
elezioni suppletorie e vice presidente del
Cursalon, àk uno schiaffo morale al Boglich
ed al Milicich, respingendo la loro doman-
da; atto in vero degno di un podestà suo
pari. La cosa mise in iscompiglio tutta la
parte migliore di Lesina, che, esacerbata
pel contegno del podestà, aprirà bene gli
occhi prima e dopo le elezioni per certo.
Questi sono gli individui, che reggono un
paese, e questi son fatti che mai più di-
menticheranno gli stessi alleati del pode-
stà. E perchè tutto questo? Perchè certe
banderuole sacrificano e onore e nome e
La bandiera dello stato
e la bandiera croata.
Provocazioni e dimostrazioni.
Macarsoa, ottobre 1894
Quivi da antico tempo ed in tutte le fé-
stività s'inalberava la bandiera dello stato
e ciò ancora dall'epoca dell'amministra-
zione Cayer, Busello et comp. ; dall' epoca
però dell'attuale amministrazione et impe-
rante il cappellano don Michele Stanicich
la bandiera dello stato venne sostituita
colla tricolore croata coli' iscrizione ZÌKÌla
Hrvatska e questa sventola ogni giorno
assieme a molte altre croate.
I villici di Macar non ne vogliono sapere
di troiojnice croate e sono irritati che per
questo scopo la comune si serva del capo-
villa Sabich, la cui casa è il deposito
delle trohojnice comunali.
Questo capovilla non fa chc predicare ai
villici che al capitanato gli venne detto
eh' essi non avranno pace nè otterranno
mai niente fino a che non si metteranno
d'accordo col comune, che è quanto dire
sino a che non diverranno croati e non
inalbereranno la trohojnica. D'altro canto
poi il capovilla non fa che dimostrare alle
autorità che nel villaggio sono tutti croati,
quand' invece come tali non si professano
che il capovilla, il meschino aramhase, il
parroco ed altri tre 0 quattro. Gli aderenti
alla bandiera dello stato non possono otte-
nere dal capovilla e dal comune che fedine
cattive, quand' invece quelli che vogliono
la bandiera croata (come il Mileta e com-
pagni) le hanno sempre buone.
I sentimenti non s'impongono colla forza;
ed i villici di Macar sono quelli stessi che
addietro tre 0 quattro anni, all'arrivo di
S. E. il governatore a Macar sca, quando i
croati nascosero la bandiera dello stato e
vollero inalberare la trohojnica, gettarono
a terra il vessillo croato. Anche in quel-
r occasione, naturalmente, la pohzia incar-
cerò diversi villici, che vennero poscia an-
che condannati, ed il comune ed il capovilla
rilasciò loro sempre fedine sporche.
Invece quanto non sarebbero stati pro-
tetti se avessero difeso la bandiera croata?
II comune impone ai villici di Macar il
vessillo croato e li fa comparire al comune
per poi condannarli; e persino certo Fran-
cesco Vranjes venne preso pel petto, bat-
tuto e maltrattato dal Mileta et comp.i. Ma
quei villici invece rimangono fedeli alla
bandiera dello stato, nè vogliono che quella
sia sostituita dalla bandiera croata.
Ecco come da noi vanno le cose : si pro-
voca un intero villaggio coli' imporgli ban-
diere che non vuole conoscere e poi giù de-
nuzie ed arresti.
Noi però siamo intenzionati di studiare
bene la cosa e di proseguire innanzi pella
tutela dei nostri diritti. Che cosa fa intanto
r autorità politica? Essa dovrebbe fare una
scrupolosa inchiesta e non mediante il co-
mune ed il capovilla, ma bensì mediante
gli stessi villici.
Ed allora dal risultato di questa vedrebbe
come stanno le cose e potrebbe porvi
riparo. Eaccia l'autorità politica che ces-
sino le provocazioni, nè permetta che la
polizia comunale venga in villaggio a fare
propaganda croata. Mandi pure nelle feste
la gendarmeria ad impedire le provocazioni
ed a tutelare chi vuole la bandiera dello
stato e vedrà che in tal modo la pace sarà
ridonata nel villaggio.
Ancora una.
Ai 26 agosto 1894 venivano in gita da
Spalato i mascherotti del Soccol ed i tam-
hurassi col piroscafo Dinara. All'albero
di prora — eccelso governo ! — sventolava
la trohojnica-, ed appena entrati in porto,
muniti alcuni dj insegne tricolori ed altri
colla scritta: Živio Starcevich, incomincia-
rono a cantare canzoni starceviciane.
La nostra piazza Caccich era adornata
con dieci bandiere croate, nè una sola ban-
diera vi era dello stato/ Ve ne era una
sola, fuori della piazza, sullo stendardo
all'angolo della chiesa.
L' ufficio comunale e la Čitaonica erano
adornati di sole bandiere croate con di-
versi stemmi coperti da nappine, le quali,
però, naturalmente, venivano mosse dal ven-
to; e così erano visibili gli stemmi delle di-
verse Provincie gran croate. Noi riteniamo
che ciò dovrebbe essere proibito della legge;
noi riteniamo che un capitanato distrettuale
abbia a vederci chiaro. All' opposto dei dal-
mati, ai quali non è permessa la bandiera
dalmata, la bandiera della provincia, del
dominio, la quale, come già sapete, venne
proibita dietro denunzia del commissario
di polizia Mileta, accompagnata da un for-
bito rapporto dell' ex podestà Sevelje-
vich e di Nicoletto: un bel terno, le
cui faccie meriterebbero di essere ^a voi
conosciute, onde possiate vedere quanto
carine e di buon cuore sieno queste tre
personcine, dotte conoscitrici di tutte
le leggi, in cui si sono approfondite nelle
scuole popolari e poi ancora colli aghi,
forbici et similia. Ed essi gitanti racconta-
rono come il piroscafo Dinara alla partenza
da Spalato non avesse inalberata alcuna
trohojnica, ma i soli segnali, e poscia, fuori
del porto, venne questa inalberata da certo
a<|ii ultimi tempi, con piena soddisfa
glorie di tutti i devoti frequentanti la
* chiesa.
Ma ecco che un cappellano, di quel-
li che non vedono altro che Russia in
questo mondo, senza dire ne ai nè bai,
•si mise a celebrare una domenica, che
era impedito il parroco, la messa gran-
de in croato. Posso dirlo, la mormo-
razione, e il disgusto in quell'incontro
furono generali nei lovranesi.
<Quando Dio volle, il detto cappel-
lano un bel giorno ci levò 1' incomodo,
prendendo il volo per altri lidi. Si re-
spirò. Ma ecco di recente capitarne un
altro, che è proprio un'edizione rive-
duta e corretta del primo Di fatti,
senza fare alcun calcolo dei sentimenti
c dei desideri dell' assoluta imun-io-
ranza della popolazione, questo secon-
do cappellano riprese subito a cele-
brare in croato la inessa grande della
domenica. Si rinnovarono le proteste,
i malumori.... tutto indarno; anche
il parroco si lasciò persuadere che
<|nella messa era stat;» letta o cantata
sempre in croato . . . ed ordinò che
in croato continui. Della questione se
ne impossessò subito quella coccola
di Nasa Slugu. ; ma chi .sa resistere
alle staffilato di quel libello ortodosso?
Kd è così che si vuole ora far pas-
sare per consuetudine inveterata ciò
che non In, per ricordo dei più vecchi,
che un'introduzione abusiva e clan-
destina.
Ora, domando in, è il popolo o sono
i preti clic vogliono fare questo gra-
zioso scambietto di liturgie ? l'i forse
il popolo che minaccia di convertirsi
alla religione ortodossa, o non sono
i preti < he lo predispongono a questo
passo? Kisponda, in nome di Dio, chi
Ita fioi di senno. Per conto mio posso
assicurare con tutta coscienza, che nes-
suno, mai, del popolo, ha chiesto un
tale mutamento, e che anzi ne provò
disgusto quando lo vide effettuato K
non mi meraviglie,rei niente affatto clic,
in causa appunto di questa sciagurata
questione liturgica, i buoni lovranesi
perdessero quella serenità d'animo e
quel rispetto alle persone e alle cose
sacre, che sempre hanno avuto."
Un entusiasta di (iiigliolmo II
11 llrrlincr l'ugrhlnlt h.i pubblicato sotto
questo titolo un'intervista eoi conto di
Lodc.sdale, Il quale, per lun^o tempo (limolò
;i licrlino e, fu più volto ospite dell'impe-
ratore. Il nobili; lord parlò di Guglielmo
11 in questa guisa:
«Siate pur sicuro che le mie parole sa-
ranno completamente imparziali ;e tuttavia
mi sarà difficile di darvi dell' imperatore
una rappresentazione fredda. La mia am-
mirazione per Guglielmo !l è senza limiti,
poiché io forse, meglio che qualunque dei
suoi sudditi, ho avut'» occasione di cono-
scale li; straordinario qual'tà e capacità di
Guglielmo li L'imperatore è sotto ogni
riguardo un uomo straordinario e per quan-
ti amici io abbia, che hanno fama di grandi
uomini, non posso paragonarlo a nessuno
di loro.
Non posso immaginarmi che Bismarck sia
un uomo più granile; ma se pure v'è ne-
cessità d' un confronto, io gli metterei al-
lato il maresciallo Mcltke. La sua attività,
la sua energia, la, sua perspicacia, la sua
padronanza di tutto ciò che richiede il
suo interesse, la sua memoria, ma sopra-
lutto la sua antiveggenza, sono semplice-
mente impareggiabili e si ti ovario in lui in
quella misura singolare che non riscontrasi
fuorché in nature geniali.
L;ì sue cognizioni di dettaglio, special-
mente, in cose militari, sono fenomenali e
proprie a suscitare ogni meraviglia negli
esperti l'or esempio Sua Maestà ebb*ì la
bontà di mostrarmi le baracche, durante
le manovre.
Egli mi condusse intorno per le camerate
dei soldati, mi dischiuse i cassettoni, mi
disse il prezzo d' ognuno degli oggetti
necessari al fornimento militare, dalla gi-
berna tino alle calze, ini spiegò quanto si
spende in ciò per l'armata, mi diede le
più minuzioso notizie intorno alle Provincie
tino al numero ed al peso dei pani che
ciascun uomo riceve.
Un altro esempio : egli mi mostrò nei
suoi castelli di Postdam le sculture, i qua-
dri, le fotografie, con tutta la loro storia
tino ai minimi particolari, con l'età, con
il nome dell'autore e ad ogni oggetto mi
ripete le parole con cui gli erano stati
offerti da suo padre o da suo nonno, Nelle
scuderie Guglielmo conosceva tutte i caval-
li, col loro prezzo e quello dei loro forni-
menti.
Durante le manovre in Pomerania egli
superò tutti i generali per l'enorme ener-
gia ed operosità. Nessun dettaglio delle
operazioni, per (pianto piccolo e per quanto
si svolgesse da lui lontano, sfuggiva alla
sua esj erienza. Così mi trovai presso un
gruppo d' ufficiali, i quali cercavano invano
di riconoscere la posizione di un certo reg-
gimento. lo la indicai loro. «Come la cono-
scete?» mi chiesero meravigliati. «Me l'ha
mostrata l'imperatore» potei tosto rispon-
dere.
Egli è parimenti un marinaio di primo
ordine e conosce fin nelle viscere tutte le
questioni coloniali. Davvero non apprezzano
abta^tarza la genialità dell'imperatore,
forse perchè non hanno occasione di cono-
scerlo cosi davvicino. Se egli ha un difet-
to, è la sua gioventù, un difetto che di
giorno in giorno e rapidamente si corregge.»
Le elezioni a Zagabria
La giornata di mercoledì scorso segnò
una deroute per il partito dell' Obzor. L' e-
sito delle elezioni nel primo e nel secondo
corpo fu favorevolissimo al partito go-
vernativo e ciò col plauso della grande
maggioranza della popolazione. Ebbero luo-
go mercoledì le elezioni nel III corpo elet-
torale; e il risultato delle stesse si fu che
sortirono eletti a consiglieri comunali nove
starceviciani, mentre per altri cinque seggi
si erano resi necessari billottaggi, che si
fecero domenica e che diedero anche vit-
toria agli starceviciani.
(ili obzor isti, comprendendo già al mez-
zodì che avevano fatto fiasco, abbandona-
rono il teatro della lotta, mentre gli star-
ceviciani continuarono a girare di qua e
di là tino quasi alle 3 pomeridiane in car-
rozze ed a piedi, per accaparrar voti.
Si noti che [»rima delle elezioni si fa-
cevano previsioni favorevoli per i candidati
del partito dell' Obzor e che invece non
uno degli stessi spuntò.
Questo partito in seguito alla rumo-
rosa disfatta patita — decise di astenersi
all'atto dalle elezioni di ballottaggio che si
feoer domenica, per cui scesero in campo
soltanto i nazionali (governativi) e gli star-
ceviciani (partito del diritto).
Con domenica tutto è terminato.
I nazionali-governativi avranno dunque
nel nuovo consiglio una maggioranza stra-
bocchevole. Trentasei governativi e quat-
tordici starceviciani.
I NOSTRI CARTEGGI
Il nostro partito a Spalato.
Spalato, 2:i settembre.
In mezzo alle tante anormalità che
contrassegnarono anche questa volta
le elezioni politiche in Dalmazia, Spa-
lato segna nel suo genere un unicum
caratteristico.
Diciamolo francamente : noi non ave-
vamo la illusione di poter riescile in
questo collegio di città.
Eravamo fermamente convinti che,
0 per diritto 0 per rovescio, si sarebbe
fatta traboccar la bilancia ili favore
del candidato opportunista, ad ogni
costo.
Così doveva essere, che, altrimenti,
quindici anni di Indegna usurpazione,
sarebber stati annientati dalla eloquen-
za d'un solo atto elettorale indipen-
dente c spontaneo.
Troppi interessi erano in giuoco,
troppe complicità congiuravano, perchè
ci fosse dato sperare, a mente fredda,
che, di fronte al comune, creato dal
d.r Bulat, avrebbe potuto prevalere
libera e schietta la volontà popolare.
Ciò clic ingenuamente riteneva-
mo è che si sarebbe, tino ad un
certo punto, salvata la forma ; che,
senza pregiudizio della conclusione,
si sarebbe rispettata l'apparenza, la
decenza almeno dei mezzi.
N eramente i cittadini elettori di Spa-
lato eran stati abituati a tutto, e la
generazione nostra ha visto in questa
piccola città ciò che in nessun stato
civile europeo dei nostri giorni si è
mai potuto vedere. Bastino ricordare
le elezioni comunali del 1882 e le po-
litiche del 1885. Contuttociò i più
ragionevoli dicevano: nel 1882 si vo-
leva così per ragioni ed impegni spe-
ciali ; ciò che è accaduto era previsto,
annunziato, inevitabile; nel 1885 la
provincia subiva un momento, affatto
transitori », di demente, forsennata pre-
potenza ; ma quei tempi non possono
ritornare, nemmeno per ischerzo. Trop-
po e generale è stato lo scandalo sol-
levato da quei tristi fatti. Essi non si
ripeteranno più mai, ed ecco vene la
prova : le elezioni dietali del 1889, le
elezioni parlamentari del 1891 !
II contegno dei fattori più decisivi fu
relativamente oggettivo in tutte e due
le elezioni or citate. Per quelle del
1.889 lo testificò in piena Dieta il de-
putato Bajainonti colla nobile franchez-
za che gli era famigliare: per quelle
del 1891 lo afferma il numero dei vo-
ti deposti dai nostri aulici politici, che
pareggiò quello degli avversari, ren-
dendo tutt' ora impossibile la convali-
dazione del disgraziato Borcich.
Così oggettivamente ragionavano co-
loro, che, ad onore della vita pubblica
in Dalmazia, conservavano ancora un
resto di illusione sui confini, che, in
tutti i casi, le leggi ed il sano criterio
tassativamente prefiggono a ognuno.
Era fuori di discussione, nella opi-
nione dei nostri, che ci si sarebbe con-
cessa la parata della votazione, sotto
auspici relativamente corretti, ed in
proporzioni tali da autorizzare il lagno,
senza però dargli il substrato della
evidente, chiara, luminosa, flagrante
fondatezza. Questo era stato il sistema
adoperato con successo nel 1889 e
nel 1891, e questo, ragionevolmente,
si sarebbe ripetuto anche adesso.
Motivi speciali, del momento 0 della
persona, non potevano far prevedere
un indirizzo tanto diverso da rievocare
1' antico.
Il collegio della città di Spalato,
riescito in un senso 0 nell' altro, di
fronte alle disposizioni prese, ai risul-
tati comandati ed alle facili previsioni
sul risultato complessivo, non modifi-
cava punto la situazione dei partiti
alla Dieta ; e la persona del candida-
to autonomo di questa città non po-
teva certo far ombra a chissisia.
La questione dunque pareva assai
semplice, e forse lo era per chi avreb-
be dovuto risolverla.
Invece, ogni previsione più elemen-
tarmente ragionevole andò fallita, ed
agli autonomi di Spalato si tolse per-
sino la possibilità di concorrere alla vo-
tazione.
Ciò non è avvenuto in alcun altro
luogo della provincia!! Non nei luo-
ghi ove si fece sfoggio delle più pa-
lesi ed illegali pressioni; non nei col-
legi foresi !
A Macarsca, quei villani, che a ra-
gione 0 a torto portarono candidati
radicali, vennero sopraffatti, ma dopo
lunga battaglia, per opera della com-
missione elettorale; così a Leceviza an-
cora i radicali croati e così a Lissa
gli autonomi
A quegli elettori della campagna si
usò almeno il riguardo di lasciarli scen-
dere in campo, rimettendo il giudizio
della lotta in una commissione di e-
lettori che fino ad un certo punto as-
sume la responsabilità della propria
partigianeria.
Nella città di Spalato, il più vasto e
il più numeroso e sotto un certo aspetto
il più importante centro elettorale della
Dalmazia, non fu seriamente possibile
ciò che pur si permise a Lissa, a Ma-
carsca, a Leceviza ! !
Ora, è pur evidente che nei collegi
delle citta vanno osservati, ed in realtà
si osservano, riguardi ben maggiori
che non nei contadi villici.
Lo prova il fatto che malgrado le
insensate ostilità opposte alla candi-
datura eli monsignor Troianis a Cur-
zola, il nostro partito, pregiudicato as-
sai da numerose ingiustizie, pur potè
fino all' ultimo contrastare efficacemen-
te il collegio al candidato di tutte le
più ibride coalizioni Zaffron.
Lo prova il fatto che, malgrado 0-
stentate protezioni, a Cattaro potè ca-
dere il candidato governativo Braico-
vicli, ed a Ragusa il governativissimo
Gondola.
Perchè dunque per Spalato, anche
questa volta, si è realizzata una gra-
vissima eccezione ?
Perchè si volle sfidare di nuovo la
pazienza della sua mite popolazione ?
Non è noi che vogliamo dare oggi
la risposta.
E' penoso però di dover constatare
una grande verità. Da qualche anno
gli autonomi di Spaiato si sono uni-
formati ad una esemplare moderazio-
ne. Hanno soffocate mille ragioni di
rancori, di conflitti, di scandali, nella
convinzione che la oggettività del loro
contegno, la semplicità del loro pro-
gramma, la imponenza del loro nu-
mero e della loro patriottica costanza
avrebbe finito col trionfare sulla ca-
lunnia e sul pregiudizio, ridonando al
partito quel posto che gli spetta e che
in legali elezioni andrebbe tosto a con-
quistare.
Senza disconoscere la dura necessi-
tà delle circostanze, il nostro partito
a Spalato fu pronto anche al parziale
sacrificio di se, mostrando sovente
principi di tolleranza e desiderio di 0-
norevole conciliazione, evitando contese
di natura personale e gli odi che av-
velenarono le lotte di parte.
Ciò non fu approvato a Spalato da
tutti, ed una corrente assai numerosa
s'addattò senza troppa fiducia, ma per
semplice deferenza, ad una politica di
rassegnazione e tolleranza, che ci con-
dusse piano piano a vedere la città
ed il comune discesi alla più bassa
degradazione inorale e finanziaria. Ora
i fatti provano, e fatalmente sul serio,
la infruttuosità d' un contegno di pa-
cifica aspettazione.
Si usano con noi mezzi, che pur
non si usarono a danno dei più aperti
e paventati avversari, dei nemici della
costituzione, dei sovvertitori della pa-
ce e dell' ordine.
E nella evasione dei nostri reclami
si' adoperano motivi paradossali, che
hanno prodotta — se non meraviglia
— profonda impressione.
Così, nella città più grande e più
popolosa della Dalmazia, nuove pre-
potenze risvegliano le passioni assopi-
te, provocando tale reazione da ria-
prire più profondo che mai l'abisso
delia discordia. Eppure al governo do-
vrebbe stare a cuore, anzitutto, di ga-
rantire, mercè un legale equilibrio, la
pacificazione degli animi in Dalmazia!
Le elezioni a Lissa.
Lissa, 21 settembre.
Verso le 11 antimeridiane quest' oggi
entra nel nostro porto un candido vapore
straordinari«. I nazionali credono che ar-
rivi il commissario esposte, i radicali ri-
tengono che il vapore arrivi ad imbarcarli
per traslocarli da Lissa, e gli autonomi
sperano che su quel vapore, perchè della
società zaratina, abbiano caricato 1' eva-
sione del ricorso sull'elezione del terzo
corpo. .. Il vapore si avvicina alla riva.
C' è una commissione a bordo. I selvaggi
stabiliscono sia quella del governo marit-
timo promessaci dieci anni fa per far ese-
guire alcuni lavori indispensabili onde im-
pedire l'ulteriore ingombro del porto dalla
.parte di Banda piccola. Niente di tutto
questo ; il vapore accosta e si sbarcano 1
signori Kurmann, Zotti, Ursicli, Nimira.
Visitano alcune cantine, indi alcuni vigneti
e con soddisfazione possiamo dire che con-
statarono ben coltivate le viti ed ottimo il
vino. La vendemmia però è magra ; la
qualità dell'uva invece promette di dare
un vero liquore; così in compenso della
scarsezza potremo avere il vantaggio di
vendere il vino in bottiglie.
La pesca finisce tra un paio di notti. In
complesso fu discreta, sebbene per molti
dannosa 11011 avendo coperte le spese di
armo.
Ecco che gli uomini politici si lagnano j
di queste notizie, ed esclamano:.— Questi
benedetti lissani 11011 sanno parlare che di
vino e pesca!
Ebbene: accontentiamoli, e, sebbene un
po' tardi, daremo notizie anche pel loro
palato.
Una descrizione sull'andamento delle e-
lezioni dietali qui a Lissa crederemmo del
tutto inutile. Era nostra intenzione di non
annoiare il pubblico coli' enumerare gli a-
busi, le illegalità e le truffe consumate ad
majoretti Nicolai gloriae ; ma, vista l'insi-
stenza dei pravassi che dichiararono di a-
ver vinto, da tutti abbandonati e col solo
aiuto di Dio, troviamo conveniente di far
vedere in quante forme si manifestò questo
lor dio avanti e durante 1' elezioni.
Consta benissimo che noi autonomi ab-
biamo fatto atto di presenza unicamente
per corrispondere all' appello del Dalmata
e per affermare la nostra importanza. *j
Un candidato autonomo non avevamo; era
una manevra simile a quella delle altre
potenze per far mostra della nostra forza.
I 124 voti, ad onta delle sottrazioni l'atte,
sono li e nessuna forza insidiosa li potè
distruggere. Se si pensa che i pravassi a-
vevano il Comune in mano, che vennero
favoriti dalla commissione, non osteggiati
dalT autorità politica, aiutati da alquanti
opportunisti (altro che compromesso !) si
dovrà convenire che i dieci voti (poiché
1' undecimo era rimasto nella saccoccia del
sortout di nòstro Mate) è cosa ben da poco,
ed ognuuo deve esser convinto che se noi
avessimo potuto far assegnamento sull' in-
clita giustizia e sulla spettabile autorità,
la vittoria non ci poteva mancare.
L'atto preparatorio alle elezioni era ad-
dirittura mostruoso ; la lista un mosaico di
nulla paganti, di nomi confusi, di sepolture,
di minorenni, eccetera. Il più saliente si fu,
che a tutti i nostri venne ommessa la pa-
ternità, in modo da dover credere che la
cancelleria comunale avesse confusa la li-
sta elettorale con quella dei trovatelli. I
fortunati pero non fummo noi. Per for-
marsi una lontana idea dello stato delle
cose basti sapere che il numero dei reclami
contro le liste era di molto superiore a quello
degli inscrittivi.
Le liste rettificate le abbiamo potute e-
saminare appena il secondo giorno, quando
non erano ancora complete. Qui non chia-
miamo responsabile il Comune, dappoiché,
volendo, era autorizzato da un certo tele-
gramma, al quale non mancavano che le
parole a Dio piacendo e tempo permettendo.
di rifiutarci la reispezione.
Era impossibile orientarsi ed è perciò —
lo confessiamo — di aver noi pure fatti
dei maccheroni, che facilitarono al Comune
di apparecchiare il pasticcio.
Veniamo al 31, giorno fissato peli' ele-
zione. Suonano le 9; una voce baritonale
annunzia solennemente in tutte e due le
lingue del paese (affumicata e fresca) che
V atto elettorale incomincia. Il medico di
casa constata il perfetto stato di salute di
tutti gli invitati, trova inutile la presenza
del consulente e chiede il suo immediato
allontanamento.
Sf Bogom Tome!
Il podestà con una faccia seria-melanco-
. nico-ilare, si astiene dal voto. Egli non
vuol saperne del vuoto. Magari zucche, ma
col pieno.
Fino al n.o 37 le cose procedono rego-
larmente.
Al 37 si presenta Zitko Mate pok. I-vana Piško.
11 podestà si scuote, nega la verginità
della ditta; ci vuole aggiungere qualcosa
del proprio; si fa forte delle sue cognizioni
di araldica, e sosJ iene con ardore che oltre
al Piško lo Zitka debba avere il predicato
di Letunovich.
Il capitano sostiene tre volte il Piško,
ed al comando kehrt each, lo presenta al
pubblico colia domanda : — je li ovaj Zitko
Mate pok. Ivana Pisko?
Tutti i presenti di tutti i partiti rispon-
dono in coro : Je, sior sì. Intanto il podestà
*) E cosi, i nostri, avrebbero dovuto fare dovun-
que. Neanche un voto, a nessuno! Mostrarsi disci-
plinati, obbedienti, e non far male e di propria testa- N. d. B.
radicale lavora sotto banco ed attortigli
colle suo radici le gambe degli assessori
Il capitano invita la commissione a pr0!
nunciarsi sul Piško. Gli assessori attorci-
gliati subiscono 1' influsso della radice ma"
dre e respingono il Piško.
Il pubblico s'impressiona. Il caso è gra.
ve. Non trattasi più delle solite truffe; )a
questione Piško costituisce nientemeno che
una violenza elettorale. Il cursore Tantas
sorte e va in cerca di due periti.
Vennero respinti pure i n.ri 60, 72, 131
158, perchè avevano degli omonimi. Il po.'
desta non vuol saperne eli doppietti ; il Ca.
pitano invece visto che non si presentava
che uno solo ad esercitare il diritto di voto
voleva fosse accettato. Mentre però egli ha
sostenuto con coraggio militare e sempre
con voce baritonale i detti numeri, ha ajj.
bandonati invece i n.ri 131 e 317 trovando
da je pravo; doojica ste nezna se tko /e? e(j
ecco che le radici degli assessori Ìianno
urtiti "-li «peroni al captano.
Aiti u cue compromesso! Chiusa la vota-
zione comparisce ancora Buljancich Ska
pulo Ivan, ditta che non figurava nelle li-
ste rettificate. Il capitano lo accetta peila
semplice ragione che non Io trovava com-
preso neppure nella sua lista, e cosi l0
Scapalo la scapola.
Dunque 11011 furono i pravassi che ab-
abbiano vinto da soli e senza appoggio;
fummo noi, che, abbandonati da tutti e senza
l'aiuto di Die, abbiano perduto.
LA CRONACA
Il processo «lei ginnasio di Spa-
lato si ridesta ? -— Ci scrivono da Spa-
lato :
«Eu arrestato a Knin e tradotto in que-
ste carceri criminali un tal Dračar, giovi-
netto che fu già scolare del ginnasio e
della reale di Spalato. Tale arresto sta in
relazione colle indagini sul misfatto com-
messo il decorso gennaio nei locali di que-
sto i. r. ginnasio.
Circolano molte voci, ma nulla di preci-
so è noto. Appena saprò qualche cosa di
concreto, ve ne darò relazione.»
I^a procedura soggettiva nei de-
litti di stampa. — Scrive giustamente
la New freie Presse del 14 corrente :
«Nella seduta della Camera dei deputati
del 20 luglio anno corrente il reggente il
ministero della giustizia, dottor Krall, par-
tecipò che il suo predecessore conte Schon-
born aveva diretto, in data 17 giugno, un
rescritto alle procure di stato, in forza del
quale da allora in poi si sarebbe dovuto
sequestrare un periodico soltanto quando
per 1' articolo incriminato fosse stato il
caso di iticoare la procedura soggettiva.
Questa disposizione del ministro della giu-
stizia era stata accolta come un conside-
revole progresso, perchè, mentre si ordina-
va alle autorità di procedere normalmente
in via soggettiva contro i delitti di stampa,
sembravano riprender vigore le chiare e
liberali disposizioni della legge fondamen-
tele dello stato, in furza delle quali i de-
litti di stampa devono venir portati dinan-
zi alla giuria popolare Si credeva pertanto
finita 1' era dei sequestri arbitrari, poiché
da quel giorno il verdetto sarebbe stato
pronunziato dal giudice competente. Il mi-
nistro stesso aveva motivato il suo rescrit-
to coi numerosi ricorsi e gravami che a
lui pervenivano sopra ingiusti sequestri.
Sembra però che 111 Austria ci si illuda
un po' troppo quando, all' apparire di una
disposizione che riguardi la stampa, la si
saluta quale maggior garanzia dei suoi di-
ritti. L a pratica sa interpretare sempre ili
modo malleabile le disposizioni: e spesso
una creduta garanzia si trastorma, nella
applicazione della legge, in un male doppio.
La procedura soggettiva, in luogo di
quella oggettiva, può essere in certi casi,
per un giornalista, un pericolo personale,
ma egli la accetta volentieri in cambio
dell' incertezza che minaccia il suo lavoro
stampato, e come qualunque cittadino si
sottopone di buon grado alla legge.
Sembra però che adesso, controia stam-
pa, si vogliano adottare la procedura sog-
gettiva e-l'oggettiva assieme.
In uno dei primi casi, che, in seguito al
rescritto del conte Schònborn, furono per-
trattati dinanzi ai giurati, il verdetto fu,
a voti unanimi, negativo. Avendo pertanto
i giurati assolto l'autore dell'articolo, ne
veniva di naturale conseguenza, per il re-
scritto stesso, che anche 1' articolo doveva
essere considerato come impune. Avvenna
invece che il procuratore di stato propose
alla corte di assolvere bensì 1' accusato,
ma di dichiarare incriminato 1' articolo e di
tener fermo al suo sequestro, la quale pro-
posta fu anche accolta dal tribunale. Ora
domandiamo noi : e' è coerenza fra la di-
sposizioue ministeriale e la proposta del
procuratore di stato? Il rescritto dice te-
stualmente : la procura di stato e rispetti-
vamente le autorità di pubblica sicurezza
provederanno al sequestro di uno stampa-
to, quando nel contenuto dello stesso siavi
una palmare trasgressione della legge, che
giustifichi 1' avviamento della procedura
soggettiva.
Ora il verdetto assolutorio ha dimostra-
to che la procedura soggettiva 11011 era
giustificata; la durata adunque del seque-
stro deve egualmente finire e tutto ciò in
ossequio 1 rescritto stesso. Altrimenti il
rescritto ministeriale, tanto bene accettato,
è per la stampa un' arma doppia. Prima vi
è l'accusa soggettiva, e, se questa non
regge, sottentra la procedura oggettiva.
Sinora tale procedimento era seguito sol-
tanto in qualche caso ; dal r scritto in poi
esso — a quanto è presumibile — sarà 11-
sato ordinariamente.
Davvero che il conte Schonborn ha pre-
so congedo dal ministero della giustizia
con l'emanare un rescritto, che 11011 gli as-
sicurerà certo la gratitudine, almeno, dei
giornalisti.
Numero 93. ZARA, Mereoledì 20 Novembre 1895. Anno XXX.
ASSOCIAZIONE.
Por Zara fior 8 anticipatamente, semestre e trimestre in proporzione
; 1 ™Pteati flStTn^rìC0 fior- 9' 8e™-tre fio, 4:50, 2:50.
Mme f! appartenenti ^'Unione postale fio, 12 all'anno, semestre e
PoZe fior Per gU Statì non appartenenti all'Unione
fn mooor ";. TT ^ aUment° deUe Sp68e P°8tali' 8eraest- e trimestre m proporzione Un numero separato costa soldi 10. - Un numero ari- soldi 16.
numeri del giornale si vendono allo spaccio tabacchi di Giovanna Pana via Larga
Criornàle politico, economico, letterario
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Ufficio di Redazione in Via Carriera n.o 366.
INSERZIONI.
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zione. Le lettere non affrancate saranno respinte. I comunicati si inseriscono
al prezzo di soldi 10 la linea, carattere testino. Avvisi ed inserzioni a prezzo
moderato da convenirsi. — I manoscritti non si restituiscono.
Caso significante
I fatti di Zagabria ebbero epilogo
in condanne giudiziarie, che, certo, non
devono aver piaciuto nè ai condanna-
ti, nè alle loro famiglie. Quei giovani
avevano dato sfogo ai loro risentimen-
ti, incendiando la bandiera dello sta-
to e offendendo i magiari, i quali,
semplicemente, conservano rimpetto la
Croazia quella posizione eh' è sancita
nella legge sull' accordo. L' effervescen-
za giovanile è stata severamente pu-
nita; nè, per gli studenti, che posa-
rono volentieri a liberatori e a mar-
tiri della Croazia, s'è fatta la benché
menoma barricata, o si è sfondata la
più impercettibile breccia. Il buon sen-
so, nella enorme maggioranza del po-
polo croato, prevale. Grli organi rap-
presentativi autonomi hanno pei primi
riconosciuta la gravità dello sfregio e
la necessità di una riparazione. È sta-
to il consiglio municipale di Zagabria,
che, subito, con viva protesta contro
T atto degli studenti, conferì la citta
dinanza onoraria al bano Kuen-Heder-
vary e al capo del ministero ungarico
Banffy, delegando una deputazione per-
chè si recasse a Budapest e si faeesse
interprete elei pubblico sdegno. Atto
consonante appieno alle parole del re,
che bene accentuò, e più volte, nelle
sue allocuzioni, alla integrità degli o-
dierni rapporti fra Croazia e Unghe-
ria ; rapporti che sono il quoziente di
molte cause e storiche e politiche e
che non possono spezzarsi, così, pel
capriccio di quel partito starceviciano,
che, dopo aver fanatizzata una parte
della gioventù, non sa neppur esso,
ornai, che cosa si voglia. Il volere au-
gusto del sovrano era chiaro; e, se il
processo di Zagabria non fosse cosa
assai seria per molte famiglie, appari-
rebbe ben lepido il fatto che gli stu-
denti, dopo il baccanale anti-magiaro,
volevano offrire una corona al re. Il
re costituzionale, certamente, non V a-
vrebbe accettata, poiché gli eccessi
commessi a piedi del monumento Je-
lacich costituivano appunto la più of-
fensiva irrisione al concetto sovrano.
Ma ciò sia detto per incidenza. A
noi preme di rilevare che. all' infuori
di un partito estremo, in Croazia gli
eccessi e gli sfregi sono stati solenne-
mente riprovati e che, nella condanna
degli studenti, la pubblica opinione
deve aver valutato un effetto adegua-
to alla causa, pur deplorando, certa-
mente, che la carriera di tanti giova-
ni sia stata così brutalmente interrot-
ta, o spezzata, dal carcere.
In Dalmazia — per 1' artificiosa po-
litica croatofila creata dagli anteriori
governi — i fatti di Zagabria ebbero
a destare una certa impressione. Il
partito radicale croato — si sa — se-
gue l'identico programma del partito
più avanzato della Croazia, cui si van-
tano di appartenere gli studenti con-
dannati. Era chiaro, era naturale, a-
dunque, che i rappresentanti e gli or-
gani di questo partito facessero causa
comune coi radicali di Zagabria e che
1' on. Bianchini, alla Camera cisleita-
na, facesse eco alle parole dello stu-
dente Radich, qualificando di asiatico
e di selvaggio il processo. Pure, da
parte della stampa radicale croata del-
la Dalmazia, non vi furono — convien
dirlo — eccessi di linguaggio e di
protesta.
Rimaneva il partito croato-opportu-
nista, o croato-governativo, i cui capi,
colmati di favori e designati ad alti
posti di fiducia governativa, avrebbero
dovuto, crediamo, uniformarsi ai crite-
ri del governo centrale ; il quale, as-
siduo tutore dei migliori rapporti col-
1'Ungheria, ha ora più che mai l'ob-
bligo, nella imminente rinnovazione
del patto dualistico, di trattar 1' Un-
gheria colla massima deferenza.
Invece accadde una cosa molto signi-
ficante. Invece il partito croato-oppor-
tunista provò una volta di più che le
elemosine del governo, per quanto ab-
bondanti, non vincolano a gratitudine
alcuna. Quando è più necessario il
buon accordo coli' Ungheria, il partito
croato-governativo della Dalmazia —
che seppe carpire la maggioranza
alla Dieta del regno, alla Giunta e ai
comuni — il partito croato-governati-
vo della Dalmazia si mette in. aperta
contraddizione al governo centrale e
coglie il pretesto dai disordini di Za-
gabria, non solo per approvarli in mo-
do ostentativo, ma anche per ripetere,
come qualsiasi più avanzato starcevi-
ciano, le solite volgarità in odio alla
cavalleresca nazione di santo Stefano.
E non solo questo. — Ma Porgano del
partito croato-governativo — accusato
di aver approvati gli eccessi di Zaga-
bria e offesi i magiari per 1' inizia-
tiva personale del suo redattore —
si affretta, non solo a chiamare per-
fettamente responsabile l'intero partito
di quegli sfoghi ; ma anco a soggiun
gere — con evidente braveria!—che
erano stati dei membri del partito a
suggerirli e ad inspirarli!
Fatto eloquentissimo, invero, e che,
come abbiam detto, illustra drastica-
mente il programma dell' ultima cam-
pagna elettorale. Questo programma
— che si ripete e ci offende in ogni
forma da oltre venti anni — è ben
noto. Protezione, incondizionata prote-
zione, agli uomini, che, con nostro san-
guinoso sacrificio, vennero insediati nei
comuni e vennero soddisfatti al di là
del verosimile in linea di croatizzazione
politica. E abbiamo appositamente al-
luso all' ultima campagna elettorale,
perchè, anche in quella, gli uomini del
partito croato-governativo vennero così
enormemente favoriti, da render pos-
sibili, a nostro danno, a Spalato e
a Curzoìa, le enormezze elettorali
del 1885.
Ora — vedete bellezza ! — questi
uomini, che si atteggiano a candidati
governativi, a deputati governativi, a
presidenti e a vice-presidenti governa-
tivi, questi uomini, a cui benefìcio i
nostri più insigni patrioti vennero sa-
crificati, scendono in piazza, e, dopo
aver enfiate le gote esclamano : — Si,
siamo noi, che, pur beneficati, battiamo
le mani agli studenti perche abbrucia-
rono la bandiera ungherese ; si ; siamo
noi, gli hohenwartiani, i satolli, che dicia-
mo roba da chiodi dei magiari; si; sia-
mo noi, che, indirettamente, ce ne in-
fischiamo e del patto dualistico e del
buon accordo coli' Ungheria, e, vedete
un po'1, delle stesse paróle costituzionali
della augusta corona ; si ; siamo noi,
che, accarezzati, cullati, viziati, trattati
a zuccherini e soddisfatti in ogni nostro
capriccio, sempre, plaudiamo, con tutte
le forze dell' animo nostro, a crimini
puniti dal rigore del codice penale e ri-
provati dallo stesso sovrano. Siamo noi,
si ; e vi preghiamo di non prendere ab-
baglio, perchè, adesso, che siamo pa-
droni di tutto, abbiamo anche il diritto
ad una buona dose d'impudenza !
Lasciamo che i benefattori traggano,
da questo curioso contegno dei bene-
ficati, quelle illazioni che meglio cre-
dono. Ci sia solo permesso di chie-
dere se questi incendiari virtuali di
bandiere ungheresi e questi offensori
del sentimento magiaro, meritavano
proprio il sacrificio cruento del nostro
partito, che, sempré devoto alla co-
stituzione e allo status quo dualistico,
si è sempre mantenuto nei confini del-
la legalità e della lealtà. Ne sia le-
cito solo di chiedere ai signori del
ministero, se questo partito di affaristi,
che di tratto in tratto si smaschera
con simili velleità rivoluzionarie, possa
ancora, e sempre, avere audace pa-
dronanza su tutto, in Dalmazia, e in
ogni sfera. Ci sia lecito di chiedere con
quanto diritto codesti signori, che ap-
provano gli atti delittuosi e disappro-
vano gli equi concetti sovrani, possano
chiedere le ultime, infami croatizzazioni
a nostro danno, e aspirarvi con eviden-
te malafaÉfc*fe menzogna ? Ha da es-
ser questo dell' Jednistvo il partito
governativo ? L' Austria deve offrire
all' Ungheria il dono di questa carat-
teristica anomalia ? Il partito della
maggioranza governativa in Dalmazia
ha da essere ih stridente antitesi col
partito delia maggioranza governativa
in Croazia ? Ma è dunque vero che —
mentre una corrente di buon senso
prevale in Croazia — le maggiori in-
temperanze politiche debban venire
dalla Dalmazia ?
La Smotra, nei suoi famosi articoli
di sonno dal titolo Al di qua e al dì
là del Leita, si occupi, per carità, del
caso significante e curioso. Ci illumini
sul fatto singolare degli uomini del-
l' Jedinstvo — organo ufficiale del
partito croato-governativo — i quali,
mentre a Zara fanno i governativi, a
Zagabria approvano le rivoluzioni con-
tro l'odierno sistema del dualismo c
contro la stessa opinione della popo-
lazione croata. Rilevi F inclita Smotra
il singolare contrasto, mentre noi, co-
sì, lo esibiamo allo studio dei nobili
figli degli Arpadi e delle loro eccel-
lenze di Vienna, i ministri.
Le condizioni di Stretto.
Due mesi dopo.
Sono trascorsi dunque due mesi ap-
pena dacché pubblicammo i due articoli
Sulle condizioni di Stretto ; e mai come
in questa occasione possiamo inchinar-
ci una volta di più al venerando ada-
gio : il tempo è galantuomo. Notiamolo
ancora una volta. Gran forza e onestà
è nel tempo, il quale cresce, matura
e rafforza le cose che non riesce ad
uccidere.
Senonchè quanta amarezza spesse
fiate non si prova pur nel poter dire
alteramente : v vedete, il tempo ci bada-
to ragione! È questo il caso.
Abbiamo avuto ragione quando de-
lineammo al vero le nostre condizioni
locali, consimili, forse, a quelle di
tanti altri comuni di questa nostra
povera Dalmazia, che, seppure umi-
liata dalla fortuna, straziata dalle
discordie intestine, non si lascia nè
si lascierà vincere mai dallo sconforto,
nè mai si piegherà a perdere la fede
nei propri destini.
A Zara, in questa nostra piccola,
sì, ma colta, ma civile capitale, sotto
gli occhi dei nostri più alti dicasteri
provinciali — in piena corte d'assise
— ebbero a svogliersi i fatti princi-
pali, pei quali si commiseravano e si
commiserano le condizioni di Stretto.
Abbiamo detto i fatti-, ma miglior e-
spressione sarebbe ancora il dire che
ivi si denudarono le più deplorevoli
cause ed i più tristi effetti. Eppur va
notato che al corso della procedura
neppur si poteva assegnare la vera
strada, la strada retta, non deviante
nè a destra nè a sinistra, quella che
avrebbe condotto, è vero, a denudare
maggiori vergogne, ma che forse a-
vrebbe più potentemente valso a ri-
chiamare tutta 1' attenzione di chi ha
1' obbligo d'imporre il più saldo freno
a passioni artificialmente ingenerate
ed immoralmente sostenute.
Ed invero bastava anche così.
L' odio partigiano giunge fino ad
armare la mano d'un volgare assas-
sino, e non assassino d' intenzione
soltanto, ma di fatto ! Nè basta. Che
doveva essere inflitta al paese anche
la massima onta !
È l'autorità comunale, è il capo
comune che rilascia un certificato ni-
tido, candido come l'issopo della scrit-
tura, al pregiudicato di ieri, all'as-
sassino dell' oggi, al, legittimo posses-
sore di una quantità di legittime con-
danne, legittimamente già subite. Ed
è questo capo-comune, raffrontato coi
suoi stessi assessori — in piena corte
d'assise — che nella loro coscienza
die oio : — avete detto il falso, signor
podestà, che a tutta risposta pueril-
mente balbetta la frase: — costoro,
che mi schiaffeggiano, sono autonomi !
se anche proprio tutti autonomi non
sono, come sta il fatto realmente.
Se il podestà di Stretto fosse da
tanto da conoscere i più elementari
rudimenti di storia, potrebbesi imma-
ginare di trasportarsi all' epoca di
Massenzio e di Galerio, in piena
esecuzione dei più nefandi editti, ed
immaginare quindi la corte d'assise
mutata in tribunale, presieduto da
Galerio in persona, ed essere lui —
il podestà di Stretto — il famoso de-
latore Drobia, ermafrodita. Bastava a
Galerio che Drobia, favorito suo, di-
cesse: — costui è cristiano, perchè la
chiesa contasse un martire di più ....
Ma i tempi sono mutati e non basta
sempre difendere, alle corti d' assise,
un assassino col dire: — costoro —
che accusano e che• hanno ragione —
sono autonomi, anche quando, come nel
caso concreto, tutti non lo erano !
Notiamo la menzogna sciente e non
notiamo la pochezza, o la malvagità
di mente, insciente a concepire.
Però il miserando spettacolo fu da-
to. Fu dato di poter dire — e questo
è male — in piena corte d' assise :
costui appartiene al tale partito ; pre-
supponendo la convinzione, in chi si
professa bianco o nero, che tale pro-
fessione possa influire sui verdetti del-
la giustizia ; della giustizia, la cui in-
tangibile maestà non va offuscata da
supposizione alcuna.
E tanto più questo, in quanto che nel
processo di cui ci occupiamo si è cer-
cato assolutamente di escludere il ca-
rattere politico. E, poiché in questo ri-
guardo si è potuto ciò che si è voluto,
si è desistito infatti da una procedura
più larga, diremo così, più morale ;
e si si attenne a quella strettamente
oggettiva, dappoiché, pare, dessa al-
trimenti avrebbe coinvolto più perso-
ne, avrebbe forse potuto adombrare di
luce più fosca ancora — se è possi-
bile — noti autori morali, con poco
vantaggio, persino, dell' eccelsa Giun-
ta, genitrice indulgente e benigna per
certi comuni !
Comunque siasi, il verdetto dei giu-
rati, che condannava alla pena di mor-
te 1' autore materiale dell' assassinio
del 30 giugno, dà a divedere come la
coscienza popolare nella nostra pro-
vincia — già tanto demoralizzata —
abbia ancora morali resipiscenze, sap-
pia ancora essere serenamente impar-
ziale.
E la popolazione di Stretto in que-
sto almeno ha avuta legittima soddi-
sfazione.
Tutta una falange di testimoni af-
fermò unanime la verità, infliggendo
così un' alta lezione al proprio capo
comunale, dappoiché contro la verità
ed in favore dell' assassino rimasero
soli — cosa eloquente — il podestà
ed il segretario comunale !
Perchè ? ... .
A Stretto, il giorno in cui venne
commesso l'assassinio, il popolo tra-
sportato da un'emozione — fino ad
un certo punto giustificata e dalle
precedenze e dal fatto truce che da
epoca immemorabile non si dava si-
mile — per aver gridato abbasso il
podestà ! abbasso il segretario comunale !
(quelli che nel dibattimento alle assi-
se, soli, sostenevano l'innocenza del-
l' assassino) venne condannato, se non
in massa, con una condensazione di
condanne, in dieciotto individui. Està
bene. E non possiamo neppur dire che
1' autorità politica in quel riguardo si
mostrasse usuraia ; tutt' altro ; a lode
del vero, non prese che 1' uno per
mille !
Ma la popolazione di Stretto si
ebbe la sua doverosa e legittima ri-
vincita anche su ciò, e la ebbe, splen-
didissima, quando più che sessanta
testimoni — alla corte d' assise —
nella capitalo della provincia, resi-
denza di un luogotenente, residenza
della Giunta provinciale — che anco-
ra appellasi dalmata — pubblicamente
affermando la verità, sconfessarono di-
gnitosamente chi calpestava la dignità
di un intero paese, facendosi patroci-
natore di un omicidio.
Non sappiamo quale e quanta edi-
ficazione abbia ingenerato nelle nostre
autorità politiche l'ultima tornata delle
assise in Zara. Pure, su questo argo-
mento, ci sarà lecito di dire ancora
alcunché nel prossimo numero.
Quisquilie etimologiche.
(Continuazione, vedi n.o 92.)
V.
La voce „Spalato" deriva da „palafium"?
Riconosciuta come dubbia in quanto
al tempo 1' autorità della Tav. Peut. ri-
spetto alla voce Spalato, c messa tra i
ferravecchi 1' etimologia da aspalato pian-
ta, ci rest* a vedere, se sia da accet-
tarsi la derivazione dapalatium. Prima
però esaminiamo cosa ha detto la Guida
e ripetiamo qui le sue parole:
Vive tuttora a mezzogiorno della città
di Spalato il nome della località „Spa-
lacijuni" spesso ricordata nei documenti
medievali „Spalazulo" in diretta antitesi
alla città compresa, nel pedazzo di Dio-
cleziano.
A cui noi abbiamo obbiettato :
A che questa osservazione? A dimo-
strare che il pedazzo di Diocleziano ha
imposto il suo nome ad una località,
che non era il suo palazzo ? oppure che,
etimologicamente parlando, Spalazulo è
più legittimo di Spalato ? o che 1' anti-
ca Spalatimi stava colà ove ora è Spa-
lacijuni f o infine che la patria dell' a-
spalathos era precisamente il medievale
Spalazulo f Noi non intendiamo codesta
argomentazione ; uno schiarimento quin-
di in proposito gioverebbe non poco ai
lettori della Guida.
E i signori della Guida ci hanno ri-
sposto .... tacendo.
Ma la Guida, come abbiamo veduto,
concluse :
Spalato esisteva, adunque, ancor pri-
ma della fine del terzo secolo d. G. ;
la oramai comunemente accettata deri-
vazione del suo nome da ad palatium,
si oppone tanto ai documenti, compro-
vatine V esistenza anteriore al pala,zzo
di Diocleziano, quanto alle regole del-
l' eufonia.
A cui noi ci siamo permessi di os-
servare :
Questa conclusione non ci pare esat-
ta ; clic i documenti citati portano solo
alla conseguenza che alla fine del quar-
to secolo d. C. per la prima volta nella
carta di Peutinger si legge : Spalato,
e nel Clironicon attribuito a s. Girolamo
e nella Notitia dignitatum : Aspalathos.
Ad altri corollari non si può venire; e
chi ci viene, lo fa contro 1' autorità dei
documenti. In quanto poi all' eufonia,
11011 sappiamo daddovero cosa, si voglia
dire la Guida. L' eufonia non è nè la
fonologia nè 1' etimologia ; quella è cosa
soggettiva di chi parla e di chi scrive,
ouest' ultime invece sono colle loro leg-
gi sovrane. Stando all' eufonia a qual-
cheduno piacerà più Aspalato, di quel-
lo che Spedato, Spalatro, Spaleto, Split
e Spliet; ma 1' etimologia gli saprà di-
re, se codesta voce contenga una radi-
ce illirica, greca o latina ; e la fonolo-
gia colle sue teorie sui mutamenti dei
suoni legittimerà piuttosto quella che
quell' altra derivazione.
Vediamo dunque che sussidio ci pos-
sono dare 1' etimologia e la fonologia
rispetto al nome della città di Spalato.
Premesso questo, a noi non fa spe-
cie che la radice pai si allarghi in spai,
quando abbiamo le forme paralelle sma-
niglia e maniglia, bieco e sbieco, balzo
e sbalzo ecc. ; nè che grecamente code •
sto spai divenga aspai, quando si sap-
pia che i nessi di s impura, che da noi
si attenuano con una i profetica in
greco si moderano con una a; nè che
allato a Spalato si trovi anche Spala-
tilo, quando diciamo : anitra, balestra,
inchiostro, scheletro e simili, in cui la
modelli di fìsica, meccanica generale
od agraria ; una collezione di sementi;
una raccolta ornitologica del Litorale
comprendente oltre 700 specie; una
colleziono di ova e di nidi di uccelli ;
una raccolta di alghe, di crostacei e
di conchiglie dell' Adriatico ; una col-
lezione di rettili e molluschi istriani;
un;i collezione di fossili e di marmi
dell'Istria; una serie di modelli bo-
tanici ; un modello anatomico completo
d i un' armenta ; mólti modelli zoote-
cnici; una raccolta dendrologica i-
atriana ed una generale; una colle-
zione di frutta artificiali; una raccolta
di preparati di funghi, muschi, eccetera.
L'istituto dispone di un laboratorio
chimico e microscopico per l'analisi
dei mosti derivanti dall' assortimento
ampelografico, e, per quella succes-
siva e ripetuta, dei vini confezionati
nella cantina sperimentale, offrendo
eziandio gratuitamente pei saggi di
privati e corpi morali non solo le
analisi dei mosti e dei vini, ma ezian-
dio quelle degli zolfi, solfato di rame,
olio di oliva, werinouth, cognac, terre,
concimi ed acque potabili ; estende fi-
nalmente le proprie ricerche sulle ma-
lattie dei vini, sulla patologia gene-
rale ed Qntomologica. La stazione è
provvista di un potente microscopio e
di una completa serie di apparati
di polarizzazione, spettroscopi, micro-
tomi ed altri accessori.
Sono molto favorevolmente note al
mondo scientifico le pubblicazioni del
professor Ilugucs, tanto da poter di-
spensarci dall' enumerarle in questo
breve lavoruccio. Quella però che il
mondo scientifico ancora non conosce,
siamo certi crescerà la fama, già bel-
la tanto, dell' illustre autore. Trattasi
dell' FÀaiograJìa istriana, un lavoro di
considerevole mole sulle principali va-
rietà di ulivi dell' Istrici, con tavole in
acquarello, splendidamente riuscite, e
con cenni op{)ortuni sulla sinonimia,
letteratura, diffusione, statura e por-
tamento, caratteri botanici, adattamento,
usi, caratteri dell' olio, e cenni storici
illustrativi delle singole varietà. È un
lavoro che occupa tutte le ore libere
dell' autore da dieci anni a questa parte,
ed è appena terminato, ma non finito.
(ContinuaJ.
Perchè domani è festa cittadina,
questo numero è uscito stasera,
in ìli tedi 14 gennaio.
LA CROUTAGA
liR protesta grottesca!
Leggiamo in un dispaccio da Spa-
lato al Narodni List, divenuto organo
del comune di Spalato :
Il consiglio comunale, convocato oggi a
straordinaria seduta, ad unanimità di voti
deliberava :
1. Il consiglio comunale prende a notizia
ed approva tutto ciò che l'amministrazione
fece in occasione della morte e dei fune-
rali del d.r Michele Claich, e delibera, che,
per propria iniziativa, i-ia, nel giorno 14 cor-
rente, celebrata messa solenne, alla quale
interveirà in corpore la rappresentanza co-
munale.
2. Il consiglio comunale, disapprovando
e protestando energicamente contro il con-
t'igno del Comune di Zara e di quella città
in occasione della morte e dei funerali del
presidente della Dieta d.r Michele Claich,
incarica 1' amministrazione comunale di
produrre petizione alla Dieta dalmata, do-
mandando che la stessa voglia prendere le
opportune e necessarie misure, onde sia
data la dovuta soddisfazione alla provin-
cia ed alla nazione, pel contegno della città
di Zara in occasione dei funerali del pre-
sidente della Dieta d.r Michele Claich, e
che si provveda ad impedire fatti, che of-
fendono i sentimenti nazionali di tutta la
popolazione della Dalmazia, senza differenza
di sesso.»
In verità che, leggendo queste pa-
role, e riferendoci a quanto abbiam
detto neir ultimo numero, non occorrono,
da parte nostra, molti commenti. E' un
atto maniaco, che ogni persona impar-
ziale giudica subito come tale, e, nello
stesso tempo, è una delle solite mac-
chine montate dal d.r Bnlat, per far
del chiasso, e, col pretesto di Zara,
ac(|uistare della facile popolarità e at-
tutire, possibilmente, nella nuova ses-
sione dietale, i dissidi fra opportunisti
e radicali croati; dissidi già in parte
ammorbiditi, con poca coerenza, dal Na-
rodni List. Dovremmo sdegnarcene?
(iridare all'enormezza? A quale scopo?
Tutte le persone di buon senso, senza
distinzione, ravvisano subito la colos-
sale sproporzione fra cause ed effetti;
fra la corretta e pacifica jjassività del
nostro Comune e della cittadinanza di
Zara, nell' occasione dei funerali del d.r
(Jlaich, e la pazza irruenza del delibe-
rato del consigHo comunale di Spalato.
infatti, di un grottesco insuperabile
l'esigenza che una intera città venga
assoggettata a misure di estremo ri-
gore, perchè non ha potuto piangere. Il
d.r Bulat, liberale com'è, quante forche
desidera che siano erette sulla spianata?
Anzicchè sciupare i nostri sdegni per
queste sfacciate commedie, che il d.r
Bulat inscena a periodi fissi contro Zara
— contro la sola città, vale a dire,
nella quale può circolare solo e libera-
mente anche nel cuor della notte, men-
tre, nella Spalato da lui rigenerata, do-
vette per molti anni farsi custodire —
anzicchè irritarci, noi faremo, sempli-
cemente, qualche osservazione. I con-
senzienti del d.r Claich, dopo averlo
amareggiato in vita, non rendono anzi-
tutto un pietoso servizio alla di lui me-
moria, sollevando questa indecente gaz-
zarra politica intorno ad una bara, da
noi rispettata. Il d.r Bulat, poi, nella
sua qualità di cognato del defunto, do-
veva tanto più sforzarsi di soffocare
r orgoglio, non togliendo il povero
morto a pretesto di una agitazione in-
sensata, a fini esclusivamente politici.
Il d.r Bulat sa meglio di noi che Zara,
lesa nelle sue prerogative nazionali, non
poteva fare dimostrazioni di lutto; op-
però egli doveva guardarsi bene da
nuove attitudini provocatrici, tanto più
che esse, nel caso concreto, sono di
una ridicola ed inutile spavalderia. Il
d.r Bulat così, dopo esser stato ambi-
zioso competitore del d.r Claich fino agli
ultimi giorni, mancò a lui di quella
reverenza, in morte, cui mai mancarono
i nostri concittadini. Ci diano torto, se
possono, gli imparziali.
D'altra parte, con qual diritto un
comune si arroga la competenza di giu-
dicare atti estranei alla sua urbana
giurisdizione e alle sue facoltà giuri-
diche? Con qual diritto s'ingerisce così
direttamente sulle attitudini e sui sen-
timenti degli abitanti di un altro co-
mune ? Il nostro consiglio comunale si
mise mai a protestare contro le infinite
insensatezze del consiglio comunale di
Spalato? Mai! E che diavolo di soddi-
sfazione si ha da dare, per far piacere
al d.r Bulat, alla provincia? E chi gli
dà il diritto di parlare a nome della
provincia ? E chi gli conferisce V auto-
rità di sconvolgere la provincia, che ha
tanto bisogno di pace ? E a nome di
quale nazione protesta il consiglio co-
munale di Spalato, o meglio il d.r Bulat?
La nazione del diritto di stato, o la na-
zione che si ripara, con fini specula-
tivi, sotto le ali del conte Hohenwart?
P] quale misui'a di rigore potrà imporre
alla cittadinanza di Zara sentimenti che
essa non ha? Si vuole mutar Zara in
una carcere enorme, o si vogliono rin-
novare, pei zaratini, le proscrizioni di
Siila? E quando mai i zaratini hanno
offesa la popolazione della provincia?
I zaratini, sempre buoni, sempre lieti
e ospitali, usarono la più civile tolleranza
verso i forestieri, anche quando, come
nelle ultime elezioni dietali, tentarono
di sollevar le campagne contro il Co-
mune ; anche quando si presentarono al-
l'urna, in atto ostile. Ma si sa: Zara
non tollera nè urla, nè bravate croate;
e, se un paio di volte reagì, lo fece
solo perchè provocata nei suoi senti-
menti più cari. Ma, a Zara, mai, sotto
nessun pretesto, avvennero e le aggres-
sioni selvaggie e i conflitti sanguinosi
e le scene d'orrore, che avvennero, in
questi ultimi anni e in grande abbon-
danza, nella povera città oppressa dal
d.r Bulat. Ma i fatti delittuosi del gin-
nasio di Spalato non ebbero riscontro,
mai, nella nostra città- Eppure, allora,
il consiglio comunale di Zara — di
Zara capitale della provincia — ha
forse pensato, di contro alla mostruo-
sità dell' accaduto, di inscenare un' agi-
tazione coritro la città di Spalato? No.
E ci siano permesse ancora poché
domande. Chi rappresenta, anche a Spa-
lato, il consiglio comunale di Spalato?
Non certo la maggioranza reale di quel-
la cittadinanza; e i risultati della ele-
zione Borcich, per esempio, messi in
rilievo dalla minoranza della commis-
sione alle verifiche, son lì a provarlo,
eloquentemente. Da chi è costituito il
consiglio comunale dì Spalato ? Forse
dai più visibili e più intelligenti citta-
dini ? No ; niente affatto. Non è adunque
una singolarissima audacia quella del
d.r Bulat di arrogarsi rappresentanze
che legalmente non ha, che nessuno gli
ha mai conferite, per inscenare una a-
gitazione demente e per esigere — oh,
i liberali! — misure estreme, misure
inique, che ripugnano, non solo ad ogni
più sacro concetto di autonomia comu-
nale, ma anche al buon senso?
Noi, grazie al cielo, non abbiamo
bisogno di ultenori parole per signifi-
care all'imperizie regio governo e al
paese l'insensatezza del conchiuso con-
sigliare di Spalato. E.' cosa — ripe-
tiamo — che si giudica da se. Vor-
remmo solo che il governo finalmente
vedesse in qual sorta di persone egli
ha riposta una così completa fiducia.
Se tanto grottesco scalpore si fa per-
chè i zaratini non hanno fatto nulla di
male e — ad onta delle numerose tri-
colori provocatrici — sono rimàsti pas-
sivi e tranquilli; se tanto scalpore si
fa, pur dinanzi al fatto, che, a Zara,
durante i funerali, non si videro i gen-
darmi, che pur necessitarono nella stessa
città di Spalato, — che cosa non si pre-
tenderebbe, ove, per avventura, qualche
disordine fosse avvenuto? Pioggia di
fuoco e zolfo, allora, come per Sodoma
e Gomorra !
Via ! siamo seri, siamo logici, siamo
imparziali. Più che un dovere di pa-
triotismo, è un dovere di senso comune.
Jfoi e gli avversari. — Un
organo scarlatto d'oltre Veiebit, fa-
cendo il paio coir Jedinstvo — o/i, ri-
spondenza d' amorosi sensi! — ci ac-
cusa di voler ostinarci in una menzo-
gna convenzionale e ripete la solita
siocchezza di aver noi mutato di pro-
gramma.
Quel giornale non sa quello che si
dica.
L' abbiamo dimostrato fino alla sa-
zietà. Nulla di più coerente e di più
serio del nostro programma, che, in
trenta e più anni, non ha subita nes-
suna alterazione nei suoi principi fon-
damentali. Mentre i nostri avversari
ricorsero a tutti i travestimenti, a tutte
le truccature, a tutte le coccarde, noi
siamo rimasti sempre immutabili, e,
se non abbiamo raggiunta una posi-
zione invidiabile, la causa va appunto
ricercata nella nostra intransigenza,
spesso audace, ma sempre encomiabile.
Ci siamo detti autonomi, costituzio-
nali c italiani ; ma una qualifica non
distrugge 1' altra ; una, anzi, avvalora
e completa le^ altre. Noi siamo auto-
nomi rimpetto alla questione dell' an-
nessione di Dalmazia a Croazia, e con
noi, in ciò, aderiscono molti amici, che
vogliono esser Dalmati soltanto. Noi
siamo francamente costituzionali, perchè
riguardiamo lo Statuto dell' impero co-
me tutela eccelsa dei nostri diritti po-
litici. Siamo italiani, perchè la nostra
lingua — sola caratteristica nazionale
— è italiana, perchè italiana è 1' im-
pronta delle città del nostro litorale,
italiana la coltura dei Dalmati, che
hanno veste civile.
Nessuna contraddizione, adunque.
Autonomi dal giorno in cui venne sol-
levata la sciaguratissima tesi dell' an-
nessione, non è recente, non è affatto
nuovo, il nostro affermarci come ita-
liani. Abbiamo veduto che, trent' anni
or sono, il Duplancich, patriota franco
ed insigne, proclamava altamente l'i-
talianità di una gran parte dei Dal-
mati. Quindici 0 sedici anni fa, 1' on.
Keller, in pieno parlamento, parlava
degli Italiani della Dalmazia, non di
soli Dalmati di coltura italiana, e per
gli Italiani reclamava soddisfazioni le-
gali. Il Bajamonii e il Lapenna tennero
Io stesso contegno. U Avvenire, la Di-
fesa, il Dalmata da anni ed anni di-
cono la stessa cosa. Che più ? Abbia-
mo veduto neir ultimo numero che
quando la conferenza banale di Croa-
zia voleva gratificarsi l'affetto dei Dal-
mati per affrettare un' unione che sa-
rebbe stata servaggio, essa ebbe a ri-
volgersi agli Italiani, garantendo il
rispetto alle loro prerogative lingui-
stiche e nazionali. E, nel Nazionale
di allora, eran frequenti le allusioni
agli Italiani della Dalmazia, che do-
vevano aver diritti eguali agli Slavi,
non predominio o dittatura morale.
Ma, certi signori radicali delle Do-
movine e dei Pravo d' oltre montagna,
non sanno punto la storia ; perchè il
passato è tutto un rimprovero alla
cricca di volgari affaristi, che pri-
ma assunsero il titolo collettivo di na-
zionali e poi si dissero solo croati ;
che prima fecero dei pellegrinaggi a
Mosca e poi, per sola speculazione,
inneggiarono in coro a tutti i go-
verni centralisti e ad una politica con-
traria al panslavismo ; che prima si
dissero annessionisti, poi, con grave
scandalo pubblico, proclamarono 1' an-
nessione una questione puramente ac-
cademica. Uomini, che hanno iniziata la
loro carriera col promettere la reden-
zione del popolo e che, invece, hanno^
oppresso questo povero popolo con
gravi imposte di sangue e di denaro ;
uomini che sorsero paladini dell' inte-
grità elettorale e che, invece, si sono
resi colpevoli di frodi mostruose; uo-
mini, infine, che hanno percorsa tut-
ta la rosa dei venti della politica.
Questa, questa è storia !
Santa Anastasia. - j^/f"
stra chiesa e la nostra citta ce ebr^ìo a
festività di s. Anastasia, titolare e patrona
dell'arcidiocesi. i Pre-
Fiori essa nel terzo secolo, figua d f^e
testato e di Fausta, romana di n^tf' Jj'
fortune cospicue. La madre, eh era ui
sliaua, le instiJlò col latte la vera tede,
e Grisogono, eh' ebbe maestro di spinto
con santi documenti dapprima, e poscia
col proprio sangue/la confermo m e-
roica costanza. Soffri lunghi travagli dal
marito idolatra, e morto questi, con apo-
stolico zelo molte regioni percorse, ani-
mando i fedeli, soccorrendo i poveri, con-
fortando gli oppi essi. Più ardeva ia pei-
secuzione allora mossa da Diocleziano alia
chiesa, più ella ardeva di carità. Giunta in
Sirmio, ed ivi accusata a Floro pretetto
dell'Illirio, fu tormentata con la prigionia
e con l'inedia, ma senza frutto ; fu esposta
con altri cristiani su d'uno sdruscito na-
viglio perchè restasse preda dell' onde, ma
indarno ; finalmente relegata sull' isola Pai-
maria, fu condannata al rogo, e da quello
intrepida volò a ricevere la corona del
martirio. Raccolte le sue ceneri da una pia
matrona, vennero nel quinto secolo traspor-
tate a Costantinopoli, dove furono venerate
sino al secolo nono, quand'ito colà n am-
basciata presso r imperatore Niceforo il
santo V3SC0V0 di Zara Donato, 1' ebbe da
esso in dono, e qui arrecate, le collocò
nel tempio maggiore di s. Pietro, a cui la
divozione del popolo cangiò il nome in
quello di s. Anastasia. La chiesa ne cele-
bra la memoria il giorno stesso del santo
Natale, ma nell' archidiocesi di Zara ne
viene trasferita la festa al 15 gennaio.
Il luogotenente della Dalmazia.
— È ritornato da Vienna S. E, il luogo-
tenente David, con un ritardo di tre giorni.
Causa la bora che questi giorni imperversò
con insolita veemenza, il luogotenente do-
vette — come abbiam detto — rifugiarsi
nel porto di Ossero.
Contraddizioni. — Ci scrivono da
Ragusa, in data del 10 corrente:
«Il .Duhrovnili nel numero primo di que-
st'anno in una sbirciata retrospettiva al
1895 torna a parla: e dell'nitima elezione
del deputato della città di Ragusa alla
Dieta provinciale. E. nell' esprimere un giu-
dizio apparentemente oggettivo sul conte-
gno dei partiti in quella occasione, cade in
tali coliti addizioni, che noi, che ci eravamo
proposti di non occuparci più dell'argo-
mento, siamo costretti di litoinare alla
questione che sì imprudentemente si vuole
rievocare.
Dice bene 1' articolista del Dubrovnik che
dal 1889 il partito autonomo e serbo si
erano uniti ad un' azione comune contro
l'esclusivismo croato. Non è vero però che
tale azione, come egli di poi soggiunge, si
limitasse alle sole elezioni comunali e fosse
un semplice cotnpromesso elettorale per que-
ste ultime. Se alla vigilia delle elezioni
comunali del 1894 si stipulò dai due par-
titi un formale compromesso scritto, ciò fu
per regolare le cariche amministrative,
l'uso delle lingue nel Comune ecc. Ma l'a-
zione comune, che 1' articoli&ta stesso am-
mette, contro r esclusivismo croato, esisteva
già indipendentemente da quest' ultinio com-
promesso, tanto è vero che nelle penultime
elezioni dei deputati alla Dieta, in base
appunto all' azione comune convenuta, gli
autonomi e i serbi avevano eletto d' accor-
do il barone Gondola a deputato della
città di Ragusa. Adone comune _ contro
V esclusivismo croato vuol dire un agire con-
corde in tutto quello dove autonomi e serbi
si trovano di fronte ai croati. Quando dun-
que nel consiglio comunale si trattava della
nomina dei due membri della commissione
elettorale per la ultima elezione del depu-
tato della città non potevano i serbi —
prelude ido già a quello che volevano fare
di poi nella elezione stessa del deputato
— votare da soli per propri candidati
senza cointellig-enza cogli autonomi, ma
dovevano intendersi con questi per la_ no-
mina di un membro autonomo e di un
serbo, come dagli autonomi era stato loro
proposto e come stava nel loro stesso in-
teresse di fare, perchè, col votare da soli,
non riuscirono ad avere un proprio membro,
bensì s )rtirono eletti un autonomo ed un
croato. Così pure col voler uscire soli alla
ultima lotta elettorale per il deputato della
città con- un programma proprio esclusiva-
mente serbo e col proclamare candidato
serbo il barone Gondola, che fino allora
era stato il candidato comune, essi si
staccarono apertamente dagli autonomi.
Sappiamo anche noi che compromesso
non vuol dire fusione, nè a questa mai si
tendeva. Ma l'azione comune contro V e-
sclusivismo croato, da cui parte lo stesso
articolista, esigeva un procedere concorde
e nella preesistita musica cittadina, che
veniva sostenuta da autonomi e serbi in
opposizione alla banda croata e nella so-
cietà operaia, nè potevano i serbi in queste
due istituzioni comuni magg orizzare gli
autonomi e disporre ivi a proprio benepla-
cito perchè un bel giorno con un colpo di
mano si trovarono in accidentale maggio-
ranza in confronto ai propri alleati. Lo
stesso ritenevano di poter fare nella ele-
zione -'el deputato della città, perchè fino
all' ultimo momento credevano che non si
presenteranno i croati e si erano assicurati
in precedenza i voti di alcuni autonomi
che per motivi personali si impegnarono di
votare pel Gondola. Essi credevano, come
abbiamo detto altra volta, di poter avere
a buon mercato una grande vittoria, di
poter cioè con richiamo al loro programma
elettorale dove avevano proclamato di ve-
nir soli alla lotta (ciò che in ogni caso
non era vero, perchè avevano saputo assi-
curarsi i voti di parecchi autonomi, come
Paladino, Serragli, Negrini ecc. prima che
il partito autonomo presentasse un proprio
candidato) di aver essi soli anche il mo-
nopolio politico nella città, ciò che non è,
nè può essere.» '
Morte di un patriota — È
a Gorizia dopo lunga m;dattia, nella gray^
età d' anni 80, 1' ex podestà di quella città
Giuseppe d.r Maurovich
Fu un vero patriota, lavoratore instan-
cabile promotore d' ogni cosa buona.
Ebbe splendidi funerali. La citta intera
o-li porse l'estremo oniaggfio di affetto.
I capi panslavisti non intervennero „i
funerali e stettero muti, impassibili spet-
tatori al funebre corteo.
Ma — ne siamo certi — il Comunedi Go-
rizia non protesterà.
Monumento a Suppè. - Allo scul
tore Richard Fautenhayu è stata affidata
1' esecuzione di un monumento da erigerai
in onore del maestro Suppè, alla fine del
corrente anno, nel cimitero centrale di
Vienna.
AYTertimento. — Preghiamo gentil-
mente quei signori, che hanno da comuni-
care notizie e inserzioni a pagamento al
nostro giornale, di non attendere il pome-
riggio di mercoledì e di sabato. Le ultime
ore vanno dedicate esclusivamente alla
correzione e all'impaginatura e il nuovo
materiale turba 1' economia del lavoro.
Abbiamo per ciò deciso di non accettare
— salvo in casi d'importanza eccezionale
— i manoscritti che ci venissero consegnati
al pomeriggio dei giorni in cui esce il gior-
nale.
Questa preghiera e questo avvertimento
ai signori che ci favoriscono manoscritti.
I^a Società del Casino durante il
corrente carnovale dà i s< guenti tratteni-
menti: addì 5 febbraio conversazione con
ballo {toilette da passeggio) ed addì 17
febbraio il tradizionale baiiu dell'ultimo
lunedì di carnovale.
Diversi soci poi c' interessano di estei -
nare il loro desiderio perchè si dia una
veglia mascherata.
Giriamo tale loro desiderio alla spetta-
bile direzione del Casino.
I*er gl' impiegati. — Dalla Nenc.
freie Presse dell' 11 corrente rileviamo
quanto segue :
II progetto di legge, che rifletto il mi-
glioramento degli stipendi degli impiegati
e che verrà piesentato alla Camera dei
deputati è stato già ultimato.
Il progetto di legge significa un note-
vole miglioramento in confronto alle con-
dizioni attuali e ciò si deve, in modo
speciale, a due moventi, che cioè nelle
classi di rango più basse (XI, X e IX)
verrà aumentato il numero delle gradazioni
di paga e diminuito all'incontro il tempo
di servizio necessario per avanzare nelle
medesime. E precisamente nelle suddette
tre classi invece dei quinquenni vi saranni»
peir XI i bienni, pella X i trienni e pella
IX i quadrienni.
Neil'XI classe di rango vi sono presen-
temente tre gradazioni di paga nell'am-
montare di 600, 700 ed 800 fiorini. Col-
r attuazione del nuovo progetto di legge,
vi saranno gradazioni con 700, 800, 900 e
1000 fiorini di paga. L'avanzamento seguiva
finora dopo 5 nni di servizio, che d' ora
innanzi saranno ridotti a soli due.
Nella X classe di rango sussistono delle
gradazioni di paga nell'ammontare di 900,
950 e 1000, che verranno aumentate a
1100, 1200 e 1300 fiorini, mentre gli anni
di servizio necessari all'avanzamento da
cinque saranno portati a tre.
Nella IX classe di rango si avrà un au-
mento delle paghe da 1100. 1200 e 1300
fiorini a 1400, 1500 e 1600 fiorini ed una
diminuzione degli anni di servizio da cinque
a quattro.
Neil'Vili classe di rango gli stipendi
attuali di fiorini 1400, 1600 e 1800 ver-
ranno portati a fiorini 1800, 2000 e 2200,
mentre il numero degli anni di servizio
all'avanzamento resta invariato.
In egual modo si procederà fino alla V
classe di rango.
Non è presa in •''onsiderazione una mo-
dificazione del soldo di attività.
Nulla puossi dire del progettato aumento
dei salari, poiché corrisponde pienamente
alle attuali esigenze, ai bisogni ed alle
prestazioni anche dei signori impiegati
Ma se dal lato materiale si migliorano
le loro condizioni, perchè non lo si fà an-
che dal lato morale, stabilendo finalmente
una prammatica di servizio, la quak ser-
virebbe a non permettere che il povero
impiegato sia alla mercè d'un capo d' uf-
ficio, il quale se vuole può anche rovinarlo
Ottenuti quindi i miglioramenti economici'
è certo che i signori impiegati faranno
ogni sforzo per migliorare anche le loro
condizioni di servizio e per ottenere quindi
1 desiderati vantaggi morali.
. ~ ^^ carissimo
amico Riccardo Forster pubblica nel Fan-
tulia delta Domenica un notevole articolo
critico S I 1 giovani di R. Doumic.
~ ^^ ^^^'ivono dalla Brazza, in data dell'11 corrente-
^L' ottimo arciprete don Matteo Scarich,
dopo essersi occupato per una lunga serie
d anni nella cura d'anime e da ultimo so-
stenuta la parrocchia di Neresi, in questi
gioini ha ottenuto il ben meritato stato di
riposo, e, come molti sacerdoti dell' isole,
trascurato dai suoi superiori di Lesina,
senza distintivi e senza elogi.
. Don Matteo lascia un vuoto difficilmente
riempibile, sia per la di lui non comune
coltura, sia per l'affezione mai sempre ad-
dimostrata alla nostra bella lingua; vuoto
che ogni giorno più sarà inteso, quanto
più dal successore vorrà essere colmato.
A successore di lui, però, come ammini-
mstratore parrocchiale, per ora, fu nominato
il dottore in sacra teologia don Antonio
Mihcevich giovane sacerdote, che alquanto
tempo addietro era addetto alla curia di
Lesina. Quantuque extra diocesano, lo vol-
lero col ocare nella migliore parrocchia
torse della diocesi intera.
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ritorio ; ed è certo che nei terreni ab-
bandonati ed incolti dì quella provin-
cia (come, ad esempio, nei molti e fer-
tilissimi terreni del distretto di Zara,
in gran parte senza coltura, che po-
trebbero easer ridotti a superbi vigneti)
la produzione vinicola potrebbe ancor
tanto progredire da fare ascendere il
milione di ettolitri di })roduzione a
cinque volte tanto. La vastità dello
spazio coltivato con viti, e le qualità
dei vini prodotti sono differenti, se-
condo le differenti posizioni e la qua-
lità del terreno della provincia. Dalla
parte del nord, presso Zara, e nelle
isole circostanti, si producono vini leg-
geri ed amabili e la campagna è me-
no coltivata ; nei distretti di Spalato
e di Sebenico, e nelle adiacenti isole,
le popolazioni si occupano solamente
ed intensamente della coltivazione vi-
nicola, ed il terreno è di tale natura,
che si producono anche i vini neroni,
ricchi di abboccato, armonici nel loro
complesso ed addattissimi per il ta-
glio ; e questi sono i vini che fonda-
rono la fama del tipo enologico dal-
mate ; vini, che, con tutto diritto, po-
trebbe io chiamarsi la vera essenza del
vino nero.
Nelle parti di Ragusa ed al sud di
essa la viticoltura è di bel nuovo di
minore importanza, cosichè la produ-
zione non soddisfa neppure il bisogno
locale; e cosi pure dicasi delle Boc-
che di Cattare — bf^llissima creazio-
ne della Natura — quantunque, in
quel distretto, progredisca abbastanza
il nuovo impianto di viti e sia da ri-
tenersi che, fra breve, il paese avrà
la produzione sufficiente al suo con-
sumo.
Epperò il distretto di Spalato e le
sue isole hanno oggi la maggiore ira-
portanza pei negozianti forestieri; in
ogni caso questa progrediente città
promette di essere per il territorio vi-
nicolo delia Dalmazia quello che è
Oporto, pel paese vinicolo dell'Alto
Douro. Perciò voglio, anche in questo
schizzo supen'iciale, intrattenermi più
attentamente alla viticoltura dalmata,
che ebbi occasione di conoscere solo
da poco tempo; e non posso far a
meno di accennare in questo incontro
che debbo essere grato in prima li-
nea alle affettuoso e disinteressate pre-
stazioni del signor Lodovico Riboli, e-
sportatore di vini in Spalato, ed uno
dei primi conoscitori dello condizioni
della viticoltura in Dalmazia. E' a
questo signore che sono riconoscente
per avermi forniti i dati esatti, neces-
sari, in generale, a questo mio studio
sulle condizioni vinicole <lalmate.
Già air arrivo, nello spazioso e ben
sicuro porto di Spalato, ove si vedono
colossali battelli a vapore, e nel quale
si lavorano rive e moli di approdo, si
presenta, agli occhi del viaggiatore,
r importanza della città, e, dalla pri-
ma impressione e dall' insolito movi-
mento, si deduco essere quel porto il
più importante peli' esportazione dei
vini dalmati.
La larga riva del bacino del j)orto
— dalla dogana alla diga foranea un
cliilometro circa — è coperta da mi-
gliaia e migliaia di botti da trasporto,
che stanno pronte per essere caricate
sui diversi piroscafi stranieri, — men-
tre da una quantità di barche a vela,
che portano il vino dai luoghi vicini,
si pompa il vino nelle botti da tra-
sporto, per essere imbarcato special-
mente per l'estero.
L' animato commercio di quel porto
e della città è da attribuirsi alla fio-
rente esportazione vinicola. La viva-
cità di quella forte ed intelligente po-
polazione ci offre la prova, che, an-
che li, come ovunque, la viticoltura
si presta quale promotrice dell' agia-
tezza e del progresso.
Subito fuori della città, si trovano
i vigneti, lavorati con cura ed esat-
tezza unica. Le viti sono, come in tut-
ta la Dalmazia, coltivate in forma di
fusto basso, e, secondo una precisa
regola, poste in filari lineari simmetri-
camente esatti. Là dove lo esige il
terreno, si trasporta la terra da altri
punti più elevati, e si levano tutti i
piccoli sassi, coi quali si fabbricano
dei muricciuoli di demarcazione, men-
tre^ lateralmente alle strade, i vigneti
sono circoscritti con muri facettati e
lavorati cosi bene da destare 1' ammi-
razione sulla diligente operosità dei
contadini, che possono a buon diritto
chiamarsi fra i primi d'Europa.
11 terreno è morbido; una magra
ealcirea di diverga compo^^izione, come
è gencialmcnt»^ ti suolo "aleareo della
Driliiifizia. che apjiurii ne alla forma
calcarea dell'Jura. Là dove il suolo
contiene ferro e creta argillosa in co-
pia maggiore, si producono i vini ne-
roni e pesanti e piuttosto duri ; ed,
air opposto, ove i terreni son più ar-
gillosi e bianchicci, il vino è più ric-
co di abboccato. 11 taglio delle viti
viene eseguito con rozzi co telli, simili
a quelli, che si adoperano attualnìen-
te in Grecia. Contro la crittogama,
che da molti anni compare special-
mente nelle isole di Lissa, di Lesina,
della Brazza e di Curzola, s' adopera
con felice risultato lo zolfo di Roma-
gna. Ci consta che la Dalmazia il
appena prova, in piccole proporzioni,
flagello della filossera; — ma, all'op-
posto, la peronospora viticola compar-
ve in questi ultimi sei anni, sebbene
non con intensità cosi forte come com-
parve nell'Istria, nell'Italia superiore
e in Francia, perchè il clima asciutto
della Dalmazia, come pure il sistema,
in generale adottato, di non impiantar
nei vigneti alberi fruttiferi, non per-
mettono, nè sono favorevoli alla diffu-
sione di questa malattia, quantunque
la peronospora si sia "mostrata molto
più intensa neir interno della Dalma-
zia — ove vi son tratti boschivi, ed
ove, in alcune pianure, scorron dei
fiumi — che non nelle asciutte e cal-
de parti delle coste, e sulle isole tut-
te soleggiate.
A motivo della mite temperatura
invernale, in Dalmazia non esiste 1' e-
sempio di viti chc periscan dal fred-
do ; come del pari è assai raro il ca-
so che la grandine devasti il raccolto.
Secondo la più o meno prospera si-
tuazione dei vigneti, delle qualità del
suolo e dei sali che contiene, la Dal-
mazia produce i più neri e forti vini
da taglio, con una forza di quattordici
gradi di alcool naturale. E, a seconda
del terreno, produce i vini rossi co-
muni, fini, delicati nel gusto e bril-
lanti di colore, con un aroma pronun-
ciato di Bordeaux, e molti col sapore
dei vini di Borgogna, tanto da non
poterli distinguerò da questi ultimi^' I
cosidetti vini piccoli, ossia di meno
infenso colore, che si attrovano parti-
colarmente nelle isole, ed in alcune
località dell' interno della Dalmazia,
sono pure pregevolissimi, perchè han-
no un carattere spiccato di frutta d'uva,
e, come vini da pasto, non possono
desiderarsi migliori. Egualmente si pro-
ducono nelle isole, in parecchie loca-
lità, dei buoni vini bianchi, poi quali
converi ebbe avere più cura nel confe-
zionamento, mentre spesso si trovano
vini gialli con colore un po' forte, e
che, lavorati razionalmente, superereb-
bero, pel loro contenuto, tutti i vini
di tal genere che produco una parte
di Europa. La Dalmazia ha anche i
più vantaggiosi punti climatici, ed of-
fre, a richiesta, distinti liquori e vini
da bottiglia. Li producono diversi pos
Bidenti pel loro uso speciale, come
per esempio la Vugava della Brazza,
il Tartaro e il Maraschino di Sebeni-
co, il Moscato Rosa di Almissa, che
possono concorrere coi più fini vini
dell' Europa del Sud. (Anche per l'c-
sportazione si confezionano eccellenti
vini da dessert. La fabbrica Vbihov di
Zara è di prim' ordine per la sua ri-
nonianza.)
Ai vini più oscuri, più forti e con
più pronunciato sapore del vino di
Bordeaux, appartengono quelli di Spa-
lato, coi suoi quattro sobborghi, più
quelli di Kučine, Mravinze, Zernizza,
della pittoresca Clissa, nonché di Sa-
lona, i cui vigneti crescono in mezzo
alle rovine dell' antica città, distrutta
dagli Avari. A questa località si uni-
sce il territorio delle sette Castella :
Castel Suciuraz, con un forte vino ne-
ro da taglio, contenente i quattordici
gradi di alcool ; Castel Abbadessa,
Cambio e Vitturi, con vini fini, rossi
e neri, contenenti da dodici ai tredici
gradi di alcool, più Castel Nuovo,
Vecchio e Stafileo, che danno un vino
buono, fino, nero, dagli undici ai do-
dici'gradi, però un po' meno colorito
di quello delle accennate località. La
posizione geografica di quella stupen-
da riviera, i cui Castelli si specchia-
no neir azzurro mare, desta un' impres-
sione d'incanto indescrivibile. Situata
alle falde del monte Koziak, la cam-
pagna delle Castella è tutta verdeg-
giante e gli olivi, i melagrani, i man-
dorli ed altri alberi fruttiferi vi vege-
tano rigogliosi, e, qua e là, bianche
ville e casali, fabbricati a capriccio,
completano il quadro assai pittoresco
e presentano all' occhio una variazione
incantevole, indescrivibile, che va a
completarsi verso l'Est, nelle argen-
tee acque del seno di Salona.
(La fine al prossimo numero.)
I NOSTRI CARTEGGI
Del nostro giuilizio.
TrilÙ, 2 decembre.
II nostro giudizio distrettuale tiene i suoi uffici in quel vt^cchio palazzo vesco-vile, che di palazzo ha il nome e forse la pretesa, ma certo non ha nè la vastità, nè quel comfort, che di primo acchito potreste supporre.
Abituati a modesti desideri iu una città
di provincia, e precisamente di quella pro-
vincia di Dalmazia, cui è riservata la parte
di Cenerentola fra le consorelle cisleitane,
noi rinunzieremmo di buon grado ad ogni
idea di vastità e di lusso, ove soltanto ci
fosse dato di avere pel nostro giudizio dei
locali salubri e decenti ; ma invece dob-
biamo deplorare, oltre che ristrettezza di
spazio, tale indecenza e tale mancanza di
aria e di luce da superare il più triste
concetto che vi foste mai formato.
Venite un po' in un giorno destinato alle
udienze e sopportate, se ne avete U forza,
il fetore che sentite in un corridoio stretto,
stretto, dove a dozzine le parti devono at-
tendere il loro turno, ano contro l'altro
pigiato, da ricordare le solite sardelle nel
solito barile.
Recatevi nel locale dove si trovano le
pubbliche tavole e badate di non muovervi
e di attendere quieti quieti, le delucida-
zioni che vi offre il cortese impiegato; al-
trimenti qualche grosso volume, che sta a
mala pena negli scaffali, potrebbe farvi
compiendere tutta l'importanza del suo
peso.
Eitrate nella stanza del giudice e da
tre porte e da due finestre vi rallegrerà
un giro d' aria ribelle ad ogni freno ; nella
stanzetta dei dibattimenti penali da quattro
fori, d'inverno, penetra tanta aria da farvi
gelare il cervello.
Nella stanza, o meglio buco, del cancellista
di pieno giorno stentate a distinguere una
persona per 1' oscurità che vi regna.
Poi in tutti i locali muri crollanti,
soffitti cadenti, pavimenti distrutti, finestre
e porte le cui chiusure non chiudono niente,
pitture indecenti, in una parola le cose
ridotte in tale stato di completa rovina da
rendere, più che necessario, indispensabile
un radicale provvedimento.
E sarebbe opera veramente meritoria il
non indugiare ulteriormente, visto lo stato
infelice e deplorevole delle carceri, dove
si presta fatica a comprendere t^ome, date
le moderne esigenze in fatto di igiene nell ì
prigioni, si possan rinchiudere degli sven-
turati, che, entrati in locali così umidi e
così malsani, nove volte su dieci ritornd.no
ammalati alle loro famiglie, buscandosi
delle indisposiiioni, le cui conseguenze sono
incalcolabili.
In appoggio del nostro asserto dobbiamo
citare il fatto seguente: un inglese giunto
tempo fa a Traù volle visitare il nostro
giudizio e rimase scandolezzato dei locali,
osservajido che nella sua patria, modello
in fatto di istituzioni e di civile progresso,
una simile bruttura non sarebbe stata tol-
lerata.
Ci dicono che il locale comune, a cui
serie lagnanze erano state fatte in argo-
ment> ed ai cui buoni uffici certamente
dovrebbe venir data la giusta considera-
zione, avesse facilitato la regolazione di
questa vertenza (importantissima per Traù)
offrendo in affittanza a modiche condizioni
una parte del nuovo edificio comunale, co-
struito secondo tutti i dettami delle mo-
derne regole, ed assumendo V obbligo di
ese'/uire le d visioni interne e di adattare
tutti i locali alle più recenti esigenze per
r uso di un giudizio e delle carceri.
Speriamo che il nostro nuovo presidente
di appello — integerrimo e simpatico ma-
gistrato — che viene da un gran centro
e che deve avere assolutamente la giusta
idea di ciò che si vuole in oggi per gli
uffici di un giudizio distrettuale, nonché
dei riguardi dovuti agli impiegati, alle
parti ed ai poveri carcerati, vorrà prestare
a questa faccenda tutta la sua attenzione,
prendendo quella risoluzione che da un
uomo avveduto e tenero del decoro della
giustizia, del bene dei subalterni e della
sorte dei miseri prigionieri si può ragio-
nevolmente sperare.,
Nutriamo fiducia, che egli, di cui ci* di-
cono tanto bene, corrisponderà alle j^'-ene-
rali aspettative, acquistando un serio titolo
alla nostra riconoscenza.
E si abbia sin d' oggi i nostri ringra-
ziamenti.
In giro pei* I9 Dalmazia.
Dalla provinola, 3 decembre.
Nella prima decade del corrente mese
intrapresi un viaggio per affari di commer-
cio fino a Trieste. Provavo una solita con-
tentezza nel sapere che il piroscafo avrebbe
fatta sosta anche a Traù. Cosi, pensava,
avrò occasione di vedere ed esaminare il
priporodjeni Trogir. Causa il tempo bur-
rascoso e le molte merci che si dovettero
imbarcare nelle precedenti piazze, giun-
gemmo all'imboccatura del porto a notte
tarda e con sensibile ritardo Entrati fe-
licemente nel canale (cosa molto diificile
colla oscurità della notte) mi affrettai dì
salire sul cassero ; e, tutto occhi, cercava
di indovinare la posizione della città, L' 0-
scurità era perfetta. Il comandante fece
rallentare il movimento alla macchina e
per un pezzo il battello si avvicinò lénta-
tamente verso un punto rosso. Un marinaio
mi avvertì essere quello il fanale del ponte
che congiunge Traù coli' isola Bua. D'un
tratto cessò l'azione dell'elica e intesi il
tonfo dell' àncora. Agli affaccendati marinai
chiesi se si fosse arrivati, ed ebbi una ri-
spo.<ita affermativa. Io nulla ravvisavo. Non
un fanale illuminava il luogo di approdo !
Il Comune, pensai, risparmia il petrolio 0
er beneficare l'imprenditore, 0 per far
vivere i suoi concittadini nel buio. Un per-
chè ci deve essere ; la questione però resta
sempre equivoca e molto strana. Qual-
cuno mi assicurava che il Comune pot^^'
benissimo essere nemico della luce.... Ma
qui si trattava di petrolio e di una neces-
sità assoluta per le opt^razioni commerciali.
Basta ! Al chiarore di un fanale a mano,
portato probabilmente dal servente del-
r agenzia, si alzava il ponte, che, accomo-
dato al suo j)osto, ho potuto transitare
senza pericolo, colla scorta valida di un
marinaio. Messo il piede in ten a a tastoni
in quella oscurità e non senza fatica, trovai
un popolano che pregai mi conducesse in
qualche trattoria dove poteva prendere un
po' di cibo. Questi mi fece entrare per un
colossale portone nella città; e diedi un
sospirone alla vista delia morente luce di
un fanale, la quale però bastava solo a
non permettere che mi rompessi 1' osso del
collo. Svoltammo, e, dopo un naio di nuove
giravolte, entrammo in un sottovulto più
oscuro dell'inferno. Tenevo saldo la guida
per la mano, studiando di scansare gli ine-
vitabili urti. D'un tratto, però, mi trovai
completamente investito su di un corpo
prominente che seppi dalla guida essere
la corona di un pozzo. Guadagnammo un
vicolo e passammo per una contrada, la
quale, come le altre, era nello stato più
deplorabile, con selciato impossibile, man-
cante e sopra più allagato da una melma
oleosa che aumentava il pericolo di stra-
mazzare. È questo il preporodjeni Trogir?
domandava a me stesso. Entrammo in una
specie di grotta strettissima affatto oscura
e con infinite pozzanghere. — Ma dove
mi conduci ? chiesi bruscamente alla guida.
— Qua, signore, è la prima locanda della
città! Presi a mala voglia un poco di cibo,
e, colla mia inseparabile guida, feci tosto
ritorno a bordo.
Nella pericolosa traversata delle contra-
de di Tran ebbi la squisita fortuna (di-
ciamolo cosi) di vedere in una lurida can-
tina un uomo con un lumicino tutto intento
a somministrare la p ofenda a due grossi
maiali, i quali, inerti, giacevano sopra una
massa di letame, donde usciva una puzza
incredibile. E ciò, sapete, in una contrada
della città !
— Ma in fine dei conti, mio signore, mi
disse la guida, a pochi è dato di vedere
queste miserie, poiché, se qui arriva qual-
che personaggio, gli uomini del Comune lo
fanno girare esclusivamente attorno la
città.
Dieci giorni dopo feci ritorno collo stesso
piroscafo delLloyd nella città di Traù, ma
questa volta di pieno giorno. Ammirava
con entusiasmo il bellissimo canale, la pit-
toresca posizione della città, il vasto porto
di Saldon ; ma tutto ciò scemava in pregio
di fronte alla doloi-osa impressione ricevuta
giorni prima. Mi sbarcai nuovamente e feci
da solo il giro attorno la città che è in-
cantevole. Tentai d'inoltrarmi in città, solo
per correggere la triste impressione rice-
vuta, ma mi sono ingannato Tornai a ve
dere immondizie, strade in completo ab-
bandono, con ai lati dei canali colmi di
certi liquidi nerissimi e putridi, e da per-
tutto, a pian terreno, stalle ingombre di
letame con ogni sorta di animali, cose in-
somma che ripugnano e che fanno pensare
air abbandono totale nel quale trovasi la
infelice Traù, una volta la bella e la gra-
ziosa città dì Traù. Uscii all' istante fuori
dalla città e giunsi vis-a-vis ad un grazioso
boschetto di pini, ma disgraziatamente an-
che questo flagellato dal solito odore, che
va diffondendosi da un tempietto vespa-
siano, fatto sorgere da qualche infelice
mente, scegliendo un disegno ancora più
infelice e piantando lo stesso in una pitto-
resca posizione che il più barbaro zulù a-
vrebbe gelosamente risparmiata. Uscito dal
boschetto m'incontrai in una colossale fab-
brica nuova a foggia di muracca, sulla fac-
ciata della quale sta scritta scorretta la
parola Mesarnice^ mentre il fabbricato è
uno solo. Corsi in piazza (chè il piroscafo
dava il primo fischio) e visitai in tutta
fretta lo splendido tempio, la regolare
piazza, il palazzo comunale anche bellissimo
e la loggia, che è un vero capo d'arte.
Dunque puzza sopra puzza, ma, secondo il
signor podestà microbista, la puzza è neces-
saria, per iscongiurare le intermittenti. È
questo adunque il Preporodjeni Trogir? Io
lo qualifico Upropastjeni Trogir. P.P.P.
LA CROHTAGA
Scandalo. — In vista alle ele-
zioni comunali, già si vedono per le
vie della nostra ciità, anche di notte,
alcuni di quei parrochi starceviciani,
che, ribelli ad ogni ordine, fomentano
r odio dei contadini contro la città,
seminatori di discordia. Questi reve-
rendi abbandonano le loro parrocchie,
abbandonano per intere giornate i lo-
ro doveri sacerdotali, per venire in
città, a correre, dalla casa del nobile
grancroato degli Abelich alla Citaonizza
croata, per assistere a sedute tumul-
tuose, ove pochi forestieri, invisi a Zara,
hanno la sfacciataggine di cospirare
contro Zara, sempre troppo tollerante
e troppo civile. In alcuni villaggi, ab-
bandonati. dai parroci^ vi sono malati
in istato grave, che possono aver biso-
gno dei conforti spirituali; ma, invece
no, non v'è un cane che li assista,
mentre i signori parrochi fanno qui
gli agitatori politici, in modo scanda-
loso.
Che non ci sia una legge, una di-
sposizione, che vieti tanta impudenza ?
Noi protestiamo altamente contro
questo scandalo, chiedendo seri ed im-
mediati provvedimenti perchè venga
impedito. È strano che mentre i più
alti funzionari dello stato hanno biso-
gno di un permesso per assentarsi
anche un giorno dal loro uffiicio, que-
sti signori preti possano prender.si
quanti permessi mai vogliono, infi-
schiandosene di leggi e di superiori. Al-
meno — ripetiamo — la loro assenza
fosse rivolta al bene, ad un' opera di
misericordia ; ma no : è invece rivolta
ad un' opera odiosa e di esaltazione
settaria.
Il significato del lOO gruppi —
Il Oiovane Pensiero di Pola constata an-
ch'egli con gioia il grande [»rogresso ed il
grande cammino, che, in soli 5 anni, dal
1891 in qua, ha fatto la Lega Nazionale e
che dal Pro Patria non era stato rag-
giunto. Ed il significato assai letificante di
questo rafforzamento ed ingrossamento del
numero dei gruppi, 1' ottimo confratello i-
striano così conchiusionalmente commenta
ed illustra :
«Il raggiungimento di 100 gruppi è un
buon SHgìio e un ottimo augurio. Vuol dire
che ci sono 100 paesi ove esistono uomini
che vogliono salva la lingua e la cultura
nazionale da ogni soverchiamento stranie-
ro. E che commovente alleanza di città,
borghi e ville, presenta questo elenco dei
100 gruppi della Lega iVaž'toMfiZe, dalla la-
boriosa Trieste alla piccola borgata tren-
tina, al villaggio friulano, al castello e alla
città marinara dell' Istria e alla aristocra-
tica ci ttà dei nobili ragusei ! Saranno 25.000
italiani, il fiore delle nostre terre: vecchi,
giovani, fanciulle e giovanetti. Dietro ad
essi il popolo, che partecipa con l' anima
all'azione, a questa campagna di dif(^sa
fatta sotto l'usbergo 'elle leggi e del di-
ritto naturale.»
Circolo accademico italiano In
Vienna. — Nell'assemblea generale or-
dinaria tenuta ai 28 novembre furono e-
letti a formare la nuova direzione i se-
guenti soci :
Presidente : Celestino Armani, studente
di filosofia. — Vice-presidente : Faustino
Nicolich, studente di medicina. — Biret-
tori: Iginio Zucali studente di filosofia, se-
gretario. — Mario Rossi, studente tecnico,
cassiere sociale. — Silvio Anesi, studente
di filosofia, cassiere di mutuo soccorso. —
Pietro Giurco, studente di filosofia, bibliote-
cario. — Emilio Cuizza, studente tecnico,
provveditore dei giornali. — Sostituti: Mario
Zeni, studente di medicina Antonio Leva,
studente di filosofia, Matteo Manzin, stu-
dente di filosofìa, Andrea Manzolini, stu-
dente di medicina, Giovanni Cattarinich,
studente tecnico. — Revisori: Antonio Ro-
bert, studente di medicina, Mario Turek,
studente tecnico. — Giuria d'onore: Um-
berto Garlatti, studente di medicina, Er-
nesto Fortuna, studente di medicina, Vi-
scardo Torboli, studente di medicina. —
Sostituto: Oreste Wolff, studente di me-
dicina.
Il nostro saluto ai giovani egregi!
In comunella. — I giornali croati
pubblicano la seguente dichiarazione :
«Dietro invito del signor d r Laginia, i
seguenti deputati sloveni e croati del par-
lamento austriaco : Bianchini, Borcich, l)a-
par, d.r Feriancich, d.r Gregorich, Kobiar,
Kusar, d.r Laginia, Nabergoi, Perich, Pfeif-.
fer, Povsè, Robich. Sr'ncicli, d.r Sustersi^'h
e Visnikar - si riunirono a comune seduta
per trattare il desiderio manifestato da
più parti di veder riuniti i deputati slove-
ni e croati del nuovo Consiglio dell'impero
in un club riunito allo scopo di ooperare
per l'ottenimento di risultati fortunati. Già
in questa prima discussione gli stessi giun-
sero a constatare, che, ad onta di tutte le
divergenze di principio, non soltanto è pos-
sibile, ma — in vista alle esperienze ac-
quisite — per il prosperamento della na-
zione è addirittura necessario che tutti ii
deputati croati 0 sloveni del futuro Con-
siglio dell'impero formino fra loro un grup-
po parlamentare allo scopo di poter pro-
cedere con risoluta solidarietà nelle que-
stioni nazionali ed economiche ; e constata-
rono inoltre che lo sviluppo di questa idea
devasi lasciare alle diverse direzioni dei
partiti politici nelle singole provinole. In-
fine tutti i rappresentanti di questi partiti
dichiararono che le loro direzioni di par-
tito sono disposte ad entrare a questo sco-
po nelle necessarie trattazioni,
<I deputati d.r Bulat, conte Coronini,
d.r Claich, cav. Supuk e Bosniach hanno
promesso la loro approvazione a questa
lega.
«Vienna, 26 decembre 1896.
«d.r Laginja, d.r Feriancich, Borcich,
Perich, d.r Sustersich.»
Ora staremo a vedere se la nuova lega
avrà vitalità e quanta. In generale, le pre-
visioni che si fanno per essa non sono
certamente rosee.
Ringraziamento. — Riceviamo e pub^
buchiamo- di buon grado :
«A tutti quei P. T. signori, che gentil-
mente vollero porgermi le loro felicitazioni
in occasione del compimento del mio qua-
rantesimo anno di servizio, rendo sentite
grazie, assicurandoli della mia viva rico-
noscenza. Zara, 4 dicembre 1896.^—Beden.>
Fidanzamento. — Mercoledì seguì il
fidanzamento della gentile e avvenente si-
gnorina Nella Ivanics, nipote carissima al
nostro podestà, coir egregio capitano della
marina da guerra Angelo barone de Rossi-
Sabbatini, figlio all' illustre e compianto
presidente dell' appello dalmato. Congratu-
lazioni vivissime.
lia nuoTa legge sulla valuta. —
Fra i referenti dei ministeri di finaìiza
austriaco ed ungherese ebbero luogo negli
ultimi- giorni parecchie conferenze, nelle
quali venne concretato il testo della nuova
legge sulla valuta. Il progetto si fonde
sugli accordi presi nell'estate di questa
Gli incerti del giornalismo. — Ci
scrivono da Ragusa, in data dell' 8 cor-rente:
«Due fra i più abietti figuri del par-
tito croato proditoriamente aggredirono ieri
sera il redattore del Dubrovnik.- Al fatto
si attribuiscono diverse cause d'indole pret-
tamente partigiana; ma non sarebbe da
meravigliarsi se una sedicente apologia,
comparsa nel n.o 44 della Crvena Hrvat-
ska, abbia potuto produrre una cotanto sel-
vaggia esaltazione in quei due filibustieri
dell' infima plebe. Che un'aggressione fosse
stata preventivamente organizzata contro
il redattore Fabris, ci convince una molto
singolare circostanza, di cui pure egli si è
servito per f analoga denunzia in via po-
litica, dappoiché in sede penale non pareva
si potesse ottenere effetto sollecito, nella
considerazione che già da bea cinque mesi
contro uno dei due aggressori pende una
denunzia-per pubblica violenza contro un
orgauo di polizia, senza che ancora sia
stato fissato il relativo dibattimento.
Dal complesso di molti fatti, che vanno
clandestinamente svolgendosi, e di cui a suo
tempo ci occuperemo più diffusamente, deve
arguirsi che hanno fatto di nuovo capo-
lino le sovvenzioni di quel pio istituto che
sinora trovasi sottratto a qualsiasi sorve-
glianza governativà e giuntalizia, dappoiché
certi messeri non sono poi tanto splendidi
da provvedere dalle proprie borse ai loro
politici interessi e ad altre partigiane agita-
zioni.»
Società filarmonica. — All' ultimo
trattenimento della Filarmonica, datosi do-
menica, il solito pubblico sceltissimo e nu-
meroso. I signori allievi e dilettanti —
egregiamente istruiti dal m.o Ravasio —
iniziarono il concerto, cantando in coro una
difficile Barcarola del Guercia, riscuotendo
calorosi applausi per la fusione perfetta
delle voci e la artistica coloritura. Con
eguale abilità e con eguale successo ese-
guirono poi un coro del Macbeth e quello
del sccond' atto della Bohème di Leouca-
vallo, una graditissima novità.
Il signor Pini, tenore, non potè prender
parte al concerto per indisposizione, sicché
la signora Cronia-Berettini cantò, sola, il
delizioso racconto di Mimi nella Bohème
di Puccini. E lo cantò da vera, da elet-
tissima artista, di nulla scapitando nel
confronto, inevitabile. Cantò con una grazia
squisita, miniando con grande sicurezza
ogni frase, dandole risalto con la bellis-
sima voce, piena di fascini. Alla distinta
cantante il pubblico fece una magnifica
ovazione, esigendo il bis.
Il classico duetto della Traviata ebbe
pure nella signora Cronia-Berettini un'in-
terprete degna di figurar con successo in
uno dei teatri primari. Accento appassio-
nato, voce limpida ed estesa e ben mo-
dulata. Emerse a di lei fianco, e assai bene,
l'egregio d.r Bugatto, baritono che fra-
seggia con eleganza e canta con artistica
abilità, giovandosi di una voce bella e ar-
moniosa. Entrambi furono assai applauditi
dal pubblico.
La signorina M. Lovrich, rivelando grande
abilità tecnica, e ottenendo meritati ap-
plausi, esegui al piano due concerti di Mò-
szkowski irti di difficoltà tecniche. ;
Ma il clou della lieta serata è stato il
concerto di mandolini, che entusiasmò 1' u-
ditorio. I mandolinisti.diretti con grande
perizia e con grande amore per l'arte dal
giovine signor G. Woditzka — erano, lui
compreso, precisamente dieci.. Erano i si-
gnori : fratelli Bock, Ballarin, Bauch, Cro-
ma, Namer, Papài-ella, Pino, Testa ; e tutti
di una diligenza e di un' abilità d< gne del
massimo encomio. Mirevole, infatti, la fu-
sione dei dolcissimi suoni e la loro deli-
catezza negli adagio e la loro potenza nei
crescendo, sicché, a volte, pareva di udire
un'orchestra forte e completa. I mandòli-
nistì suonarono deliziosamente delle Remi-
niscenze della Carmen — pezzo di squisita
fattura che il pubblico volle bissato — e
una poetica serenata del Francia. Insomma
lasciarono la più gradita impressione e il
desiderio di essere riuditi in ogni accade-
mia della nostra Filarmonica.
Ispettore scolastico provinciale.
— Ad ispettore scolastico provinciale, pel-
le scuole popolari, venne nominato il si-
gnor Antonio S.tròll, direttore dell' istituto
magistrale maschile.
Echi della visita vescovile. — Ci
scrivono da Ragusa, in data del 7 corrente :
«Tra 1' organo locale dei serbi e quello
dei croati ferve acre polemica circa la
nota visita fatta dal vescovo Marcellich
alla società, operaia croata. I famosi cano-
nici gravassi Pista e Liepopilli, ispiratori,
secondo il Dubrovnik, della visita, sorsero
nella Crvena in difesa del vescovo e della
religione cattolica, che essi dicono peri-
colare per la continua agitazione del par-
tito serbo, il quale ora tenterebbe di sce-
mare V influenza del vescovo col farlo
apparire un agitatore croato. Noi riteniamo
la difesa dei due canonici più di danno
che di vantaggio tanto al vescovo che alla
religione. Due cosi spinti e fanatici po-
liticanti non possono certo aver una parola
capace di effetto persuasivo sugli avversari.
Le loro apprensioni poi circa i pericoli che
corre la religione, sono ora del tutto in-
tempestive. Dovevano ben prevedere, come
saggiamente. osservava il Dalmata nell'ar-
ticolo intitolato Della lingua, inserito nel
n.o 82 del 13 ottobre anno corrente, che
col cercare di soffocare le tradizioni latine
ed italiane nella provincia si portava anche
un colpo mortale alla religione cattolica,
le cui pratiche e dottrine sono da noi in-
timamente connesse colle suddette tradi-
zioni, per modo che lo scostarsi da queste
deve necessariamente condurre al grecismo.»
Ija pesca. — Scrivono da Comisa, in
data del 6 corrente:
«Questa del novilunio di ottobre, straor-
dinariamente concessa dal Governo marit-
timo di Trieste, si dimostrò oltremodo ric-
Ciò prova una volta di più che certe
^eggi antiquate di pesca non fanno più
per i giorni.nostri e che una buona volta*
dovrebbero essere poste negli archivi. Sap-,
piamo che la fabbrica francese in questi
ultimi venti giorni di pesca confezionò quasi
un milione di sardelle ed oltre mezzo mil'one
di scombri, dando giorqalmente lavoro ad
oltre un centinaio di persone. Veniamo poi
informati che il Governo marittimo, visto
il brillante esito di questa ; pesca, per gli
anni avvenire permetterà che la pesca
delle sardelle a Comisa sia prolungata fino
al mése di novembre.,,
Un altro giornale. — È minacciato,
umoristicamente, un nuovo giornale da op-
porre al Bravi Dalmatinac. S'intitolerà con
menzogna, o con pleonasmo, Dalmatinski
Hrvat. Menzogna perchè i Dalmati non
sono mai stati croati; e cinquant'anni or
sono, in Dalmazia, nessuno poteva neppur
sognare le odierne delizie croate : pleonasmo,
perchè, data l'inconcessa ipotesi che una
parte di Dalmati sia croata, non c'è il bi-
sogno di rilevarlo. Sarebbe lo stesso che
dire il: Toscano Italiano. Ma la Dalmazia,
nelle sue tradizioni storiche e nella indole
etnografica dei suoi abitatori, nulla ha di
comune con la Croazia.
Del resto è ben caratteristico questo
spagotto della grande ed onnipotente ca-
morra croata (che dispone di molti gior-
nali e tutti scritti pel popolo) di fronte ad
un piccolo giornalino, che accentua un sen-
timento assai elementare e patriottico, il
sentimento dalmatico, e propugna la con-
cordia fra italiani e slavi.
Le bande nere della Crvena e della Ka-
tolicìca e del Narodni List non vogliono
però saperne di concordia. L'odio è il loro
programma ed il loro vangelo! Del resto
si servano. Il nuovo libelletto non ci fa
nè caldo, nè freddo.
Infamie. — La Dalmazia Cattolica —
giornale sé dicenté religioso ! ! ! — finge
di cestinare un carteggio, pur di denigrare
alcuni professori delle scuole medie, nostri
ottimi consenzienti, e gabellarli per atei e
mangiatori di preti.
Falso, falso, falso ! Parecchi professori
delle scuole medie sono nostri consenzienti
politici, ma hanno una vita sociale spec-
chiatissima per rettitudine, e, in politica,
sono moderatissimi. Essi non collaborano
al Dalmata, o vi collaborano solo in argo-
mento di storia patria, e nou si mettono a
capo, come fanno certi professori di Spa-
lato, per esempio, di rumorose agitazioni
settarie, vestiti in maschera di Sokolaši.
Non gridano zivio a Stareevich o alla
Velika Hrvatska, come alcuni professori di
Spalato. E non insultano intere cittadi-
nanze eome fanno, ad esempio, certi pro-
fessori di nostra dilettazione, che per di
più sono preti. È una vergogna, una vera
vergogna, l'attacco a persone chete e tran-
quille, che non, disturbano alcuno ; è una
vergogna, una turpe vergogna, 1' allusione
bassa e delatricè contro cittadini egregi e
rispettabili, che per la loro vita illibata,
tutta famiglia e lavoro, lucrano la generale
estimazione. Ed è un giornale religioso
che si serve di consimili mezzi? Pfui!
La perdita del piroscafo «Xaiade.»
— Come i lettori ricorderanno, il piroscafo
llòydiano Naiade. in rotta da Cattaro per
Trieste, s'investiva all' alba del 28 otto-
bre, all'imboccatura del canale di San Ni-
colò presso San Pietro della Brazza. In
causa d«lle molteplici vie d'acqua apertesi
nella chiglia, i magazzini e il riparto mac-
chine del Naiade furono invasi dall' acqua.
Ma grazie ai provvedimenti attuati con
sollecitudine dal capitanò, tanto la posta
quanto i passeggeri non ebbero a subire
alcun inconveniente. In aiuto del piroscafo
investito, accorreva prima >' Iris e quindi
10 Steplianie del Lloyd, e in quest' ultimo
venne fatto il trasbordo dei passeggeri,
della posta e di parte del carico, che fu-
rono portati a Trieste. Sull' Ira e su di-
verse maone rimorchiate dal Pluto, venne
poi fatto il trasbordo di tutto il rimanente
del carico. Ma malgrado che il piroscafo
fosse alleggerito di tutto il peso inutile, e
malgrado gli sforzi fatti dal rimorchiatore
Pluto, dal piroscafo Danubio e dagli altri
piroscafi inviati colà, non fu possibile ri-
mettere il Naiade a galla. L' incaglio, che
a tutta prima sembrava di poca impor-
tanza, apparisce invece grave cosi che si
è determinato l'abbandono del piroscafo.
Verrà salvato quanto si potrà: macchine,
attrezzi, mobili, ferramenta, legname, ecce-
tera. Insomma il Naiade fu.
Eccedenze. — Arresto. - Lunedi a
sera, verso le 8 e mezzo, in un'osteria in
Via San Demetrio, alcuni giovinastri fore-
stieri, venuti qui per fare il militare, com-
mettevano eccessi, bestemmiando orribil-
mente contro Zara e contro la sua^ citta-
dinanza, ed emettendo, miste a canti, delle
grida provocatrici. L'ispettore delle guar-
die di P. S. Grazia Mircovich intimò loro
di starsene cheti. Ma quelli persistettero ;
sicché si vide obbligato a far sgomberare
11 locale. Usciti fuori gli eccedenti, certo
Natale Radich di Sebenico scagliò offese
e villanie contro 1' ispettore delle guardie ;
sicché venne arrestato.
Ferimento. — Neil' Arena, dall' alto, è
un mare di teste. Ragazzi, serve, giovanotti,
soldati stanno a bocca aperta davanti allo
spettacolo ineffabile delle cosidettó gondole
in altalena. I ragazzi sono i più fervidi
navigatori. Di tratto in tratto qualche ser-
vetta rompe le file, e, arditamente, si dà
alla navigazione. Un organo muggisce dei
walzer che sembrano imprecazioni. Delle
lampade fumose illuminano fantasticamente
la scena, con chiaroscuri degni d'un qua-
dro fiammingo. Vocia dall'alto del palco-
scenic > il padrone, il sovrano, il commo-
doro di tutte le gondole. E le gondole sal-
gono rapide e sprofondano, giù, con lucci-
cori d'ottone brunito, in mezzo alle inte-
riezioni e allo sghinazzar della folla.
— l'àdrioì indriof gridava l'altra sera
Antonio Rancich, adetto al servizio del
carosello, ad un gruppo di giovanotti con-
templante le gondole. — Indrio, indriof,.
:fàuséètiM- gli1 obiettò fra gli
altri certo Enrico Zamola e parcossa
non ti- mandi via quei che sta dalV altra
parte?. ,f
— Panihè, parche... E, dopo un concitato
diverbio, vennero alle mani. E il Rancidi,
ferì alla spalla destra, con un colpo di
temperino, il Zamola. La ferita nott è grave ;
ma il feritore — un giovinetto sedicenne
— venne Subito arrestato dalle guardie
della polizia comunale e deferito all' auto-
rità giudiziaria.
Pili' e Pali*. — Chi, giorni sono, fosse
andato a passeggiar lungo la strada mae-
stra, avrebbe incontrati due individui- so-
spetti, rassomiglianti come due goccie
d' acqua ai famosi Piff e Paff di una nota
operetta. E, infatti, appena venuti in città,
i due mariuoli si misero ad esercitare la
nobile industria del furto. Alla maestra si-
gnorina Evelina Pomaisel, mentre faceva i~
struzione, rubarono un havelok appeso nel-
l'atrio della scuola. Denunziato il furto alla
polizia comunale, questa mise subito le mani
addosso ai due furfanti,, .che erano giusto
in procinto di vendere il soprabito. Venne-
ro arrestati e deferiti alla autorità giudi-
ziaria. Sono certi Francesco Kokol e Adolfo
Fiala.
Disegni perduti. Il proto-muratore
Giuseppe Battara ha smarrito per via * i
disegni e i fabbisogni dei lavori da lui e-
seguiti in casa Begna pel Convitto Tom-
maseo. Chi per caso avesse trovate tali
carte, voglia gentilmente ritornargliele.
Per finire. — L' arme Cede alla toga.
Oggi il consigliere X, perfettamente
monturato, entra nell' aula e dice all' u-
sciere : :
— La me toga la daga.
E domani dirà :
— La me. daga la toga.
La Pozione antisettica del dott. G. Ban-
diera è il miglior rimedio, finora conosciu-
to, per la cura della tisi polmonale. Dessa
riesce utilissima anche nei catarri bron-
chiti, acuti e cronici, nella bronco-alveo-
lite, nella bronchite fetida e malattie affini.
Attenti alle falsificazioni od imitazioni. Non
si accettino bottiglie di Pozione antisettica
se non sono munite di marca di fabbrica.
Ogni Jlacon costa 1. 4. Deposito generale
in Palermo, presso la Farmacia Nazionale,
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Corsi d'istruzione in lingua tedesca. —
Scolari ed adulti, che sono intenzionati di
imparare la lingua tedesca, verso modico
onorario, sono pregati di ritirare informa-
zioni ulteriori e di farsi eventualmente
iscrivere, fino al 28 corrente, presso la
ditta libraria del signor E- cavaliere de
Schònfeld.
Nel caso che il numero fosse sufficiente
verranno aperti degli appositi corsi, con
riguardo al tempo libero dei partecipanti.
L'iscrizione degli scolari seguirà da
parte dei genitori ,g. raccomandatari.
La Lega Nazionale in Dalmazia
Per T apertura del ginnasio croato ci per-,
vennero i seguenti importi a favore del
gruppo locai»- : :
Raccolte al solito tavolo del
Grand Hotel cor. 20;—
Somma cor. 20:—
Liste precedenti cor. 18b'4:36
Somma cor. 1884:36
• •.'."" ••'• * " .... . • •• • : * *
Pervennero al gruppo di Spalato :
Per onorare la memoria della defunta
sig.a Giuseppina Willenik, dal sig. Riccardo
Savo cor. 4. • •
Le oblazioni vàrie
All'asilo infantile. — Per onorare
la memoria del defunto sig. Marco Petra-
novich, sig. Carlo Mari eh cor. I,
Per onorare la memoria dèi defunto sig.
Attilio Costan, sig. Pietro Marincovich
cor. 2.
Per onorare la memoria della defunta
sig.a Giuseppina Willenik, sig. Donato Fi-
lippi cor. 10.
Per onorare la memoria del defunto sig.
Giuseppe Abermann, sig. Giuseppe Aber-
mann cor 10. -
La direzione esterna i più vivi ringrazia-
menti ai generosi oblatori.
LE RECENTISSIME
Al consiglio dell' impero.
L'ultima seduta trascorse alquanto tran-
quilla. L'ostruzionismo si accontentò di
una sola votazione per appello nominale,
per poter rendere possibile il passaggio
alla discussione, sulla proposta del depu-
tato d.r Funke di porre il gabinetto in i-
stato d'accusa per la promulgazione delle
ordinanze sulle lingue. Il d.r Funke parlò
sei ore. Considerò le conseguenze delle
ordinanze sulle lingue e descrisse, con la
scorta di uua : serie di esempi, l'odio nu-
trito dai czechi contro i tedeschi. Fra al-
tro citò un articolo di un giornale czeco,
nel quale raccomandasi di adottare il ba-
stone contro le cimici tedesche di Praga. Il
d.r Funke disse alla fine del suo discorso
che % assolutismo in Austr a è impossibile.
La. sospensione. costituzione segne-
rebbe la rovina e lo sfascelo dell' Austria.
La visita di Goluchowski.
U esercito italiano, giornale che rap-
presenta l'opinione prevalente nelle alte
sfere militari, a proposito della' visita di
Goluchowski, scrive che 1' alleanza dei due
Stati, una volta fieri avversari, è al gior-
no d'oggi una necessità che si impone
agli uomini politici dei due paesi,' egual-
mente desiderosi di pace e di tranquillò,
sviluppo ; è una grande guarentigia per la
pace generale dell' Europa, che può fare
affidatamento sopra questo accordo in ogni
pericolosa eveutualità. L'alleanza dell' Italia
coli' Austria-Ungheria è adunque entrata
nell' orbita degli interessi positivi e perma-
nenti di fronte ai quali anche le eventualità
più favorevoli di iqna politica romantica (in-
tenda chi può) non potrebbero esercitare
nell' Italia alcuna attrattiva. «È per questo
che la visita del conte Goluchowski al Re
d'Italia, sarà dovunque salutata, come noi
la salutiamo,/quale un fatto altamente
favorevole alla conservazione della pace
edagli ottimi rapporti fra l'Italia e 1'Aus-
tria-Ungheria nell' avvenire.
Ecco come la pensa il partito militerò
italiano.
Una Tittoria socialista.
Nella elezione suppletoria d'un deputato
al parlamento pei comuni foresi del di-
stretto di Krems, sopra 6968 voti validi,
il candidato Leopoldo Daschl ne riportò
4068 e Augusto Dotz 2881. S'ebbero 19
voti dispersi. Risulta quindi eletto Leopoldo
Daschl candidato socialista democratico.
Camera francese.
La Camera approvò senza discussione il
disegno di legge per la divisione in due
del VI corpo d' esercito, come pure la con-
venzione sul servizio postale marittimo con
1' Algeria e la Tunisia. La Camera passò
quindi alla discussione del bilancio. Non
essendo presente alcuno degli oratori an-
nunciati per la discussione generale, la
Camera deliberò di passare alla seconda
lettura. Alla discussione del bilancio del
ministero dell'interno si constatò che era
assente anche il ministro dell' interno, Bar-
tliou, e la seduta fu quindi interrotta.
Il ricorso dì Crispi.
Francesco Crispi ha riportato completa
vittoria alla corte d'appello di Bologna«
Questa ne accolse il ricorso e annullò l'or-
dinanza del giudice istruttore di Bologna
dichiarando l'incompetenza di quella ma-
gistratura nel caso Crispi.
La corte di cassazione respinse l'ag-
giornamento del dibattimento, proposto dal
procuratore generale Pascale. Il senatore
Pessina assunse' la difesa e combattè l'ac-
cusa. La corte di cassazione motivò nel
senso che, stando al presente materiale
degli atti, le autorità giudiziarie ordinarie
sono incompetenti e per ciò decise di an-
nullare la sentenza di Bologna.
Hfartini all' Eritrea.
Un giornale di Napoli fa il nome di
Ferdinando Martini come governatore ci-
vile dell' Eritrea.
Il monumento a Billroth.
Sotto le arcate dell' università di Vienna
è stato scoperto l'altro giorno il monu-
mento a Billroth, eseguito dallo scultore
Zumbusch. Il prof. Gussenbauer, scolaro
di Billroth, di cui ha assunta la cattedra,
ha tenuto il discorso d'inaugurazione. Alla
cerimonia assistettero moltissime persona-
lità. Il palazzo dell'Jim^ Mater era però
troppo piccolo per accogliere tutti coloro
che ricordano e benedicono ri Billroth.
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