^tlllfiO li. m. s
dì Economia rurale, intento a promuovere in via istruttiva popolare il progresso
deli'a.2;ricoltura ed altri oggetti economici di patrio interesse.
Questo fc^lio viene redatto e publicalo sotto gli ausiiicì della Società usi'oiiot.iica centrale di Zara.
Sunto della IV e V. tornala della Società A-gronomica Centrale di Zara seguite nei piorni giugno e 13 luglio a. c. — Economia rurale. E-noloqia. — Economia Agraria. Svile caidelle che vogÙonsi aver nel tentare novità in Agricoìivra. Igenie pubblica. Limmondezza^ dei cortili nel-le case coloniche.
Sunto della IV. e V. Tornata della Società ^grcEcmica Centrale di Zara seguite nei giorni 22gingno e i3 luglio a. c.
IV. Tornata 22 Giugno. I. Preso a notizia l'ultimo processo verbale, Te-secuzione dei conclusi in quello e gli atti corsi dopo rultima seduta, s'incarica-rono cinque membri della traduzione di «n Progetto di legge di polizia campe-stre rimesso dalP Eccelso Ministero alla Società per T eventuali osservazioni e modificazioni in consonanza air esigenza dei bisogni locali.
IL Fu disposto de^ capitali residui spettanti alla Società. III. Udita la relazione da parte del Presidente sig. co: de Borelli deputato della Società alla Commissione convo-cata a proporre la futura condizione do-ganale della Dalmazia, essa ha stabi-lito che venga pubblicata la seguente attestazione di ringraziamento: La Socie!à Agronomica Centrale cfi Zara^ udito il rapporto del suo Pre-sidente conte Borelli sulV esito finale delle discussioni pelV ag(jregazione o no della Dalmazia al nesso doganale deW Impero e sulla ultima progettata tariffa daziaria^ dichiara al sùllodato Presidente la pienissima sua soddis-fazione pel modo con cui dallo stesso venne trattato tale argomento, E con-siderando che le validissime ragioni dal medesimo esposte e pubblicate abbina non poco infinito su quella favoremle conclusione; ne rende al prelodalo sig. co: Borelli le piti distinte grazie ^ ed in-^ tende che tale cenno sia fatto pubblico
Fìoriferis tU apes in saltibus omnia libant,
Omnia nos itidem depascimur aurea dieta,
Aurea, perpetua semper dignissima vita.
Lucret. de rer. Natu. lib. 3.
Questo piccolo lavoro, che sul prin-cìpio era da me destinato a servir solo a mio particolare profitto, essendo pas-sato sotto i riflessi di un rispettabile mio ìntimo, egli lo giudicò abbastanza inte-ressante, onde persuadermi a produrlo ora al pubblico mercè il nostro giornale agronomo. Io non pretendo di presentar cose , che non sieno state dette prima da alcun altro; ma ben mi lusingo, che queste riflessioni saranno per molti nuo-ve , e per alcuni altresì sorprendenti, lo spero pertanto che questo mio tenue lavoro non si abbia da collocare fra la moltitudine di opuscoli inutili, che sor-ti'fiQ tutto giorno, e che sebbene abbia-no per lo più una durata proporzionale alia loro importanza, non mancano però di arrestare il progresso delle scienze; o perchè la loro lettura rubi a molti il tempo, che potevano altrove vantaggio-sanieiìto impiegare, o perchè persua-dendo a qualcuno di avere a lui svelati in poche pagine gli arcani sublimissimi della sapienza, lo rendono insensato di-sprezzatore di ogni utile filosofica o teo-logica investigazione. Sino a che le due grandi scienze della natura j e del cal-colo sono state per alcuni secoli tra-scurate ; questi secoli meritarono il nome di barbari, e V umano intelletto andò miseramente vagando tra le tenebre del-r ignoranza , e dell'errore. Una molti-tudine di fisiche osservazioni porta alla conoscenza di principi certi e .sicuri, die servono in seguito di base a nostri ra-gionamenti: e la scienza della misura e del numero è la scienza della ragione come pubblicamente nella gran Univer-sità di Parigi altre volte insegnava il dottor serafico san Bonaventura (cfe lia-lùunnio). Un retto discorso su' principi esalti è la strada di arrivare alla veri-
tà. L'esatta osservazione somministrerà -degli esatti principi : non vi ha razioci-nio senza paragone e misura. Per la qual cosa non solo que' uomini grandis-simi sì deggiono reputare, i quali colle loro indagini di novelle scoperte quelle due scienze arrichiscono : ma di quelli eziandio non si devono disprezzare le fatiche, i quali rendono più generale la conoscenza delle altrui invenzioni, o rac-cogliendo insieme quelle , che sono qua e là sparse, o procurando di rendere per qualche modo più comunemente in-tese le opere più interessanti di tal ge-nere. La difficoltà di un lavoro esige ammirazione, ma basta la sua utilità a renderlo laudabile. Io pertanto non farò che accennare alcuni pochi dettagli e qualche risultato generale sul proposito della singolare malattia delle pecore co-munemente chiamata pazzia, lasciando il campo aperto a fare delle particolari su di ciò, e regolari indagini ai tantis-simi naturalisti, dei quali anco la no-stra Dalmazia presentemente ne tiene un buon numero; anzi li invito, a vo-lersi cordialmente prestare nelle loro Zootoniie , per quindi rendersi maggior-mente utili alla patria, che molto cal-cola sul prodotto della pastorizia delle pecore particolarmente. ^Se non che settemane fanno tro-vandomi a G ori zza in qualche ritaglio di tempo , che sopravanzava alle mie oc-cupazioni, mi riscontrai in un pastore afflittissimo nel vedere impazzite numero otto delle sue pecorele: lo vidi occipa-tissifno nel feri rie alle orecchie per farle sortire del sangue: lo vidi pure abruc-ciare dei fascicoli della pianta erbacea chiamata volgarmente steca de citrino, ed anco magriSj ed in illirico «iititff tenerie a forza col naso al fummo e gì» sortiva acqua limpidissima; indi vedey» scaldare delle crepe di laveggio di terra ed applicargli così calde al cranio. Ve-duta questa funzione io lo interrogai sul proposito, ed egli franco mi risp#s®i ehe quanto al sangue, lo faceva p®^
fra, che nei prospetti statistico-cominer-
ciaìi della Dalmazia figura ricavata dal-
le frutta secche, e tra queste i fichi oc-
cupano il primo posto, ci offra suffi-
ciente^ ragione a farlo.
E certo che le provincie site al
nord di noi in massima parte difettano
di questo prodotto.
La facilità e la prestezza con cui in poco
di tempo da un'estremo alPaltro delFlmpe-
ro si potrà correre, coi sistemi di co-
municazione delle strade ferrate e dei
vapori, e la mòdicità 4ei prezzi cui è
dato a sperare dalT affluenza degli og-
getti da spostarsi^ la nuova sistemazione
doganale delPImpero, che, si ha tutta
ragione di credere, comprenderà in un
solo corpo tutte le varie provincie della
Corona; tutte queste cose potrebbero
j>er avventura dare ad un oggetto per noi
di poco prezzo, ma che in Boemia, Mo-
ravia, iStjria, Galizia, Austria ed altri
punti costituisce un oggetto di lasso alle
signorili mense, un valore forse neppur
preisentito, quando ei vi fosse traspor-
tato ancora fresco; e forse il provver-
bio : non vale un fico, vi do un fico,
andrebbe in poco di tempo ad essese
un^ anacronismo.
Torniamo a ripeterlo, non ci az-
zardiamo sollevar tant' alto le nostre spe-
ranze: come non possiamo impedire che
non ci accarezzi V idea di veder meglio
impiegato a benefizio de' poveri rustici
questo prodotto, di vederlo molto più
esteso.
I fichi, per poter essere bene a-
sciuttati pella conserva, devono essere
colti quando sieno giunti ad uno stato
di perfetta maturità, cioè quando la lo-
ro corteccia sia screpolata in molti luo-
ghi, 0, come dice scherzando uno scrit-
tore toscano, quando sembrino essersi
abbaruffati coi galli II pedunculo, ap-
passito, deve cessar dal suo uffizio di
portar ulteriori succhi al frutto, e lo
deve lasciar cader penzoloni. In tale
condizione li sì coglie a tempo ben a-
sciutto, senza che vi sia sopra neppur
rugiada. Sopra stuoie si stendono quotl-
diaiiamente al sole fino a che abbian mu-
tato affatto il colore del guscio di verde,
ciregli era, in quello di cannella. La
sera, prima del tramonto, s'importano
in casa per preservarli dalla rugiada,
e li si tiene in casa in quei giorni in
cui minacciassero piogge ed altro cat-
tivo tempo.
Cosi preparali i fichi si mettono in
recipienti alP uopo ammaniti disponendoli
in strati orizzontali. Alcuni ad ogni stra-
to di fichi stendono sopra uno di foglie
di lauro.
Il tutto, ben compresso, si custodi- '
sce dairumidità, e quando poscia sia
giunto il momento di valfr'.rseiie , senza
alcuna precauzione si apre il recipiente,
e se ne estrae quanto si vuole.
Alcuni asciuttano i fichi arrosten-
doli in forno. Il metodo è meno perico-
loso in quanto al guasto del frutto e più
spicciativo. Non c' è stato possibile isti-
tuire un confronto esatto fra gli utili
ed i disavvantaggi de" due sistemi per
decidere quale meriti la prelaziune : se
alcuno lo avesse fatto e ce ne favoris-'
se i risultnti, gliene sapremmo grado.
Il pane dì fichi è un camangiare
molto appetitoso, quando sia ben fatto.
In Italia, in spezie nella media, pelle fe-
ste natalizie, in uno al torrone (mandor-
lato), forma la tavola bianca di tutti-
Anche ai nostri contadini ess' è cono-
sciuto; però non Io fanno come in Ita-
lia, nè è così buona come quello. L»
s'impasta con fichi sminuzzati, mandor-
le, pistacchi, uva appassita e rosolici
dopo impastato, lo si mette in forno tan-
to da fargli prendere un pò di consisten-
za alla superficie esteriore, quindi lo si
salva in luogo, ove possa essere immu-
ne dagli attacchi deirumidità, e visitata
da aria asciutta e fresca. (Red.)
le stesse ai eoinwierclaiiti delle tre sole
città, parecchie altre comuni invocarono
ed ottennero dal ministero il diritto di
farsi rappresentare dalla commissione:
che quindi vi ottennero voto legittimo
ed esenziale i distretti di Sebenico, Sign,
Curzola, Brazza con l^essina e Lissa
e Macarsca : che il distretto di Knin il
più popolato della provincia non rappre-
sentatovi , con apposita istanza diretta
al ministero ed alla commissione, chiese
espressamente runione doganale, e che
10 stesso fece il distretto d'Almissa:
che in conseguenza può stabilirsi fuor
d' ogni dubbio essersi la grande mag-
gioranza delia Dalmazia spiegata in fa-
vore deli' unione.
Ora tornando agb' articoli, diremo
in prima, che il co: Pozza trattò V ar-
gomento con più che sufficiente profon-
dità, e che coir alzarsi di troppo, oltre
air esporsi alla sventura di Icaro si corre
rischio di perdere di vista l'oggetto di
cui si tratta.
Circa alla passività dell' ammini-
strazione dalmata diremo che il cribrarla
ttìcca al Governo, il quale in ognitem-
po ne valutò l'importanza non dalle ri-
strette circostanze locali, ma dalla re-
lazione che ha la Dalmazia con tutto
l'Impero: che le maggiori, le gigante-
sche spese che fa il Governo in Dal-
mazia si riferiscono alle opere militari :
che queste non hanno certamente per
oggetto la sola Dalmazia 5 che se dai
suoi budjet si sottraessero il mezzo mil-
lione già speso pel bastione e i 200,m
fiorini per la grande caserma di Zara,
11 mezzo milione speso per le fortifica-
zioni di liissa, i 100,000 per quelle dei
Grippe, e i centinaia di migliaia di fio-
rini impiegati in quelle di Ragusa e del
circolo di Cattaro , le passività della
amministrazione dalmata si scemerebbero
d'assai.
Finalmente, convenendo colP arti-
colo sulla necessità di sviluppare le ri-
sorse locali, osserveremo che a ciò ot-
tenere la prima coudizione si è quella
di accrescere il valore del prodotti che
sì estraggono, e diminuire il prezzo' di
quelli di cui si abbisogna 5 che le princi-
pali esportazioni dalmate, sono l'olio ed
il vino, che ora e per ora si consumano
quasi esclusivamente nell'Impero, e che
r unione doganale togliendone il dazio ne
aumenta, non fosse altro che del suo
importo, il valore ; che l'Impero ci for-
nisce quasi esclusivamente (tranne i co-
loniali) degli oggetti di cui abbisognia-
mo , e che coir unione doganale il prez-'
zo ne viene scemato almeno dèi dazio
che vi si piga oggidì, e che vi si pa-
gherebbe anche con qualunque tariffa
specialej che pel grano e bestiame ven-
nero già chieste pel caso di unione le
facilità già accordate* alle altre Provin-
cie che trovansi nelle identiche nostre
circostanze economiche: che l'intelligente
ed attivo negoziante sig. Klucfey intro-
dusse nella Narenta l'industria della ma-
rinata , e che questa coli' unione introdur
potendosi franca nell'Impero cui è de-
stinata, va ad aumentare di prezzo 5 che
aumentando così il valore dei prodotti,
e scemate le spese, sperar puossi che
aumentandosi i capitali si potranno viep-
più perfezionare i prodotti stessi, è così
favorire sempre più le nazionali risorse,
scopo d'ogni buon Governo come dice
r articolista medesimo.
A ciò si potrebbe aggiugnere, de-
siderar noi datanti anni l'esecuzione del
decreto sovrano che permette in Dalma-
zia la piantagione del tabacco, risorsa
per noi essenzralissima, ma ciò ci trar-
rebbe ad altri ragionamenti, e ad esten-
sioni improprie ad un'articolo di gior-
nale.
Detto ciò unicamente per non la-
sciare passare inosservati i rimarchi del
giornale triestino, noi non attedierefli#
ulteriormente i lettori, e lo inviteremo»
sviluppare i difetti di che senza alcuna
prova, anzi senza poi farne parola tac-
ciò la memoria del co: Pozza il qu^l®
saprà meglio di noi giustificai^ r operar
sua. ,
itmio III. Zara 18 Oenitavo 185S MT. 3
L'UROIOilO RACCOGLITORE
" di Economia rurale, intento a promuovere in via istruttiva popolare il progress»
dell'agricoltura ed altri oggetti economici di patrio interesse.
- '^- Questo foglio viene redatto e publicato sotto gli auspici della Società agronouica centrale di Zara
.Prezzo d'Associazione; Per Zara, un anno F. 4; per fuori F. 5:16; sei mesi metà dell'importo.
soai^ìUiRio.
- Economia rurale. Della coltivazione dei man-
dorli — Agricoltura. Istruzione usuila coltivazione
della barbabietola. — Fitologia. Precetti sulla tra-
piantagione — Sul taglio della radice.
Economia rurale.
Della coltivazione dei mandorli.
Gii svariati usi ai quali serve il frullo
del mandorlo, lusingano che le ricerche
di queslo articolo in commercio non sieno
per facilmente decrescere. In alcuni punii
della nostra Provincia la coltivazione n'è
curala ed estesa ; ma i son pochi : nel
resto tanto scarsa cho appena la si può
dir esistere. Anzi Trieste, che fa un'an-
nuo rilevante imporlo del frutto di que-
sta pianta, ne dona una frazione al no-
stro consumo. E vero che, a fronte dello
smercio con Taltre Provincie, quello della
Dalmazia è ben poca cosa 5 ma anche
questa lieve quantità ci leva annualmente
un bel numero di fiorini dalla saccoccia
con stremo aumentante del nostro com-
mercio, a cui rapisce il capitale circolan-
te, sangue alla vita di ogni industria in-
dispensabile. Ma noi siamo alla condizione
da non poter consumare, prima di quello
abbiamo visitato il porto franco e la piaz-
za di Trieste, i nostri prodotti i più co-
muni: donde poscia ci ritornano cangiali
del'tutto, generi perfettissimi, di prove-
ricenza ricercatissima. E chi non Io cre-
desse badi alle marche dei sansali di Trie-
ste sul colli impresse ed all'etichette di
quegli speculatori, edammatolisca.Dio buo-
no! quando giungerà per noi il tempo
che finiamo risponder agli stranieri qne-
slo vergognoso tributo sui generi di no-
stra produzione, 0 che colla massima fa-
cilità potrebbero esserlo? Quando ci sarà
dato a poter dispensare la nostra tenera
provveditrice di queste cure eccessiva-
mente minute? Forse il medico d'ogni
Sessione straordinaria del giorno
6 aprile,
I. Preso in discusione 1' argomento del
censo fondiario, particolarmente in rap-
porto agli errori corsi nell'esecuzione
dei relativi lavori, e ritenuto che in-
tanto il censimento debba ritenersi in
vigore a norma del prescritto.fu deciso
di supplicare :
а) Che in quanto all'estimo sieno riam-
messi i reclami delle deputazioni co-
munali formate dai maggiori censiti e-
tetti dalle rispettive Comuni censuarie;
б) Che sia prolungato di altri sei mesi
pei circolo di Zara il tempo utile ai
reclami individuali;
c) Che sieno incaricate Commissioni ad
'< assumere nei rispettivi Comuni censua-
ri i reclami invividuali, assistile queste
Commissioni da due ée'maggiori cen-
siti eletti dal Comune;
d) Che in vista al ritardo di 6 mesi o-
ramai avveratosi nell' intimazione dei
libretti di debito censuario, e potendo
questo rilardo ancora prolungarsi, sia
supplicato onde l'imposta arretrata non
sia riscossa "in una sol volta . ma in
ratazioni mensili nel giro di un'anno.
0. Presa ispizione di un campione d'ac-
quavite eslratta dai fichi freschi dal So-
cio Signor Berciò, fu stabilito come
nella seduta precedente sul concluso
111, facendo a nome della Società un
atto di ringraziamento al distinto Chi-
mico che l'offerse.
della marina Mercantile austr o-dalmata*
In un' articolo dell' Austria , riportato
nel N. 3 dell' Adriatico, giornale che re-
centemente ha principiato pubblicarsi a
Venezia, ed importantissimo per la gravità
de'suoi argomenti, ebbimo a veder asse-
rito, che la Dalmazia manca del tutto di
bastimenti a lungo corso.
Pel mondo commerciale, nel
- 114 -
la nostra marina mercantile è ben cono-
sciuta sia per la valentia ed onoratezza
specchiata e proverbiale dei suoi capitani,
come pella bravura delle sue ciurme, tor-
nerebbe affatto inutile il correggere questa
erronea indicazione.Ma lo faremo, onde non
ci venga gittata incontro, da chi nei fogli
impara a conoscere le provincie ed i po-
poli con tutte le cose loro relative, la
taccia d'infingardi, avendo un'elemento
cosi lucroso a nostra disposizione. Se non
che nè in Provincia, nè nella stessa Trie-
ste, ove a bella posta ci rivolgemmo a
persona amica, ci fu dato attingere il
numero preciso dei bastimenti dalmati a
lungo corso, e molto meno la loro por-
tata. Tutto quello che potemmo ottenere
sta nei seguenti dati, dai quali apparisce
che il Circolo di Cattaro ha N. 31 di
detti bastimenti completamente armali da
capitalisti nostri nazionali, mentre pel N.
di 8 altri hanno concorso in ragione di
2[3 3[4 lj2 1[3 dell'azioni. Il Circolo di
Raglisi esso pure ne ha il N. di 22 ap-
partenenti ad armatori del tutto dalmati,
e N. 5 di armali in società con esteri
Del resto, ciò che ci consola e lu-
singa di una ottima influenza tanto sullo4
stato economico quanto sulla condizione
morale del nostro paese, la nostra mari-
neria da qualche tempo è in sentito ac-
crescimento: lo che proverebbe che non
tutti i doni offertici dalla provvidenza éo-
no da noi negligentati. E se la procede
di questo passo ; se alle nostre relazioni
commerciali verrà concessa un'estesa mag-
giore 5 non dubbitiamo che non l'attenda
un'epoca gloriosa, come quella di cui ora
abbiamo i soli monumenti istorici. È vero
che la navigazione dei vapori sarà un*
fortissimo ostacolo in ciò; ma chi sa che
un giorno non finiscano le nostre tenden-
ze separatiste, disgregatrici ; che non su-
bentri loro un principio armonico di u-
nione delle jforze 'singole nelP interesse
comune, elemento essenziale alla buona
riuscita ia ogni maniera di impresa: chi
sa che anche in Dalmazia non si for-
mi col tempo una società colla mira di
Può esser vero il ragionamento di Ischiffeli relativamente ai vantaggi di la-sciare prendere nell'autunno un poco di riposo air erbe vivaci per guarentire nella primavera i grani annuali che comincia-no a germogliare: ma questi vantaggi sono locali, e non si mandano ovunque le mandre a mangiare la terza erba, neppure si può fare il guaime, e quindi nel mese di ottobre, nei paesi ove T in-verno comincia per tempo, si cessa di mandare nei prati a pascolare.
Bene esaminata la quistione ridu-cesi quindi al seguente punto: cioè, se il proprietario di una mandra di bestie bovine e di eccellenti prati irrigatoci avendo diritto a pascoli comunali cattivi, abbia maggiore interesse a non manda-re la sua mandra a questi pascoli co-munali, che a nutrirla tutto Tanno nella stalla, neirestate di erba raccolta ne' suoi prati, e nelP inverno di fieno di questi stessi prati. Tale posizione è ap-punto quella di Ischiffeli, e di molti al-tri proprietari Svizzeri. La premessa quistione presentata negli accennati ter-mini, è sciolta a favore dell'opinione di Ischifl'eli. Comunque prezioso fosse pel-le sue vacche T andare per diversi mesi a respirare un'aria pura e libera, co-munque fosse la perfezione che ne ac-quista il latte, giacche è migliore quan-do le vacche stanno all'aria; comunque dispendioso sia il trasporto delPeibe fre-sche nella stagione estiva, egli è però certo il pericolo dell'epizoozia e d'altre malattie; il deterioramento della razza della sua mandra, il danno che può soffrire le sue belle e buone praterie, più prodottive quando si segano, che quando sono cimate dalle vacche, e rabbondanza dell'ingrasso che si pro-caccia tenendole nella stalla T anno in-tero, motivi sono tutti abbastanza pos-senti per distruggere gli altri. La mas-sima cura d'Ischiffeli è che ogni due giorni nell'estate, siano le sue stalle ariose, spaziose, comode, sane, pulite, e ben guarnite di fresca paglia da met-
tere sotto le bestie, che due volte al giorno dopo aver mangiato si facciano abbeverare finalmente egli nulla rispar-mia perchè soffrano meno che sia pos-sibile un lungo soggiorno nella stalla.
L'agricoltura, come il commercio ha i suoi calcoli; egli è verosimile che Ischiffeli ha da sè stesso fatto i suoi calcoli, e non ha adottato tale pratica se non perchè gli è sembrata più van-taggiosa. I proprietari delle vacche del distretto e della città di Parigi le man-tengono nel modo indicato. Essi hanno, 0 prendono in affitto, dei prati artifi-ciali, de'quali in diversi mesi dell'anno ne tagliano qualche parte, riservando il dippiù per farlo seccare e formare il nutrimento invernengo. Essi comprano delle vacche che appena abbiano figliato, il prezzo del latte e dei vitelli aventi valo-re, sono sufficienti oggetti di profitto, che di molto eccede alle spese.Continua Silvicoltura.
li Xarice
Un lagno generale vien mosso con-tinuamente dagli agronomi, dai forestali e dagli economisti intorno al progressi-vo diboscamento che va operandosi, spe-cialmente in questo secolo, nei versanti meridionali delle regioni alpine. E ciò tanto per la deplorabile distruzione dei boschi cedui grandemente necessarj per l'estrazione del legname da edifizj e da fuoco, quauto per gravi danni, che ne derivano ai mont', alle valli ed alle eulte pianure per frane, valanghe e inghiaja-nienti, che ne oonseguìvano in tempi di alte nevi e di improvvisi acquazzoni e-
Nessun paese ha forse tanti motivi a lamentar la distruzione de' suoi boschi, quanti la Dalmazia. E' cosa che strappa il cuore veder im-mensi tratti di terreno, che potrebbero esser utilizzati mercè l'educazione de'boschi da dive-nir una sorgente perenne e fecondissima di prosperità, offrir il lamentevole quadro d'un de-serto , con appena quà e là un cespuglio che non passa i due o tre piedi. A memoria di uo-mini viventi questi terreni erano coperti tutti di boscaglie