lando di Sua Maestk 1' Imperatore France-
sco Giuseppe, non si perita di scrivere
queste parole"
Nel sangue ingiovani, nel sangue invecchia,
nel sangue speriamo che affoghi e
sia sangue suo.
La filippica cardueciana cosi continua:
„Ora non bisogna marcire di piu.
„Ora biBogna: riforme sociali, per la giu-
stizia; riforme econotniche, per la forza:
armi, armi, per la sicurezza.
,,E armi, non per difendere, ma per of-
fendere.
„L'Italia non deve difendere clie offen-
dendo. Altrimenti sark invasa.
„La gioventu italiana ci pensi. E si stanchi
di far sempre accađemie e schermaglie di
parole noiose, sferravecchiando dietro i so-
tišti.
„Confortiamo la memoria di Guglielmo
Oberdank, che si h sacrificato per colpa
nostra e per noi.
„E leviamo fra dieci anni, su 1' ultima
cresta delle Alpi nostre un monumento a
Carlo Mario e a Giuseppe Garibaldi, col
inotto:
vStranieri a dietrc.
La stessa Lega riporta la seguente co-
municazione degli studenti universitarii di
Koma:
„Ieri mattina giunse la notizia che il nostro
fratello era stato assassinato. In fretta ci
adunammo ali' Universitk: fremevamo di do-
lore.
„E 11, silenziosi, pallidi dalla commozione,
in piedi, con poche parole approvammo
quest'ordine del giorno:
„Gli studenti dell'Universitk romana, al-
l'orribile annunzio dell'assassim'o di Guglielmo
Oberdank, salutano in lui il martire del di-
ritto italiano su Trieste e onorando la me-
moria dell'amato compagno riaffermano la
loro fede nel completamento dell'unitk na-
zionale."
„Fu prima letta la parola uccisione: si
volle assassinio. Non fu conseguenza di
legge, emanazione di diritto. Un uomo negi>
a un altro la vita.
„Chiedemmo al Rettore che chiudesse
1' Universitk e inalzasse la bandiera a mez-
z'asta. Rispose di dover convocare il con-
siglio accađemico, e che per Ta SRTrte" TJT
altri studenti non si era tatto nulla. Quale
insulto sulla tomba del nostro fratello!
„Ma lo vendicheremo! Vorremo che il
lutto si faccia, che venga commemorata de-
gnamente la sua morte, che una lapide sotto
i portici dell' Universitk lo ricordi agli ignavi.
,,Le apoteosi agli eroi di ieri, debbono
cangiare in indifferenza per gli eroi d'oggi?
Ai vigliacchi le leggi dell'imperatore d'Au-
stria!"
II Capitan Fracassa riceve i seguenti di-
spacci:
Torino, 21 ore 11. 50. — Questa sera c' &
stato un tentativo di dimostrazione per l'e-
secuzione di Oberdank.
Sopraggiunse la truppa, che fece le inti-
mazioni a squilli di tromba. La folla si
sciolse per riunirsi in via Carlo Alberto, e
di lk si incammin& al Consolato austriaco.
II Consolato era circondato di truppe. Nuove
grida, squilli, confusione. Parecchi arresti.
Napoli, 22, ore 1 pom. — Dopo le di-
mostrazioni avvenute fra gli studenti ieri e
oggi nell'interno dell'universitk, questa sera
la dimostrazione si h ripetuta in piazza
Dante, al grido di Viva Trieste! Gloria a
Oberdank !
Gli agenti di questura e i carabinieri ten-
tarono di sciogliere la folla, ma, non essendo
loro riuscito, intervenne un plotone di sedi-
cesimo fanteria. Furono fatte le intimazioni
a squilli di tromba.
Si arrestarono dodici persone. Gli arrestati
trovansi ora nell'ufficio di questura della
sezione Avvocata. Gli arrestati sono tutti
studenti, compreso To to Nicosia.
Stendesi verbale per grida sediziose e re-
sistenza alla forza pubblica.
Oggi fu sequestrato il giornale Pro Patria,
per un violento articolo di Matteo Renato
Imbriani.
I giornali milanesi annunziano che gli
studenti del Politecnico di Milano hanno di-
retto alla madre del giustiziato il seguente
telegram ma:
„Alla madre di Oberdank
„Giovani — studenti — italiani — ten-
tamrno risparmiare la vita del generoso
fratello.
„Non fummo ascoltati.
„Ebbene oggi a Voi ne riunisce l'immenso
profondo dolore: doraani forse nella memoria
del povero Martire, ritempreremo gli animi
alla santa rivendicazione della Patria di
Oberdank, della Patria italiana!"
Gli altri giornali liberali sono tutti una-
nimi nel glorificare il giustiziato.
II Secolo facendo il panegirico del giovane
triestino scrive fra le altre sue Ioli,questa:
„Impaziente di maggiori indugi, quando
seppe che V imperatore d' Anstria dovena re-
carsi a Trieste, prepard le bombe e pensb
di ojfnrsi vittima đel suo ideale, in
olocausto alla causa della sua cittk-
„Fu arrestato e condannato."
Noi non facciamo che registrere i fatti: i
commenti al lettore!
CS^J^i^^Ct^
La Dalmazia all'esposizione agricola
auBtro ungarica dellanno 1882
in Trieste.
lmpressioni e note del prof. B. Mitrović.
(v. br. 84, 86, 88, 90, 93, 95).
In questa crisi fatale, sofferta dalla gene-
ralitk dei produttori, efficaci riuscirono gli
allevamenti di quei pochi (e neppur questi
tutti), che 1' A. ricorda nel suo opuscolo, ai
quali pero noi, per parte nostra ne potremmo
aggiungere altrettanti, che seppero giovarsi
dei progressi fatti in quest' arte, per la loro
coltura individuale, non meno che pei rap-
porti che mantennero vivi collo stato di ol-
tre mare, e pei frequenti viaggi intrapresi
colk a scopi scientifico industriali.
E' a questo punto che siamo oggi coll'in-
dustria serica in Dalmazia, nfe a mutarne le
condizioni varrk la gratuita distribuzione
della semente, ove non si pensi alla propa-
gazione del gelso e ad una istruzione po-
polare sull' allevamento razionale, cose tutte
e due affatto trascurate appunto negli ultimi
due deeenni notati dali' A.
Ed ecco quanto a questo proposito diče
quel famoso allevatore di bachi che il prof.
Mitrović mette meritatamente primo fra i
Fr. Lama, uomo attaccato vivamente ai no-
stri interessi, in un' appendice pubblicata nel
Dalmata in novembre di quest'anno: „II
governo intese a promuovere (la bachicol-
tura) ovunque pev la elargizione di somme
vistose, senza essere secondato abbattanza,
venendo queste il piu delle volte impiegate
per iscopi agronomici di secondario interesse,
anzicchč per quello che per tutta la provin-
cia potrebbe costituire uno dei piu impor-
tanti prodotti", e piu avanti: „In Dalmazia
la produzione dei bozzoli e piccolissima; le
piantagioni di gelsi trascurate; la bachicol-
tura in generale stentata per la maticama
di piante e la scarsita di locali opportuni.
Essa vi h trattata rozzamente per la man-
canza di pratiche istituzioni, ed in pieno sco-
ramento, atteso il deprezzamento dei bozzoli,
che non trovano un prezzo rimuneratore
ecc". E proponendo le pratiche necessarie a
migliorare le condizioni della bachicoltura
in Dalmazia, che chiama paese „primitivo
e stazionario in fatto d' industria" e per il
quale ritiene incufficienti i „pochi alunni che
si spediscono a studiare bachicoltura a Go-
rizia, e le varie cosidette stazioni di nomeu
(creazione esclusiva dei due ultimi deeenni)
di cui parleremo piu estesamente a suo tempo,
continua: „le misure imperfette ed insuffi-
cienti adottate sinora, nello circostanze in
cui trovasi la provincia, non poterono sor-
tire effetto veruno; e da ci6 1'erronea sup-
posizione, insinuata nelle sfere ufficiose su-
periori, della inutilith di sovvenire la bachi-
coltura in Dalmazia".
Ma e la semente distribuita gratuitamente
in questi ultimi anni, era essa immune da
malattia? —• La risposta non pu6 essere
per certo la piu favorevole; e quand'anehe
il meno felice esito si volesse attribuire al
cattivo trattamento della stessa, s' incorre
nell' altro difetto rilevato per la mancanza
di conoscenze razionali che guidino questo
allevamento.
Segue a questo prodotto industriale il
Chrysanthema, eho contribui in brevissimo
tempo a sollevare le condizioni economiclie
dell' isola di Lešina, dove si prese a colti-
varlo in vaste proporzioni per molto tempo.
II governo tent6 di promuoverne la coltiva-
zione colla distribuzione gratuita di semente.
Noi ci asterremo da ogni apprezzazione sulla
bontk di questa, come delle altre sementi
distribuite dal governo provinciale, essen
done stato espresso il giudizio da un corri-
spondente dalla provincia in uno dei numeri
di luglio dello seorso anno del Narodni List,
ove a questo proposito diče : Iddio ci scampi
e liberi dalla scienza, dali' ingerenza e dalla
semenza della nostra Luogotenenza.
Quanto alla produzione dei fichi lo stesso
A. riconosce essere oggigiorno meno estesa;
quella delle mandorle limitatissima, cio che
basta a provare che i soliti fattori abbiano
anzichenb invertita la loro azione anehe ri-
guardo a questi prodotti del nostro fecondo
suolo.
II sommaco e pianta che vive in istato
selvatico nei nostri bosohi e viene raccolta
dai nostri poveri abitatori di oltremonte. La
raccolta si fa piu abbondante in anni di
fame ed il prezzo al quale viene ceduta ai
nostri speculatori h vilissimo.
Che diremo dei tessuti ? Questo ramo della
mondiale industria noi lo vediamo rappre-
sentato alla mostra di Trieste da uno stra-
niero, il sig. Carlo Perroux. La e proprio
questa una prammatica che noi dobbiamo a
torza di riversare le nostre misere risorse
nelle ampie saccoccie dello straniero, ap-
prendere qualche cosa ? Vergogna! In un
paese ove il Iino prospera bene, ove gli e-
sperimenti fatti sulla coltura del cotone in
alcune localita specialmente, corrisposero as-
sai bene, ove abbiamo la ginestra di cui
ricche si mostrano le nostre sassose costiere,
ove alligna 1' aloe, e colle eccellenti lane
prodotte dai nostri ovini, coi mezzi di cui
dispongono singoli possidenti, con quelli di
cui dispone il governo provinciale a scopi
agricolo-industriali e specialmente dacchč alla
luogotenenza fu stanziato un referente, ehia-
mato a tutelare e incoraggiare le imprese
nazionali e a promuovere 1' agricoltura e le
attinenti industrie, vergogna diciamo che un
Perroux sorga a rappresentarci.
(Sliedi).
Dopisi.
Rim, 17 prosinca.
(Okružnica st.ožernika Jakobinia. Svaštice.)
U „K. D". već je bilo javljeno, kako se
je vlada talijanska uzprkos zakonu „delle
garentigie" htjela pačati u unutrnje posle
papinske palače, Vatikana, i suditi u nekom
poslu izmed privatne osobe i sv. Stolice,
biva postaviti talijanske sudove nad Papinom
osobom. Uslied tog postupanja talijanske
vlade, državni tajnik sv. Stolice, stožernik
Jakobini, posla dne 11 proš. rujna papinskim
nuncijima okružnicu, da posvjeduje proti
pačanju talijanske vlade u nutrnje posle
Vatikana. ProSlih dana pako berlinska Ger-
mania doniela je obširniji izvadak iz te
okružnice, kog vam evo u prevodu:
„Odluka gradjanskoga talijanskoga sudi-
šta dokažuje, da je nedostatan zakon „delle
guarentigie", ko što je sv. Otac uvjek tvrdio.
Ovaj je zakon dvoznačan i protuslovan, bud
on de facto nieče Papi osobnu nepovredlji-
vost, koju tvrdi da mu podaje. Pitanje po-
dignuto u poslu Martinuccia nema jedino
juridički značaj; ono je, prije svega, politi-
čko i medju narodno. Ono u tom sastoji:
dali Papa, suzeren, i njegovi ministri odviše
od rimskih vlasti. Položaj Papin nemoš srav-
nati sa položajem obezvlašćenih knezova.
Papa je suzeren ne samo de jure ali i de
facto, jer sbilja obavlja svoju vrhovnu vlast.
Vlasti pripoznaju tu vrhovnu vlast opuno-
vlašćujuć ministre kod sv. Stolice. Ali bezu-
vjetna nepovredljivost stolice sućno je svoj-
stvo vrhovne vlasti (suzerenstva). Ako Papa
nema ove nepovriedivosti, on se nalazi u
nižem položaju no poslanici opunovlašćeni kod
njega,, jer ovi neodvise ni od mjestnih su-
dišta ni od gradjanskih vlasti. Ova Papina
povlastica od potrebo je da se protegne i na
njegove ministre, jer ovi neimaju vlasti no
od njega i ne rade no jedino u njegovo ime.
Svako tudje pačanje dotaklo bi se dakle
istoga Pape; uništilo bi njegovu neodvi-
snost. Ovaj je zaključak tako formalan, da
je odvjetnik tužitelja podpuno shvatio va-
žnost istoga, i sudci su bili primorani da se
oslone na bezumnu i sablaznjivu tezu, da
Papa podpada pod sudbenu oblast kraljskih
Sudišta. Sravnjivanje sa kraljskom Kućom
ftalijanskom), kojoj može suditi sudište, u
koliko se tiče dvorskog osoblja, bezumno je,
jer su u ovom slučaju sudci imenovani od
kralja a ne od inostranskoga vladaoca. Po
isti je način bezumno predbacivanje da bi
pravda bila zapletena kad bi Vatikanske
posle mogla suditi osobna Sudišta. Svi
su ovi čini potvrdjeni od povjestnice poslje-
dnih dvanaest godina. Od g. 1870 Vatikan-
ska vlast bila je poštovana od osvajača, i
Papa je sliedio vršiti sva prava, koja je
posjedovao prije 20 rujna (g. 1870); on je
ostao de jure Vladalac Rima i svih papin
skih država, i, de jure kd i de facto, vr-
hovni gospodar u području Vatikana, koji
kroz ovo dvanaest godina nije bio nikad
taknut, ne rad talijanske vlade, već rad
oboružane opreke, rad prosvjeda zakonitoga
vladara, rad veto-a ciele Europe, a zanaj-
više rad prietnje da će Papa odputovati, što
kad bi se izvelo, dovelo bi u pogibelj ob-
stanak mlade talijanske države. Ali medju-
narodno pravo nepripoznaje ni malo vršenje
oblasti „na nezapremljenom teritoriju".
„Zelena knjiga" razdieljena dne 19 pro-
sinca 1870 dokazuje koliko je tronuća pro-
uzrokavalo sjedinjenje Rima. Kakav li bi
utisak bio kušao katolički sviet, da se je
Papa prognan i lišen svega izselio u Fran-
cuzku ili Njemačku ? I baš radi toga mini-
star je izvanjskih posala najavio odluku
poprimljenu od Pape, da će ostati u Rimu,
ko povoljan dogodjaj, i, da to većma uvjeri
katolike i knezove, obeća ozbiljno obranu
neodvisnosti, sjegurnosti i dostojanstva Pa-
pina i izjavi, po plebiscitu, u noti od 16 li-
stopada 1870, da papinske palače imale bi
povlasticu: biti izvan vladalačkoga talijan-
skoga područja. Takova obetanja nisu se
držala. Dosta je spomenuti zakon „delle
guarentigie", koji pod oblikom vrhovne vlasti
krio je tlačenje i poniženje Pape. Papa je
postojano bio obružen kroz ovo posljednjih
dvanaest godina, prosočivalo ga se je puku
ko neprijatelja domovine. Ko se nespominje
divljačkih prizora, koji se tada sbiše za
prenašanja ostanaka Pia IX, prizori, čiji su
počinitelji u nekom diplomatičkom spisu
bili označeni: „plemeniti domorodci"? Ali
se dosad barem nije bio podigao bezumni
zahtjev: vršiti u Kraljevo ime stvarnu vlast
u području i nad stanovnicima Vatikana.
Odsuda nedavno izrečena, uvrjeda je ne
samo Papinim ministrima, već i posvećenoj
osobi sv. Otca, bud se izrazuje nakana po
stupati s Papom ko s podanikom talijan-
skoga Kralja, podložnim vlasti redovitih
sudišta. Ova odsuda čini Papin položaj u
njegovom pribivalištu još mučnijim, jer pa-
čanje pripravlja prepona dobroj upravi. Ovo
prekršen je nepovrjedivosti apostolske palače
moralna je provala kroz Vatikanske zidove
i prouzročuje, da Papin položaj postane
nesnosljiviji no ikda prije. Uslied česa, sto-
žernik državni tajnik, u ime Pape, priob-
ćuje ovu novu uvrjedu; prosvjeduje proti
povriedjenju njegove nepovredivosti i nje-
liovih vladalačkih prava i čini talijansku
vladu odgovornom za sve posljedice njezi-
nih čina".
Giersovo putovanje još uvjek daje pred-
meta novinstvu da puni svoje stupove. Iz-
med viesti, donešenih od ovdješnega katoli-
čkoga novinstva i koje ćete naći u Osser-
vatore liomauo (neke smo i donieli u po-
sljednim brojevima Ured.), dobro je zabilje-
žiti što kaže i Gazzetta Piemontese, koja
kažu da je u obće dobro obavještena od
svoga rimskoga dopisnika. Gosp. Giers, pišu
tomu listu, razgovarao se na dugo i srdačno
sa sv. Otcem. Sv. Otac htio je da mu mi-
nistar dade izvješće o unutrnjim odnošajima
Ruske ko i o stanju carske kuće. Ponovno je
za tim preporučivao da vlada svrši jednom
dogovore, koje od toliko godina vodi sa Ku-
rijom. Ministar odgovori, da će se naosob
brinuti o tom. Papa vruće je preporučio
Poljsku i opazi, da ako Poljaci miruju,
to je rad poslušnosti prama sv. Stolici
Po razgovoru Giers je predao sv. Otcu vla-
storučno careve pismo. Kad je govora o
Giersu napomenuti ću i ovu. Katoličke rim-
ske novine, pa i mnoge druge bile su ja-
vile, da pohod Giersa ticao se i sadašnjih
dogovora izmed sv. Stolice i Rusije; na to
talijanski ministar izvanjskih posala dade
raztrubit po poslovnici Stefani, da to nije
istina. Koliko je pako istina, dokažuje vam
što piše Foče della Veritct, koja prima u o-
vom poslu obaviesti iz Vatikana: Mislimo
da znamo, da g. Giers neće poći iz Italije
bez da prije, ujedno sa Butenievom, ne rieši
prepone, koje su zakasnile imenovanja bi-
skupa u Poljskoj i ne dade dogovorima sa
sv. Stolicom takav smjer, da omogući na-
stavljanje redovitih odnošaja '). — Uostalom
do malo će nam fakta dokazati, koliko je
istine u ovim raznim tvrdnjama, za sad je
pako stavno, da je putovanje i pohod ru-
skoga ministra Giersa približilo još više
Rusiju sa sv. Stolicom.
Čudit ćete se što sam u ovo posljednje
doba bio nešto netočan u dopisivanju; ali
nije moja krivnja no posala, koji me zao-
kupiše. Ulivam se, da počam novom godinom,
moje čete dopise primati redovito dvaput na
nedjelju, te ću nastojati da vaši Čitaoci budu
po mogućnosti najtočnije obaviešteni o
') Vidi „dnevne viesti u današnjem broju.
Ured.
gomento a seri studi e benevoli considerazioni. Ormai sembra svanire quel fatale pregiudizio che in lei non ravvisava che un povero paese, sterile, scarso di popolazione e d' intelligenza e privo d'ogni materiale risorsa: una provin-cia passiva, in somma piuttosto un peso che un' importante fattore della potenza dell' impero. Oggimai non è chi non veda che la Dalmazia è chiamata ad un grande avvenire coi magnifici suoi porti, coi suoi stupendi marinai, colla sua vantaggiosissima posizione, e le simpatie, ben-ché tarde, si rivolgono d'ogni parte dell' impero a questo lembo di terra finora così male ap-prezzato. Dimentichiamo generosi il passato, che le recriminazioni non giovano, ma facciamo capitale delle attuali condizioni e prepariamoci al brillante nostro avvenire. La Dalmazia ha ancora, la Dio mercè, il suo nome, la sua sto-ria, le sue tradizioni : essa non è fatta nè di-verrà, se Dio vuole, il batello tirato a rimor-chio da legno incapace a condurlo. Noi siamo superbi di avere avuto sempre fede nel suo avvenire e di aver combattuto perchè essa non abbandonasse alle altrui aspirazioni ingiuste ed infondate il frutto del lungo paziente a-spettare. La Dalmazia viene oggidì conside-rata come condizione della potenza dell' Austria e questa grande patria comune riparerà, siamo certi, al torto dello averne appena adesso ri-conosciuta la grande importanza.
Traduciamo dalla Presse di Vienna l'inte-ressante articolo, che nelle sue conclusioni ac-cenna al compito dell' Austria relativamente alla Dalmazia nella questione orientale:
De' nostri pericoli in Oriente.
Abbiamo non ha guari constatato, che la questione orientale si avanza a gran passi e che un suo scioglimento potrebbe essere im-minente. Vi univamo il desiderio, che i nostri uomini di stato considerassero con previdenza maggiore la situazione e prendessero a tempo le necessarie misure. Uno scioglimento di tale questione senza la più immediata nostra com-partecipazione, senza il più esatto riguardo dei nostri interessi, sarebbe di immenso svantag-gio, farebbe anzi vacillare nelle sue fonda-menta la nostra potenza in Europa. L'asserzione del nostro gran istorico, che „l'avvenire di Europa sta al Bosforo", è, in onta di quanto è accaduto, ancora sempre vera. Gii è però altrettanto vero che i politici russi anelano alla restaurazione del regno bizantino oggi, come prima della guerra della Crimea. Quest' è elemento di vita ed ultima meta del-l' arte di stato russa. Non altrimenti che Na-poleone III è onninamente intento a distrug-gere i trattati del 1815, il gabinetto di Pie-troburgo fa ogni sforzo per sottrarsi ai trat-tati del 1856. Esso non può sottomettersi sem-pre al controllo, costituitosi in conformità ai trattati per vigilare sulle cure di lui per la cristianità della Turchia. Certo è che la poli-tica russa dispone di due mezzi ausiliari i quali non poterono venire paralizzati dal trat-tato di Parigi. Dessi sono la subordinazione dei Rumeni e dei Greco-Slavi all' autorità re-ligiosa e l'oro coniato dello Czar. A questi due mezzi ausiliari, che incontrol-labili ed onnipotenti sottominano da anni il triangolo illirico, si associano gli effetti del nuovo ordine di rango politico costituitosi in Europa. È noto che 1' equilibrio reale o im-maginario, con gran fatica raggiunto, fu tur-
bato per l'ambizione della Prussia e per il suo fucile ad ago. Il momentano dissapore fra ambidue i Cesari del Nord e dell'Ovest fu presto raddolcito. Ma chi è così credulo da ritenere possibile, che i potenti abbiano a cal-marsi in virtù di mere parole? 11 conte Bi-smarck, non v' ha dubbio, farà capitale dell' og-getto di compensazione ch'ei seppe guada-gnarsi al basso Danubio durante le ultime bur-rasche di primavera. L'ex-tenente della guar-dia prussiana farà vedere al mondo lui essere avvezzo ad obbedire al comando sia ch'esso venga da Berlino o dalla consanguinea Pietro-burgo. Tale un rapporto dell'Ospodaro nord-alemanno quadra a cappello al nuovo diritto di stato prussiano. Voci diverse narrano che l'insurrezione di Creta ed i tumulti d'Albania altro non sono se non precoci manifestazioni d'una gran con-giura elleno-rumena. Ma non senza un perchè si sottacque come un terzo elemento di entità ci entrava in questa congiura: lo slavo. Ed affinchè questo per il momento resti nascosto si cerca di dare al tutto un carattere ellenico. Se si rifletta però che in Albania i tentativi di insurrezione ebbero luogo in distretti, ove parlasi solamente lo slavo e lo schlcypi albanese, ed in cui gli abitanti aspettano la loro salvezza dal bianco Czar e non dal Re Georgios, appare assai sospettoso lo improviso loro anelare allo Ellenismo. Che se in Creta ponnosi dimostrare reali tendenze annessionistiche, la parola d'or-dine arrivò colà ben da altro luogo che non da Atene. Imperocché le condizioni attuali della Grecia sono screditate così, che neppure i con-giurati candioti vogliono avere alcunché di comune con esse. Non si può prevedere in quale prossimo avvenire sia per prorompere questa torbida agitazione. Ma il fermento è generale, di già vi furono a Candia scontri sanguinosi e da diverse parti potrebb' essere tentata la violenta soluzione della questione orientale. Che la Russia non covi alcun desiderio di conquista pel caso di tale scioglimento, la è cosa le mille volte ripetuta ma mai creduta. Da Svatoslav, che dal palazzo di legno di Kiew mosse verso mezzogiorno, fino a Diebich che de' cadaveri russi fece ponti a varcare i burroni del Balkan, si guadagnò più di una battaglia russa senza che ne traesse aumento la potenza degli Zar. Ed anche questa volta non si tratterebbe che di far valere la dottrina cristiano-europea di Monroe contro il Sultano infedele. Ma sapendosi a Pietroburgo che cotali assicurazioni non trovano più fede, si cerca di dare garanzie di disinteresse. L'Imperatore Nicolò propose all'amico suo Aberdeen una comune divisione della Turchia. Oggi vuoisi magnanimamente dividere l'eredità fra tutte le Potenze. Si sa che l'Austria ha vasti in-teressi in Serbia ed in Bosnia, che la Fran-cia ambisce da lungo tempo la costa albanese. Anzi senza difficoltà prenderebbesi in consi-derazione anche le pretese venete su Corfù e Zante e niente si troverebbe a ridire contro una secondogenitura prussiana a Bukarest sotto il protettorato russo. Le sole coste al Mar Nero con la foce di Sulina dovrebbero parte-cipare delle benedizioni del dominio russo. Certo che i castelli del Bosforo offrirebbero luogo di stazione e di vedetta alla marina russa. Ma la quondam ràbbia bysantinci, che alcuni decenni addietro ispirò tanta appren-sione all'Europa occidentale, dicesi da lungo
tempo sfumata. Vuoisi bensì possedere Co-stantinopoli, ma chi pensa più ad un regno bizantino ? Sotto questa maschera si cela un grande vero. Ultimamente abbiamo detto che l'In-ghilterra ancor più che la Russia affrettava uno scioglimento della questione orientale. Nell'Asia si spinge con braccio forte la Russia fra i possedimenti della Porta e dell'Inghil-ghilterra. Questa scorge con ansia il minac-cioso avanzare del turbine. La potenza russa è riguardata dalle popolazioni dell' Asia come ausiliare, redentrice, connazionale. All' incontro i Bretoni siccome innovatori sono odiati, nè la loro organizzazione di stato può acclima-tizzarsi in quella zona straniera. Perciò l'istinto della propria conservazione spinge il britanno a dare il colpo decisivo alla Russia. Che questo non possa tentarsi in Asia lo riconobbero gl'Inglesi allorché permi-sero che i Russi senza contrasto s'avanzas-sero al nord ed all' est del Caucaso. In Europa e precisamente in Turchia si contenderà pel dominio al Gange. Non per divenire un creatore di Re, come Warwick, e nemmeno mosso da simpatia per il fallito Ellenismo, cercò Palmerston un Re per i Greco-Slavi della Morea. Ei pose il pren-ce danese sul trono di Atene solamente per contrabbilanciare le tendenze panslavistiche provenienti dal Nord. Ei volle creare un'em-brione di cristallizzazione per gii slavi del-l' Albania, della Tessaglia e della Rumelia. Ce-dette le isole ionie alla Grecia posta sotto protettorato inglese, per dare esempio e sti-molo ad annessioni ulteriori. Avvegnaché non sia consuetutide britanna di cedere fortezze costose e stazioni navali per ragione di fan-tasie nazionali. Non si commuove l'Inghilterra nè per la fede cristiana dell' Anatolia, nè per l'integrità della Turchia. Ma ella pondera quante navi corazzate, battaglioni e cannoni rigati possa mettere in campo il Sultano, e se Omer Pa-scià valga l'eroe Baryatinsky, e si piangono lagrime amare, perchè il custode dei Darda-nelli lord Stratford de Redcliffe siede indebo-lito dalla vecchiaia e annoiato della vita nella Camera dei Lord, invece di bilanciare come una volta nella sua mano il destino dei due emisferi. La Francia ha suonato il suo allarme. Con brevità epigrammatica Napoleone ha fatto mi-nistro il suo ambasciatore alla Porta. Con ciò disse abbastanza. — ET Austria ? Tempo già fù, in cui l'internunzio imperiale determinava e guidava la politica ottomana. Questo tempo è già da lungo sparito. Pure i nostri interes-si in Oriente sono tuttoggi numerosi ed im-portanti, forse più importanti che non lo sieno stati in alcun altro tempo. Si pensi essere il Danubio il nerbo vitale del nostro Stato, e che la Dalmazia deve conseguire un paese fertile e vasto dietro alle spalle, se pur non vuoisi irreparabilmente perdere la nostra po-sizione sull'Adria. Caveant consules!
Fiume 23 settembre.
La spaventevole parola choìèra preoccupa oggidì 1' Europa intera o colle sue minacce o cogli eccidi. Tutti desiderano attivati dei mezzi per te-nere lontani da sè i germi morbigeni, e per
sè medesimi, nulla altro stava ad essi ili appoggio, che una stabile volontà, per mezzo della quale vollero mostrare al mon-do, a quanto possa riescire la costanza e 1' energia. Dippoi venne stabilito, che ogni membro della nuova società, dovesse allo scopo comune contribuire settimanalmente l'im-porto di 6 Penge, vale a dire 6 soldi; e quando si divenne alla soscrizione degli importi vi si obbligarono subito 12 per-sone, per cui la società poteva disporre di un importo corrispondente ad 1 fiorino e 12 soldi per settimana. Ed è vero che tale risultato di rincontro ai progetti della società era quasi un' ironia. Ne è da me-ravigliarsi se i poveri lavoratori di Fla-nelle di Rochdal, passavano nella città per fanatici e visionari. Non si scoraggiarono perciò; avevano fede nella loro impresa, volevano almeno cimentarsi alla prova, e per quanto fosse possibile appianare la via a quelli che dopo essi 1' avrebbero seguita — perciò vollero opporsi il superbo nome di Pio-nieri di Rochdal — I pionieri non vol-
lero rifare la strada, prima che l'opera loro non fosse bene avviata, e procedet-tero coraggiosi. Riuscì loro di aquistarsi altri amici, dopoché risparmiarono gl'im-porti accumulati in un anno, aggiunti ad obblazioni volontarie, ed a doni elargiti, trovarono in cassa la somma di 48 ster-line, pari a fiorini 336. Con questi pensarono di poter esten-dere la loro impresa, e di passare all' at-tuazione del primo punto del piano, cioè, alla fondazione di un magazzino conte-nente articoli da consumo, e di poi a quello d'un negozio in spezierie. Questi negozi non dovevano però avvantaggiarsi, come era uso comune, dal numero degli aquirenti e dall' esclusivo guadagno del consumo ; ma invece tutti coloro che quivi avessero fatto aquisti, avrebbero preso parte all'utile, e ciò in relazione alla somma offerta al principio dell' istituzione. Chi addunque prelevava dal deposito ge-neri nell'importo totale di fiorini 200 — ed il controllo veniva esatto per marche — riceveva il doppio dell'utile, in con-fronto a quegli che aveva offerti 100 fio-
rini soltanto. Ella fu infatti un'arditissi-ma impresa quella di aprire un negozio col misero capitale di fiorini 336, ed az-zardare di porsi in concorrenza con i più ricchi depositi della città. Pagata la pi-gione di un meschino locale con 120 fior., rimaneva ad essi appena tanto, così li deridevano in Rochdal, da fare aquisto d'un sacco di farina. La prova fu fatta al 25 settembre 1844 i pionieri aprirono il loro negozio e po-sero in mostra i loro tesori, consistenti in farine, burro e zucchero. E siccome principiarono il loro lavoro con una certa solennità, dovettero assoggettarsi alle iro-nie ed alle burle di monelli di strada; mentre che i comodi cittadini calcolavano per giorni e settimane la durata di que-sta nuova società, che a loro dire in bre-vissimo tempo, e senza guadagni avrebbe divorato il meschinissimo capitale. Ma l'esperienza di poche settimane provò ai derisori quanto essi s'avessero ingannato. L'affare procedeva per benissimo, il ca-pitale cresceva, ed il numero degli affi-gliati andava sempre più aumentandosi;
minorare le stragi, qualora si appalesasse il fatale dominio dell' orribile malattia. In mezzo a tante perplessità e stermini i più potenti e quelli sui quali gravitano i maggiori doveri fanno il meno. Ciascuno si avvede doversi al-ludere ai governi. Si organizzano con tanti dispendi le autorità sanitarie marittime ed i lazzaretti; nei momenti poi di pericoli evi-denti e prossimi si ritarda 1' attivazione dei sussidi disponibili, oppure si addossano i pesi a chi non è al caso di sopportarli.
Sappiamo aver il Governo marittimo la-sciata la briga a certi paesi, dove esistono le agenzie portuali, di sobbarcarsi alle cure di guarentirsi a proprie spese. Il registrare semplicemente quest' ordinanza basta per legittimare quei tanti lagni, i quali sorgono uniformi da tante parti. Se al mare, dove si posseggono tanti mezzi, si opera poco, ai continenti poi, per parte dei governi, le popolazioni sono abbandonate, per così dire, affatto alla discrezione del fla-gello, in quanto alla sua propagazione. La nostra commissione sanitaria faceva co-noscere ancora 1' anno scorso al governo la necessità di spegnere i germi del male, come si spengono le prime faville le quali minac-ciano grandi incendi. Si chiuda, gridavano, ogni città o provincia infetta, non concedendo la sortita nè a persone nè ad oggetti, senza l'impiego di tutti gli espedienti richiesti per essere garantiti che non vengano esportati i principi morbosi, poiché, irradiatisi una volta i germi pestilenziali, riesce impossibile a li-mitarne i micidiali effetti. Quando scoppiano delle epizoozie, pronta-mente viene impedita qualsiasi comunicazione tra gli animali infetti ed i sani. Per i poveri uomini, non si farà neppure ciò che si fa per le bestie ? In questi tempi scorgiamo i piccoli paesi meglio che non gli altri a porre spontanea-mente in opera quel tanto che possono, per la propria salvezza. Eccone un esempio : A Las nella Carniola, dei cacciatori (militari) portarono il fomite morboso ; dopo la morte d' un d'essi soccom-beva la moglie del pretore. La gente ricusava portarla al cimitero, finalmente vi si prestano quattro cacciatori dopo che il cadavere era già putrefatto. Questi e due sole persone le quali seguirono la bara morirono per choìèra. La malattia si diffuse indi terribile I Comuni prossimi attivarono prontissimi e vigorosi cor-doni; ai quali devono fin' ora la propria sal-vezza. E perchè, lo domandiamo un' altra volta, i governi non ordinano simili misure, le più adequate e giuste, dettate dall' esperienza e dal senso comune?
Nella nostra città si ha pure voluto prov-vedere da sè dal lato di terra, ponendo in opera contumacia ed altri espedienti. Queste istituzioni sono sempre costosissime ed in-complete e sarebbero d'infiniti danni, se si volessero organizzare in singoli paesi e co-muni; mentre invece, soffocando i mali uni-camente in quei punti, dove insorgono, ver-rebbero chiuse le sue fonti primitive ed i cen-tri delle fatali emanazioni. Se non vi concorre l'energica determinazione dei governi, tutti gli altri provvedimenti sono meschini e poco durevoli. Ci sconfortano intanto tristi notizie dall' in-terno, secondo le quali si sarebbe diffuso da tutti i lati il choìèra.
sicché non passò molto che agli altri ar-ticoli s'aggiunse il thee ed il tabacco. Il bilancio del primo anno dava un quan-titativo netto di 2000 fiorini. Nei primi anni prosperavano le bisogna della società, gli affari si andavano estendendo lenta-mente, ma con regolarità, ed ogni anno contava qualche socio di più. Ma le im-prese dei pionieri principiarono ad esten-dersi con maggior celerità e progresso appena al cessare delle crisi politiche del 1847 e 48 le quali influenzarono anche l'Inghilterra. Colla fine dell'anno 1848 cioè dopa quattro anni di vita, il numero dei soci ascendeva a 140, e la facoltà sociale am-montava a 4700 fior. Nell'anno successivo vi si ascrissero! 250 membri nuovi per cui la facoltà venne ad oltre 13,000 fiorini. Per tal modo superate le prime difficoltà, 1' associa-zione a passi celeri s'avanzava ad uno sviluppo gigantesco, e tale, che superò le aspettazioni dei più arditi tra i fondatori, Le imprese prosperavano alla meglio, ar-ticoli sopra articoli venivano ad accrescere
Ne consegue dunque ad evidenza che il con-
sumatore acquistando seicento funti di farina
dal N.r 0 al 6 inclusive e 9G funti di tritello
e di semola (che sono appunto il risultato delie-
sei staia di buon grano che il consumatore
potrebbe acquistare per fiorini 48) deve pa-
garlo invece con fior. 77:10, cioè con un di
più di fiorini 28:90, e ciò per essere stato
macinato il grano dai privilegiati molini di
Trieste, Fiume, Vienna e Pest. E poi le molte
volte mangia farine guaste ed amare, che pro-
ducono malattie. È vero che per macinare le
dette G staia di grano ci vuole una spesa di
fior. 4 soldi 20. Diffalchiamo questo importo
(che però quando si macina in paese va a
profitto del paese medesimo) dal detto di più
di fiorini 28: 90, rimangono fiorini 24:70, che
i consumatori hanno di danno sopra ogni 6
staia, comprando farina anziché grano. Final-
mente la parte amidacea, cioè la nutriente,
l'industriante macinatore la divide nei sette
Numeri, come sopra ho dimostrato Quando
invece se il consumatore facesse macinare lo
staio di grano egli avrebbe nei cento funti di
farina, che estrarrebbe dal detto staio di grano,
tutta la sostanza amidacea nutriente, ed inol-
tre 16 funti eli tritello e semola, che gli ba-
stano per pagare la macinatura a mano nel
proprio paese nel caso che i di lui famigliari
non potessero macinarlo, e così offre o a sè
stesso, od ai poveri del proprio paese un mezzo
di guadagno.
Sopra di questo importantissimo argomento
chiamo la vostra attenzione, o economisti e
capitalisti. Suggerite e guidate il povero con-
sumatore, che va in rovina a motivo della
pessima sua economia, chiamatelo a ritornare
a quella industria che gli fu e sarebbe gio-
vevole; perchè ei non s' accorge che paga
quasi l'ottanta per cento di più sulle farine,
in confronto dei grani, agli industrianti dei
molini, ai negozianti all'ingrosso, ed a quelli
al minuto.
L'organo annessionista di Dalmazia è pro-
prio predestinato a ricevere prese di tabacco
da tutti o quasi tutti i suoi confratelli. L'al-
tra volta era il Diavoletto che gì' infliggeva
una salutare tiratina d'orecchie ; oggi è 1' Os-
servatore Triestino che lo redarguisce nei se-
guenti termini:
„In mezzo a tante elucubrazioni i nostri lettori
con certa meraviglia ravvisarono professato nel
Nazionale (85) ,,Nazionalità e libertà." Questa
come scopo, quella come mezzo. L'articolista,
che dobbiamo ritenere abbia percorsi degli
studi, avrà eziandio ponderata la sentenza, in-
nanzi di porgerla al pubblico vaglio. Si sarà
anzi tutto persuaso, leggendo, se non altri il
Soave, che dal principio devono dipendere tutti
i sillogismi, i soriti e l'intera tessitura, per
non peccare contro logica e contraddirsi. Avrà
eziandio seguito il precetto di Platone, il quale
vuole si premettano sempre le definizioni. Per
Nazione o Nazionalità, egli intenderà, come
tutti, il complesso di parlanti la stessa lingua
e per lo più governati dalle stesse leggi.
„La libertà poi, in senso politico, è lo stato
d'un paese che reggesi con leggi fatte dagli
abitanti di esso, non soggetti ad arbitri d'un
solo o di pochi uomini. — I liberali quindi, sono
bisogno di giustificare i sentimenti e la
condotta di sua moglie, come anche di
sorpassare ai miei scrupoli. In quella bre-
ve escursione notturna, in quel primo col-
loquio espansivo, io dovetti necessaria-
mente convincermi di aver a fare con un
perfetto gentiluomo, con un carattere no-
bile ed aperto, con un cuore da artista.
Edmondo sentiva il bello della natura,
e traduceva le proprie impressioni con
parole animate e faconde. Sapeva, a me-
moria e citava opportunamente i brani
più sublimi dei nostri poeti. — Questi
versi, mi diceva, attraversarono la prosa
della società nella quale mi è toccato di
vivere, ed è miracolo clic non sieno nau-
fragati con tante altre illusioni! —
Parlava di politica, di filosofia, di let-
teratura con molta assennatezza, e i suoi
giudizi erano sempre ispirati dal massimo
buon gusto. Più che d'altro, amava con-
versare di belle arti. Era buon musicista,
e coltivava la pittura con amore. Egli
aveva portata da Milano la sua tavoloz-
za e i suoi tei ari, e intendeva occupare
le sue mattinate copiando dal vero.
Tutto ciò mi era stato rivelato da lui
in un lungo monologo, interrotto per mia
quelli i quali procurano di spogliarsi di meno
diritti che è possibile, affinchè i depositi, affidati
ai poteri ed alle leggi, ne posseggano scarsa-
mente, senza pretenderli vuoti affatto ; poiché
allora sorgerebbe il fatale dominio dell' anar-
chia da cui rifuggirono tutti i popoli. La sua
sentenza che registriamo è grandiosa, umani-
taria, filosofica, superiore alle pretese tendenze
deli epoca; essa sembra prefiggersi la fratel-
lanza di tutti i popoli liberi, uniti fra loro con
vincoli di affettuosa armonia, con meno lingue
possibili, e con deprezzamento quindi delle
nazionalità.
„La nazionalità, egli l'avrà considerata l'a-
bito e non il corpo, od il corpo e non l'ani-
ma. — Essa appare secondo lui lo scalpello
addimandato per modellare la statua che si
vuole idolatrata, il quale compiuta l'opera, può
venire gettato a banda.
„Se in luogo di scalpelli, si possono usare
altri ordigni, si può anche fare a meno del
loro acquisto. Ella è questa troppo onta (ci
scusi) per le nazionalità Se i popoli (stando
a quella sentenza) possono giungere ai sospi-
rati paradisi di libertà e delle volute conten-
tezze per altri tramiti, i ponti delle naziona-
lità diventano superflui. — Egli, studiando la
storia presente e passata, avrà pure osservato
nazioni, uomini cioè, d'istesse favelle, leggi e
costumi, gemere nelle schiavitù, mentre altri
di idiomi affatto diversi godere uniti regimi e
consorzi politici che li rendono felici e fra
loro indissolubili Dalla stessa fonte avrà ap-
preso essere instabili le nazionalità, poter esse
sparir affatto, come i Celti ed i Fenici, mutare
di forme, come i Greci ed i Teutoni, tra-
sfondersi fra loro per costruire delle nuove
come i Greci, i Pelasgi, gli Etruschi, i Goti,
i Galli, ed i Latini, i quali formarono l'Italia.
Osserverà qualmente alcuni le davano nomi
perfino scaduti dalle presenti denominazioni,
come p. e. i Croati, i quali innanzi al qua-
rantotto volevano dirsi illirì e così nominavano
le più cospicue loro istituzioni (Illirska Ma-
tica) Il magnifico pensiero lo avrà probabil-
mente tolto dal prendere in contemplazione il
mondo da noi popolato. La libertà avrà ve-
rificato essere la sua storia incostante fin dal
giorno delle creazioni I colli spariscono, le
montagne si appianano in una parte, mentre
nell'altra altre si formano, i fiumi deviano, i
mari cambiano letto, nuove terre ed isole com-
pariscono ; ma la legge di gravità resta eterna.
Laonde, se caduco, come appare da quello
scritto, è 1' amore per le nazionalità, imperi-
turo rimane quello per la libertà, suprema ed
augusta meta ed invariabile, prepotentemente
voluta da tutti gli uomini, a meno che non
vivano ottenebrati dall'ignoranza o siano co-
stretti di tacere o camminare, come mandre
sospinte da sferze infrangibili. C' è sfuggita la
spiacevole parola „ignoranza" colla quale ri-
petutamente si volle ingemmato l'accennato
articolo, senza rammentare altre bassezze').
A tale proposito impari lo scrittore a tempo
che i Fiumani, e noi con essi, nonne offriro-
no delle prove col dirsi Ungheresi; non es-
sendo questo un significato di nazionalità, ma
collettivo di politica pertinenza, come lo è
Austria, Svizzera, Belgio ecc. ecc. Circa la
turpe2) espressione poi di rinnegati, di cui in
certa guisa gratifica o tutta od una parte della
parte da certe esclamazioni melense, da
certe mezze frasi, che mi davano l'aria
di un pertichino da cavatina. — Ma poi,
gradatamente, la conversazione prese for
ina di dialogo. Alle sue espansioni rispo'
sero le mie — i nostri cuori si misero
all' unisono — e in quella ineffabile cor-
rispondenza di principi, di idee, di sen
timenti e di affetti, noi ci riconoscemmo
amici.
Amici! — sì, lo eravamo dopo poche
ore — e forse lo siamo ancora al mo-
mento in cui sto scrivendo queste linee,
sebbene Edmondo da alcuni mesi mi abbia
levato il saluto. E se mai avessimo un
giorno ad incontrarci, od egli potesse pe
netrare le misteriose ragioni del nostro
distacco.... Allora....! — Ma pel bene di....
tutti, è necessario che ciò non avvenga!
XVIII.
Un passo dopo l'altro, ci eravamo di-
scostati circa tre miglia dallo Stabilimento,
seguitando una stradicciuola abbastanza
seducente per due dilettanti di paesaggio
quali noi eravamo — una stradicciuola
piena di sassi e perfidie.
È tempo di rientrare ! esclamò Edmondo
vivamente. — Le donne hanno ragione...
patria, lo rimandiamo a studi più ponderati,
se l'autore ne è suscettibile e voglioso3).
„Rinnegato è colui, il quale disdice e sco-
nosce le proprie professioni di fede, od i prin-
cipi politici da lui stesso abbracciati Se non
si ammette questa distinzione, sarà rinnegato
chi di origine e nome italiano vuol farla
da autore croato, e si trastulla per vanità coi
grandi interessi e colle cose le più sacre4)
,,Ma poi, se il tutto non fosse così, e si
trattasse di un suo errore di penna, di inesatta
espressione od anche di nostra pochezza nel
comprenderlo, o l'articolista, disdicendosi, vo-
lesse invertere la questione col dichiarare la
libertà in vece dover servire per formare le
nazionalità; se in questo caso gli Ercoli vo-
gliono scassinare, se non altro l'Europa, e
cruentarla per plasmare, circoscrivere in tante
famiglie, ed eternare le presenti nazionalità, i
Fiumani fanno voti, onde nella grand' impresa
non sia il loro povero paese compreso fra
gli ipomoclei.
') Prima presa di tabacco.
) Seconda.
) Terza.
) Quarta ed ultima.
(Nostri Carteggi particolari.)
Vienna 13 novembre,
(w. a ) Programmi, progetti, riforme, ela-
borati, ne abbiamo questi giorni in abbondanza,
come i figli d' Israello pernici nel deserto.
Dopo il programma del Ministero di Stato per
la riforma interna, la circolare di Beust ed il
progetto di riorganizzazione militare di John,
abbiamo avuto anche un beli' elaborato sullo
stato finanziario austriaco e l'altr'ieri com-
parve alla luce il risultato dei lavori della com-
missione di controllo del debito dello Stato,
mostrandoci a chiare (troppo chiare!) cifre i
nostri 3000 milioni di fiorini di deficit. Oh
che bella prospettiva! Oltre gli enumerati si
attende anche fra poco il programma del Mi-
nistro di commercio, il quale, come dicono,
ancora non comparisce per non essere peranco
tutti i ministri d'accordo col progetto presen-
tato da S. E. barone di Wùllerstorff, perchè
a detta di ben'informati si tratta niente meno
che d'una diminuzione dei dì festivi, e del
metter fuor di vigore le leggi sull'usura E-
saurito (?!) così quanto abbiamo da dire noi
di noi, ascoltiamo adesso quel che ci raccon-
tano in francese di noi. L'Indipendance Belge
riceve da Parigi la nuova che la Dieta Ma-
giara verrà aperta da Sua Maestà in persona,
circondata dal Ministero responsabile del Ma-
gyar-Orszag composto come segue: Conte An-
drassy ministro-presidente, barone Sennyey in-
terno, bar.Eotvòs istruzione, Lonyay finanze;
i ministri di giustizia e guerra o sono ignoti
o non ancora noti, una delle due. E Deak?...
E noi, che non ne sappiamo un'ette?...
La Trance d'oggi s'occupa dell'Austria, e
dalla Senna gettando un'occhiata sulla Newa
e la Spree vede cose da noi lungo tempo fa
vedute, cioè, nessuna simpatia di Gorćakoff e
di Bismarck pel nostro Beust. Altri giornali
vennero giorni sono in campo colla notizia di
un alleanza offensiva e difensiva tra Prussia
e Russia, cui la Presse parigina, se non avve-
nuta, trova però logica. Son note inoltre le
carezze scambiatesi tra Moscovia e 1' Unione
Americana, urbi et orbi. Che grazioso trifoglio!
Che vasto campo aperto al sig. de Beust per
farsi onorevole nome! Di fronte alla lega ut
supra, non dovrebbe costare troppa fatica di
guadagnarsi una più intima amicizia della
Francia e fors'anco dell'Inghilterra, che nel
peggior caso potrebbe rimanere neutrale. Tutto
poi deve porsi in opera per aver seco l'Italia,
mentre la grande maggioranza de' suoi organi
governativi ed indipendenti raccomanda la sin-
cera riconciliazione coli' Austria. Ne gode ve-
ramente il cuore nelF udire il „Daniele Manin11
alto predicar dalla bella città delle lagune
la concordia coli' Austria mentre ogni uomo
onesto deve indignarsi del vile procedere di
un organo fu triestino, i cui speculatori nu-
triti più volte dal fondo di disposizione au-
striaco applaudiscono agl'insulti di cui, con
dolore di tutti i patriotti di carattere ed in--
telligenza, si rende colpevole verso gli Au-
striaci la plebaglia Veneziana
Venerdì alle ore 7 p. m. arrivava nella ca-
pitale di ritorno dalla visita di Boemia, Mo-
ravia e Slesia, Sua Maestà l'Imperatore, ac-
colto dappertutto dagli evviva della popolazione.
Il sig. vice-ammiraglio Tegetthoff intraprende
dimani il suo viaggio per l'America del Nord
in compagnia del sig. Fox sotto-segretario del-
l' Unione
Nel consiglio comunale di Vienna fu accet-
tata ad unanimità la proposta di denominar
due nuove contrade, l'una Lissa-Gasse e l'al-
tra Tegetthoff-Gasse. Viva il consiglio comu-
nale di Vienna!
Qualche volta noi altri mariti commettia-
mo, senza avvedercene, dei tratti così
poco galanti, delle scortesie.... La mia
povera Amelia sarà là ad aspettarmi
Ella avrà a dirmi cento cose delle cor-
bellerie Vorrà narrarmi i piccoli aned-
doti, i piccoli scandali della stagione
Vorrà sapere le cento bagattelle della no-
stra Milano.... Le avevo promesso di tor-
nare così tosto ! Ed ecco sentite!
battono le ore.... Undici ore!... Affrettia-
moci un poco... Quella povera Amelia!....
Mi par di sentirla.... quando io sarò ri-
entrato da lei... E questa volta io sarò
costretto a subire la mia lezione senza
dir verbo, come un discolo di fanciullo
che ha mancato alla scuola!
Al nome di Amelia, io provai quel me-
desimo brivido che poche ore innanzi mi
avea sorpreso allorquando l'Angiolina era
entrata nella stanza delia sua padrona per
annunziare l'arrivo di Edmondo. La donna
che io avevo amata, od almeno desiderata
e corteggiata per quindici giorni — la
donna, che già tanto mi aveva concesso,
e alla quale, senza scrupolo e senza ri-
morso, io aveva predicata la infedeltà con-
iugale come un diritto di rappresaglia —
Pago 11 novembre. (Ritardata)
Veggo che puossi errare per vizio d'intel-
letto e rimediare al poco sapere coli' istruzione,
ma eh' è impossibile riparare alla trivialità dei
pensieri, alla tempra meschina, volgare e vile
dei sentimenti. Nutriva ferma lusinga che il Ara-
zionale dopo tante e sì potenti smentite ri-
cevute da noi Paghesi nel Dalmata, sarebbe
rimasto silenzioso, anziché divenir soggetto
delle risa del pubblico ; quand' eccolo sorger
dì bel nuovo con un articoletto portante, mo-
re solito, la falsa data di Pago. A Pago ove
tutti indistintamente sono soddisfatti della Co-
mune, ove tutti senza eccezione amano e ve-
nerano il loro rappresentante e condividono
secolui tutte le soddisfazioni e le amarezze,
il Nazionale pei fini suoi particolari vi fa com-
parire un partito avverso e vorrebbe far cr e-
clere che le questioni comunali sono questioni
personali del Podestà. A Pago ove il Nazio-
nale non può trovare un unico sno adepto,
bramoso di combattere principalmente la per-
sona del nostro Podestà, uccella dappertutto,
se mai potesse pigliare a volo qualche noti-
zia sulle cose nostre per poi falsarla e ren-
derla pubblica. L'articoletto in discorso non
merita punto d'essere confutato, dappoiché io
credo che per renderlo nullo basterebbe op-
porgli le passate corrispondenze e rettifiche
del Dalmata. Il sig. Zorovich che non aspira,
come gli ambiziosi, a una signoria personale
ma al solo trionfo del vero e dell' onesto, non
punto si sconforta per il procedere dei suoi
nemici. Il qual procedere da parte degli uo-
quell'Amelia che io avevo istigata alla
colpa, che all'indomani, data una occa-
sione favorevole, perseguitata da nuove 1
insistenze, avrebbe forse ceduto.... Or be-
ne : da due ore essa era la moglie di un
uomo che io non poteva a meno di ap-
prezzare, di un uomo probo e leale, che
mi avea profferte la sua amicizia, a cui
io dall'interno del mio cuore aveva già
risposto col nome di amico !
Rimasi paralizzato. Le parole mi ven-
nero meno. Edmondo, senza avvedersi del
mio turbamento, proseguiva coli' usata spi-
gliatezza :
— Presto! vediamo di accelerare il
passo per quanto ce lo permettono i ciot-
toli della via... Non troppo ! non e' è ra-
gione che io vi esponga a slogarvi una
tibia... perchè io giunga più presto a far
le mie scuse a madama... ! Per riparare
ai miei torti.... vediamo...! occupiamoci un
poco di lei... Non mi avete detto nulla
delle vostre passeggiate... delle vostre e-
scursioni alla campagna... Dite la verità:
qualche volta vi sarete annoiato... Una
donna, come la mia Amelia, non è sem-
pre una compagnia divertente... Non tutti
sono disposti a intrattenersi di quei non-
"e del terreno su cui essa crebbe, vi sa-
premo determinare il principio esaurito
che in questa manca e che trovasi pas-
sato in quella, e potremo quindi addi-
tarvi il modo più utile e diretto da ri-
sarcirne il terreno e da renderlo atto an-
che permanentemente alla stessa coltiva-
zione, sia per le ceneri delle piante me-
désime , sia pègli escrementi liquidi e
solidi, pelle ossa, pel sangue degli ani-
mali che se ne cibarono, o per altri
mezzi che valgano a restituire al terreno
i princìpi organici od inorganici di cui
trovisi esaurito per le precedute colture.
Laonde oggidì una buona e scien-
tifica pratica di agricoltura, 11011 si ac-
contenta solamente della volgare distin-
zione dei terreni in forti e leggieri, se-
condo che vi predomina F argilla o la
silice , e di una superficiale cognizione
affatto empirica e generica sulla conve-
nienza dell' uno o dell1 altro terreno alle
diverse specie di piante, e- sul vicende-
vole compenso tra sabbia ed argilla; ne
si limita al solo mezzo fertilizzante per
opera dei concimi vegetali o animali;
ma sapendosi per le odierne nozioni di
chimica organica, e specialmente, per le
ingegnose analisi di Saussure, .di Ber-
thier, di Sprengel fi quali nelle ceneri
delle piante ritrovarono tutti gli elementi
del suolo) che parlando p. e. dei foraggi,
nelF erba medica, tra i principi inorga-
nici eh1 essa contiene, predominano la
calce, F acido fosforico e la potassa, e
che la prima .di queste sostanze vi si
trova in maggior copia che in ogni altro
vegetabile da pastura; che nel trifoglio
bianco, predominano la calce, la silice,
la potassa, e che questa vi è contenuta
in maggiore quantità che in ogni altro
foraggio; che nel trifoglio incarnato,
abbondano calce e potassa e più la pri-
ma che la seconda, mentre invece la silice
vi si trova in quantità esigua ed infe-
riore a quella degli acidi fosforico e
solforico; che nella ìoijlicrelìa vi pre-
tenze; e che il frumento pure non pro-
spera se nella terra manca la silice allo
stato di soluzione; sapendosi dico tutto
ciò per le odierne nozioni di chimica ,
per queste noi anche sapremo gli am-
mendamenti opportuni al terreno, richie-
sti dalle diverse piante che vi si vogliono
coltivare. Onde per queste noi potremo
spiegare la lagione della utilità della
calce viva sparsa sui campi specialmente
nella coltivazione dei prati ad erba me-
dica, lo che sappiamo essere usato al-
trove periodicamente con tanto profitto ;
la quale pratica, trascurata del tutto pres-
so di noi, renderebbèsi profìcua in alcuni
luoghi stante il predominio dei terreni
argillosi; perchè le chimiche sperienze
del bavarese Fuchs ci hanno insegnato,
che la calce, combinandosi ad una por-
zione dì argilla, rende questa solubile
mettendo in libertà gran parte degli al-
cali che contiene; circostanze queste ne-
cessarie massimamente nella coltivazione
dei cereali, che abbisognano di alcali e di
silicati solubili, che per mezzo della calce
si rendono assimilabili, e per cui appunto
noi possiamo spiegare i buoni effetti della
marna in agricoltura, che sappiamo non
essere altro che un argilla ricca più o
meno di calce e di sabbia.
(sarà continualo)
Sulle vicende dell' agricoltura in Dalmazia
discorso
del nob. sig. S. de MICHIELI - VITTURl presidente
della società agronomica centrale di Spalato, pro-
nuncialo il dì 2S aprile p. p. in occasione della
solenne sua installazione.
(continuazione)
Le memorie storiche ne ammaestra-
no, che la Dalmazia 11011 fruì mai di mag-
giore prosperità che sotto il dominio Ro-
mano. Grandi e floride erano le sue città,
numeroso il suo popolo, ben colte e fe-
racissime le sue terre. Stratone nel set-
timo libro de Silu Orbis ne ragiona e
domina silice per eccedenza ed in xpiantità le commenda. In appresso f agricoltura
maggiore che in ogni altra pianta pra- 1 declinò, e con essa le arti e le industrie
pavero, di cui là grande viscosità rende
la chiarificazione per d eposito assai lunga.
Questo processo è speditivo, di poco
costo; non altera in veruna guisa gli oli, di
cui assicura così la perfetta conservazione
e li rende incapaci di attaccare i metalli; è
sicuro ed alla portata di ognuno; il solo suo
inconveniente si è quello di colorare leg-
germente gli oli, qualora la soluzione di
tanno sia stata mal preparata;bisogna dun-
que aver tutta la cura di toglierla quanto
più sia possibile al contatto dell' aria.
(Dall' Journal d'ag inculture pratiquc et de j ardi nag e.)
Calendario dell' agricoltore.
AGOSTO.
L'agricoltore intento alle prossime
seminagioni autunnali, dovrà in questo
mese compiere i lavori che diconsi di
coltura agostana, mediante i quali si pre-
para il terreno a ricevere nuove sementi.
Quantunque ne abbiamo fatto breve cenno
parlando de" lavori occorrenti nel mese
passato, tuttavia, osservando il modo
imperfetto con cui essi vengono presso
di noi generalmente effettuati, e dipen-
dendo da questi per la massima parte
P esito dei raccolti, sarà opportuno che
qui n' esponiamo il metodo altrove usato
e da doversi seguire pure tra noi, ove
si voglia ricavare dal terreno quel pro-
dotto di cui esso è maggiormente suscet-
tibile, ed ove si voglia verificare, che
il suolo in Dalmazia può dimostrarsi fer-
tile non meno di quanto lo è ne" più u-
bertosi terreni Italia, ove lo si sa-
pesse trattare del pari.
Levato il grano ed arato il campo
profondamente nella direzione delle ajuo-
!r'; se,]za attendere la caduta delle piog-
ge, come suol farsi presso di noi a ri- j accontenta di una sola tarda aratura, su
tardare di troppo le seminagioni, ma anzi j cui si affida il seme, ch'egli poscia ri-
in tempo asciutto a fine di-procurare più ' cuopre per mezzo di uno strusoue di fra-
iacihnente il diseccamene delle "
viene praticare una seconda aratura ,
trasversalmente alla prima : quindi si er-
pica subito nella direzione medesima ; e
poscia ripetesi 1' erpicatura a traverso ,
a fine di estrarvi l1 erbe cattive, e se^-
gnatamente le gramigne e gli altri im-
barazzi di ogni sorta. In seguito a che
si ara il campo per la terza volta. Lo
scopo di queste ripetute operazioni si è
quello di sminuzzare perfettamente le zol-
le del terreno, di assoggettarne tutte le
particelle all' influenza benefica de' prin-
cipi atmosferici, e di renderlo purgato
da ogni erba selvaggia, siccome fu detto
poc'anzi. Ordinariamente a ciò si per-
viene per siffatto numero di lavori ; nè
poche sono le terre in cui sono sufficienti
anche due sole arature, con le succes-
sive corrispondenti erpicature: ma nè pu-
re di tanto conviene accontentarsi là dove
per la natura tenace del suolo , coni* è
per appunto il nostro nella maggior parte
de' luoghi, questo non fosse per anco
sminuzzato a dovere, nè bene purgato;
nel quale caso, dopo una settimana circa,
farebbe d'uopo ripetere persino una quar-
ta aratura, oltre le successive erpicature
nelle diverse direzioni, come si .avrà pra-
ticato in precedenza, lasciando poscia il
campo in riposo sino agli ultimi più tardi
lavori, che sono quelli della seminagio-
ne , previa 1" occorrente concimazione.
Quanta diversità dalle pratiche di
un sistema di agricoltura perfezionata,
che comprende questa moltiplicità di la-
vori, resi ancora più perfetti per l'uso di
altri strumenti di cui vogliamo per ora
tacere, e quelle semplicissime, rozze, del
nostro contadino. che generalmente si
. svelte
1 !CI erbe, si è detto doverlosi al-
cuni giorni dopo erpicare, ciò che dee
tarsi nella direzione stessa della praticata
aratura e con erpice a denti di ferro,
onde stritolare le zolle ed appianare la
superficie del campo. Tosto dopo con-
sche, senza nò pure conoscere per lo più
ciò che sia V erpice dentato! È poi di-
ranno i nostri possidenti, ove n'eccettui
pochissimi, che qui le terre non rendano
si come altrove, perciocché di natura
inferiori; e quindi occupati negli ozi delie
città e credendo meglio impiegare tempo
sono in Dalmazia diverse da quelle delle
altre provincie della nostra monarchia.
Le proprietà in questa provincia so-
no generalmente suddivise in picciole e
spesso minime particelle. 0 queste ven-
gono coltivate a semina, ed in tal caso
il colono non può Vantar diritto di com-
proprietà sopra cosa alcuna esistente nel-
le medesime, ed è libero al proprietario,
a compiuto raccolto d' ogni anno, di ac-
comiatarlo; enei caso poi che il colono
abbia concimato il terreno, in molte parti
e giustamente, egli ha il diritto alla col-
tivazione triennale, dopo la quale può sol-
tanto essere espulso: questa è la condizione
di una parte de"1 terreni delle montagne. 0
le proprietà fondiarie vengono lavorate a
piantagioni per cónto del proprietario che
si costituisce proprietario - colono ; o la
coltura ir è affidata a coloni, che coi la-
vori che vi prestano acquistano una com-
proprietà nelle piante, ne'muri di soste-
gno, in quelli di cinta, il cui valore e-
stimativo risulta spesso e di gran lunga
maggiore di quello del fondo stesso.
Onesti coltivatori ritraggono in compenso
de^ diritti che vi acquistano con tali a-
zioni coloniche, e de1 lavori annuali che
prestano al terreno, talvolta la metà, ma
d' ordinario due terzi, tre quarti, quattro
quinti, alcune volte cinque sesti e più
ancora de1 prodotti. Non possono essere
espulsi dal terreno sino a che le viti, da
loi •o piantate, non sieno ridotte-a cadu-
cità, nella quale circostanza devono es-
sere indennizzati di tutt' i miglioramenti
utili e necessai; ma talvolta hanno il dì-
ritto, accordato loro da convenzioni pri-
vate, di perpetuare la colonia per nuovi
impianti.
Queste ultime sono le condizioni ge-
nerali delle proprietà fondiali in Dalma-
zia, ed in ispecie nelle sue parti più in-
teressanti, più civilizzate e più produt-
tive , quali sono il litorale e le isole ;
mentre i fondi dell'altra categoria, fatti
coltivare da proprietari per s loro conto,
non sono in si gran numero, e trovatisi
nel litorale ' ne' territori d' oltre monte
e nelle isole, sebbene in generale sièno
più comuni a queste ultime ed alle parti
montane.
Da tutto questo risulta, che l'agri-
coltura generalmente in »questa provincia
è in mano del colono, sopra il quale il
proprietario del fondo non è in grado di
esercitare quel!1 influenza che sarebbe a
desiderarsi pel suo miglior essere e che
tanto favori il progresso dell'arte agra-
ria in altri paesi ed in ispecie nella To-
scana; la quale deve principalmente ai
proprietari quell'alto grado cui essa rag-
giunse, e che le accorda il primato, per
ciò che concerne 1' agricoltura, in tutta
la penisola ed in buona parte d'Europa.
Dobbiamo però confessare con nostro
cordoglio, che in Dalmazia le due classi
de' proprietari e de' coloni, tanto utili e
necessari alla società, invece di vivere
affratellate fra loro, dimentiche esse dei
reciproci loro interessi e de' principi
di carità su cui viene basata la nostra
religione santissima, tra loro si odiano,
ed il proprietario n" è quasi sempre la
vittima.
Se colle condizioni colle quali si
trova vincolata la proprietà in Dalmazia,
come superiormente si è osservato, si«
conveniente, sia giusto di obbligare il
proprietario per intiero al pagamento del-
l'imposta prediale, e di costituirlo esat-
tore responsabile del suo colono pel re-
gio erario, mi appello ad ogni uomo di
buon senno ed amico della giustizia. Non
intendo privare de' loro diritti i coloni, nè
di recar pregiudizio ad essi nè ai pro-
prietari
La bilancia è quella che deve re-
golare le azioni dell' uomo ^onesto che
vede il suo nel ben essere del proprio
simile, e eli' è seguace de'veri principi
di libertà, uguaglianza e fratellanza, ba-
sati sulla carità e tracciati dal vangelo.
Chi ama davvero la patria, deve usare
di tutti que'mezzi che sono in lui, affi-
ne di allontanare ciò di che viene mi-
nacciata e che prevede doverle tornare
funesto. ^Hnuato)
e ricca in una località per la coltura p. e. |
del frumento, non lo è più sottoposta
che sia ad altre influenze locali e di clima.
Laonde la classificazione che ha
per base la conoscenza degli elementi
diversi che compongono il suolo e delle
proporzioni in cui questi si trovano tra
loro commisti, sarà la più scientifica non
solamente», ma quella che meglio si ad-
dice pure ad una pratica. la quale sap-
pia rendere ragione del proprio operare,
e Io fondi sulla conoscenza del ruolo
eh' esercitano gli elementi nutritivi del
terreno rapporto alla nutrizione delle
piante ed alle diverse fasi della loro ve-
getazione.
Senonchè quelle tre prime specie di
terre argillose, sabbiose, calcari, sono
ben lungi dal presentare dovunque una
omogeneità di composizione, ammettendo
invece parecchie altre suddivisioni e va-
rietà dipendenti dalle proporzioni varia-
bili di ciascuna delle loro parti costi-
tuenti e di altri elementi valutabili, natu-
ralmente insieme commisti. .Perciò allor-
quando i terreni nei quali domina V ar-
gilla contengono dell' ossido di ferro ,
della sabbia, della calce carbonata ecc.
in proporzioni apprezzabili, le loro pro-
prietà si modificano, ed allora acquistano
i nomi 'di argiìlo-ferruginosi, argillo-
sabbiosi, argillo-calcari ecc. E quando
la sabbia silicea predomina sopra l'ar-
gilla, si hanno le terre s abb io se-argil-
lose ; quando il carbonato di calce si
trova in eccesso allo stato polverulento,
forma la base dei terreni cretosi, mar-
nosi e del tufo. Le quali ed altre più
particolari distinzioni, sebbene troppo
importanti per una pratica agricola che
sortita sia dalle fascie dell'infanzia, sti-
meressimo prematuro enumerare a' no-
stri agricoltori non per anco iniziati ne'
principi di scienza cui oggi 1' agraria
perfezionata si appoggia, e che meglio
possono ottenersi pel già invocato inse-
gnamento diffuso e regolare in apposite
scuole rurali, dove alla teoria della scien-
za si congiungano le pratiche applica-
zioni dell' arte.
Tuttavia, per quelli tra i nostri pro-
prietari più illuminati, e di cui pure la
Dalmazia non manca, i quali, apprez-
zando i progressi della scienza ed i nuo-
vi principi su cui oggi l'agraria si fonda,
volessero addentrarsi nelle pratiche a-
gronomiche perfezionate del giorno, sti-
miamo opportuno di riprodurre in ap-
presso la classificazione dei suoli ara-
bili prodotta dall'illustre sig. J. Girar-
din, professore di chimica a Ilouen, la
quale nel mentre si uniforma alle scien-
tifiche cognizioni del giorno, si presenta
sotto un aspetto di semplicità e di chia-
rezza che la rende opportuna al corso
di popolare istruzione cui fu destinata ,
siccome a quello a cui noi pure inten-
deremo applicarla.-
CORSO COMPLETO DI- AGRICOLTURA.
La terra ( dunque è necessario di produrre molti foraggi, non produce < C'Ve sono 1 mate,'iali più comuni per formare gli senza ingrassi i °PPortuni ingrassi, e d'avere molto bestiame per
\ effettuare la conversione dei foraggi in letame.
Gl'ingrassi l dunque son necessari dei buoni lavori e delle
IÌOll agiscono / cu^ure che "disgreghino il suolo, mezzi occor-
se noli sono \ r?nt* Per ottenere l'intento ; è quindi necessità
solubili ! buoni strumenti e di animali da tiro in numero
[ sufficiente.
Ingrassi
Lavoro
toci dalle ricerche fisico-chimiche, sep-
pero saviamente a sè utilizzarlo ; e la
Germania, Y Italia ed altri popoli non
tardarono a riconoscere il bisogno di
seguirne V esempio.
Onde non deviare di troppo dallo
scopo, cui tende il mio desiderio, io tra-
fascio di qui accennare alla definizione,
estrazione ed usi di molti gas in gene-
rale, ne tampoco stimo conveniente di
estendermi in particolare sul gas lumi-
noso, avvegnaché non potrei farlo sen-
za entrare in certi dettagli, la cui espo-
sizione, dovendo essere lunga da sè, po-
trebbe per taluni riuscire anco nojosa.
L1 unico fine, che con queste poche pa-
role mi sono prefisso, gli è quello di es-
porre in breve F utilità che ne ridonda
dall' uso di questo gas nella sua appli-
cazione, qual mezzo da sostituirsi al-
l'antico metodo d'illuminazione ad olio;
il processo facile per estrarlo, ed il van-
taggio che ne risulta ali1 economia.
Il gas, di cui si tratta, non è altro
che una combinazione, in proporzioni
assai variabili, dell1 indrogeno e del car-
bonio. E siccome F indrogeno col carbo-
nio uniti ali1 ossigene e talvolta al nitro-
geno od azoto (1) fanno parte costituente
di tutt; i corpi di natura vegetabile ed
animale, da ciò si comprende che qua-
lunque corpo organico sarebbe atto a
produrlo; il vegetabile però a preferenza
dell'animale, per la mancanza del nitro-
geno; e fra i primi quelli specialmente
in cui predominano i principi infiamma-
bili, che sono appunto Y idrogeno ed il
carbonio, senza i quali non può aver luo-
go la combustione propriamente detta.
Variano i processi usitati pella sua e-
strazione a norma della natura dei corpi
(1) Di questi principi fu dato già convenevole
spiegazione in un altro numero di questo tnor-
«ale. V. n. 2, pag. 10.
che lo contengono. Le sostanze, che più
si prestano a somministrarlo, sono in ge-
nerale il carbon fossile od eleantrace, le
ligniti, gli olii, e tutte le materie grasse,
alcooliche e resinose. Nei grandi stabi-
limenti a ciò destinati si fa uso del car-
bon fossile siccome del mezzo il più e-
conomico : sebbene però riuscirebbe for-
se più utile P estrarlo dall1 olio d1 uliva,
in quei paesi dove questo prodotto viene
dal suolo somministrato ini copia soprab-
bondante ai propri bisogni, come sarebbe
appunto in Dalmazia, nella quale questo
si rende un oggetto di esportazione consi-
derevole, per cui essa ne ritrae annual-
mente vistose somme in denaro. Oltre
di che, senza ricorrere ali1 estero, essa
potrebbe a ciò utilizzare quel combusti-
bile, che in vari punti del proprio suolo
giace trascuratamente sepolto.
Il processo dell1 estrazione di sif-
fatto gas dal carbon fossile consiste nel
riscaldarlo fino ad un certo grado di de-
composizione in un tubo o storta di fer-
ro , comunicante col mezzo di un tubo
in un recipiente ben chiuso quasi pieno
d'aqua comune fredda, facendo velo arri-
vare sin presso che al fondo. A que-
sto , che potrebbe essere un barilotto
comune di legno, si adatta nella parte
superiore un altro recipiente contenente
nella stessa quantità del latte di, calce,
o in sua vece del fieno bene imbrattato
di calce impastata con aqua, a fine di
togliere al gas i due acidi idrosolforico
e carbonico, coi quali pertinacemente si
trova da prima commisto. Depurato ili
questo modo, il gas luminoso si fa pas-
sare nel così detto (fasometro, dove ri-
trova la sua stazione.
Il gas, che io giornalmente consu-
mo , lo estraggo finora per lo più di-
rettamente daìl1 olio comune, servendomi
del seguente apparato :
— Ì48-:
tanti animali qnante ricchezze non pos-
sono in pochi anni moltiplicare a favor
di questa nazione! Al contraeio la pa-
storizia, com1 è attualmente in Dalmazia,
non produce certamente quanto distrugge.
Niente di più. funesto che 1" abbandonare
a cattivi custodi mandre di pecore e capre,
che tutto annientano quanto loro si para
davanti. 1/ immaginazione è colpita raffi-
gurandosi soltanto cosa«debbon distrug-
gere due milioni di animali per sussistere
in un anno, vagando senza metodo e
senza governo
A ciò seguono altri saggi ragio-
namenti dell1 illustre nostro Provvedito-
re, di non peritura memoria, atti a pro-
muovere il minoramento dei danni delle
capre, e la miglior cura delle pecore.
A cui tiene dietro un prospetto dello
stato del bestiame in Dalmazia neir an-
no 1808, comparato a quello del 1807;
indi chiudono il rapporto, a cui ci rife-
riamo, le seguenti espressioni:
„ Ha dunque la Dalmazia quasi due
milioni di animali tra pecorini e caprini,
e più di due milioni se si comprendono
le altre specie.
„ Si lascia all' economista il fare le
occorrenti osservazioni sopra questa ric-
chezza che non frutta il ventesimo in
questo paese, e che tanto frutterebbe in
qualunque altro paese incivilito. Si lascia
che ognuno vegga cosa trar si potrebbe
da un suolo che barbaramente trattato
e coltivato pure alimenta tanta copia di
bestiame. Si lascia finalmente air econo-
mista ed al politico il comparare il nu-
mero degli uomini ed animali dalmatini
col numero degli uomini ed animali di
qualunque altra contrada, per decidere
che se lumi, mezzi ed uomini qui ani-
massero le cose ed aiutassero la natura,
la sola pastorizia migliorata potrebbe dar
fama e ricchezza alla Dalmazia, come
tra pochi anni gliela daranno fra le altre
cose la pesca e le migliorate saline u.
Coteste verità, che noi togliamo al
Reqio Dalmata n. 28 dell'anno 1808,
pi Ammano a stabilire i semienti corollari:
1. Che la pastorizia promossa e mi-
gliorata in Dalmazia sarebbe fonte d'im-
mense, quasi incalcolabili risorse, non
solamente a riguardo del prodotto diretto
derivabile dalla migliorata qualità e dalla
quantità delle lane, delle pelli, delle carni,
del latte, ma ben anche per l'importante
beneficio che ne risentirebbero le terre,
oggi in gran parte improduttive, sterili,
abbandonate del tutto per la mancanza
di concimi ;
2. Che se malgrado a tante savie in-1
culcazioni, provvide disposizioni e consigli
emanati ai tempi del Dandolo ed anche in
appresso, nello spazio di 42 anni sino ad
ora decorsi, nessun miglioramento peranco
su tale rapporto si ottenne, resta provato
dall'esperienza il bisogno espresso, dall' ili.
Provveditore: „ che il governo debba
prendere un interesse diretto per il mi-
glioramento della pastorizia in Dalmazia:
senza di ciò i vantaggi non saranno mai
né grandi ne sicuri". La quale misura
non potrebbesi meglio attivare che con
la »istituzione di ovili-modelli; con la
emanazione di savie leggi forestali, ten-
denti al rimboscamento dei nostri monti
denudati e degl' immensi tratti delle no-
stre terre pascolive ed un tempo boschive,
oggi spopolate di ogni sorta di piante,
non presentanti che aridi sterpi, macerie,
nude roccie calcari; con la promozione
della coltura dei prati naturali ed arti-
ficiali, su di che veniamo a ragionare
di seguito.
ir.
Dei prati in generale.
Dopo dì avere dimostrato la somma
importanza della pastorizia e gl'immensi
vantaggi che deriverebbero al paese no-
stro dalla promozione e dal miglioramento
di questo ramo dell'economia rurale, sarà
opportuno di ragionare alcun poco dei
prati) che in oggi formano la base prin-
cipale di un'agricoltura ben ragionata,
specialmente per 1' applicazione che so
ne fece alla successione delle annue rac-
colte, e mercè di cui si giunse a togliere