AMO IH. sr.
LA DALMAZIA
FOGLIO LETTERARIO ECONOMICO
Giovedi 17 Giugno 1847.
ILLI7§TRlZIOI£
del Mausoleo e Sepolcro
di Diocleziano.
Plauso e gratitudine sien retribuiti a quei
colti ingegni, che ¡Ilustrando splendidi monu-
menti delPepoche di floridezza della nostra
Dalmazia, si studiano di sempre piü nobilitarla e
giovarle coll'allrarre, anche per tal via, su d'essa
r attenzione dell'erudito, la ponderazione del-
r economista, la mente del político, unici soc-
corsi, che possano riprodurre quell'epoche di
grandezza, che di loro si gloriosi monumenti
lasciarono, e che per isciagurate indicibili vi-
cissitudini non solo scomparvero, ma perfino
ne amuti Peco instancabile della tradizione.
Gli oggelti d' antichitá pregievolissimi, re-
centemente in Spalato riconosciuti, eh'al di
d'oggi piü che altri meritamente attraggono lo
studio dei noslri archeologi e fors' anche di non
pochi lontani, sono il Mausoleo e T avello del-
YImperatore Diocleziano, Dalmata nostro, dei
quali primi s'avvisarono e con lodevolissimo
studio e premura si trattenero i distinti Signo-
ri Vincenzo Andrich e Dott. Lanza nei IN. 5 i
e 52 dell'anno secondo e N. 4 e x4 dell'an-
uo III. dell'utilissimo Foglio la Dalmazia.
Che quel grazioso quadrilattero edifizio,
l'odierno battisterio del Duomo di Spalato, fos-
se stato realmente il Mausoleo di Diocleziano,
seguendo in parte le dotte considerazioni succi-
tate, mi persuado sempre piü coll' osservare ,
che quella corona, che non fregia gl'ingressi
del maestoso Palazzo , del Magnifico Tempio,
degl'Imperiali appartamenti, testé fu veduta
insignire quello de* suoi frontoni, che ancor
sussiste, forse perché questo sito era il solo,
che per sempre esclusivamente veniva destinato
al!'augusLa persona. La sua posizione ancora
di rimpetto al tempio di Giove, le minori pro-
porzioni con cui fu modellato, il suo tetto for-
mato di grossissime pielre, la sua solidissima
struttura , per cui di tutte le parti deirantico
palazzo é la meglio conservata, il contrasto
che questo presenta col sistema tenuto in tutto
1'edifizio, cioé soliditá e semplicitá esterna,
profusione interna, quando in questo abbonda-
no i fregi nelP esterno, mentre regna una mae-
stosa semplicitá nell'interno, se si eccettuino
gli ornati architettonici della volta, che puré
a cosi fatto monumento son convenientissimi,
tutto da' peso alia congettura, che quello sia
un Monumento.
Daltronde quest* uomo ¡Ilustre, avvanzato
negli arini, desideroso d'abbandonare la gran-
dezza ed il fasto, piü che altri mai alie sue
credenze religiose affezionato, e che mille vol-
te vide impertérrito vicino al suo capo ed a suoi
piedi bale na re la falce di morte, nel far eri-
gere il colossale palazzo, ove spoglio di sua gran*
dezza, tranquilli intendeva passare gli ultimi
giorni della vita, non poteva disgiungere l'idea
d'un appartamento imperiale, da quella di un
conveniente monumento sepolcrale, e se quello
non é tale, invano ne ricerco un altro nel piano
del grandioso palazzo e nelle sue adiacenze: né
credo potersi trovare validi argomenli per so-
stenere , che posteriormente all' epoche di Dio-
cleziano alcun altro lo abbia fatto erigere.
1 LL1J§TIU/10X£
del Mausoleo e §epolcro
di Diocleziano.
(Coniinuazione e fine).
Dissi che, più di qualunque argomentazio-
ne rai conferma essere slato 1' odierno Ball ist e-
rio di Spalalo il Mausoleo imperiale, il trovar-
si tutlodi quel sarcofago di marino parió sul
vestibolo di quest'edifizio, e ció perché, senza
fatica e spesa, e senza uno scopo , non potea
essere collà innalzato, e perché vi scorgo iudub-
biamenle con grande ingegno ideati, e con
poc'arle scolpili i fa Iii principali délia v il a di
Diocleziano: nè un brauo d' un accidenlale po-
steriore iscrizione, silualo fuori di luogo, e cui
mal convengono i falti esposli nelie faccie del
sarcofago, mi distoglie dal pensiero, che qnel-
lo effeltivamente sia stato destínalo a questo
Imperatore.
Le dotte illustrazioni finora pubblicale rni
sembrano aver coito in parte l'essenza princi-
pale dei fatli, ma non per inlero. E riflellen-
do, che, in vista all'oggetto, per cui venivan
fatli qnesti bassi rilievi , vi aveva dovuto con-
concorrere l'opinione di persone, che più di
tutte eran prossime al Monarca, e quindi d'uo-
mini di slato di profonda sagacità ed estese
vedute: mi è forza il ritenere, che quanto
quelli contengono, sia stato profondamente
medítalo, sia lulto completo, niente impreci-
so, niente capriccioso : perlocchè mi sembrano
meritare il più atiento e rigoroso esame.
Apprezzo le opinioni eslernate in Roma,
che que' bassi rilievi si riferiscano ad argomento
mitologico; fo calcolo pur di quelle esposte in
Dalmazia ed altrove da dotte persone, che ri-
fiulano ritenerli riferibili a Diocleziano: ma mi
gode Y animo, che ad onta dell' impresione,
che quelle mi recarono, facendoli oggello d'un
attento studio, sia tratlo a sostenere il contra-
rio, e cosi ridonare alla Dalmazia ed ail'Im-
pero una vera gemma delT anlichità, che tutta
loro apparliene.
E mia opinione primieramenle , che T or-
dine, con cui sia da esaminârsi quanto espon-
gono le quallro faccie del sepolcro, come ven-
gono riportale nella litografía, che per le non
mai abbastanza lodate premure del sig. \ndrich
accompagnava Y ultimo N.° 4 del Foglio la
Dalmazia, sia questo; prima le due faccie mag-
giori, cioè I e III, poscia le due minori, cioè
la II e IV, ed il motivo di tale opinione ri-
sulla dair interpretazione, che ritengo doversi lo-
ro dare e dall'ordine cronologico dei falti, che
presentano, cioè il servizio preloriano, il con-t
solalo, I'impero e 1'abdicazione.
I bassi rilievi del sepolcro non mi sem-
brano semplicemente slorici, ma storici ' alle-
go ri ci e misti; perlochè alcuni dei soggetti rap-
presentali devonsi considerare qualí sono esposti,
altri ritenere d'una sígnificazione mista, ed
altri infine esamínare con la scorta de' loro
principali attributi, per iscopríre quai fosse
1 intenzione dell'inventore, allorchè li presce-
glieva, come i più idonei ad esprimere il suo
pensiero. Ritrovo infalti persone di storica ce-
lebrilà, e quest'è pura storia : vi veggo per-
sone rappresentanti i diversi corpi sociali, cui
appartenevano e qui c'è un'espressione mista.
D'una significazione omonima è quel cinghiale
deslinato ad esprimere il nome di Ario Apro,
mentre le allegoriche furono prescelle per rap-
presentare i pensieri morali, insuscettibili d'es-
sere allrimenli espressi , come nei vigili e la-
tranli cani i varii fragorosi partiti polit ici, quali
dal sommo d'uno stabile potere soglionsi con-
siderare, nei basloni , nei baltei il comando,
e nei generosi cavalli il conlrassegno delT im-
pero. Le varie foggie classificano i diversi or-
dini sociali e le diverse epoche e cariche délia
vita dell' imperatore e gli atteggiamenli e le
combinazioni, le parti prese nei falti, che ven-
gono esposli.
Per tal forma considérala la prima faccia
del sarcofago, riportala nella Fi g. I, mi rîsultano
Ire gruppi affatto staccali e componenli una
sola azíone. IN el primo gruppo ravviso due ca-
pi di partito, che s'occupano delle cose loro,
e 1' uno accenna ail'altro il cane, di cui puo
disporre, cioè i proprii fedeli, E siccome que-
sto fatlo doveva verificarsi nei giorni prossimi
alla morte di TNumeriano; cosi rni sembra do-
ver riconoscere in quelT uomo veslilo di breve
tonaca, e con manto, avente il bastone del
comando, M.Aurelio Sabino Correllore d'Ita-
lia , che bramoso dell'Imperio, disponea d'un
partilo civile, col quale poscia afFrontó Cari-
no; nell'allra persona con lo scudo, Carino
medesimo, cui potenli forze militari eran devote,
con le quali in seguito si mosse conlro Sabino,
AMO m.
Si publica ogni giovedí. Il prez-
io annuo per Zara è di fiorini
<}; per semestre fiorini 2; per
fuori franco di porto fiorini 6;
per semestre o trimestre in
proporzione. \
LA DALMAZIA
FOGLIO LETTERARIO ECONOMICO
Le associazioni si ricevono i,
Zara dai proprietari, fuori d
tutti gl' II. RR. Ufficii posta]
Si riceve in cambio qualunqu-
giornale austríaco od estero.
Giovedi i Luglio 18^7.
CONTENUTO. Sogno di mio avolo. — Canto V dell' inferno di Dante. — Stato
economico di Castelnuovo. — Eco de' giornali. — Zara, commercio.
IL SOGIO DE MIO AVOLO.
Narrazione appogiata ad avvenimenti reali.
v No, Teodoro, non sarà mai, che io abbando-
ni la casa paterna senza aver prima ricevuta la bene-
tiiz one di mio genitore, non fosse per altra cagione ,
che quella appunto essergli io figlia. Grave si è il pre-
cetto, o Teodoro, che c'ingiunge d'onorare il padre e
la madre; esso venne dettato senza condizioni, quin-
di è di nostro assoluto dovere quel che c'impone. Vi
saranno de' casi, nei quali si affievoliscono gli affetti
Ira padre e fîglio, e si rilassano e perfino si sciolgono i
viocoli deir amore e dell'ubbidienza filiale; il mio non
étale. Qualche genitore potrà essere ingiusto, impor-
ta doveri, che colle saule leggi non s'accordano: gli
esempii, lo concedo, non saranno rari ; con me pero
la cosa procede altrimenti, chè come lo sai, mio pa-
dre è modello di cristiana píela ; sua cosíanle cura si
lu di coltivare in me il limor di Dio, e guidarmi sul
fenliero délia virtù. I suoi insegnauientí, i suoi ser-
ení, a quant o valgo ricordarmene, non erano mai
teli da farmi un rimprovero indirello della mancanza
1 a raiei doveri di figlia e di cristiana. Egli costituisce il
centro dei niiei affelli; e fino a tanto che vive, io non
saromai tua , ove egli non assenla alia noslra unione. «
» Ponghiamo il caso, che non sa remo marito
e moglie » !
» Tosto che un tal pensiero ti angustia, conver-
ge, che le ne famigliari/.zassí. Ove sgraziatamente
c|o avvenisse , la sventura non sarebbe poi tanto viva-
dme semita, perché preveduía. »
« E lu Maria, sopporleresti, saresli indifférente,
al vedermi marito d' allra?«
La buona giovane guardollo fiso in faccia una o
(W vohe, quindi pielosamenle sorridendo, ritorse lo
s§uardo.
" Prenderesli altro marito » continuó Teodoro, «
8e ¡I padre le lo imponesse? «
» JNon mai « era la breve e risoluta risposta di Maria.
» Mi è impossibile di uscire da questo labirinlo.
tu fossi obbligata di daré la mano ad un altro, il
lu° cuore non sarebbe raen mio di quello verosimilmil-
niente sarà per essere. «
A qnesle parole Maria arrossi, gli gettó uno sguar-
appassionato di rimprovero, e piegando gli occhi al
Su°lo si tacque.
« È impossibile il ritenere, che questa condott
sia una prova del tuo amore per me «, esclamó Teodc
ro, vi io non vi scuopro traccia. Il viticchio dell'ubbidier.
za filiale attortiglió il tuo cuore, e fa appassire ogi
pianta che gli cresce da vicino. Dove un tanto dom
nio esercita il dovere dell'ubbidienza, l'amore deve sgon¡
brare il campo, e cosi va la faccenda con te, I prt
giudizii d'un padre troncauo e gli aspirid'un amant«',
e la sua divozione, e la sua perseveranza in onta agl'in
pedimenti che vi si promuovono, in onta alie ripulsdj
ai lorti. Io ti amo, pero da lunga pezza mi strugg;
questa fiamma, che con me si estinguerà, ove non si
alimentata. E non sono sfojrtunati questi miei affetti
Tu non vuoi darmi la mano senza la benedizione c
tuo padre: egli ricusa di dartela, minaccia, che no
l'otterrai mai. Vado logorandomi nei desiderii e nell
speranze, che temo non si realizzerahno. Tu lo SÍ
bene, Maria , tu lo tolleri, e ancor dici d'amarmi ? Saf
pi, che cosi tu inganni te stessa, e corbelli me, Mari.
tu non mi ami afïatlo! «
ISIon gli diede risposta, ma di nuovo levó i
sguardo su di lui. Vide Teodoro, che copiose lagrim
scorrevano giù per le di leí guanee; 1'abbracció, e
asciugó quei muti si, ma espressivi indizii dell' affezíc
ne di l^i. Chiese perdono alia giovane d' averia mortj
ficata ; 1' ottenne.
Per qualche minuto si slettero tacíti, Maria final
menle sciolgendosi dall' amplesso : ;
« Teodoro! r> disse,« perché mi obblighi tu per
la centesima volta a dirti, che tu solo ne hai la colpa?.
Io sarei slala giá tua moglie, se la eos tanza del T amor
tuo avesse pareggiato alla mia. Tu avevi giá 1* assensO
di mio genitore; divenuto di maggior etá, noi sarem-
mo slati maritati; ma tu sei andato a Venezia , a Mi
laño, e chi sa dove, e mi hai dimenticata ».
« Te lo giuro, Maria! non ti ho dimenticatc
mai, « soggiunse Teodoro. v
» Ed io ti dico, che mi hai dimenticata «, ripiglrc
la giovane, dalle cui pupille scorrevano novelle lagrime
* Qual alleanza potevano stringere assieme 1' amore r
la dissolulezza ? Potevi tu avermi presente, e frequen -
tare case e convegni, sentirte di libertinaggio e d'iœ
moralità, e passarvi giorni e notti ¡ntere? M* aspetta
va io mai di udire , che Teodoro, signor del mio cuc
re sin dalla giovinezza, m' aspettava io, dico, di ris<
^ere, che notte per nolte era solito di inebriarsi, ch
si abbandonava ad appetiti disdicevoli ad un essere ra
gionevole , che la sua menle rade volte era serena, ch
il poeta a bello studio, perché maggiore pielà ne
derivasse introducendo la donna a parlare, che per
natura è piu querula e meglio trova la via al cuo-
re. La é spirito Francesca, ma, come dicevamo, lo
spirito pure ritiene le sue facoltà, per ció non puó
a meno, ricordandosi delT abitudini délia terra, di
non conservare un certo riserbo nelle parole,- un
certo pudore nelPimagini velato da uno slile me-
tafórico. «
« Dalle cose fin qui discorse si dovrá conchiude-
re , che tutto quello che parla il poeta intorno a
Francesca conviene benissimo all'Inferno, presentan-
do un'ideale, che mentre supera quanto v'ha di
più delicato in terra, si confá únicamente agli spi-
riti spogli del I' ingombro terreno. In fatti, se nell' i-
dee grandi e terribili avanza la misura di quanto vi
ha in terra di consimile, nell'idee gentili, anche sor-
passa 1' Ideale terreno e offre un non so che di mez-
zo tra il naturale e il sopranaturale. Si raffronti un
poco tra loro Minos e Francesca: le forme dell'uno
e quelle dell' altra ; il ringhiare di questo colle soavi
note di lei ; il robustissimo hlile usato da principio
e i dolci concenti della fine; la pietá medesima che
supera ogni urnana e per cui il poeta che ancora
viveva quantunque all* inferno, pur dovette per gran
commozione cader tramortito, e vedrassi non es-
servi maggiori bellezze in altri poeti, né più ferace
poesía di alti studi e conforti. «
Dalí' analisi di questo commento si scorge, esse-
re esso incompleto, né sviluppato in ogni parte. In-
completo, in quanto era necessario di proporre in-
nanzi ad ogni altro lavoro un' idea generale di tutto
il poema di Dante , notare sotto qual punto di ri-
guardo lo si vuole esaminare , fissare i principii e le
verità più generiche, colle quali si debbano giudica-
re non il tutto soltanto ma eziandio le singóle parti,
che costituiscono quel tutto. E queste, direi quasi
scientifiche prenozioni erano necessarie e per non
vagar incerto nell' opera e per non essere costretto
ad ogni nuovo canto far andar innanzi un breve
sunto delle proprie opinioni e di propri principii, per
discenderne poi all'applicazione particolare di quelli,
come ha fatto l'autore nel commento del canto V sud-
detto, nel quale, perché sforzandosi di presentare
in iscorcio un prospetto delle precipue doti dell'Ali-
ghieri, giusta il proprio modo di vedere, lo fa trop-
po rápidamente; applica ai particolari pnnti della can-
tica vedute e principii, che in sulle prime non ave-
va avvertiti e di cui bisogna cercarne ragione. Ma
questi son difetti lievi che riguardano Tordine del
lavoro e che agevolmente si correggono. Ed uno
scrittore che seppe imaginare piano si nuovo di un
commento di Dante con si nuove vedute, potra di
leggieri alla propria fatica dar anche quel sistema
che meglio risponda al suo fine.
G. FUÁNCESCHI.
Dello stato econoinieo di Castelnuovo
nel Circolo di Cattaro.
„La seul moyen de rendre 1' aisance générale est
„de répandre l'industrie"
Drois.
( Conlinuazione e line. )
Ove si eccettuino T olio e la carne di vitello,
scemati nel prezzo di un quarto circa da quello che
correva mesi or sono, gli ail ri generi non subirono per
anco in ció variazioni di sorta. I pomi di Ierra of-
frivano in quest' anno un prodolto alquanto più
scarso del solito, ma non si é manifestata la ma-
lattia che altrove fu causa di tanti disastri; e pero
il prezzo se ne aumento del doppio dall* ordinario
corrente in passato.
Da alcun tempo fu qui molto promosso 1' alle-
vamento de'bachi da seta, e da cinque anni a que-
sta parte ¡o calcolo questa produzione aumentata
quasi del doppio. Ció devesi attribuire a mérito del-
l'efficace cooperazione delle autorilà per la pro-
mossa piantagione di gelsi. Possiamo quindi contar-
vi ormai 65oo piante di gelsi, la più parte vegete,
rigogliose, mediante le quali si ottennero l'anno scor-
so da oltre 2000 funti di bozzoli, della miglior qua-
litá, che si attirarono la concorrenza di esteri spe-
culatori, e furono pagati a prezzo ben superiore
di quello fattosi altrove, non solamente in provin-
cia, ma nella stessa Italia. Facciamo voti perché
un tale ramo d'industria progredisca con incremen-
to proporzionato agli esordj.
Le operazioni principali ch' effettuansi co'sud-
diti ottomani al restello di Magazza, puó dirsi ri-
duconsi alia vendita di sale che loro fassi per con-
to dell'erario sovrano: nulla per solilo essi vi por-
tano in vendita. Ho fatto cenno pero del lazzaret-
to ; e questo mérita c'intratteniamo per un'istante
a considérame l'importanza e 1'andamento presente.
Questo sanitario stabilimento é situato nella lo-
calité di Megline , un miglio e mezzo italiano circa
a oriente di Castelnuovo , all' estremità nord-owest
di una baja, donde apresi l'ingresso al canale di
Cattaro , che a detta di Pouqueville offre un porto
ampio e sicuro, il più importante nell'Adriático.
Esso é di origine veneta, e la sua costruzione ri-
sale al principiare del dieciottesimo secolo. Cinto di
alte mura, fornito di vasti locali bene adattati alio
scopo e di una fontana di aqua perenne salubre
che internamente vi sorge nel mezzo, gli é forse
il più regolare stabilimento di tal genere che van-
tare possa la Dalmazia. Mantenevasi in pieno vi-
gore sino all'anno 1816. Ma 1' attività sua primiti-
va , affievolitasi per le vicende politiche le quali por-
tarono seco la caduta della república veneta, n'era
venuta meno ancor prima, dacché per 1' invasione
delle armi francesi", seguita nell' anno 1806 , che a-
vevansi a nemica la nazione più potente sul mare,
ne seguiva generale arenamento di tutto il com-
mercio che per lo innanzi i Bocchesi mantenevano
lo dicono le sue possessioni migüorate ed accresciute.
E se a ludo questo arroger si dovesse ancora la
stima ed il concetto per simile riguardo di esso lui
avulo dalle superior! autorilà, non che i premii a-
v.uti , i decreti emessi,. gli elogi Iribútatigli ; allora
si che a ragione ascriver lo polrei ira i principalr
agronomi ed economist i in quesla nostra provincia;
mentrechè non vi si forma va societá, non ist iluto,
dove egli non avesse Ira primi il seggio, ne si pro-
poneva melodo, ne si accellava piano, ove prima
non. si f'osse interrógalo il suo saggio e giuslo parere.
]\e per quesla parle solíanlo lornava egli utile
ai suoi villici comuni, che ancora per quell' amore
che ad essi loro porlava , e per quel bene che loro
desideraio avrebbe di fare, comedie rinunciasse a
carichi cittadini, ció nullameno quello ne accellava
di capo comunale ora nel sindacato di Much , ed
ora in quello di Castel Cambio. II capo alia sua
comune è un altro padre alia sua famiglia. Chr
quindi non sente amore di patria nobile e genero-
so, chi non considera il bene procaccialo alia sua
palria, procaccialo a sé medesimo, chi ai proprii
non anlepone i comuni inleressi, chi da ambicione,
da orgoglio, o da altra men onesta passione fassi
«cala a cosi eminente posto, chi in fine delle be-
nedizioni non si cura dei proprii concilladini, dei
suoi comunisli ; non è chianialo a cosi importante
nu'nislero. Quale poi si fosse slalo Sebastiano de Cam-
bi con i suoi comunisli di Much, e di Castel Cam-
bio, piu che le mié parole lo dicono le loro lagri-
me, le benedizioni , la pace che pregano alie sue
ceneri , il desiderio vivissimo, il ricordo continuo di
sé tra esso loro lasciali. E onde quesle mie non si
credessero da taluno esagera/Joni, enlri chi puo in
quel povero, e modeslo casolare d'Ogorje, ed in-
lerroghi quel secolare vecchio , o quel suo figliuolo
qualunque di Sebastiano de Cambi, e se loro le la-
grime non verranno sugli occhi , io pur soffro una
smenlita.
Che se tale e non altra si fu la vita publica
comune di Sebastiano ele Cambi, quale non sará
ella stata la domestica privata? Religiosa, caritate-
vole , pia , ospitale , córtese, conversevole, gentile,
affabile, modesta, arnica: non superba, non altera,
non capricciosa, non severa, non iraconda, non
simúlala , non finta. Che la sia vera? dicanlo quei
tanti che lo cotiobbero, che lo trallarono, che o-
spitarono la sua casa , che si assisero alia sua mensa.
Biutvich. . —
Si puo tracciare qualclie progresso
dell* agricoltura
in Dalmazia da uit secolo in qua?
In quale condizione si trovasse la Dalmazia 2
o 3 secoli addielro , quale foase a que'tempi la sua
estensione, con quali difficoltá avevano da loltare gli
abitanti, ed a quante prove non furono posti onde
scampare al giogo mussnlmano, sono falti abbastan-
za conosciuli, e non esigono, che qui ulterior cen-
no se ne íaccia. In mezzo al trambusto delle armi,
fra 1' incursione de' nemici, che a ferro e fuoco ogni
cosa ponevano, Ira la fuga, tra la lolta in difesa
della palria, dell' altare e del focolare paterno, egli
è evidente, che la sola e principale occupazione e-
rano le armi; tutte le altre faccende , accessorie od
afíalto abbandonale.
Che* per tal modo anche gli animi s'inselvati-
chissero non fdrá meraviglia ; e se in qualche punto
delle cosle o delle isole si godeva un po*di tranquil-
lilà e di sicurezza, se taluno coilivava sludii, secon-
dava il genio occnpandosi di qualche arle bella, lo
erano le ciltá difese da forli mura, se!)bene ancor
esse più volte provassero gli orrori dell'assedio, e
fossero non di rado inquiétate e bersagliate, assag-
giando le sventure compagne indivisibili della guerra.
Seguila nel «699 la pace di Carlovitz, e 19
anni più tardi quella di Passarovitz, sembrava , che
il povero popolo dalmata si potesse ormai riposare
dalle incessanli faliche del campo di baltaglia, e de-
porre quelle armi, che di e nolle doveva in difesa
propria e dé' suoi cingere e maneggiare, e che quin-
di fosse in grado di attendere alje arti pacifiche dei-
T agricollura e della pastorizia. E la república vene-
ta conoscendone il bisogno, ricuperati estesi tratti di
lerreno nelP acqtjislo nuovo e nuovissimo; caduti in
propriété dello stalo alcuni fondi per cessioni delle
comuni all'alto della loro dedizione alia república,
pensó próvidamente la medesima di donare porzio-
ni del lerreno acquislato a coloro, che o nelle guerre
od in altro genere di servigi publici si erano resi
benemerili inverso la patria e lo slato.
Ma che farne , non avendo nè cognizioni suf-
ficienti, nè capitali da porre a coltura i beni cam-
peslri non ha guári ricevuti? Era perció conseguen-
le, che per gli oblighi nella donazione imposli, il
nuovo proprielario, forse ancor esso occupato nelle
armi, cercasse modi e vie a corrispondervi, ed in*
diíelto d' ogni allro mezzo vi sopperisse col tenue
numero di braccia che nel contado vi s' avevano.
Ond' è, che mentre per proprio conto del padro-
ne non si potevano eseguire i lavori campeslri, al-
tro ripiego non v'era che di pattuire con agricoltOT
ri, renderli comparlecipi dei frulti del suolo nel
quale rnetlevano i loro sudori, corrispondendo poseía ^
una déterminai a porzione del frulto al padrone col
lilolo di dominicale. L' esempio degli uni fu col gi-
ro degli anni da altri imitato : il sistema colonico
si estese, e con lui, perché da man ferma non
guidato , quella serie di difetti, dei quali la Dalma-
zia lultodi si risenle, o sotlo i quali piuttosto essa
gerne. Se qualche proprielario si abbandonava affat-
to alie cure del colono, nissun altro pensiero dan-
dosi dei suoi terreni , non omisero ben allri di ha-
dare al modo, come aumentare le «endite, multi-
plicando i frulti; s'avvidero pero, che i terreni lo-
-( 329 )-
le ,in luda la Dalmazia. Un'eccezione ¡u principali-
lá forma lutlo 1'áulico stalo di Ragusa, dove ton po-
che niodificazioni continua il sistema di quel gover-
no dalla consuetudine inveterato, e si ben diretto,
che in quesL'anno di carestía generale, chi men la
senti, era appunto lo stato raguseo. Altri punli del-
la provincia formano puré un'eccezione, e falli bre-
vi confronli, troveremmo miglior agricoltura in qual-
ihe distretto montano, in qualche tratto del circolo
di Spalalo, Poglizza e Traü , nell' ¡sola di Arbe ecc.
Vi furono sempre di possidenli, agronomici filantro-
pi, i quali in un giro di 3o a £o anni ebbero la
fortuna di vedere rígeneralo un distretto con pralica
islruzioue e coll'esempio nei metodi agricoli, i cui
vantaggi una volta assaggiati, si conservarono e si
propagarono. E prova evidente ne abbiamo negli olii di
Ragusa , negli olii e vini di Traü ecc., che ai mercali
esleti sono notali con prezzi piú alti , che non lo
sono gli stessi prodolti del rimanente della Dalmazia.
Trasandiatno per ora l'esame se nel montano
della nostra provincia si possano in pochi anni pro-
pagare i gelsi, e con loro diramarsi 1'allevamentoj
dei bachi da seta. Se Ruin lo fa, polrebbero benj
tentarlo anche le altre borgate poste nell'interno del-
la Dalmazia. L' attiludine dei paesi di costa e delle
isole a queslo genere di collura é posta fuor di du-
bio, perché da cento fatti comprovata. Nissuno evvi
de'noslri lettori, che non conosca i grandi vantaggi
che con poca fatica ed attenzione ponno procurarsi
le famiglie a capo di 40 o 5o giorni allevando i boz-
zoli. Atfinché pero questo allevamento proceda si da
daré un qualche utile, si dimostrava essere primiera-
mente necessario di avere una sufficiente quantitá di
gelsi proprii, afine di determinare quanla semenza
dovrebbe porsi a nascere. A niigliaja di piante furono
dalle Autoritá distribuite. Quale ne é il risuilato?
Per ora almeno, ed in proporzione dei dispendii dal
publico, e delle cure a ció impiegate, piultosto te-
nue, e lá dove avrebbesi dovuto daré buon esempio,
nel contado di Zara, e nelle vicinanze della cilla7
se eccetluiamo 3 o quatlro tenute, il gelso scarseg-
gia, e non puó in conseguenza essere di grande ri-
lievo il prodotto de' bozzoli, né considerevole il nu-
mero di allevatori.
Che cosa é il prodotto di tulta la Dalmazia in
confronto a quello della provincia di Verona , che
quest'anno fece i5 milioni di libbre sottili di boz-
zoli? Per la mancanza di locali accotici nelle abi-
tazioni rustiche delle ville, che sono le piú vicine
alia cittá , tale collura né poté attivarsi né pren-
dervi piede ; nella cilla , scarseggiando la foglia , non
era agevole di molliplicare 1'allevamento, o per il
prezzo della medesima non era impresa utile di oc-
cuparsene, motivo per cui si poté asserire, par-
zialmente riguardando la cosa, che la coltura dei fi-
lugelli tornava piü a discapito, che a vantaggio del
paese! ]Nel Friuli e nelle altre provincie venete il pa-
dron£ distribuisce a' suoi coloni una certa quantitá
di semenza , e proporzionatameule ad essa assegna a
ciascuno il numero di gelsi dai quali deve spiccare
la foglia per nutriré i bachi. II guadagno eccitó l'e-
mulazione, e si prosiegue. Quanlo bene non sareb-
be, se anco appo di noi si polesse far cosi! Lá sra-
dicano le viti, e vi piantano in vece il gelso, Ja noi
il gelso non si cura, si moltiplica la piantagione del-
le viti anche lá dove solto il governo veneto non si
polevano coltivare che cereali per rendere vicende-
volmenle ligio nei proprii bisogni il morlacco all' ¡so-
lano e all'abitator delle marine a preferenza vigna-
juolo. (sara cont.)
ANALISI DELLE MONETE ANTICHE.
Bruet ha verifícalo che la maggior parle delle
monete anliche contengono cloruro e bromuro d'ar-
gento. La quantilá di cloruro d'argento abonda spe-
cialinente nelle anliche monele della Grecia. Sono
diversi pareri sull' origine di queslo cloruro j gli uni
reputano che preesistesse nel minerale argentífero,
gli allri soslengono che si formó a poco a poco, e
che la sua quantilá sta in rapporto direlto colla du-
rata del tempo in cui la monela rimase sepolta sot-
ierra. Se questi risultamenli fossero esatli, fornireb-
bero un mezzo eccellenle per dislinguere le meda-
glie antiche vere da quelle, che fabbricale dai moder-
ni, sono vendute falsamente come anliche.
Non riuscirá del tulto svantaggioso il riportare
una tavola delle analisi falle sopra qualche moneta
romana veramente anlica.
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Peso bssolu-
to in gram-
nii . 3, 102 3.44 2, 610 3,85a 2, 694 2, 885 2, 525 2, 525 2, 432
Peso speci-
fico . . 10, 41 JO, 45 9, 86 10, 12 S.46 9. 5a 9, ío 9. 74 9, 63
Cloruro d'
argento . o, 3i 0, 49 o,64 0, 76 * 0.44 1, 86 6. 21 0, 40 0,63
Argento . 98, 01 98, 20 83, 53 92.47 85, 12 85, 88 76, 45 79. 93 89, 95
Ranie . . 0. g3 0, 02 <3,34 6, 70 10, 70 7.46 .1,99 16, 76 7, o3
Oro . .
Slagno
0, 68 0, 95;
- 0, 85 0, 65 1, oa i, 06 i,54 0, 93 0, 75
Zinco 0, 06 0, o5 o, 16 0, 06 0, 14 0, 63 0, 60 0, 16 , 0. 09
Piombo . — — 0, o3 - 9, o3 0, o5 0, 08 0, 12 0, 02
Antimonio — — 0, 14
-
0, o5 0, o3 0, 04 0, 21 0, 08
Ferro . . — — 0, 02 o, o5 0, 02 0, o5 0, o3 o, 06 0, 06
Tolale . 99. 99 99.7' 98,61 99.68 97. 52 97. 02 96.94 98, 55
98,61
Perdita col-
la calcina,
zione . . - 0, 04 0, 12 0,09 1, 04 ».16 0, 39 0, 04 C Ar Here N. 1»)
-( 236 )-
onde fu preso. Agar poi, benché dello stesso pen-
nello, pure di gran lunga inferiore.
Nella chiesa di S. Michele.
Buonissima la pala, che era, non ha guari,
dell'altare maggiore della chiesa di S. Rocco.
Nella chiesa d' Ognisanti.
Buona la pala , la quale fra la moltiplicità delle
teste, ne ha di belle assai.
PROF. M. IVCEVICH.
Si può tracciare qualche progresso
dell' agricoltura
in Dalmazia da un secolo in qua?
(Conlinuazione e fine.)
INell'abondanza de'vini e delle tante loro qua-
lità in Dalmazia , nell' eccellenza delle uve atte a
dare liquori squisitissimi da intraprendere coi me-
desimi un commercio lucroso, poco si fa in questa
parte. Le maraschine di Sebenico s'apersero un po'
la via per fuora , qualche poco la vugava della Braz-
za, la malvasìa di Ragusa, e tal altra sorte
delle più ricercate; ma traffico esteso non se ne
potè fare. 1 vini ordinarii devono per gran parte
smerciarsi a casa, ed ii prezzo che se ne ricava è
bene spesso insufficiente a cuoprire i dispendii del-
la fattura. Per la poca attenzione nel prepararlo,
per l'imperfezione de'vasi, per la mancanza di ca-
nove , è facile a guastarsi, non resiste spesso alla
stagione calda, e non si presta alla navigazione.
Anche in questo ramo quel che fu scritto, rimase
lettera morta.
L'ulivo y che è una delle principali sorgenti
di ricchezza nel territorio marittimo della Dalmazia
come è trattato e coltivato? Anche a riguardo di que-
sta pianta, del suo fruito , e del modo di trattarlo
convenientemente non poco si scrisse fino ad ora,
queste scritture e queste stampe contribuirebbero
non poco ad aumentare la biblioteca agrario-eco-
nomica. Le istruzioni furono lette da buon numero
di quelli che o non avevano ulivi da metterle in
pratica, o che non avevano né tempo né mezzi da
occuparsene seriamente. lì, l'ulivo abbandonato a sé
stesso, alla natura; non letamato, non nettalo;
qual meraviglia se più di spesso Io infestano insetti
che ne fanno orrendo guasto , e riducono a nulla
il prodotto! 11 fruito poi è tutt'altro, che conve-
nientemente trattato sia nello spiccarlo dall'albero,
che nel raccoglierlo caduto, nel conservarlo, nel
pulirlo innanzi alla macinatura. "È stato dimostrato,
che lasciandolo giacere, c permettendone la fermenta-
zione, si ritrae olio cattivissimo; si provò, che mi-
glior liquido s'otterrebbe spiccando le ulive alla fi-
ne di ottobre od ai primi di novembre, prima cioè
che imbruniscano e cadano, macinandole e spre-
mendole subito ; si raccomandò di badare alla pu-
litezza delle macine, degli strettoi, dei recipienti,
si consigliò la separazione dell'olio della prima spre-
mitura da quella delle sanse; fu suggerito l'uso del-
le controlucerne. Sarebbe veramente prezzo d'ope-
ra il nominare come portenti di progresso quelli
che una sola di queste attenzioni avessero usato
per migliorare la qualità dell' olio e con essa accre-
scere il guadagno, tenuissimi essendo i dispendii da
incontrarsi all'uopo. Temiamo, che se le cose cammi-
neranno di questo passo la qualità del nostro olio ri-
marrà stazionaria, e Dio non voglia, che siamo
tra poco soperchiati dai pugliesi, dai levantini e
forse dagli stessi barbareschi, e che il nostro o-
lio, salve poche partite, non sia giudicato alto ad
altro che a materiale da fabbrica o da illumina-
zione.
Le stesse sfavorevoli circostanze ponilo notarsi
in riguardo a più altri oggetti di economia dome-
stica e rurale ; e tutto questo converge a dimostrare
che nelle pratiche di miglioramenti non avanzammo
in generale né punto nè poco.
Se dunque le istruzioni diramate dall'autorità
non fruttarono che pochissimo o nulla, se a capo
di 34 anni non si fece quello che conoscevasi as-
solutamente necessario di fare, se le costumanze
antiche si osservarono tenacemente, e cessate si
rinnovarono, se le accademie economiche agrarie,
la legge Grimani e le posteriori non ebbero effetti da
sperare una tendenza al miglioramento agricolo ; è
inevitabile la conseguenza , che le misure che all'uo-
po si presero non erano adattate , e che la legisla-
zione doveva abbracciarne altre , energiche , assolute.
Ritorniamo ancora alle accademie o società a-
grarie, e consideriamo la loro influenza sullo stato
agricolo della Dalmazia. Servaci di tipo una società
od accademia teorico-pratica , la quale cioè, prima
giusta i principii della scienza , seppur così possa
dirsi, agiti il tema proposto, e quindi cerchi di
porlo in pratica, e raccolga tutte le osservazioni
latte nel corso d'un esperimento. Tali osservazio-
ni ponno praticarsi da ogni socio o sopra un pic-
colo trailo di fondi proprii , o dalla .società intera
in un campo modello, che dovrebbe avere all'uopo
delle sue sperienze. Buon divisamento è la prima
maniera di esperire, migliore poi quello di osserva-
re il progresso d'un tentativo nuovo e sopra scala
estesa sul fondo della società, accessibile a lutli i
membri ed in ogni tempo aperto a farvi le occor-
renti osservazioni prima di trasportare una pratica
nuova su terreni proprii. Ma a far ciò, ecco che
inciampiamo nelle difficoltà ; il padrone del fondo
non n' è mai padrone sì, da poter ordinare una
qualità o forma di coltura, il colono non vi si pre-
sta; mancano in gran parie i mezzi ad effettuare,
che gli sperimenti coronali di buon successo si pra-
tichino in grande. Sono questi mezzi :
i.° direzione e guida del padrone, del fattore,
ubbididienza da parte del colono,
2° denaro a poter imprendere miglioramenti so-
pra de'terreni, sui quali non se ne fecero mai,
-c 244 > ~
degli Oziosi, nella quäle, a malgrado del nome che
ad innerzia od a balocco accenna, pure venivano
recítate ogni tratto di belle cose, ed il Giorgi a suo
tempo n? era il principe e direttore.
Per altro delle sue opere latine ed italiane io
non faro neanco parola, bastandomi di fermar Y os-
servazione sulle illiriche. G, FRANCESCHI.
(sarä contin.)
-sS>®«65e—-——
Intorno alie cose economlco agravie
«taímate.
Nel rinomato giornale di Vienna Oesterreichi-
sche Blätter für Literatur, Kunst ecc. N. i3o
i5a dell'a. c. trovasi 1' articolo d' un anonimo intito-
lato: Cenni sopra la Dalmazia. Questo mira a
confutare 1' opinione che esternai 3 anni fa. (*)
In quello scritto io mirava a vendicare la Dal-
mazia dal!' accusa datale da un uomo celebre di gran-
demente sterile. Ii fine mió era santo, perché ten-
deva a fare, che non fosse abbandonato alia trista
sua sorte un paese, in cui fossero tutti i danari get-
tati, e che il morlacco non si confermasse nella sua
infingardaggine diceudo : non voglio lavorare un ter-
reno sterilissimo.
1/ incognito dice il contrario di quanto sosten-
ni io, od almeno si deve ritenere, che dica cosi,
perché in coscienza non conosco quello che voglia.
Posto cío andíamo a vedere, quali prove ad-
duss'io a conforto della mia opinione, e mi limiteró
ad accennare le dirette, rimettendo alia lettura di
quell' articolo chi avesse vaghezza di vederle tutte
aíla distesa.
Provai, che questo suolo é fornito della fer-
tilitá i.° meccanica 2.'0 chi mica , 3.° che é adorno
d'amendue. Passai indi a dimostrare, che questa ter-
ra é fertile i.° per la qualitá delle erbe che sponta-
neamente produce 2.0 per la maniera con cui nutre
molte piante, 3.° per la sua leggerezza, 4»° perché
sotto Y azione del fuoco scema di peso. Provai ezian-
dio, che le piante cucurbitacee in Dalmazia vengo-
no d' una rara bellezza. Queste domandano un ter-
reno sciolto, profondo, fresco e ricco di principii
nutritivi ben corrotti; accennai pure, come in parec-
chie parti di questo paese il frumento dá un prodot-
to ricchissím®, Questo grano per ben fruttare esige
un terreno argilloso, quarzoso, calcare, che é, quan-
to diré, una terra dove predomina Pargilla, poi la
sabbia, ed in minor quantitá la calce.
Per consolidare ognora piü la mia opinione ven-
ni bel bello esponendo le ragioni, che fanno tocca*
re con mano, che esso alimenta largamente piante,
che somministrano quelli prodotti, che rendono fio-
renti il regno Lombardo Véneto» quello di Napoli,
la Francia ecc. e che renderebbero pure dovizioso que-
sto paese, quando venissero estesi a dovere, e fos-
( ) Vedi Dajraazis anno i84-5 N, 17,
sero coltivati in modo da trame tutto il possibile
vantaggio. Misi in luce, come quest' amata uostra
Dalmazia é ricca di ampi, comodi e sicuri porti,
come confina con ricche provincie, per cui é idónea
a trarre vantaggio notevolissimo del suo commercio,
di quel commercio che fa ricche e potenti parecchie
nazioni; citai puré il suo mare pescoso, il numero-
so suo gregge, e le varié miniere che chiude nel
suo seno. E per tacere di numeróse altre concluden-
ti prove, portai in campo il giornale del Lloyd au-
stríaco del? agosto 1843 , in cui erano riportati i da-
ti statistici di quanto aveano fruttato i cereali in varié
provincie dell' impero, e dal quale si raccoglieva,
che la Dalmazia per ogni jugero di térra diede di
granaglie 7 metzeni ¿ il Tirolo non ne produsse che
5 i|2 , la Galizia 6, i confini militan 6 e ip, la
Boemia e la Moravia 6 3|4- Conchiusi dunque io:
La Dalmazia con una cattiva coltivazione dá mag-
gior prodotto delle preaccennate provincie, di cui
alcune hanno una buona ed altre un'eccellente col-
tura ; queste provincie sono pare considérate come
fertili anche dal prelodato Balbí: non puó a ragio-
ne dunque dirsi, che la Dalmazia sia eminentemen-
te sterile.
Aggiunsi poi, che questo é quello, che dá Bel-
lo stato attuale, ma sostenni essere questo prodotto
di gran lunga al di sotto di quello che potrebbe da-
re, perché malamente é coltivato il suolo, perché
pessimamente é tenuto il suo gregge, perché le viti,
e gli ulivi non sono coltivati a dovere, e F olio e il
vino non sono fatti colle diligenze opportune , per-
ché non é generalizzata la seta.
L' anonimo a tutto ció nulla rispóse, ma sfi-
gura i miei detti, svisa i fatti, i quali avrebbero
potuto convincerlo della tendenza vera del mío articolo.
Non é peso dagli omeri suoi. «
Se la cosa se ne stava a questa foggía, come
a meriggio fu dimostrato, é giuocoforza, che questo
bel cielo, questo soave clima, questo amato suolo
non é stato da natura destínalo a giacersi in una
infelice sterilitá, a dover essere negletto, a starsene
nelP avvilimento, a destare una sterile compassione.
L* anonimo griderá: non esser vero che qui
trattisi di possibilitá, ma di realtá, per il che con-
chiuderá, che B. ne n' é uscito dai gangheri.
Io per altro mi faccio a rispondere che sicco-
me é errore di lógica, che dalla realtá alia possibi-
litá la conseguenza é legittima, quindi é che molte
delle ragioni, che addussi per appoggiare il mió as-
sunto versano sulla realtá; che per altro la questió-
ne da me tolta a difendere s' aggira intorno alia pos-
sibilitá e non intorno alia realtá.
E in fatti Y ¡Ilustre Balbi chiamo la Dalmazia
grandemente sterile , quindi bretta ,inetta a produr-
re , insuscettibile di daré frutti. Versava dunque la
questíone sulla suscettibilitá o sulla realtá? Pur fcrop-
po preveggo che Y anonimo altamente esclamerá: Che
la questíone sia di suscettibilitá poco importa; quello
ro? É bretto, o ricco per bella vegetazione ed uber-
tosi prodolti? É madre, che lascia moriré i suoi figli
per non aver latte da nutrirli, od una di quelle dol-
ci nutrici, che offre abbondante pasto a'suoi nati? Ah
si! voglia non voglia , conviene che confessi come giá
confesso, senza volerlo e senza saperlo, che la Dal-
mazia non é grandemente sterile. La verita ha uua
forza irresislibile, essa «pande la sua candida luce la-
sciando che dicano quel che vogliono le genti: non
cangia col cangiare de'momenti, non é soggetta al-
1'impero del tempo, dessa é eterna.
L'anonimo fu dalla prepotente forza della veri-
tá necessitato a far eco alia mía proposizione. Vo-
leva gire a Roma e ando a Cornetto. INon vi é piü
bella vittoria che quella che viene spremuta dalP av-
versario.
Ascoltiamo ora con rassegnazione piü che socrá-
tica le opposizioni delP anonimo:
lo dissi: che la gente di bella taglia, di forti
muscoli e larghe spalle fornila , e dótala d'una for-
za meravigiiosa, quale é la dalmata, — che lo
stravizzare e guazzare dei morlacchi nei giorni ono-
maslici dei padri di famiglia, nelle solennitá delle
nozze, nei funerali, nei giorni dei Sanli protettori
della villa, negli ultimi di del carnevale ecc.; — che
l'abbondanza d'ogtii maniera di viveri che trovansi in
Zara, di botteghe cariche di care mercanzie, Palto fit-
to delle case, la grossa mercede, che rícevono i ser-
venti, gli operai, ecc; io dissi, che il complesso di
queste e parecchie altre cose , che per amore di bre-
vitá non accenno, mostrano ad evidenza, che que-
sto amato paese non é sterile.
L' anonimo si fa bello negando questa conclusio-
ne. E quali prove adduce per negare questa conse-
guenza? JNissuna. L' ipse dixit: io per altro gli vo
incontro dicendogli: P ipse dixit un di facevasi buono
Al gran maestro di color che sanno;
or non se gliela mena buona nemmeno a quel ce-
lebérrimo. A giorni nostri vuolsi vedere l'idolo in
faccia innanzi di piegare le ginocchia. Ed il signori-
no ha tanta boria da volere che si pieghi innanzi al
suo idolo senza vederlo? ohibó!
Mi dica in grazia, e me lo dica franco senza
nascondersi, (i delinquenti hanno motivo di celare la
loro fronte, nía non Poneste persone), si puÓMiian-
giar bene, vestire ed abitare meglio senza avere pro-
dotti? M' imagino , che risponderá od almeno dovreb-
be rispondere di no. Questi prodotti dunque se non
vengono dai suolo o dai mar della Dalmazia, caleran-
no giü dai cielo, come la manna scendeva nel de-
serto? ]Non é poi vergognoso, che dopoché ebbe
detto che la Dalmazia é ricca di ricchezze esisten-
ti, dica attualmente che é sterile? Una contradizio-
ne cosi patente in poche linee non é perdonabile.
Io asserii, che consuma piü un morlacco nei
preaccennati giorni, che un contadino milanese in un
anno. A questo mió dire P anonimo risponde, che
Milano non ha cor.tadini, e che digiuna piü il mor-
lacco in un mese, che il contadino lombardo in un
anno. Ed io a lui: Milano é senza contado? Milano
é una testa senza corpo ? Milano non ha campagna
che le sta d'intorno? Milano non ha villaggi e pos-
sessioni nel suo circondario?
Concede 1' anonimo, che il morlacco consuma
piü nel tempo preaccennato, che il contadino lom-
bardo nel corso di i intieri mesi.
Dunque, io conchiudo, possiede piü mezzi per
vivere il morlacco che il contadino milanese. Se non
sa distribuirli secondo le rególe delP umana pruden*»
7.a , questo é uno dei suoi vizii, contro cui ho al-
tamente piü volte reclamato nelle mié opere. Due
grani di lógica in testa talora valgono un Perü.
L'anonimo sostiene, che a Zara la miglior le-
gna da ardere viene dalla Croazia e dalPIstria, e
che in questa piazza si vendono legna grosse un
pollice, e radici. A chi canta queste fanfaluche?
A Zara viene la legna da ardere dalla Croazia e
dalPIstria? chime! Questa é troppo grossa! É una
delle sue solite. Turpe est perigrinari in patria.
I dintorni di Zara, la Bucovizza, Ulbo, e va-
rié altre localitá dalmate somministrano a Zara del-
la le gna d* un pollice e delle radici ,* ma la rendono
e/j'andio lieta per superba legna di rovere, di elice,
d'olmo, d'ulivo selvático ecc. La Dalmazia ritrae
delle grosse somme di danaro dalla legna da arde-
re, e che spedisce a Venezia e Trieste. Qual giudi-
zio formeranno le genti d'un patriota, che avvili-
sce e denigra cotanto quella patria, ove trasse i pri-
mi vagiti, ove apprese i primi accenti del parlare,
ove succhió il latte per la vita física , intellettuale e
morale ?
* Scrissi io, che in Zara sonovi alcune case tan-
to pulite, che in nulla hanno da invidiare la polizia
olandese. Ed egli a me: Polizia olandese a Zara?
E la piü ardita menzogna a carico d' una ciltá (ca-
ro quel carico) alia quale manca la comoditá de' ca-
nali sotterranei per lo scolo delle immondizie. - Ditelo
voi dalmati genuini, si puo dare piü solenne babui-
naggine di quella di fare dipendere la polizia delle case
dai canali sotterranei della cittá! A Zara non vi sono
canali sotterranei? A Zara non vi sono cloache? Gal-
lileo si rese immortale col trovare la legge, che re-
gola i corpi sublunari nella loro caduta. Una fama non
peritura acquistó INewton col trasportare questa legge
nei cieli, e creare cosi la meccanica celeste. Corse
la fama del nome di Leverier per tutto il mondo
per aver colla sola magica forza del calcolo trovato
Nettuno. Che sará mai del nostro anonimo? Tutti
questi scuoprirono finalmente leggi e cose incognite
si, ma esistenti. Ma Panonimo fece cose assai piü
portentose, perché colla forza onnipotente della sua
voce fece sparire Pesistenle, e Zara, dletro il suo
detto, rimase senza canali sotterranei. Dio pronun-
zió quella maravigliosa parola fiat lux, e la luce fu
fatta. E Panonimo disse non vi sono canali a Zara,
e gli orbi non veggono piü canali. Stupescite gentes!
è staccata dal corpo, pero serapre si ben conser-
vata da potería opportunemente riunire. U epígrafe
è la seguente :
...CAE...
. . . TRAIA . . .
. . . THIC. I. F. DIYI
3NERVAE NEPOTI (Tí in nesso).
TRAIANO HADRIANO
AUG. PONT. MAX.
TRIB. POT. IL COS II. PP.
D. D.
Dalle tracce di cose antiche che incontransi in
quella località, dai residui d'un aquedotto, d'una
strada antica, sembrerebbe che in quel punto fosse
stata la stazione d'una legione romana, al vareo
del Tizio, ed ai confini tra la Liburnia e la Dal-
mazia — forse strada militare da un paese nell'altro.
Si suppose che questa pietra sia stata colloca-
ta forse in cima di quegli archi, edificati in onore
di Adriano, che passava di là nelle sue peregrina-
zioni per 1'impero, oppure che in seguito a varie;
riforme militari fatte da Adriano a favore de'soldar,
ti, quella legione qualunque ella siasi stata , avesse
con quelFedilizio voluto perpetuare la memoria del-
l'avvenimento cou forse altri ernblemi, ed altre iscri-
zioni — trovandosi una medaglia che porta la me-
desima epigrafe, — pero fattane partecipazione a per-
sonaggio ragguardevolissimo, ed in questi studii
versatissimo, a riguardo della medesima si espresse:
« Questa iscrizione ad Adriano mi riusci intéres-
sante: credo sia stata fatta, allorchè egli nelF a. d.
C. 118, al quale corrisponde TRIB. POT. COS II
viaggiava dalla Siria a traverso 1' Illirio o Spartia
verso Roma. Il viaggîo per Y impero credesi gene-
ralmente abbia Y imperatore Adriano intrapreso col
titolo TRIB. POT. III Y anno 120 dopo Cr. co-
minciando colla Gallia ; non è verisimile quindi che
questa iscrizione sia stata posta all'occasione dell'al-
tro viaggro, che quel primo della Siria per Roma ,
e che egli un' altra volta fosse stato nell' Illyricum,
chè TRIB. POT. II non vi sarebbe stato inciso.
Intorno alie cose economtco agrarie
dalmate.
(Conlinuazione).
L'anonimo avanza, che si dá tanta importan-
za alia coltura della seta, mentre egli osa sostenere-
anche contro numeróse e celebri autoritá, che la
Dalmazia, eccettuati pochi tratti non é ancor ma-
tura per questo genere di coltivazione.
Io vo incontro a questa gratuita asserzione di-
cendogli: Dopoché fu per me e per varii altri fatto
constare con prove ineccepibili,< che il gelso vegeta,
prospera, grandeggia e vive vita longeva in tutte
le partí di questo paese; dopoché fu fatto toccare
con mano, che la foglia del gelso dalmatino é piü
sostanziosa di quella d' Italia ; dopoché replicate e-
sperienze confermarono a pTeno, che questo climâ è
acconcio a meraviglia pel verme da seta ; dopoché
parecchie persone si provarono ad allevare i bachi
da seta nella città, nel Iitorale, nel montano, nel-'
«le isole, ed ovunque felicemente riuscirono, perfino
in molti miserabili, affumicati e sozzi abituri del
montano di Cattaro, osa ancora Y anonimo procla-
mare , che tranne pochi tratti, la Dalmazia non é
ancor matura per questo ramo d' industria ? Matura
ne è I'Albania turca, mature sono tante altre gên-
ti al di sotto in civilizzazione dell'Albania turca, e
la Dalmaziá non é ancora tanto civilizzata da edu-
care il filugello ? •
E nel vero, in mia sentenza non vi é cosa
piü agevole di quella di educare il filugello. Tutte
le altre arti esigono un lungo tirocinio ; Y arte del
falegname, del fabro, delt'orefice, del pittore do-
mandano un noviziato di parecchi anni. Qual lungo
noviziato non vuole mai Y agricoltura per essere
trattata a dovere? mentre quanti si sono provati ad
educare i ñlugellí, tutti riuscirono per la prima vol-
ta o mediocremente, o bene. La prima sperienza
non riusci eccellentemente ai signori P-cli e* P-f-a?
Era un piacere a vedere la bellezza dei filugelli di
quest' ultimo. Con 7 once di semenza é giuntq a
raccogliere 7 54 funti di bozzoli!
Percorra il Íitorale della Dalmazia da Arbe a
Budua, penetri in qualche borgata interna del pae-
se, e mi dica se oserà sostenere che la Dalmazia
non ha ancora il grado di coltura necessaria per
educare il filugello? Questa sentenza altamente mi
amareggia e mi cuoce, perché con questo reo pro-
cedere si tenta di disseccare la massima sorgente di
ricchezza, che puo avere la Dalmazia, sorgente che
non va soggetta alie fatali siccità che flagellano que-
sto paese. Fu mostrato con calcoli rigorosi da Dan-
dolo, che la Dalmazia , quando non cuoprisse di
gelsi che la decima parte dei suoi campi, potrebbe
da questo solo ramo ritrarre Y annua somma di i5
milioni di fiorini. Questo solo basterebbe, perché il
dalmata non fosse piü flagellato dalla fame. E la Dal-
mazia non ne proverá un vero vantaggio, finché
non sará generalizzata la seta. Tutti i forestieri, che
corsero questo paese gridarono gelsi, gelsi, gelsi!
Il governo spende grosse somme per generalizzare
questo ramo d' industria , e la suamemoria sará
nella benedizione dei posteri. E Y anonimo cerca di
opporsi a queste beneficentissime providenze! Ah no,
esso non sa cosa sia santo amor di patria. V-
Scrissi io: La Dalmazia possiede monti, colli
e valli: i suoi monti sono suscettibili d'essere vesti-
ti delle migliori boscaglie, che fornisconb il paese
d' ogni maniera di legname. Erano pure lie ti un
giorno per le piü maestose antiche quercie, pei piü
allí sempre verdi pini, e per varie altre; specie di
legnami, che cotiservavano la frescura a questa dal-
mata terra, e somministravano bella legua. I monti