Anno II. 1116. J9T« 22•
F0GL10 LETTERARIO ECONOMICO
Inteso agli interessi della Provincia.
tSa»
DI ALCUNE EPIGRAFI GRECHE DI FARIA
Sin dall'anno 1837 per felice avvenlura furo-no rinvenute fra i ruderi dell'antica Faria qualtro iscrizioni greche, una grande e tre minori. Per-sona che si crcdea capace, mi chiese di tradurle; raa tradotle, voglio credere slasi disingannalo. Non cssendo io atlo al lavoro, lio spedita la lapide maggiore e la copia delle iré minori ad un ripu-lalo soggello, pregándolo per la tradnzione, ed otlenuto il favore, 1c hü publícate col JN. 38 del-la Gazzetta di Zara dell'a. 1837; e non lio no-mínalo il tradutlore per ubbidirlo. Alcun lempo Hopo mi venne falto conoscere, che la versione a-vesse bisogno di essenziali correzioni. Dietro a che, trallandosi di monumenti palrii, mi sono préstalo eon tullo lo zelo, onde ollennere una lezione sen-za mende, per quanto e possibile in oggelli simi-li, i quali si trovano ben di frequente dal lempo nialtraltali. Ne feci estrarre una copia dal signor Domenico Gelcich; il quale non potendo far uso dalla caria bagnala e compressa sulla lapide mag-giore, come suggerisce Parle epigráfica, perché gl'incavi delle lettere erano empiti di tenacissimo cemento blanco, lia adoprala la caria oliata col mezzo della quale sperammo di aver oltenula una copia sufficienlemenle esalla : e tale ella era per-che in mano perita ha servilo alio seopo, come diró. Un'esemplare di questa, unilevi l'epigrafr minori, ho spedito a pareccbi erudili, e fra gli al-tri al prof. Sleinbüchel a Vienna, un allro al prof. Pieri mió amico in Firenze, un lerzo a prívala persona in Roma, col mezzo del si£. Mal leo Ca-por, da poco defunlo, ed un quarto all' Islituto arch. in Roma , sen/a otlenere a malgrado il lon-go lempo Irascorso, il risultameato desiderato. Tutti
mi rispondevano essere d'uopo aver falto uno stu-dio speciale di si mili lavori. U110 solo, che taccio di nominare per riguardi di mera civilla 9 avea esternato il suo avviso su 1 tenore dell'epigrafe mag-giore; ma la di lui opinione cadde agli esarni suc-cessivi del celeberrimo prof. Furlanetto. li diffallo al finiré dell a. 18^9 venne esso in Dalmazia; cd avendo volulo per sua bonla venirmi vedere; ebbt la fortunata occasione di consultarlo. Questo va-lentissimo professore se n'é occupato di proposito onde rivedere le copie estratte dal Gelcich; e le ha rettificate con alcune poche emendazioni. Ad onta di ció, ad onta di esser esso grecista di alta riputazione, ad onta di aver eolpito nel senso di tulte quatlro le iscrizioni, volendo esso agiré cotí troppa severila seco stesso, come sono solili gli uomini grandi nei lavori loro, non ha volulo far-ne la traduzione; assicurandomi, che dovendo esso andaré a san Marino, col mezzo del contc Bor-ghesi} il quale nella scienza epigráfica siede mae-stro, non volendo questo intraprendere il lavoro, sara spedita la copia cmendata al sig. Boekh a Berlino, onde siano le nostre iscrizioni da que-sto eelebralissimo antiquario publicate nella sua opera con cui si rese singolare ed immortale, la quale ha per titolo : Corpus Inscrip. Grcecarum etc. Quando io sperava di sentire in breve l'esilo dei lavori del Boekh ; ebbi avviso dal prelodato prof. Furlanetto, che il Boekh non pro lavora nella raccolla dell' iscrizioni greche. Non mi sono disanimato. Gli replicai le mié raceomandazioni onde Irovasse, non volendo esso, un allro soggel-to, il quale iu lavori di lanía diffieolla fosse atlo a riuseire con riputazione. Mi rispóse a ció nel-l'anno 184« di aver mandalo col mezzo di un professore di Parigi al sig. Le Bas l'apografo delle quatlro noslre iscrizioni; certo di otlenere da lui un classico lavoro. II Le Bas ha ricevute le co-pie; ma parlito per l'Asia dov'é tuttora a far rac^
-c Í80 )—
del matrimonio , il senso morale cite del restante
egli ha retío, gli la fallo; e non dubila di consi-
gliare alia moglie da parecchi anni abbandonata
un nuovo malrimonio senza più; e se il primo
marito ritorna, il rimedio e facile3 si pigli un'
ait ra moglie, e meglio la guardi >). -- Perche
la donna ha ella a stare oziosa? L'uomo di
senno non tiene per tanto tempo infeconda pe-
cora o copra. Or come la moglie ?
Nobile concetto aveva egli in vero del matri-
monio, ch'è pure, a delto suo, de'sacerdozii il
più santo!
Tommaseo.
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(cvit razlika mirisa duhovnoga)
II Babich eolio scrivere e raccorre prose e
poesie parlanti della religione, intese di daré un
manuale di vasta erudizione a'campagnuoü istrutti
ne'pritni rudimenti, chiamare i cuori alia medita-
zione di veri là più sublimi: fine santissimo che
gli mérito gloria nazionale. -- Delle Ire parti nelle
quali va diviso il volume della raccolla, la pri-
ma tratta dell' iniziamento nella religione cristia-
na salle tracce del catechismo romano, ove a ogni
tratto segué copiosa erudizione de' padri , esposta
con parlare piano, preciso, naturale; alcuni sal-
mi tradotti con fedeltà.e forza di espressione. La
seconda parte si ha : i cenni istorici delle chiese
occidentale e orientale , estesi in dieci capitoli dal
padre Slefano Badrich : quatlro ragionamenti mo-
rali del padre Gregorio di Várese vescoxo di Bos-
sina, a'quali aggiunge cento e sei proverbi tolti
da Agustino e Guíbaldo. .Nell'ultima vengono inni,
leggende in verso per tutti i giorni solenni del-
I'anno; la passione di Gesucristo, il pianto di
Maria del padre Knexevich, il casto Giuseppe in
quatlro canti del sacerdote Vuletich.
Proposlomi a dire alcuna cosa inlorno a que-
slo pregiato libro, dovetli pure nominar partita-
mente gli autori che fan parte dell'opera, e la
materia ch' abbraccia ; e ció appunto per far co-
noscere a chi non è al giorno de'concelti illirici,
che la più pretta lingua brilla in quesli più che
ne' profani argomenti. Le pagine che leggiamo di
simil falta furono scritte in lingua tratta dal seno
del popolo, la quale ne He parti lontane dal mare
') Fav. 375.
r) Iv. 377.
é ancor vergine, perché non ancor contamínala
dal soffio slraniero;è potente e forte al paro dei
petti che la parlarlo non ancor snervali dal con-
tagio del mondo incivilito.
II Babich che appartiene alia nazione bossi-
niaca, vissuto mollo tempo in Dalmazia , donó a
questa più che a'suoi gli scritti che tocchiaino.
Essi dal momento che furono conosciuti passaro-
no di mano in mano come leggenda popolare e
nelle città e ne'villaggi, e tale desiderio destaro-
no, che se ne fecero più edizioni ; l'ultima del ven-
tinove dal Marteechini a Ragusa. Gl' inni citati
v' è consuetudine cantarsi dal popolo durante il
sacrifizio della messa, come le vite de'santi pro-
teltori, delle quali non c' è villaggio che manchi :
la quale consuetudine s'introdusse poi anche ia
alcune chiese delle principali città marittime. L'el-
felto de' ricordati canti è 1' istruzione e la com-
mozione del popolo. II pensiero del baon campa-
gnuolo s'informa a quelle narrazioni sacre, ama
rammentarle alia prole, a' famigli come argine al
mal operare. E fossevi frequenza e dignità a trat-
tare questi prediletti argomenti del popolo, che
la morale guadagnerebbe, più ferma sarebbe la
morale pubblica.
E qui anche appare corrte gli ordini clau-
strali chiamati al sostenimento della religione e
a diffondere la civiltà e l'economia campestre, eb-
bero d'ordinario a muovere il primo passo, collo
studiare il popolo, 1'índole sua, le sue costuman-
ze, dielro le quali poterono seguiré vie più aile
conducenti alio sviluppo loro morale. Da questo
saggio intendimento pariendo il nostro autore,
offri alla Dalmazia la raccolta di cui parliamo, e
alla falica risposero i frutti nella gente di cam-
pagna, la quale per simil guisa si va da sè edu-
cando.
Se quesl'aureo libro si consideri con animo
ingenuo, avverrà certamente di tenerlo in moho
pregio, né minore di quello tribútalo al Kacich,
la cui attività spense dalla memoria del popolo
strofe invereconde, Ira si sudicie, per cui correva
pericolo il suo costume ancora semplice e vergine,
e diedegli de' canli narrativi ne'quali , traltando
delle sue glorie, fácilmente a quelli fecegli volgere
l attenzione. C' è dovere a ricordarlo : sono figli
di quell ordine, che olIre memorabili servigi, pro-
curó alla Dalmazia biblioteche di lingue peregrine,
pitture de' più riputati pennelli, adornamenti ar-
chitetlonici tuttodi esposti aH'osservazione dell'oc-
chio intelligente: essi sono soiTerti sacrifici , reli-
qnie parlauti di non simulato affetto.
D. Fabîanich.
Da Ragusa usci un Gotaugli, che compose
¡1 primo libro sul cummercio, stanipato a Vene-
zia; un Menze , che intessé la prima tragedia re-
golare, stampala pure a Venezía nel i5oo; un
(ihetaldi, che pubblicö la prima applicazinne del-
V algebra alia geometría; un Boskovich, grande
astro nomo ; Banduri, istorico; Baglivi, medico; sen-
za noverare tantí altri filosofi, scrittori valenti,
meccanici e mnsici, autori in molti rami delle
scienze e dell' arti.¿£sé tra questi sara mai obliato
Giovanni Gunduliph, poeta epjcoi a cui tra nos tri
non V ha^ secondo, ch'io mi creda , daLCarpazio
al Montenegro, ma la sua divina musa, piú che
la Slavía , ha vinggiato 1' anticq^Lazio__e_ liL
dcrna Italia, per il che i forti sentímenti di _Iei
e gli elevati pensieri non appaiono sempre vestiti
secondo la natura e il costume proprio di nostra
língua e nazione : difetto del secolo in cui vi vea
quel grande; e mi si perdoní, se per questo rap-
porto io preferisco un nostro canto popolare ad
un cjmto doir Osm^ideT^
I glövani, che sono i concittadíni di tanti
sommi , calpesteranno essi forse la gloria di tanle
loro corone? Con tali lumínari dinanzi agli oc-
chi, le discipline filosofiche per certo non li ren-
deranno vani, dubitalisti"* e sofistici; com^spesso
avviene a' nostri tempi : ma davvero studiosi di
sólidamente progredire, dietro si chiari esempli,
nella religíone e nelle scienze, che piú giovano ai
bisogní tanti della patria, di cui non v'ha cosa
piíi dolce; poiché vero sapiente sara quegli, che
sapra trovare i mezzi atli per conseguiré il fine
piú sacro, che é quello di rendere prospero il
suo paese. E sa ciascuno, che specialmente la
agricoltnra, la navigazione cd J1 cominercio, lo
studio dell' istoria e della liugua nazionale, aven-
do a guida la provvida e sana filosofía, potranno
migliorare lo slato di Ragusa e in generale di
tutta la Dalmazia, E il dotto, il filántropo, e
I'operoso vescovo monsignor Jederlinich, che gia
si fece distinto onore stille cnttedre e in Germa-
nia ed in Italia, sapra ben egli volgere tutto ad
un punto desiderato. U. D.
tu
BIOGRAFIA DEL CARDINALE
GIORGIO DR.ISKOVICH
DALMATA
Rinnalvare i pensieri alie dimenticate
glorie de' maggiori gli è come ac~
cendere una ¡iaccola ed accostarla
ad un viso gentile sepolto neliombra;
gli è come uggiungere una corda alia
lira dell'anima umana, una ghirlanda
alla tomba, che copre tante ceneri sa-
cre, un illustre concittadino alia pa-
tria delle intelligence, un compagno
amico e soccorrevole nella mesta via
della vita. Tommaseo.
Giorgio, uomo grande, e per moite sue vir-
per gli onori , per la gloría , che s' era pro-
cacciata mentre visse, insigne, nacque a Biline,
cas tel lo nel circondario di Zara, l'anno I5I5 ai
5 di febraio , da antíchissima e nobilisâima fami-
glia Draskovich, ed a quel tempo di già fregiala
del litólo de'conli, la quale fin dall* n.° secolo
erasi resa celebre per le rícchezze, per gli onori
e per le nobili imprese 1). Molli fra gli scritlori
porlano opinione, doversi ripetere la primitiva ori-
gine della famiglia Draskovich dalla Dalmazia2),
riportando a sostegno di questo vero, che i mag-
giori di leí, per le molte ed egregie virlu loro
praticate inverso lo stato, furono dai re d'Unghe-
na investiti del possesso di due comitati, di Cet-
tina cioè e di Knin nella jadíense provincia , ed
oltre a ció attribuiscono loro il principato di Udi-
ne nella Slavonia.
Ma poiché non basta a rendere allrui chia-
ro 1'accontentarsi della luce de' passati , essendo
la nobiltà come un ricco manto, il quale sempre
raccorcia, e rientra si, che se altri con l'azioni
proprie non vi appone di giorno in giorno mate-
ria di fama, presto diviene in maniera corto, che
que' che vengono, non si possono rícoprire inlie-
racnenle con la sua onorevolezza (Dante c. 16.);
per la ragione istessa a Giorgio non basto di es-
sere nato di stirpe tanto chíara, chè si diede
con le azioni proprie ad acerescerle nuova fama
e riputazione. Ebbe esso a padre Bartolomeo, uomo
celeberrimo, a madre Anna Martinusia, donna dis-
tinlissima, ed a fratelli Gasparo e Giovanni. Bar-
tolomeo , perduto avendo per le sempre maggiori
conquiste ' de' Turchi quanto in Dalmazia vi pos-
sedeva, passo in Croazia, e presevi stanza nella
terricciuola, che Svarsa s'addiinanda. Giorgio Mar-
tinusio fratello d'Anna , vescovo di Varasdino, e
II capostipite della famiglia, che le procuró la nobiltà e
!e prime possessioni in Dalmazia mori a Ziny (Sinj) nel 1113
[Arch. della fam 3.
2) Ncll'archivio di famiglia si tonservano oggi ancora molti
documenti, che comproyano l'origine dalmatica de'Draskovich.
imprese, che vivamente e soavemente toccano l'ar-
moniose corde del cuore nutrito nel bene, e che
alia perfine dovrebbero essere scolpile in sulle so-
glie delle abitazioni de' ministri di nostra santa
chiesa.
Oltre a ció fu vigile custode e difensore acér-
rimo della disciplina e della continenza ecclesia-
stica. Alcuni fra i canonici del suo capilolo, sen-
dosi mostratij inchinevoli alie opinioni di Lu tero
( í'orse per istigazione di Andrea Dadicio, il qua-
le a vergogna del carattere episcopale, di cui
era insignito, s'era messo sotto lo stendardo di
quel famoso eresiarca ), e tratti dalla speranza,
che in que' terribili frangenti la sede apostólica
v'avrebbe annuito, ardirono ammogliarsi. A ri-
buttare colanta nefandità ed impudenza, 1'esimio
prelato vi mise ogni premura, onde recidere dal
suo clero que' tronchi infetti. E vi riusci, ridu-
cendo altri sulle vie del dovere, altri poi privan-
do per sempre del sacerdotale ministero. Ogni co-
sa , che nel clero suo vi disconveniva colla gravi-
ta, colla modestia e colla sanlità ecclesiastica, non
pativa vi restasse impuni ta. Per tenere la dióce-
si, alia di lui cura affidata, d'ogni labe imma-
ne , uso di somma vigilanza ed accorlezza, e vi
s'oppose con tulla lorza al progresso della lute-
rana doltrina. Ció ch' esso concilio tridentino
aveva caídamente raccomandato a'prelati, e'fu il
primo, che mise in opera. Giacchè appena vi si
ridusse in patria, rivoíse l'indefesso suo zelo al-
1' organizzazione d' un seminario di cherici, onde
in tal guisa fra quelle angustie di tempi offerire
alia chiesa, de'sostegni ; convinto eziandio, che di
qui dipende la prosperita del sacerdozio, la scienza e
la pietà ecclesiastica, in una parola lutto l'awe-
nire d'una diócesi. Raccolse gli alunni <la prima
nel .suo palagio, dove attese, affinchè sotto la
direzione di dotti e pii maestri si fornissero di
dottrina sufficienle e di pietà molta. Ed in ció
aveva per principio, che un seminario non puó
essere bene condotto ed edúcalo alie scienze sacre,
che da persone dolle, prudenti, pie, e senza vi-
ste d'avanzamento ne' posti e nelle dignità eccle-
siastiche. Egli stesso andava a dar lezioni di ca-
rita, di zefo, di dolcezza e di prudenza a quelle
tenere pianlicelle, le quali dovevano assicurare la
rioscila del loro ministero, ed inculcava loro il
dovere di rendere la religione amabile in mezzo
al mondo, di guadagnarle i peccalori, con le lo-
ro buone maniere, con la dolcezza del carattere,
con la soavità delle parole e con la pazienle ca-
rita. Onde lo si vedeva venir con piacere, era ri-
cevnlo con gioia, quasi un padre in seno della
sua famiglia. Poscia si procuró a tal uopo un
abitazione comodissima, e la dotó di be»
cienza. Perció addivenne, ch'e'in breve , np0
sali in fama di dottissimo e piissimo prelatonQn
solo in Ungheria ed in Germania, ma eziandio *a
Italia a tale, che Pió Y, uomo santissimo, gl»
pote inviare a'9 aprile i56g una lettera piena di
atfetto e di stima , eterno monumento alie grandi
sue virlü (Vedi Farla ti T. V.)
(sarä cont.)
Toto peí? la migliore fatíura
deirolio in Dalniaxia
Altre voile si ebbe occasione di parlare in-
torno a' noslri olii, alia loro imperfella quali ta ,
alia degradazione de' prezzi, che subiscono, men-
tre l'olio d'altri paesi si-vede crescere di bontà e
di prezzo. Si disse in oltre, nostro malgrado, non
essere inverisimile , che questo liquido guadagnato
in Dalmazia, si riduca per la massima parle a
non essere buono che per usi di fabbriche, e man-
giabile non più che per palati poco digrossati
(N. 14 a. se.).
Che il produire una miglior qualità di olio
possa essere la sorgente di maggior guadagno di
quel che si oltiene dalla semplice quanlità, ce lo
moslrano i prezzi di giornata a Trieste e Venezia.
Nella prima di queste piazze il prezzo corrente
del giórnale del Lloyd austríaco segna l'orna del-
l'olio di Dalmazia e di Ragusa , da fior. 19 V2.
a 20 Va i dell'olio da tavola fior. a5, e di queilo
di Genova e di Lucca , da fior. 32 a 3/f-
Un semplieissimo calcolo moslra ad evidenza
i vantaggi, che si ritrarrebbero dall olio fino:
11 possidente, che dalle sue tenute ricavi (jo
barili d'olio, e tale, da poterlo esitare sui mer-
cati di Trieste o di Venezia a ragione di 20 fior.
l'orna, ha una mulita di 1200 fiorini.
Se egli, in vece di confondere l'olio spremuto
la prima e seconda voila, separasse l'olio fino dal
comune (e la quantità del liquido contenuto nelie
ulive è sempre la medesima), e del liquido fino
ritraesse solamente la metà, ma di finezza tale da
gareggiare con quello della Provenza, del Genove-
sato o del Lucchese — egli è evidente, che por-
tandone il prezzo a soli 3o fior. l'orna ( locchè
non sarebbe difficile, riconosciutane una volta l'ec-
cellenle qualità), il ricavato allora ascenderebbe a
i5oo fioriui.
-c 211 )-
sarebbe giovalo amraonire; meglio che riprendere,
consigliare; e piuttosto che ridir cose alie quali
i fatti han giá risposto, tacere1).
L'ALFIERI E LO SCHILLER.
I. L'Alfieri tentó la Stuarda: e se nelle cose
mitologiche fu nien cristiano de'gentili, or pensa
di Schiller 2).
L'Alfieri non credeva soggetto sofferente del-
le forme tragiche la morte della Stuarda. L'asso-
luta impossibilitá dall'Alfieri sentila, lo Schiller
venne a splendidamente smentirla 3).
II. Non é qui noslro pensiero sul lavoro del
poeta alemanno esercilare i diritti, legittimi o
110, della critica. In Germapia , in Francia, in I-
talia, l'ufficio venne giá compiuto con lode. Una
sola osservazione aggiungeremo, da cui, meditan-
do, il lettore potra dedurne molt'allre: ed é che
i difetti nella Stuarda notati, riguardano tutti la
parte d'invenzione. Le piu veré bellezze sono lad-
dove il trágico prende a poéticamente, diró cosí,
comrnonlare la storia , a fecondare i germi'd'aíí'et-
to nella storica narrazione racchiusi. Fu rimpro-
vcrato alio Schiller Tamoroso delirio di Mortime-
ro ; il mostruoso carattere di Leicester;' la fredda
crudelta, la vanitá meschina e la cieca impruden-
za d' Elisabetta; la scena della confessione, e la
parte del quint'alto che segue alia morte dell' in-
ieiice Maria. — Or bene; la pia lascivia delgio-
\ane convertito; Tamor sincero del conté, la im-
prudenza, i tradimenli; la fiducia che in luí po-
ne Maria, le confidenze della regina vergine con
Morlimero; l'assoluzione dell'incognito sacerdote e
la confessione sommaria cli'egli ascolta; sono ele-
menli che la storia non offriva al poeta, quale egli
nel suo dramma li porge. E quanto alie ultime
scene , la storia ci mostra in Elisabetta una regi-
na onorata della publica riverenza ed affezione >
tálché quand'anco fosse al vero conforme la dis-
approvazione del tirannico atto , manifestatale da
taluno de' cortigiani y la moralita che tale circo-
stanza inchiudeva , viene , a dir cosí, softocata dalla
felicita quasi cosíanle che circondó la persona e
il trono della erndel fratricida. Qui non si tratta
né d'ingfgno mediocre che venga meno per inespe-
rienza o per debolez/.a; né di poeta devoto a spe-
ciale - sistema , clie fuor di quello non vegga allro
che inconvenienze e brutture : abbiamo uno spiri-
to severo e forte, che cerca le sue ispirazioni nel
vero, che sa dal vero trarre germi di viva poesia,
BeHczza educ&trice 118 st. prima hell'Antologla di Fi-
r enze. • '
Dizionario éstctico p. 40, 1840, scritto nel 1838.
3) Di2. est. 362. 363 stamp. nell'Antologia di Fircnze 1830.
e quando si prova a trascendere i limiti, cade in
quelle inverisimiglianze ed imperfezioni ie quali
tutti ormai riconoscono nelle grandi opere di quanti
sacrificarono la verita de'fatti alie visioni di un
indefinito ideale. Rapprescntare la Stuarda inno-
cente, sarebbe stato un togliere al fatto la sua
moralita, la sua stessa eílicacia: e giá lo bchiller,
anche troppo ñera bado a dipingere l'anima d'E-
lisabetta, senza che bisognasse farci apparire pura
come colomba la sventurala sua vittima. Queslo
voler porre tutti dall'un lato gli errori e le villa,
lutta dall'altro la magnanimità, la bellezza , è mo-
notono al pari che falso; ripugnante all'índole del-
le forli passioni, ai grandi movimenti della poe-
sia ; contrario, che più importa , alie rególe d'A-
rislotele.
Se poi lo Schiller abbia esaurito i tesori di
poesia che gli offriva il suo tema; se le angosce
della morte, se gli arcani conforli del pentimento,
se l'amarezza dell'ira , se le soavi lagrime dell'a-
micizia, se le forze estreine della religione nell'a-
nima di Maria, se la tormentosa lotta dell'orgo-
glio con la pielà, della política col rimorso, del
timor dell'infamia con l'ansia della vendetta nel-
l'animo della regina (e in questa lotta risiedeva ,
s'io non erro, la moralita vera del dramma), se
negli amici dell'una il dolore d'un affetto eccitato
dalla bellezza e dalla speranza, consacrato dalla
religione e dalla sventura, se negli amici dell'al-
tra la viltà, il fanatismo, 1'indifferenza, la com-
passione secreta, il timido desiderio d'impedire
il gran colpo, sieno stati cosí fortemente dipinli,
come tanto ingegno poteva ; se i primi atti non
abbia.no scene troppo nudamente storiche , poste
0 al bisogno della protasi o a pompa, senza che
1 affetto no venga commosso, o l'azione ne prenda
incremento; quest' è che richiederebbe più lunghe
iridagini: e lutte le indagini , ad ogni modo, si
dovrebbero, io credo , conchiudere con sensi di
lode sincera (la ventura volta il fine).
Vera lesione di «lue lapidi* ed opinioni
sugli sea vi di jalona.
Al sig. Estensore del giornale La Dalmazia.
Mi perdoni se in luogo del sig. de Frisiani,
le domando per amore della scienza e per decoro
della patria nostra comunè lia reltificazione di una
délie due epigrafi publícate nël N. 18 a. c. della
Dalmazia, vedule fra i ruderi di Salona dal prelo-
dato erudito, il quale con ingenuo sentimento ama
Ivi.
Anuo II. 1 S 4 6« M. 37.
F0GL10 LETTERARIO ECONOMICO
lateso agli interessi délia Provincia.
Isilo di carita per IMnfanzia a Zara
Nel sentito bisogno di seguire il moviraento
della nostra età, in cui si cominciano a vedere
rhiaramente i vantaggi dei nuovi metodi di edu-
cazione e d'insegnamento — nella dîsposizione ge-
oerale a sorreggere e dilatare quelia specie d'e-
ducazione popolare, che più particolarmente ten-
de in favore, non solo delle infime classi, ma ben
anco di quelli, che sembrano inetti a ricevere
1' insegnamento — era ben naturale, che tali di-
sposizioni anche da noi mettessero quelle radici ,
che aliméntate da beneficenza veramente operativa,
si consolidino, e porlino frutti abbondevolissimi.
Che vale uno stérile provvedimento per un di, se
poi s'arresta, e non si pensa invece a preparare
qualche cosa di durevole per l'avvenire? Scuole dai
primi elementi sino alie più elevate scienze le
troviamo ad ogni tratto — ma quanti infelici non
rimangorio privi di que'beneficii, che dovrebbero
essere comuni a tutti, e di cui con tullo cio ven-
gono privati, non in tanto gran numero per colpa
del la natura, quanto dell'inerzia dci tcmpi !
Sin dai più teneri anni è necessario di co-!
minciar ad instillare nell'animo de'fanciulli quei
principii di religione e di morale, che devono poi
servire di base alia rimanente istitnzione. Se veg-
giam ció osservalo da tanti genitori, lo troviamo
trascurato da molli, da quelli specialmente , che
quanto più poveri, tanto minor premura ordina-
riamente si danno d'una cristiana educazione dél-
ia prole. Le prime impressioni, le prime abiludi-
di non le smetliamo si fácilmente, quanto più te-
neri sono gli animi, tanto più profonde elle ri-
mangono. Da qui dunque il carattere di bontà ,
di religione e di altre belle virtù di nazioni e di
popoli interi — da qui puré quelle piaghe della
societa, che or compassione in noi svegliano, or
indegnazione.
Era oggetto vagheggiato da piu anni non
solo da que' pochi, che bramavano trapiantate in
Dalmazia le utili e filanlropiche isliluzioni di al-
tri paesi in quanto aH'educaziorie publica degl' in-
fanti; ma ben anco dali'autoritá raccomandata l'at-
tivazione degli asili di carita per i fanciulli, on-
de ne venga si, che certa classe di teneri giovinet-
ti, col mezzo di primaria educazione publica, sia
atta a prepararsi di divenir tale, quale ogni pro-
bo e sagglo la desidera, e grado a grado la gc-
nerazione alquarilo guasla , e inchinevole al male
anzi che no, in virtu appunto di educazione cri-
stiana , física e morale, ritorni ad essere timorata
di Dio, ubbidiente alie leggi , padrona delle pas-
sioni, laboriosa e in una parola adorna di quelle
doti, che contribuiscono assai alio slato felice del-
la societa.
Come si avvíi il fanciullo a diventar tale, lo
mostrarono, e tutto di lo vanno mostrando gl' isli*
luti infanlili. I nuinerosi trattati sull'argomento,
fatti di publico dirilto colle stampe, potrebbono
convincere ognuno, che altrimenti non fosse in
grado di accertarsene in pratica. 11 nostro asilo
kli carita per 1'infanzia é aperto a'genitori, e ad
ogni allro visitatore, a cui nuova potesse essere,
l'organizzazione e 1' interna condolía dell' istitulo ,
onde riconoscano il pregio , ed i grandi vantaggi
della prima istituzione infanlile.
Visite siífatte, particolarmente dall'uno o dal-
l'altro dei tanti filantropi della provincia, mene-
rebbero forse ad una piü sollecita altivazione dc-
gl'isliluti per Tinfanzia nelle allre citta dalmate;
che non ci vuole poi tanto a dar loro vita, pur-
ché, avendo alia testa persone ragguardevoli del
luogo, e premurosissime del bene patrio, si rac-
colga annualmente una somma da 6 a 700 Cor.
vano-plastica e sulle strade ferrate. Voi vedete be-
?ie che cosí fatte cose in uno articolo sulla elo-
quenza sacra ci stanno come a pigione. -- E
(fuelle sognate inspirazioni poetiche ascritte a
mérito d'un predicatore di Gesit Cristo, non vi
pare che pizzichino un pochino di satira? E
quel ricordare che il Druseich, meritamente lo-
datOj, non e istrione — la caricatura piü ridicola
in pulpito e piü insoffríbile ? e che so io ? —
Ma non abbiate timo rej che tutto quetio, e al-
tro assai ometterb per adesso¿ non volendo abu-
sare piü lungamente la vostra pazienza - fate
anzi di avermi per iscusato anche delle lungag-
gini scritte sin qui, e continúate a voler bene
al vostro A. A. GRUBISSICH.
ORNITOLOGIA DALMATA
Altre volte abbiamo avuto l'occasionc di far
breve cenno della riccliezza in oggetti naturali,
taluni rari assai, per cui é in fama questa no-
slra provincia, ed a tal fine percorsa di tanto in
tanto da naturalisti d'ogni nazione 1). Ai giovani
nostri, che una qualche disposizione mostrassero
a questo genere di studii, crediamo di giovare
publicando poco a poco tutto ció, che in questa
parte del sapere o gia si conosce, o viene di trat-
to in trallo meglio determinato, e non rade volte
scoperto in uno od in altro dei regni della natu-
ra. Quand'anche dovessimo limitarci alie semplici
enumerazioni degli oggetti, ci sembra che anche
queslo aiuterebbe, onde avviarsi piü fácilmente a
siffatti studii, volgendo l'attenzione primieramente
alia storia naturale patria.
Rin graziamo il sig. Francesco Petter i. r. pro-
fessore di lingua tedesca nel ginnasio di Spalato,
membro corrispondente della regia societa botáni-
ca di Ratishona, d'averci cortesemente fornito di
materiali pregevoli spettanti a varii rami di storia
naturale, in cui scorgesi piu d'un oggetto, indíge-
no esclusivamente in Dalmazia. — Eguali grazie
rendiamo a'que'benevoli cultori delle cose natu-
rali, che con amore ci assistetlero con alcurie di-
lucidazioni e qualche giunta agli elenchi del sul-
lodato professore, che sin dal primo suo giunge-
re in Dalmazia , seppe e far conoscere, oltre a
quel che si sapeva gia innanzi a lui, a piu d' un
naturalista d'allri paesi quanto di bello e d'inte-
') Trovansi presentemente i a Obbrovazzo il sig. Stentz di Neusiedl; il sig. Vito Kahr di Berlino a Spalato, Sehmid d'^m-burgo ci lasció grorni sono — fa pure annunziato l'arrivo del-l'cutomologo sig. Hampel di Vienna, in cerca di coleopteri.
ressante ewi da noi, e colle sue raccolte arrie-
chire musei publici e privati.
E cominciando dagli uccelli -- che nelle no-
stre publicazioni non possiamo seguire un ordine
scientifico, dipendendo esse da varié circostanze --
tacendo degli antecedenti naturalisti nostri e stra-
nieri, che in molte parti spianarono la vía a nuo-
ve scoperte; tocchiamo primieramente l'epoca im-
portante per l'impulso agli studii nell'ornitologia
dalmata, e la datiamo dól 1828.
Doveri di servigio chiamavano in Dalmazia
sullo scorcio del 1828 Cristoforo barone di Fel-
degg, allora capitano del 7.0 battaglione de'cac-
ciatori Nei due anni, che di moró in questa
provincia, parte a Castelnuovo di Cattaro, parte
a Spalato e parte a Sign , bastavagli questo breve
tempo, perché con indefessa attivita formi una
ricchissima collezione di uccelli nostrani maestre-
volmente imbottiti. Si deve confessare pero, che
per raggiungere questo suo scopo aveva a pro-
pria disposizione mezzi, di cui gli altri naturali-
sti per ordinario difettano. II professore Petter vi-
de piü volte la sua collezione e studiolla; colla
sólita cortesia il barone gli permise, che ne fac-
cia l'elenco, in cui pero omise i volatili domesti-
ci. — Partitosi Feldegg dalla Dalmazia, Petter
andava completando quella prima distinta coll'a-
iuto del suo amico dottore Michahelles di Mona-
co 2), il quale pure ben conosceva gli uccelli dal-
mati,e per aver ¡ntrapreso all'uopo due viaggi in
Dalmazia, e perché ogni poco riceveva nuove spe-
cie dal defunto Neumayer di Ragusa, e perché
finalmente aveva veduto piü volte la collezione del
bar. di Feldegg a Francoforte sul Meno. L'ultima
rivista all'elenco fece due anni or sono il dotlo
naturalista di Vienna Giacomo Heckel, abbastanza
conosciuto agli ornitologi ed ittiologi 3).
Non tutti gli uccelli, enumerali dal prof.
Petter nell'elenco che siegue, sono da conside-
rarsi stazionarii; di questi pero anzi il numero e
tenue anzi che no. Vi é tra loro qualche specie pro-
pria soltanto della Dalmazia. Moltiplici sono all'in-
') Vedi il nostro N. 6 a. 1845, pag. 52. Quest'attivissimo naturalista a fine di studiare la storii» naturale in Grecia, s' imbarcó colle truppe bavaresi in qualita di medico militare. Troppo presto lo rapi la morte a grande dau-no della 6cienza. La dimora tra noi del sig. Rheiniscli, ufficiale d'arti-glieria, porse occasione a piü d'un amatore deH'ornitologia di ammirare anche la sua raccolta. Per piü anni se ne oceupava , e non ischivó fatiche, fermandosi per tre anni di seguito tre mesi e piü alia Narenta, raccogliendovi tutto quel di particola-re, che vi si poteva trovare in uccelli di rapiña ed aquatici. La massima parte di uccelli imbottiti, che si trovano nel nostro gabinetto ¿museo), li dobbiamo ai generosi donativi del sig. Rheinisch, F«ldegg, e piü altri, come é stato publicato a suo tempo nel la Gu&xetta di Zara.
Per l'utililà délia provincia il centro delle
vie di comunicazione si stabilisce da Serajevo a
Spalato, centro delle città marittime : uniti cpiesli
due punti, la linea centrale avrebbe passaggio per
Travnik, Kupris, Livno, Sign, Clissa, Salona,
che si percorre anche attualmente dalle carovane
in 53 ore, cioè in 5 giorni, risultando cosí una
disfanza sviluppata di 160 miglia geografiche. Quan-
do si costruisse una strada con guide di ferro
da Serajevo a Spalato, si giungerebbe in sole io
ore, senza l'impiego di numerosi cavalli , di ozio-
si inutili condottieri, con rnaggiori riguardi di
sanità, e minori erariali dispendii. Colla Germa-
nia per Trieste, coll'Italia, col resto dell'Europ;
occidentale, nonchè coll'Oriente e coU'Asia, la Dal
mazia colla Bosnia ed Ercegovina ricarubierebbe
i prodotti e le merci nello stesso modo che
pratica in ogni provincia europea.
Accennati i vantaggi di stabilire delle strade
ferrate per ritrovare un miglior utile delle caro-
vane , s'indicano le linee più convenienti al pro
míscuo commercio colla Dalmazia.
NEL TERRITORIO OTTOMAN O
I. Una strada che si siacchi da Serajevo, e per
Travnik, Kupris, Livno, abbia capo al con
fine austríaco, presso il mercato di Billi-
brigh, per essere continuata sino a Spalato.
II. Una diramazione principale per l'Ercegovina
parta da Livno, e per la valle superiore del
Narenta tocchi Mo star, Stolaz, e finisca a
Trebigne.
III. Una deviazione muova da Mostar, ed ab-
bia termine al mercato confinario di Han,
sopra la sponda destra del fíame Narenta,
navigabile sino al mare. Altra deviazione
ira Stolaz e Trebigne, che accenni e guidi
alla città di Ragusa.
NEL TERRITORIO DALMATO
I. La continuazione délia strada che perviene
da Serajevo, dal confine ottomano per Sign,
Dizmo, Clissa, Spalato, di miglia geografi-
che
II. Una diramazione da Sign, per la valle del
Cettina, Verlicca, Demis, Roncislap, Ostro-
vizza, Bencovaz, Zara, lunga miglia geo-
grafiche 7 6.
III. Una deviazione da Demis a Sebenico, che
servirebbe allo scarico delle miniere di car-
bon fossile, lunga miglia i5.
IV. Continuazione délia strada dell' Ercegovina
da Trebigne a Ragusa, con uno sviluppo
di forse miglia io.
Le città marittime di Zara, Sebenico,
Spalato, la valle di Narenta e Ragusa, con
uno sviluppo di circa 3i miglia di Gemia-
nía, sarebbero poste a contatto coi confini
ottomani, e col centro dell' Ercegovina, e
della Bosnia.
Possano questi miei riflessi tornare alla de-
siderata utililà della Dalmazia, e possano essere
di guida a più mature considerazioni. II momento
è opportunissimo per richiamare l'attenzione delle
societa, che proposero di costruire strade ferrate
neH'ottomano, e per awiare da altre società , od
in altro modo, gli studii per la strada centrale
dalmata dal confine di Billibrigh a Spalato. A. A.
Peasieri sul commercio colla Tuicbie«
snH'agricoiiuru e suli' industria, in Sldüitiaiiu.
QCont- e fine. V. N. preced)
I navigli dei pesaresi, degli anconitani, sel-
vani e zaratini , trovavansi sempre pronti in ogni
punto della Dalmazia a trasportare il bestiame da
macello in Italia, mentre si trattava in allora di
satollare e provedere due potentissime armate,
che disputavansi quel bel paese. Ma cotanto transi-
to a qual pro? arricchivano alcuni, la provincia
poco avvantaggiava , se non ispiravano per lei aure
estranee piú propizie. Per esse vedemmo la colli-
vazione delle patate e dei gelsi pin estesa, le
produzioni ortensi aggiunger sapore alie vivande e
moltiplicarle, il pulimento degli ulivi, rinnesto
de' frulti, lo smercio piü copioso de'Iiquori, e
1' industria sérica bene incamminata ec. ec.
Non era dunque patria carita l'esporre le
mancanze passate per regola dell'avvenire ? Rende-
vasi ció piü necessario in questa stagione, che le
circostanze non sono ancora migliorate, conoscen-
dolo bene il detto sig. Nicolich, per cui dice ,
che questo miglioramento di circostanze lo atten-
diamo, e noi aggiungeremo, che ardenlemente lo
bramiamo. La speranza fassi in lui piu viva, per-
che i «cangiamenti politico-sociali non hauiio mu-
tala la condizione física della Dalmazia e delle pro-
vincie turche«, Sara vero, ma non si puó negare che
un altro commovimento non abbiano ricevuto gli
spiriti per le varíate amministrazioni, e principa
regolari di esse. Di leggíerí ció potra compren-
derlo 1' illumínato scrittore, come puó alterazio-
ne apportare alcun poco al 1" incamminato commer-
cio la privazione di un genere; ma non affatto
rovesciarlo, se sopra solide fondamenta poggi. La
íloridezza del passalo non dipendeva da questo
falto.
Qualunque siano le cose occorse, e quelle
che corrono, non si nega essere necessaria in ogni
ramo d'industria 1'inlelligenza, e quesla in oggi
Né per questa sola maniera cittá Fara, e
ciltá Lesina, manifestano l'identitá Ira di sé. In
tutte le leggi riportate nello statuto e posteriori
e anteriori al detto anno 1386, e tanto allora che
essa citta stava sotto l'egida de' veneti quanto ne-
gli intervalli che altri esercitavano o professavano
almeno di esercitarvi Tallo dominio, si alternava-
no quesli due nomi della stessa cittá, scrivendosi
in italiano ora cittá Fura, ed ora cittá Lesina ¿
ed in latino talvolta in Civitate Pharce, e tal al-
tra in Civitate Lesince.
Infatti nella legge statutaria 14^4> 20 agosto
si dice: in Civitate Parce, e poi nelle due leggi
che vi succedono, l'una dell'anno 1411» e l'allra
dell'a. 1417 nel nominare la cittá Fara_, si con-
traddislingue per la cittá Lesina, col cenno delle
adunanze nella chiesa stessa di s. Marco. Ecco
una di esse due leggi: Anno Domini 141 1 -
16 mensis Januarii congregato et coadunato ma-
jori et generali Consilio Nobilium Civitatis Pha-
rce in Ecclesia Sancti Marci, more solito missisj
Cedulis ad Casalia. Ecco l'altra legge: Anno Do-
mini 1417. Die 27 mensis Februarii. Convocato
majori generali Consilio Nobilium Civitatis Pila-
rte de mandato Vicarii et Judicum in Ecclesia
Sancti Marci missis Cedulis in Lissa et Casali-
bus. E dopo di queste leggi si chiama cittá Le-
sina nelle leggi 18 febbraio 1466, e 18 settemb.
1472, e un'altra volta si chiama Fara, nella leg-
ge 2 novembre 1485, e nelle leggi i!fo5, e suc-
cessive.
Consuona puré al noslro proposito un alto
dell'a. 1376 del giorno 2 giugno segnato propia-
mente per questa cittá da un delegato del re di
Ungheria per la Dalmazia , Giovanni arcivescovo
di Strigonia, che termina colle seguenti parole:
Et prcefactum nostrum mandatum volumus de
verbo ad verbum in Actis nostrce Civitatis Le-
since perpetua firmitate registrari.
Vi consuona non meno la storia, ove narra
che nell a. 1358 INicoló Córner .difese'Lesina po-
stosi nel castello (se reduxit in arceme ció
contro l'attacco degli Ungheri, che avevano spe-
dito contro Lesina le harche delle prime assog-
gettate cittá Trau, Spalato ed Almissa.
Vi consuonano egualmente varii atti di alte
autoritá colla direzione al conté di Lesina o Fa-
ra, ove di giá risiedeva , ed atti romani ancora
indirizzati ad esso conté ed ai nobili, allorché er-
róneamente intendevasi che fosse scaduto di senno
il primo suo vescovo Martino Manzavino. g-
Vi consuona in pari modo anche il decreto
segnato da Bela re d'Ungheria. Anno ab incar-
natione Domini )2/¡5 sexto Jdus Maji3 decreto
che riguarda la cittá e la chiesa di Faria , ed in
cui ordina, che niuno de'nobili sia tenuto di com-
parire extra Civitatem; locclié ad evidenza dimo-
stra l'esistenza di una ciltá sola, e chiamata Fa-
ria, la quale di giá per lutti gli argomenti che
contemporáneamente si adducono, era ed é in-
dubbiamente la ciltá Lesina.
E cittá Lesina viene espressamente chiamala
nell'indicarse dalla storia che questa cittá al parí
della cittá Curzola , fu vinta nell a. 1171 dalí'ar-
mata greca sotto Emanuele Comneno.
(sará cont.) G. MACHI EDO.
Accademie letterarie in Dalmazia.
Che le circostanze dei secoli andati non fos-
sero gran falto propizie alia diíFusione fra noi del-
la bella cultura, non é chi non lo scorga, sia
che il difetto riguardisi d'incoraggiamenti efficaci
e d'acconci provvedimenti, sia che le angustie ri-
flettansi fra cui si trovó lungamenle awolla la
patria nostra , a trattare costretta ben piu che la
penna la spada , per difendere le sostanze e la vi-
ta dagl'inimici della civillá e della fede, con cui
trovare doveasi bene spesso alie prese. Cionnulla-
meno pero , che anco ai buoni studii gli avi no-
slri attendessero, piu di quello che da cerluni si
crede, prove non mancano ad accerlarlo. D'una
soltanto farem noi qui parola , non forse da altri
avvertita , col dimostrare come, allorquando la mo-
da delle accademie tanto invalse in Italia , che la
sola Venezia giunse a contarne fino sessantaqual-
tro, la Dalmazia pur anco sapesse trovare in al-
cune delle cittá proprie un tale sufficiente numero
d'uomini di cognizioni forniti e di felici disposi-
zioni, da potere dar vita a parecchie di quelle a-
dunanze, in cui dello scrivere in verso ed in pro-
sa facevasi non inutile esercitazione.
E per cominciare dalla cittá di Zara , una
di tali accademie in essa troviamo nel «694 col
nome degli Incaloritij della quale pervennero fino
a noi gli statnti, che brevi e semplici essendo,
ne piace di qui trascrivere:
«Che siano supplicati gli ecc. sig. Rappre-
sentanti publici di questa cittá per protettori del-
l'accademia a nome di tutli li sig. accademici,
ed all'arrivo di ciascheduno di loro Eccellenze,
il principe con la banca, censori e sindico, in
corpo vadino ad incontrarli; cosí in altre occasio-
ni di buone feste, ed altro che occorresse, come
puré accompagnarli nella loro partenza, come me-
glio sará dalla banca slabilito.»
Anno II« 1 8 4 6. I. 31.
FOGLIO LETTERARIO ECONOMICO
Inteso agli interessi della Provincia.
COMTE METRO DI CiOKSS.
Volgel'anno quarantesimosecondo da che, sendo
in sulie mosse di partiré da Zara S. E. il sig.
conte Pietro di Goess, allora Consigliere áulico e
Ciarnbellano di S. ¡VJ. I. R. A. Francesco II, di
gloriosa memoria , Suo Commissario e Preside del-
1 i. r. Governo della Dalmazia, il corpo nobile
della cîttà stessa , per mezzo de'suoi consiglieri e
•capi sigg. conti Giulio Parma di Lavezzola , Fran-
cesco Sanfermo e Giambattista Stratico, ad un
ufficio adempiva di gratiludine rispeltosa , presen-
tando l'E. S. d una medaglia grande d'oro, coniata
in suo onore, avente per diritto: un seno del lito-
rale dalmato, con in vista diversi navigli, e sulla
riva un uomo alia nazionale, che porta scolpito
sul petto F. II., e tiene alzato lo sguardo ad un'
aquila, che verso di lui poggia, spargendo da un
cornucopia i doni dell'abbondanza , coll'epigrafe :
DALMATIA FELIX RECEPTO CJESARE: e ncl rovescio,
in corona mezza d'alloro e mezza di quercia : PRE-
SIDE AULICO PETRO COMITE DE GOËSS VERE EVER-
GKTE HUIC NOBILES JADERTINL ETERNA DEV0T10N1S
M. D. ANNO MDCCCIV ').
Tale offerta inoltre veniva accompagnata da
alcune pagine d'indirizzo, allora colle stampe pub-
hlicato, nol quale si noveravano gli speciosi bene-
ficii ch'ebbe la Dalmazia, e Zara segnatamenle,
dalle filantropiche premure del Conte, aggregalo
percio coi fratelli ali'ordine patrizio della cîttà me-
desima. E questo indirizzo appunto, cortesemente
romnnicatoci da uno de'noslri amici, ora qui ri-
portiamo, credendo di non poter meglio esprimere
i sentimenti dei Dalmati verso di quel Benemerito.
Pochissimi esomplari ne furono coniati in oro. Quci <li
Wwnze sana rari anzi che ao,
ECCELLENTISSIMO EGREGIO SIGNORE Í
«Gli n 1 ti vostri destini vi chiamano altrove, e
per Sovrana venerabile disposizione Voi siete per
allontanarvi dalla Dalmazia, onde assumere nella
fortúnala Vostra patria l'esercizio di quelle subli-
mi ispezioni, che aííidate vi furono dalla grandez-
za dell'AuGusTissiMo CESARE.
«Voi ci abbandonate, ma con la dolce soddis-
fazione di non aver opéralo, che il bene; Voi
partite, ma accompagnato dalle vive lagrime, che
la riconoscenza strappa agli occhi di lutli i buoni.
«Eterna sará fra noi, ECCELLENTISSIMO SIGNORE,
la vostra rimembranza; eterna sara la fama de' vo*
stri meriti, e del vos tro Governo, e tanti sono gli
al tari, che le profuse beneficenze vi eressero, quanti
sono i cuori dei leali, e fedeli Dalmati.
«Noi non offenderemo certamente quella deli*
cata vostra modestia , che fa vieppiü risplendere
la candida virtu dcII'animo, con l'enumerazione di
quelle doti personali, che vi distinguono, e che
vi caltivarono l'amore di tutti, vogliam diré di
quell'affabilita di maniere, di quella maturita di
consiglio, e di quella costante intensitá a solleva*
re 1'indigentes e l'afflilto nei bisogni, e nelle de-
solazioni. Non vi parleremo dei sommiVoslri talenti,
e del Vostro spirito di penelrazione, qualitá cosi
essenziali ad un Magistrato, e che Voi spiegasle con
tanto lustro nella ventilazione de'piü astrusi affari»
«Noi non tributererno in questo momento col
fasto dell'eloquenza oinaggi di laude ai natali, ed
al potere, né ricorreremo alie gesta degli anlenali
\oslri per attingere a quella vastissima fonte elo-
gi a Voi; ma nel momento appunto in cui vi al-
lontanate da noi, col linguaggio nudo della veri-
ta; organi fedeli de' nostri ciltadini, noi dob«
biamo soltanto assicurarvi, che perpetui, e peren»
ni ci restaño i monumenti eretti dal benefico Vo-
stro genio per mantener sempre viva anche nella
memoria de'posteri la nostra riconoscenza per Voi,