-c 95 )-
11 commercio maritthno poi della provincia off riva le cifre segtienti:
INTRODUZIONE
A n 11 i
1842 1843 1844 1845
Zara 348,148 494*7 71 545,033 678,886
Arbe 1 60,941 172,360 41,407
55,4oo
29,000
Obbrovazzo . . 76,342 7 i,i33 58,695 70,568
Sebenico . . . . 273,079 . 330,928 389,999 856,136
Spalato . . . . 312,467 362,848 622,579 385,481
Comisa . . . . — — 37,000
Eagusa, Gravosa 325,529 452,857 547,141 547,008
Curzola . . . . 183,620 219,043 220,120 180,070
Cattaro . . . . 169,230 165,I 75 171,615 170,237
C. novOjMegline 71,782 1423604 103,599 104,291
Budua . . . . . 293,000 93,400 101,351 i o6,634
Somma a,i 14,138 2,5o5,119 2,801,54O 3,1 20,711
ESTRAZÏONE
1 II II i
1842 1843
135,441
295948
18,634
32 1 ,092
5o4,i84
471,004
1 25,290
91,860
4°>83o
^86,000
2,024,283
245,329
99*446
16,767
31 O,256
597,692
693,351
126,813
91,870
77,22g
157,200
Dai quali prospetti dunque ci è dato di scor-
gere, che nei quattro anni su esposti non varLa-
rono grandemente le cifre esprimenti il nostro
commercio: vi si osserva pero nell'anno or decor-
so un aumento.
Giusta un arlicolo di corrispondenza da qui
nel giornale del Lloyd Austr., le dette tabelle non
comprendono il movimento commerciale di tutti i
porti dalmati. Non vi sobo compresi quei di Traù,
di Almissa , di Macarsca, della Brazza, di Lési-
na , di Lissa, e di altri piíi o men considerevoli,
la cui importazione si puó far ascendere comples-
sivamente a circa 800,000 fiorini, e l'esportazione
a 600,000; per lo chè l'introduzione annua in
Dalmazia in termine medio, potrebbe calcolarsi
ascendere a 4 milioni e mezzo, Testrazione a 3
e la passività a % di milione, ció che non di-
sta gran fatto dallo specchio, che si presenta. Que-
jsto sbilancio commerciale viene poi ragguagliato col-
le periodiche rimesse erariali di danaro.
«La Dalmazia è provincia povera di danari,
diceva un corrispondente del giornale del Lloyd
Austr. ted. (n. io5. a. p.), ned è questa novilà,
per chi studia il paese, od è iniziato nella sua
statistica. E secondo lui veramente non puó cor-
rere la bisogna altrimenti, dove l'economia rurale
si trova ben sotto a quel che potrebbe essere, do-
ve non v'ha industria, e dove per conseguenza non
vi puó aver luogo commercio di qualche rilievo,
stando il medesimo in istrettissima relazione e col-
1'industria e coH'agricoltura, e ne è conseguenza.
Non si dà scambio di merci in un paese, nel quale
scarseggiano i produttori.
« L'agrieoltura dunque', 1' industria ed il com-
raercio sono le sorgenti universali della prosperità
d'an paese, e del ben esmere dei suoi abitanti; e
1844
211,598
47,758
3g,5o
359,909
416,368
708,534
124,399
86,420
65,o3a
107,820
2,167,339
i845
¡"74^88
40,127
34,4°°
28,356
287,862
452,624
33,700
919,380
í 26,400
107>797
63,853
155.184
24: ;3>97 2,415,953
dove questi tre elementi non maturino alio stesso
tempo, ed in tal quale accordo, non si puó sperare,
cbe abbianvisi ricchi possidenti, fabbricatori,mer-
cadanti, non quindi uno stato medio di abbienti.»
«Considérala la superficie incolta della pro-
vincia (V. tabella del nostro N.° 5, a. 1845) , il
lettore sarebbe indotto a credere, che almeno la
pastorizia potesse formare l'oggetto di guadagno
per gli abitanti, poiché il suo scopo si é, come
quello dell' agricoltura, di ricavare piú vantaggi,
che sia possibile dal suolo. Ma pastorizia razio-
nale in Dalmazia non esiste, salvo qualche raris*
simo caso. II contadino dalmata é pastore, non
giá allevatore del bestiame. Hanvisi in Dalmazia in
proporzione della sua superficie e della sua popo-
lazióne, piíi pecore e capre, che in qualsivoglia al-
tra provincia dell'impero austriaco (secondo la sta-
tistica di Becher, vengono sopra un miglio qua-
drato tedesco 3,i85 pecore, ossia 187 sopra ogni
cento abitanti); con tutto ció questo numero é
tenue, e vi si potrebbono allevare altrettante, se
fosse organizzcito il ramo forestale.
«Manca in principalita l'allevamento del be-
stiame cornuto per usi domestici e peí commercio.
Di fatti gettando uno sguardo sulla statistica
dell'impero, e ponendo mente all'a'nno 1844s V1
troviamo introdotti nella nostra provincia dalla
Croazia, dalla Turchia, dal Montenero, e per mare:
Buoi e tori, capi 4726 peí val. di fior.
Vacche esoranelli 1-728 » »
Vi tel Ii 5 o
Pecore, capre ec.22i36
A-nelli , capretti 2 1 82
laiali 4318
189,040
34,56o
35o
66,408
3,272
38,856
Somma 342,486
C 104 3—
v'fránuo negozii, che in un mese esitano al mi-
nuto più di quel che pei detti rastelli passa in
un anno. Perfitio il commercio delle piazze di mag-
gior importanza, come Spalato, Ragusa e Cattaro,
presenta una cifra tenue in paragone di altri pae-
si. A Trieste p.^e. un solo genere di commercio,
il cafle, importa in un anno ail'incirca 4 milioni di
fiorini, mentre il commercio di tutta la Dalmazia
sorpassa di poco tanta somma. Quanto tenue dun-
que dev'essere il guadagno, che dal giro delle
merci ricaveranno i mercadanti dalmati ! 11 fatto
sta, che in Dalmazia pochissimi arricchiscono col
traffico: il commercio in grande è privo d'impor-
tan/a; vi sono molti venditori e pochi compratori.
Zara fra le piazze dalmate, fa naturalmente ecce-
zioni alla regola; chè per la sua posizione, quan-
lunque non abhia nè grandi case di commercio,
np fabbriche, qualcuna di rosolio maraschino ec-
cettuata, introduce più che Spalato e Ragusa, ed
estrae in vece meno delle medesime. Pero se è in
grado di offrire i migliori risultali di qualsivoglia
altra piazza dalmala , Io deve specialmente ai tanti
ulficii publici, ed al rispettivo numero d'impie-
gafi, che vi sono addelti.« Non è meraviglia quin-
di, se in una città cosi piccola, il giro di dana-
ro per viveri, vestili, pigioni ec-, sormonli mezzo
milione di fiorini e più all'anno.
«Domanderà quindi taluno, come possa reg-
gere dai lato econornico la Dalmazia, il cui hi-
lancio commerciale è passivo, senza che si logo-
ri ? JNè la frugalilà de'snoi ahitanti, nè qualche
altra virtù saprebbono soddisfare alla deficienza
m egli o, che col maggior prodotto, e perfeziona-
rnento nella-faitura dell'olio, che farebbe ritorna-
re in Dalmazia una porzione di danaro speso
péir acquisto di generi forestieri. » Ma vedesi con di-
spiacere, che i miglioramenti nella fattura del To-
li», nè s'incamminano, nè fanno progresso, salvo
qualche rarissimo caso, che appunto per essere
raro, e falto a rao' di sperimento, rimane inos-
servato. Non ha ancora la Dalmazia uno strettoio
idraulico per l'olio, che potrebbe essere piantato
in mezzo a comuni producenti, sebbene non co-
sti più di 2000 fiorini.« j
• Altrove si era mostralo, che gli olii dalmati |
(li poco superano le catlive qualità degli olii da '
labbrica degli Abruzzi, del Levante; abbiamo av- !
vértito, che nel regno di Napoli si studia da qual-
che anno alla miglior sua fattura, e con grande
vantaggio dei produttori e dei possidenti. Se i
possessori di macine e di streltoi non vi melte-
ranno maggior cura, non é inverisimile, che gli
olii noslri degradino, c riescano inferiori agli altri.
«Anche i vini potrebbono contribuiré al risar-
cimenlo di quanto manca nel bilancio economico
della Dalmazia. Ma, con tutto che la provincia
ne producá un milione e mezzo di bariií all'anno,
il prodotto non é di certa utilita , non se ne e-
sporta, che circa un sesío , ed in provincia si ven-
de a prezzi vilissimi. «
Spalato 2 0 marzo.
Nella prima meta del corrente, il frumento del
paese conserva quasi i medesimi prezzi. Le migliori
qualila pero salirono a fior. 5 lo staio ; Torzo schietto
in generale a. 3o; delto frumentato da 2. 5o a 3. 20;
segala frumenlata 3. 20; frumentone 2. 5o; miglio
2. 3o. In generale dunque in tutte le qualita un te-
nue aumento di prezzi. Anche il frumento di Puglia
sali a fior. 5. 3o, mentre quello di Bosnia 'si man-
tiene a 4- so- La segala del Danubio valeva fior. 3,
Torzo di Puglia 2. 4°; fave 3. 3o; favetta 3. 20.
— Anche nei vini si notó un accrescimento di
prezzo, valendone la barila veneta da fior. 3. 3o
a fior. 4- 4o- L'aquavite schietta non cangió di
prezzo, la lavorata pero da i5 fior. al bar. ando
a fior. 16. L'olio resta a fior. 11. 3o. — La pasta
di Trieste, di Sebenico e di Macarsca valeva fior. 10
il cent., la nostrana fior. y. 3o. -- Caffe Rio fior. a6;
detto s. Domingo 28; detto Avana fior. 36 il cent.; zuc-
ebero oland. pesto fior. 29; fariña 2Í>; raffinato in
pañi fior. 35.—Mele noslrano fior. 12; sevo colato
fior. 1 B. 10; butirro nostrano fior. 3o, di Trieste 38.
— Nelle pella crude non v'é alterazione di prezzo.
Le farine valevano: fior. 5. 5o le 100 libbre grosse;
detto seconda qualila 5. 25; fariña inlera fior. 5;
detta di Trieste N. 5. fior. /¡. 3o. La mercede d' un
manuale senza vitto caranlani 20.
Billibríghi Generi introdotti da 11' O¿tomano
mediante il ra ste lio, dal giorno 1 mario a tutto i5.
Bovi i38; Suini 59; Cavalli 3; Frumento
funti 14007: Spelta 200; Fagiuoli Tavole
d'abete f. 3220; Ferro f. 58o; Cera gialla f. 3416;
Prugne f. 200; Noci f. 100.
Estratti: Agrumi f. 3o68; Carta f. i58; Caf-
fe f. 4912 ; Filati di Cotone f. 1 1670; Manifatture
di Cotone f. 2926; Olio f. 280; Piombo f. i556;
Pallini f. 302; Riso f. 7816; Špiriti f. 282; Sa-
pone f. 4io; Vino f. 1476; Zucchero f. 2 232;
Generi diversi f. 1977.
Nel N.° 8., pag. 61., col. 1., lin. pen., e col. 2., lin. 2,, leggasi miglia gradúate.
Si publica ogni giovedi. II prezzo annuo per Zara è di fior. 4 5
luestre o trimestre in proporzione. Le associazioni si ricevono in
per semestre fior. 2j per fuori franco di porto fior. 5, per se-
Zara dal proprietario. fuori da tutti gl' II. RR. Ufficii postali.
Cf« Franceschi üsteusore e Proprietario. Kara tipografía clei Fratelli Battara.
-c lir 3-
Alcuiie miniere di ferro in Dalmazia,
Qiianlo abondi la Dalmazia di certi minerali,
specialrriente di ferro e di carbone fossile, lo san-
110 tutti. Sui vantaggi dell'uno e dell'altro non è
mio intendimento di discorrere ; è noto che que-
sti due prodotti sono sorgente inesausta di potenza
per l'Inghilterra ; ma in questi cenni piutloslo in-
dicare, quanta ricchezza minerale rimanga ascosa
in più di un punto della provincia, ricchezza in-
talta, neglelta, dimenticata, ma che perô, come
altrove, potrebbe offrir mezzo a sviluppare 1' indu-
stria, e crescere o procurare l'agiatezza, a singoli
individui, come ad intere comunità.
Non vi è tratto della nostra Dalmazia, in
cui non si scorgano tracce di miniere di ferro
più o men important; perô in quesla moltiplicità
di indizii, si presentano di natura l'una dall' al-
tra ben diversa. Disperdonsi la maggior parte nei
punti montuosi, e qualche poco nelle pianure sot-
toposte, e per dar cominciamento — dopochè i
primi is numeri di questo giornale dell'anno pass,
hanno parlato della geognosia delle Bocche di Cat-
taro — parlo dal centro mineralogico-montanisti-
co della Dalmazia, dal territorio di Dernis, dove
singolarmente s'incontrano strati copiosi, che gia-
ciono da tramontana a scilocco. Due perô sono
gli strali principali meritevoli d'atlenzione : Tuno
lunghesso le roccie calcaree del monte Mossech,
che, partendo dalla prima eminenza, dirimpetto
all'anlica rocca di Dernis, alie cui falde scorre la
Cicola, termina, per quanto è palese, a Verba e
Much, nel territorio di Sign. L'altro comincia
precisamente poco lungi dal monte Promina, pres-
so il villaggio di Lucar, e percorrendo Velussich,
giunge a Trebocconi, 3 miglia venete distante dal-
la borgata di Dernis.
Paralello al filone di ferro del Mossech, ed
a poca distanza verso ponente, trovasi uno strato
di marmo, la cui formazione consta di più o men
grandi pezzi di marmo bianco, legati da un ce-
mento rosso vivace, il quale giusta le prove fatte,
è suscettibile di bella e lucida pulitura. Alia parte
opposta poi, sul declivio, che mette nella pianura
dalla parte di levante, havvi uno strato di brec-
cia ghiaiosa, pez/ata di pietre bianche , alcune
cenerognole, altre poche roysastre ed anche gialle,
cui si potrebbe quasi paragonare alia breccia ,
delta dagli scalpollini corallata, se poco più di
rosso vi contenesse. Quello poi di Promina e Tre-
bocconi , giace in una Ierra argillosn, giallastra
ed anche rossa, per lo piü costeggiata da filoni
di pietre calcaree, talvolta lenticolari.
Valide ragioni militano a ritenere gli strati
di Mossech e di Proraina fino a Trebocconi, me-
ritevoli di particolare riflesso.
Mancando la Dalmazia di boschi, e conse-
guentemente del combustibile vegetale, necessario
per disciogliere il ferro, non é poasibile di met-
iere a profitto il minerale di ferro in tutti quei
punti, dove lo si trova; vi si aggiungano altre
circostanze accessorie, le quali non compensereb-
bero i dispendii. Ma le due localitá poc'anzi ac-
cennale merilano eccezione, prirnieramente, perché
sul Mossech lo strato é il piu ricco, e, per iscio-
glierlo, ha vicino il carbón fossile del Siverich, e
l'aqua della Cicola, che sebbene non perenne, puó
cionnondimeno essere opportuna aH'ere/.ione d'una
ferriera; quelli di Lucar e di Trebocconi in se-
condo luogo , hanno i carboni di Velussich, e l'a-
qua del Kerka.
Lo strato del Mossech, tralto tratto varia
di natura nella sua lunga estensione di circa i4
miglia venele; sul principio cioé, dirimpetto a Der-
nis, si appalesa congiunto all'argilla, che lo ren-
de di qualita inferiore per il poco prodolto,che
darebbe; sopraKriške con grande quantita di pi-
riti ferruginose; ad Lmianovich si vede il ferro
schistoso, scevro di altre materie elerogenee; a
Kliake é intrecciato di piccoli slrati di lucido di
ferro, e finalmente a Verba, in una sola térra
rossa tenace, traente al bruno, mista a piccoli
pallini, che trasmigra a Sutina in ferro micáceo,
pieno di lamine talchee lucenti.
Ancora nel 1837 l'azienda montanistica della
Dalmazia aveva fatto praticare degli scavi, inta-
gliando 33 pozzi, condotti alia profondita di 6
a io klafter, senza che in siffatti tentativi si ap-
palesasse interruzione del minerale verso il fondo,
e che in vece prometteva d'essere sempre piu con-
sistente e meno impuro.
Tra le indícate qualita di minerale, furono
assoggettale a prova tutte le migliori, e si poté
desumere , che l'una coll'altra polrebbero dare un
prodotto medio da io a 14 per cento. Tale ri-
sultamento quindi sarebbe eguale a quello, che si
ritrae dal minerale di ferro della limitrofa Bo-
snia, e particolarmente di Stari Meidan, Banjalu-
ka, e Kressevo in Erzegovina.
Dagli anzidetti strati principali del Mossech
e del Promina, derivano altri innumerevoli secon-
darii, che si scorgono in ispeeialta a Rasvaje,
Sucnossi, Ierre del Promina; quindi sulla slrada
francese, e ad Ograde Bubalo verso Roncislap:
—c 125 )—
a fine di tranqtrillare coloro, che quella sua
opinione ritenevano pregiudizievole agí' interessi
delle carovane, ed alie circostanze che le do-
vrebbero promuovere, e renclerle piíi significanti.
Quale he voce s' ud¡, quale he scritto si lesse,
che rispondeva a capello colla sostanza del pen-
siero del sig. Fenzi, e specialmente gli articoli
di corrispondenza da Spalato N. 107 e in
fine e 147 (1845) nel giornale ledesco del Llojd
austríaco. Di quanto peso siano quclle conghiet-
ture hilanciate coi ragionamenti su questa ma-
teria in senso alquanto diverso nel N. 14ati-
no 1845 del giornale italiano di quell'istituto
non e presentemente nostra avviso d' investi-
garlo.
La somma dei pareri e delle ragioni, e par-
tico la miente la forma loro, in opposizione alie
viste del sig. Fenzi, ed in re tú fie azume della sua
ipotesi, sajff 'accera ad ogni lettor impartíale nel-
l'articolo che siegue:
L¡ accogliere nelle colonne della Dalmazia
scritti di tendenze talvolta fra se pugnan!i, lo
crediatuo nostro debito, e limparzialita lo esi-
ge: diamo luogo in conseguenza anche alia pre-
sente polémica, in onta che spiri sentimenti po-
co propizii al giornale, e ad alcuni de' suoi col-
iaboratori. La Dalmazia, seguendo la stoica mas-
sima del prof. Currara, non avrci la debolezza
di rispondere alie censure che l' aggrediscono.
II soggetto della discussione intanto é gra-
ve si, che nella sua disamina dovrebbe rimaner
soffbeato ogni riguardo ad individui, neutraliz-
zato ogni ruzzo di personalitá, che non ha da
far niente colle carovane , e che ripugna ai
principii di critica nobile e digniiosa. — Parcere
personis, dicere de vitiis, quarulo ce veramente
da diré qualche cosa). (La Direzione).
Rispondere alie censure, che aggrediscono la
persona , é debolezza che io non saprei compati-
re; lacere a quelle, che feriscono la patria, é vil-
la, che non vorrei perdonare giammai.
Nel giornale del Llojd austríaco N. 14 8 a.
1840 lio desenlio le fes le di Spalalo nella riani-
missione delle carovane turche al noslro lazzarel-
io ; awenimenio fausto e felice, che noi dobbia-
íuo alia munificenza di FERDINANDO pimío luipe-
ratore. E pero che un pió d.siderio s'aílralellava
aquella concessione, ho discorso deli'assoiula ne-
cessila di slahilire Ira noi un deposito di sale
bianco , e provavo coll'evidenza malematica insus-
sislenle la prima concessione senza l'aggiunta del-
la seconda. Di che natura fossero gli addotli ar-
jcmvnli, ognuno che ha buon senso decido; e
dicano tullí se, ragionando dal fallo, si compies-
se il mió vaticinio.
Se non che intanlo che i voti nostri cresce-
vano, e che con palerna sollecitudine piaceva al
Governo di cooperare all oltcnimento della sospi-
rata grazia,venne a taluno in pensiero di scrivi-
re un arlicolo di economía (giornale La Dalma-
zia N. 7, a. 1846), che, parmi, non si confac-
cia gran falto col mió. E quantunque l'autore ab-
bia latto suo, non a sproposito, queH'afonsmo
del Condillac, che nel cambio le cose non han-
no un prezzo as so luto, ma relativo alia stima,
che facciamo al momento che traggonsi al mer-
cato, puré ció nulladimeno nell'iscorgere una opi-
nione, che s' opponeva al desiderio unánime degü
Spalatini, al voto di ogni buon dalmala , e al mió
intimo couvincimento, pensai non forse ci fossiino
illusi. E siccome /' immaginativa per la leggiera
sua natura, Ja rápido passaggio dalla gioia al
rattristamento, cosí il dubbío sparso bastava a
temperare la primitiva esultcinza. D'altronde do-
po tre mesi di rnedilazlone di persona avvezza
agli avvolgimenti commerciali poievo riprometter-
mi che si potesse sgombrare la malaugurosa ug-
gia del mió vaticinio.
Or pensó, che quell'articolo, perché tendenlc
a rovinare , almen con parole, una causa si san-
ia , dev'essere cognito a tulti.
Non é la muncanza del sale bianco (come
si pensó), che porli danno alie carovane , ma piut-
tosto convien díte le cangiate circostanze poli-
ticc-sociali. Feggiamo i Jat.ti solí a rassicurar-
cene (!). IS/on hantio Jone nelle sublunari vi-
cissitudini un grande impero le circostanze? Per
lo corre re di es se fondansi cittadi, eres cono,
prosperarlo, arricchiscono. Per le medesime Vuo-
mo si esto lie, dalla Jama e gridato, ricade nel-
loseurita, non di rado colle tempie d'alloro, e
d'edera órnate. Chi sa prevalersene dicesi sa^-
gio, chi ne va a ritroso pazzo. Ma se a queste
subbarcati sono i mondani avvenimenti, come
non istimeremo quelli, che spettano al connner-
ciot Codesti falti esposli relloricamenle non so
quanlo stringano a pro del commercio, che, a dir
vero, e Y impero delle circostanze nelle subluna-
ri vicissitudinij e i mondani avvenimenti, che son
lor subbarcati, possono e nuocere e giovare, a
seconda della loro natura. E percíó lautore ri-
volgesi alia maestra della vita la storia.
Favo reggi ata dalle circostanze Tiro, Sido-
ne, Cartagine, A teñe, Corinto, e nelV etd di mez-
zo Venezia, Genova, Firenze e Pisa, ringorga-
vano di ricchezze. - Concedo — Ma voglio con-
ceder? piü ancora , che cioé signoreggiata un tem-
mi di tanti valentissimi scritlori, non bastassero
a persuadere que'giovani, che abbracciato avesse-
ro sulTallrui autorità un contrario parere ; non
mi rimane se non se a pregarli di porre in bi-
lancia colle proprie forze le notizie che esibisco-
no gli scrittori dei due contrarii parti ti, e con
critica rigorosa ed imparziale accettare il partito
il più sano. E quale egli sia , lo ha già detto e
publicato la voce universale di tutte le nazioni coi-
te di Europa. Mi duole, mi sia permesso il dir-
lo, mi duole, perche disdicevole alla nostra patria,
il vedere ogni quai tralto onorarsi del nome di
Slavi, ch' è quanto sostenere vero un falto stori-
co contro l'opinione generale degli scritlori stra-
nieri , i quall senza spirilo di partito, sol guidati
dallo scopo d'investigare il vero e di publicarlo,
hanno studiato per noi la sloria nostra anlica : favo-
rili da mezzi ed occasioni, di cui noi mancammo e
manchiamo lultora. Non si fidino i nostri giova-
ni studiosi deU'autorità di uno scrittore qualun-
?ue , sia esso anlico o moderno, morto o vi\ente. ína giusta e rigorosa critica li dcve guidare nel-
le ricerche e sentenze loro. Abbraccino il vero o-
vunque lo trovano, e abborriscano e rigettino l'er-
rore e lo spirilo di partito ovunque si manifesta.
Continuino pure i nostri giovani a mantenersi in-
vaghiti délia lingua slava. Ella è ognora con u-
sura pagata la fatica di chi studia una madre-lin-
gua, ricca , armoniosa, vivace, pieghevole, mórbi-
da , variabile, féconda, vibrata, robusta ec.; e laie
è la lingua slava. Ma noi non possiamo appro-
priarcela , e dirla nostra, s'ella non è. Abbiamo
perduta la lingua dei nostri padri, per opera dei
Romani, ed abbiamo avuto in compenso la bella
lingua italiana ; e non possiamo dolercene. Ma
çiacchè siamo in fortúnala occasione di possedere
nella lingua slava un compenso del le svenlnre sof-
ferle, approfiltiamone; onde le bellezze dell' idio-
ma ci facciano dimenlicare ogni trisla memoria,
e affralellare con líelo cuore la gioventù crescen-
te dei pronepoli degl' Illirici con quella degli Slavi.
Se noi guarderemo l'argomento délia nostra
storia antica solto questo punto di vista, otter-
remmo l'approvazione delle nazioni colle di Euro-
pa ; si dira che anche in Dalmazia si studia e só-
lidamente si studia. Dipende dalla nostra gioven-
tù di conseguiré per la nostra patria questa ono-
revole divisa: in Dalmazia si studia, e sólida-
mente si studia. P. NISETEO.
®i alenne cose reí ai i ve a Spalato.
(Continuas. e fine. V. il jV. antecj
Dopotutto cib, che io pernietto al Monílore,
di considerare come uno scherzo, se pur gli piace,
qui poi dico in sul sodo: poter io ben perdonare
a chi dica, parte delle antichitá nostre essere
stata preda d'ingordi e d'ignoranti, i quali con
vandalíca mano le han rovesciate ; ma che so-
sterro in faccia di chi che sia, che il chiamare
cosí assolutamente la posteritá neghittosa, gli e
un insulto villano ed ingiusto. Di questi tempi,
s'egli nal sa, e ben da molti addietro, delle an-
tic/iitá prendono cura amorosa l'eccelso Gover-
nOj e il Municipio¿ e sotto la sorveglianza della
política autorita persone a cib destínate. E quan-
do i nostri padri parteciparono a quel vandali-
smo, era maggiore la colpa di quelliche alia
distruzione aggiungevano il furto, e questi non
eran dalmati. / quali¿ a qualunque modo3 non
sarebbero stati peggiori degli altri popoliJ che
tuttij piü o meno, gli antichi monumenti guasta-
roño e guastano tuttogiorno. Della qtial cosa —
mi perdonino architetti ed imbiancatori — potrei
citare> senza i giornali, mille prove viste cogli
occhi mieij se la balia non m aves se insegnato
sin dalle fasce a non rivelare le altrui magagne,
e non imitare i cani ringhiosi, i quali per non
saper che fare di meglios abbaiano contro la lu-
na. Sol una cosa ben Ja fanonimo ártico lista,
ed e tributare al Governo quelle lodi, che gli so-
no dovute; lodi che noi stessi gli tributiamo as-
sai meglio che con parole, con quella fedeltá
esemplarissima, cui projessiamo al Governo be-
néfico, e aWAdorato Monarca, del quale Egli
e interprete. — Ma chi e desso costui per arro-
garsi il diritto di censurare le autoritá del pae-
se, biasimandole di poca energía, ed attivitá nei
lavori, e di poco discernimento nella direzíon de-
gli sea vi? Chi e desso costui che non istima
bassezza V inveire contro defunti, che non pos-
sono ribattere la sua ridicola petulanza? Oh di-
ca dica a questo insetto sema colore ne no me,
che innanzi alzare la voce e farla da barbasso-
ro, veda d'imparare la reverenza debita a'ma-
gistrati, e la urbanitá, cui nessun onest'uomo
puo mancar senza colpa.
Dica inoltre, che per opporsi al vandali-
smo, ond'egli sognando parlotta, gli ainminislra-
lori del comune non aspettavano gict suoi richia-
mij che anzi di cotesti non cera punto bisogno,
dappoiche tale vandalismo non esiste, la Dio mer-
ce, che nel rimoto passato, e nella riscaldata fan-
tasía de3 suoi parí. — Che se chi entra qui nel
cortile -- volea forse dir nel vestibolo -- freme;
-c 144 )-
Formentonest. 1600; Miglio st. 5oo; Orzo schietto
st. 2000; Panizzo 4°°i segala 35o.
Consumo della carne nel mese di marzo.
Bovi N. 249; Maiali 28; Câpre 510; Agnelli
980; Castrati 78; Pecore 54-
Billibrig. Generi introdotti daïïottomano me-
diante il rastello dal giorno 1 ,°di aprile a tutto il 1 5.
Bovi N. ij5;Smni 75; Frumento f. 18629;
Frumentone f. 60; Segala f. 5oo ; Orzo f. 1100;
Avena f. 1096; Fagiuoli f. 80; Tavole d'abete f.
800; Ferro f. 320.
Estratti per V ottomano Acciaio f. 802 ; Ar-
sénico f. i5o; Agrumi f. 619; Baccalà f. 162;
Carta f. 180; Caffè f. 17033 ; Filati di cotone f.
10849; Manifatture di cotone f. 1Olio f. 943;
Pepe f. 135 ; Riso f. 8017; Špiriti f. 2529; Sta-
gno f. 33t; Sapone f. 23i5; Terraglie f. 1672;
Vino f. 325o; Zucchero f. 10398; Generi diver-
si f. 5178.
Grab. Movimento avvenuto pel rastello dal
giorno 2 a tutto il 16 di aprile.
Introduzione. Bovi N. 170; Buffali . ; Pe-
core 2; Frumento f. 21015; Frumentone f. 93o;
Segala f. 290; Fagiuoli f. 1075; Legname f. 9340;
Ferro f. 9070; Catrame f. ¿410; Noci f. 120.
Estrazione. Vino f. 55o; Aquavita f. 1750;
Sale f. 1000; Córame crudo f. 3o.
VARIETÁ.
Per agevoiare l'acquisto de'maleriali occor-
renli alla costruzione navale e all'addobbo dei ha-
st i menti in Dalmazia e nelle isole del Quarnero,
incominciando dal 1di maggio a. c. saranno
esenti d'ogni dazio le ancore, le catene e gli ar-
gani. L'introduzione dtlla pece e del catrame pa-
gherà carantani 5 per centinaio sporco. 11 ferro,
il rame, inservienti alla costruzione navale, pa-
gheranno la meta del dazio attuale.
(Estratto daÏÏ Oss. Tr.)
— Due inglesi ottennero dal regio governo di
jNapoli il permesso di coslruire la strada ferrata
da Napoli a Barletta,e di continuarla quindi fino
a Brindisi ed Olranto. Quest' impresa é di som-
ma imporlanza per il commercio colla Dalmazia ,
coU'Istria e coH'lllirio. I viaggiatori non tarderan-
110 a prendere questa direzione, e battelli a vapore
austriaci e napolitani, toccando Ancona in 4° 0
48 ore, andranno da Barletta a Trieste, ed il
viaggio da Napoli a Trieste si potra fare per tal
modo neilo spazio di 5o o 54 ore. Se la strada
ferrata da Trieste a Vienna sarà allora terminata,
il viaggio dal nord della Germania a Napoli po-
tra dirsi a ragione una passeggiata.
(Oss. Tr. N. 49-)
— La societh della strada ferrata da Vukovar
a Fiume, acconsentendovi S.A. I. R. l'Arciduca Pa-
latino, e la regia luogotenenza ungarica, affidô a
Carlo Keczkes, aggiunto alia direzione superiore
delle fabbriche, i lavori preliminari della detta !
strada, la presentazione dei piani, il progetto delle
spese, e la direzione dell'impresa. Quell'ingegnere
aggiunto si è recato di già a Vukovar, in compa-
gina d'un rappresentante di Vukovar e di Fiume.
(Journal des Oest. LI. N. 65.)
— Ai grandiosi stabilimenti, che in Austria sor-
gono senza che se ne bandisca l'istituzione nei
quattro venti, deve annoverarsi la fabbricazione del-
l'asfalto a Yenezia , la cui quantità e qualità ri-
sponde pienamente ai bisogni dell'lmpero Austría-
co, il quale per tal modo si puô emancipare dal-
l'asfalto francese. La fabrica adriatica delTasfalto
riceve il materiale greggio delle cave in Dalmazia,
e lo prepara coll'aiuto d'una macchina a vapore,
della forza di 16 cavalli, la quale mette in mo-
vimento tutto il meccanismo della manipolazione.
In questo modo ponno ricavarsi da loom, centi-
naia di maslice d'asfalto. Quello che spetta la qua-
lità dell'asfalto adriatico, abbastanza dicono della
sua bontà i lavori col medesimo eseguiti in gran-
de, e riconosciuti senza difetti. Ed in quanto al
prezzo, esso é, posto a Trieste, di 25 per cento,
più basso di quello cli'è l'asfalto francese. Nell'anno
1845, e per cosí dire nel primo anno, in cui si
cominciô a prepararlo a Yenezia j ne furono ven-
dute e poste in opera ;9,534 centinaia di asfalto
mastice. (Lloyd 65).
(Un pezzo di strada assai freqncntato presso
la porta di mezzo a Zara , lastricalo coll'asfalto,
della lunghezza di klafter 5.°,.', e larghezza klaf.
i .°3."résisté, dal momento della costruzione (in mag-
gio dell'anno passato), ad ogni temperatura, man-
tenendosi in ottimo stato, e corrispondendo alla
prova , che se ne fece per conto della società mon-
tanistica,onde far conoscere i vantaggi di talelastrico)
ERRATA-CORRIGE.
Alla pag. 130 col. 2, leggasi invece di avere nell'invettiva, acre
nel!' invettiva, e due righe più sotto, invece d'intenzione, in-
tuizione sensibile.
Si publica ogni giovcdi. Il prezzo annuo per Zara è di fior. 4; per semestre fior. 2; per fuori franco di porto fior. 5, per se
mestre o trimestre in proporzione. Le associazioni si ricevono in Zara dal proprietario. fuori da tutti gl'II. RR. Ufficii postali.
Cí. F'rancesclti Ksteirsore e Proprietario. Kara tipografía dei Kratelli Battara.
-c i 53 3-
bandonare la coltivazione. Lo slesso caso mi suc-
cesse nei broccoli e cavoli che io coltivava nel
mió brolo dal seme spedilomi da Malta. L' influenza
del clima e la qualita del terreno del mió brolo
tra loro conveniente peí corso di 15 anni coltivaii
come erano in situazione espressamenle scelta per
dar loro un clima proporzionato; ma una male
intesa o per meglio diré trascurata coltnra gli ha
fatti degenerare in due anni. All'incontro avea ri-
cevuto nell'anrio i8i5 dall' isola di Samos e da al-
tre isole dell'arcipelago un numero di semi di ver-
si , di meloni e di angurie. Fra le varieta dei me»
loni ve ne era una che dava il frulto quasi pieno
come le angurie. E fra le angurie eravi una va-
rieta, della quale il seme non era maggiore di un
grano di lente. Gli ho coltivati nel mió brolo. 11
primo anno non ho potulo conoscere se soíFersero
qualche alterazione, perché non mi era nota né
la forma né il sapore di venina varieta. II secon-
do anno osservai delle differenze del primo; nel
terzo maggiore; e cosi successivamente, in modo
a poter assicurare che nel corso di alcuni anni
non vidi che tracce lontane ed in alcune varieta
solíanlo dei meloni ed angurie originarie dall' i-
sole dell'Arcipelago. Non posso attribuire alia col-
tura questa dcgenerazione. Ella fu dipendente to-
talmente dal clima e per avventura anche dal ter-
reno. (sará cont). P. NISETEO.
C0MMERC10.
Zara.
Consumo délia carne nel mese di aprile.
Maiali 8; Bovi 223; Vitelli da latte 6; Pe-
core e câpre IOO.
Il numero di agnelli venduti per le feste pa-
squali ascendeva a 1200.
Spalaio.
La carovana dei i.° di maggio fu di cavalli
41 , fra quali i3 da sella, scortati da 25 indivi-
dui; ed importé: Quattro sacca segale; una basta;
due colli di danaro; 18 sacca prugne secche; 8
sacca noci ; 2 sacca poma; 2 d. nocelle; 2 colli
lana succida; e rottami d'argento funti 29 Va-
La medesima carovana esportô funti 345o
di riso.
Billibrig. Generi introdotti daïï ottomano
mediante il rastello dal giorno 15 aprile a tut*
to 3 o detto.
Bovi N. 296; Frumento funti 11060; Fru-
menloné f. 2697 ; Segala 900; Orzo f. 7214; Ta-
vole d'abete f. 8775; Ferro f. 1080.
Estratti per Vottomano. Agrumi funti 1232;
Acciaio funti 270; Caffè f. 1 136a ; Filati di co-
tone f. 1190; Generi diversi 972; manifatture di
cotone f. 2074; Olio f. 540; Pepe f. 135; Panni
f. 20; Risof.2983; Špiriti f. 7005 ; Stagno f. 354;
Sapone f. 1694; Sal ammoniaco f. 3ii ; Terra-
glie f. 70; Vino f. 5420; Zucchero f. 83oo.
Grab. Movimento commerciale avvenuto
dal 20 al 3o di aprile.
Bovi 95; Suini 24 i Cavalli 4 i Frumento
funti i 3 1 35; Frumentone f. 1045 ; Segala f. 225;
Fagiuoli f. 70; Legname f. 9210; Ferro f. 174^
Catrame f. 36o3o; Vino f. 600; Aquavita f. 1 3oo;
Sale f. i 000. ,
VARIETA
Del carbone fossile di Demis s'estrassero da
Sebenico nell'anno 1845 centinaia 11 La
coltura della miniera va progredendo. Di questà
somma del combustibile vennero consegnati:
a) al Lloyd austríaco per uso dei suoi piro-
scafi nell'Adriatico .... 65,353 cent.
b) al mulino a vapore a Trieste 1 3,2 10 »
c) all' agenzia dei carboni fossili a
Trieste 5,398 »
83,96 t »
d) alla fabbrica di caria a Fiume 11,692 »
e) all'agenzia de'carboni a Venezia 18,736 «
f) Vendita e consumo in Dalmazia 72 »
114,461 «
Ne risulta perciô, che Trieste consuma %
del carbone, e che in Dalmazia non se n'è polu-
to vendere nemmen l'un per 100. Quindi anche
questo uno dei motivi per cui riesce difficile in
Dalmazia la coltura delle miniere. (Lloyd 65.)
— Dal cantiere Panfili a Trieste è stato varalo
il giorno 21 aprile il piroscafo Conte Kollowrat, 1
spettante alla socielà del Lloyd austriaco. Sullo
stesso cantiere si pose la chiglia ad un altro
piroscafo della società, che si nominerà Justriaj
e sarà il più grande di quanti bastimenti fossero
stati mai quivi costruiti. (Jd. 65.).
Si publica, ogni giovedi. Il prezzo annuo per Zara è di fior. 4 5 per semestre flor. 2; per fuori franco di porto fior. 5, per se-
mestre 0 trimestre in proporcione. Le associazioni si ricevono in Zara dat proprietario. fuori da tutti gl'II. RR. Ufficii postali.
tí. FrancescUi Esteusore e Proprietario« Kara, tip. dei Fratelü Battara.
le. La svcnlura meglio che la prosperità purifica
l'uomo.
Nobile che ami i popolani, ha fama e gloria
a buon palto.
Patrocinio tolvolta è latrocinio.
11 salcio piangente si china ; e in questo è
la sua maggiore bellezza. E ben fu chiamato pian-
genle. 11 dolore rende l'uomo umile e amabile
allrui.
Il dolore è varielà; ci toglie all' uniformità ,
all'uni là ci conduce.
Non pochi nell'atto che godono un bene,
s'ingegnano di negare il mérito di colui cui lo
debbono.
Fate a'beneficati un torto, o vero o appa-
rente che sia : vedrete quanto pochi di loro ser-
beranuo memoria del benefizio.
Agli alli monti la neve; alie anime generóse
la gélida sconoscenza.
L'isole il mare difende da tutte le parti, e
da tutte percuote. AU'uomo la soliludine è insie-
me sicurezza e dolore.
A' grandi uomini e ai grandi scellerati si ía
soliludine inlorno. 1 mediocri e nel bene e nel
male lianno folla, e fanno folla.
Se l'imbecillità non avesse i suoi vantaggi,
gl'imbecilli non sarebbero tanti.
11 mérito degli uomini in societa si giudica
non tanto dall'utiie quanto dal piacere che il loro
commercio por ge. G. Franceschi.
Signor Redattore della Dalmazia.
Ad ogni domanda onesla é debita una rispo-
sta : perciô, signore , credo mio dovere risponde-
re due parole a quelle che mi volgeste nel N. 17
della Dalmazias e spero che vi eompiacerete in-
serirle nel giornale medesimo.
Una nazione, massime se conservi come la
vostra, signore, 1'Índole primitiva, non si po-
trebbe, io credo, rappresentare in un solo, sen-
za caricare quesl'uno di tutle le virtù e di tutti
í difetti piii contrarii fra loro, o almeno senza
dissimulare gran parte delle prime o dei secondi,
e farne un mostro o un eroe. lo abborro nell'ar-
te i tipi si d'un genere che dell'altro, e non mi
sono mai sognato di dare nel Nico della mia Da-
tiae3 il tipo de' Dalmati, come non volli dare il
tipo de'francesi in Latour. Io volli dipingere un
dalmata rozzo, un soldato di s. Marco, uno di
quelli che aveano veduto cadere quella gloriosa
repubbüca nel modo e per le ragioni che tutti
sanno : Egli non l'ha con un uomojl'ha con un
popolo: non ha capitolato con essi (son sue pa-
role) : li repula tutti uguali : si crede ancora m
istato di guerra. Egli vive al tempo deJ vespri si-
ciliani, egli è quel Pietro Micca, che fece sallare
la mina seppellendo sé stesso co'suoi nemici. JNon
dico ch'ei lo fosse ~ dico ch' ei lo credeva: per
uno di quei pregiudizii che fanno dire a taluno
ch' io conosco : vorrei poterli tutti ingoiare, e
gettarmi in mare per affogarmi con essi. Questo
era un cara Itere vizioso, esagerato, brutale, se
COSÍ si vuole, ma non assurdo, né falso: era il
carattere che conveniva alia catástrofe del mío
dramma, e non altro.
A temperarne 1'impressione che doveva pro-
durre vi posi vicino L>e, a cui l'amore della ía-
miglia aveva edúcalo il cuore a sentimenti più mili,
Dragovichj che un giorno, al dire di Nico¿ a-
vrebbe fatto allrettanto, ma dall'educazione, dal-
l'esperienza ollrecché dall'affetto paterno aveva im-
parato a stimare tutte le nazioni del mondo an-
che awerse e antipatiche, finalmente Emma3 nella
quale il tipo della donna dalmata è più vergine e
più completo: Emma, che dall'amore puro e pos-
sente apprese a perdonare anche a quello che l'a-
veva oítraggiata e tradita. Tutti quesli son dal-
mati al pari di Nico, ed era mia inlenzione che
il mió dramma si chiamasse con questo nome. Î
Dalmati, perché non si avesse a credere rappre-
sentata la nazione da quel solo , che ne conserva
le vesti. Se il carallere di Nico è falso e incoe-
rente, sarà peccato dell'arte; ma non si puô farne
carico all'inlenzione deH'autore che 1'ha circonda-
lo da quegli altri, che disapprovano la sua feroce
risoluzione, e nei quali ha voluto raffigurare la
parte eíetta dei Dalmati.
Quesfe parole non rispondono che alia do-
manda che sembra sconoscere 1' inlenzione mia :
non difendono il dramma che non va scevero né
anche a'miei occhi di gravi mende. Del reslo ai
Dalmati che amo ed onoro è consegrato un altro
lavoro inédito ancora: Marco Craljevich, nel qua-
le mi sono ingegnato di rappresentare un po'me-
glio il carattere serbico.
Gradite, signore, i sentimenti di sincera sli-
ma, ch'io serbo alia vostra nazione ed a voi.
6 maggio 1846. Trieste. F. DALL'ONGARO
ELOQUENZA SACHA.
(Dalla Gazzetta di Zara jV. 38~).
II clero, che dell'incivilimento vero fu sem-
pre o fondatore o custode, il clero puó rigenerar
-C 167 )
prezzo di favore nel lazzaretto di Spalato, alio
scopo di concorrervi in preferenza a qualunqiie
altro punio delia provincia, e per fruiré d'un lu-
croso ritorno de'loro cavalli caricati delia derrata
slessa , di cui la Bosnia orientale e 1' Erzegovina,
iianno incessente bisogno in ragione diretta della
crescente popolazione, e della prosperosa loro pa-
storizia. -- Questi dati posilivi ed incontestabili
devono persuádete principalmente, che precoci e
senza stabile fundamento sono li malaugurosi pro-
nostici dell'opposizione: second;iriamente, che nul-
la montano alio scopo di raltristare gli animi in-
torno agli sperati beneficii del nuovo commercio
apertosi per Spalato, il quale anzi colla sospirata
concessione de'sali regii, e con una conveniente
progressione di tempo, acquislerà la primiera e-
stensione ed importanza, e ció in ragion compo-
sta dall'accresciuta popolazione ed industria di
amendue gl' interessati paesi. - Accorda il signor
Fenzi, che il traffico della Dalmazia colla Tur-
čina è imposto dalla natura stessa, ma che in
origine egli era di pura economía, e successiva-
inenle créalo con permute, diveniva utile per noi,
in quantochè la misura del valore dei generi ri-
spetlivamente ricevuti non restava eguale, e la
massa di quelli a noi consegnati era maggiore,
come anco il relativo prezzo : conchiude poi, che
que' profitti non polrebbero oggidi avverarsi per
causa delle cangiate circoslanze politico - socialî,
montre i generi provenienti dalle carovane sono
ormai troppo comuni, calano da mille parti, ed
avendo un basso prezzo non invitano gli specula-
tori ad acquislarli.
Facile è a rispondere a tutto ció :
Gli avvenuti cangiamenti politico-sociali, non
hanno per niente mutala la condizione física del-
la Dalmazia e delle provincie turche contermini ;
non hanno fallo cessare l'indispensabile primitivo
bisogno ne' due popoli di mantenere fra di essi
le più strelle relazioni d'interesse e d'amicizia,
ma ne migliorarono invece la condizione morale,
perciocchè nel traffico ai mercati confinarii, che
dalla previdenza del governo Austríaco furono te-
nuti aperti lungo la linea che separa i due paesi,
P industria e lo spirito di speculazione tanto nei
Dalmati che negli Ottomani si sono in eminente
grado manífestali, oíFrendocene la prova indubbia
non che altro, il grandioso transito di animali
grossi , minuti, di cavalli destinati annualmente
all'esportazione per 1'Jstria , pel lilorale austría-
co e per Venezia, come anche quello delle tante
manifalture e prodotti esteri, che vengono espor-
tatl per la Turchia. — Evidente è perianto, che
questi due popoli ritrovano nelle rispettíve lor
forze e condizioni gli essenziali element i delle vi-
cendevoli utilità e sussislenza, nè v'ha luogo a
dubitare, che il più prosslmo contatto ed una
maggior estesa nelle comunicazioni o mezzi di
consorzio verranno altrettanto stimolo all'industria
produttrice ed alla forza intelligente, ch'è il vero
risultalo dell'accresciuto lavoro e delle operazioni
di commercio. - Questo miglioramento di circo-
stanze, senza tema di errare, lo attendiamo dalla
riapertura del nostro lazzaretto, in cui le carova-
ne accedute dal 21 novembre 1845 furono in
complesso proporzionatamente piu numeróse d'uo-
mini e cavalli, apportarono generi di maggior
valore di quelle, che durante l'epoca stessa , ae-
cedettero al lazzaretto di Ragusa; ciocchè viep-
più convince, che non è nata divergenza', ne po-
trebbe nascere per volontà degli Ottomani dal
primo loro traffico colla Dalmazia, e preferente-
mente mediante lo scalo di Spalato.
Se i prodotti della Turchia sono oramai co-
muni e si vendono a basso prezzo per causa del-
la pace generale e di un diverso sistema di polí-
tica economía , a parí condizione son divenuti pur
quelli che appartengono alia Dalmazia, e che ad
ogni altro paese estero nondimeno saranno com-
merciabili come prima, come lo sono le derrate
coloniali e le inglesi manífatture dopo la precipi-
tosa caduta del sistema continentale, come lo è
l'oppio, malgrado il divieto delio scambio che se
ne facea col té del celeste impero dell'Asia. II
buon mercato è utile alla massa generale dei con-
sumatori ed a cío tendono anzi le migliori teorie
delleconomista. Nelle permute o nelle compre o-
gni estero speculatore sarà vieppîù animato, giac-
chè a minore equivalente saranno a fornirsi, le ope-
razioni si riunoveranno più fiate, il movimento del-
l'industria terrestre e maritlima raddoppiato; con
che ogni classe di persone godrà del proporzio-
nale profiito. (si darà iljine). V. Nicolich.
COMMERCIO.
Zara 22 maggio.
I depositi de' cereali sono incirca eguali a
que' che furono nei numeri precedenti indicati ,
e con i prezzi pur eguali. Gli acquirent! mancano
affatto, ne vi è prezzo che offrano pel genere. A
Trieste le granaglie soggiacquero a sensibili ri-
bassi ; non cosí pero le farine, le quali discesero
di soli 10 carantani per cento , e vuolsi ascrivere
questo tenue ribasso delle farine, in confronto dei