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g¡ che mulla di meno in qualche tenue paite se n'eb-
bero , vogliamo accennare questo solo, che i lumi
¡D agricoltura non rimasero circoscritti ad una radu-
nanza di pochi accaderaici: coll'udii'e, col leggere,
le cognizioni si andavano diffondendo, e compren-
devasi la necessitá, che vengano tra i rustid disse-
minate, che bisognava sorreggere 1'agricoltore nel
metterle in pratica , che nel maggior numero di ca-
si faceva d' uopo di molta energia per imprendere ,
per continuare, e dove occorresse, indurre anclie con
ragioni parlanti a far tulto quello che un agricollo-
tore cristiano dovrebbe fare. Parole rimasero parole
ed i fatti fallirono.
Chi volesse darsi briga di scorrere i trattati a-
gronomici stampati qua e la nel secolo passato e nel
presente, di svogliere le pagine del regio dalmata ,
di ripassare scrilti che in proposito corsero , trove-
rebbe tali e tante istruzioni ed eccitamenti a miglio-
rare l'economia rurale e domestica, che raccolte
baslerebbero a formare piü volurni di mole consi-
derevole. Ma qual dispiacere non si prova se si ri-
flette, che il maggior numero di quegli articoli,
di que' cenni, e di quelle istruzioni, che contanoj
5o e piü anni di vita, sonó lutt' ora di tal natura
da potersi oggi ripublicare senza nissuna modificazio-
ne , perché corrispondenti a capello cogli attuali bi-
sogni del paese ?
Del tenuissimo e piulloslo nissun progresso , vo-
gliasi anche degradamento dell'agricoltura in Dalma-
zia non potra darsi colpa all'inoperosilá delle acca-
demie, all' indifferenza degli agronomi , e di tutti
quelli che avevano la veste di prendervi parte atli-
vissima; lo dimostrarono coi loro scritti: le inten-
zioni erano plausibili, ma si scriveva per gente colta
e per alcuni di quelli che sapevano leggere ed in-
tendere lo scritto. 11 rustico poi al quale piü da vi-
cino tali cose riguardavano, ne rimase ignaro; il pro-
pietario era rade volte in contatto coi suoi coloni;
il paroco della villa o non poteva, o non si
curava di spiegare l'entitá d'un snggerimento agri-
colo, e fargli comprendere i vantaggi d'una pratica
corretta; in geuerale poi, se pur vi erano di quelli
che vollero far violenza alia difficoltá, 1'agricoltore,
lenacissimo delle consuetudini antiche, aborriva ogni
novita, quand'anche per persuádemelo si fossero fat-
ti tentativi pratici, e gli si avessero falto loccare col-
la mano gli emolumenli. In qualche caso 1'impresa
non sarebbe stata tanto disperata , se l'autorilá mo-
rale , se le persuasioni, se un qualche premio non
avessero mancato di effelto. Nella dissoluzione de'nessi
tra il padrone ed il colono, sostenendo anzi quest'ul-
timo tal quale indipendenza, sordo ai consigli di
providenza per l'avvenire, la sua intemperanza, e
quindi lunga privazione, abbandono della persona,
incuria di ogni pulitezza , prcgiudizii , guerra dichia-
rata alie piante, agli arboscelli ecc. non era caso di ve-
dere o di sperare che le cose procedessero meglio.
Quand'anche il padrone avesse voluto introdur-
re migliorameuti a spese sue, far collivare i suoi
terreni a modo suo, mancavangli spesso i mezzi, o
se pur li possedeva, le rendile dai miglioramenti e
dal lavoro campestre derivanti non avrebbero equi-
parato il capitale , che si fosse impiegato in coltura
migliore e piü ragionevole. Ogni buon volere quindi
rimaneva soffocato nell'imprendimenlo, che a calcoli
doveva frutlare passivitá, perdile; il conservare sola-
mente i propri diritti, l'esigere la meschina quota do-
minicale dei frutti, il dover piatire per lunga pezza
presso i tribunali o presso le preture, stancava il
proprietario desideroso d'aver il suo; i dispendii del-
la lite superavano tal fiata d'assai l'entitá della cosa
contestata, ed avvenne, che disanitnali e disgustati i
proprietarii e rinunciassero a quel poco che dai co-
loni prelendevario, e ridottisi a cercare occupazione iu
cilla poca o nissuna cura dei loro fondi si prendessero
od a cose avvertissero che maggiori faslidii di gior-
no in giorno loro cagionavano. Accadde in conseguen-
za, che parecchi per piü anni o non vedessero i lo-
ro terreni in piü parti , e 1'una dall'altra assai disco-
ste, dispersi; altri che non li conoscessero, se non
avevano a fianco chi glieli additasse, o non avesse-
ro posseduta una mappa colla descrizione delle lenute.
Sia che ció derivi da una serie di quelle sveu-
turate combinazioni, alie quali 1' uotno tal volta non
puó rimediare, sia che la colpa ne si riponga o nel-
1'incuria del padrone o nell* ignoranza e nell'ostina-
zione dell'agricoltore, il falto sta che il morlacco
non conosce un método nell'agricoltura piü ragione-
vole di quello che apprese dagli antenati. Destinare
all'aratura una porzione de'campi, lasciarne l'altra
ad uso de'prati, adoperare i concimi frequente-
mente, ed in mancanza de'piü ovvii rimediarvi
con buoni ripieghi suggeriti dall'arte; alternare le
sementi; coltivare alberi frutliferi di varié specie e
saperne conservar a lungo il frutto, propagare bul-
bi nutrienti, ed ammassarne l'occorrente per la sta-
gione invernale, allevare e propagare le api; gover-
nare il bestiame domestico, bailando a'foraggi, alie
slalle; migliorare le razze di pecore , di buoi, di ca-
valli; guadagnare lana migliore e piü fina; maggior
quantilá di Talle, e con esso burro e cacio ; appren-
dere il modo d' economizzare colle forze animali;
rimboscare tratti slerili e nudi, rispetlare e custodi-
re il boschelto nascente ecc. ecc. di queste cose e
piü altre il nostro campagnuolo in generale non sa
piü di quello che sapeva li suo bisavolo, e non
avendo vednto lali pratiche, con tullo che sia di sve-
gliato ingegno, non poteva da lui pretendersi, che
colla forza del ragionamento vi giunga da sé. Nelle
viziose sue abitudini avendo dovuto sempre piü im-
miserire, poco pensiero poteva darsi del mighora-
mento de'suoi campi, costrello dalla necessitá di
cercare per vie lecite, od illecite o dannosc come
soddisfare ai piü urgenti bisogni della giornata.
Questa condizione delle cose nostre agricolo-e-
conomiche non si deve prendere si da diría genera-
-( 240 )-
vano dal deposito, e si attaccavano alla calamita
in tale quantità, che non si aveva più forza a
trascinare il carro. Pretendesi ancora, che la for-
za di questa calamita è in grado di arrestare nel
Suo corso un carro a vapore. ( Che ne dirà a que-
sta grossa il padre presidente della società di San-
ta Barbara?) (Id.)
— I fogli di Argovia publicano una scoperta
testé fatta a Zofftnga da un tal parrucchiere, Schauen-
berg. Consiste essa in una macchina, mercè la
quale in io minuti si può radere la barba a dieci
individui. (Id.)
(Operosità letteraria del diavolo). La gazzetta
di Spenner dei io giugno fa menzione d'una lette-
ra autografa e d'un fac-simile del diavolo, che si
trovano nel libro: Theseus Ambrosius introductio
in chaldaicam linguam , syriacam atque arme-
niacam et decerti alias linguas. Pavia i53q. Viag-
giatori dalla Svezia ragguagliano d' un altra funzione
del diavolo, e non vi comparisce già come scritto-
re , ma come lettore. Il London and Paris Ob-
server dei 6 giugno narra : Fra i libri della regia
biblioteca di Stoccolma trovasi uno de' più rimar-
chevoli , un manoscritto sulla magìa, che come è
la tradizione, ogni volta che la corona svedese è
minacciata da qualche sventura, viene dal diavolo
aperto e letto. Poco prima della morte del re Carlo
Giovanni, si pretende, che uno dei bibliotecarii ab-
bia veduto, che satana leggeva il detto libro sulla
grande tavola della regia biblioteca. (M.f.d.L.d.A. 7 1 )
ZARA.
Il seguente prospetto farà conoscere lu quantità de'com-
mestibili introdotti in questa città nei 2 mesi di maggio e
di giugno.
Nel mese di maggio s. e. farine di frumento centinaja
927. — farina di frumentone 8 4/2 — gries 5 1/2 — semo-
lini 308 — frumentone -123 -1/2 — pasta 433 — biscotto 1-14 1/2
— orzo mondato 42 -1/2 — orzo schietto, 44G9 — miglio 95
4|2 — legumi 225 — riso 248.
Giugno, frumento centinaja 53 4[2 — farina di frumen-
to 723 4|2 — farina di frumentone 66 4(2 — gries 6 — se-
molini 25 — paste 424 — biscotto 57 4|2 — orzo inondato 9
— legumi 3 — riso 94.
Qùesti generi provenivano dall' estero.
Dalla Dolmiizia poi giunsero solo i seguenti generi
„ III giugno, fariria di frumento centinaja 30 — semoli-
ni 47 — paste di Sebenico 47 — legumi 4.
1-S-ffKjST—
Veduto nel numero 28 di questo giornale, dove si parla-
va della navigazione a vapore in Dalmazia nel 1' anno decorso ,
a quanto ascendono i dispendii del piroscafo di portata e for-
za in cavalli, come si è il Dalmata, cioè fni. 2 e 49 caranta-
ni per miglio marittimo; aggiungiamo un prospetto de'dispen-
dii, che porta seco il percorrere regolarmente questa linea
marittima con bastimenti a vapore.
Là si disse che rimanevano dalla rendita brulla per cuo-
prire i dispendii di deperimento, interessi e guadagno fui. 4.
car. 3 per miglio marittimo, quindi per tutte le miglia per-
corse fui. 20,202. Ora questa somma jè assottigliata dalle se-
guenti poste che se ne devono sottrarre, cioè:
4.° interesse di 70,000 fni., che costava il Dal-
mata nel 4846, al 5 0/o fni. 3,500
2.° deperimento dello stesso appar bilancio . » 5,000
3.° la sicurtà del legno, che sostenuta dalla
società stessa devesi nulla meno computare
al 5 0/0 per anno » 2,800.
»~42,ljÒ(j
Rimangono » 8-202.
Con un piroscafo solo non si può mantenere un servigio
re'golare, ne occorre un secondo in riserva per i casi di ri-
parazione od altro qualunque impedimento.
Le caldaje del piroscafo si logorano coli' aqua marina;ve
ne occorre una di riserva, che per la forza di 60 cavalli, e
costruita con mezzi proprii, costa fni. 9000, senza gl'interes-
si di questo capitale durante il tempo, che giace in riserva.
Per applicare questi proprii mezzi, occorre un arsenale:
la sua erezione, manutenzione, ingegneri, operai, materiale
e depositi di ogni genere, località proprie 0 prese a pigione,
sono requisiti che esigono spese non tenui, e di queste la pro-
porzione deve cadere sul ricavato netto della navigazione.
La direzione in oltre ha diritto ad un compenso per le
sue cure, per le sue prestazioni personali, e gli azionisti do-
mandano pure un frutto dei loro capitali consacrati all' impresa.
Considerale per ultimo le somme non indifferenti da pa-
reggiarsi ancora per fare svanire le perdite sostenute ogui
anno dal momento dell' attivazione della linea dalmata in poi,
si trae la conseguenza , che questa linea non dà ancora un
utile alla società dell' i. r. Lloyd austriaco, ma conlinuando
così lo potrà ben offrire da qui a qualche tempo.
— Si ha du Sign, che in seguilo al buon raccolto il prez-
zo de' grani nuovi calò in modo, che giorni sono si aveva una
quarta di frumento bellissimo a fni. 4:40. Tutta la campagna
aveva 1' aspetto consolante. Alcuni giorni dopo però il grano
era cresciuto alquanto , perchè a motivo della siccità si teme-
va qualche danno.
CRONACA DEL MESE DI LUGLIO.
Il consiglio d'amministrazione dell'i, r. società del
Lloyd austriaco , accettando alcune copie della litografia rap-
presentante varie delle principali vedute della provincia , fat-
ta eseguire dalla commissionè direttrice dell' asilo di carità per
l'infanzia , si compiaque di beneficare 1' asilo infantile col dono
di fui cento.
B-
NOMINAZIONI.
•— 11 consigliere del c. r. Tribunale collegiale di Ragu-
sa , Antonio Primuvesi è stato nominato u consigliere d'ap-
pello a Zara.
— Il sacerdote secolare Tomaso Ostoja è stato nominato
catechista della scuola elem. maggiore di Spalato.
(Posti vacanti.) Al c. r. Tribunale di Ragusa un poslo di consi-
gliere coll'annuo salario di fni. 900 aumentabile a 4000. Il concorso
è aperto per 4 settimane decorrenti dal giorno -15 luglio.
— Guardiano sanitario stabile presso la deputazione con-
finaria al raslello di Magazza , distretto di Castel - nuovo, ap-
puntamento fni. 444 ed alloggio gratuito. Concorso aperto per
4 settimane deccorr. dal 45 corr.
— A Pago il posto di provis. controllore di finanza e po-
sta col soldo di fni. 400 ed alloggio 0 compenso. La cauzione
è dell' importo della paga aunuu. Il concorso è aperto sino al
31 di luglio a. e.
— A Traù il posto di provis. ricevitore dogan. e sali col-
l'annuo soldo di fni 350 ed 1 4/2 0/Q della vendita sali. Ciu-
zione fni. 450. Il concorso spira ai 34 di Luglio corr.
— Idem di ricevitore di finanza e posta a Dernis col 36
0/Q delle rendite dogan.ili, ed i percenti di massima sull' azien-
da postale. Cauzione fni. 300. Termine del concorso sino «i
31 corrente. ( Gaz. di Zara IV. 55. )
G. Frane cachi Estensore. — Zara, Demarchi e Rougier Proprietari Editori.
AÍIO m.
Si publica ogni giovedi. Il prez-
so annuo per Zara è di fiorini
4; per semestre fiorini 2; per
fuori franco di porto fiorini 6;
per semestre o trimestre in
proporcione.
LA DALMAZIA
FOGLIO LETTERARIO ECONOMICO
Giovedi
W. 31.
Lé associazioni si ricevono in
Zara dái proprietari, fuori da
tutti gf II. RB. Ufficii postali.
Si riceve in cambio qualunque
giornale .austríaco od estero.
5 Agosto 1847.
CONTENUTO. II Sogno di mió avolo, continuaz. — Opere illiriche del
P. Giorgi. — Sull'agricoltura ed economía dalmata. — Sale con^
cime e sperienze relative. — Eco de' giornali. — Zara — Knin
— Spalato, — Traü. — Cronaca di Luglio seguito.
IL SOGUVO DI MIO AVOLO.
Narrazione appoggiata ad avvenmenti reali.
( Continuazione ).
« Che novità è mai questa, mió Teodoro ? «
domando Maria con tutta la semplicitá del suo cuore.
» Maria! u le rispóse il marito con voce seria
e sostenuta ; » conosco pur troppo i miei difetti,
so che la mia condotta in faccia a te è biasimevo-
le ) pero non s' addice a buona moglie di approfit-
tare per conto nissuno della debolezza di suo marito.«
» E quando mai mi son io prevalsa della tua
debolezza, caro Teodoro ! Che cosa intendi tu con
questo inusitato tuo dire? Che devo pensare di
queste tue aspre parole , le prime che mai mi hai
dirette? «
» Maria! Tutto perdono volentieri fuorché la po-
ca sincérité, la finzione, e direi quasi l'inganno. La
notte scorsa, il so, venni a casa, come più volte
per lo passato, non affatto conscio di me stesso ;
tu hai approfittato dello stato nel quale io mi tro-
vava; confessalo ingenuamente, ti perdonero tutto,
dimenticheró tutto. «
« Perdonare? dimenticare? Per amor del cie-
lo! dimmi, di che si tratta? Io ti giuro, che dal
momento della riostra unione io non ho commesso
mai cosa, no Teodoro, non ho commesso mai di
che possa ricordarmi meriti perdono, o che tu
lo ponga in non cale. «
« Ma tu l'hai commessa questa notte, ovvero
quando era ritornato preso dal vino, ovvero la mat-
tina mentre io dormiva. «
« Che cosa ? «
» Hai tolto del denaro dalla mia tasca, o da
qualche altro luogo, dove nella confusione della mia
mente io l'aveva riposto. «
Ogni stilla di sangue sembrava s' andasse ac-
cumulando nel volto di Maria. Ella gli si appressó,
e mirollo attenta, dubitando non forse sia stato coi-
to da aberrazione. Si disinganno , chè egli, facen-
do uno sforzo, la rirïiirava, quasi quel volto inno-
cente lo inquietasse alcun poco. Ella rimase immo-
bile presso di lui alcuni momenti, T interno suo in
preda alla più violenta agitazione; e prorompendo
in dirotto pianto : Teodoro !. Teodoro ! esclamo.
» Fa che si appronti la colezione, rispóse egli.
Maria obedi, e versando in una tazza del caffé
*e latte , glielo porse. Agitato che ebbe quella pozio-
«ne , ne sorbi la metá , riponendo la chicchera sul-
la tavola, quindi incrociate le braccia, s'appoggió
sullo schenale della sedia facendo piegare e poggiare
4a testa d'innanzi sul petto. Maria tergendo la lagri-
me, gettó addietro le sue ricche trecce; alzossi ,. e
Stando alcuni secondi sospesa, incerta di quel che
doveva diré o fare s' avvicinó «di nuovo a Teodoro,
e gettandosi a' suoi piedi, mise un braccio attorno
al suo eolio:
» Tu non parli mica da senno, mió caro, Teo-
doro », disse piangendo» no, non é possibile che
tu lo faccia«, e lasciando piu libero il vareo alie
lagrime, soíFocata dai singulti, poggio il capo sulla
di lui spalla.
« Maria « , soggiunse egli freddameníe, » per
quanto insensibile io poteva essere per ogni altra
cosa, non lo era in fatto per il danaro, che aveva
addosso di me, e ben me ne ricordo. So positivamen-
te , che ieri a notte ho portato a casa una cedolá
4i gran valore, so d' averia avuta addosso di me nel-
la stanza da dormiré. Sin dal momento che lasciai
il letto, l'andava cercando: ho visitato ogni cantuccio
dello scrittojo e degli scaffali, indarno! non mi fu
possibile di trovarla. Nissuno fuorché noi due é sta-
to in quella camera, nella quale io era 1' ultimo ad
entrarvi e V ultimo ad uscirne. II danaro io non
1' ho e non lo trovo, deve essere conseguentemente
in man tua. »
Mentre egli cosi parlava, Maria poco a poco
sollevava il capo dalla sua spalla, e volgendosi a lui,
guardollo per buona pezza, quasi volesse rimproverar-
lo del torto che le faceva. Acchetatosi il suo pianto^
terminato che ebbe Teodoro di pronunciare il su6
dilemma; ella sciogliendo il braccio, levossi con un
affannoso sospiro, e rimirandolo di nuovo mestamen-
te per qualclre tempo, voltossi e tácitamente abban-
donó la stanza.
» Ya a prendere la cedola « , disse Teodoro fra
di sé, con un sorriso maligno, e continuó la sua co-
lezione.
In fatti Maria era andata a cercare diligente-
mente la fatale cedola. Vana riusci ogni sua diligen-
za; pensó quindi cosi vestita come era, di gettarsi
addosso un fazzolettone, e portando in mano il cap-
pello, discese.
AMO MI.
Si publica ognr giovedi. II prez-
zo annuo per Zara e di fiorini
4; Per semestre fiorini 2; per
fuori franeo di porto fiorini 5;
per semestre o trimestre in
proporzione.
LA DALMAZIA
FOGLIO LETTERARIO ECONOMICO
1. 33.
Le associazioni si ricevono ta
Zara dai proprielari, fuori da
tutti gl' II. RR. Ufficii postali.
Si rlfceve i*» cambio qualunqae
giomale austríaco od estero.
Giovedi 19 Agosto 1847, * t
CONTENVTO. II Sogno di mió avolo, fine. — Sulle opere illiriche ái P.
Giorgi „ fine. — Lettere adriatiche, I. — Una lapide ad Adriano.
Sull'agricoltura ed economia dalmata fine. — Eco de'giornali. —
Zara — Ragusa —- Cattaro.
Ili §0»X0 SI MIO AVOLO.
Narrazione appoggiata ad avvenimenti reali.
( Fine ).
Teodoro prese una sedia, e mió avolo, ponen-
dosi dirimpetto a luí, e sogguardatidolo per breve
tempo , rupe il silenzio.
« Y ostro padre ed io ci amavamo di cuore sin
dalla nostra prima gioventú. Non erano cure, non
speranze, non qualsivoglia altro oggetto, che non
ci comunicassimo vicendevolmente. lo sa^ei rimasto,
senza dubio vostro tutore, se la morte non lo co-
glieva troppo repentinamente non lasciandogli , che
manifestasse la sua ultima volontá. In una parola e-
ravamo fratelli per sentimento, e 1' aífetto che nu-
trivam l'uno per 1'altro segnalava in grado maggio-
re questa fratellanza di quel che fossero i piú stretti
vincoli di sangue — Credetemi Teodoro! io non po-
teva essere mai indifferente alia vostra felicita, e non
lo era. Anni sono ve ne diedi prova; voi in compen-
so mi ributtaste. Non ve lo rammemoro giá per rimpro-
verarvi. I cuori giovanili non sentono che rarissimé
volte coi piü vecchi di sé .. .. ma ritorniamo sulPar-
gomento di voslro padre. La notte passata é stato
da me ....
Che dice mai? Mió defunto padre é stato da
lei la scorsa notte ?
Avro sognato, senza dubio, ma 1'apparizlone
era qualche cosa di piü d'un sogno ordinario —
Comparsomi innanzi mi disse che mi alzassi e mi
vestissi — lo feci, e mentre m'indossava i vestiti, ¡si
adagio sur una sedia, che era solito ad occupare in
vita, attendendo che io fossi pronto ad uscire con
lui. Quelle sae visite matutine erano frequentissime,
che era solito d' alzarsi assai di buon ora e venir-
mi a chiamare perché gli facessi compagnia* nelle
sue escursioni per i campi vicini. Egli come dissi,
s'accomodo in quella sedia, e mentre mi vestiva,
rivolsemi il discorso; disse che á riguardo vostro era
molto infelice, che per un sospétto, che voi non
avevate la piú loiltaná ragione di nutriré, eravate
sul punto di allontanare da voi la piü esemplare ,
la piü devota delle mogli, e che se io voleva fargli
compagnia, m* avrebbe indicad i mezzi a convincer-
* V.
vi del contrario, a farvi comprendere Y errore in
¿ui versate, a ripristinarvi nella vicendevole ñducia
con vostra moglie, e godere la felicita domestica co-
me per lo passato. Io non era, a dir il vero, tanto-
lesto nel vestirmi, pero tra il sogno e la realtá io
andava pensando: che sia veramente nella sua »for-
ma terrena qtiegli che stava innanzi a me! Sentiva
un certo rispetto per lui misto a paura, e continua-^
va a mirarlo mentre mi allestiva, e pronto che io
era, soalzo, usci dalla stanza, discese le scale ed
io lo seguii. I nostri passi erano diretti all' abitazio-
ne che occupava in vita. Lo seguiva per lé medesi-
me scale, che poco fa ascendemmo 7 gli tenni die-
tro in questa camera istessa; pero prima di a-
prir la porta, mi rese attento alia medesima, qua-
si volesse che io ne notassi bene la posizione; quin-
di, enlrati che . fummo, voltossi di súbito a
questo armadio di libri, e mi accennó che mi vi
accostassi.>, Qui - disse vostro padrev - troverenio
quel che ti condussi a vedere. «
A questi detti comiriciava ad aprire le porte
dello scrittojo, a tirar fuora un cassetto dopo Y al-
tro, si come voi poco fa avete fatto , ne erano ot-
to, e vuoto trovossi ognuno.
« Vedi; mi disse vostro padre, che in essi non
si trova nulla. "
Narrata la cosa sino a questo punto, mió a-
volo s'alzó, e Teodoro segui il suó esempio; ma
la sua mente era confusa, piü pensieri la trava-
gliavano, e sembrava in conseguenza piü stordito
che altro, attentissimo pero nell* ascoltare mió avo-
lo, il quale avvicinandosi a queirarnese con Teq,*
doro a flanco : *
" Qui, mi disse vostro padre, troveremo la so-
luzione dell' enimma , qui, dove osservi questi due
fessi paralleli sotto alK ultimo cassetto. Mió fi|Iio
con quella sbadataggine non insólita in uomo presO
dal vino, credeva di dover salvare il viglietto, di cui
ricordavasi d'averio in dosso, ed andava a farlo;
nell'atto che apriva questo cassetto barcolo; onde
sostenersi afierro colla mano la parte inferiore, pres-
se colle dita una molla , della cui esistenza non gli
constava, s'apri da solo un cassetto secre'to, che
drizzatosi alquanto sui piedi, prese erróneamente
per uno de'cassetti ordinarii, e lo chiuse posciaché
vi ebbe posto dentro la cedola , che non si trova. «
E cosi dicendo, - continuava a parlare il vec-
chio con in volto dipinta sicura speranza, pero con un
-c 281 )-
di rito greco n. u., si è in tal quale maniera ripa-rato in alcqne parochie con nüovo personale ; ma siccome Ja maggior parte di questi parochi ha fa-iuiglia ed i provonti in generale sono ristretti, cosi ad essi non rimane agio di coltivarsi conveniente-mente per quanta disposizione forse ne avessero, D¿ di presÇarsi con tutte le forze all' altrui addot-trinamento, essendo disferatti da cure familiar!, e prestarsi anche nella cura delf anime. L'istruzione dairaltare in giorno festivo sarebbe profitt'evole, ma la chiesa è al sólito vuota o quasi vuota di con-correnti, od è di troppo angusta rispetto la popola-zione della parochia, oppure ^ad un paroco sono afíidati parecchi groêsi común i, âi quai non è in caso di attendere esaltamente , oppure la residenza del paroco è fuori della parochia. I genitori poit col loro pessimo esempio conti-novo infondono ne'ragazzi il vizio della bestemmia, appena comiuciáno articolar parola, quello del fur-to, la disobedienza, la maldicenza, la vendetta, 1' irreligiositá il peccato dell' ubbriachezza , vizii che in breve si approfondano nel cuore de' gioya-oetti, nè si perdono il più delle volte che colla morte. L/ ozio del niorlacco si potrebbe chiamare pro-verbiale, parlando di una gran parte; egli per sei mesi circa si occupa nelle operazioni rurali di as-soluta necessitá , vivendo gli altri sei neir inazione, nell'attendere a litigi presso i publici uffízi, o si perde in delle lunghissime tiritere nelle bettole , le quali per il morlacco sono di massimo nocumento , e sarebbero da sopprimersi issofalto dovunque nel-le ville , per dove non vi passa una strada regia o commerciale propriamente detta. Questo non far niente, viene aliméntalo viepiù dalle ricorrenze fe-stive quantunque abolite, ma che i rustici vogliono conservare in onta ai divieti ; dalle fiere, che oltre l'acidia fomentare, servono di occasione a straviz-zi, furti, ferimenti, ecc. ; dalla celebrazione delle feste de' ss. padroni di casa, nel quai tempo si dá luogo ogni anno a tripudi, ad un dilapidamento ta-le di sostanze , che fa spavento. A cosi fatti mali, che il morlacco si attira senza accorgersene, e senza punto ponderarne la loro gravita, non vi ha rimedio' che nell'istru-zione a pro della nuova generazione, che per la provetta torna inutile il paríame d' avvantaggio. Ghe se quale fu ordinata pei villaggi, e neir anno scor-80 attivata in alcuni, lascia molto desiderare, ció nullameno non potra porsi in dubio la süa conve-nienza grandissima. Ma le sagge preziose cure di chi ci presiede, il vivo desiderio de' buoni cittadini, rimasero delusi fiuóra quasi affatto, perché la concorrenza alie scuo-le nessuna o quasi nessuna , e di tale disordine se ne incolpa il meschino raccolto dell* anno scaduto. Che se cosi fatto motivo giustifica alcuni, altri non puo iscusare, mentre la colpa dipende piuttosto da mdifferenza, da resistenza de'genitori alia sped^io-
ne dei íigli alia scola, dalla poca voglia in questi di edücar^i. I ragazzi prestano, é vero, assistenza non inconcludente alia famiglia coll'arte pastorizia e quindi un turno converrebbe tenere fra loro, che non é difficile conservare; vi ha puré l'altro ostacolo nella distanza della scola dai domicilii, o lo sfcarso nu-mero queste nei grossi comuni rurali, o la totale loro mancanza,, ma é sperabile che non si dilazio-nerá *di molto a fondarne di nuove dappertutto. In un contado cosi esteso e popolato quale si é quello di Rnin, otto scuole rustiche in 16 pa-rochie greche, sono assai poche, ed "anche queste nella maggior parte affidate a parochi,» i quai am-messo anche che sieno zelanti ed istrutti, non so-no assolutamente in istato di prestarsi come si con-viene per le ragioni dianzi esposte. Nelle quattro parochie cattoliche di campagna invece non é stata ancora fondata scuola alcuna. I vicari foranei che sono anche parochi, ma fra i piú scelti, sembra , sarebbero da destinarsi in direttori delle scuole con incarico di produr ogni quartale un rapporto al superiore sull' andamento e frequenza delle scuole , giacché senza sorveglianza difficilmente saranno da attendersi sodisfacenti risul-tati. Negli istituti publici vi hanno parecchi giovani e dell' uno e deiraltro rito, educad a spese dello stato, i quali pella loro capacita si meriterebbero a suo tempo la considerazione superiore , destinafn-doli opportunemente a maestri nelle campagne, con che si aprirebbe per essi la via a future migliori destinazioni. Quello che sommamente importa si é, che sia teiluto fermo ed irrevocabile il dovere de' genitori, 0 di chi li rappresenta, d' inviare alia scuola rurale 1 figli, amenoché non vi ostasse un impedimento reale, dovere che si rende ancor piü pressante a causa della pessimá educazione famigliare. Per conseguiré poi' piú fácilmente lo scopo sarebbe ottima provi-denza, che le autoritá comunali, gli uffiziali territo-riali, le c. r. preture, anzi ogni funzionario in com-missione pei villaggi, fossero incaricati di prender e-satta cognizione dell' andamento delle scuole in di-scorso , ed in caso di bisogno, informare la supe-rioritá del distretto. E certo che delle difficoltá ve ne sono non poche da superarsi, perché T istituzione affatto nuo-va nel territorio di Rnin, combattuta da cento pregiudizii, cionnullameno se verrá spalleggiata da chi tocca, come punto non dubitasi, e spesso so-pravegghiata , non si avrá piü motivo di essere in-certi della sua riuscita, e della sua utilitá per tutti. Beninteso poi sarebbe che di quando in quan-do venissero fatti de' regaluzzi ai piú capaci e dili-genti scolari, consistenti in figurine di santi , in qualche croce di stagno, in qualche libretto di di-vozione in lingua slava-dalmata ed italiana di fron-te, e simili; sono picciolissime cose, ma di mira-bile effetto negli animi semplici de' giovanetti.
cuore elevé éssere compreso dalla piü alta stima
la tua divozione confidenziale — Ti sei incomm
* ta di venire fin qui acciocche io non perda ?
— Sicuramente, e devi sapere ebe R non
é contento né punto né poqo, c¡e| gioyan^ C&e
a costo, e sua moglie avrebbe preferito di avere ia
educazione una ragazza — Se non ti disaggrada, la
passeggiata, che abbiamo divisita di fare, sarebbe
per conto mió piü aggradevolé, se noi prendessimfc
la strada di
Con questo tenor di vita noi non avevamo
il piü leggier motivo di lagnarci Tun dell' altra per.
aver inceppato il corso della nostra vicendevole con
fidenza — a meno che qualche cosa non fosse sopra-
giunto in modo strano, da produrre un'esclamazione
di sorpresa allorché -Marianna veniva a conoscenza
di qualche circostanza, che io aveva onaesso di par-
teciparle. Ed essa a me con un accento, che sentid
va >di rímprovero: * '•• ••
—* Tu hai incontrato Pal tro di il Sig. Perotti,
e non ne dicesti parola. Ed io doveva propriamente da
lni sapere di questo incontro! Me lo disse , postosi
a sedere presso di me..... ¡¡
Perotti ? Perotti ? oh si , or mi ricordo d'a-/
verlo veduto 14 di or sono nei gradini.
— E tu non me ne facesti parola!
—« Cara Marianna ! Y incontro era di tanta im-<
portanza, che me ne dimenticai prima di giungere
alie porte di casa. ,
Strano, che io ti abbia a narrare quéllo
che tu dovevi diré a me !
—- A proposito! Jer sera trov.andoci a conve'r»-
sazione delSig...tu lodavi la bella voce di quelr
la giovane; e la pregavi a cantare un'aria: non sar
f?2*zi, per I' arroganti forme in cui erano concepite. rano in quelía famiglia 2 o 3 ragazze; la sempli-
citá loro pero aveva tanto di strano quauto ne of-
frono uccelli selvaggi di» fresco chiusi in gabbia. II
l?rp (fit^itercio quamdq sf trovávano con individui di
confidénza non aveva fine, la ritenutezza e la rusti-
cita in altrui incontri era piü che insopportabile.
(siegue la fine.)
EETTERE ADRIATICHE.
III.
r * Continuazione e fine *)»
Un solo upmo ha afTerrato questo problema,
ea é Tat tu ale vescovo di Ra gusa 1). Dalmata per
nascita, conoscitore tanto dei difetti de'«uoi dioce-
safti che delle lorot/doti eccellenti,, é compreso, dalla
nccessitá, di un clero piü atto all' educazione del
popolo. Come professore e consigliere in Padovs e
Venezia, visse a lungo, nel gran, mondo%l in con-
sorzio con uornini; dotti; ijella presente carica io
Ragusa conosce la impostante intellettuale capacita
di questo popolo,, ed e. veramente occupato nell'a-
doperare tutti i locali mezzi d¡: soccorso al suo pro-
gresso. ,í lega ti della república per mezzi di edu-
cazione ed oggetti di beneficeaze assommavano visto-
samente ; ma neir invasione dei francesi fu tutto de-
peva mai, che tu l'avessi alt re volte ,udita.
E come no? Ti rifcorderai, Marianna, che
la incontrammo a caso una sera dal sig/L.... che
dáva una piccola accademia di música.
— Davvero? Dunque lá cantava quella giova-
ne? Io non lo sapeva.
E da notarsi, che verso lo scorcio del primo
anno, Marianna, non avendo un oggetto reale da
occuparsene, ne imagino uno. Ma non le riusci per-?
fettamenté la cosa «*— Cioé cominciava a nutriré sen-
timenti non affatto amichevoli per una famiglia del-
le nostre conoscenti, le si mostrava, propriamente
parlando, avversa, e questa eterogeneitá di sentimen-
ti nel nostro sistema di pensare ed agiré ingenuo
era frequentissimamente il tema delle nostre conver*
sazioni — E realmente il complesso della condotth
di quella gente aveva un non so che da scusare
quest' avversione di mia moglie. Io non conosceva
questi vicini cíie da poco tempo, ned era seco lo¡co
in certe relazioni di famigliaritá; con tutto cio mií
scrivevano di frequente, e con un linguaggio che
spirava intrinsichezza. E quando Marianna gettava
uno sguardb solle loro lettere , le si cominciava a, ri-
mescolare il sangue, ed era li li a metterle' ,cento
Nel numero precedente , ebe conteneva la prím» meta
di questa terza pitera , ed in cui il sig. P....11 par lava del*
la publica educazione e dell'amministrazione della giustizia,
P origínale tedesco nell' Jllgemeine Zeilung dieeva ~ Rime-
dio a ció sarebbe un piü attiyo sistema di publica educazione ec.
Non é nulia di straordinari@ il yeder poco gradito un da-
to sistema di publico ínsegnamento da cbi percorse gli studii
in un istituto íettérario o scientifíco giusta un método diverso.
L' abitudine ci fa naturalmente prediiigere queiie cose, che
nella gioventú per uso ci si resero tanto familiari, e cbe> per
dir cOfjj si convertirono in succo e sangiíe.
Un sistema di studii ben ideato, profundamente esaminato
in teoría ed in pratíca, tanto perfezionato, quanto ad opera
umana é concesso d'esserlo, non é a nostro avviso inferiore
ad qn altro, che porti la st?ssa impronta. Tutto é suscettibíle
di, miglioramento, quindi anche il nostro sistema dell' ístrireio-
ne publica lettéraria e scieniificá.
Ma gli eífetti'sono quelli, dai quali si déve giudicare del-
le cause. Quanti non soriirono uomini eccelleoti dai nostri istí>-
tuti, che compíerono i loro studii alie universitá tedesche ed
italiane, e che ora sono negl'impieghi politici, e giudiziariii
Quanti ecclesiastici, allievi del nostro seminario, quanti altri,
che dóp® il liceó cercarono un publico collocamento ,.non po-
tremo qualificarli vero ornamento della soejetá? Questi risul-
^táti della publica educazione, e del sistema austríaco non ce-
dono .per nulla ai risultati ihglesi, pfussiani, francesi ecc. N.d.K.
í| Nel d835 concedevasi per Sovrana risoluzione al colle-
gio dei rr. pp. delle scuole pie di Ragusa di metiere in piedi
un istituto filosofico, dopoché 1'autoritá se n'era andata per
qualí:he tempo occupando per secondare il desiderio de'Ragu-
sei. La mancanza di personale suftíciente ritardonne rattira-
zione. Non si ponno passare sotto silenzio le premure all'oo-
po del defunto vescovo Giuriceo e di altri. Alia rara energía
dell'attuale vescovo, Monsignor Jederlinich (non dalmata^ ma
¡nativo diCastelmuschio, isola di Veglia, circblo d'ístría) riu-
sci di sorpassare qualche ostacolo / e di dar vita all istituto
da tanti .anni desidera'tó. 1S.Ú-R- *
AISOIIÏ.
Si publica ogni iioveđi. Il prez-
ao annuo per Zara è di fiorini
4; per semestre fiorini a; per
fuori franco .di porto fiorini 6;
per semestre- o trimestre in
proporcione.
LA DALMAZIA
FOGLIO LETTERARIO ECONOMICO
ir. 3§.
Le associazioai si ricevono in
Zara dai proprielari, fuori da
tutti gl' II. RR. Ufficii postali.
Si riceve in cambio qualunque
giornale austríaco od estero.
Giovedi 23 Setiembre 1847.
Spirando coll' ultime del corrente l'sÊssociazione al terzo trimestre di questo foglio, preghiamo i benevoli
signori associati a volerla rinnovare per il quarto trimestre, e raceomandare I*a Dalmazla ai loro amici o
conoscenti. La spesa del quartale fuori di Zara e di 1 fno. e 15 car.; qui 1 fiorino.
La direzione premurosa di conciliare a questo scritto periodico il maggior possibile interesse colla varietà
ed utilité delle sue publicazioni * non si estenderà in promesse, ma farà quel che piix potrà, onde il giornaletto
riesca quale si desidera. * .
Chi bramasse d'avere Eia Dalmazla dal primo luglio a tutto il 30 settembre a. c. si rivolga alla [dire-
zione délia medesima, la quale pua disporre d'un sufficiente numéro di copie, in fascicoli di 15 fogli e mezzo ,
al prezzo d'un fiorino. v
Comineiando dal numéro ¡36, il foglio forma una nuova serie di argomenti e di articoli completi.
I semestri precedenti, sin dalla prima publicazione del foglio, potrebbero darsi completi ove ne fossero fatta
tante domande da poter far ristampare alcuni numeri esauriti.
Contknuto. Le protezioni — Lettere adriatiche, V. — Galleria Dalmata.
G. Bujovich. — Istruzione publica in Đalmazia nel i8d6.— Una
lapide a Salona — Un' ode del sig. Preradovich voltata in italiaïTO?
— Goitufa invernale del pomo di terra. — Eco de' giornali —
Zara — Arbe. — Curzola.
LE PROTEZlONIi
Molto soffri nel glorioso acquisto.
Tasso.
Ora sono con voi, disse 1* imprésario del tea-
tro d'una città, levandosi gli occhiali, e poaendolî
sul giornale, che a vea finito di leggere or ora: in
che cosa posso servirvi? —.Signore, ripiglió un ta-
ie tutto curvato: colla morte defr signor Natale ri-
mase vacante il posto di inspettore presso il teatro,
ed io ardisco offrirle la mia servitù. — He! he! ci
sono delle difficoltà , riprese l'imprésario: il tenore
mi ha parlato in vostro favore, ma io non posso
arbitrar in qualsiasi cosa. Volgetevi ai signori diret-
tori teatrali, ed ottenuto il loro consenso, il posto
non vi mancherà al certo; fate loro una supplica
io iscritto .. . e tacque : s'asciugo la fronte , giacchè
tutti gli impresarii sudano molto, e torno a porsi
gli occhiali, ció che voleva dire: ho delto, ora vat-
tene. Ma l'aspirante non si mosse, anzi trasse fuo-
ri un rottolo di carta e lo porse senza dir parola
all'uomo d'affari, il quale'brôntolando si diede ad
osservarle. Ma ben tosto la sua faccia si rasserenó
vedendo che la supplica era scritta in istile bonis-
sirao e con un carattere che ogni calligrafo poteva
ben invidiare. Debbo avvertire che costui era mania-
co per una bella scrittura, lo studio délia quale an-
teponeva ad ogni altro. — Bene, benissimo. Bello
quell' ecoulè, e quelle lettere gotiche bellissime. Bra-
vo, bravissimo, esclamava egli durante Tosservazio-
ne> e finita disse: Si, voi avrete la mia protezione;
yolgetevi ora tosto al primo direttore , il signor B ,
che pizzica di poeta, e che ha dato alla luce non
ha guarí varié poesie. — Allora Y aspirante rinnovo
gli inchini e si parti dall' impresario.
Trascorsa un' ora egli trovavasi nella stanza del
direttore teatrale e poeta anonimo. Che cosa vo-
lete? disse una voce. Federico, che cosi chiamavasi
il nostro supplicante, si volse, e non vedendo al-
cuno tacque. — Chi é nella stanza ? ripeté Y istes-
sa voce, ed allora appena scorse Federico il signor
B... che, seduto dietro un gran scrittojo, dal qua-
le veniva tutto nascosto, continuo a parlar cosi: Aha!
venite per presentarmi la supplica? Y impresario me
ne ha parlato, ed ha molto lodato la vostra bella
scrittura ¿ ma ció non é sufficiente. — Signore, ella
mi farebbe il jpiü gran favore del mondo, interrup-
pe Federico, se volesse abbassarsi a daré un'occhia-
ta a questo mió scritto... e glielo porse. — Che
cosa é questo ? — É la mia supplica. — Come ?
in versi?,esclamó B^.. pieno di stupore trovando
che la petizione era in versi.
— Si la scrissi in versi conoscendo la sua pre-
dilezioue per quest' arte.
— Optime y disse il direttore, dopo aver letto
la petizione: questi versi mi piacciono molto, e ben
piü la vostra intenzione di piacermi. Anch'io ho scrit-
to alcune poésie, continuó egli cadendo nel difetto
di tutti i poeti: ed anzi ve le voglio leggere accioc-
ché me ne diciate il vostro parere: souo pero tutte
cose da niente ... Federico, che giá era pronto a
questa scena, dimostró il grande piacere che ne sen-
tirebbe, ed il direttore tutto contento trasse fuori i
suoi manoscritti e cominció a leggere quei suoi par-
ti i quali tutti eran fatti, non giá a svegliare , ma
bensi ad addormentare 1" uditore. E ció quasi accad-
de a Federico, se non che riflettendo egli quali ter-
ribili conseguenze si potrebbe trar dietro un solo sba-
diglio, cercó di trattenersi attendendo con rassegna-
zione la fine di quella dolorosa lettura. Terminata
Laudes benigni tu cane Principis,
Matrona semper nobilis, iwwm
Insigne nunc s altu, lyrâ(/ue
Obsequwm célébra per orbem.
LUCAS SVILLOVICH
In C. R. Gymnasio Spalatensi
Professor.
<g e
GALLERIA DALMATA
GIOVANNI BUJOVICH.
( Continuazione.)
A. queste prime quattro lettere, aile quali vuol»-
si a tutta ragione attribuire la salvezza della citté,
vien presso quella dei 27, e l'altra dei 28 ottobre,
con cui risolve il quesito propostogli da un de' col-
leghi : se il popolo di Yenezia voglia essere governa-
to a forma monarchica o democratica ; dove vi spic-
ca ona prudeuza ammirabile ; indi l'altra dei 2' no-
vembre, colla quale si scusa a cagione della sua
sconcertata salute di non aver potuto intervenire ad
una straordinaria chiamata della municipalité, che
lo invitava ad assistere ad alcune sessioni in nome
della legge, per affari urgenti, per il bene della
patria. La risposta del collega gli torna in grande
onore. u Se la vostra salute ve lo avesse permesso,
« sono certo della vostra vera virtù, ed il nome
« della legge e del bisogno della patria avrebbe su-
it perato nei vostro animo ogni altro benchè giusto
« oggetto di dispiacenza. Io non dubito dei vostri
« sentimenti come voi non dubitate della mia stima
« e dell' amicizia, che ho sempre avuta ed avro
* sempre per un uomo morale ed illuminato, come
« voi siete. Ho reso présente alla municipalité lo
« stato di salute che vi obbliga a star lontano dal-
« le sue radunanze. Ma permettetemi, ch'io vi ri-
« fletta, che qualunque sieno state e sieno le voci'
» pronunciate e štampate da qualche individuo so-
« pra di voi, per le dichiarazioni fatte dalla muni-
« cipalità, e per la publica opinione, non solo non
« siete infamato, ma siete onorato ed invitato co-
« me uno dei più probi ed illuminati, che non
« Iianno altra scorta che la victù.
Le lettere 29, 3o e 3i maggio che tengono
dietro aile prime contengono utili proposizioni fatte
dal Bujovich conae présidente al comitato delle fi-
nance e zecca. E tali sono pur quelle dei 3 e 14
giugno. Con quella poi dei 17 giugno rende grazie
alla municipalité, che sopra sua istanza, per motivi
di salute lo avea sollevato da quest'ufficio, sebbene
coll'orJinauza 16 giugno, nella quale venia sollevato,
fosse detto che la municipalité riservavasi al primo
momento del di lui ristabilimento d'impiegarlo in
Ôltro comitato. E difatti poco stante veniva elet-
to in présidente della municipalité. In tal qualité
liassi una parlata di lui sul governo della zecca del
i.° agosto, tre lettere del 4 del 7 e del 17 luglio
sullo stesso argomento, una dissertazione sui danni
provenienti dai troppo diffuso giuoco publico della
tombola del % 1 agosto, e finalmente una lettera del
6 decembre, perché gli fossero concessi due mesi
di tempo per tradursi in aria salubre e ricuperarvi
le forze ed a preservarsi la vita.
I quali scritti, come servir potrebbero a for-
nirci un'idea di questo periodo della veneta esisten-
za, servono a darci un' idea non meno si del cuore
e dei principj del Bujovich, che della sua carriera
come uomo di stato. Ma come tale lo palesano me-
glio ancora la sua memoria del 1778 sulla riforma
delle venete finanze, e le sue osservazioni del I775
sopra I* economía generale dell' agricoltura nello sta-
to veneto.
II tributo, cosi egli ragionava, è necessario,
giusto, ed utile: necessario perché non v'ha prin-
cipato senza milizia, che il difenda dalle invasioni
esterne e ne tuteli 1' interna quiete e Y obbedienza
alie leggi, senza magistrati che dístribuiscano il suo
a' cittadini ; giusto, perché se il principe spende pel
popolo, giustizia vuole che il popolo lo rimborsi ;
utile, perché tende a preservare alla nazione un ne-
cessario, il quale vagheggiato da nazioni forestiere,
uscirebbe dallo stato, elimina 1' industria forestiera
a vantaggio della nazionale, e moltiplica la produ-
zione, crescendo nelPuomo in ragion del bisogno
l'attività. Discende quindi a provare, che malgrado
queste vérité i popoli odiano il tributo o per ecces-
so di quantité nell'imposta, o per vizio nei modo
di percepirla. Fa conoscere che nei veneto governo
il tributo era gravoso per un vizio di più, insepa-
rable dalla costituzione di quel governo, perché in
qualunque altra forma di governo quanto ciascuna
nazione dé , tanto ricupera, conciossiachè il Sovra-
110 profondendo le sue libéralité Sülle classi dei mi-
nistri, dell'armata, del clero, rifonde al popolo
quanto da lui riceve , avendo ogni individuo del po-
polo lo stesso diritto di aspirare a quegli uffizj,
motivo per cui nella monarchia anche quando si ve-
rifica l'eccesso nell'imposta, il vizio si risolve in
un mero disordine di circolazione. Ma in Yenezia
per la forma della sua costituzione, gli óneri sono
comuni fra Ii patrizj ed il popolo, non cosi Ii van-
taggi che son riservati alia sola classe patrizia, né
il popolo vi parteeipa. Finché Yenezia esercitava
un commercio parte di propriété, parte di economía,
ed era l'arsenal dell'Europa, le nazioni forestiere
portavano la maggior parte dei pesi dello stato, ed
assunta per divisa la pace, escluso lo spirito di con-
quista, si é potuto costituire un erario con pochi
e leggeri tributi. L'innovazione del mondo fisico e
del político, togliendo a Venezia i vantaggi del suo
commercio, le ha fatto alterare il piano tributario
primitivo in due modi , rifondendo le somme per-
dute nella rendita delle dogane sui proprj consumí
AXXO IH.
Si publica ogni giovedi. Il prez-
zo annuo per Zara è di fiorini
4; per semestre fiorini 2; per
fuori franco di porto fiorini 6;
"per semestre o trimestre in
proporzione.
LA DALHIAZIA
FOGLIO LETTERARIO ECONOMICO
41.
Le associazioni si ricevono in
Zara dai proprietari, fuori da
tutti gl' II. RR. Ufficii postali.
Si riceve in cambio qualunque
giornale austríaco od estero.
Giovedi i4 Ottobre 1847.
Contenuto. Una predica di dieci minuti. contin. — Gallería Dalmata
tí. Bujovich. contin. — Rivista Slava. contin. — Lettere Adria-
tiche. VI. fine. — Influenza dei boschi sulla fertilita de'terreni.
— Eco de' giornali. — Lesina — Nominazioni.
UNA PREDICA DI DIECI MINUTI.,
( Gonlinuazione.)
II-
Ahimé! quella notte disastrosa non era che la
prima delle gocce di piombo che dovevano , povera
Luisa, cader sul suo cuore! La miseria ogni gior-
110 e ad ogni istante apportava nuovi bisogni e nuo-
vi dolori; la miseria che produce una sorta di de-
menza , sotto la quale l'anima si oscura e si vela.'
Eran già tre settimane che Francesco giaceva
infermo, e Luisa rifugiata in un angolo della pic-
cola cucina si sforzava invano di sofíbcare le grida
del fanciullino, che si dibatteva fra le febbri della
dentizione.
— Taci, taci per carità, le diceva essa, le tue
grida sveglieranno tuo padre che le lunghe notti sen-
za sonno han reso si debole e malato, taci taci fi-
glio mió. —
E lo riscaldava col suo fiato premendoselo al
seno e chiudendogli la bocca di baci ; ma la povera
creatura già appassita dalla pena si dibatteva nelle
braccia della madre mandando delle grida che nien*
te poteva calmare, nemmeno il nutrimento prestato-
gli da Luisa. Egli rivolgeva la testa respingendo con
le sue manine il cucchiajo, e grosse lacrime ne ri-
gavano le gote rosse e brucianti.
Luisa smarrita, disperata, senti un momento
venirsi meuo il coraggio, e piangendo anch' essa: Dip*
mió, esclamo, e non avrele dunque pietà di me!
E che sará, se voi non m'ajutate? — ma pochi i*
stanti dopo Luisa ringraziava Dio d' aver ascoltato
la sua preghiera, poichè il piccolo Carlo pareva ad-
dormentarsi. . ;
Infatti egli aveva abbandonato sul Seno mater-
no la ricciuta testolina , e vi si riposava di quel son-
no agitato che interrompe sovente le pene delle pic-
cole creáture nel mezzo agli accessi pin violenti. Lui-
sa non oso più muoversi per timore di risvegliarlo.
Riteneva il respiro e avrebbe per sin voluto, ove
ne fosse stata padrona , comprimere il moto che sql-
levavale il seno.
Ma non si tosto il dolore abbandona coloro di
cui s'è impossessato! Se le grida del figlio e i Ia-
menti del marito non laceravano più il cuore dél-
ia povera Luisa, il sentimento della propria indi-
genza occupó bentosto nella sua imaginazione il luo-
go di quelli. Ogni risorsa era esa tirita ! per compra-
re i medicamenti del padre e F alimento peí figliuo-
lino , essa ha venduto di mano in mano i mobili e
tutta la biancheria che possedeva. Ohimè, che trop-
po felici per prendersi cura dell' avvenire, essi ave-
vano fino allora vissuto come gli augelli dell'aria,
giorno per giorno, senza curarsi dell'indomani , ma
quest'incuranza fatale la poveretta l'ha pagata a ben
caro prezzo, e quante volte n'ha provato amaro ri-
morso, quando si è dovuta spogliare di tutto, e fur-
tivamente 1" è convenuto vendere il proprio mobilia-
re, come se avese commesso un azione malvagia ;
nè ció bastando contrarre dei debí ti ! Che adesso già
deve molto perché il farmacista non le ricusi mal-
grado le sue lacrime i medicamenti necessarii alio
sposo, e la fruttaiola un po' di latte ogni giorno peí
suo fanciullino. E vederli soffrire amendue, e non po-
terli soccorrere per mancanza d'un po' di danaro,
mentre tanto se ne vede indarno gettare!.. Quant'a
sè, son due giorni che non ha mangiato nemmeno
del pane; due lunghi giorni ! fra lo scoraggiamento e
la fame coi dolori del corpo congiuntisi a quelli del-
T anima , senza risorse, senza speranza, con un do-
mani dinanzi alia mente non diverso dall' oggi, a cui
fu eguale ieri ! !... e suo marito per mancanza di ri*
medii non puó guariré, ed il figlio vede deperïrselo
ogni giorno!... e la poveretta. dee sola sopportar
tante angosce!... Ma ecco la voce del marito che si,
desta con un lamento. Ahimé! che essa non puó vo-
lare al suo letto, che il solo muoversi torrebbe al
figlio i pochi istanti di quiete che abbia gustato dal
giorno innanzi.
— Luisa, Luisa! vieni a darmi da bere.
— Attendi un poco, mió caro, il bambino dorr
me suüe mié ginocchia.
— Oh Luisa vieni, le mié labra son aride,
il petto mi brucia ... affogo !
— Dio mió, Dio mió, io m' alzo ricomincia-
no le grida di Cario.
— Luisa che dunque non m'ami più, che m'ab-
bandoni cosi ?
— Ma il mió fanciullo, Dio mió! il mió fan-
ciullo !
— Ah mi mancan le forze... mi sentó sveni-
re... Luisaj... io muojo !...