LA PALESTRA
EDITORE E DIRETTORE RESPONSABILE
S. FERRARI-CUPILUI
Anno n. — N." 3. PUBBLICAZIONE BIMENSILE Zara, V Maggio 1879.
IL MESE DEI FIORI
INGHIRLANDI LA TOMBA
CHE IN SETTIGNANO RACCHIUDE
LE MORTALI SPOGLIE
DI
NICCOLÒ TOMMASEO
GLORIA IMMORTALE
DI QUESTA DALMATA TERRA
CHE REVERENTE
IL QUINTO ANNIVERSARIO
COMMEMORA
. • ' ''
cetto a circa 40 individui. Da notarsi che
Ugo Foscolo, il noto cantore dei Se])olcri,
ora capitano di battaglione a Milano, rice-
vette in questo seminario la sua prima edu-
cazione e vi sentì desiderio di dedicarsi al
sacerdozio, quando la sua famiglia ebbe a
soggiornare a Spalato. In questo seminario
il corso de' studi era il seguente : limen gram-
maticae, ossia principi di grammatica, che
durava più o meno a seconda dell'ingegno
dello studente — grammatica, che durava
due anni — umanità, un anno — rettonca,
due anni — filosofia (logica, metafisica, fisica
generale e speciale), due anni — teologia
(morale e dogmatica), due anni.
11 seminario di Zara preparava parimenti
all' altare pochi alunni territoriali, che si
mantenevano per lo più a spese proprie ; ma
questo istituto era di gran lunga inferiore a
quello di Spalato.
II terzo a Priko presso Almissa ammae-
strava i preti glagolitici, specialmente di Po-
glizza, che doveano essere nutriti e vestiti
a spese delle proprie famiglie. Teneva esso
l'ultimo posto e rispetto a moralità ed a
coltura, giacche all' infuori di saper leggere
dei libri sacri, scritti in lingua slava, quei
sacerdoti non ne sapevano niente più in là.
Gli austriaci, durante la loro prima domi-
nazione, nulla introdussero di nuovo all'in-
fuori del foro; tutto il resto lasciarono tale
e quale esisteva sotto il veneto governo.
Poche migliorie furono introdotte solo a fa-
vore di Zara — tanto che allora correva
r epigramma :
Dalmaticas Thurnus formandas appulit oras,
Dalmatia ast ipsi Jadera sola fuit.
che un bell'umore così traduceva in italiano;
Forma e governo al dalmata paese
Il Thurno dovea dar: ma per Dalmazia
Egli sol Zara intese,
L' istruzione pubblica fu completamente
organizzata in Dalmazia per la prima volta
sotto il governo italiano per le cure inde-
fesse del Provveditore Vincenzo Dandolo,
Subito nel 1806 fu formata a Zara una com-
missione degli studi composta dai signori
Parma, savio municipale e presidente del-
l'istituto — Lessi, vice-presidente ed am-
ministratore e direttore degli studi — Pi-
nelli, deputato — Vergada, deputato — P.
Alleardi, depvitato e priore del ginnasio. Que-
sta commissione si diede ad organizzare im-
mantinenti un pubblico ginnasio a Zara, in
cui si dovean dare lezioni di grammatica,
rettorica e filosofia, come fu fatto sapere con
pubblico invito alla dalmata studiosa gio-
ventù in ottobre dello stesso anno 1806. Ma
prima della sua apertura, che avvenne ai 5
novembre dell'anno medesimo, il ginnasio
progettato era stato ampliato in liceo.
Parimenti a Traù il giorno 5 nov. fu inau-
gurato un ginnasio, in cui figurava come
professore 1' arcidiacono Scacoz, coltissimo
uomo di lettere. Al ginnasio fu unito il col-
legio di S. Lazzaro, opera edificante delle
zelanti cure dello stesso arcidiacono, che da
parecchi anni, solo, con tenue pubblica assi-
stenza, educava pochi convittori. E così a
Sebenico il 15 nov. 1806 fu aperto un gin-
nasio in cui si insegnava grammatica — uma-
nità, rettorica e belle lettere — filosofia,
geometria e fisica — teologia.
Tutto ciò avvenne per impulso privato di
V. Dandolo, giacche un piano generale per
l'istruzione fu appena pubblicato in maggio
del 1807. E poiché il compendiarlo nuoce-
rebbe alla verità, qui lo trascrivo testual-
mente, quale usci dalle stampe del regio
tipografo Antonio Luigi Battara in italiano
e slavo.
(Continua).
RUNELLI.
riodici e colla cooperazione del governo si
arrivò a diffondere completamente il nuovo
metodo di Enrico Noè (1869) ispirato a quello
di Gabelsberger. Il metodo di Noè fa ac-
colto a braccia aperte da tutta Italia ond'è
che nei pochi anni corsi dal 1869 non v'ha
giorno, può dirsi, che non segni una nuova
linea nella storia del sistema Gabelsberger-
Noè e della sua conoscenza nei paesi italiani.
Con ciò siam pervenuti alla fine della sto-
ria della stenografia. Fu mio divisamento di
esporre in brevi cenni le vicende d'un'arte
ornai divenuta tanto importante e fu anche
mio principa! scopo d'istigare gli animi della
nostra colta gioventù Dalmata all'apprendi-
mento d'un' arte sì piena d'utilità e di bellez-
ze qual'è la stenografia, per cui mai ristar-
rò dal ripetere a tutti le parole di Tomma-
seo: „Insegnisi a tutti stenografia; un'arte
è un'arma di più."
t^t fv 10.
-^'-vvxAA.'^JVVUVVVv»^
RECENTI PUBBLICAZIONI.
Oelle beneMierenzie di Tommaseo
verso la patria — lettera di P. Iflass^soleni ad
A. Semonich — con un' appendice — Zara, S. Artale
18T9.
È un opuscolo di pag. 68, in cui il signor
P. Mazzoleni, amico e concittadino dell'illu-
stre letterato, ha voluto dimostrare con cita-
zioni tolte dalle di lui opere^ con lettere e
con altre testimonianze, quanto il grande
dalmata avesse amato questa terra, e spe-
cialmente Sebenico, sua città natale. E una
smentita questa, diretta alla partigiana as-
serzione di quelli, i quali sostennero e so-
stengono come il nome e la gloria di N. Tom-
maseo per nulla appartengano alla Dalmazia,
colla quale, da quando s'allontanò giovinetto,
nulla ebbe -— secondo essi — più di comune.
Nell'appendice parla dei quattro anniversari
della morte del Tommaseo e ci dà una breve-
biografia dell'illustre botanico nostro prof.
Roberto de Visiani.
L'opuscolo vale soldi 70 e si vende a.
beneficio del monumento Tommaseo.
Io ho un ronzin sì lento e sì poltrone
Che nel secondo se posa il primiero
D'ivi a trarlo non vai frusta nè sprone*
E sta più fermo e immobil àeW intero.
Soluzione della Sciarada precedente:
L-maio-
Errata-Corrige.
A pagina 131 del N." 8, colonna I.a, line» 21.a,,
invece di postiere leggasi portalettere e a linea 42.a
invece di reliquario ]egga,sì reliquiario ; a pagina 135,
colonna La, linea I.a, invece di Son pochi fogli ver-
gati ecc. leggasi San pochi... pochi fogli vergati ecc.
e a linea 29.a, invece di tubano leggasi tubano.
PICCOLA POSTA.
Sig. P. Prof. Travaglini. Marburgo. Va bene.
Per r ultima volta, prima di passare a
misure forse dispiacenti, s'invitano i
morosi del II. semestre dell'anno I. a
mettersi quanto prima in corrente col-
r Amministrazione.
-^oo^cx»
vasto sistema ferroviario le provincie limi-
trofe ai centri industriali-commerciali delle
Provincie balcaniche.
Dal punto di vista economico l'autore di-
vide il suo lavoro in tre capitoli speciali trat-
tando della congiunzione ferroviaria a) colla
Rumenia; h) colla Serbia in unione colla
Bulgai'ia, Rumelia orientale, Tracia, Mace-
donia e Tessaglia; c) colla Bosnia ed Erze-
govina in relazione da un lato coli' Albania
e colla Macedonia, dall'altro colla Dalmazia.
Questo terzo capitolo è quello che ci in-
teressa più davvicino, come quello che viene
a toccare direttamente uno dei più vitali in-
teressi di questa nostra terra, l'imbroglia-
tissima questione delle ferrovie dalmate. L'o-
puscolo, contenente 43 pag., di queste la
metà ne dedica a difendere i nostri interessi,
dei quali il signor Singer ci si mostra uno
dei più strenui propugnatori in quella guisa
come già avea saputo trovar parole d'amore
a nostro riguardo UQlVUnsere Orient-Interessen,
L'autore si dichiara contro la congiunzio-
ne ferroviaria Serajevo-Mitrovitza-Salonicchi
propugnando l'unione della Bosnia edelì'Er
zegovina col mare Adriatico. Con dati stati-
stici alla mano ci dimostra quanto illusoria
si sia l'importanza mondiale del porto di
Salonicchi e come il movimento marittimo
commerciale dell'Adriatico sia di gran lunga
superiore. Escludendo dal confronto i due
porti principali Trieste e Fiume e non con-
siderando che i tre punti principali della
costa dalmata Zara, Spalato Gravosa, risulta
che malgrado siano privi d'ogni nesso fer-
roviario, perchè inconcludente quello di Si-
verich-Spalato, senza una vasta rete di strade
regolari, quantunque non prendano parte come
Salonicchi al commercio di ben 4 mari, e
non abbiano a loro disposizione un mare
d'isole quale si è l'Arcipelago, ciò non ostante
ei trova che il movimento tanto per numero
di navi quanto per la loro portata è supe-
riore nelle prime di 2980 con 815 628 ton-
nellate in più. La quale importanza com-
merciale della costa dalmata aumenta mag-
giormente se si aggiungono le altre 28-198
navi con 3'137-854 tonnellate che spettano
ai rimanenti 58 porti dalmati. Per il che
Zara, Spalato e Gravosa prenderebbero parte
al generale movimento navale dell'Adriatico
col 27'7 "/g appunto in circa quanto il porto
di Costantinopoli; non essendo superati dai
7 porti: Dardanelli, Sulina^ Smirne, Galli-
poli, Chios, Renkioj e Salonicchi che di solo
3-83 e dai rimanenti 134 porti del 14-54%.
Di quale importanza non diverebbero que-
sti punti qualora una buona volta fossero
tolti dal loro isolamento come appunto era
stato proposte dalla Legge 30 maggio 1873
e non si fossero limitati, spinti da necessità
dal vedere comperate le miniere di Siverich
dalla Società montanistica del monte Promina^
alla costruzione del tronco ferroviario Sive-
rich-Spalato con ramificazione a Sebenico,
mentre con 8-10 milioni in più s'avrebbe
potuto congiungere Zara con Knin e con
Siverich.
Delle 4 congiunzioni ferroviarie Knin-Novi-
Banjaluka-Serajevo il sig. Singer rigetta per-
chè troppo settentrionali e quella di Knin-
Novi e r altra di Ostrovicza-Bihač-Kljuć-
Banjaluka, come pure delle meridionali la
linea Knin-Glamos-Kupres-Dolnji-Vakuf-Tra-
vnik ritenendo più corrispondente allo scopo
l'altra già raccomandata dalla Camera di
Commercio ed Industria di Zara per cui si
congiungerebbe Zara con Jaice, perchè con
questa Zara e Spalato verrebbero ad unirsi
da una parte con Novi-Banjaluka e dall'altra
con Travnik-Serajevo non solo ma ben anco
colle linee ferroviarie del Danubio e del Ti-
bisco nel caso che si collegasse la linea
Novi-Banjaluka-Serajevo colla linea Brood-
Serajevo.
Per il sud della Bosnia ed a vantaggio
del porto di Gravosa l'autore raccomanda la
route che partendo da Serajevo seguirebbe
il Narenta per Mostar passando davanti Met-
ković e Klek fino a Gravosa, Il sig. Singer
ritiene non esser possibile fare di Klek il
punto termine di questa linea perchè richie-
derebbe troppe spese, mentre Gravosa è già
a quest'ora porto importante.
PENSIERO BI PRIMAVERA.
.!^Ientre contemplo triste e sfiduciato
la g-iovinezza mia die volge a sera,
tu riedi fra i sorrisi del creato
0 gioventù de Fanno, o primavera.
Tu riedi, io passo... Ma se eguale il fato
a la mia creta e a T universo impera,
ne r abisso de" tempi immensurato
giorno verrà che pur il mondo pera ;
e degli umani questa madre antica
mutata in vista, squallida, gelata,
per r eterna virtù che T affatica
vagherà ne V immenso etra profondo,
cadavere immortale, rischiarata
da i bagliori del sole moribondo.
f-
RECENTI PUBBLICAZIONI.
lia niatlre triestiaia. Canti di Luigi prof, Fichert.
Venezia, Naratovich — 1879.
Sorvoliamo all'intendimento politico, che
apparisce chiaro in questi recenti canti
del prof. Fichert, ed esaminiamo il lavoro
dal lato puramente letterario. Esso — di-
ciamolo subito — è un buon lavoro : avrem-
mo potuto dire: e hello, ma e lAeno di nei
e quindi aggiungere : i nU 'però, sul volto
di una hella dama, accrescono la bellezza
amiche scemarla, ma ciò non possiamo dire
a proposito dell' ultimo lavoro del chiaro
poeta dalmata, anche per quanto lodato dal
prof. Barbiera.
Esaminiamo la tela. — L'autore ha voluto
trarre partito dalla recente campagna di Bo-
snia, iniziata per parte delle armi austriache ;
e tessere una storia pietosa da commuovere il
leggitore.
Una povera madre, il cui figlio h
nella truppa occupatrice si trova in Dosma
e di cui essa non ha notizie da lungo tempo,
lo crede morto e si sobbarca ai disastri di
un viaggio periglioso. Giunta alla meta lo crede
morto e ritorna in patria desolata: ma il
figlio è vivo è soltanto ferito e ritorna a
consolare la madre, e non la sposa, che,
grama, abbandonata sventuratamente da lui
in causa della guerra, muore di tisi. Ecco
lo schema^ il canovaccio, su cui il Fichert
ricamò la sua poetica narrazione; e con quanta
perizia è ciò che ora esamineremo.
Anzitutto il tema non è nuovo interamente:
si leggeva nella Scena di Venezia raccontata
una storia consimile di una madre che va
pellegrinando per trovare il proprio figliuolo,
non ricordo a proposito di che lavoro; il
caso è poetico, se vogliamo ma, per quanto
verosimile, poco vero in quanto non una
madre, non una moglie, non una sposa se-
guì, per quanto io abbia potuto sapere, il
proprio caro, proprio sino sul teatro della
guerra : ma ciò è un néo ed è possibilis-
simo che ciò accada: meglio in ogni caso
una madre che una sposa, l'affetto di madre
è così potente :
s'adoravan le madri!
a qua' tempi
Lo scetticismo qui è fuori di luogo.
Esaminiamo adesso il lavoro partitamente.
Esso è diviso in cinque canti e ciascheduno
di essi in parti numerate come l'autore ha
già usato nella Madre Slava, La stella di
Varsavia, La Fidanzata immortale, Bielka
di Bosnia. Il verso è l'endecasillabo, scor-
revole; — robusto e duttile a suo luogo; a
volte però esso risente la effeminatezza alear-
diana ma tal' altra quasi la maschia potenza
della poesia di Prati.
Neir apostrofe a Trieste egli la chiama
adriatica Napoli e non so con quanta verità
commerciale o storica; poetica no certo ; pare
anzi che il Fichert medesimo si ricreda po-
scia con quella sua restrizione vicinissima:
tranne il Vesuvio, e le memorie, . . •
della miseria altrui, per ammassare l'oro nei
propri scrigni. Quell' accusa fu messa in corso
da chi era interessato a farla credere a questi
buoni Bchiavoni, die amavano sempre Ve-
nezia e non potevano mai capacitarsi che la
sua potenza fosse del tutto tramontata. Chi
beveva le ultime stille del sangue del povero
agricoltore era una folla di usurai, per so-
lito villani rifatti, che consci dell'indole e
dei costumi del contadino sapevano trarne
ogni vantaggio possibile. E perchè le mie
non sembrino vane parole, riporterò qui al-
cuni contratti, depositati negli archivi nota-
rili, che potranno all'uopo essere consultati.
Nel 1801 poco prima del raccolto i fra-
telli di Zara hanno stipulato con stru-
mento rogato dal notaio Pietro Paolo Coltelli
il seguente contratto con Ivan Viduca qu.
Petar da Zemonico. Affittano essi al conta
dino un paio di manzi, stimati 480 lire dal-
mate, al prezzo di due quarte zaratine di
frumento all'anno. È naturale che questo con-
ti'atto dura finche il contadino ha bisogno
dei manzi, o finche non abbiano 480 lire,
per poterseli acquistare. Per cui gli anzidetti
fratelli di Zara ricevettero:
per la metà dell'anno 1801 una quarta di
frumento, che valera allora . . lire 200
pel 1802 due quarte .... „ 384
„ 1803 „ „ „ 312
„ 1804 „ „ 320
„ 1805 „ „ 304
„ 1806 „ „ 3M
Totale lire 1864
Dopo questa somma, da cui risulta più d'un
400% di guadagno in così poco tempo, il
paio di manzi è sempre dei fratelli
') Il nome, scritto qui dal nonno, deve resfarmi
nella penna, perchè appartiene a famiglia ricchissima,
che ancora esiste nella nostra città, e che è stata ono-
rata di un titolo patrizio dal governo austriaco.
La lira dalmata, moneta ideale di conto, impor-
tava dieci garzelle; dodici di qneste lire formavano,
sotto gli Austriaci, un fiorino. La voce libra continuò
a denotare fino ai nostri tempi fra i contadini una
moneta ideale di cinque carantani, pari appunto a
dieci gaxfsette.
Il contadino adunque, che avea bisogno d' un
paio di manzi, ne ha pagati in cinque anni
quattro paia, e ne ha sempre un paio, che
non è suo, per 1' uso dei quali è costretto a
pagare ogni anno quasi l'intero valore dei
medesimi.
Ma vi erano contratti d'un'indole ancor
peggiore. L'usuraio talvolta non voleva ar-
rischiare il suo paio di bovi, ma anticipava
al contadino dalle 350 alle 400 lire, per le
quali si pagavano sempre annualmente le
solite due quarte di frumento,' cioè come
frutto quasi tutto il capitale sborsato. Se ca-
pitava poi un anno di carestia, pel quale il
debitore non avesse potuto soddisfare al suo
impegno, allora egli, a scongiurare il pericolo
di una causa civile, placava il suo creditore
con regali, che superavano lo stesso debito
e che non venivangli computati nè come in-
teresse, nè come estinzione del capitale
prestato.
Altro esempio di usura colossale, è il se-
guente, N. N. di Pago diede, con scrittura
30 nov. 1803, sette zecchini ad un agricol-
tore. Questi s'obbligò di tenere ipotecato, a
cauzione dei sette zecchini, un suo manzo,
pagando ogni anno come frutto quattro quar-
tieri di frumento col colmo. Eccone il con-
teggio :
anno 1804 — quattro quartieri di frumento
a lire 44 . .
colmo . . .
anno 1805 — quattro quartie-
ri come sopra a
lire 42 . . .
colmo . . .
anno 1806 — quattro quartie-
ri come sopra a
lire 45 . . .
colmo . . .
Il creditore si
appropriò il bue
e lo vendette al
macello per .
lire 176 —
24,15
168 —
23,13
180 —
25, 6
576 —
'} Anche qui tacciamo il nome per la medesima
ragione detta di sopra.