eolìeliiva delle tre Corti, basata sugli impegni che risul-
tano dalle transazioni diplomatiche anteriori e destinata a
conciliare quanto più possibile gl'interessi esistenti coi
diritti riconosciuti.
Frattanto il GjlS novembre, l'ambasciatore inglese mi
comunicò una proposizione della sua Corte, avente per og-
getto : primo, di dichiarare, con una misura coiletliva delle
ire Corti, al Governo provvisorio di Grecia che nessuno dei
principi alleati alle Ire famiglie regnanti non poteva venire
eletto re della Grecia ; secondo, di esaminare se il duca di
Leuchtenberg dovesse venir considerato come escluso.
Intorno al primo punto, noi avevamo già fatto cono-
scere alle Corti di Londra e di Parigi la determinazione
di S. M, r Imperatore di restar fedele agli impegni con-
tratti in comune fra le tre Corti, impegni che escludono
dal trono di Grecia i membri delle tre famiglie.
Noi ora nulla abbiamo ad aggiungere ad una sì cate-
gorica dichiarazione.
L' opportunità di un passo collettivo da farsi allo stesso
scopo presso il Governo provvisorio d'Atene non ci parve
suftìcientemente dimostrata.
La Grecia era in preda ad una viva agitair-ione, risul-
tato inevitabile della crisi ch'ella superava. In queste cir-
, costanze poteva essere pericoloso 1' aggiungere un nuovo
elemento di torbidi all'effervescenza delle già troppo ec-
citate passioni, ponendo la nazione Ellenica fra dichiara-
zioni contradditorie, di cui le une tendevano a riconoscere
in l®i, come a nazione indipendente, una piena libertà quanto
alla scelta dal suo sovrano, mentre le altre avrebbero arre-
cato all'esercizio di questo diritto restrizioni molto estese.
Da tutto ciò potea risultare uno scoraggiamento , che
avrebbe spinto il popolo greco a partili estremi, e gittato
l'avrebbe nell'anarchia. Ora, di tutti i pericoh che lo mi-
nacciavano , quello non eia il piti piccolo, secondo noi.
11 Governo provvisorio aveva fatto appello alle elezioni
per una Assemblea nazionale, che doveva riunirsi nel mese
di dicembre e pronunciarsi sui destini del paese. Questa
misura aveva incontrato l'unanime approvazione dei Ga-
binetti. Importava grandemente di non turbarla. Convocata
quest'Assemblea, il momento sarebbe naturalmente venuto
secondo noi, in cui le tre grandi potenze, già d' accordo
nel principio, e che avrebbero avuto il tempo di comple-
tare la loro unione circa i particolari , si troverebbero in
grado di guidare i Greci coi loro consigli amichevoli in
questa crisi sì importante pel loro avvenire.
lo risposi, per conseguenza, al sig. ambasciatore d'In-
ghilterra che in quel momento le passioni erane tanto e-
saltate e il passo eh' egli si proporrebbe presso il Go-
verno provvisorio di Grecia sembrava così atto a commuo-
vere gli spiriti e gettarli nello scoraggiamento e nell'a-
narchia, che il Gabinetto imperiale non credeva di potervi
aderire sotto la forma soleune di un'azione collettiva.
Quanto alla sua seconda domanda, concernente il duca
di Leuchtenberg, quantunque la posizione civile di questo
principe potesse dar campo a qualche dubbio giuridico,
portare la discussione su questo argomento sarebbe lo
slesso che porre innanzi in qualche modo la sua candi-
datura, Ora, S. M, r Imperatore avea deciso di non pro-
porne alcuna.
Gli è in questo senso che io risposi a lord Napier, rin-
novandogli d'altronde positivamente 1' assicur«zione che
non avevamo nè avidita, nè pensieri nascosti; che il no-
islro ministro in Alene non aveva pronunziata una sola pa-
rola, nè fatto la più le^'gera allusione riguardo alla scelta
del futuro sovrano della Grecia, e che le istruzioni del
Gabinetto imperiale lo mantenevano scrupolosamente in
t»le riserva.
Io partecipai, al tempo stesso , all' ambasciatore d'In-
ghilterra il passo colletlivo che intendavammo di proporre
glie altre due potenze garanti presso la Corte di Monaco:
e indirizzai la stessa comunicazione all' ambasciatore di
Francia.
Questa proposta non ottenne il consenso dei gabinetti
bi Parigi c di Lon ra.
Tuttavia la risposta che io aveva fatta alle proposte che
mi erano state trasmesse dall' ambasciatore d' Inghilterra
aveva prodotto a Londra una impressione che eravamo
lungi dall' aspettarci.
^ Quand'anche il Governo inglese non avesse punto di-
visa la nostra opinione sui riguardi voluti dallo stato do-
gli animi in Grecia, non crediamo che, dopo le categori-
che dichiarazioni che abbiamo fatte in nome di S, M. f im-
P^ìratore, riguardo al mantenimento del principio di es-
clusione dei membri delle famiglie regnanti delle tre Corti,
i dubbi che noi nutrivamo sulla opportuniià di una dichia-
razione collettiva in questo senso ad Atene potevano ve-
nire interpretati come un'intenzione di sciogliersi dagli
obblighi contratti in comune, e di offrire alle altre po-
tenze il diritto di prevalersene, per considerarsi come svin-
colati dagli obblighi stessi.
Tuttavolta, quest'è il senso che pare esservi stato at-
tribuito. Il rapido succedersi degli avvenimenti in Grecia
sembrava avere inspirato il convincimento che, se l'Inghil-
terra toglieva al popolo ellenico ogni speranza relaliva-
niente alla candidatura di un principe inglese, 1' opinione
pubblica sarebbesi, senza alcun dubbio, rivolta ad un prin-
cipe russo, e d'allora il Governo di S. M. Britannica si
predette autorizzato a non iscoraggiare punto le simpatie
che si manifestavano in Grecia per la candidatura del prin-
cipe Alfredo.
li movimento prodottosi in questo senso aveva assunto
un carattere tale, che il trasporlo del popolo, anticipando
l'epoca della riunione dell'Assemblea nazionale, pareva
sul pulito di troncare, mediante uu plebiscito, una que-
stione , lo scioglimento della quale era stato, in origine,
affidato ai delegati del paese
In tale situazione, che s' allontanava diffatti visibilmente
dall' accordo convenuto in principio fra le tre Corti, il
Gabinetto imperiale, desiderando da sua parte allontanare
ogni causa di malinteso, confermò con un telegramma, in-
dirizzato il 13|2o novembre al ministro di Russia ad A-
tene, le precedenti comunicazioni, ehe l'informavano del
mantenimento in pieno vigore del principio che interdi-
ceva il trono di Grecia ai membri delle famiglie regnanti
delle tre Cdrti protettrici, aggiungendo ehe il Gabinetto
inglese, avendo creduto di ricordare ad Atene 1' esistenza
di quest' impegno, il signor conte Cludofl era invitato a
pronunciarsi in questo senso, dopo essersi concertato col suo
collega di PVancia , se il ministro d' Inghilterra riceveva
l'ordine di adempiere tale incarico.
Noi fummo informati che dilfatti il nostro rappresen-
tante ad Atene e il signor ministro di Francia fecero al
Governo provvisorio una dichiarazione concepita in questo
senso.
Il signor ministro d'Inghilterra sembra aver ricevuto l'or-
dine di unirsi più tardi cioè dopo la firma delle note scam
biate fra i gabinetti di Russia e d'Inghilterra il 22 no-
vembre (4 dicembre).
Per sbandire ogni specie di dubbio sulla nostra atti-
tudine, non solo il Gabinetto imperiale avea portare a co-
noscenza del Gabinetto di Londra le istruzioni delle quali
il conte Bladoff era munito, ma anche i rappresentanti di
S. M. l'Imperatore a Parigi e Londra ricevettero il 18[3U
novembre, per via di telegramma, l'ordine di dichiarare
che noi non avevamo giammai appoggiala la oandidritura del
duca di Leuctenberg, che per noi questa candidatura non
esisteva politicamente, qualunque si fosse l'interpretazione
che il trattato potesse ricevere giuridicamente, e che, per
conseguenza, nulla si opponeva a che le tre Corti delibe-
rassero sulla scelta dei candidati possibili al trono di Grecia.
11 Governo di S. M. Britannica essendosi mostrato pie-
nameate soddisfatto di questa dichiarazione, il nostro am-
basciatore propose di formularla in un impegno reciproco.
A quest'effetto alcune Note furono sottoscritte e scam-
biate fra l'ambasciatore Russo a Londra ed il principale
segretario di Stalo di S. M. Britannica. Esse ricordano i
Irallati che escludono dal trono ellenico i membri delle
tre potenze regnanti, e constatano che è finalmente con-
venuto doversi considerare per nulla e non avvenuta l'e-
lezione del duca di Leuchténberg o quella di S. A. R,
il principe Alfredo, se l'uno o l'altro fosse chiamato al
trono di Grecia dal voto della nazione.
II gabinetto francese fu invitato dalle due Corti ad a-
derire a quest' impegno.
Tale è, signore, il corso che il gabinetto imperiale seguì
dall' origine di questa crisi fino al suo attuale sviluppo.
Egli s'ispirò, come potrete ben di leggieri convincervene,
ai principii generali che regolano la politica dell'augusto
nostro sovrano. Un franco e leale accordo delle grandi
potenze, abbandonata ogni rivalità politica ed ogni calcolo
interessato, è il solo mezzo onde evitare le complicazioni
che minacciano il riposo dell'Oriente e la pace dell' Eu-
ropa, complicazioni che, dopo la guerra del 1856, di-
vennero più incalzanti e numerose.
Per quanto difficile, noi nutriamo fiducia che questo com-
pito potrà essere ottenuto dagli sforzi concertati dei Ga-
binetti d'Europa, ove tutti vi apportino le stesse conci-
lianti e disinteressate vedute.
Aggradite, ecc.
PRINCIPE DI GOROIAKOFP.
(Articoli comunicati)
Nel giorno 12 corrente mese, partiva da qui
l'esimio ed amato nostro signor pretore Andrea
Agazzi pella nuova sua destinazione in consigliere
di tribunale a Cattaro. Bello era il vedere, sin dal
mattino di quel dì, come l'eletta schiera di quei
signori impiegati, recavasi alla sua abitazione in
stretta tenuta ad ossequiarlo e porgergli 1' addio
di partenza, commossi fino al fondo del cuore per
una tanta perdita. Seguivano spontanei a questi,
vari capi-villa, rondari e notabili di Canali, vestiti
nel loro costume di festa, che, non contenti del-
l' espressioni cordiali d'affetto dimostrate in quel-
r incontro, vollero seguirlo cogl' impiegati sino la
barca, la quale, appena distaccatasi dal molo, salu-
tarono con clamorosi Urrah e Zivio^ ed, accompa-
gnandolo per terra con scariche di fucili verso il
mare, gli tennero dietro finché fu dato a loro di
poterlo vedere, beandosi così della vista di una
cara persona, che andavano a perdere. Nè poteva
far a meno ogni cuore leale di render quest'ul-
timo tributo ed omaggio all' amato pretore signor
Agazzi, che, per quasi nove anni, fu sempre, ed in
ogni occasione, un secondo loro padre, fratèllo, ed
amico, ed al quale, la sera precedente alla par-
tenza, veniva offerta lauta cena di tredici coperte
da parte degh impiegati. E qui spiace il dirlo, es-
sersi, all'incontro, notabilmente osservata la pas-
sività dei Kagusavecchiani per una tale partenza
mostrando così aperta ingratitudine verso un si-
gnore, che non ebbe a risparmiare nè cura, nè
fatiche pel bene de'suoi amministrati. '
Ragusa Vecchia 15 dicembre 1861.
Pietro Bratìch.
Milnà 5 gennaio 1 863.
(G. B.) La critica ove non intenda fuorviare dai
confini di giustizia dovrebbe esser generalmente
applaudita, e quando l'uso di questa ha per scopo
il benessere della patria, è dovere d'ogni onesto
cittadino impugnar le sue armi, per quanto sgra-
dite riescir possano a chi l'abbia provocate.
Egh è quindi ch'io per debito di coscienza vi
intratterrò oggi sopra una delle piaghe che infe-
stano il nostro paese, riservandomi in altra mia
parlarvi di quelle che avrebbero origine per ne-
ghgenza del nostro Municipio.
La neghittosa indolenza di questo maestro co-
munale sig. Vincenzo Moroevich in tutto ciò che
risguarda l'educazione ed istruzione dei giovanetti
alle sue cure affidati, crederei sia un male troppo
grave perchè noi ci dovessimo rimanere muti spet-
tatori. L'istruzione popolare che ogni saggia isti-
tuzione caldamente raccomanda, presso noi è sì
negletta e bastardata, da preferirsi piuttosto il di
lei totale abbandono. Fanciulh che da più anni
frequentan la scuola, giungono a mala pena a com-
pitarvi una frase, altri invece a cui natura fu pro-
diga de' suoi doni vi sapranno recitare a memoria
l'intera grammatica, senza che poi si trovino in
caso d' applicarvi una sola delle sue regole.
Questi esempi verrebbero a provarvi quanto di-
fettoso sia il metodo d'insegnamento eh' egU im-
partisce a'suoi allunni, e ch'esso riesca per tal modo
mortale veleno al loro sviluppo intellettuale io
credo non sia mestieri di lunghe parole a dimo-
strarlo. Un maestro cui manchi il buon volere e
la solida dottrina, guasta, anzi corrompe lo spiiito
de' fanciulli, che noiati d'un insegnamento non pro-
prio alla loro intelligenza, si ribellano a poco a
poco da ogni esercizio di studio.
I^QWarie di educare^ la regolata disciplina verso
i fanciulli, vuol essere considerata come mezzo a
promuovere lo sviluppo dell' istruzione, ed assicu-
rare in pari tempo i di lei salutari effetti; ma
qui pure il nostro sig. Moroevich sembrerebbe i-
gnorasse tale teoria. Piìi che amoroso precettore
egh è il signore de' suoi piccoli vassali, cui trova
necessaiio di occupare talvolta nelle sue faccende
domestiche ; e così il rispetto, fondamento della
autorità, è per loro un nome vuoto di senso. Nella
educazione dei fanciulli, ove si vogha coronata l'o-
pera di fortunato successo, è mestieri si faccia uso
dell' autorità morale onde frenarli, e non già di quel
linguaggio aspro e severo, che se riesce di danno a
chi viene diretto, fà poco onore a chi ve l'adopra.
Questo disordine in uno de' nostri più vitali in-
teressi chiederebbe un pronto riparo, e noi se
non fosse soverchia indiscretezza, oseremmo ri-
volgerci per r effetto allo zelo dell' esimio signor
ispettore Laukowski.
AVVISO.
Chiunque volesse accedere alle gallerie della
Dieta Provinciale, che si aprirà il 12 corrente,
dovrà munirsi di apposito viglietto rilasciabile dalla
Cancelleria della Giunta Provinciale nelle ore di
ciascun giorno.
Il viglietto valevole pel giorno fissato all'accesso
sarà riconsegnato alla porta della galleria.
Dalla Cancelleria della Giunta Provine, Dalmata
Zara 5 gennaio 1863.
TiiwgrMa Fratelli BATTALA. VJKCENZO PUPWCICH Redattore responsabile.
motto che la moderna civiltà sembra richiedere
a tranquillità dei popoli. Ma, coli'ammortizzazione,
colla secolarizzazione dei beni, mal si rispettano
questi principii, che noi speriamo avranno a tri-
onfare nel loro spirito, nella loro essenza, per-
suasi che la libertà d'azione è il mezzo più po-
tente a rendere il cristianesimo quale dev' essere,
e persuasi che l'influenza morale ma libera d'una
potenza così eminentemente morale qual' è il cri-
stianesimo, colla libertà d'azione, continuerà meglio
l'opera civihzzatrice che ha segnato una nuova
èra nella storia del mondo, opera che ha trovato
degli ostacoli nelle umane passioni, nella cupidi-
gia del dominio, neli' egoismo delle caste, ma che
dovrà trionfare, essendo, dopo Cristo, il bene su-
periore al male, e, in questa epoca, le cause leg-
gittime 0 tosto o tardi si sbarazzano degU avver-
sarii, la cui sconfitta è tanto più potente quanto
fu più duratura la lotta. Perdonatemi questa di-
gressione, che sembra richiesta dalla circostanza,
e vengo al fatto, oggetto della presente corri-
spondenza.
Perduto l'episcopato non per libera elezione
dei cittadini di Arbe, mentre il voto popolare, ma-
nifestantesi favorevole alla sua conservazione, a-
vrebbe dovuto essere rispettato, la nostra chiesa
giaceva nel massimo abbandono e squallore, ed
una sede illustrata da uomini di singolare intel-
ligenza ed illuminata pietà aveva Io sconforto di
vedersi vedovata de'suoi leviti, affidata alle cure
d' un semplice parroco. È inutile il dissimulare la
benefica influenza d' un vescovo sopra una popo-
lazione credente, ed i vescovi, sulla tempra di quel-
lo descritto da Victor Hugo, non furono eccezioni
nemmeno fra noi, e, checché ne dicano altri in
proposito, l'opera del sollievo dell' umanità ha sem-
pre avuto dei grandi campioni nell'episcopato cat-
tolico, la cui storia è la storia della civiltà e dei
di lei sviluppi per eccellenza. Monsignor Vitezich,
dal primo momento della sua assunzione al reg-
gime della diocesi di Vegha, si prese a cuore l'in,
nalzamento della chiesa di Arbe, memore che le
dottrine diffuse colla predicazione erano teorie, ma
che la forza pratica; la forza di operare, nasceva dal
culto, dalla azione esterna. Suo primo pensiero si fu
quello di adoperarsi pell'erezione di una Collegiata, e
noi speriamo che lo zelo intraprendente ed il pro-
cedere franco del degno prelato, che ha il con-
forto di essere venerato dai suoi diocesani, riu-
scirà nel nobile intento, mentre noi, sicuri dell'e-
sito, gliene anticipiamo i più vivi ringraziamenti. In-
tanto, a raftermarci nella nostra aspettazione, s'in-
teressava presso la Sede Romana, perchè al nostro
arciprete-parroco venisse accordato per sè e suc-
cessori r uso dei pontificali, ed infatti, con Breve
pontificio, veniva esaudita la sua domanda. Ai 25
dicembre, Monsignor Nimira, per tanti titoli co-
spicuo ed idolo di questa sua aiìettuosa popola-
zione, solennemente celebrava il suo primo pon-
tificale in mezzo alla gioia di questi abitanti.
Non vi m.iìicarono le solite feste a rendere più
brillante questa giornata, ed il festivo suono dei
sacri bronzi, e le volte del tempio parate a fe-
sta, e lo sparo dei mortaretti, e gli archi e le
iscrizioni e gli evviva annunziavano un giorno di
gaudio, mentre è impossibile il non partecipare
a queste feste patrio, che, rammentando i giorni
che furono, c' invitano alla speranza nell' avvenire.
Questa chiesa, che accolse i nostri primi vagiti, e
che ci accompagnerà fedelmente sino alla tomba,
è r oggetto delle nostre più calde aspirazioni, dei
nostri voti più ardenti. Entrambi i prelati vi-
vranno eternamente nella memoria dei cittadini
di Arbe; ma continuino nella nobile via intrapresa.
Noi desideriamo una collegiata, per questa con-
viene lottare; che i privilegi, purché non costino
denari, si concedono e talvolta senza tasse ; ma,
ove si tratti di suffragare le chiese, il fondo ec-
clesiastìco, che le regole della giustizia vorrebbero
amministrato dai suoi padroni, è sempre al verde,
ed i parrochi di campagna, con una missione civi-
lizzatrice, a cui alludono spesso i nostri organi pa-
trii, con un educazione liberale, con una abilità
intellettuale, che talvolta supera le ordinarie, vi-
vono con pane ammuffito e senza Ietto, e, con per-
dita della propria dignità, devono rivolgiersi al po-
vero, e togliergli quel tozzo di pane, che serve a
sfamarlo.
Notizie politiche.
AUSTRI.
Vienna 5 gennaio. La Corrisp. Scharf reca i
seguenti telegrami:
Parigi 2 gennaio. A Londra e Torino si è for-
mato un forte partito per favorire la candidatura
del duca d' Aosta al trono di Grecia. L' Austria
protestò energicamente. Nei circoli ben ragguagliati
si pretende che la Francia si associa alle vedute
dell' Austria.
La Patrie annuncia : Il generale Condia non
ritorna più a Parigi. Le sue mobiglie furono spe-
dite oggi a Madrid.
Al ricevimento uffiziale di ieri si è notata la
presenza del sig. Kalergis, rappresentate del governo
provvisorio di Grecia.
Francoforle 1 gennaio. Il giornale V Europe
reca il sunto d' un dispaccio diplomatico del conte
Rechberg agh agenti austriaci presso le corti e-
stere. Il dispaccio dice che la quistione greca è
strettamente collegata coll'orientale, e protesta con-
tro r assunzione al trono greco di un principe
italiano.
Vienna, 5 gennaio. Si attende di giorno in gior-
no la pubblicazione della legge sulla stampa.
Secondo notizie qui giunte, avrebbe il re Vit-
torio Emanuele ricevuto ieri con compiacenza una
deputazione composta di Aleardi e Giustiniani di
Venezia, Mauri di Trento, e Luciani dell' Istria, la
qualle unitamente ad un ricordo delle dame, e-
spresse al re i pretesi sentimenti di quei paesi.
Altra de!f istessa <lata. La questione delle Isole
Ionie fu aggiornata all' apertura del Parlamento.
Lord Eliot prolunga il suo soggiorno ad Atene.
È infondata la voce della restituzione di Gibilterra.
Vienna^ 7 gennaio. Si ha da CostantinopoU che
Kiamil pascià fu nominato Gran visir, ed esservi
speranza che il ministro di finanza rimanga al
suo posto.
L'apertura del Parlamento italiano è fissata pel
26 del corrente mese.
ITALIA.
Napoli, 2 gennaio. lersera la Questura sequetra-
va i giornali reazionarii Cattolico, Ciabattino^ Di-
fensore cattolico e Stampa. nanoUtana.
Il generale Lamarmora, ricevendo ieri i capi
delle amministrazioni e i comandanti della guardia
nazionale e delle truppe di terra e di mare, espres-
se la lusinga che la commissione sul brigantaggio
avrebbe trovato migliorate le condizioni del na-
politano.
Perlustrazioni combinate di colonne si muovono
nei circondari di Foggia, Lucerà e Bovino. La trup-
pa scacciò la banda di Pietrozzi e Schiavone dal
bosco di san Lorenzo. La banda raggiunta fu bat-
tuta a Montuccio. Il capitano Spotti uccise di pro-
pria mano il capo-banda Pietrozzi.
— Uua nuova circolare del ministro dell'in-
terno ai prefetti è oggi pubblicata dal foglio officiale.
Si tratta di venire in aiuto delle popolazioni delle
Provincie napolitano, infestate dal brigantaggio. Il
ministro, rammentando come tutte le parti che
costituiscono uno Stato debbano essere solidali
fra loro, e recando ad esempio la carità cittadina
dell' Inghilterra nel soccorrere gli operai del Lan-
caschire rimasti senza lavoro in seguito alla guerra
di America, rivolgesi ai prefetti perchè vogliano
aprire nei vari comuni una pubblica sottoscrizione
in favore dei danneggiati napolitani e in premio
degli atti di coraggio manifestato nel combattere
i briganti.
FRANCIA.
Parigi, 2 gennaio. — La Patrie dice che l'im-
peratore, trattenutosi con gli ambasciatori e i capi
di legazione, espresse al signor Muro, segretario
della legazione spagnuola, il rincrescimento che ca-
gionavagli l'assenza del generale Concha, e la spe-
ranza che le relazioni tra la Francia e la Spagna si
ristabilirebbero perfettamente. Lo stesso giornale
crede sapere che la dimissione di Concha sia defi-
nitiva, e eh' egli non ritornerà a Parigi.
Parigi, 7 gennaio. La France di ieri smentisce
la notizia che il Re Vittorio Emanuele debba re-
carsi a Parigi per assistere al battesimo del figlio
del principe Napoleone.
L'inviato prussiano, conte di Goltz, è arrivato
a Parigi. Le sue istruzioni sono penetrate della
più profonda simpatia per la Francia. — Lettere
da Vienna annunziano che il conflitto austro-prussia-
no sarà presto appianato mediante un compromesso.
GRECIA.
Da un carteggio della Bullier, in data di Ate-
ne, 26 scorso, stralciamo i seguenti passi:
Avendo il preside del club 1' Opinione Nazio"
naie, Gudas, indirizzato un' allocuzione a lord
Elliot relativa all' elezione del principe Alfredo,
ne ricevette la risposta seguente :
"Vi ringrazio grandemente pe' sentimenti che
esprimete in favore della mia nazione, del principe
Alfredo e di me stesso. Mi spiace infinitamente che
i vostri voti e quelli della vostra nazione non
possano, per ora, compirsi. Antichi trattati fra
r Inghilterra, la Francia e la Russia, recentemente
rinnovati, impediscono assolutamente di farlo. Ma
per dimostrarvi quanto noi c' interessiamo ai voti
della vostra nazione, vi annuncio che, quantun-
que sappiamo che sulla Grecia non regnerà un
principe inglese, tuttavia cediamo, non al futuro
re di Grecia, ma alla nazione greca, le Sette I-
sole, a condizione che il monarca scelto dalla na-
zione sia gradito all' Inghilterra. Io deploro assai
che la notizia che vi diedi non sia gradita né a
me, nò alla vostra nazione; ma i trattati che le-
gano le potenze protettrici della Grecia in' obbli-
gano a darvela. Rivolgete dunque altrove la vo-
stra attenzione. Siete hberi di scegliere chi vor-
rete, a meno che il vostro eletto non sia escluso
da' trattati. Io vi raccomando, come un buon sovra-
no per voi, il principe Ferdinandodi Portogallo.„
Gudas rispose: "Noi accoghamo con vivo di-
spiacere questa notizia. Voi sapete die non è
facile rivolgere l'attenzione generale d' una popo-
lazione verso un sovTano, a cui ella non pensò
fino ad ora, e temo molto che questo rifiuto non
cagioni de'torbidi seri, non solo in Grecia ma
in tutto l'Oriente.,,
"Quando si conosce anticipatamente il peri-
colo e si è prudenti, replicò lord Elliot, si può
evitarli. Il mantenimento dell' ordine dipende dalla
saggezza della vostra nazione. „
"Noi abbiam dato all' europa abbastanza prove
di saggezza e d'amore all' ordine, disse Gudas ;
ma il momento attuale e questo improvviso rifiuto
c'inspirano seri timori.,,
Lord Elliot rispose, "Desidero che la divina
Provvidenza allontani da voi tutti i pericoli.,,
Atene, 27 dicembre. — Insorsero dissensi fra i
ministri.
RUSSIA.
Pietroburgo 2. — Le LL. MM. hanno visitalo
Karoloff, sindaco di Mosca, che le ricevette in gi-
nocchio sulla soglia della porta. Karoloff non es-
sendo nobile, 1' aristocrazia è malcontenta di que-
sta visita imperiale.
AVVISO.
Chiunque volesse accedere alle gallerie della
Dieta Provinciale, che si aprirà il 12 corrente,
dovrà munirsi di apposito viglietto rilasciabile dalla
Cancelleria della Giunta Provinciale nelle ore di
ufficio, cioè dalle 9 antim. alle 2 pomeridiane di
ciascun giorno.
Il viglietto valevole pel giorno fissato all'accesso
sarà riconsegnato alla porta della galleria.
Dalla Cancellerìa della Giunta Provine. Dalmata
Zara 5 gennaio 1863.
Tipografia FratelU BATTARA. VmcENZo DUPLANCIOH Redattore responsabile.
4, Zara 14 («euiisìio Anno 1%'.
Voce
Prezzo d'associazionp in valuta an^tnara ppr
Zara: per un anno fiorini 8; per sci m(!si fiorini 4;
per tre mesi fiorini 2. Pel rimanente della Provincia
9 fuori: per un anno fiorini ,9; per sei mesi fiorini 4
eoidi 50; per tre mesi fiorini 2:25. Per l'estero, e
pel Lombardo Veneto gli stessi prezzi in argento, fran-
che del porto-posta
Giornale politico-letterario
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
T gruppi P le roDiini-isIon?, francìiì dell'i J^pp»«
postali, si diri cono in Zara a \ iiicfiizi Dupianc eh Rc-
dadore dell.i Vin'ij ItallililtliM. e di ;ibbii(iii:u!icnti, ai
ncgorii librarii ilei signori lr;ilclli Ballai-a u Piftr»
Abelich. Ifli a^visi di S linee cosiuno 1 lìui'ino, e oajni
lino-« <li più holdi 6. ha tass i di lìiianza rest^ a c;n io<»
di.l coniniittenie. l'ii numero separato cosla soldi 10
Zara i 5 gennaio.
Il giorno 12 corrente, alle ore 10 antimeridiane,
fu aperta la seconda sessione della Dieta provin-
ciale dalmata. I deputati raccolti nella nostra ci':tà
sono ancora in poco numero, ma sufficiente alla
legalità delle sedute e delle deliberazioni: duole
però sentire dalla voce pubblica, e dalle informa-
zioni date dal presidente, che già tre deputati ab-
biano presentata la loro dimissione, ed altri
non pochi, per cagione di malattia, debbano diffe-
rire la loro venuta, o alfatto astenersi dal prender
parte alle sedute. Altre rinuncie vennero annun-
ziate, una al posto di deputato al Consiglio del-
l'Impero, due a quelli di assessori alla Giunta;
troppe, a dir vero, in così breve tempo, e incre-
scevoli soprammodo per le attitudini singolari delle
persone che erano degl' importanti uffici rivestite.
Intendiamo del Dr. Giambattista Macchiedo, già
deputato al Consiglio dell' Impèro, dei signori Gi-
rolamo Vusio e Luigi Serragli assessori alla Giunta,
nonché del Dr. Antonio Galvani eletto sostituto
air assessore Vusio.
L'apertura fu fatta da S. E. il Barone de Ma-
mula, con breve discorso nel quale, congratulan-
dosi di vedere nuovamente raccolti i rappresentanti
del paese, a discutervi gF interessi della patria, ac-
cennò all'afietto da lui nutrito per la provincia ,
dove trascorse molti anni della sua vita, c al de-
siderio che il bene pubblico, che è P intento co-
mune di ciascheduno, si consegua piò pronto, per
il facile accordo nella scelta dei mezzi. Alle nobili
parole del Mamula, successe un discorso letto dal
Presidente Cav. Spiridione Petrovich, nel quale rese
egli lungamente e dettagliatamente conto dell'o-
perato della Giunta, dal tempo che ella, per con-
cessione sovrana, assnnse il suo ufficio, e accennò
ai progetti da presentarsi da quella alle delibera-
zioni delift Dieta.
Analizzare o riassumere la lunga e molteplice
enumerazione del Petrovich, senz' altro soccorso
che dell'attenzione prestata alla lettura e della fe-
deltà della memoria, sarebbe troppo ardito im-
prendimento; e d'altra parte la importanza di quel
ragguaglio domanda una disamina accurata, solo
possibile quando la stampa l'avrà fatto di pub-
APPODICE.
Discorso inaugurale
Tenuto noli'occasione dell' apertura della scuola
Reale superiore di Spalato dal direttore provvisorio
professore Vincenzo Bazolich l'anno 1862.
Se v'ha istituziuue che al suo esordire possa
ripetere il sorriso del paese che V abbia tanto de-
siderata, la è questa certamente che oggi siamo
ansiosi di solennizzare: è l'istituzione di quel col-
legio di cui la nostra Dalmazia fin qui con danno
sentiva il difetto ; quel collegio che i nuovi tempi
domandano come un bisogno ; quel collegio che
dà carattere pronunciato al paese che l'accoglie;
quello che, estirpando gli errori del volgo, solleva
La sua mente alla verità, che il fatalismo del caso
porta a legge, che 1' attività passiva converte in
assennata operosità; che scuote l'inerte, lo anima
al lavoro, gli dà vita, ricchezze e trionfi. È il
collegio reale superiore che per la prima volta
fi' inseggia nella nostra provincia. Facciamogli festa,
o fratelli! Un tesoro ci si chiude/un tesoro che a
blica ragione. Staremo paghi pertanto ad accen-
nare brevemente alle principali cose dal Petrovich
toccate.
Cominciò egli dal ragguagliare di .quanto fece
la Giunta per soddisfare agli incarichi avuti dalla
Dieta, suir amministrazione dei fondi affidatigli,
sul provedere alla pubblica sicurezza, sul procac-
ciare la maggiore diffusione della lingua slava, e
da ultimo sull'ottenere la indipendente amministra-
zione dei Municipi, Alla sicurezza pubblica fu pro-
veduto dal governo con misure occasionali che gio-
varono alla necessità del momento, non così però
che non rimanga tuttavia il bisogno di provedi-
menti piìi efficaci per 1' avvenire. Per la diffusione
della lingua, la Giunta aprì concorso per la pubbli-
cazione di dizionari ed opere di istruzione popolare,
offrì premii a maestri, nè sforzo alcuno trascurò
ad adempiere l'avuto incarico. Se non che, dalla
buona volontà dei privati, e dalla forza delle cose
e del tempo, e dalla necessità universalmente sen-
tita, è da attendere risultamenti notevoli. Quanto
alla legge comunale, un progetto sta per essere
presentato alla Dieta, sulla base della legge ge-
nerale già votata dal Consiglio dell' Impero e dal
Sovrano sancita. ;
Passò quindi a inforniare sull' adempimento
dell' ufficio della Giunta, riguardo agli affari pro-
vinciali commessi alle sue ture, i quali abbracciano
l'agricoltura, le costruzioni pubbliche, gl'istituti
di pubblica beneficenza, il reso conto.
Tra i pili importanti uffici della Giunta è quello,
^enza dubbio, di provedere all'agricoltura ed è qui
che la sua attività fu singolarmente notevole ed effi-
cace. Un progetto sopra nuova procedura da stabi-
lirsi per i danni campestri ; un' altro per regolai*«
le consuetudini della vendemmia; un regolamento
colonico, già tentato invano piiì volte; un pro-
getto sulle istituzioni dei libri fondiari, da ultimo
quello per Tabolizione dei fedecommessi nel circo-
colo di Ragusa, sono i frutti dell' operosità della
Giunta a questo riguardo. Nè sono meno notevoU
le cure da essa prese per la compilazione di una
statistica, opera di suprema necessità e base di
ogni indagine in affari di pubblico interesse. Do-
mandò ed ottenne a questo fine la cooperazione
delle Comuni, comitati statistici distrettuah volle
sanar le nostre miserie Provvidenza destina.,; un
tesoro cui dobbiamo esser gelosi estremamente in
conservare.
Se non che l'animo mio si confonde nell' annun-
ziarvi questa gioia, si confonde i)erchè debbo con-
fessarvi che all' onore di cui vengo fregiato nell'in-
carico di tentar peLprimo l'avventuroso iscavo
in questa sterminevol miniera, che, come la mon-
tagna di Golconda, „è irta di scogli ma gravida
di dia<nanti„ a troppo grave peso si sobbarca „In
nitvicella del mio ingeano.^ Ma se lo avete vo-
luto voi, se il vostro desiderio fu favorito dalla de-
gnazione dei inibblici magistrati, se è finalmente
disegno della Provvidenza questo; eccomi pronto: la
vita tutta consacro al miglior lustro dell'istituzio-
ne; la dedico tutta agl'interessi della patria comune.
Soltanto chieggo in concambio da voi che ove
difetto d'ingegno mi conducesse ad errore, piutto-
stochè compatirmi, vogliate assistermi col vosti'o
consiglio; che non risparmiate i mezzi in soccor-
rermi quando ve li dovessi domandare in vantag-
gio alla nuova istituzione ; che finalmente abbiate
fiducia nella lealtà della mia azione,
istituiti, e qui pure altro progi'tto da discutersi
dalla Dieta venne da es'sa conipiluto.
Riguardo gli atlari più specialmente coni unii,
la Giunta volse specialmente le sue cure all' og-
getto della pubblica istruzione. L' istituzione di
una Accademia legale, che è caldo desiderio dei
Dalmati, obbligati a compiere il corso degli studi,
con grave dispendio, e in ])aesi di lingua ignota, fu
oggetto speciale delle sue premure. Tanto piiì fa-
cile parve alla Giunta di ottenere il soddisfacimento
di questo voto, che i fondi sarebbero sommini-
strati, senza aggravio del governo, dalla Comune
di Zara, che già propose di devolvere a questo
oggetto alcune private fondazioni, di cui ella è pur
libera dispositrice. Nè l'istruzione popolare venne
da essa trascurata, e già ottenne ella dal governo
la istituzione di una scuola reale superiore a Spalato.
Quanto alle leggi generali da proporsi alla
Dieta, toccò il Petrovich dei progetti della strada
ferrata di cui la stampa ha fatto parola, e dell'ec-
citamento pubblicamente dato alla Dieta, di farne
oggetto di sua deliberazione. Sapientemente il Pe-
trovich manifestò l'intendimento di astenersi af-
fatto di farne proposta in proposito, considerato
che, nè La probabilità di conseguire sì grande in-
tento è così prossima, da consentire seria discus-
sione, ed in ogni caso la scelta è specialmente a
determinarsi da chi offre i capitali necessari al-
l' impreca, e che non potrà volerla tracciata che
nei luoghi che gli offrissero maggiori rantaggi.
Non ultimo oggetto delle cure della Dieta, fu il
conseguimento della franchigia doganale per le
dalmate coste, tanto più a desiderarsi in quanto
che sarebbe per essa tolto un ostacolo alla unione
alla Dalmazia delle isole del Quarnero, che han
sempre formato parte di essa, e che rimangono con-
giunte all'Istria che tale franchigia possedè.
Poneva fine il Petrovich al suo dire, augurando
assai bene, sulla fede specialmente delle parole
sovrane, pronunciate nella chiusa della sessione
del Consiglio dell'Impero, del progredire delle isti-
tuzioni costituzionali, e del prosperare della patria
nostra, e prorompendo da ultimo in un triplice
viva al supremo imperante.
La relazione del Cav. Petrovich fu quale doveva
attendersi dal suo ingegno e dalla sua rara fa-
Ma così non avrei parlato fin qui che con quelli
i quali figurano fuori dell'istituto; avrei per così
dire fatta una digressione dal discorso che mi sono
proposto di tenere. Io devo rivolgere oggi il mio
detto a coloro che mi accompagneranno nell'ar-
duo tentativo di far cogliere all' istituzione gli ef-
fetti migliori del nobile fine a cui è destinata, devo
pariare a'miei colleghi, a miei discepoli, ai geni-
tori di essi. E cominciando dai primi, da voi com-
pagni dilettissimi, abbiatevi il mio intendimento.
Lungi da ogni ambiziosa superiorità io mi vi an-
nunzio qual fratello, fratello maggiore, intento a
dirigere i passi vostri ed a quelli uniformare i
miei. Affettuoso mi vi protesto, ma in pari tempo e-
satto pili che ostinato ne'miei principii, mi dichiaro
pieghevole ai vostri suggerimenti, che interpellerò
sempre, ed unicamente dietro discussione di que-
sti deciderò il mio operare.
Da voi ripeto soltanto concordia, ripeto cuor
generoso ed imparziale verso la gioventù studiosa,
ripeto amore e zelo peli'istruzione ; in fine un so-
stegno saldo al decoro del carattere nobilissimo,
di cui siamo rivestiti. Con la concordia noi po-
Yertendo che ai deputati sarebbe fatto noto op-
portuncmente il giorno della successiva tornata.
In una corrispondenza da Spalato del Nazio-
nale nr. 5 che noi non abbiàmo ragione di non
credei-e veritiera, in cui è reso conto dell'ultima
seduta di quel Municipio, è narrato come V egre-
gio podestà Bajamonti, ora nuovamente eletto a
quell' ufficio che tanto nobilmente sostiene, accen-
nando al progetto di strada ferrata da Essek a
Zara, di cui abbiamo più volte fatto parola, 1' ab-
bia annunciato come un tentativo inattendibile della
nostra Camera di commercio, disapprovato dai più
ragguardevoli nostri concittadini. Ora noi siamo
in grado, e sentiamo il dovere, di rettificare la gra-
tuita asserzione di queir egregio signore, e di di-
(jhiarare pubblicamente che egli fu tratto certa-
mente in errore da false informazioni.
Primieramente l'ideare il progetto, di cui è di-
scorso, ragionevole e saggio per sè, di suprema u-
tilità per la provincia tutta, per la città nostra sin-
golarmente, e pel commercio in generale, vantaggio-
sissimo, di probabile riuscita, per essere, per ragioni
strategiche, favoreggiato dal governo e per la co-
venienza del sito di facile esecuzione ; l'ideare sif-
fatto progetto, fu un atto troppo meritevole di en-
comio, troppo onorevole e degno di cittadini larga-
mente forniti di intelligenza e di cuore, perchè la
Camera di commercio non abbia a tenere a gran-
de onore la supposizione che ella lo abbia fatto
da sè. E da sè, per vero, può ella dire di averlo
fatto, essendo che da essa mossero tutti gli atti a
ciò necessari!, da essa l'istanza al ministero per
ottenere che all' ingegnere Fontanella fosse conce-
duto di portarsi qui a intraprendere gli studi pre-
Ijminarii; ma, non è a dissimulare che il primo
pensiero venne buon tempo avanti dal Conte Be-
gna, ora podestà di Zara, il quale non ebbe, nè
l'occasione, nè ragio di dar mano all'opera.
Siffatto tentativo poi, appena conosciuto, fu
accolto tra noi da ciascheduno, con quella compia-
cenza, anzi con queir entusiasmo che da dalmati
amanti della patria, e da cittadini desiderosi del
bene del luogo natale, era da attendere. Raccolti
nelle stanze del Municipio, da questo Podestà, rag-
guardevoli cittadini di qui, e periti coltissimi a con-
sultare di ciò ; non vi fu alcuno che non gli fosse
largo de' più caldi incoraggiamenti, che non eccit-
tasse a continuare le pratiche, ed aumentare gli
sforzi; nessuno che non si dichiarasse pronto per
sè a fare tutti quei sagrificii di denaro e di opera
che si rendessero necessari. Venuta poi la con-
cessione dal Ministero, il Podestà Conte Begna tor-
nò a chiamare a privata conferenza i membri del
Consiglio Municipale, per consultarli pure sui mezzi
da impiegare per raggiungere il voluto intento. Fu
allora che ognuno, aderendo pienamente a quanto
era stato fatto, diede larga autorizzazione alla Con-
gregazione di agire da se, adoperando i fondi che si
trovava possedere, per sopperire alle spese che ne-
cessariamente occorrevano. Erano nella prima con-
ferenza raccolti i signori Conte Borelli, Conte Be-
gna, Conte Giovanni Fanfogna, Antonio de Ster-
mich, Dr. Natale Filippi, Dr. Lucchini, Prof. Va-
lentich, Cav, Cario Fontanella, Pietro Abelicli, Gio-
vanni Salshetti, e Francesco Salghetti. Erano pre-
senti alla seconda i signori Conte Begna, Conte So-
relli, Conte Fausto Fanfogna, Dr. Francesco de
Stermich, Antonio de Stermich, Dr. Cesare de
Pellegrini, Dr. Vincenzo de Benvenuti, Valerio
de Ponte, Dr. Ghiglianovich, Ernesto Petricioli-^
Salghetti, Dr. Odoardo Keller, Dr. Natale Filippi,
Pietro Abelich, Giacomo Calvi, Gio. Dall' Oro, Vin.
Duplancich.
La enumerazione di tali nomi basta pienamente
a smentire l'asserzione gratuita del sig. Podestà
di Spalato; e a mostrare come neppure i cittadini
di Zara rimangano freddi ai progetti di patria u-
tilità, nè sieno indifferenti al bene del proprio paese.
A confermare però la verità del nostro asserto,
e a far conoscere d'onde ebbe origine il progetto
in discorso, e quali passi sien stati fatti, e chi ne
abbia il merito, rechiamo 1' estratto della seduta
della Camera di. Commercio dei 14 gentilmente
comunicatoci, dove d' ogni cosa è dato minuto
Estratto del protocollo di Seduta tenuto il giorno
14 gennaio 1863 dalla Camera di Commercio ed
Industria in Zara.
Il Presidente sig. Pietro Abelich espone la seguente
relazione.
"Il giornalismo della nostra provincia si è da
poco impadronito di un argomento, il quale reso
di pubblica ragione ha commosso grandemente gli
animi dei nostri concittadini. Questa notizia acqui-
stò maggior importanza dal momento che fu og-
getto di particolari considerazioni nel discorso di
apertura dell'Eccelsa Dieta dalmata tenuta dall'il-
lustre suo Presidente cav. D.r Petrovich.
Siccome la Camera di Commercio è stata men-
tovata come r iniziatrice di questo progetto, cosi
tengo mio debito d^intrattenervi di questo argo-
mento, sQinbrandomi dovervi renderne ragione di
ogni atto che si imprende, entro la sfera delle
sue attribuzioni da chi avete chiamato all' onore
di presiedervi.
Dacché nel mese di aprile a. p. un foglio di
Vienna accennava alla possibile esecuzione di una
via ferrata che, partendo da Trieste per Fiume
Zara e lunghesso la Dalmazia venisse a por ter-
mine a Cattare, ad ogni uno che si sentiva ani-
mato da patrio affetto doveva arridere la brillante
prospettiva, che pel ben essere materiale econo-
mico si affacciava per la nostra provincia, e si do-
mandò tosto se questa possibilità dovesse rimanere
nel regno delle chimere assieme ai tanti sogni
che di giorno in giorno si vanno facendo, e che
al primo sorgere dell'alba svaniscono; oppure se
veramente questa idea potesse in qualunque tempo
e modo avere una pratica applicazione; e si do-
mandò eziandio, se a quella prosperità commer-
ciale, di cui gran tempo addietro nei dalmatici lidi era
centro Zara, dovesse per sempre rinunciarsi, e se si
dovesse, quasi ad ancora di salvezza, attenersi unica-
mente a quei meschini interessi di cui oggidì ci con-
forta il godimento, e questi curare e difendere con
ogni studio e fatica. Il nostro storico Kreglianovich,
riandando il passato, presagiva pure un migliore
avvenire pella nostra città. Notava egli come per
lo passato una strada roteabile metteva in comu-
nicazione le vicine Provincie, che ogggidì fanno par-
te della Croazia e Turchia; strada per la quale
non soltanto i re di Ungheria estendevano ed as-
sicuravano il loro dominio sopra parte della no-
stra patria, ma eziandio il commercio discen-
deva e risaliva, avendo per sbocco il nostro
grandioso porto. Questa idea venne afferrata, ed
era ben naturale che questa Camera di Commer-
cio, propugnatrice dei commerciali interessi, ad
essa rivolgesse tutta la sua attenzione, a far sì
che avesse qualche corpo. Essa si mise tosto al-
l' opera fidente nella fortuna, la quale talvolta se-
conda la volontà quando si mostra energica.
Dopo aver preso consigli da persone intelli-
genti e pratiche di questa materia, mi sono con-
fermato nel pensiero, che una strada ferrata da
Trieste a Cattaro come era stata tracciata dal
foglio viennese, se pur utile sotto i rapporti stra-
tegici, non poteva essere feconda di quei vantaggi
sotto i rapporti commerciali, ai quali prima di
tutto vuoisi por mente. Le generali carestie, onde
in questi anni fu travagliata l'Europa, e gli stu-
dii degU statisti posero in luce l'importanza del-
l' Ungheria e Slavonia, e principalmente del Ba-
nato, in quanto ai cereali nonché alle materie pri-
me dell'agricoltura, pastorizia, ed altro. Terra quasi
vergine, essa venne promessa come il granaio del-
l' Europa. Al commercio adunque deve interessare
di trovare un mezzo di comunicazione, che avvi-
cini quelle fertili provincie alla più grande strada
naturale dell'Europa, quale si è il Mediterraneo,
e per esso con uno dei seni più importanti, quale
si è r Adriatico. Il punto di partenza di questa
via dovrebbe essere Essek e da questa movendo
toccare Bajanluka, Jaitz e Zara per la valle della
Zermagna, percorrendo un tratto all'incirca di
cinquanta leghe. A Essek si tocca il punto in cui
hanno fine la rete delle ferrovie ungheresi e tran-
silvane, il che vale a dire, che con questa linea
noi siamo congiunti per modo facile e sollecito al
rimanente dell'Europa.
Traversando la valle della Zermagna ed en-
trando in quella del Kei'ka , ad essa concorrono
Scardona Knin Dernis, già altre volte emporii, e
la inesauribile miniera di Sivarich vi porta il suo
prodotto alimentare.
Chi può dire a qnal grado di prosperitcà potreb-
bero giungere questi luoghi, cui la natura in più
guise fu larga donatrice !
Ho creduto opportuno prima d'ogni altra cosa
di mettermi in relazione con il nostro egregio
patriotta signor Girolamo Fontanella ingegnere a
Gorizia, nel quale ad un cuore animato dal più
caldo affetto di patria si uniscono fortunatamente
gli studii più profondi sì teorici che pratici, essen-
dosi egli occupato gran tempo in questo ramo di
pubbhca costruzione.
EgU già m certo modo aveva prevenuto l'idea
balenata, dacché traendo partito dal cenno inserito
nel foglio di Vienna aveva fatto conoscere, come
quella non era un'idea chimerica, aggiungendo per
altro che a parer suo quella, di cui ora ho fatto
parola, sarebbe la via più vantaggiosa e più facile.
D' allora in poi ebbe luogo un attiva corrispon-
denza con esso lui, con intermezzo del di lui fratel-
lo egregio cav. Carlo Fontanella, nel quale ebbe
campo di trovare pari generosità d'animo e di pro-
positi. Nelle lettere numerosissime e molto diffuse
che in questa materia egli scrisse tutto è dimostrato
ad evidenza, tutto e previsto, e non sono pure o-
messe l'obbiezioni che si possono affacciare, con la
loro confutazione così ampia così ragionata, da po-
ter convincere della possibilità dell'esecuzione tan-
to i meno intelligenti quanto i più aversi.
Appoggiato ai dati da lui offerti ho creduto di
dover fare due passi.
In primo luogo mi sono rivolto al Presidente
della Camera di Commercio di Essek ed al ma-
gistrato di Szegedin, e comunicando ad essi l'idea,
ho domandato la loro cooperazione, sia per favo-
rire il progetto, sia per muovere quei capitalisti
a rivolgere la loro attenzione sul medesimo , al
quale effetto nella lettera che avrò l'onore di leg-
gervi ne ho brevemente toccati i vantaggi.
In seconda luogo, avvisando, che una corrispon-
denza epistolare non fosse sufficiente, e che meglio
la cosa poteva essere trattata colla presenza di
chi si fece propugnatore principale dell'idea, mi
sono rivolto all'eccelso i. r. Ministero del Com-
mercio colla domanda n.r 292 del 27 settembre
a. p. affinchè volesse concedere al sig. Fontanella
un permesso di sei mesi, per intraprendere i studii
necessarii sulla faccia del luogo, ed a tale domanda
venne data benigna evasione del ministero di Siato
come da partecipazione ottenuta col dispaccio luo-
gotenenziale n.r 22077-4165 giusta dispaccio il
dicembre affinchè ci possaimprendere studii e pro-
getti di strada ferrata fra Zara ed Easeg.
Frattanto insorse un' altra idea, la quale tenendo
conto della difficoltà inerente alla prima, era ri-
volta a vedere se per altra non si potesse raggiun-
gere pressoché il medesimo scopo.
Riguardava questa la possibilità di una con-
giunzione di Zara con la Unea di Zagabria. Pre-
senta questa maggiore facilità, sia per gli accidenti
del terreno, che dovrebbe percorrere, essendo la di-
stanza di questa limitata a miglia italiane graduate
115 al più, mentre l'altra si estende per una lun-
ghezza maggiore; sia per gli ostacoli diplomatici
che col primo progetto dovrebbesi superare, dovendo
traversare un tratto di Croazia Turca, mentre il
secondo s'attiene unicamente al territorio austriaco.
Gli studii, che verranno attivati, potranno met-
tere in chiaro a quale dei due progetti s'avrebbe a dare
la preferenza anche in vista ad un terzo rapporto,
quale si è quello dei vantaggi commerciali.
Questa strada toccando una volta Knin, tanto
neir interesse del commercio quanto in quello del
governo potrebbe essere prolungata fino alle bocche
di Cattaro o fino a Ragusa almeno, ma certa-
mente fino alla Narenta, passando fra Veriicca e
Dernis, per Sign, non lungi da Imoschi e Vergo-
raz, per essere congiunta poi a mezzo di rami
laterali con Sebenico e Spalato. La conformazione
del suolo della Dalmazia e i rapporti attuali col-
l'impero e eolFestero rendono questa nostra ipo-
tesi probabilissima, ed oltre a ciò commendevo-
39 « 40
40 „ 41
41 „ 42
42 „ 43
43 „ 44
dal 38 al 39 . , . . - 0,04
. . . . , 1,59
. , . . , 0,32
. . , . . 1,39
. . , . . 0,94
„ .. . .. . ^ V . ' ' 0,67
media
Nessun periodo può stare a confronto di que-
sto triennio. Il progresso pepò non fu uguale in
tutti i circoli come risulta dai seguenti rapporti
Zara Spalato Eagusa Cattai'o
dal 57 al 58 1,21 1,96 1,02 1,10
58 , 59 2,32 2,37 0,99 0,77
. „ 59 „ 60 1,36 1,73 0,96 0,83
. Pei distretti non possiamo istituire confronti
con altr'epoche, non possedendone i movimenti
che per V ultimo anno.
La Dalmazia viene annoverata da Guillard fra
i paesi che aumentano in popolazione più rapi-
damente di 1 anno> Eccone la lista in or-
dine decrescente ^
Stati uniti . . 3,60 Prussia , , . 1,50
Serbia, , . . 3,60 Polonia . . . 1,34
Turchia . . . 2,90_ Svezia. . . . 1,24
Valacchia. . . 2,10 Yenezia . . . 1,16
Grecia. . . , 2^10 Spagna , . 1,10
Dalmazia . . . 1,65 Finlandia . . . 1,06
Ungheria . . . 1,55 Russia. . . . 1,00
Al prossimo censimento che dovrebbe seguire
sul fine del 63 si constaterà F esattezza dei ri-
sultati desunti dalle nascite a dalle morti. Avemmo
già occasione di osservare negli studii sull'ana-
grafe quanta varietà emerga tra il fatto e i cal-
coli annuali. Ciò si dica specialmente delle città su
cui più delle nascite e delle morti influiscono le im-
migrazioni ed emigrazioni. Si dee però ritenere che
questa volta la differenza nel complesso della pro-
vincia non sarà così rilevante come lo fu per l'in-
tervallo dal 51 al 58, essendosi, almeno in quan-
to al numero, eseguita la seconda anagrafe piìi
accuratamente della prima^
4. Ove quello da noi rilevato per 3 anni e 2
mesi fosse effettivo, cioè di 1,77. "/OJ all'anno, e
tal progressione continuasse inalterata, la popo-
lazione della Dalmazia arriverebbe al doppio in
= 39 anni cioè nel 1901, anzicchè in 87 come si
argomentò sulla base dell'aumento di 0,80 veri-
ficato sul periodo di 49 anni decorsi dal 1806
al 1857, e il milione vagheggiato da Dandolo si
raggiungerebbe in 45 anni. Ma perchè ciò avven-
ga, si esigerebbe una costante, sia pur mediocre
prosperità, che non istà nella natura delle cose li-
mane, 0 un grande progresso di attività che hi'
lanciasse le tristi vicende e apprestasse i mezzi
di sussistenza ai nuovi venuti,
5. Chi bramasse di conoscere approsssimativa-
mente la popolazione indigena della Dalmazia colla
fine del 1860 dovrà fare il seguente calcolo
Popolazione effettiva. , , . . ab/ 427600
dedotti gli estranei alla provincia
in numero eguale a quelli del 1857 1857
Aggiunti gl'indigeni assenti fuori
della provincia in numero c, s, . ,
Più il contingente militare attivo
che in 8 anni diede 7615 uomini, e
detratti i morti, i hberati ecc. ecc.
vuoisi ridurre a circa .....
425743
12789
7000
Totale dei Dalmati . 445532
Avvi nel Nazionale del 25 la continuazione di
un articolo Sotto pretesto di progresso che segnala
dei gravi abusi economici nella picaola città di
R che si capisce voler dire Ragusa.
L' autore non dev' essere Dalmata ma sibbene
un uomo del gran mondo, perchè se Dalmata fosse,
parlando di cose provinciali, misurerebbe la gran-
dezza di Ragusa dalle altre città della Dalmazia
fra le quali è una delle principali per popolazione,
senza contare il resto. Ei dev' essere altresì un
gran credenzone a lasciarsi infinocchiare tante bugie.
Come vi potrebbero esser oggidì dei monopo-
listi in ogni ramo d'industria e specialmente nel
commercio delle farine ? Sarei ben curioso di sa-
perlo. So al contrario che in tutti i rami di com-
mercio a Ragusa regna un accanita concorrenza,
e che di farine vi sono depositi di Trieste, Fiume,
Strazig, Vienna, Lubiana, Ebenfurth in più mani,
senza contare le frequenti partite avventizie. È
tanta la concorrenza in questo ramo che i ven-
ditori vanno a cercare i compratori col cappello
in mano, e concedono tutte le possibili facilità di
prezzo e pagamento. Rari sono i casi che il de-
posito scarseggi. Con tutto ciò benissimo fece il
signor M a progettare 1' erezione di un piccolo
mulino a vapore a Gravosa, ed io gli auguro di
tutto cuore ottima riuscita. Io spero eh' esso non
si limiterà a macinare il grano altrui, ma vi as-
soderà la speculazione per conto proprio, ciocche
riescirebbe un vero bene al paese in generale e
al commercio in particolare, perchè richiamerebbe
una parte dei bastimenti diretti per il golfo e da-
rebbe occasi^^ a, una serie di più estesi afRìri.
S' egli abbia aspettato 45 giorni per ottenere
il permesio non lo so, nè so se si trattasse della
lioenza industriale o di quella costatazione tecnica
eh'è prescritta per le fabbriche soggette a peri-
coli d'incendio e dj^ esplosione ; so bene che la
perdita di £ 2000 che vuoisi avvenuta
per questa dilazione . grossa carota che non
passa per chiunque abbia..uh po' di pratica di affari.
Un' altra grossissimà carota sarebbe l'appoggio
che gli attuali venditori di carne godrebbero ad
esclusione dei forestieri. I genii di cui parla l'ar-
ticolo non potrebbero essere gli attuali ammini-
stratori del Comune; ma io so di certissima scienza
che la Comune si sbraccia continuamente per tro-
var nuovi concorrenti, e che il commercio delle
carni è liberissimo da 8 anni come lo è quello
del pesce, e come spero che fra poco lo sarà quello
del pane. Che la carne da febbraio a luglio scar-
seggi spesso, e sia di cattiva qualità, è conseguenza
inevitabile della posizione di Ragusa, è istoria vec-
chia di m@lti secoli, e àurerà finché l'Erzegovina
non abbia un buon governo che renda facile e
sicuro il commercio dèi bestiame. In questi tempi
poi di fiera e generale epizoozia Dio voglia che
la carne non manchi aff'atto !
Ho voluto rettificare queste inesattezze perchè
conosco perfettamente i fatti, e perch' esse ri-
cadono a discredito dell'Amministraziono comu-
nale di Ragusa, la quale tollererebbe che la po-
polazione venisse sacrificata a dei monopolisti, es-,
sendo dovere di ogni buon cittadino il difenderla
quando venga calunniata. E sottoscrivo questa ret-
tificazione perchè credo che quando si asseriscono
fatti, se ne debba assumere apertamente la re-
sponsabilità. Luiai SEERÀGLI.
(Nostre Corrispondenze).
Ragusa, 22 gennaio.
Da corrispondenze dell' Albania rilevasi che pure fra
Costantinopoli ed Antivari vi è un gran movimento de'pi-
roscafi e de'navigli a vela con a bordo della milizia turca
e delle vettovaglie. In parecchi punti di quella provincia si
sono formati straordinarii magazzinaggi e depositi per ri-
cevere le proviande; ed a quest' ora diconsi già approda-
tivi più, di sessanta bastimenti carichi a tale uopo. Si sup-
pone l'esistenza di un'armata considerevole e superiore
alla cifra di quaranta mila, riferita nel!' ultimo articolo 6
corrente. Una parte di questa occupa già le frontiere della
Grecia e del Monlenero.
Se non che, all'atto de'trasporti e trasbordi della sol-
datesca, ed in particolarità durante il viaggio, si è fatal-
mente sviluppato il tifo che cagiona molte vittime, non
risparmiati neppure alcuni dell'aquipaggio ; e se ne lamenta
qualcuna perfino fra 1'uffizialità al comando de'vapori.
Intanto, la strada militare è stata compiutamente con-
dotta al termine ; non così però i progettati Blokaus ; il
lavoro de' quali, se non sospeso affatto, come taluni riten-
gono, al certo assai lentamente prosegue.
Tutte le altre notizie che mano mano ci pervengono,
oppure si spargono forse per bizzarria, sono o molto in-
certe od al tutto inconcludenti.
In questo momento, ha approdato nel porto di Gravosa
il vapore - Omer pasrià, - reduce da Antivari, eh'è diretto
per Klek al fine d'imbarcare un corpo di tre cento qua-
ranta uomini Dicesi altresì, essere approntati colà altri due
mila per lo stesso oggetto.
Zara, 27 gennaio.
Ci gode r animo di poter annunziare il bell'ac-
coglimento che le musiche note onde il nostro e^
gregio concittadino sig. Giovanni Salghetti rivestì
la ballata, intitolata Elisa e il prigioniero^ trovano
dovunque quella è maestrevolmente interpretata da]
Mazzoleni ; avverandosi così i presagi che del SUQ
nobile ingegno ci accade più volte di fare.
La Fama n. 2, 13 gennaio 18G3, riporta dal
Diario della marina, giornale d' America :
"Ultimamente il Mazzoleni cantò al gran cM
liberale tedesco, ove c' imparadisò con una bal-
lata del titolo Eh sa e il prigioniero, che venne
accolta con entusiasmo, e della quale si volle il
bis. È lavoro veramente egregio del maestro Gio-
vanni Salghetti, che io amerei udire in tutte le
società, ove interpretato dalla voce e dall'arte,
stupende, del Mazzoleni,,.
Il Figaro n. 1, 1 e 3 genn. 1863 nei giornali
d'America :
"11 Mazzoleni è invitato a cantare in tutte le
società, e ultimamente in uno dei più eletti ciuf)
disse una ballata con cori Elisa ed il prigioniero
di Giovanni Salghetti, Dalmata, con esito straor-
dinario, in modo da doverle ripetere fra un su-
bisso di applausi. Questa ballata onora molto il
suo autore, perchè degna per l'ispirazione e la
scienza di un grande maestro,,.
Sien rese pubbliche grazie a questi distinti
compatrioti nostri, che il nome dalmato, già noto
ovunque sono in pregio gentilezza e coltura, fan
risuonare con tanto onore nelle più lontane regioni.
»•
Telegrammi.
Da Vienna 26 gennaio (mezzodì). Pietroburgo.
È scoppiata una sollevazione nel Regno di Polo-
nia. L'assalto dei ribelli, la notte dei 22 in Var-
savia ha separato le truppe accantonate, ed ha uc-
ciso singoli soldati. Distaccamenti di truppe po-
terono riunirsi e respingere i ribelli. La perdita
delle truppe ascende a 30 morti e 90 feriti. Fu
proclamato nel Regno lo stato d'assedio.
Vilna 23. La notte dai 22 ai 23, fu destinata
dal partito della rivoluzione qual notte di S. Bar-
tolomeo. — A mezzanotte in tutta la Provincia,
nello stesso momento, accadde l'assalto sui distac-
camenti delle truppe nelle città. I soldati sorpresi
in letto furono strozzati. GÌ' insorgenti incendia-
rono i villaggi vigorosamente difesi dai soldati ;
ma furono da per tutto con gravi perdite respinti.
— Fu proclamata la legge marziale. {O. D.)
Weimar 21 gennaio. Secondo la Gazzetta uf-
ficiosa di Weimar, il duca Ernesto avrebbe accet-
tato la corona greca a condizione di rimanere
reggente a Coburgo, e che la Baviera rinunzii ad
ogni pretenzione.
Cairo, 19 gennaio. Ieri ebbero luogo i fune-
rali di Said-pascià. Grande concorso di popolo. 1-
smail prese possesso della cittadella, e ricevette le
autorità. Adesione generale al nuovo governo.
Tutti i consoli e le autorità turche d'Alessandria
giunsero al Cairo, e furono ricevutr • immediata-
mente dal nuovo viceré.
N. 27. AVVISO. 3
Si porta a pubblica notizia che l'incanto i>er
la vendita dei fondi di fabbrica al giardino, o fu
piazzale Marmont, in Spalato, seguirà nei giorni 29,
30 e 31 gennaio 1863 con tutte le condizioni por-
tate dall'avviso d'asta 30 decembre 1862 n. 2713.
Chiunque desiderasse prendere ispezione dell'av-
viso d'asta, potrà farlo presso le principali Ammi-
nistrazioni Comunali della Provincia alle quali
viene contemporaneamente spedito.
I piani ed i disegni relativi sono ostensibili
presso lo scrivente nelle ore d'uffizio.
Dalla Congregazione Municipale
Spalato 15 gennaio 1863.
Pel sig. Podestà eccepitosi
L' Assessore
D.r P. ILLICE
V Assessore
D.r A. CINDEO.
Il Segretario
GIAXA.
Tipografia FratelM JìxnAUx, TISTGÉKZO DUPLAI^CICH Redattore responsabilt.
*Maccliiedo ripete, che in qiiell' epoca remota
le istituzioni autonome della Dalmazia erano di
gran lunga più avanzate che noi sieno oggitiì.
È posta a TOti là proposta che il sigillo e gli
stemmi abbiano a portare l'iscrizione nelle due
lingue. È accettata a maggioranza.
Passando al terzo punto, il presidente nota es-
sere già compreso nèl primo, onde rendersi inu-
tile nuova deliberazione. Consultata la camera, che
annuisce, si passa al quarto. Senonchè, riflettuto
che il rapporto della Giunta in proposito si basa
sopra una parola errata, il presidente crede che
la proposta debba essere rimandata alla Giunta
per nuovo esame e parere. La Dieta approva
ad unanimità.
Si discute il quinto punto, che domanda, abbia
ad essere obbligata la Giunta a scrivere alle au-
torità suboi-dinate, e ai privati, nella loro lingua.
La discussione confusa e intralciata, non giovando
a schiarire la questione, Paulinovich rettifica la sua
proposta nel senso, che le evasioni di esibiti di
autorità od individui, sieno redatti nella lingua in
cui sono scritti gli esibiti stessi.
' Il deputato Lapenna presenta l'emendamento :
"Che abbia ad essere libero alla Giunta di va-
lersi indistintamente scrivendo di ciascuna delle
due lingue."
Il deputato SerragU propone che la delibera-
zione sia differita a quando verrà discusso il re-
golamento interno della Giunta, nella quale occa-
sione la questione deve risorgere.
Posta a roti la proposta Serragli, è rigettata,
^emendamento Lapenna è accettato a maggioranza.
Sulla proposta che la cancelleria della Giunta
debba usare d'arabe le hngue, il presidente os-
serva non esistere cancelleria della Giunta, ma
giovarsi questa, secondo il bisogno, dell'opera di
persone salariate; domanda quindi al deputato Pau-
linovich, se intende ritirare la sua proposta. Pau-
linovich assente.
L' assessore della Giunta Bioni, legge il rap-
porto della medesima sopra i progetti sulle com-
petenze dei vaccinatori, e sulla franchigia doganale
di entrata per le coste dalmate. Propone, che sieno
passati, per lo studio relativo, al comitato finan-
ziario, al quale debba aggregarsi il deputalo Ser-
ragli, come quegh che è l'autore del progetto me-
desimo , e meglio eh' altri nessuno conosce la
materia.
Il deputato Salghetti propone che dovendosi ag-
•gregare altri al comitato, il numero debba es-
sere di due, per isfuggire il pericolo della parità
dei suffragi.
Il deputato Lapenna, dice essere libero ai co-
mitati, come è costumanza d'ogni parlamento,
di consultare quei deputati, il cui consiglio sem-
bri necessario od utile ; non essere perciò me-
stieri di procedere a nuova elezione.
' Il deputato Serragli dichiara non poter consen-
tire ad essere aggregato al comitato. Se si crede
di aumentare il comitato medesimo, megho è ag-
giungere due membri, ma doversi procedere a re-
golare elezione per ischede. Ogni altro modo è
contrario al regolamento, ed allo statuto.
Filippi propone U elezione di'.un SJIO jiiembro,
da farsi psr ischede. Le proposte Sorrag-li e Fi-
lippi sono entrambe rigettate a maggioranza.
Il presidente pone a voti la proposta della Giunta,
(esclusa 1' aggregazione al comitafo del Serragli)
che è accettata a maggioranza.
L' assessore Radman legge una mozione di al-
cuni membri affinchè sia fatta istanza al governo
che gli impieghi pubblici, e specialmente il posto
di consigliere di Luogotenenza che sta per rimanere
vacante, sieno conferiti a' Dalmati ; e, se è possi-
bile senza danno, quest' ultimo venga soppresso.
Legge pure un indirizzo, già presentato dalla Giunta
in questo senso a S. M.
La proposta posta a voti viene accettata.
Il presidente rende noto essere impossibile trat-
tare per ora sulla elezione del deputato di Cat-
tare, a cagione di proteste pervenute alla Giunta.
Si elegge il comitato delle petizioni, nelle per-
sone dei signori Maccliiedo Girolamo, Tripcovich,
Descovich, Alberti e Giorgi.
La seduta è chiusa alle ore 2 '/i.
"Hajde bratjo, hojd'junaci,
"Konjanici i presaci,
tradotto così bene in Italiano da un giovane poeta
dalmata di Spalato.
Ed eccomi a te, o figlio benemerito della mo-
nomaniaca famiglia degli Osmanli, o arcimaestosis-
simo Abdul Aziz, primo di questo nome. Il Gran
Signore ò un giovanotto a cui gira la mattana:
se gU salta il grillo impala mezzo impero ; ne bu-
sca come un ciuco da Mirko e da Luka Vuka-
lovich, e corre pancia a terra verso la banca-
rotta. A me lo avevano dipinto immacolato come
un iconoclasta e nemico giurato delle - donne In
generale e delle odahsche in particolare. Ma in
ima di quelle notti stellate e serene che si spec-
chiano soltanto nelle azzurre onde del Bosforo, il
sultano noiato de'suoi ministri che gli spol-
pano i felicissimi Stati — chiese un bicchiere di
acqua pura ad una odahsca più pura dell'^ acqua.
Egli fu subito servito da un eunuco che non em
Tornata 5 febbraio.
La seduta è aperta alle ore 9 a. m. sotto
la presidenza del Cavaliere Petrovich e alla pre-
senza del commissario imperiale Kutschig.
Letto il verbale della precedente seduta dal
segretario Ghiglianovich, il deputato Radman ret-
tifi^ca che l'indirizzo della Giunta a S. M. perchè gli
impieghi pubblici che rimangono vacanti, sieno da
ora innanzi conferiti a' Dalmati in confronto degli
stranieri, indicato nel protocollo come semplice
progetto, è atto realmente presentato, di cui si at-
tende P evasione. Il deputato Serragli desidera che
nel processo verbale sia fatto cenno, come nella mo-
zione medesima è manifestato puranco il desi-
derio che il posto eli consigliere di luogotenenza
ora vacante, dove sia possibile senza danno, a ri-
sparmio di spese e semplificazione di amministra-
zione, venga soppresso. Il presidente mette a voti
l'aggiunta richiesta, che è approvata a maggio-
ranza. Lapenna domanda che sia indicato il nome
del deputato Girolamo Macchiedo, che propose la
iscrizione del sigillo in latino, per non confonderlo
coli'altro deputato del medesimo cognome. Ghi-
gUanovich avverte il nome essere stato ommesso
per isbaglio nella lettura, ma trovarsi scritto nel
processo verbale. Il processo verbale è approvato
ad unanimità.
L' assessore Radman legge un lungo rapporto
sul budget provinciale, già presentato all' esa-
me del comitato relativo. Il deputato Klaich re-
latore del comitato legge poi il rapporto sul me-
desimo, nel quale il budget proposto dalla Giunta
è quasi in ogni parte approvato.
Lapenna considerando che il rapporto della Giun-
ta e del comitato, contiene una moltiphcità di og-
getti svariatissimi, e abbraccia non solamente l'am-
ministrazione dei fondi, ma comprende questioni di
pubblico interesse di ogni sorta, risguardanti, e
la educazione popolare, e la pubbhca istruzione,
e la diffusione della hngua, entrando perfino nel
punto insatìrito, come direbbe quella buon'anima
di Giuseppe Giusti. — Trovarsi solo, con una
bella donna . . . . mi capite neh? La notte,
l' aria fina, la noia, il cibuk ed altre cose più
palpitanti ancora, lo riamicarono al culto del sesso
avversario, e, nuovo Salomone, si richiamò d'in-
torno una falange di donne. Oh! felice Abdul-A-
ziz,, fatti onore:: spicciati a levarti dal mondo, e
i posteri ti chiameranno benemerito dell' umanità !
Ultimo a comparire è il fiero Scita. Alessandro
ricevette da suo padre Nicolò (il quale se ne andò
di là non si sa come, ma in buon punto), ricevette,
dico, un mosaico di popoli ed egli lavora a fon-
derli - con: uno zelo addirittura impagabile. Peccato
che-per troppo zelo ne mandi un gran numero
sulla forca e in Siberia. Ma dopo tutto ciò sa^
rebbe delitto asserire che Alessandro II. non sia
un principe meno feroce di suo padre. La botte
dà del vino eha ha., dice il proverbio: ora vor-
reste elie Jo Czar ci spillasse dàlia sua botte ai-
campo della politica; crede inopportuno " di pro-
cedere ad una deliberazione che sarebbe certo pre-
cipitata, poiché seguirebbe senza il necessario esa-
me e sufliciente cognizione di causa. Propone perciò
che ambi i rapporti vengano litografati, e comunicati
ai signori deputati, e la discussione venga portata
nuovamente all' ordine del giorno, in capo a otto
giorni, nel qual tempo ognuno avrà avuto agio di
esaminarli, e formarsene una opinione conscienziosa.
Il deputato Alberti appoggia la proposta La-
penna , tanto più che reputa inconsiderato il la-
mento della Giunta, dell' esserìe stato ritìntati i
sussidii dal fondo camerale; essendo dovere di
ogni saggia amministrazione di regolare le spese
sopra i fondi che possiede, e cercare risparmi dove
questi sieno scarsi: essere incauto ed inopportuno
fare assegnamento sopra fondi destinati ad altro
oggetto, che per nessun modo potrebbero venire
da questo distratti.
Il commissario imperiale sorge a dichiarare, es-
sere pure parere del governo, che i rapporti ven-
gano litografati, e la deliberazione segua dopo e-
same più accurato.
Il deputato Culissich domanda la parola in lin-
gua ilhrica, ma poiché il suo concetto non ò chia-
ramente compreso, ripiglia in itahano , e chiede
se veramente le istituzioni autonomiche della pro-
vincia e delle comuni, sieno una legge tradotta
nel fatto, o un' apparenza spoglia di realtà, dacché
egli vede il commissario imperiale pigliar parte
alla discussione, e intromettersi negh affari di spet-
tanza della Dieta.
Il commissario imperiale risponde, che per de-
liberazione di S. M. l'imperatore, del quale lo i-
stituzioni vigenti sono dono graziosissimo, il com-
missario imperiale aveva diritto di prendere la
parola, ogni qualvolta credesse opportuno.
Il Cuhssich dichiara sottommettersi alla volontà
sovrana.
Il presidente legge il relativo paragrafo dello
statuto.
Il deputato Filippi, non intendendo preocupare
la discussione sopra il rapporto della commissione,
che sta per essere aggiornata, pur crede dover
rettificare quelle espressioni del detto rapporto,
per le quali è fatto confronto tra l'amministra-
zione dell' ospitale di Ragusa e quelle degli al-
tri ospitah, favorevole alla prima. Dichiara egli
avere conscienziosamente, quale incaricato della
Giunta, dato le sue cure all'ospitale di Zara, non
avere risparmiato disagi, indagini, e sorveglianza.
Diverse però essere le condizioni dei varii istituti;
nelle spese, a cagion d'esempio, non doversi com-
misurare al numero degli ammalati, ma piiì vera-
mente alla durata del loro soggiorno nell' istituto.
Dove la Giunta potesse realmente contare, in o-
gni ospitale, sopra un controllore del merito, del-
l' assiduità, e dell' onestà del controllore dell' o-
spitale di Ragusa Gabrilovich, certo che ne a-
vrebbe dovunque risultati mighori.
Il presidente avverte che era appunto sua in-
tenzione di proporre che i rapporti della Giunta
e della commissione fossero litografati, e distri-
buiti ai deputati per matura riflessione, e quindi
tro liquido che non sia sangue? — Capirete che
in questo caso la vostra pretesa sarebbe ridicola
e strana! — Egli intanto fa le viste di liberare
i contadini, mettendo la museruola ai signori i
quali alla loro volta hanno la riprovevole libidine
di emanciparsi, come per loro disgrazia la hanno
anche gh infehci Polacchi; e generalmente tutti i
popoli che non discendono dalla obbrobriosa stirpe
di Cam .... Ma a che giova parlare dei Po-
lacchi, se mentre io scrivo la mitraglia spazza le
vie di Varsavia, e il superbo Autocrata riceve
r annunzio che 1' ordine fa ovunqae ristabilito^ .,.
Ho terminato di passare in rivista il mio aU
bum, ed ora non mi rimane a far altro, o lettori,
che a domandarvi scusa della mia prolissità. Ma
se fui lungo nello sfogliazzare questa galleria di
ritratti principeschi, gli è perchè . . . . perchè
ve ne ha di troppi! E. JA
bla diritto d'intervenire nelle consulte del comi-
tato, senza diritto di voto. L'emenda iapcnna è
accettata, l'emenda mppi- Jlìspinta, il paragrafo
modjJticato è . . . ^
M I ^ é (fe^« -eli« eoHiQMSsion'i, fatto
il MwtM-
nwk^i M ^^sštšine parola; rnvUermuo
il
MpmMn, ^i4i®tttito 4ie f ^iicMee mmmi^-
sioni è dato dalla Dieta che ne delibera, propone
si debba dire: "lo presenteranno alla Dieta a
mezzo del presidente«. Ghiglianovkh si unisce.
Kiaich sta per la Giunta, intendendosi da sè
che di ogni questione decide la Dieta ; ma die
ogni atto deVe ipreseatarsi al presidente.
Alberti nota che i casi di urgenza ponno na-
scere, in ogni materia, onde non vMia ragione di
imporre l'obbligo di occuparsene di preferenza alla
commissione delle petizioni e non alle altre.
Filipin risponde, la Giunta aver avuto in mira
i bisogni urgenti dei petenti privati^ e creduto
necessario di provvedervi ; esser poi chiaro, senza
bisogno di esprimerlo, che le questioni urgenti, in
generale, devono risolversi prinia.
Poste a voti 1' emende Lapema « Aiberii, sono
accettate a maggioranza; il paragrafo, -app'ovato.
II §. 28 è approvato senza di^cjissione. '
Si legge il, § 29 che suona: "La Giunta, e
le commissioni, hanno diritto di domandare per
mezzo del presidente della camera ai capi dei vari
dicasteri centrali, l'avviamento dei rilievi eventual-
mente necessari, di citare dei periti tecnici a con-
ferenze verbali, e di farli invitare a dare un pa-
rere scritto. „
Il commissm'io impenale osserva, che il diritto
da una parte, include necessariamente 1' obbligo
relativo dall'altra, € che con questo paragrafo
quindi si stabilirebbe l'obbligazione nel governo
di aderire ad ogni domanda. Il governo è certo
disposto a prestarsi volonteroso ad ogni rilievo o
schiarimento che occorra alla Giunta e alle com-
missioni; ma non può assentire ad assumere in-
torno a ciò obbligo alcuno; e se la Dieta inten-
desse veramente che ciò avesse ad essere, dovreb-
be ottenerlo per le forme costituzionali stabilite,
cioè, facendone una proposta di legge da sotto-
porsi alla sanzione sovrana. Opina perciò che il
paragrafo venga ommesso.
G/tiglianovkh osserva che nel § 36 del rego-
lamento provinciale, è già espresso il diritto della
Dieta di domandare schiarimenti, e quindi 1' ob-
bligo del governo di fornirli. Opina pertanto che
il paragrafo ma ommesso come superfluo.
Il presidente nota che quel diritto è attribuito
unicamente alla Dieta, a che il GkigUanomch sog-
giungendo, la medesima facoltà essere consentita
alla Giunta e alla commissione che la rappresenta,
il presidente lo fa accorto delle pericolose conse-
guenze che da questa massima ne verrebbero. Al
qual proposito dà comunicazione di un rescritto
della Luogotenenza del regno, pel quale è do-
mandato ^ che i commissari goveniativi possano
assistere alle radunanze della Giunta, e delle com-
missioni speciali, e della risposta negativa da lui
data. È. in questa posto in chiaro, come la commis-
sione (e la Giunta, nel medesimo ufficio) non a-
vendo voto deliberativo, ma essendo scelte dalla
Dieta per fardegH studi e dare un parere, il quale
potrebbe esser riehiesto anche ad un individuo;
la vigilanza, del commissario imperiiile, violereb-
be affatto la libertà delle deliberazioni, sarebbe
contraria alla dignità dei rappresentanti del paese,
senza che avesse scopo di utilità nessuno.
La lettTO -è ;seguita da unanimi e prolungati
applausi dei deputati.
Wglitinomeh trova in ciò maggior ragione di
^eludere il paragrafo, ed è sostenuto da Lapenna.
^ Pullieh propone che in luogo delle parole ah-
bìmw (lirilto di domami are, si ponga 1' altra
domanda. Il presidente avverte che, ad ogni mo-
do, il diritto di domandare è di tutti, uè può es-
sere negato alle Giunte, e che esso lascia intatto
quello del governo di non aderirvi. L' emenda Pul-
lieh posta a voti è respinta, il j)aragrafo adottato
nella sua integrità.
il I iloaddato, e si 3 il 31.
Mtiechie lo Gir. vuole ommesso il paragrafo, es-
sendo già comprese le sue disposizioni nel 17.
GliitMsm propone che un deputato assente ol-
tre il termine del permesso, sia invitato dal pre-
sidente a ritornare o giustificarsi entro o^tto giorni,
sotto coniminatoria della perdita del Riandato.
J^ajìeii'ia osserva che la facoltà di togliere il
mandato ad un deputato non istà nella Dieta.
Ohe si^atta sanzio^ne non potrebbe essere imposta
che da una legge. Consente egli nella necessità
di provvedere alle assenze volontarie dei deputati,
e del difetto, a questo riguardo, dello statuto; ma
niega di poter sopperirvi con una disposizione del
regolamento interno.
Kiaich persiste a credere die stia in facoltà
della Dieta di obbligare ogni deputato ad assistere
alle sedute in base dello statuto.
Il presidente propone che' la' mozione Gliubissa
sia adottata in principio, ma non abbia efficacia,
finché non se ne faccia una proposta di legge e
non ottenga la sanzione sovrana. Il paragrafo così
modificato è adottato a unanimità.
I paragrafi 32 e 33 sono ammessi ad unanimità.
Camera di Commercio ed industria.
Estratto del protocollo di sedata tenuta
il giorno 14 gennaio a. c. dalla Camera
di Commercio ed industria di Zara.
(Continuazione v. n. 6.)
Viene data lettura del seguente parere, emesso
dietro invito dell'eccelsa i. r. Luogotenenza dalmata,
sulla misura proposta dalla eccelsa i. r. Direzione
di finanza affine d' obbligare i commercianti a
far assaggiare il loro bottame secondo la misura
di Vienna.
La Camera onorata dell'invito 3 ottobre 1862
n. 17027-3343 di questa eccelsa i. r. Luogotenenza,
esterna, sulla misura tendente ad obbligare i com-
mercianti a far assaggiare il loro bottame, il se-
guente parere:
Ritenuto, che la disposizione invocata dalla lo-
cale eccelsa i. r. Direzione provinciale sia provocata
dagli inconvenienti che si verificano nella circo-
lazione interna dell' olio, vini e spiriti, e non nella
introduzione di questi liquidi in Dalmazia dalle
altre provincie dell'impero e dall'estero, o nella
loro estrazione per quei paesi, ne'quali casi, a suo
credere, la proposta misura non raggiungerebbe il
suo scopo, non esita la Camera a dichiarare che per
quanto potesse essere desiderabile, onde facilitare
le pratiche daziarie, che tutti i recipienti fossero
presentati alle dogane e ricevitorie marcati die-
tro regolare stazzatura, altrettanto una disposizione
che obbligasse a tale assaggio sotto comminatoria
che i recipienti non assaggiati verrebbero respinti,
pelle speciali condizioni di questa provincia, rie-
scirebbe sommamente vessatoria e pregiudizievole
al libero scambio di quei prodotti.
Ad evitare un sì grave danno in un giro tanto
generale di quei prodotti in provincia ; i direttori
dei navigli, od i proprietari, di tutte le comuni
di Zara, Zaravecchia, Nona Novegradi, Sale, Sel-
ice, Arbe, Pago, Obbrovazzo, e Bencovaz, sareb-
bero costretti di concorrere pella stazzatura delle
loro botti all'uffizio d'assaggio di Zara a cui sono
soggetti, con tanto e tale disagio e spesa da es-
sere pili facile rimaginarli Clie il descriverli; il
bottame che pel suo volume non potrebbe esser
trasportato da sì lontani luoghi unito, dovrebbe
disciogliersi per essere riunito poi pella veiifica-
zione, e disciolto di nuovo per ricondurlo nel pro-
prio luogo, ove dovrebbe nuovamente riunirsi per
essere adoperato, in tante sfasciature e fascia-
ture andrebbe soggetto a non piccoli guasti ed a
fallire nell' esatezza della marcatura, per una com-
pressione maggiore o minore de' cerchi e pelle
vicissitudini del viaggio; inoltre mancando del tutto
un luogo per eseguire la verificazione, dovrebbe
con non indifferente spesa essere eretto uno dalle
fondamenta, non potendosi le relative operazioni e-
seguire sempre all'aperto; la mano d'opera sì
scaj'sa in questo paese verrebbe ad incarire al-
l'eccesso pel servizio di tanto bottame, ed un au-
mento di personale di uffizio si renckrebbc indi-
spensabile, poiché gravissimo danno ne derive-
rebbe se, per difetto di questo, dovessero le parti
a lungo attciidere il disbrigo delle relative 1(h-o
operazioni.
Se in vista poi a tali gravissimi inconveniaatij
evitar si volessero tali penosi annuali pellef^ri-
nazioni ai p^opriotari del bottame, in altro modo
non si potrebbe cogliere l'intento che col tenere
in permanenza delle commissioni, perchè girassere
con tutti gli oggetti e modelli occorrenti nelle va-
rie comuni all'effetto di stazziare le botti; e si
disse in permenenza, poiché non sarebbero bene
ultimate le operazioni di un anno che dovrebbonsi
esse rinnovare peli' anno successivo, essendo le
nostre botti quasi tutte di legno dolce sogget e
assai più di quelle di legno duro, che ogni due
anni devonsi verificare, alle impressioni atmosfe-
riche ed agli effetti ed ingiurie del tempo, né po-
trebbonsi obbligare i proprietari a far acquisto di
botti di legno duro, non permettendolo le loro cir-
costanze, e perche si arrecherebbe iuolti-e non pic-
colo danno all'industria del paese.
Finalmente deperendo facilmente questo botta-
me e dovendosi d' urgenza sostituire del nuovo,
fino a che si arrivasse a stazziarlo e marcarlo,,
l'occasione sfuggirebbe alla vendita del prodotto,
venendo fatte le ordinazioni telegraficamente se-
condo i bisogni delle varie piazze.
Per quanto possa sembrare chiara e facile quella
disposizione, la pratica, che è la pietra del
paragone di tutte le leggi, ne scoprirebbe ben
presto gl'inconvenienti, i quali, avuto riguardo
alle speciali condizioni del paese ed alle attuali
esigenze del commercio, riescirebbero gravosissinii.
Ove esistono grandi stabilimenti, facili comu-
nicazioni, che si fanno vendite di bottame staz-
ziate e marcato, tutto riesce facile e possibile;
nelle nostre condizioni, nella nostra miseria, tutto
riesce difficile e spesso impossibile.
Visto quindi che il concorrere a Zara rovine-
rebbe i privati, ed il spedire le commissioni ro-
vinerebbe r erario ; senza danno delle popolazioni
e del commercio e senza pregiudizio dei diiitti
daziarli, crede la Camera che sarebbe opportuno
r adottare la misurazione che si usa in altri luo-
ghi, mediante il così detto piombino o cordicella,
con cui rilevate le dimensioni di qualunque reci-
piente, con un semplice calcolo al tavolo, si co-
nosce con precisione il contenuto dello stesso, sen-
za bisogno della sagoma, che non rileva mai con
precisione la quantità, specialmente colle forme del
bottame, che pelle esigenze del trasporto per mare
devonsi piegare a tutte le curve del bastimento,
e ciò ogni volta che non si dovesse usare del
peso e della misurazione ad emeri nello scarica-
mento di quei liquidi, per speciali circostanze.
Tale parere venne ad unanimità approvato dalla
Camera.
Data indi lettura della circolare 30 agosto 18C1
n. 729 dell'eccelso L R. Ministero del commer-
cio, con cui chiede il parere della Camera sulla
proposta di un' esposizione universale degli oggetti
d'industria e di economia rurale, da effettuarsi
a Vienna nel corso dell' anno 1865; il Presidente,
a senso della stessa, invita; i signori consiglieri a
dare il loro voto:
1." Sull'argomento in genere.
2.° Se 0 meno 1' anno 1865 sia da ritenersi
per opportuno allo scopo suaccennato.
3." Se e quali Stati esteri sieno da invitarsi a
prender parte all' esposizione in discorso.
Presa la parola il vice Presidente sig. Ernesto Pe-
itrcioli, osserva non poter in oggi piiì discutersi sul-
r utilità di taU esposizioni d0i30 gli splendidi risul-
tati che ne ritrassero i maggiori Stati che l'adot-
tarono; riflette eh' esse facilitano ed accrescono
in larghissime proporzioni lo scambio fra le na-
zioni, ed eccitano potentemente l'emulazione a
raggiungere nell'arti ed industrie quel perfezio-
namento cui relativamente a ciascuna è concesso ;
infine dichiara che l'Austria pella sua potenza e
pe'suoi mezzi non può rimanere addietro agli aU
tri .grandi Stati neppure in tale progresso.
Riguardo al tempo ritiene opportunissimo l'an^
no stabilito poiché lascia un termine conveniente
a prepararvisi, qu ilora però, come si leggeva in
R,-V.n v^^
Sinra 14 Feblbralo l§63t iiiiiio IV<
Voce
Prezzo đ'associa/Jone in valuta atislriaca per
Zara: per un anno fiorini 8: pei- sei iiie^i fioi'iiii -tj
per tre mesi fiorini 2. Pel rimanente lielia Provincia
a fuori: per un anno fiorini 9; per sei mesi fiorini 4
solili 50; per tre mesi fiorini 2:25. Per 1' estero, e
pei Lombardo Veneto gli stessi prezzi in argento, tran-
cile del porto-posta.
Giornale politico-letterario
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
I gruppi e le commissioni, franchi delle spese
postali, si dirigono in Zara a A incenzo Duplanc eh Re-
dattore della Voce Billmatira, e gli abbuonamenti, ai
ncgozii librarli dei sii^iiori fratelli Battara e Pietro
Abelicli. Uli avvisi di 8 linee costano ! fiorino, e ogni
linea di più soldi (3. i^a tassa di finanza resta a carico
del committente. Un numero separato costa soldi 10
Zan/^ 1 5 febbraio.
Poicliè il numero delle tornate della nostra
Dieta, e la qualità delle questioni discussevi, e
delle deliberazioni prese, bastano ormai a mostrare
chiaramente il suo colore politico, e quello de' vari
partiti che si agitano nel suo seno; noi crediamo
di poter senza taccia di temeritcà tifarne quei giu-
dizi, e quegli auguri sulla efficacia della opera sna,
che ci paiono più ragionevoli e probabili.
E prima osserveremo, che il ravvicinamento tra
i nazionali e gli autonomisti, di cui fu più volte
parola, non pare avere avuto quel pieno compi-
mento che era nei comuni dtsiderii, e ciò per ra-
gioni le quah noi ci faremo brevemente a di-^
scorrere. Primieramente, pare che sin dàrprinci-
pio nè gli uni, nò gli altri abbiano per l'appunto com-
preso ciò che intendevano fare, o meglio ,non hanno
sufficientemente considerato ciò che fare era pos-
sibile e conveniente. Credettero gli uni e gli altri,
0 si diedero scambievolmente ad intendere, di a-
vere a tentare una conciliazione, e di venire a
una transazione, o a un compromesso, per il quale
gli uni e gh altri dovessero linunciare a parte delle
proprii desiderii, e avesse a tracciarsi una linea di
condotta pohtica la quale potessero gli uni e gli
altri seguire invariabilmente, e i cui principii do-
vessero essere espressi in un programma immu-
tabile. Ora ciò non era nò da sperare nè da osare,
giacché in questione così chiaramente posta, e
lungamente a^gitata, e da ciascuno a proprio senno
risoluta; in questione importantissima il cui scio-
glimento nel fatto sarà di così grande importanza
per le sorti avvenire del nostro paese, non è a
credere che alcuno possa consentire a transigere;
onde r offerta scambievole di un componimento
definitivo, (che supponeva debolezza di fetle e incer-
tezza di principii), non sarebbe stato che una scam-
bievole offesa.
Ciò che era da tentare, e che noi abbiamo cre-
duto che solamente si volesse tentare, era il racche-
tamento delle passioni suscitate dalla contesa, le
quali non lasciano in essa contesa veder chia-
ramente le vere discrepanze e il loro limite, e le
faceva apparire maggiori e piìi numerose che per
avventura fossero; passioni che erano sprone a
una opposizione sistematica in ogni questione,
la quale sarebbe stata immancabilmente fune-
sta. Era da tentare di schiarire quaU erano i
punti su cui veramente le opinioni degli uni e
e degli altri erano radicalmente diverse, e quelli
in cui la diversità non era che apparente, per non
contendere all' aria e combattere contro mulini
a vento; era da accordarsi per tenere una eguale
condotta sulle altre questioni di patrio interesse,
di libertà e di umana dignità, sulle quali non po-
tevano non essere tutti concordi, se non forse per
puntiglio insensato e funesto.
Ora r avere pigliato errore su ciò fu ragione
prima, che le trattative incominciate non avessero
nè compimento nè seguito, e niun partito defini-
tivo si prendesse. La commissione dei tre deputati
eletta a tracciare il programma, si trovò sulle pri-
me così discorde, da non poter sperare di riuscire
ad adempiere il suo incarico. Prima proposta del
partito annessionista fu di dichiarare la naziona-
lità slava della Dalmazia. Ora in siffatta dichia-
razione mi già compreso lo scioghmento di tutta
la questue (che pur s' era fermato di lasciar da
banda), in senso annessionista. Il principio della
nazionaHlà non può avere applicazione pratica
che neir unione piìi o meno prossima territoriale
a'paesi slavi, e per noi, alla Croazia; dacché la
lingua niun contende di usarne a chi la sa e può
farlo, niun niega concorrere a procurarne con ogni
mezzo la diffusione e l'uso tra coloro che non la
sanno; ma niun però può negare che tutte le città
nostre, e tutta la parte colta del popolo nostro,
appartenga, non foss' altra per lingua ed educa-
zione e costume alla stirpe italiana, e che perciò
non si possa costringei la a denominarsi tii nazione
diversa. Seconda pro'po^t^ fa 1' uso della lingua
slava consentito in due materie d'insegnamento.
Ma se gli' é vero che si niega l'insegnamento in
slavo, perchè non civSb-no maestri che lo sappiano,
a ciò sufficientemente uu tanciulli che studiano,
che non abbiano pèr-hn^aa materna l'italiano,
e perchè la lingua e letteratura slava non sono
ancora atte a fornire ammaestramento bastante;
questa ragione non è raéno vahda per due od una
materia, che noi sia per le altre, nè v'è nessun
motivo di consentire che l'istruzione sia monca
e imperfetta in materia nessuna. Terza proposta
era la riforma della legge elettorale in senso demo •
cratico, cioè a dire il disegno che la parte ignorante
e misera e slava del popolo soverchiasse la pos-
sidente, la colta e la itaUana, e avendo risolutiva
deliberazione nelle cose del paese lo retrospinges-
se a condizioni peggiori delle presenti.
Questa medesima ragione, che arrestò 1' opera
della commissione pel programma, fu quella che
influì potentemente, anzi unicamente, perchè le vo-
tazioni dei deputati nella Dieta riuscissero diverse
dai desideri! degli annessionisti, e in apparenza
contrarie all' accordo che era stato fermato. Le
proposte Pauhnovich, prima d' ogni cosa, furono
presentate inaspettatamente senza essere comuni-
cate agli autonomisti, senza che sia stato loro fatto
agio di esaminarle, e se ne avesse ottenuta di-
chiarazione di adesione; erano poi di tal tenore
da trovarsi in diretta opposizione a quei principii
di pareggiamento tra le due lingue che si pro-
clamavano ; contraddicevano a quella verità ricono-
sciuta della impossibih à di valersi in ogni cosa
subito della lingua slava pochissimo nota. Per esse
si esigeva la traduzione in islavo di tutti i progetti
di legge che la presidenza distribuisce a'deputati,
(opuscoli talora di grossa mole) che avrebbe por-
tato una spesa incomportabile alle misere condizioni
nostre economiche, e che non sarebbe stata di uso
nessuno, dovendo quelli servire esclusivamente pei
deputati che conoscono l'itahano, e ignorano quasi
affatto lo slavo. Per esse, si imponeva alla Giunta
r obbligo di rispondere in slavo agli scritti che le
fossero diretti in questa lingua, sia dalle autorità
subordinate, sia da privati; per esse si chiedeva
che la cancellaria della Giunta usasse dello slavo
a voce e in iscritto. Conseguenza di queste de-
liberazioni sarebbe stato F obbhgare i membri
della Giunta e della cancelleria a deporre il loro
ufficio, il hmitaVe le scelte a posti di grande im-
portanza per la provincia a un piccolo numero
di deputati che conoscono la hngua, e che per
avventura potrebbero non sempre possedere le altre
attitudini necessarie a ben sostenerlo; ed escludere
da essi la grande maggioranza degli uomini colti
del paese ; in una parola, sarebbe stato introdur-
re a un subito ne' più importanti uffici pubblici,
queir uso della lingua slava prima riconosciuto
prematuro.
Ora a siffatte proposte era impossibile che gli
autonomisti assentissero. Siffatte proposte cade-
vano appunto su quei punti di discrepanza, sui
quali non era saggezza neppure tentare di inten-
dersi, e parevano richieste più per puntigho di
partito, che a scopo di reale utilità. Siffatte pro-
poste tendevano al completo trionfo dei principii
politici dagli autonomisti avversati, tendevano a
trasmutare, con conati impossenti per la finale
riuscita, ma funesti per le prossime conseguenze,
in slava la parte della popolazione dalmata di
lingua e coltura italiana.
Nè queste sole furono le conseguenze dell' aver
voluto tentare una completa conciliazione ; ma fu
effetto più grave il non aver potuto rannodare al
nuovo partito liberale gran parte della maggio-
ranza antica. Nacque ne' più liberali deputati il so-
spetto dell' esser tratti a soverchia condiscendenza
verso gli annessionisti, con colpevole rinunzia ai
principii professati, vigliacca diserzione dalla causa
abbracciata, e forse con pericolo di danno imminente
da procurare alla patria. Indi il lamento dell'es-
sere stati esclusi dagli amichevoh concerti presi
e quasi riputati di men larghe e libere opinioni;
indi il tenersi stretti a quello che più propria-
mente poteva chiamarsi partito del governo.
E qui ci sentiamo in clebito di ric^ noi
pure, di non trčmre sempre iiji più d^^^
dj^ parte autonoinà q'àelhi franchezza di procedere,
quer coraggio della propria opMoiie, quella co-
sciehH dePp^^ diritto, e quella costanza
di propositi che distingue gli annessionisti. La
tiraFda educazione e la lunga sommessione, e l'ob-
blio di sé, che genera necessariamente l'assolu-
tismo, paiono non avere ancora cessata sugh ani-
mi nostri la loro triste influenza. La credenza che
dagli altri dobbiamo attendere ogni cosa, e che
nulla possiamo da per noi, fa sì che in nuli' altro
si creda il senno riposto, che nell'accogliere a bocca
baciata l'altrui volontà ; che nè per noi nò per
il paese nostro sappiamo fare di meglio che evi-
tare i pericoli, e sfuggire il peggio; nè mai osia-
mo imporci sagrifici o alcuna cosa arrischiare per
conquistare il meglio.
Tuttavia non si può dire che finora le riso-
uzioni .della Dieta sieno state tali da ledere
0 menomare i diritti del paese, o contrarie a di-
gnità 0 dannose alla patria. Spesso a rincontro
l'abbiamo veduta con rara concordia prendere
deliberazioni di carattere incontrastabilmente li-
berale, e opporsi con rara energia alle immoderate
esigenze del governo. Di ciò abbiamo un esempio
nelle bella risposta data alla Luogotenenza dal
presidente, per la quale, con ragionamento invin-
cibile e con forza dignitosa, fu respinta la propo-
sta dell' ammettere commissari imperiali alle se-
dute delle coinuiissioni speciali elette per lo stu-
dio de'progetti di legge, e della Giunta provin-
ciale, e negli applausi unanimi con cui ne venne
accolta la lettura; di ciò una prova nella confer-
ma nella sua integrità del paragrafo del regola-
mento interno che dà il diritto alle commissioni e
alle Giunte di domandare schiarimenti dai mini-
stri del potere esecutivo ad ogni bisogno, dirit-
to che stranamente il commissario imperiale ci
voleva contendere..
Se non che, non è a dissimulare che nessuna
discussione di legge importante fu mossa ancora
air ardine del giorno; che quella sulle comuni si
sta penosamenté esaminando dal comitato, e che
battimenti, c le misure prese dal gabinetto prus-
siano tendono a dare ai fatti di Polonia iin ca-
rattere europeo, che la Francia e l'Inghilterra
possono agevolmente fiir constatare. Finché V a-
reopago delle cinque potenze si vuol ritenere dit-
tatore in Europa, bisogna pure che ciascuna di
quelle potenze subisca, nei casi speciali, quel di-
ritto di controllo che tutte insieme hanno stabi-
lito e riconosciuto.
Ora una rivoluzione in Polonia non può, senza
assurdo, considerarsi come un avvenimento interno
di amministrazione russa o prussiana. V è racchiuso
tutto un periodo di storia, tutto un sistema di
equilibrio europeo; giacché pare che le generose
schiere degl' insorti abbiano oggi raccolta intera
r eredità di Kosciusko, e che il loro concetto sul-
r avvenire della Polonia siasi inspirato a quei versi
dei nostro sommo concittadino:
0 risorta per voi la vedremo,
Al convito dei popoli assisa,
0 pili serva, più vii, più derisa
Sotto r orrida verga starà.
Dio faccia che la prima, e non la seconda ipotesi,
«ia destinata a coronare così magnanimi sforzi.
(Rersev).
Onorevolissimo sig. Kedattore!
L'insegnare una qualche materia fra le pre-
scritte nelle scuole superiori alle elementari in
una lingua viva del paese, che non sia lingua di
insegnamento nelle scuole stesse, siccome da un
lato esclude affatto il mutamento e la sostituzione
di questa ultima, così dall'altro inchiude da se
l'unico mezzo si razionale che pratico di procu-
rare alla prima un naturale campo di vivo eser-
cizio, senza cui non n' è possibile nè lo svolgi-
mento voluto nè il sodo appropriamento. Perciò
io nel dichiarare, che la lingua italiana, una delle
due lingue del nostro paese, debba presso noi
nelle scuole suddette continuare ad essere la lin-
gua d'insegnamento, e che la sostituzione a lei
della lingua materna, la slava, riuscirebbe ora di
dq,nno all' istruzione non meno che all' educazione
nostra, non ho nè voluto nè potuto affermar altro,
se non quello che, reclamato dalle più ovvie mas-
sime pedagogiche, viene anche consentito dalle po-
sitive leggi attuah ; che cioè restando pur la lin-
gua italiana qual lingua d'insegnamento, venga in
pari tempo alla slava aperto, per l'ulteriore di
lei coltura e perfezionamento presso di noi, quel-
li arringo che gli autonomisti stessi hanno procla-
mato e proclamano di volerle risolutamente aprire
a prò dell' intero popolo dalmata. Sicché siffatta
affermazione, non esponendo a dubbio alcuno l'i-
doneità in se della lingua nostra materna all'in-
segnamento, constata unicamente il fatto delle pre-
senti di lei condizioni in Dalmazia, ove pur troppo
e per troppe ragioni esse tuttora non hanno rag-
giunto quel grado, che alla lingua per tutti 1 ri-
guardi sarebbe dovuto e che d' altronde indispen-
sabilmente si richiederebbe a fine di adoperarla
come precipuo mezzo ed istromento onninamente
adatto alla complessiva nostra educazione.
Con questi cenni, esprimenti pienamente le re-
lative mie convinzioni, testificate dall'intera mia
attività e pubblica e privata e rassodate da una
costante esperienza, io non intendo se non com-
pletare ciò che Ella ha pubblicato a mio riguardo
nel primo Zara del n.r 15 della Voce Dalmaticn,
dandone 1' autentica interpretazione nel senso sue-
sposto, il quale solo, come Ella vede, senza ansa
ad equivoci di sorta, corrisponde tanto alla inte-
rezza del quadro da Lei sbozzato sull' occasionale
colloquio avuto in proposito , quanto al supremo
scopo, cui tutti ed autonomi e nazionali tendiamo,
idi provvedere il più ed il meglio che è possibile,
con vicendevole moderazione, armonia, e concordia,
alle moltipUci angustie della patria comune.
Nel pregaria, chiarissimo signor Redattore, che
a sì prezioso intento si compiaccia di far luogo
a queste poche hnee nel prossimo n.r della Voce
da Lei redatta, mi onoro di protestarle la mia
stima e servitù.
Zara, 22 febbrM^
(Nostra Corrispondenza).
fiagiisa.) 1 9 febbraio.
Le notizie pervenuteci oggi da Autivari riferi-
scono, restare quelle sì fatte campane ancora gia-
centi alla riva, dappoiché il governo ottomano non
ne permette l'estradazione, niulgrado gli insistenti
uffizi del cancelliere del Coasolato russo di Scu-
tari appositamente a tale effetto spedito sopraluogo.
11 piroscafo turco — lunna Danubio — vi giunse
da Costantinopoli per proseguire alla volta di Klek.
Colà imbarcherà Abdì pascià, destinato per lan-
nina, d'onde nasce il distacco di Abdul Sccmin,
attuale pascià di fannina per essere trasportato
a Scutari. Lidi prenderà a bordo Dervisc pascià
per portarlo a Costantinopoli, non avendo potuto
per alcune circostanze aver luogo la sua partenza
prima d'ora.
Nel rimaiente, vi regna in quella provincia grande
incertezza per essere tutto e tutti iu ansiosa a-
spettazione.
Notizie politiche.
AUSTRIA.
Vienna 17 febbraio. La Corrispondenza fjcne-
nerad smentisce la notizia sulle violenze che sa-
rebbero state commesse recentemente dai monte-
negrini.
Il deputato Smolka in un suo appello agli stu-
denti li sconsiglia dal prender parte all'insurre-
zione polacca.
Vienna 20 febbraio. Vuoisi che i governi d'In-
ghilterra e Francia abbiano disapprovato la con-
venzione russo-prussiana.
Si conferma la notizia che i russi, presa la
città di Miechow, la incendiarono, commettendovi
inauditi atti di barbarie e non rispettando nem-
meno gli ospitali.
A Cracovia vi ha una quantità di fuggitivi.
Gl' insorgenti hanno preso Konin.
•— Leggiamo nel Tempo :
Trieste 20 febbraio. -— Dai giornali di Vienna
toghamo questi avvisi elettrici sulle faccende di
Polonia:
Cracovia 18 febbraio. Dicesi che gl'insorgenti
siano stati battuti con grande perdita presso Mie-
chow che fu incendiato.
Oggi notte, degli insorgenti sono entrati a Czer-
na (territorio austriaco). Vi furono spinti proba-
bilmente dai russi. I fuggitivi non fanno resistenza.
Lo Czas d'oggi reca: Mentre i russi forti di
4000 uomini muovevano in tre colonne verso Oj-
kow, gli insorgenti se ne allontanavano in marcie
forzate e dirigevansi sopra Miechow dov'era ri-
masta una guarnigione di 800 russi. Gli insor-
genti attaccarono Miechow ieri mattina, ma ne
furono respinti.
Lo Czas dice correr voce a Sandomier, che
Langiewicz abbia battuto i russi impadronendosi
di due cannoni.
Altra dell' 18. Miechow fu ieri attaccato dagli
insorgenti. I russi coi loro cannoni fecero grande
strage fra gli insorgenti, i quali ebbero 200 morti
e quasi altrettanti feriti. Oggi mattina sono arri-
vati a Cracovia molti feriti che furono ricoverati
negli ospitali.
Leopoli 18 febbraio. Notizie da Tarnow annun-
ziano che Langievicz con 3500 uomini si è riti-
rato da Staszow verso Stobnica. Della sua truppa
500 uomini sono armati di fucile, circa 1000 di
falci e gli altri di randelli. Dicesi che a forza di
strapazzi sono quasi inabih a combattere. Scri-
vono da Przemysl che gli insorgenti di Zwierzj--
niec si vanno disperdendo nei dintorni di Kamien-
ka e Kziespol. Molte famiglie che si erano rifug-
gite in Galizia, ritornano in Polonia.
Varsasia 17 febbraio. Gl'insorgenti di Lan-
giewicz sono stati dispersi. Ne sono caduti 100,
e si sono loro presi 11 carri e 3 cannoni di le-
gno. Presso Mlawa fu distrutta una banda d'in-
sorgenti.
Berlino 17 febbraio. La Kreuzzlg scrive: Wiè-
lopolski teme sempre qualche attentato e non e-
sce che in una .carrozza ferrata e circondata da
gendarmi. Quando è invitato a banchetto fa visi-
tare ed occupare da soldati la casa degli invi-
tati. Questi provvedimenti inconìinciano a susci-
tare dei sospetti ; credt'^i che la faccenda dell'av-
velenameiito sia stata inventata, e- che il mar-
chese voglia circondarsi di quest'al^rcola etl appa-
rire acerrimo nemico delia rivolu/^ioiie per distrug-
gere i sospetti che mettono radice anche a corte.
La diflidcnza verso Wielopoiski è generale in
tutta l'armata russa di Polonia.
Altra del 18. Nell'odierna seduta della camera
dei deputati, i sig. Carlòwitz e Schulze doman-
darono se il governo ha conchiuso colla Russia
Una convenzione concernente il concorso della
Prussia nella repressione dell' insurrezinne polac-
ca, e nel caso affermativo quale ne sia il conte-
nuto. Il sig. de Bismak ricusò semplicemente di
rispondere. Successe una discussione e Bismark
dichiarò che il governo seguiva una politica prus-
siana e non russa, che le altre potenze non fe-
cero obiezioni di sorte, e che i dispacci accen-
nati dallo Czas sono apocrifi.
Le frazioni liberah propongono questa risolu-
zione. L'interesse della Prussia esige che non si
favorisca alcuna delle due parti, e non si deve
per conseguenza permettere a nessuna di esse di
entrare armata su territorio prussiano.
ITALIA.
Roma 16. — Ieri mattina un fuoco improvvisa
distrusse interamente il teatro Alibert, di proprietà
del principe Torlonia. Ignorasi la causa dell'ini'
cendio.
— Scrivono alla Perseveranza da Torino^ in
data 17 febbraio.
Nella riunione che in favore dei Polacchi vi
ebbe luogo domenica, l'iniziativa popolare dall'una
parte e l'autorità dall'altra fecero appunto quel
tanto di via che a ciascuna spetta 1'una dicontro
all'altra. Il partito di sinistra, il partito che ama
parere il più acceso propugnatore dei diritti dei
cittadini ed il patrono della rivoluzione italiana,
s' ebbe quel tanto di libertà che non gli si po-
trebbe negare senza violazione dello Statuto. La
autorità intervenne a tempo ; impedì 1' abuso : non
tolse r uso. Sinché si discorre di simpatia ài Po-
lacchi e del diritto di riunione, sta bene; e non
vi s'ebbe a ridire. Il commissario di polizia vi
guardava, senza far il viso dell' arme. Ma quando
il presidente De Boni invitò gli astanti a contri-
buire denaro in aiuto dell' insurrezione, il commis-
sario gli si fece avanti, e disse a lui e agh a-
stanti, che cotesto era un intervenire in una
guerra tra un popolo ed una potenza forestiera,
e ciò non apparteneva che al Governo. Perciò, se
ne fossero iti a casa, giacché dall' uso del diritto
eran trapassati nelF abuso. E tutti se l'ebbero
per detto e se n' andarono a casa : il presidente
per il primo. Ebbene, che cosa volete? A me
par bene che il Governo abbia acquistato tanta
coscienza della libertà pubbhca e della forza propria
da non trepidare avanti a ogni esercizio di diritti
che lo Statuto guarentisce ; come d' altra parte, è
di grandissimo conforto il vedere che nei citta-
dini il sentimento della legge é progredito tanto,
da bastare a persuaderii del dover loro l'autorità
di chi parla il suo nome, senza bisogno di sol-
dato 0 di guardie nazionali, senza bisogno di nes-
suno di quegli argomenti che servono a provare
che il Governo, se non è sentito colle buone, si
sa ben far sentire colle tristi. A pensare che in
due anni e in mezzo a difficoltà tante e così com-
plicate, nè tutte per colpa nostra, le popolazioni
italiane sono giunte a una pratica di libertà, e
ad un rispetto della legge, a cui le francesi haimo
mostrato così poco di potere e saper giungere,
che ora l'Imperato^ glielo dice sul viso e non se
ne adontano!
Del resto, quanto sia poco la spinta del par-
tito rivoluzionario, vi basti a persuadervene il ve-
dere, che di queste riunioni il partito esti^mo non
è riuscito a farsene che una sola in Genova. Ndle
altre città tutte d'Italia i prefetti hanno natural-
mente avuto gii stessissimi ordini che quello di
Genova. Mail Ministero dell'interno non s'aspetta,
nè ha altr-a-rispo&ta se non questa sola: Di riu-
nioni popolari ^e-^l volessero fare, avete be ) '
quelli di Tomaszow lo furono pochi giorni or sono. In-
tanto gii ordini i piii severi vengono emanali d:il gene-
rale Korf. Il C:as giunto quesl' o^gi riprmluce il testo
dell' ultimo editto che minaccia della pena ca[)it:de tutti
i possessori d' armi e quelli che detengono un opuscolu
«d un giornale proibito. 11 terrore è tale nella povera Var-
savia die chi può si rifuggia nei boschi o nel campo de-
gl' insorgenti. iJio voglia die il soccorso della di(i!oiriazia
non sia pegl'infelici Polacchi il soccorso di Pisa!
U viaiTgio di S. M. pella provincia dalmata pare stabi-
lito pegl'ultimi giorni di marzo. Al suo ritorno S i\I. an-
drà a villeggiare nel castello di Laxenburgo.
Notizie politiclie.
AUSTRIA.
—- Leggiamo nel Tempo, Trieste 22 febbraio.
Riproduciamo dai giornali viennesi questi tele-
grammi sulle faccende di Polonia:
Leopoli, 19 febbraio. Un telegramma odierno
da Tarnow annuncia che Langiewics si trova an-
cora presso Staszow e che lo scontro del 17 non
fu decisivo.
Cracovia, 20 febbraio. Lo Czas reca da Stas-
zow in data 17: I russi avvicinatisi a Staszow
tentarono un assalto, ma ne furono respinti con
ima perdita di 30 morti e 60 feriti, e si ritira-
rono verso Stobnica. (Si ricorderanno i nostri let-
tori che un telegramma da Varsavia annunziava
la disfatta completa del corpo di Langievtcz. Red.)
A Szezakowa si udivano dei tiri nella direzione
di Maczki. Dei feriti quivi trasportati otto ne
sono già morti. Si confermano le crudeltà com-
messe dai russi sui prigionieri e sui feriti rimasti
ad Ojcow.
ITALIA.
Napoli 19 febbraio. Stanotte, il principe Alfredo,
quantunque ammalato di febbre mahgna, partiva
per Malta a bordo del San Giorgio.
Napoli, 20 febbi\aio. Anche ieri sera, pochi stu-
denti, seguiti da un centinaio di popolani, percor-
sero la via Toledo, gridando: Vica la Polonia.
Si dispersero tosto, senza intervento dell'autorità.
Mašina, 20 febbraio. Il municipio di Caltagi-
rone votò lire 5000 a favore dei danneggiati del
brigantaggio.
Firenze, 22 febbraio. Il Meeting tenutosi oggi
fu numeroso. Dopo i discorsi di varii oratori in
favore della Polonia, si è sciolto pacificamente.
Ordine perfetto dal principio alla fine.
Torino, 22 febbraio {sera). La Commissione sul
progetto di legge ^el prestito, ha nominato a re-
latore il signor Broglio. Credesi che domani sarà
presentata la relazione.
— Scrivono alla Perseveranza da Torino in
data 20 febbraio:
Voi saprete, meglio di me, che a Milano si
prepara, per domenica, una riunione per la Po-
lonia ; vi aggiungo che se ne prepara un' altra
per il giorno stesso in Firenze. Se non isbaglio,
il Governo, ha fermo il suo pensiero, così rispetto
a queste come rispetto ad ogni alti^a. Sinché si
tratta di espressioni di simpatia alla Polonia, non
vieta, e davvero non potrebbe e non deve vietare.
Ma quando si tratti di aiutare con mezzi mate-
riali l'insurrezione polacca e di compromettere
quindi, molto vanamente, la politica estera dello
Stato, allora impedirà e farà sciogliere le riunio-
ni, ed è autorizzato a farlo dall'articolo 174 del
Codice penale, come dall' articolo 42 dello Statuto.
Bisogna trovare un limite alle licenze, tra chi di
sotto si muove, e chi guarda chi tutela di so-
pra ; e il limite che il Groverno ha messo, pare a
me che sia il giusto.
La Stampa dice che si osserva da qualche tem-
po che gh emigrati romani appartenenti al par-
tito d'azione sono lasciati rientrare nel territorio
del Pontefice con tanta facilità con quanto rigore
sono respinti quelli appartenenti al partito libe-
rale e moderato. Mie particolari informazioni mi
inducono a credere fondatissimo ciò che quel gior-
nale asserisce. E v' ha, certo, del probabile. Il
Governo pontificio ha creduto sempre, non v' esse-
re per esso altra speranza di rifarsi che il pe-
scare nel torbido. Perciò tiene Francesco IL a
Roma; è il simbolo, il segno, la causa del tor-
bido nelle provincie napolitane. Se potesse far na-
scere un tafteriiglio in Roma, e costringere i Fran-
cesi a reprimerlo nel sangue, gli parrebbe aver
acquistato molto, aver alzato tra gi'Italiani e i
Francesi una barriera, sulla quale si potrebbe a-
dagiare esso e mettersi a sedere molto comoda-
mente. Le ubbie del partito .d'azione si conven-
gono in,questo cogli interessi, del partito cleri-
cale. Perciò, gli adepti del primo entrano così la-
cilmente in Roma, e gli adepti del secondo la-
sciano così facilmente entrare. Ci è un tornaconto
dalle due parti ; ma è evidente che da una delle
due parti il conto risulterà sbagliato.
GER:MANIA.
Bprlino, 21 febbraio. La camera dei deputati
incaricò una commissione d'esaminar? una mo-
zione relativa alla Polonia. Nessun ministro o com-
missario governativo recossi a dare spiegazioni alla
commissione. Questo fatto venne notato nel pro-
cesso verbale. Una proposta della commissione fu
accettata all' unanimità, meno tre voti. Gli stessi
commissari dissidenti, pronunciaronsi contro ogni
cooperazione della Prussia colla Russia.
— Dispacci russi dicono che gP insorti sono
stati battuti in diversi punti.
Berlino, 22 febbraio. Diversi giornali annun-
ziano che la città di Dobrozion, situata alla fron-
tiera, è stata occupata, durante otto ore della
notte del mercoledì al giovedì, dalle truppe prus-
siane, essendosi sparsa la voce che dovesse arri-
varvi un corpo d'insorti.
— Ecco testualmente la risposta data dal mi-
nistro Birmack alla interpellanza fattagli nella se-
duta dei 16 dai deputati polacchi, e che riassu-
mevasi in queste due domande : 1. Il ducato di
Posen trovasi in tali circostanze eccezionali, che
reclamino un'amministrazione mezzo militare e
mezzo civile? 2. Approva il ministro la forma e
il tenore del proclama del 1. febbraio?
Il ministro lesse la sua risposta, data in nome
del Governo, e che è la seguente:
Il Governo del re risponde all' interpellanza col
negare la prima domanda e Jafìermare la seconda.
Esso approva il proclama del 1. febbraio nella
sua forma e nel suo tenore. Coghe nello stesso
tempo questa occasione per chiarirsi pubblica-
mente sul suo atteggiamento riguardo alla rivo-
luzione teste scoppiata in Polonia. Questa insur-
rezione prese in alcune parti importanti di quel
regno, e specialmente in quelle che son poste lun-
go i confini prussiani, uno sviluppo, la cui impor-
tanza s' allarga al di là del territorio russo.
Lo scopo non contestato del movimento è il
ristabilimento di uno Stato polacco indipendente
e d'una estensione, che si avvicini quanto è pos-
sibile agli antichi confini della Polonia. Qualora
questo stesso scopo non confermasse necessaria-
mente la tendenza di estendersi a una parte del
territorio prussiano, il Governo del re avrebbe
tuttavia il diritto e il dovere di considerare fino
a qiial punto il tentativo di rovesciare il diritto
pubbhco esistente secondo i trattati in uno Stato
vicino può reagire sui nostri poprii interessi po-
litici, e ciò che sia da farsi per metterli in sicuro.
Se un tale esame deve condurre senza alcun
dubbio alla convinzione, che T effettuazione degU
scopi, a cui mira l'insurrezione, comprometterebbe
gravemente, se non lo stato territoriale della Prus-
sia, per lo meno i suoi interessi e la sua sicu-
rezza, ne consegue contemporaneamente, che il
Governo ha il dovere di opporsi a questo movi-
mento, senza aspettare ch'esso forse acquisti in-
cremento, e che per respingerlo esso sia obbli-
gato a maggiori sacrificii.
Il Governo deve prevedere che l'insurrezione
polacca, per ora diretta soltanto contro il Go-
verno russo, qualora anche non rimanga definiti-
vamente vittoriosa, eserciterà pel tempo della sua
durata un' influenza sugP interessi prussiani, la
quale tanto sarà pii^i pregiudicevole, quanto la si-
tuazione eccezionale del paese vicino durerà più
lungamente. Noi abbiamo informazioni ufficiali su-
gli sforzi che si fanno per preparare l'insurre-
zioiie anche sul territorio prussiano, per modo
eh' essa possa scoppiare al momento opportuno.
Senza dubbio il Governo credesi sicuro della
fedeltà e dei sentimenti legali della grande mag-
gioranza dei sudditi, anche polacchi, di S.-M. Ma
anche nel regno di Polonia V insurrezione non
trovò che radamente un appoggio volontario nelle
popolazioni rurali e di città.
•Intorno al nucleo formato dagli emissarii stra-
nieri e dagli emigrati reduci in patria s' è ran-
nodata, col concorso di una parte del clero, la
piccola nobiltà co'suoi servitori e operai, e que-
sti elementi furono abbastanza possenti per get-
tare estesi territori nell'anarchia, che espone a
tutte le violenze la vita e le proprietà delle p«-
polazioni e con minaccie obbliga pacifici cittadini
a servire l'insurrezione
Quand' anche una tale situazione non si potesse
facilmente riprodurre tra noi, il Governo ha nul-
lameno il dovere di proteggere a tempo i sudditi
del re contro pericoli, a cui possono essere e-
sposti colla violenza o colla seduzione. Il Governo
s'adopera a compiere questo dovere nei limiti ne-
cessarii, ed è nello stesso tempo risoluto a im-
piegare immediatamente tutti i mezzi, di cui di-
spone, per ristabilire la sicurezza pubblica, ovun-
que essa possa essere comprornossa.
FRANCIA.
Parigi, 18 febbraio. Tutti i giornali francesi
criticano la condotta del governo prussiano ri-
guardo alla Polonia.
Parigi, 20 febbraio. V Opinion nazional reca:
È imminente nell'Albania un movimento insurre-
zionale sotto la direzione del principe Skanderberg
e coir assistenza di buon numero di garibaldini.
I turchi vi concentrano 30,000 uomini.
Corre voce cbe la Francia voglia intervenire
nelle faccende di Polonia.
Parigi 21 febbraio. La Patrie reca : L'arciduca
Ferdinando Massimiliano ha respinto la candida-
tura offertagli al trono di Grecia.
Lo stesso giornale dice che il governo di Prus-
sia ha fatto arrestare altri sei studenti partiti dalle
scuole polacche di Parigi e Cuneo per recarsi in
Polonia.
Parigi, 21 febbraio. Il Constitiilionnel pubblica
un articolo di Paulin Limayrac, che attacca con
molta vivacità la condotta della Prussia, e affer-
ma che l'insurrezione polacca, la quale poteva
essere considerata come un fatto di politica in-
terna, fu dall' ingerenza della Prussia trasformata
in questione europea. Soggiunge poi che la pre-
mura della Prussia d' accorrere in aiuto della Rus-
sia potrebbe far sì che l'Europa rileggesse sotto
i nomi della nuova carta il nome della Polonia,
e nel movimento attuale invece che un'insurre-
zione di sudditi contro il proprio sovrano scor-
gesse una rivendicazione nazionale.
Si rinnovano le scene della spartizione, si ri-
pone volontariamente sotto gli occhi del mondo
uii atto d' iniquità contro il quale la coscienza
delle generazioni non cessò mai di protestare; e
ciò nel mentre la Francia, dando 1' esempio di
uno scrupoloso rispetto ai trattati e di una grande
moderazione politica, erasi astenuta perfino dal-
l' esprimere con una parola quell' interesse che
portò e porterà sempre ai suoi antichi alleati sven-
turati. Speriamo ancora, termina F articolo, che il
testo della convenzione dissiperà la maggior parte
dei timori sollevati. La Prussia ora sa ciò che
pensi l'Europa liberale di questa violazione del
principio di non-intervento.
INGHILTERRA.
Londra, 20. — Lord Ellenborough farà stas-
serà interpellanze sugli affari della Polonia e la
convenzione russo-prussiana.
Londra, 21 febbraio. Rispondendo alle inter-
pellanze di Ellenborough, lord John Russell dà
alcune spiegazioni sulla insurrezione di Polonia:
dice che in parecchi colloquii coli'ambasciatore
russo, biasimò la condotta della Russia come in-
giusta. L'ambasciatore non comunicò alcuna con-
venzione colla Prussia,'ma i Prussiani non si con-
tengono da neutrali, perocché i Russi cacciati sul
territorio prussiano non vengono disarmati, e gli
insorti possono essere inseguiti su questo medesi-
mo territorio, e la strada ferrata viene posta a dis-
posizione dei Russi quando lo credono necessario.