Supplemento alla Voce Dalmatica Nr. 23.
Processo verbale
della VII. seduta pubblica tenutasi dal Consiglio mu-
nicipale di Spalato li i 6 luglio i862.
È aperta la seduta alle ore 6 minuti 20 con
11 consiglieri. Pria di passare all' ordine del giorno
si provoca 1' approvazione sanatoria pel dispendio
maggiore di fiorini 115 soldi 7 incontrato per la-
vori addizionali nella costruzione del muro di ri-
paro alla strada di Vragnizza, approvazione che
viene accordata a voti unanimi.
Si dà quindi lettura dell' iniziativa della Con-
gregazione pel. ristauro della chiesa di S. Francesco,
mostrandosi evidentemente come il Comune per l'o-
pera che andrebbe ad assumere non sarebbe per
avere il dispendio di un solo centesimo, ma por-
rebbesi invece in condizioni di soddisfare ad al-
tri due vivissimi desiderii di Spalato, 1' amplia-
mento del bazzaro de' grani e 1' erezione della chiesa
di S. Pietro. Il convento di S. Francesco cede al
Comune pel ristauro eli' egli si assume della chiesa
e facciata del convento stesso, una casetta ed un
vasto orto attiguo ad essa, ristauro che ascende a
fiorini 4000. Oltre a ciò il Comune costituirebbe
un'annua rendita perpetua di fiorini 120 rappre-
sentante un capitale di fiorini 2400, per cui da-
rebbe assieme fiorini 6400. Sottratti da questi fio-
rini 800 che il Comune deve ai r. r. frati per
obblighi anteriormente assunti e per la cessione
di un terreno, il valore della casetta ed orto di
cui si tratta risulterebbe di fiorini 5600. Ora sot-
tratto il valore della casetta che rende fiorini 132
annui e può quindi valutarsi almeno fiorini 1800
rimarrebbe un' importo di fiorini 3800, dei quaU
2500 verrebbero sborsati dalla confraternita di
S. Pietro pel fondo di cui abbisogna per 1' erezione
della nuova chiesa, e 1300 resterebbero a carico
del Comune, ma in correspettivo di ciò gli rimar-
rebbero due fondi da fabbrica del valore di fiorini
400 circa ciascuno (assieme 800) ed un altro pezzo
non meno vasto che andrebbe ad ampliamento del
bazzaro. Le relative proposte vengono accolte ad
unanimi voti.
Si dà quindi lettura delle proposte delia Con-
gregazione per r introduzione del gas nella sala delle
sedute municipali (ciò che importa una spesa di circa
fior. 250),. per la pittura della sala stessa (circa fior.
50), e per 1' aquisto de' mobiU necessarii (circa
fior. 150), proposte che poste separatamente a voti
vengono accolte ad unanimità.
Si passa al terzo argomento. La Congregazione
propone l'erezione di un vasto stabilimento al tri-
plice uso di beccarla, macello e pescheria. Il fabbri-
cato verrebbe collocato ov' ora esiste il mandracchio
di S. Francesco ; il corpo di fabbrica sarebbe lungo
klafter 37 e largo klafter 28; nell'interno vi sareb-
bero 28 botteghe per la vendita delle carni al mi-
nuto nonché vaste tettoie di ghisa; ai due lati a mez-
zogiorno due macelli, 1' uno pel bestiame minuto,
r altro pel bovino ; lo spazio intermedio verrebbe
destinato e pescheria con tettoie all' intorno. A
non defraudare in fine i minuti barchetti di con-
veniente rifugio, sarebbe eretta una diga da casa
Lovrich verso levante, ripiegantesi quindi a nord.
Chiesti ed avuti dal Consigho tutti gli schiari-
menti necessari, si passano a voti le seguenti pro-
poste della Congregazione :
1. Sia eretto un tale stabilimento e la Congre-
gazione autorizzata ad aprire pubblica asta per
iMmporto di fiorini 30886 giusta perizia d'uffizio.
2. A tale scopo sieno devoluti gl'importi da rica-
varsi dalle cartelle del prestito nazionale e da quelle
del monte lombardo - veneto, appena tali importi
sieno rifusi dai capitali che si avranno per l'aque-
dotto, cui essi vennero provvisoriamente destinati.
3. Per r erezione di un nuovo inandracchio sie-
no destinati dal Comune fiorini 4000 e la Con-
gregazione sia autorizzata ad imprendere tosto pres-
so la competente autorità le pratiche necessarie
onde attivare la tassa di soldi 2 per ogni tbnel-
lata, e ciò per uno o due anni, onde avere un' ope-
ra pili completa a rifugio pure delle barche di
maggior rilevanza, come venne proposto dai prin-
cipali naviganti di questa città.
Tutte e tre le soppraccennate proposizioni po-
ste separatamente a voti ottengono 1' unanimità.
Si passa quindi alla fondazione di un collegio
di educazione femminile in Spalato. L'iniziativa della
Congregazione deplora l'abbandono in cui giace
tra noi il sesso gentile ; discorre lungamente della
necessità di soddisfare questo dovere sociale ; pone
in evidenza i vantaggi di una buona educazione
famighare ; accagiona la mancanza di questa di
molti mali ond' è afflitta la società moderna ; e con-
chiude che a dispendere i danni dell' attuale apa-
tia ed inerzia in cui vivono i piìi, e ad avere in-
vece cittadini intelligenti, onesti, caldi di patrio af-
fetto ed inspirati alle più nobili virtù civili e morali
essere necessità suprema il riformare la donna.
Tocca di poi del debito che ha il paese di di-
mostrare pubblicamente e solennemente quale sia
la venerazione eh' esso nutre per la più splendida
delle nostre glorie, Nicolò Tommaseo; accenna ai
titoli eh' egli acquistò alla pubblica riconoscenza
anco nel campo dell' istruzione e dell' educazione,
ed esterna il desiderio di cogliere una tale occa-
sione onde soddisfare a siiTatto debito.
La Congregazione si concreta quindi nelle se-
guenti proposizioni :
1. Che la metà degl'importi da ricavarsi dalla
vendita de' fondi disponibili infruttuosi sia desti-
nata all' erezione di un collegio di educazione fem-
minile in Spalato.
2. Che a tale istituto venga dato il nome del
più illustre de' dalmati viventi, quello cioè di Ni-
colò Tommaseo, e quindi l'istituto s' abbia ad ap-
pellare ISTITUTO TOÌIMASEO.
3. Che venga aperta una pubblica colletta in
provincia onde raccogliere obblazioni che affettuosi
patrioti volessero porgere ad onorare il grande cit-
tadino ed a giovare un'opera di patria carità.
4. Che sia autorizzata la Congregazione a far
eseguire da uno de' primi scultori d'Italia il busto
di Nicolò Tommaseo in manuo di Carrara, onde
collocarlo nella sala principale dell' istituto.
Le due prime proposte vengono accolte con 10
contro 1 voto; la terza e la quarta ad unanimi voti.
Dopo di che chiudesi la tornata alle ore 8 m. 35.
Processo verbale
della Vili, seduta publica tenutasi dal Consiglio mu-
nicipale di Spalato li 24 luglio i 862.
E aperta la seduta alle 7 p. m. con 11
consiglieri.
Il podestà annuncia di dover informare l' onore-
vole Consiglio di due oggetti risguardanti l'uno la
ricostruzione della chiesa di S. Francesco, approvata
in una delle anteriori sedute, e 1' altro 1' appalto
progettato per la manutenzione stradale.
Quanto al primo avere la Congregazione ricevuto
colla posta mediante recepisse dal sig. Marinovich,
dalmata-slavo come a lui piacque appellarsi, una
lettera di una stranezza ammirabile, in cui dando
parte alla Congregazione di aver reclamato all' ec-
celsa Luogotenenza per 1' irregolarità de' modi con
cui si volle conchiudere il contratto per la ricostru-
zione dell' accennata chiesa , concliiudeva con una
logica tutta sua : che dal tipo e dal contratto che si
offriva ad ispezione nulla si poteva intendere che si
avesse a fare ; che se però fossevi una descrizione
esatta avrebbe ribassato il dodici % e forse più.
Il podestà richiama l'attenzione del Consiglio sul-
l'aperta contraddizione che in ciò esiste; o gli atti
erano oscuri e allora non si avrebbe potuto ribassare
nè il 12, uè r 1, nè il cento; o si ribassava (se pure
si esigeva una esatta descrizione) e allora non vi era
oscurità, ma luce. D'altronde se tre onesti ed intel-
ligenti imprenditori come il Meneghello, il Radizza
ed il Rossandich aveano trovato il loro tornaconto
di offrire il primo 4000, il secondo 3693 ed il terzo
3600 fior.; ciò voleva dire che certe tenebre non vi
fossero là entro, e che un pò di luce invece vi fosse
nelle menti loro. Dopo ciò dichiara di passare ad
acta la lettera del sig. Marinovich, dalmata-slavo.
Quanto al secondo, trattarsi di una collisione
collo stesso sig. Marinovich, di cui la Congrega-
zione è dolente di non godere le buone grazie. II
giorno 22 corrente eravi asta per 1' appalto della
manutenzione stradale. Era stato incaricato della
compilazione degli atti tecnici l'ingegnere d'uffizio.
L'unico offerente comparso era il sig. Marino\ich che
aveva proposto un ribasso dell' 8 : 50 p. 100. Chiusa
r asta, la Congregazione prese ad esaminare tutti
gli atti relativi onde approvare o meno la delibera,
giusta diritto eh' ella si conserva sempre e di cui
accenna ne'pubblici avvisi, e visto che una delle
condizioni richieste dal Marinovich non corrispon-
deva a quelle d' uffizio, respinse la delibera, e tanto
più ciò fece che alcuni capitolati avevano bisogno
di una qualche riforma onde evitare posteriori
collisioni, mentre il primo capitolato richiedeva e
voleva la manutenzione incondizionata, qualch' altro
invece pareva accennare a determinata qualità di
lavoro. Invitato il Marinovich ad accettare l'incon-
dizionata manutenzione con un aumento di 20 klaf-
ter cubi di ghiaia, rifiutò. Più tardi essere comparso
all' uffizio il sig. Luigi Rossandich proponendo di
accettare la manutenzione coli' aumento accordato
dalla Congregazione ed alle nuove condizioni; la
Congregazione però, accolta la sua offerta, dichiarava
di aprire concorso fino a lunedì a mezzogiorno, publi-
cando pure analoghi avvisi, onde ciascuno che si
credesse idoneo a tal' opera potesse approfittare.
Dopo di ciò si passa all' ordine del giorno.
La Congregazione giustifica la necessità di aver
dovuto compiere alcuni nuovi canali nel Borgo Lu-
ciaz durante l'inverno passato impervei-sando or-
ribili tempi e pioggie dirotte^ lavoro impreso tosto
particolarmente per secondare i desiderii di una
deputazione di rispettabili vecchiardi di quel sob-
borgo, e provoca dal Consiglio l'approvazione sana-
toria, die senza discussione viene accordata ad u-
nanimi voti.
Si passa quindi a voti T approvazione di un con-
tratto di enfiteusi per un pezzo di terra di un
vretene a Srignine, eli'era stato usurpato, e che viene
accordato agli stessi detentori riconoscenti la pro-
prietà comunale, per l'annuo importo di fiorini sei;
approvazione che viene impartita ad unanimi voti.
Si passa al terzo importantissimo argomento del-
la regolarizzazione della città e dell' approvazio-
ne del regolamento edilizio. In una lunga inizia-
tiva la Congregazione accenna come sorgessero le
città e quali elleno fossero nell' antico, nel me-
dio e nel moderno evo, com' esse accennassero alla
civiltà ed alle tendenze de' popoli, e come si am-
piassero e regolassero; trae da ciò argomento a
dimostrare come ragioni d'igiene, d' utile publico
e di decoro dovrebbe spingere noi pure a quet' o-
pera di sì grand' importanza, ritenendo questo il
momento meglio opportuno; deplora la mancanza
di un piano anteriore e a ciò attribuisce le tur-
pitudini di alcune fabbriche, erette da poco ; ri-
corda con riconoscenza la memoria di Grietz, capi-
tano circolare de' rari, che con una volontà di ferro
aveva spianato ostacoli colossali per regolare le stra-
de di circonvallazione, oggi ridotte sì belle, e come
dopo lui r opera, che dovea particolarmente esten-
dersi all' interno della città, rimanesse incompleta.
Mossa dalle quaU ragioni la Congregazione dice
essersi determinata a tar compilare un piano tecnico
regolare, che fu realmente redatto dall' ingegnere
d' ufficio D.r Locatti ; avere con particolare par-
simonia determinate le demolizioni che si avrebbero
a fare onde aprire nuove strade, rendere meno pe-
ricolosi alcuni passaggi e più spaziose e salubri al-
cune contrade; essersi limitata per quanto risguarda
ragioni di ornato a soli cinque proposte ; avere pure
stabilito i fondi, oggi infruttuosi, che potrebbero
essere venduti e ad aumentare il patrimonio del
Comune e a meglio abbellire la città; e a megho
corrispondere a pubbliche viste avere stabiUto al-
cune modificazioni nelle linee di confine della città,
e de' sobborghi e de' rispettivi sestieri.
Dopo ciò il podestà invita i signori consiglieri a
prendere minuta ispezione del piano che a miglio-
re intelligenza venne regolarmente unito; accenna
ad una ad una tutte le demolizioni proposte e ne
giustifica r idea con ritah ragioni ; vengono esami-
nati i fondi da vendersi; in una parola, in relazione
u^i^imm .uumm»
alle elezioni. L'amministrazione si conserverebbe neutrale,
nè presenterebbe cantlidalure nei cantoni dove essi bri-
gherebbero i suffragi.
Venerdì uscirà in luce il giornale del sig de la Gué-
ronnière. Si aspetta con grande impazienza la professione
di fede di questo giornale, sotto la forma di uno o più
articoli dell'onorevole senatore, antico direttore del bu-
reau de la Presse. Vi si annette grande importanza , in
quanto che si crede il la Gueronniere in relazione col
pensiero dell' imperatore, e che sperasi di trovare in que-
gli articoli qualche anticipata rivelazione sul senso delle
parole che verranno pronunciale il 15 agosto.
tìicesi che il Constitutionnel, il Pays e soprattutto la
Patrie sieiìo oramai molto gelosi della situazione del loro
nuovo confratello. Un giornale che nasce è un concorrente
di più, cioè a dire degli associati di meno, senza dire
che la Franco avrà almeno sul principio, più credito ap-
presso i lettori che ogni altro articolo, fosse egli firmato
dai signori Delamarre, Limeyrac o Grandguillot.
Parigi, 7 agosto.
Temesi che il telegrafo di Torino consideri troppo leg-
germente la resistenza del partito d'azione. I dispacci sono
riprodotti pressoché testualmente e senza comenti dal lìlo-
nitore, e paiono annunciare una pronta e facile repres-
sione del movimento. Le lettere particolari ricevute da di-
versi punti d'Italia peccano forse per l'eccesso contrario,
dacché elle si mostrano assai poco rassicurate sull' esito
del conflitto tra il potere reale e il partito rivoluzionario,
I Garibaldini non possono sognare di attaccare gli stati
romani dalla frontiera toscana sorvegliata com'è dalle mi-
lizie italiane: non è però lo stesso del confine napolitano,
che le bande borboniche oltrepassano tanto facilmente.
Pare che gli arrolamenti seguano in pieno giorno nelle
provincia napolitano e dicesi a Napoli stessa Qui si chiede
non senza inquietudine cosa sarebbe per accadere se un
reggimento mandato dal governo contro Garibaldi, in luogo
di perseguitarlo come un uomo messo fuori della legge,
passasse dalla sua parte, o almeno ristesse dall'adempiere
cosi delicato incarico.
E a notare che i giornali di Parigi qualificati finora per
garibaldini, dopo aver tentennato lungo tempo sul modo
di giudicare i presenti avvenimenti d'Italia, si pronun-
ciano ora apertamente in favore del gabinetto Rattazzi; e
la ragione è facile a capirsi.
Finora non si hanno punto notizie del progresso del
partito d' azione , si sa solamente che in quasi tutte le
città del nord dell'Italia vi hanno manifestazioni pacitìche
in favore della rivendicazione di Roma per capitale.
Si parla molto nel mondo diplomatico dei progetti at-
tribuiti al re Guglielmo I. Mi si assicura che alla legazione
di Prussia, si niega formalmente la voce d' un prossimo
colpo di stato. Le sono cose che si negano sempre fino
al giorno che si pongono ad esecuzione,
L' Austria ha espresso per mezzo di una nota mandata
a Berlino il suo risentimento pel riconosci nento del re-
gno d'Italia per parte della Prussia. Le due corti sono
assai prossime a venire ad una aperta rottura ; e l'occa-
sione non può molto tardare a presentarsi.
Si ricevettero novelle del Messico. La situazione sani-
taria alla Vera-Gru? va migliorando, e il corpo d' esercito
di Orizaba non ebbe altri assalti a respingere.
Dicesi che le potenze che sono rappresentate a Gostan-
tlinopoli sono sul punto di intendersi. Resta a sapere se
i Sorbi si conformeranno alla loro decisione.
Si annuncia tuttavia pel 15 di agosto la pubblica-
zione Monitore d'un manifesto imperiale; il quale ver-
rebbe prima comunicato al corpo diplomatico.
L' imperatore è atteso questa sera a Saint-Cloud. Oggi
pare vi abbia avuto uno scrutinio perle elezioni dei mem-
bri del consiglio dell'ordine. Rimanevano ancora quattro
membri da eleggersi, un solo avvocato ebbe la maggio-
ranza, un nuovo scrutinio dovrà aver luogo sabato.
Il corpo diplomatico pranzerà ai 15 dal sig. Tbouvenel.
Le voci relative agli avvenimenti di questo giorno vanno
oggi acquietandosi. Si spera sempre un amnistia. Dicesi
che la rivista del 14 non conterrà meno di 90 a 100
mille uomini sotto le armi nel campo di Marte.
Si assicura che il sig. Gueroult ha intentato un pro-
cesso per diffamazione al Dirillo di Torino. Questo gior-
nale aveva annunciato che un giornalista di Parigi aveva
domandato una promessa di 4000 azioni del credito fon-
diario italiano in ricompensa dei servigi da lui resi alla
ciusa italiana, aggiungendo die quel giornalista era forse
il sig. Gueroult il quale č nolo essere stipendióio dal sig.
Ratlazzi. Bene si comprende che al sig. Gueroult e per-
sè e pel giornale che dirige stia a cuore di chiamar di-
nanzi ai tribunali 1' autore tli questo oltraggio. Il processo
sì tratterà a Torino, e sapete che la legge italiana in
materia di diffamazione consente che il prevenuto possa
fornire le prove del fatto diffamatorio. L' argomento in-
literessa la stampa italiana non meno che la francese.
.1,3 questione può essere considerata da un punto di
^ista più elevato. La stampa è una potenza dei nostri gior-
ni ma piiossi dire eh' ella sia sempre indipendente ? Un
giornale fondato per sostenere una causa qualunque, non
può egli difende-rla sinceramente senz'essere accusato
jd'esseie stipendiato? Io parlo-in generale, Qual'è il limile
ira l'indipendenza e.la servilità? . . _
ha Normajidi,» & 1' Alsazia sono le due provincie fran-
cesi che consumano più cotone per alimentare loro
fjbbriche; non è perciò a maravigliare che quclia di Houen
abbia presa l'iniziativa delia creazione d' una ooiiipigiiia
francese dei cotoni dell'Algeria. Hicesi che un terzo del
capitale di '2o milioni è già sotioscritto, e la soUoscri-
zione è appena aperta. Quasi tutti i fornitori sono ma-
nifatturieri che associandosi in questa vasta impresa arran-
no il vantaggio di essere proprietari della materia prima
e nello stesso tempo fabbricanti. 11 risultalo sari neces-
sariamente una riduzione di prezzo degli oggeUi fabbricati.
A proposito di riduzione di prezzo, ecco un assai tristo
risullamento della sopratassa dello zucchero. Da quando ia
legge fu votata, tutti i mercanti al minuto hanuo aumen-
tato gli oggetti di consumo nei quali entra, più o meno,
11 Zùcchero. È questo il trionfo degli speziali che hanno
tutti accresciute le loro derrate in proporzione del IO al
12 per cento. E i [)iccoli consumatori .ii lamentano de!
l'aumento di prezzo di tutte le cose.
Ragusa, 10 agosto.
Dopo ripreso le ostilità, come venia riferito ultimamente,
sabato domenica e lunedì, d' allora accadono a riprese
fatti d'armi, non però ili grande entità ed ancora d'
sito ignoto La tendenza dell'armata otlom.in.i è la distru-
zione, alla spicciolata, de'montenerini, i quali d'altronde
sono pronti alla resistenza duo allo totale sterminio. L'n»
persona ch'esercitava da tempo la propria professione a
Montenero ha dovuto abbandonarlo, non venendo più fatto
di vivere sotto il terrorismo, non veramente del principe,
mite ed umano, ma di suo padre, Mirko. Nascono gior-
naliere fucilazioni per semplici sospetti pur infondati, tal-
mente che una parte della così delta utbzialità ha già de-
fezionato ed i cinobaltenti si smoralizzano sommamente.
Parlasi di emigrazioni dal territorio delle Bocche di Gat-
taro alla volta di Montenero; a cessazione di che già ven-
gono da chi spella prese disposizioni d'impedimento.
Anche in Herzegnvina rogna vivissima agitazione, evi
avvengono in varii punti scontri frequenti fra la truppa re-
golare e gli insorgenti.
L'arrivo del vapore ordinario d^ Gattaro non ci ofire
notizie d'importanza. Soltanto si discorre di u¥ia lettera
qui ricapitata da Montenero ,ad una correligionario, il
cui tenore la predice finita.
Sembro, che il Gran Si^?nore abbia avuto motivo di fare ' CJ
delle manifestazioni affatto espressive e concreie verso le
potenze, avverse al suo governo, ed in particolarità verso
la Francia. La slringenza dell'argomento sarebbe nè termini
che, se i cristiani vivono nello scontentamento sotto il suo
regime, anche il munsulmani non hanno verament« diche
lodarsi, e lassaUvamenle del tratlamenlo \n Algeria. Onde
uno scambio di detti popoli risulterebbe profìcuo alla fa-
lura loro esistenza ed opportuno forse per la pace reci-
proca; partito questo da abbracciarsi con ogni spontaneità
ancorché con mezzi di trasporto, tutti a spese dell'erario
della Sublime Porta.
lìagusa, 15 agosto.
Una lederà, ieri pervenutaci con il vapore dalf Albania,
porta notizia, esservi fra i belligeranti, ottomani e monte-
nerini, una tregua di fatto. L'armata turca staziona a Rie-
ka, ormai diseccatasi, resta esposta ad eccessivi calori e
mancanti d'acqua. Il giorno avanti il distacco del naviglio
da Anlivari cadde pioggia copiosissima e continuava ancora
dal porre nella possibilità di riprendere le operazioni ostili.
Nelle Provincie ottomane limitrofo regna una tranquil-
lità, pregna di grandi speranze in aspettativa.
(Articoli comunicati
Caltaro li 6 agosto.
Le scene che tuttogiorno vanno sviluppandosi nella po-
vera Dalmazia, orgogliosa dtìl proprio essere, madre di
tanti genii ed eroi, per parte di alcuni cervelli riscaldati
da fuoco acceso in landa a noi lontana, che con noi
nulla ha di comune, e che è di molto inferiore a noi,
sia per coltura o per educazione di cuore ; siccome alle
volte suscitano il rammarico ed il raccapriccio, così alle altre
eccitano le risa , e talmente che conviene che altri le
rattempri, onde non incolg» qualche sinistro.
Si legga il discorso del si», Giuseppe del fu Lodovico
Giurovich (Jurovich) nella tornata del Consiglio comunale
di questa città nel dì 9 loglio a. c., ed inserito nel iVa-
tionnìe n. 41, e si si astenga, se sia possibile, dal ridere.
Costui, capitano mercantile marittimo, scello a deputato
pf^lh Dieta dalma?» dalla classé dei maggiori censiti, che
a Zara fece mostra di se nel ISRf, che umile e dimesso
dinanzi a cel?brifà dalmate mollo pen.sava ( almeno si
deve ritenere), e nulla parlava, conscio dell'adagio: che
un bel tacere non fu mai scritto , e che alle volte bi-
sogna tacere per rimaner filosofo; oggidì fitto baldo
dalla distinzione toccatagli di cittadino onorario di Caftaro,
e per soprappiù di consigliere municipale, apre la bocca,
e parla. Parla, e parla ad un Consiglio, che se non è
educato alla scienza, da cui soltanto può ricevere gagliardi«
nel raziocinio, sublimità ne'cooceUi', evidenza nelle di-
mostrazioni, non è sua colpa; che onesto tuttavia, attivo,
industriante, può trattare argomenti di commercio, d'an-
Per questi articoli la Redazione non assinn« s^lir» FcspoiwaW-
lità che quella voluta dall» legge-
nona, d'industria eoe; e dal suo uditorio l'oratore viene
acclamiito, e nsposlogli: così sia. Parla contro l'annun-
zio della direzione del gabinetti) di lettura in Cattaro d-d
giugno inserito nella Voce Dalmatica a! n, 14 a. c,
circa la verezione did Nazionale, e lo sue idc-e mancano dì
connessione, di logica, e le une fanno a pugni colle altre.
L chi potrebbe enumerare tulio che vuot.» di senso e
contradditorio si scorge in quel discorso? Noi perderem-
mo ia ciò un te.mpo a noi prezioso, e la pazienza del
lettore vorrebbe meno. Esaminiamone alcuni punti. 11 sig.
Giuro»ich aininette il diritto nella direzione del gabinetto
di biasimare o respingere un foglio, non disse di accettare
0 respin.u'ere, o biasimare e rejpingjre , ma biasiìnare o
respingere f'riuova sottigliezza di distinzioni 1 ), c poi le
niega il diritto a dìchiirare il motivo d-jlla ripulsione,
l'insulto cioè .scagliato a'*'iliusire Tommaseo, in-
sulto die dovt-A .scuotere o^ni buon Dalmata^ che
non fosse traviato tia fanatismo che fra noi (Dal-
mati, non si disse Bocchesi, come il sig. Giurovich e con-
sorti erroneamente intoscro) tutto deturpa e ruina. A/a
non è meraviglia che chi non com[)rese d senso di quel
periodo, sia caduto sì basso da mettorc T allarme nelle
(lomuni di Perzagoo, Dobrota e Caltaro. e diciiiarare che
la direzione predetta commise grave e generale oltraggio.
Adagio, sig. Giurovich, non confonda il generale col par-
ticolare, e non eroda che sia detta quello che non è
espresso. Apprcsìtla dapfiria le regole d'un-i giusta inter-
pretazione, e quindi si l'accia a spiegare scrini alimi.
E che si dirà doli'asserzione del sig. Giurovich; che
il Consiglio può domnnddre riparazione delt' ingiuria ? Dov'è
questa ingiuria al Consiglio? Se egli avesse mecdio con-
siderato lo premesc, non sarebbe pervenuto a questa er-
ronea conseguenz.i. Difetto d' una qualsiasi istituzione
scientifica lascia nell'individuo delle traveggole, che ren-
dono buia la luco. Oh! quanto meglio per lui e jicr altri
sarebbe stato il non sobbarcarsi a pesi a cui, sono impo-
tenti, ma contenersi nella propria limitata cerchia, attendere a
quello cui sono naturalmente chiamati, che non è più il tem-
po in cui dall'aratro si p i9>a al trono, dal baccolo pastorale allo
scellro, dal governo d'un navig i) al regime d'una società.
Doveva bene ricordarsi il sig. Giurovich di quel trito;
tractanl fahrilia fnbri, et de his qnx non noscirnus non vos^
si/nius nisi stullissime loqui. Egli non .sarebbe sialo collo
moralmente dall'iterizia che gli fece vedere sdegno gene-
rale contro quello scrit/o, sprezzo in cui sono caduti gli
autori, e chi sa quante fattuchierie ancora , ad esprimere
le quali non avrà trovato moli suflicienti. E dov' è lo
sdegno, dove Io sprezzo? Se qualcuno del suo colore a
del suo morbo avrà mostrato sdegno o disprezzo, sappia
die ciò non arreca offesa alla direzione del gabinetto,
che novera nel suo gremio uomini educati nelle scienze
e nelle lettere, la cui posizione sociale ed il carattere
non possono essere feriti che da persone lodevoli; e che
all'insulto di certuni possono ripetere non li curar di lor,
ma guarda e passa: che è glorioso di essere lodati da
uomini stimabili : che al solo ottimo è concesso di lodare.
In quanto alla dichiarazione del sig. Giurovich che i
membri più autorevoli del gahinello hanno disapprovato
quell'atto, noi vorremmo avere delle prove, perchè quello
che si asserisco gratuitamente, gratuitamente si nega.
Frattanto noi gli diremo, con sua buona paco, che entri
nel gabinetto di lettura, .si faccia esibire il libro delle
sedule, e vedrà cime di G2 soci civili, compresa la di-
rezione, che a quell'epoca v'erano ascritti apposero
la loro firma a suggellare la deliberazione della direzione,
che ad unanimità nspinse il Nazionale per aver inurba-
namente offeso l'onore dell'illustre Dalmata Nicolò Tom-
maseo; che trà firmali si trovano persone rIspeUabili, che
conoscono dove sia il merito od il demerito , c bbcra-
rnenle dispongono della propria opinione; che i residui
che non firmarono il P. V. vi si astennero per motivi
particolari, indipendenti dalla ripulsione dei Nazionale; che
però ncn protestarono in proposito, e quindi tncilamenfe
ammisero l'operato, e che nessuno diede nota di sfiducia
alla direzione dtd gabinetto cidi'allontanarsi, anzi altri
v' entrarono. Ponderi bene il sig. Giurovich questo passo;
consideri che questi sono falti e non parole ; e deduca
che ancora in Caltaro si conservano i principii del giusto
e dell' onesto, e che una gloria di Dalmazia, anzi di Eu-
ropa, Nicolò Tommr.",oo, arriva colla sua aureola fino a
noi, e viene ri.^pettato.
Eccovi finalmente il pusdiis. Dapr.ria lo sdegno, lo spres'
w e la disnpprovaùone colpiscono la direzione del gabi-
netto ; poi, mercè al signor Giurovich, viene aggraziata colla
tollerania. Ve' tolleranza! Ma come si combina questa collo
sdegno , collo sprezzo ? Noi noi sappiamo e crediamo ch'e-
gli pure non ne saprà dare una spiegazione, — Questo
però è poco. — Dopo la tolleranza di cui fu cenno il
sig. Giurovich, vuol aggiungere forza alla sua conclusione,
che però ascende anziché discende, e che vuol e.sser8
r ultimo chiarore di un lucignolo presto a spegnersi; egli
dichiara che non venga degnalo d'alcun atto d'nnostralivo
qiteW insuUo. E sa il bravo oratore che significa tolleranza'ì
Se lo avesse sapulo non si sarebbe immischiato in questo
affare; avrebbe compreso che la tolleranza lascia ad o~
gnuno la libertà di coscienza ed opinione , e che quindi
chi tollera non disdegna. —
Questi cenni bastano per caratterizzare il sig Giurovich
magniloquente nella tornala dei 9 luglio. Perciò la di-
rezioiie del gabinetto di lettura nan fece alcuna mostra
:J
0 SKara Agosto Voce
-
itiìiio nK^ '
tiP'l
Pi'pzzo d'assoi'iajiiitiifi in valuta aastriaca per
Zfcra: per un anno fiorini 8; per soi lui^si fiorini i-
per tre mesi fiorini Z. Pel rimanente (Idia Provincia
e fuori: pei- un anno fiorini !) ; por sei mesi fiorini 4
solili 5«; per tre mesi fiorini 2:25. F>er 1' estero, e
pel Lombardo Veneto gii stessi prezzi in nr^-ento, fran-
chi de! porto-posta.
Giornale politico-letterario
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
I snippi e le enmniissioni, franchi delle Hpp^a
postilli, «i (liri^-iifio in Z;ira a \ ineenzo Uuplaneieh Ke-
ilaUorr iieil<i ViK'i' l'u^lKiatiril, e ili aljbuonameiiti, ai
rìeiozii lilirarii tlci si^iKiri rrntclli Battara e Pietro
Abelicii. (»li avvisi ili h linee enstaiio ! fiorino, e 02;ni
linea di più M>ldi ti. La tassa di tinanza resta a earico
dt 1 (Mimiiiittente. Un numero separato costa soidi 10^
Zara 21 agosto.
Atteso da più giorni e da tutti vivamente de-
siderato, giunse fra noi verso la sera dei 19 il
nuovo Arcivescovo metropolita monsignor Pietro
Doiino Maupa.s. Avutasi notizia positiva del suo
arrivo, fino dalla mattina di quel giorno vedevansi
in opera le necessarie disposizioni per degnamente
ric|vere l'illustre Prelato. Quando il segnale della
torre indicò che il piroscafo era in vista, le barche
degli scogh riunitesi in Zara per invito del no-
stro lodevole Municipio, sortivano dal porto e bor-
deggiavano innanzi ad esso, facendo bella mostra
delle loro variopinte bandiere e rammemorando
colla loro forma le venete galee che per tanti se-
coli solcarono questo mare. Contemporaneamente,
fra Taccalcarsi della popolazione, il nostro degnis-
simo ed amato Podestà sig. de Begna comparve
alla marina accompagnato dagU assessori e dai
consiglieri municipali. Allo scoppio dei primi mor-
taretti, che era il segnale dell'approssimarsi del
vapore, la Congregazione municipale ed il Consi-
glio scesero nei scalè appositamente a])parecchiati,
sulle prore dei quali sventolava l'azzurra bandiera
nazionale dalmata, e i cui rematori portavano i co-
lori del Comune, e mossero incontro fino fuori del
I)orto. Poco dopo, fra l'incessante fragore dei mor-
taretti e lo s|)aro dei fucili scogliani, il festoso
scampanio di tutte le chiese e gh allegri suoni di
una civica banda numerosa e bene ordinata, il
vapore tutto pavesato giunse in mezzo al porto,
accolto dagh evviva delle barchette che veleggian-
do lo circondavano e della popolazione stipata sulla
riva. Inchinato a bordo dal Podestà e dallo stesso
invitato, ei prese posto in una delle lande, e giunto
alla riva, venne ricevuto dal reverendissimo Capi
tolo e Clero, dalla Fabbriceria metropolitana e
dalla Giunta del regno. Preceduto dalle bandiere
dei villaggi e dalle livree del Comune che face-
vano strada, ei mosse verso la città con a fianco
il capo comunale. Per via venne salutato da alcu-
ni corpi delle varie magistrature, che si univano al
corteggio numerosissimo, il quale a stento potevasi
fare una via in mezzo a tanta folla di popolo (jhe
riverente e lieto lo salutava incessantemente. La
piazzetta marina era tutta adorna di bandiere, e
dalle finestre pendevano damaschi a varii colori.
Air.ingresso della porta maggiore di san Griso-
gono si leggeva una iscrizione.
Giunto alla cattedrale, orò dinanzi 1' altare del
Sacramento ed a quello di santa Anastasia. Sor-
tito dalla chiesa col medesimo ordine e collo stesso
accompagnamento, passando pella contrada di s.
Elia andò al suo palazzo. Alle ore 8 '/, il corpo
lììunicipale si portò dallo stesso per pregarlo d'ag-
gradire, quale nuova dimostrazione che per sua
cura venne fatta, una serenata della banda mi-
litare, la quale in mezzo ad una fila di torcie por-
tate dai giovani dei borghi vestiti coi loro costu-
mi di festa, rallegrò fino alle dieci di soavi armo-
nie tutta la vasta piazza gremita di gente. Così
si chiuse questa giornata che resterà memorabile
per così beila accoghenza fatta dalla città al suo
nuovo Pćistore, che fornito come è di angelico
cuore e di bella mente, impiegherà ogni mezzo per
migliorare in tutto le sue condizioni ; e sia lode
all'attuale Municipio, che tutto dispose con bel-
l'ordine e sostenne con dignità e con decoro il
posto che dalla fiducia dei proprii concittadini è
chiamato ad occupare, nè fece, come prima era
quasi di metodo, che in luogo di figurare, pareva
non avesse altro di mira che restare iuosseiTato
e confuso.
Alle 11 poi di mattina della giornata di ieri
il Consiglio municipale si portò in corpo a fare
la sua visita officiale al nuovo Arcivescovo, e siamo
lieti di poter riportare il discorso tenuto dal no-
stro Podestà, favoritoci da uno dei presenta che
raccfdte le idee coli' aiuto della memoria dell' o-
ratore, riuscì ad unirne le parole che furono le
seguenti :
"Monsignore
"Il Consiglio municipale di Zara ha 1' alto o-
nore di complimentarla pel suo felice arrivo fra
noi, e di salutare nella persona di V. S. lll.ma
il nuovo Pastore di questa capitale e della sua
vasta arcidiocesi, nonché il metropolita di questo
regno autonomo della Dalmazia.
Sono molti i bisogni di questo popolo e spiri-
tuali e temporali, a cui certamente provederanno
la sapienza, lo zelo e la insigne pietà di V. S.
lll.ma. Tuttavia non le sia discaro, o Monsignore,
se in questa prima occasione il Consiglio muni-
cipale osa particolarmente raccomandare alle sue
apostoliche sollecitudini il clero della campagna,
che vivendo in mezzo alle privazioni d' ogni sorta,
merita tanto riguardo-, e la disciplinare educa-
zione dei giovani leviti, chiamati alia santa mifi-
sione di rigenerare la parte più numerosa della
popolazione pressocchè abbandonata ; e le si e-
sterna la speranza, che come i Vescovi dei pri-
schi tempi, e come fece in più incontri il di lei
predecessore di benedetta memoria, così anche V".
S. lll.ma vorrà proteggere gli interessi temporali
del paese, unendo quasi, se così posso esprimer-
mi, alle angeliche mansioni dell' ecclesiastico mi-
mistero, quelle pure utihssime del civico magi-
strato. Protestandole infine i sentimenti cattohci
di questa città, ed invocando sopra di essa la di
lei benedizione, noi auguriamo con effusione di
cuore ogni bene possibile a V. S. lll.ma, e quali
figh devoti ci raccomandiamo alle di lei pater-
ne cure.,,
Monsignore Arcivescovo visibilmente commosso
peUe cose udite, ringraziò 1' esimio Podestà e lo
assicurò, che egli adoprerebbe tutte le sue forze
neir adempimento degh ardui ed imponenti suoi
doveri, e particolarmente nelle difficoltà dei tempi
presenti; conoscere egh i bisogni spirituah della
diocesi, ai quali coli' aiuto delP Onnipotente procu-
rerà di sopperire nel miglior modo che gli sarà
dato; essere nota la sua affezione a questa città
dove passò la piìi gran parte della sua vita, por
non aver bisogno di nuove assicurazioni del suo
interessamento pella sua prosperità; conoscere e-
gh la religiosità e le pie costumanze del paese,
che ad altri può servir di modello, e che imnnme
lo rese fino ad ora dall'invasione di quello spi-
rito sovversivo che tanto pericolo minaccia ad al-
tri luoghi; ringraziare di nuovo il Municipio pel-
l'accoghenza ricevuta, e raccomandarsi infine al suo
aiuto ed alla sua cooperazione.
Domenica ventura seguirà la solenne installa-
zione; alla sera tutta la città e l'esterno delle
chiese saranno illuminate e già si fanno molti pre-
parativi, ed, a quanto ci dicono, in quella sera fa-
cendo il giro della città, il nuovo Arcivescovo
verrà pregato di visitare la Biblioteca comunatej.
neha qual' occasione, per idea del Podestà, verrà
per la prima volta aperto un libro dei visitatori
di quel luogo, ed il primo nome sarà quello del
nostro amato Arcivescovo, nel dì solenne in cui
avrà presso possesso dell' alta sua dignità.
F. D. E.
Estratto dagli atti della Giimta
provinciale.
1. Chiusa la discussione sul progetto di legge
relativo all' istituzione dei libri fondiarii, la Giunta
determina di stamparlo onde dargli tutta la pos-
sibile pubblicità, e provocare i giudizii di persone
competenti, proponendosi di presentarlo alla pros-
sima Dieta perchè sia eretto a legge provinciale.
2. Fondandosi sullo statuto provinciale che pre-
scrive la convocazione annuale della Dieta, e sulla
necessità che le addizionah provinciali sieno da
questa votate per l'anno camerale 18G2-3; nè bra-
mando ripetere l'illegalità, che per la ristrettezza
del tempo e la forza della circostanze dovette am-
mettersi per l'aimo corrente, la Giunta innalza un
ris])ettosissinio indirizza a Sua Maestà col mezzo
di S. E. il sig. Luogotenente, perchè si degni di
convocare prima del nuovo anno camerale la Dieta
di Dalmazia.
3. Verrà stampata per intero la rimostranza
all' Eccelso Ministro di Stato sulla tutela delle pro-
prietà cam2)estri.
4. Si portano a conoscenza dell' i. r. Luogote-
nenza, anche da parte del Comune di Lissa, de' la-
gni intorno alla mancata definizione delle procedure
per danni campestri, e si domandano prc^^vedimenti
di rigore per vincere questo ormai troppo grave
disordine.
Avendo la Giunta in data 3 luglio u. s., in-
teressata la locale i. r. Luogotenenza a voler pre-
venire con mezzi convenienti, e precisamente con
quelh additati dal §. 344. del vigente codice ci-
vile, il rifiuto delle quote dominicali, che dai co-
loni di s. Cassiano ed altri minacciavasi di ripetere
anche quest' anno, e a conservare lo statu quo del
possesso del diritto di riscuotere da parte della
proprietaria Mensa arcivescovile le dominicali cor-
rispostele mai sempre fin ora, l'i. r. Luogotenenza
rescrisse in data 30 lugho, che il Capitano cir-
colare avea partecipato di aver già prese le sue
misure riferibilmente al niego delle dominicali; che
ciò non ostante erasi ricordato allo stesso Capi-
tano il tenore del sud. §, 344 C. C. e degh ar-
ticoh 22, e 20 dell'ordinanza 19 gennaio 1853,
e disposto affinchè, in quanto ?iel caso concreto si
trattasse del rnantenimenlo e ripristino deli' ordine e
della tranquillità p'ibblica, o dell' impedimento alla
rinnovazione d'atti di resistenza, dovesse il medesimo
agire, occorrendo, anche colla forza, a consegui-
mento dei fini sopramenzionati. Concliiudeva per-
altro l'i. r. Luogotenenza, che riguardo all'assi-
stenza neir esazione in via amministrativa o me-
diante la pubbhca forza delle dominicali rifiutate,
a sensi del ministeriale dispaccio 25 giugno u.d.
non potevasi farvi luogo, imperocché la contesa delle
relazioni di diritto fra proprietario e colono ap-
partengono esclusivamente al foro civile.
Ciò stante la Giunta provinciale si rivolge al-
l'i. r. Ministero di Stato colla seguente
KOTA.
Col suo dispaccio 25 giugno p. p. nr. 18736-
1218 esso eccelso Muistero di Stato si compia-
fatto pel suo interno benessere, e che i sagrifìcii
i quali oggidì si chiedono per lui, anziché im dono,
ima elemosina, sono il prezzo dell'espiazione, il
saldo di un debito antico. „ Ella ricorda che il
maggior guadagno che farebbe il governo nel sod-
disfare ai bisogni della Dalmazia starebbe nell'ac-
quistarsene un più fermo e deciso attaccamento :
starebbe nel racquistare quella fiducia, eh' è
il solo mezzo efficace di restaurare le finanze e
senza la quale non è nò stabilità, nè tranquillità,
nè durata, lo dissi, quindici giorni prima al co-
spetto dei ministri in parlamento, "che tra i van-
taggi politici, i quali io mi ripromettevo dalla mi-
sura da me propugnata collocavo per primo il con-
tentamento della popolazione, che da lungo aspetta
tempi migliori,,, aggiungendo "che la tolleranza
e la buona fede sono sentimenti ottimisti i quali
hanno i loro naturah confini, e che d'altra stoffa
deve consistere il cemento jl quale leghi le sin-
gole parti della monarchia con essa; che questo
cemento deve consistere nei vantaggi reali che le
singole Provincie hanno diritto di attendere dal
loro nesso coli'impero, e nella fiducia che riposa
sui fatti,,.
Anche sulla eterogeneità delle varie provincie,
di cui questo impero si compone, e sulla neces-
sità politica di tener conto delle loro speciali bi-
sogna e delle particolari loro condizioni, ia avevo
già al 31 luglio richiamata l'attenzione della Ca-
mera. E così credo avermi diritto dì rivendicare
per me almeno una qualche parte di quel merito,
eh' io tributo a Lei in piena estensione ; parlo
dell' energia e della franca parola.
La conformità dei concetti, e molte volte delle
espressioni, tra i miei discorsi e 1' articolo della
Voce giustifica la mia pretensione.
— "Ma Ella avrebbe desiderata la mia pro-
posta megho precisa o 1' avrebbe voluta tralasciata
affatto riserbandola a miglior occasione. „ —• Q.iiando
le avessi solamente detto che la mia proposta
conteneva tittlo e quanto io per ora desidero nel-
l'argomento, io avrei, credo, detto quanto basta
per respingere 1' accusa d'imprecisione. Ma io ag-
giungerò in poche parole perchè io desiderassi
tanto e non più, ed anticiperò così la risposta ad
altre supposizioni ed accuse. Da molto tempo, da
anni ed anni, sin dalla mia infanzia ho inteso
dire e ripetere che la Dalmazia abbisogni di un
portofrancoj e che le condizioni di Spalato la di-
cano d'incontestabile preferenza chiamata ad a-
spirarvi. So che qualche anno addietro lo stesso
Municipio di Zara non esitò a farsi propugnatore
di codesta aspirazione. Non è che da un anno o
poco più, forse in seguito all' esempio dell' Istria,
che sorse l'idea della franchigia daziaria estesa a
tutta la nostra provincia. E mentre la prima idea
non avea trovato ragionevole opposizione, la se-
conda diede motivo a serie dubbiezze. Si temette
che il governo esigesse gravoso compenso ai dazi
mancati ; si temette che tale compenso tornasse
più, dannoso alla provincia che non sieno grandi
i vantaggi aspettati dalla franchigia ; si reputò
poi fatalissima, specialmente per la classe dei pos-
sidenti, dei producenti, la prestazione di quel com-
penso, cui allude la Giunta dalmata nella relativa
sua memoria, e che si compendia nella rinunzia
al favore di cui godono i principah prodotti dal-
mati, il vino p. e. e r olio, nel territorio doga-
nale generale austriaco, pagando mezzo dazio in
confronto ai prodotti colà importati dagli estranei,
che lo pagano intero. Intelligenti, rispettabili per-
sone dalmate, e non di sola Spalato, mi esterna-
rono le loro gravissime apprensioni in proposito
=e dichiararono una calamità se a questo prezzo si
fosse per ottenere la franchigia. Lessi e studiai
la memoria della Giunta, la quale nelle parole
che accompagnano il suo progetto chiamò essa
medesima "l'argomento di tanta importanza per
ie sorti del paese, e tanto difficih d' altronde e
(Controversi i giudizii nelle materie economiche,
che ben ardito sarebbe colui che presumesse di
travedere tutte le conseguenze di una sì radicale
riforma,,. Lessi, dico, e studiai quella memoria;
ma devo con ogni rispetto confessare sinceramente,
èlle le ragioni ivi addotte non bastarono a per-
suadermi della prevalenza de' vantaggi derivabili
dalla franchigia generale, in confronto ai danni chiamato a proposta definitivamente nella tornata
certi racchiusi nella rìnunzia offerta in compenso
allo Stato. Ecco perchè io rinunziai e rinunzio
ben volentieri al merito eh' Élla attribuisce al de-
putato Gliubissa di presentaEre la proposta come
un desiderio positivo nato in seguito a questione
esaminata e conosciuta, anziché come un invito
ad esaminarla e studiarla,,, e vi rinunzierei anclie
quando questo desiderio positivo si fosse portato
od avesse potuto portarsi a conchiuso.
— "Ma perchè non tralasciare allora la pro-
posta e riserbarla a tempo migliore ? quale van-
taggio n' è derivato „ ? — Prima di rispondere mi
si permetta di chiedere: quale pregiudizio è de-
rivato alla questione dalla mia proposta e dalla
deliberazione che le tenne dietro? La proposta
fu accolta ; il ministero fu eccitato a prendere m
esame il quesito alternativo e di produrre nella
prossima sessione alla Camera le relative propo-
sizioni di legge. Preclude codesto conchiuso la via
a quei passi che la Voce reputa opportuni prima
della deliberazione definitiva ? 0 non è dato piut-
tosto per esso l'impulso al paese, al giornalismo,
agli interessati di occuparsene? Non è tolta per
esso al ministero la possibihtà di mandare la cosa
alle calende greche ? Il conchiuso della Camera
riconosce solennemente la necessità di prendere
qualche misura decisiva a vantaggio della Dal-
mazia ; riconosce che la franchigia daziaria gene-
rale, 0 un portofranco almeno, possono costituire
una tale benefica misura, ed eccita il ministero a
farsene iniziatore. Io confesso di non comprendere
come possa chiamarsi „ sconfortante e malaugurata
la tornata 31 luglio per la deliberazione che vi
fu presa, vuoi per la nuova perdita di una altra
speranza di bene per il paese nostro, vuoi per
la previsione funesta dell' ultima definitiva e im-
mutabile risoluzione ministeriale in proposito,, ; non
posso comprendere ove si riscontri la perdita della
speranza, su che si appoggi la funesta previsione.
La Camera vuole studiato il quesito, vuole occu-
parsene nella prossima sessione; il ministro pro-
mette studiarlo, non decliiìa V obbligo di produrre
il risultato dei suoi studi! nella prossima sessione;
dove la perdita? d'onde la previsione ?
— "Non era però meglio attendere la dehbe-
razione della Dieta dalmata per portarne la pro-
posta a dirittura come legge alla sanzione so-
vrana ?„ ~ Qui è sfuggito senza dubbio alla
Voce che la misura in discorso, siccome misura e-
miuentemente finanziaria e commerciale, è sottratta
alla competenza delle diete provinciali, anche al-
l' ungherese e croata ; die la decisione n' è riser-
vata per lo Statuto al Consiglio dell' impero, e che
alle diete in questa materia è consentito sola-
mente (§. 19 dello Stat. prov.) di dare pareri e
fare proposte al governo, il quale non può, in caso
di loro approvazione, far altro che assoggettarle
come proprie proposte di legge al competente Con-
sigho dell' impero. In queste materie le diete, an-
ziché fattori legislativi, sono corpi consulenti, senza
dubbio di grande influenza; ma le di cui delibe-
razioni non possono "portarsi a dirittura come
legge alla sanzione sovrana.,, Ora, stante il con-
chiuso della Camera de' deputati, quanto favore-
vole occasione alla Dieta dalmata di far uso del
diritto accordatole dal §. 19 dello Statuto nella
prossima sessione che deve precedere le relative
discussioni delle Camere innanzi alle quali il mi-
nistro dovrà produrre i risultati delle pertratta-
zioni sull' argomento ! quanto favorevole occasione
al giornalismo dalmate ed agli intelligenti del
paese "di preparare quel corredo di nozioni, di
argomenti e di dimostrazioni sicuramente convin-
centi nè facilmente vincibih!,, quanto favorevole
occasione alle Comuni e alle Camére di commer-
cio "di esternare palesemente e solennemente il
loro voto appoggiato dagh studii speciali econo-
mici e statistici e topografici,,, specialmente a quelle
Comuni e Camere di commercio il cui desiderio
fosse già addosso maturato "in seguito a que-
stione esaminata e conosciuta!,, quale tesoro di
materiah pei rappresentanti dalmati al Consigho
dell'impero quando nella prossima sessione verrà
discusso il quesito ! — È perciò, per la suprema
importanza della niisuraj ch'io non mi credetti
31 luglio; è così ch'io evitai il pericola "ch'essa
venisse subitamente e irrovocabilmoiito respinta; „
è perciò cb'io formulai la mia proposta iu modo
che favorevole ne sortisse il risultato, il quale
prepara ed avvicina 1' occasione opportuna ^di
porne in campo lo scioglimento definitivo nel tempo
e nel modo in cui appaia una grande probabilità
di buon esito „ e con quelle modalità che lo ren-
dano veramente utile ai nostro paese e ne cou-
ciliino tutti gì' interessi. La mia proposta - io credo
poterlo asserire senza peccato d'immodestia - non
fu monca ed imprecisa, come piacque di qualifi-
carla alla Voce ; la sua motivazione non mancò di
energia ; essa corrispose appieno alle cosdenziose
mie convinzioni; non pregiudicò alle future deh-
berazioni della nostra Dieta, comunque esse sieno
per essere ; anticipò anzi alle medesime un vah-
dissinio appoggio morale ; e fu coronata dall'esito.
Queste osservazioni mostrano in pari tempo la
infondatezza del supposito, che la mia proposta,
anziché dall'interesse pella intera provincia, fosse
dettata da spirito municipale. L'alternativa era
troppo chiara, perchè potesse venirne franteso il
tenore da chi intende la lingua in cui fu detto o
tradotto il mio discorso. Altra fu là condizione
del deputato Gliubissa, che della mia parlata in
idioma a lui ignoto comprese forse la sola parola
Spalato, accennata come esempio nella mia moti-
vazione e non nella proposta, e credette combat-
tere il supposto tenore di quest' ultima con ciò
che Spalato, meno misera delle altre città sorelle,
ancora non offra, come queste, l'aspetto di rovine
di Pompei o di catacombe egiziane. Io non ebbi
per verità la ventura di vedere cogli occhi miei
quei venerandi avaiizi di passate grandezze, ma,
per quanto ne lessi, ho motivo di dubitare che le
sorelle di Spalato, e Zara specialmente, sieno cadute
sì basso. Ragusa forse sola, questa città per tanti
titoh rispettabile e rispettata, può per qualche
guisa in qualche p,arte ricordare le accennate ro-
vine nelle memorie fatali lasciatele dai monte-
nerini e russi nel 1806. Ma se così pur fosse;
se Zara, Sebenico, Cattare etc. fossero infatti niente
megho che catacombe - ed iu questo caso non
chiederò nemmeno come poteva sostenersi che non
la cedano d'importanza a Spalato - sarebbe, do-
mando io, ragione sufficiente, quando circostanze
invincibili od interessi provimiali per avventura non
consentissero la franchigia daziaria generale, di nie^
gare il portofranco a Spalato, solo perchè non
offre r aspetto di rovina di Pompei o di cata-
comba egiziana? Non credo che la Voce, facendo
plauso al nostro avversario politico, s'ella esamini
da vicino 1' argomento senza il prisma municipale,
sottoscriverebbe a siffatta teoria. Non credo che
sinceramente e ragionevolmente possa tacciarsi me
di municipalismo perchè dichiaro apertamente di
rifiutarla. Io amo Spalato con tutta l'effusione del-
l' anima e non posso obliare gli affettuosi rap-
porti che mi legano ad essa e al suo circolo. À
Spalato mi legano le memorie dei miei primi studii
ed indimenticabih prove di simpatia ; Sign queltó
gentile borgata stretta a Spalato, più che per
prossimità di sito, per intimità d'interessi ed a-
spirazioni, io mi pregio poter chiamare il mio luogo
natio ; à Traù e Lesina videro rispettivamente la
prima volta la luce mio padre e mia madre; a
tutto il circolo io debbo il supremo onore del cit-
tadino, col dovere il diritto di mppresentare la
patria. Ma non perciò io ho mai dimenticati i
doveri che m'impone la mia quahtà di deputato
dahnato al Consiglio dell'impero e non ho offerto
mai motivo a chi si sia di accusarmi di rea pre-
ferenza. Che però alio scopo di sottrarmi a ca-
pricciosa taccia di municipalismo io debba contra-
stare a Spalato un benefizio, cui le circostanze e
le condizioni speciahssime la chiamano, ed il quale
alla fin fine ridonderebbe a vantàggio della intera
provincia, solo perchè Zara o Cattaro non potes-
sero per avventura contemporaneamente fruirne,
non parmi giusto o ragionevole. Secondare tale
esigenza sarebbe a mio modo di vedere, nonché
debolezza, delitto. A questo prezzo non intendo
purgarmi dall' accusa di municipahsmo.
E così ho finito. Non mi resta che fare ap-
S^iSl'a 30 Agosto Aimo
Prezzo d'associaziosie in valuta austriaca por
Zara: per un anno fiorini 8; per spì inRsi fiorini 4;
prr tre mesi fiorini 3. Pei riuiaiientf; delia Provincia
e fuori: per un anno fiorini 9; per sei mesi fiorini 4
tioltli 50; per tre mesi fiorini 2:2ò. Per 1' estero, e
pel Lombardo A^eneto gli stessi prezzi in argento, fran-
clii del porto-posta.
Giornale polUico-lefterario
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
Siamo pregati ci' inserire la seguente relazione :
Il 26 agosto corr. presentatosi il corpo nobile
di questa città ad ossequiare rill.mo Mon. Arci-
vesco Maupas, il sig. Giovanni conte de l'anfogna,
qual interprete dei sentimenti degl'individui com-
ponenti tale corpo, ebbe ad esprimersi, per quanto
può sovvenirsi chi fu presente, come segue:
""Monsignore lllusirissimo e Reverendissimo !
Il corpo nobile volle eleggermi a presentarlo,
onde manifestare il suo giubilo e la sua esultanza
pel possesso preso da V. S. I. li. del seggio ar-
civescovile, e testimoniarle, ad un tempo, la piiì
sentita stima, e la particolare sua devozione.
Nel méntre ci riputiamo ben felici di esercitare
un tale atto di dovere, ci gode l'animo, e ci fa
inorgoglire il riflesso di poter, dopo il decorso
di anni 46, riverire ed ossequiare in V. S. Ill.ma
un distintissimo Dalmata, qual nostro Metropolita
e Pastore, adorno di esimie doti di mente e di cuore.
Si assicuri, Ill.mo Monsignor Arcivescovo, die
tale atto racchiude quel bello e dignitoso, e soprat-
tutto quel sentimento, che deriva da cuori tanto
nobili, come sono quelli di veri, leali e distinti Dalmati.
Nella sapientissima sua Omelia volle generosa-
mente promettere di dare, laddove occorresse, pel
bene nostro spirituale anche la propria vita, e noi
da grati, riconoscenti e rispettosi figli, non man-
cheremo all' occasione di assoggettarci con alacrità
d'animo a qualunque sacrifizio fosse per rendersi
neccessario.„
Monsignor Illustrissimo con quella dolcezza ed
affabilità sua propria, nel manifestare i suoi rin-
graziamenti, dichiarò ch'egli ebbe maisempre ad
apprezzare e stimare la nobiltà di Zara pel suo
plausibile contegno, avendo essa in ogni tempo
recato lustro e decoro alla patria.
de FELICINOVICH.
Abolizione dei fedecomessi nel cir-
colo di Ragusa.
I-
Nel giornale La Voce Dalmatica ho letto il de-
siderio della Giunta di proporre alla Dieta 1' a-
bolizione dei fedecomessi esistenti nel circolo di
Ragusa, e nel proposito nello stesso giornale ho
letti i pareri dei chiarissimi avvocati di questo
foro Antonio cav. Casnacich e Giovanni Battista
liadmiUi. Tutti due appoggiano il voto della Giunta,
e il secondo va tanto oltre, da negare i diritti già
acquisiti dai cliiamati nati. Non mi pronunzierò sulle
intenzioni di chichesia; dirò che voler trinciare sulla
quistione come si fa da quei due è per lo meno
l)ericoloso assai, e domando :
1. Listituzione fedecomessaria è compatibile colla
costituzione dell'attuale società?
2. Ammesso che detta istituzione sia un male,
senza parere ingiusti, è egh permesso di abolirla
di punto in bianco?
3. La miseria che affligge questo circolo deve
causa alla conservazione dei fedecomessi?
Potrei di più domandare, ma mi astengo per
non parer lungo.
Non dirò novità asserendo che i fedecomessi di
Ragusa parificati dal governo austriaco col decreto
di data 15 settembre 1818 agU esistenti nelle
altre provincie della corona, sono regolati da una
legge speciale, e che il giudizio da portarsi sui me-
desimi deve essere diverso secondo la diversità delle
costituzioni dello stato, e a seconda ancora dei di-
versi variabili rapporti in cui esso si attrova nella
varietà dei tempi.
Se potenti ragioni avversano l'istituzione, liav-
vene di quelle che, se non la impongono e consi-
gliano, la difendono almeno. Le tocco di volo.
Le leggi tutte proclamano la libertà nel pro-
prietario di disporre a talento del suo, il fondatore
di un fedecomesso non fa che mettere in atto que-
sto riconosciuto diritto. Nè a cio fare appoggiasi
egli solamente a questa potentissima delle ragioni,
ma altra lo consigHa ancora, ed è la ragione di
stato, essendo chè ripromettesi sempre più stretto
il legame tra lo stato ed i suoi successori, i quali,
ove venissero a mancare dei necessari mezzi, non
tarderebbero a degenerare, dimentichi delle gene-
rose gesta degli avi. Il sentimento del decoro av-
venire della propria famigha e dello stato, e l'i-
dea che il credito pubblico sia sorretto da quello
volonteroso del privato animano' senz' altro l'isti-
tutore del fedecomisso.
Non senza ragione si oppone, che giusta'! prin-
cipii naturah del diritto, la hbertà del disporre
non devesi intendere estesa fino a permettere o-
diose distinzioni e tah da causare ingiustizie, e
r ingiustizia s'incarna nel!' atto di voler beneficati
alcuni non altrimenti favoriti che dall'accidente di
essere venuti prima al mondo, lasciando languire
altri nella più avviliente miseria. Si oppone an-
cora, che talvolta i successori, dimentichi dell'in-
tenzione del fondatore, sonnecchiano sopra i suoi
allori, e invece d'impiegare gli ammassati tesori
dagli avi in vantaggio delle altre classi del po-
polo, si piacciono a calpestarle indecorosamente;
si oppone infine che il fedecomesso toglie molti
beni al commercio,, all' industria, alla circolazione.
Tracciate le ragioni che favoriscono e che av-
versano r istituzione dei fedecomessi, sorge natu-
ralmente la domanda, se la sia compatibile colle
costituzioni e progresso delle moderne società. Se
non vogha pronunciarmi, è mestieri confessi non
avere mai per anco toccato quanto vorrebbesi per
decretarne la definita abolizione. E perchè volen-
domi spiegare sarei forse tratto ove non vogho,
e perchè lo stimo superfluo nella questione che
mi occupa, ci,passo sopra senz'altro.
E
Ck)ntinuando nell'assunto, ammetto pure coll'av-
vo: Radmilh che il fedecomesso sia un male, e come
tale reclami un intero, assoluto, sollecito rimedio.
Ognuno converrà meco die il rimedio, perchè sia
accettabile e proficuo, non deve essere tale da
portare mah .più gravi di quelli che si vorrebbero
tolti. Ho fatto vedere che l'istituzione fedecomes-
saria è sorgente a, .mah non pochi, ma a guarirh
non è permesso usare ingiustizia, e questa sor-
gerebbe in tutta la schifosa sua nudità, ove la si
volesse,,-come propone l'avvo: Radmilli, abolire di
punto in bianco. La ragione è così semplice e on-
nipotente che basta, accennaria. I nati, sieno primi,
secondi, terzi ecc : chiamati al possesso eh un fe-
decomesso, hanno, un diritto già acquisito, il quale
basato sopra la volontà di chi poteva disporre
liberamente del suo, è per sopra mercato guaren-
tito daha legge. Senza spogliare adunque tanti chia-
mati dell' accennato diritto acquisito, non si otter-
rebbe il divisato intendimento. Eccoci adunque,
stando al consigho dell'avvo: Radmilli, nel caso
di dovere usare la forza, la violenza, 1'ingiusti-
I g:riippi e le comiMÌ.>^?ioni, franclii delle spose
postali, si clirig'ono in Zar;: a \ iiicenzo Uuplancioli lU-
daliore della ViićO l'allliatit';!. e e,li ivljbnonanienti, al
lu'iozii librari! Jei .si^ntiii fratelli BaSiara o l'ietru
Aljelich. Gli avvisi <!i h linee costansj 1 iìoriuo, e ogni
linea di più soldi G. i^a tassa tii iiiianza resta a eai'ieo
del committente. Un iKinsero sej)ara(o costa soldi IO.
zia, per arrivare a un bene. Io penso che mal si
appoggia chi procede di questa guisa, e che il furto
non cessa di essere tale per buona ne sia l'inten-
zione di chi lo commette e l'impiego di quanta
toglie.
Non è mia intenzione di pronunciarmi sulla giu-
stizia dei decreti S. Cloud 180G e Anversa 1811
e dellailegge austriaca 7 luglio 1817, nò d'inda-
gare le ragioni pelle quali furono dettati, osser-
vando di volo che il tagho cesareo non a tutti è
dato di operare. Nota l'avv : Radmilli, che apph-
candosi dai tribunah la legge 7 lugho, 1817 si
venne a sentenziare primo cliiamato un convento
di frati, il quale, sono sue parole, era stato so-
stituito pel caso di estinzione della famiglia a cui
favore era stato fondato il fedecomesso.
Confesso di non comprendere perchè sì fatta im-
beccata, estranea affatto alla tesi della Giunta dal-
mata, venne dall' illustre avvocato lanciata ai tri-
bunali, ma credo non esista persona che vorrà giu-
dicare più ingiusto e inumano 1' atto del tribu-
nale, del consigho espresso così risolutamente dal-
l'illustre avvocato, il qual consiglio, ove venisse
accettato, trascinerebbe sul lastrico la maggior parte
di quelle famighe, alle quah Ragusa deve il suo glo-
rioso passato e la rinomanza che di coltissima gode
al presente.
E qui mi viene in acconcio l'autorità di Nicolò
Tommaseo il quale nella Via Facti al cap. XV,
quantunque riconosca che la moltitudine degli uo-
mini addetti agh uffizi pubblici non faccia la ri-
chezza degli stati o la contentezza o la dignità,
pure esclama : Or non è nè umano nè giusto, a
uomini che sotto la guarentigia, della fede pub-
blica dedicarono a una professione la vita, e spe-
sero per questo gran parte dell'avere fraterno, e
per questo abbandonarono h cura dei propri po-
deri onde avrebbero tratto con proprio decoro e
comune utilità il campamento, non è nè umano
nè giusto il togliere ad essi e ai loro figliuoU quel
pane compero a caro prezzo, e abbandonarli sul
lastrico; come chi all'artigiano togliesse improvi-
samente gli arnesi del suo mestiere dicendo: va,
e vivi se puoi.
Viva la giustizia ! Non credo dover aggiungere
parole al dettato di Nicolò Tommaseo, convinto
che ognuno troverà che fra i diritti della casta
protetta dal letterato e quelli che vantano i cit-
tadini di Ragusa ci corre.
Nessuno credo non maledice alla tratta dei ne-
gri ; contro questo odioso mercato di esseri ra-
gionevoh equiparati ai bruti mille cuori generosi
imprecarono; eppure il governo della republicaA-
mericana non osa abolirlo.
Non ultima dehe ragioni stimo quella che l'aboli-
zione varrebbe a ledere diritti di già acquisiti. Nò mi
si dica che abbia forviato ;in ciò dettando non ebbi
in mira che di far toccare con mano che incerte
piaghe non è sempre buon consiglio di mettere
violentemente la mano. Ma non è Uitto. Erra l'il-
lustre avvocato asserendo che i chiamati non ab-
biano che solo la speranza. Nel fedecomesso, sia
che trattisi di membri di una famiglia o di altre,
i chiamati ne giungono al possesso uno dopo l'al-
tro, e se il godimento spetta a un solo, agh altri
compete un diritto fondato ed irrevocabile alla
successione nell' intero fedecomesso. Sotto questo ri-
guardo mentre ai chiamati spetta il dominio di-
retto, al possessore compete anche 1' utile proprietà.
Coir aboUzione quindi dei fedecomessi non una sem-
(Le iscrizioni tengono V ordine 4dlc date,)
I.
(ymOLAMO S^JSTTO
^ella CMesa Dottore massimo
«he gl'Istri e i Pannopi
?illa Dalmazia conteiidono
pia clie i Dalmati ognora
venerarono e venerano
gloria loro priiniera
e
primo loro celeste patrono,
K 340. M. 420,
n.
61OVAOT QUARTP
Caratino
Ponte^ce Sommo
dalle insidie dei Cesari
del cattolico dogma la purezza difese
ìieir invasioni barbariche della Dalmazia
coi tesori profusi
nazionali moltissimi dal servaggio redense
e d| Santi ]e spoglie ad empie mani sottratte
jn Laterano depose
4'apostolico ^ patrio zelo n^onmnento immortale,
A. 640-642,
in.
SIMEONE BEGNA
Zaratino
di Modrussa Pastore
letteratissimo solertissimo
del quinto Concilio di Laterano
per valore d'eloquio e virtù d'opere
luminare cospicuo
del clero illirico e della patria
per gli eruditi studii suoi
benemerito,
M. 1536.
IV.
ANTONIO VEEAN^IO
da Selenico
Arcivescovo di Strigonia
|»er scienza politica e letteraria prestanza
mercatosi
l'affetto dei principi la stinga dei saggi
fu
Viceré d'Ungheria
Cardinale proposto di Santa Chiesa
Ingegno illustre del tempo suo,
K 1504. M. 1573.
V.
SISTO QUINTO
per altezza e splendore d'opere
tra i Pontefici Massimi un dei piii grandi
alla Chiesa Illirica in Roma
venustà di forma e tìtolo di CoUegiatì^
donando
€ con affetto gl'Illirici riguardando
si fe dal mondo conoscere
di su^ Dalmata stirpe non obblioso,
1521, M. 1590,
VI.
MAEOANTONIO DOMINIS
d'Arbe
Gesuita Arcivescovo Apostata
^'ingegno potente di cuore incostante
con opere
^ tìsica di storia di controversia
fama illustre acquistava
l'^cizia del Sarpi la stima del Newton
si meritava
d'onori Londra colmavalo
ardeva Roma il cadavere,
1560, M. 1625,
VK
VAI^EEIO PONTE
Zaratino
Arcidiacono ed Istoriografo
della sua Chiesa
dalla pubblica opinione stimato
di mitra degno
se all'esimia pietà e dottrina
e agli altri suoi nobilissimi pregi
non fossero andate pari
l'umiltà e ia modestia,
M. 1679,
vin.
OTTAVIO SPADER
Zaratino
vanto dell'istituto serafico
pel sapere cogli editi libri diffuso
e per le altre preclare doti
che l'innalzarono al Vescovato d'Arbe
d'onde a quello d'Assisi trasferte
a benemeritare anni molti
dell'Ordine suo del suo gregge e dei poveri
attese,
N, 1646. M. 1715.
IX.
GIOVANNI TANZLINGHER ZANOTTI
Zaratino
per cultura di buoni studi
per meriti e virtù sacerdotali
onorando
fu Canonico e Vicario
traduttore illirico di Virgilio
delle patrie antichità illustratore
d'ogni buona e pia opera
zelatore costante.
N, 1651. M. 1732.
X.
ViifCENZO ZMAJEVICH
da Perasto
nella sedia pontificale nostra
con l'esimia vigilanza e pietà
con le provvide largizioni
con la dotta è feconda penna
illustrò il llroprio nome
che
l'eretto lllinco Seminario
memorabile fece in perpetuo.
IBTTJ. TSE: T745.
dell'istituto domenicano ornamento
Professore a Siena ed a Pisa
Vescovo di Cittanova e di Lesina
per dottrina moltiplice sacra e profana
per iscritti pubblicati ed inediti
per sociali virtù e pastoraU meriti
segnalatissimo.
N. 1732. M. 1799.
XV.
SuitEONE STEATICO
Zaratino
Professore a Padova ed a Pavia
Senatore in Milano
per dotte opere
d'idraulica di fisica d'architettura
per illustri servigi
al bene pubblico ed alla scienza
riverito dai saggi dai monarchi onorato
in Italia e fuori celebratissimo.
N. 1733. M. 1824.
XL
MATTECX CABAMAN
Borghigiano di Spalato
Arcivescovo di Zara
uomo dotto
degl' ilhrici libri sacri
riformatore
dell' unità cattoUca e dell' ecclesiastica disciplina
sostenitore ardente.
N. 1700. M. 1771.
XVI.
GREGOEIO STEATICO
Zaratino
giurisperito filosofo letterato
da Venezia ebbe titolo di Consultore ai confini
sedette poi nel Consiglio governiale dell'Austria
pregiato da tutti
per l'equità e la dolcezza
r erudizione e la scienza
il senno politico e l'amor patrio
negh scritti e nell'opere sue risplendenti.
N. 1736. M. 1806.
XVII.
GIANNANTONIO PINELLI
Zaratino
del tempio che hanno in Roma gl'Illirici
Rettore benemerito
poi Vescovo di Traù
d'ornata mente e retto animo
fece mostra
nell'ecclesiastico e insieme nel civile governo
in tristissimi giorni a lui confidato
prova onorevole d'amorosa fiducia.
M. 1826.
XIL
GIOVANNI PETANI
Albanese
nella scienza delle divine cose
favoreggiante lo Zmajevich
erudito
da Canonico di Zara
fu al Vescovato di Sebenico eletto
ma contrariatovi lo rinunziò
per assumere il carico di Rettore
del Collegio Illirico di Loreto
dove morì nel 1774.
XVIII.
GIOVANNI GIUEOVICH
Zaratino
ad esimia bontà religione prudenza
cultura vasta congiunse letteraria scientifica
della Chiesa che l'ebbe Arcidiacono
e che più volte governò da Pastore
dell' istruzione pubblica e della patria
per lunghi zelanti proficui servigi
benemeritissimo.
N. 1752. M. 1828. -
XIIL
GIOVANNI CARSANA
Zaratino
Vescovo di Curzola
Arcivescovo in patria
bellamente associando
la prudenza civile alla pietà religiosa
la soavezza dell'indole al ferver dello zelo
meritò
in difficili tempi
l'ossequio l'affetto il desiderio di tutti.
N. 1720. M. 1800.
XIV.
GIANDOMENICO STEATICO
Zaratino
XIX.
PIETEO-ALESSANDEO PAEAVIA
Zaratino
ingegno ed animo nobilissimo
d'eleganti e dotte pagine autore
plaudito in ItaHa
d'eloquenza e di storia per anni molti
Professore in Torino
di copiosa elettissima Biblioteca
Fondatore in patria
munifico memorando.
N. 1797. M. 1857.
XX.
NICOLÒ TOMMASEO
nato a Sebenico
vivente in Firenze
di cui potrebbesi dire
che basta il nome di quel divo ingegno
se non avesse Dalmazia
un bisogno ed un obbligo
di proclamare a tutti altamente
quanto a Lui deve
quanto sente per Lui.
Tipografia Fratelli BATTAEA, VtNCjBNzo DypLANCiCH Redattóre responsabile.
delle quattrocentomila vittime; i giovani che hanno
anima e polso, ne offrano la prova con scritti po-
tenti e con atti di vero coraggio; poiché fomen-
tare discordia, o permettere che sia fomentata,
non è che impotenza e dissohizione. Abbiano pietà
degli invahdi; raccolgano le forze al comiin bene
e decoro, con modesta e tranquilla e infaticabile^
cura operando.
Mi creda demllssimo
4 settembre. N. TO^BIASSO.
. M. R. S.
1 fogli del giornale che contengono cose av-
verse alla persona mia, fin da quando io ne ri-
fiutai dall'editore l'invio spontaneo, lio a Zara
dato ordine che non mi si mandino. Ma ne'fogh
mandatimi leggo: "Non mai urgemmo la questione
dell'unione a Croazia„; e cotesto ripetesi altrove
assai chiaro. Ciò basta. Giudicherà l'avvenire. Ra-
gioniamo, come ben dice il foglio medesimo, sui
principii; gli assalti alle persone smettiamo. ') Ella
sa che le prime provocazioni ingiuriose vennero
da'fogli croati. La misera giierricciuola della quale
a me duole che occasione sia stato il nome mio,
(ma non son io che abbia a vergognarmene o a
chiamarmi vinto), ha provato che c' è un' opinione
in Dalmazia la quale non soffre che le sia fatto
forza con atti precipitosi. Non solamente Sebenico
mia patria, e Zara (eh' altri, interpretando al peg-
gio ogni cosa contro quel che consigliano la ge-
nerosità e l'onestà, potrebbe fingere a sè di cre-
dere mossa da sue proprie ragioni) significarono
il loro dissenso; ma in tutta Spalato non si son
potuti raccattare, tra autorevoli e no, cento nomi
approvanti ; e in Cattare stessa, nel luogo natale
dell'egregio Voinovicli, fa taluno che riprovò; e
in Traù, patria di benemeriti, e nella civile e buona
Arbe, che non nega il suo pane ai mendicanti
Croati. Ragusi ha nella Dieta chi rappresenta non
solo l'opinione sua propria, ma quella de'suoi
elettori, consenziente al Cćiuto e dignitoso indu-
giare la decisione d'un fatto che, nel presente
stato della Croazia, non avrebbe alcun valore po-
litico di per sè, metterebbe anzi in mostra la co-
mune impotenza. In altri luoghi, nell'atto di
dirsi Slavi con vanto, affermarono angusto il con-
cetto dell'Unione, da pochi voluta, dai più non
ideata nemmeno; il tempo inopportuno, le forme
sconvenienti. Nè gli studienti di Vienna sono u-
nanimi, nè i chierici del seminario di Zara. Stanno
almeno per la dilazione e preti e magistrati, e
uomini di virtù e di sapere, e benestanti probi, e
semphci popolani. EgU è dunque un volersi illu-
dere il ridire a sè stessi che tutti i giovani Dal-
mati sono per la Croazia, che 1 400,000 Slavi
hanno un solo pensiero ; e sarebbe peggio assai
€he un illudersi il gridare i 400,000 oppressi e
frodati da pochi stranieri. Cotesta parola provo-
catrice, quand'anco avesse del vero (Ella sa quanto
n'abbia), non doveva uscire di bocca a uomini
sinceramente devoti alla patria, perchè pregna
d'odii fratricidi. E il hnguaggio e i diritti del po-
polo potevansi più civilmente, più veracemente,
pili efficacemente difendere. S'è sbagliata la stra-
da; ma a ravvedersi c'è tempo tuttavia. Conve-
veniva anzi raffermare la concordia sociale, e farla
operosa; agli oltraggiatori imporre silenzio, pre-
dicare co' fatti, con esempii di generoso amor pa-
trio persuadere.
Delle poche offerte dai Dalmati che si vantano
Slavi fatte per il Montenegro, dopo tanti rimpro-
yeri ai così detti ItaUaui (che, senza la tromba
de'giornali, fecero pure nell'angustia loro qual-
cosa), non è da prendere maraviglia quando si
vede il poco che diede, e il nulla che operò, la
Croazia, tutta Slava, e costituita in governo pro-
prio, del quale la forza e la libertà con raffaccio
e con ischerno ci si rappresentano come unica-
mente desiderabih, sovranamente esemplari. Quando
avremo veduto quel che possa la Croazia per sè,
Di scritti che versano sopra cose utili, mi pare no-
tabile esempio nel Razionale, l'intitolato: La Valle del
Narenla; nè questo è l'unico: e il dirlo tn è cosa cle-
ijita e cara.
Un appendice a (|Ucsto luogo sì darrà in altro (u-jlio
deih IVi?.
come terminino le differenze tra lei e il Regno
Ungarico, tra lei e l'Impero ; quando Monsignore
Strossma^^er, giustamente pio agli Slavi oppressi
dal Turco, potrà, com'egh dice, lavare con vino
e con olio le ferite de' Confini Militari e di Fiume;
quando gli sarà dato dimostrare ai Dalmati il suo
buon volere meglio che il barone di Jelacich non
facesse ne' mesi del suo Banato, quand' egh teneva
in mano la spada vendicatrice dell'Austria; tutti
allora, non dubiti, cederanno volonterosi all'elo-
quenza de'fatti. Ma intanto che al Montenegro
torna vano F indomito suo ardimento ; intanto che
Francia e Russia lasciano sopra il collo de' Serbi
pendente la spada ottomanna, e l'Inghilterra as-
severa, in faccia al mondo legittime le minacce
di quella spada; intanto che la forte Germania
mal sa prepararsi pur di lontano a un qualche
sembiante d'unità; e America squarcia col ferro
la propria, e all'Italia costa sangue italiano ini-
ziare la sua, e alla sua indarno anela la Grecia
protetta dalle grandi memorie, e onorata da esem-
pii recenti di guerriero valore, comparabili agli
esempii splendidi antichi; non pare ben colto il
momento di far perdere alla Dalmazia perfino il
suo nome, che la stessa dominazione croata non
ha potuto abohre. Io so bene che i più savii e
accorti guarentiscono alla Dalmazia che il suo
nome le rimarrà ; e spero eh' essi disapproveranno
coloro i quali ridono e s'irritano contro chi chia-
ma sè Dalmata, e ci vogliono tutti Croati perchè
nel linguaggio d'una parte del popolo questo nome
è rimasto come semplice aggettivo, e non atte-
stante la comunanza d'origine, se non si voglia
che la attestino i nomi di francese, provenzale,
lombardo, romaico, romanzo.
Se a taluno scappò detta una qualche ceha
sopra i Croati, cotesto non fu se non dopo in-
sulti venuti da quella parte, e dopo la poco in-
gegnosa facezia sopra le origini pelasgiche; sulle
quali a ogni modo gli ultimi che abbiano titolo
di celiare, a giudizio delle genti civili, saranno i
Croati. Se piacque al Gioberti scrivere due grossi
volumi lìer dimostrare che gli Italiani sono il po-
polo principe e sacerdote perchè Pelasghi, senza
mai in tante pagine dire chiaro che cosa siano i
Pelasghi; non è colpa de'Dalmati. Quanto alle
colpe della Repubblica Veneta verso i nostri pro-
genitori, contro la quale taluni si sforzerebbero
di accendere odii archeologici, come se le passioni
vive e presenti non fossero assai; chi sa punto
di storia, e rammenta la dominazione di Genova
sopra la Corsica, e sa qual fosse e qual sia la
dominazione d'Inghilterra in Irlanda, e come il
Piemonte abbia fin qui governato l'isola di Sar-
degna, saprà dalle rabbie postume temperarsi. E
que'Dalmati che sinceramente rispettano il popolo,
sapendo in quale amore egli avesse la Repubblica
Veneta, comunque vogliasi da essa trattato, saprà,
se non rispettare lei per rispetto del popolo, com-
patirla ; tanto più che i poveri Veneti hanno a-
adesso altro in mente che la conquista di Sab-
bioncello e di Solta. Ma anco in cotesto le due
parti sono pili prossime a intendersi eh' altri non
creda o non voglia ; se uno di parte avversa ai
così detti Italiani affermò cosa mai non detta da
me con altrettanta asseveranza: che in fatto di
civiltà dobbiamo all'Italia quel che siamo. Certa-
mente potremmo essere qualcosa di pii^i : ma ci
avrebb'ella fatti dappiù la Croazia? Certamente
la Dalmazia non abbonda di grandi scrittori nella
Hngua d'Italia : ma qufinti ne ha la Croazia nella
sua lingua ? Ma coloro stessi che più avversano
l'uso dell' itahano tra noi, non lo scrivono forse
e più facilmente che lo slavo, e anche meglio?
E quanti ha l'Italia scrittori grandi? Partiamo
r Italia in regioni abitate da quattrocentomila
uomini, tutti educati a parlare e a scrivere la
medesima lingua: e molte e molte di cotesto re-
gioni Ella, signore, ritroverà, dove i parlanti e
scriventi itahano davvero sono in minor numero
che nella infelicissima patria nostra. Il dialetto
usato in essa, questo dialetto che taluni disprez-
zano con ignoranza barbarica, è uno de'più ita-
Mani d'Italia : e per quel poco eh' io conosco
l'Italia e so d'italiano, posso affermarghelo in co-
scienza. Non è perciò che la lingua uel popolo
non s'abbia a onorare, a insegnare, a scrivere
con più garbo e senno, ad apprezzare con giudi-
zio degno d'uomini civili, che non facciano i più
di coloro stessi i quali ne deplorano l'abbandono.
Ma i dispregi di tuttociò che in Dalmazia non è
pretto Slavo, per lo meno sarebbero prematuri,
tentando privarci d'uno strumento che pur ci ser-
ve, per amore d'un altro che non sappiamo ado-
prare. Dico prematuri i dispregi, per non usare
parola più forte e più appropriata. Ma quand' anco
la civiltà e la letteratura e la scienza e l'arte
croata dessero professori e magistrati, navigatori
e negozianti, più noti e pregiati fuor della patria
loro di quel che siano i nati nella povera nostra
terra; dessero cantanti più plauditi di Francesco
Mazzoleni, pittori e compositori di musica più va-
lenti di Francesco e Giovanni Salghetti, cittadini
che, in mezzo a angustie e a difficoltà e a con-
traddizioni, facciano in più breve tempo più di
quello che per la sua Spalato ha fatto Antonio
Bajamonti; noi, le cose croate ammirando, non
dovremmo però vergognarci del nome di Dalmati,
nè sperare di farci grandi o amabih ai Croati
mettendo in mostra i difetti de'propri nostri fra-
telli, e nella loro umiliazione esultando.
Nel giornale che diceva sè propugnatore unico
dell'onore del popolo nostro, io leggo queste pa-
role che forse mai contro il popolo della sua pa-
tria nessuno ne pronunziò di più gravi : Popolazione,
demoralizzala . . . ribalderia . . . licenza e prevalen-
za de' malvagi .... volgere il popolo a più miti co-
stumi. Il popolo di Dalmazia non è, grazie a Dio,
no perverso tanto, nè tanto feroce ; e se fosse, la
colpa sarebbe tutta non dei pochi d' origine ita-
liana, che non hanno in mano il governo della
provincia, nè potrebbero con la forza e con l'arte
lottare contro la probità degli Slavi tanto pre-
valenti di numero, e, a loro dire, di zelo e di
coraggio e d'ingegno; degU Slavi, non pochi dei
quali seggono tra' magistrati accettissimi ai go-
vernanti, e assai bene salariati per quel che porta
il paese, non pochi son ricchi; e certo con le
forze unite potrebbero ,al bene molto più dei loro,
imaginati avversarii; e avrebbero il grande van-
taggio di farsi intendere al popolo nella sua lin-
gua, che gU imaginati avversarii, a detta loro,
non sanno. Ma io domando se a miti costumi di-
sponga il popolo r eccitare in lui diffidenze e ran-
cori che prima non erano, contro i pochi dipinti
come oppressori di lui; il far suonare, quasi rombo
d'esercito schierato in battagha, il numero dei
400,000 chiamati a difendersi contro la banda
dei 20,000: io domando se potesse ragionevol-
mente tacciarsi di calunnia chi temeva in questa
parola, reiteratamente gridata, un fomite di guerra
civile, e peggio che di cninnunisino, senza incol-
parne però le intenzioni d' alcuno deliberate. Me-
glio confessare la sventura o la colpa (come vorrà
chiamarsi) comune; e imitare l'esempio di quegli
Slavi, i quah annunziando il proposito di cele-
brare con solenne congresso la commemorazione
degh Apostoh della Slavia Cirillo e Metodio, con»
fessane le nazioni Slave essere degne di biasimo
per non avere, finora pensalo che al letto nativo. Al
quale proposito mi sia lecito rammentare, non a
vanto 0 a rimprovero, che la Dalmazia ha il suo
proprio Apostolo, il discepolo e amico del grande
Apostolo delle genti ; che il nome di Dalmazia a
lettere indelebih è scritto nel libro divino tradotto
da un Dalmata; che la Chiesa e quindi la civiltà
della patria nostra precede di secoh a quella
d'altri popoh Slavi; che le influenze morali e
sociah e intellettuali dovevano dunque più inti-
mamente operare su noi, per tanti più secoli con-
tinuate; operare non foss'altro con la potenza
degli abiti, nel che gli stessi frenologi e fisiologi
neganti la fede e lo spirito trovansi consentire;
che la progenie dei battezzati da Tito e da Doimo
non fu tutta quanta da^ barbari sterminata ; che
tutte le storie lo attestano; che è diritto storico,
se a Dio piace, anche questo. A Lei, sacerdote,
io citerò il Calendario (e gli eruditi anco avversi
alle cose di Chiesa, tengono ormai debito della
scienza l'interrogare i monumenti ecclesiastici a
titolo di storici documenti) ; Le domanderò come
sia c{ie le commemorazioni festive e le invocazioni