un B^li^ta, che co' Croati se la intendeva, ma
senza"flrito mirare alla congiunzione detta, tra-
scritte e, ~ senza mia pemiissione , mandate a Za-
gabria, con alcune varianti di stile e di lingua, che
ne intcrhidavano il sentimento, anzi falsavano 1
senso : end' io poi, in una ristampa, mutai come
meglio, sembrava a me. Nè allora però me ne
dolsi pubblicamente ; nè la stampa di Zagabria mi
dispi^que; desideroso che i miei sentimenti ri-
spetto alle genti Slave fossero fatti palesi. Ma
nelle Sce«/«//e non è parola che accenni unicamen-
te a Croazia, non che all'ap2)iccarsi de'Dalmati
a quella. Mi furono dell' opuscolo mandati a Ve-
nezia un centinaio d'esemplari circa; de' quali,
come lettura agli Italiani alquanto esotica, io non
potevo fare alcun uso ; ma riconoscente alla lar-
ghezza de' buoni Croati, dovetti levarmeli d'in-
nanzi, acciocché l'autorità, rigida allora in queste
materie," non trovasse presso di me un indizio di
ciò che non era, dell' aver io ordinata la stampa.
La quale precauzione era resa necessaria dalla de-
nunzia che il governo di Zara, altro dall'odier-
no, indii'izzava alla censura di Venezia, acciocché
dell' opuscolo si facesse inquisizione ; e alla de-
nunzia accompagnavasi un giudizio di quello; nel
quale giudizio, tra le altre cose, mi si apponeva
il volere in Dalmazia insinuare gli spiriti d'Orien-
te. Sospettavasi dunque eh' io la volessi fare tur-
ca , 0 cosa simile ; ma non croata. Nè io so che
nelle traduzioni di quel libriccino fatte in lingua
boema e polacca, francese e tedesca, nè in Za-
gabria stessa e' fosse mai interpretato èome un
voto di dedizione a Croazia.
II. Superfluo dire che io delle Scintille non
mi negai punto autore, che non denunziai chi le
^ aveva, senza il mio volere, mandate alla stampa.
' Eppure allora il sospetto del così detto Pansla-
vismo dava qualche pensiero, e procurava a me
l'onore non desiderato della visita d'uno Slavo,
sospetto per un altro verso, il quale chiedeva
d' intenderne il mio sentimento. Facile era delu-
dere le sue ricerche col dirgli la semplice verità,
cioè eh' io non ero Panslavista punto , al modo
che questa voce intendesi nel mondo politico ^ nè
sono 0 sarò. E così intese infatti le mie Scinlil/e
un buon Russo , il quale girando al fine delle so-
lite peregrinazioni, tra gli altri compatriotti suoi,
m' onorò di sua visita; e delle Scintille non si
inostrava grandemente contento, e segnatamente
ìa parola narod pareva a lui cosa buia. Il buon
Russo m'offerse cordialmente un posticino, se a
me piacesse scrivere in giornali russi, e io cor-
dialmente ringraziai. Ala non è già un arcano,
quel eh' io so di certa scienza ; che, e allora e
poj, qualche Slavo del mezzodì, dicendo il Cesare
Mostro, non intendeva quello della Sanzione pram-
matica. E abbiamo il fatto solenne, d'un Croato
de' meglio eruditi, di quelli che a Vienna chiese-
ro, 0 non dissentirono che si chiedesse Dalmazia
per conto di Croazia; e che dopo il 1849 non
dubitò di proporre che i Croati adottassero la lin-
gua Russa. Dal che ( lasciando le questioni poli-
tiche ) ognun vede quanto onore dovesse venirne
àgli Slavi del mezzogiorno, quanto aiuto alla ci-
viltà de' Confini Militari, qual cagione d' orgogho
e di speranza ai Dalmati che si fossero aggrap-
pati ai Croati. Un altro Croato, parecchi anni do-
po, mostrandomisi vergognoso di quella proposta,
si lasciava però sfuggire di bocca la minaccia che,
se i potentati d' Occidente si dimostrassero della
Croazia poco curanti, ed ella si sarebbe abban-
donata alla Russia. Parrebbe incredibile, se anche
fuor di Croazia non si vedesse, la semplicità di
coloro, che dando retta a certi giornali salariati
da certi governi, ma le cui parole possono es-
sere il giorno dopo disdette e sono contraddette
da' fatti, si figurano Austria e Russia non sola-
mente rivali, ma in tutto nemiche, e pronte a
sbranare e appropriarsi l'una dell'altra l'impero ;
come se certe momentanee apparenti freddezze do-
vessero attizzare incendii di guerra; come se alla
ragion di Stato non siano i potentati più forti
costretti a sottomettere i proprii risentimenti più
acri, e per essa indugiare 1' adempimento de' loro
più antichi e più risoluti disegni. Io non so quel
che altri si pensi della lealtà debita o possibile
nelle pubbliche cose: ma nessuno, io spero, ne-
gherà che gli uomini privati, allorché si consa-
crano a rivendicare i diritti delle nazioni, debbo-
no d'illibata lealtà dare esempio, per dimostrarsi
non indegni del ministero tremendo. Ora uno Slavo
del mezzodì, che colla Russia s'intendeva per ser-
vire a suoi fini, e nell'atto medesimo le faceva
contro, e si credeva colle armi da lei portegli
ferirla da tergo; meritava bene che questa, già
consumata maestra, coli'arguta ambiguità del lin-
guaggio diplomatico, senza punto adontarsi, lo can-
zonasse bellamente, e lo abbandonasse a' suoi so-
gni e alla sua confusione.
III. Ripeto che in mene cosifatte, scoperte
da me e confessate da chi ne era il reo, sopra
un uomo solo forse ne ricade tutta la confu-
sione ; ma debbo soggiungere che alle mire di
costui altri ( disavvedutamente vo' sperarlo ) servì
qualche tempo, e prego'i savi e gli onesti di tutti
i paesi, badino bene a che mediatori, a che pro-
mettitori si fidino. Perchè uomini tali spacciano
sè per interpreti e méssi della nazione, o almeno
d'un grosso partito, e Citano nomi, e mostrano
lettere, le quali per vei'o non provano quanto mil-
lantan' essi, ma provano che e' non son cono-
sciuti per quel che pesano. Debbo inoltre sog-
giungere che, senza autorità e senza veste nes-
suna, fu chi tentò aprirsi l' adito in corte di Fran-
cia, e così guastare negòzii che in miglior tempo
potevano onoratamente avviarsi. Ma il poco valore
manifestissimo del negoziatore fece che a mala pena
e' potesse pervenire infino a un lontano paren-
te indirettissimo di chi molto può, ma non può
quanto vuole, e sa uon volere quel che non
può, e sa disvolere, e le volontà sue più ferme dis-
simulare. L'importanza di fresco data alle cose di
Serbia, d' Erzegovina,' del Montenero, non è tale
che giunga a risparmiìire e rivi di sangue, e spet-
acoU di barbarie che fanno fremere ogni anima
cristiana; non è tale che possa fiirci dimenticare
come gli esteri potentati, quand' anco volessero
sinceramente , da mille riguardi e ostacoli sono
rattenuti che non soddisfacciano alle brame dei
popoli impazienti. Lè fero promesse non prónta-
mente adempite, quindi paiono simili a tradimen-
to : e l'esito stesso delle guerre più arditamente
e più felicemente consumate non giunge mai a
quel segno che i vendicatori intendevano, non che
il vendicato. Difficile mutare il destino di pòpolo
stante da sè, il destino d'un isola : or pensa, di
genti l'una nell'altra-inserte e conserte, unite per
secoli ad altre genti, )per secoli divise dalle genti
sorelle ; or pensa, di nazione che non ha ancora
la coscienza di sè, di nazione a cui manca la te-
sta, e vorrebbesi far lei capo ad altre che non
sentono con lei comune la vita.
IV. Innanzi eh' io tocchi delle relazioni tra
Italia e Croazia, avvertirò quanto strana cosa sia
il voler cogliere in contraddizione me, che a certi
Croati parevo tanto alieno dal mettere la Dal-
mazia a' piedi loro, che pubblicamente si dolsero
del non essere io alla loro maniera Slavo, e mi
compiansero del prescegliere in Italia la povertà
alle croatiche munificenze. Nè io dubito punto che,
se avessi potuto rifare la vita e dedicarmi in tutto
alle lettere slave, io non avrei dagli Slavi rice-
vuta fraterna accoglienza: e pur della intenzione
di volermi proteggere son grato ad essi. Non cre-
do però d' avere, neaiiche scrivendo italiano e vi-
vendo in Italia, fatto ingiuria al nome slavo, e
vorrei che tutti i valenti del loro paese natio,
sentissero e scrivessero, ciascheduno secondo l'o-
pinione propria, quant' io sento e scrissi ; e molti
lo potrebbero ben mcgho di me.
Quand' io fui carcerato nel 48, la Dieta di
Zagabria mi richiese da Vienna come cosa sua;
nel qual atto io discerno il pio desiderio di libe-
rarmi , lo discerno dalla ragione che se ne addu-
ceva, e di questa stessa potevo sapere grado co-
me d' un pretesto al richiedermi. In simil modo,
quand'io nel 1861 mi maravigliavo che a Vien-
na chiedessero la Dalinazia senza interrogare il
sentimento de' Dalmati; ma in virtù del diritto sto-
rico, cioè per merito degh Avari debellati; un
Dalmata di quel partito mi rispose, quello non
essere che un pretesto^^ giacché non si poteva al-
tro titolo addurre a Vienna. Io non so se Vien-
na potesse tenerlo valevole ; ma le questioni che
concernono la sorte de' popoh, non mi pare che
sia decente o possibile scioglierle con pretesti.
Nella primavera del quarantotto ebbi invito
(non so in nome di quanti) da Zagabria a venire :
al quale se io avessi ubbidito , partecipavo con
essi, per non dir altro, ai disinganni dei quali
mossero poi eghno stessi pubblicamente querela.
Sulla fine del quarantotto, rincontrai a Parigi chi
mi narrò ( spiegandomi il fogho sotto gli occhi )
qualmente i Croati, peggiorando le cose
dell'Austria, erano accinti a muovere per inten-
dersi con Re Carlo Alberto; senonchè soprav-
venne in quel mentre la rovina. Io non so quanti
di Croazia in ciò convenissero ; e non oserei ne-
anco affermare" che ciò fosse vero : ma narro la
cosa. Dopo il 1849 ebbi visita in Corfù da un
Croato, il quale mi raccontava come il barone di
Jelacich fosse poco pregiato, nella sua patria, e
che nessum (indico le proprie parole dell'uomo;
se veraci, non so) lo guardava oramai. In Corfù
stesso ebbi lettera che m'invitava a mutare il
luogo del tranquillo mio esiho, e venire più presso
a' Croati, a quali potrei ( dicevasi ) giovare del
consiglio e della penna. Io non mi mossi : ma ri-
sposi pregando che per modi legittimi i loro di-
ritti sostenessero. Attesero in silenzio F ottobre del
1860; e quanto egh abbiano fatto e ottenuto in
questi due anni, lo dicano i Dalmati, fautori lo-
ro ; dicano quanto la Dalmazia, incorporata a
quella gente, lucrava di libertà, e di civile e let-
teraria 'onoranza.
Ma quando io credetti che il rancore degli I-
taliani contro tutta intera una nazione eccedeva i
limiti e della equità e del politico avvedimento, non
dubitai d'affrontare i sospetti e gh scherni ; e nei
bel mezzo d'Itaha pronunziai de' Croati parole di
pietà, di giustificazione, di lode. E di ciò non mi
pento ; non mi dolgo d'esserne malamente rimeri-
tato : perchè in questo, così come in altro, l'intera
nazione, non è da accagionare del fallo di pochi.
Ben debbo affermare che delle mie parole non si
conveniva a taluni farne arme contro di me; e che
il vederle passare d' Italia a Zagabria, e di Zaga-
bria in Dalmazia, e ripetere con più malizia che
senno, mi prova che certi Dalmati troppo buona-
mente pighano l'imbeccata di là dal monte, e che
non io sono ignaro delle faccende loro, ma essi in-
coscii de' detti e atti proprii; onde, per non li dire
complici, debbo crederli strumento e zimbello.
Quello che il mentovato Croato mi veniva rac^
contando e mostrando a Parigi, non so se per di-
scolpare sè e i suoi 0 per altro, io lo vidi poi rin-
novarsi a
Queste cose precedettero la regia patente ; alla
quale in Dalmazia, dalla parte de' Croati, seguita-
rono altre alquanto contrarie. Qui non è il luogo
d' esporre il parer mio sopra l'Austria ; e lascio
ad altri giudicare se tutti i Croati le siano fedeli
0 se tutti infedeli ; se della fedeltà croatica possa
ella fare unico fondamento di regno , o se della
croatica infedeltà paventare. Dico soltanto che, men-
tre in Zagabria e in Dalmazia da taluni si fanno
suonare alto le vecchie libertà, delle quah il rin-
giovanimento miracoloso darà gran pensieri all'Au-
stria ringiovanita; in Croazia altri discordano da sif-
fatti moti, altri se ne stanno senza intenderne nulla;
tutti continuano a richiedere da Vienna l'esegui-
mento di quella Sanzione prammatica, la quale il
libro d'un Croato provava essere oramai fatta in
brani, e ritornare legittimi re i successori di re
Zvonimiro. E intanto correvano per Dalmazia let-
tere croate o in nome croato, le quali accusavano
1 dissenzienti dalla copula come nemici dell' altare
e del trono. Una di queste lettere venne alle mie
mani, mandatami da tale che non era de'dissen-
zienti, ma che intendeva lavare sè dalla macchia
di pratiche vituperose : e questa lettera afferma che
i così detti Itahani, cioè a dire quei tanti il cui
nome porta l'uscita italianissima in ioli, ma che
non vogUono capitale Zagabria, preparano in Dal-
mazia alla religione di Cristo una persecuzione si-
mile a quella di Diocleziano : talché Zagabria di-
venta la nostra temporale ed eterna salute; ella
dev'essere a'Dalmati insieme Vienna e Costanti-'
non possiamo dolercene. Ma giacché siamo in for»
tunata occasione di possedere nella lingua slava
niì compenso delle sventure sofferte, approfittia-
mone; onde le bellezze déir idioma cj..facciano di-
men^ióàré ógni trista jnemMk, el đK^llfa^ éff
lieto cuore la gioventù cresfeàitef d^'ifijnep^
gli mirici con quella degli Slavi TTM^BS};:
. Là pretesa antichissima^ esi^eitó^^d^^ Sla^'
nfella Dalmazia, può^ dunque mtóldarsì ad accré-
scere ì farfalloni della storia, o tutt' al più ritener
la si deve per una opinione particolare, da ben
(Kverse opinioni già contraddetta e distrutta, colla
pacata spassionatezza di' era propria d'un tempo,
in cui non s'agitavano ancora le odierne quistio-
ni ; ed io tutti rispetto, ma, sincero qual sono, ti
confesso candidamente, mio buon L, di apprezzare
nel caso nostro assai più il parere d' un veterano
riputatissimo, il quale, senz' alcun fanatismo di
parte, fece in quest' argomento speciali e profondi
studii, com'è il sig. Nisiteo, che non quello di
molti dei nuovi coscritti, armeggianti da poco nel
campo dell' erudizione patria. Vorrai, per conse-
guenza, permettere alla città di Zara di rinunziar
r onore d'avere avuto gli Slavi per fondatori, spe-
cialmente quelli della iua razza, ed invece ti vor-
rai pur sovvenire di queir altro articolo del gior-
nale suddetto (n. 22 del 1846), in cui al mede-
simo sig. Nisiteo, coir appoggio d'iscrizioni greche
é latine, risultò pienamente provata V anticliità re-
mota della città stessa, e che il primo suo nom^
sas'sero, .cosi; ora'' 1' alzerà in comp^agnia' al Mùni-
cipii dalmati, perchè sia messo fine al doloroso
esiho _ di' Tommaseo dallà^' stf# patria.
Tr|;n% le interpoèìMdìif .dèjla dieta croata , a
^eijifòrono daì^^jm^a-.
m dué sMi tb'ìitativi
terzo Jader a; donde poi Zadar in slavo e Zara ih
italiano facevasi. — Ma il consei'vatore (?), Porfiro-
genito, i greci, i romani, i letterati zaratini, che, a tuo
dire, fin poco addietro ritennero il nome di Zara
per pretto slavo? — "Sogni d'infermi e fole di
romanzi „ rispondo io, spacciate da chi stimando
forse non abbastanza remota la nazionalità slava
della Dalmazia, calcolata soltanto dalle invasioni del
settimo secolo, cerca di retrospingerla fino ad epoca
in cui gli Slavi non erano conosciuti peranco in
Europa. A queste illusioni gli scrtttori zaratini,
sta pur certo mio buon I., non parteciparono mai.
Quah siano quelli di che tu intendi, non saprei,
giacché non ne nomini alcuno fuor del poeta Bara-
covich ; ma certo è che i versi d' un poeta mài
non fecero autorità veruna in punto di storia, e
certo è che un prosatore zaratino dei più ripu-
tati, come fu Simeone Gliubavaz, contemporaneo,
amico e coadiuvatore del Lucio, trattando, in al-
cune memorie manoscritte, di qufeka sua patria,
accenna all' etimologia greca del suo nome, ed in
altro luogo, alludendo alle invasioni del secolo set-
timo, dice che Zara "esperimentò il furore de'Sla-
fvi, spogliata della maggior e mighor parte del
«suo territorio, ma non già il comando„, ed al-
trove della nostra popolazione parlando, la dice
illirico-slava, lo che dimostra com' egli ritenesse ciò
che ritenuto vediamo anche dal sig. Nisiteo. Altri
scrittori, e forastieri e nostrani, favoleggiarono
molto sull' origine della città stessa, facendola ri-
salir fino ù, Jadar abnepote di Noè ; ma di Slavi
non parlarono certamente, né parlarne potevano
senza errore. Non ci vuole quindi che tuttal' im-
pudenza di certi scrittori moderni per far dire a
que'buoni vecchi ciò che neppure sognarono, come
non ci vuole che tutta l'acutezza di certi occhi e
r ardenza di certe fantasie per vedere e preteii-
dere di far agli altri vedere tutto a rovescio. E
così la povera colonna del campo di San Simeone
deve contentarsi di restare lì senza statua, come
un I senza punto, che è quanto dir senza testa.
Ma dalla colonna di San Simeone a quella di
piazza deli'erbe (romano avanzo pur essa), onde
recarci al tempio di San Donato, dove tu a se-
guirti m'inviti, non è breve il tratto^ e P af^ della
stagione richiederebbe prima qualche respiro. Fatta
quindi, se lo consenti, una breve sosta, continueremo
la nostra escursione. E ti bikcio frattanto U mànó.
primo per rabcdiiiànd^ì^è' la imparziahtà'- ed il se-
condo la sollecitudine. TaU mozioni impetranti ciò
che è mero diritto d' ogni incolpato, e che si fa-
rebbe un torto di ricordare al giudice, dovendo-
losi presumere imparziale e sollecito nel definire
i processi, dovevano rimanere, come rimasero, pel
loro contenuto senz' effetto, e d' altronde non pos-
sono quahficarsi a passi in favore degl' incolpati,
perché nell' ipotesi che fossero riconosciuti colpe-
voli, ipotesi che di tutto cuore desidero che mai
si verifichi, effetto dell'interposizione sarebbe stata
la condanna più certa e più sollecita.
E da ritenersi che dopo la chiusura della nostra
dieta, abbenchè non sia stata resa pubblica, siasi
fatta udire presso l'una o l'altra delle Comuni
dissenzienti dai principii del Nazionale qualche voce
in favore degl' incolpati, come ciò infatti seguì
presso la nostra Comune. E siccome F espressione
del Nazionale ai seguaci d' altri principii implica
una taccia di poca generosità verso avversarii po-
htici, così,- a respingere questa taccia, mi veggo co-
stretto di rendere di pubblica ragione un mio ten-
fosse Jadasia, il secondo Jadesla o JadesHa, ed il''tativo, che sinora mi pareva inutile pubbhcare, e
Il n. 35 del Nazionale plaudendo af eoùchiuso
del Consigho municipale di Zara, di supplicare che
a Nicolò Tommaseo sia accordato il libero ritorno
in questi stati, osservava che siccome il partito
rappresentato dal Nazionale alzò solo la voce, per-
chè le peiie di Yra^oloy e del suoi compagni c^-
'perchè fallito, e perchè poteva compromettere i
p^i jìhe altrove forse s'intendeva promuovere.
jrià il 28 giugno 1861 produssi alla locale
Congregazione municipale nella mia quahtà di con-
sighere municipale, in iscritto, giusta il regolamen-
to , due separate mozioni, nelle quah rappresen-
tando che Sua Maestà l'Imperatore aveva ovun-
que con frequentissimi atti di grazia manifestato
la generosa sua inchnazione al perdono, proponevo
allo spettabile Consigho due suppliche a Sua M.
r una per amnistia di tutti i Dalmati compromessi
per crimini o delitti politici, é 1' altra per amni-
stia circa i fatti di Eagusavecchia ed i trapassi
tutti per avventura in- provincia successi, nella
mira di far prevalere le proprie tendenze relati-
vaniente alla questione dell'annessione.
Appositamente feci separata mozione pel secon-
do oggetto, abbenchè già compreso nella prima,
perchè qualora la prima non conseguisse il desi-
derato intento, potesse almeno raggiungerlo la se-
conda, che sembrava di più facile riuscita. A so-
stegno di entrambe, citai l'esempio di Comuni d'al-
tre Provincie interpostesi per scopi analoghi a prò
di loro connazionali, ed appoggiai la seconda par-
ticolarmente sul riflesso che l'invocata grazia po-
trebbe agevolare il ripristino della buon' armonia
fra noi in precedenza sempre regnata.
Consultai molti dei miei colleghi nel Consiglio,
e tutti eran pronti di favorire le mie mozioni.
Senonchè l'inclito Capitanato Circolare con suo
dee. 6 luglio 1861 n. 5743 dichiarando esser cir-
coscritte le attribuzioni del Consigho alla tratta-
zione dei soli affari che riguardano la propria am-
ministrazione, ordinò alla Congregazione di elimi-
nare ambe le mozioiii dalle trattative del Consiglio.
Insinuai ricorso, ma l'eccelsa Luogotenenza col
dispaccio 26 agosto 1861 n. 12790 confermò il
circolare decreto.
Un ulterior ricorso all' eccelso Ministero non
mi parve prudente, perchè se veniva rigettato pre-
cludeva r adito a qualunque altro passo, e perciò
mi riserrài di riproporle qualora in future sessioni
le trattative presentassero argomenti, che mi vi
abilitassero, valendomi del diritto di fare a voce
mozioni aventi nesso colF argomento discusso.
Tal occasione in' offerse la lettura dello scritto
di Nicolò Tommaseo per motivare la supplica che
fh anche votata.
Allora proposi anche la ^supplica per generale
àinnistia, e tutto il Consiglio 1' accolse con favore,
ina il ^ig. delegàto politico dichiarò che in vista
alle gili seguite decisioni, e perchè non éravi alcun
nesso fra questa mOzioiie e lo scritto preletto, noii
poteva permettere là ihscussione di questa secondi
pn
'Il II I I I I . ' Il" miaryj
Dovetti quindi ritirarla, e dietro mia espressa
preghiera non fu pubblicata nel resoconto della
ceduta.
Però r o^^ìrazìóìM del Nazionale, a cu! t|i^i
tbntàtivi'di Municipio riotf efTiiiio noti) tìii
costriii^ đ pWbblìeaMi, onde v^gp che i segU;^CÌ
d^ altri priricipif dertiaron sollefcitit d'iilterporsi; e
si persuada che gli stessi védr^hno con gìèiai ri-
uscire félicemerite i' conati a prò degl' incolpati in
detto processo e non mancheranno di concorrervi.
Zara, 30 giugno 1862.
VALERIO DE PONTIÌ'.
Stimatissimo sig. Redattore.
Siccomé r insulto così ingiustamertlente scagliato
all'illustre nostro compatriota Nicolò Tommaseo
nel n. 27 del Nazionale di Zara , dal redattore
dello stesso Sperato Nodilo , doveva- scuotere ogni
buon Dalmata, che non fosse traviato dà quello
spirito di fanatismo che sventuratamente da qual-
che tempo fra noi tutto deturpa e mina ; così la
direzione di questo gabinetto di lettura in piena
seduta e ad unanimità di voti stabilì di rigettare
il Nazionale dal numero de'suoi giornah.
Nél meltre si ha la compiacenza di renderla
avvertito d'una tal risoluzione, alla quale si è de-
venuti non già per vendicare l'tJomo, gloria e 0-
nore di Dalmazia tutta, me per inostrare, almeno
in parte, lo sdegno che sì basso trascorso in noi
tutti seppe destare; la sì prega di voler dare luogo
a questi brevi cenni nelle colotìné dèi j^àtriottico
suo gìornàie.
Càttàro, h 20 giugno 1862.
La direzione del gabinetto di IfelftursÉ.
Al sig. Sperato Nodilo redattore del Na^ionald
Arbe, 20 giugno i862.
Ella nel n. 27 del suo giornale si rese reo di
detrazione verso Nicolò Tommaseo, in cui Dalma-
zia venera mente e cuore. A Lei che vuol essere
figlio non indegno di questo suolo, non toccava
attentare alla fama e gloria del Grande, che, ri-
spettando tutti, sacro dovea essere ài Dàlmati
d'ogni opinione. Arbe , mentre le altre città sue
consorelle si eleggevano a giudici di tale operato,
non poteva rimanersi indifferente, nè vi rimase ;
dando pubbhca testimonianza di nobile sentire
nella seduta tenuta il 25 corrente dalla società
del Casino, ove per assoluta maggioranza di Voti
decideva di escludere dalla stessa il Nazionale. Élla
quindi cancellerà dal numero dei suoi abbonati là
società del Casino di Arbe. (segue la firma).
Continuano le firme all' articolo della Vocè Dal-
matica n. 7, dei signori di Sebenico.
Antonio Meneghelli, Antonio Doman, Gregorio Cicin-Sain,
Antonio Obratov, Tommaso Vlakov, Giov. Covacevieh, Fortu-
nato Beban; Vincenzo Persen, Antonio Sctigor, Mc.rino Co-
vacev, Rocco Lovrich, Tommaso Petcovich, Giovanni Jàrmt,
Giuseppe SaranelU, Giuseppe Slriseo, G. ZambelU, Francesco
Lappenna, Pietro Delfin. Matteo Costan, Andrea Yidovitk,
Benedetto Frari, Rocco Biondini, Nicolò Bettinelli, Benedetto
Sisgoreo, Matteo Ercegovich, Giorgio Milissa, Giov. Miletta,
Marco Miletta, Francesco Bidat qm Vincenzo, Filippo Cace,
Tommaso Giodrov, Domenico Giàdrov, Nicolò Grubich, Gio-
vanni Berkul. Antonio Inchiostri, P. Ciciii, Giocondo de Pe-
tris, Michele Bulat, Ferdinando HasUnger. Simeone Ticulin,
Matléo Escherizza, Angelo Cattalinich, Vincenzo Chirighin,
Giovanni Chirighin, Spiridione Ghialla, Tommaso Belamarich,
Antonio Raimondi, Nicolò Colombo, Marco Baianovich, An-
tonio Fatica, Dn. Antonio Brncin, On. Luca Gulin, Giuseppe
Boghich, Nicolò Barbiani, Matteo llias, Matteo Unich, Matteo
Steghich, Giov. Maria Matcovich, Domenico Bujns, Matteo
Nicollich, Matteo Bujas, Simeone Bujas, Antonio Chitarovick,
Simeone Modun, Antonio Mistura, Antonio Macale, G. Sup-
pancich, D. Gliubich, G. Stipancich, Domenico Matteglian, F.
Garma, Pietro de Zanchi, Riccardo de Zanchi, Agostino Lap-
penna, L. Grubissich, Vincenzo Supuk, Francesco Dalben,
Andrea Colombo, Innocente Colombo, Simeone Marenzi, Vin-
cenzo Marenzi, Natale Jajaz, Giuseppe Matcovich, Sebastiani)
Bastianello, Giacomo Pasini, Andrea Locas, Antonio Kralich,
Vincenzo Marenzi di Giuseppe, Michele .Mafehzi, Vincenzo dè
Pellegrini, Ferdinando Gilardi.
(Nostre Gorrisponietìae).
Vienna M giugno.
tutto r interèsse dèlia settimana parlamentare venne aS^
S'órbito dalla Càmerà dei à%nòri; la sèdutli dilfatto del 20
iiugno % ÌTi)p(bHlntrsliiià. ^^J^Vasi all' ordino del grortiì^
Kara 5 KiU^lìo Anno Voee Dalmatica
Prezzo d'associazione ii valuta aastriaca per
per un anno fiorini 8; per s'ei inn.si fiorini 4;
IH'f tre niesi fiorini 2. Pel rimanente della Provincia
te fuori: per un anno fiorini 9; per sei mesi fiorini 4
KOMÌ 50; por tre mesi fiorini 2: 25. Per 1'estero. e
pel Lombardo Veneto gli stessi prezzi in arj^^ento, irun-
vhi del porto-posta.
Giornale politico-letterario
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
I gruppi (t le e^mniis.sioni, franchi dell« Hpe««
postali, iii dirigono in /dea a \ inoenzo Duplancich He-
dititore della Voce I>rtlmfttica, e s:)i abbuonamenti, ai
neeozii librarii dei sijnori friitelli Battara o Pietro
Al)elicli. Gli avvisi di 8 linee costano 1 fiorino, e ogni
linea di più soldi tì. Ija tassa <li finanza resta a carico
del committente. Un numero separato costa soldi 10
Que' signori soci che non avessero
peranco soddisfatto la rata scaduta; sono
pregati di versarla quanto prima, onde
evitare ritardi nel ricevimento del giornale.
Zara, 4 luglio.
Gli scrittori del Nazionale s'avvisano di distrug-
gere r efficacia dell' articolo / falli segreti e pa-
lesi del Tommaseo da lui dettato a spiegare la sua
asserzione, essergli note cose di Dalmazia e Croa-
zia bastanti a farlo risolvere contro 1' unione pre-
matura delle due Provincie, pigliando nel numero
36 del loro giornale, non a dimostrare l'insussi-
stenza delie sue prove, ma a buffoneggiare balor-
damente. Il lepore, l'ironia fina, il sarcasmo acuto,
ciie sono qualità di stile di alcuni rari uomini pri-
vilegiati di speciale attitudine da natura, e di arte
s luisitissima dal gusto eletto e dall'assiduo studio;
3-icercate penosamente da spiriti lenti e da menti
scarse d'ingegno e povere di sapere, riescono a
sciorinare freddure degne di pietà e a provocare lo
sbadiglio. Ma quando si usano a bello studio per
distogliere gl'ignari dal meditare seriamente e dal
considerare freddamente il valore delle contrarie
opinioni, quando si usano a tentar d'invilire e to-
gliere l'autorità della persftii?^.=.clie le proclama,
perchè non si vale a distruggere gli argomenti da
essa addotti a sostenerle; quando non si ha altro
intento del dire che di addensare le tenebre sugli
occhi altrui, e traviare la pubblica opinione, se la
questione discussa verte sul destino del proprio
paese, allora la stoltezza e la scipitaggine si mu-
tano in furfanteria.
E così fecero nel loro articolo gli scrittori del
Nazionale. Il Tommaseo, a loro dire, dopo aver ac-
cennato a rivelazioni importanti ha detto cose che
a nulla approdano, come il monte della favola ha
partorito il topo; ha narrato anedotti stranieri alla
questione, sfoderati argomenti che non fanno al
caso. Ha attribuito agh uni intendimenti vieti, di-
menticati e dimessi come vesti logore e fruste, ha
giudicato degU altri come povero cieco, vivente in
catapecchia deserta, in compagnia dei tassi e dei
APPENDICE,
Quando sul primo nascere della questione dal-
matica, i caporioni del partito annessionista videro
che N. Tommaseo, la cui autorità poteva da sola
far risolvere la opinione pubbhca, pigliava parte con-
tro r unione ; non potendo vincere i suoi argomenti,
e non pur valendo a combatterli con alcuna ap-
parente speciosità di sofismi, si appigliarono al di-
sperato spediente di far guerra alla persona, stu-
diandosi di toglierle, se mai potessero, presso il po-
vero volgo la fama dell'ingegno, del sapere e del-
l' animo. Certo il paese aveva troppo buon senso
perchè tale balorda impresa avesse probabihtà di
riuscita, onde ne uscirono colle fischiate, costretti
da ultimo a disdire il senso delle proprie parole,
e scendere ^ carezze, fino a degnare Tommaseo deh
l'alta loro protezione, onde di loro ben si può dire:
"Strali di piombo tirano
Tirano e non azzeccano,
Sbranar vorrien com' aquile,
E come pulci beccano ;
Son tanto secchi e cancheri
Ch'ance mordendo seccano,
ghiri, lungi da ogni occasione di conoscere le cose;
diversamente da loro i quali, dal centro di Zara
tendendo la destra dall' Adriatico al Baltico e al
Mar nero, tutelano dalle colonne del loro gior-
nale gl'interessi di 16 miHoni di slavi: sul buo-
no della questione poi, sul forte delle accuse, sul-
r acutezza dei rimproveri, non una parola, non una
giustificazione.
Ognuno che ha buon senso e giudichi di buona
fede vede come il presentare la cosa a questo
modo non è che effetto della piii profonda mali-
gnità. Accusato ripetutamente di contraddizione per
aver prima nelle Scintille esaltata la slava nazione,
magnificatane la lingua e incoraggiatone lo studio,
preconizzati i destini fortunati di quella stirpe, e
r assimilazione a quella gente dei^Dalmati, e poi
combattuta a tutta oltranza l'annessione della no-
stra provincia a Croazia; dimostrò egli come l'una
cosa non era a confondersi con l'altra; come del-
l' unione egli non aveva mai fatta parola nelle Scin-
tille e da nessuno avutane proposta. Chiarì che
idea diversa e più alta aveva egli dello slavo ri-
sorgimento e ben migliore speranza ; che, all' in-
tento nobilissimo, l'annessione di paese diverso per
qualità naturali, disgiunto per accidenti geografici,
il commescolamento di genti varie d'indole, e di
costume, di coltura, e di civiltà, che non ìiaiino co-
muni interessi, e cui l'interesse dell' una è il sa-
grificio di quelli dell'altra, non sono necessari. Di-
mostrò che gì' intendimenti, non del popolo della
Croazia, non di quel povero volgo nel cui nome si
opera senza che egU ne sappia nulla nè mai nè
profitti, e che si trae a operare senza sapere che
si faccia e che dell' operato suo ha l'infamia ed il
danno, ma degh agitatori egoisti, erano lungi dal-
l' essere così puri e generosi e liberali come
si dava a credere, lungi dall' essere così favore-
voh a Dalmazia da essere caldamente desiderata
r unione. Dimostrò che il momento del levarsi con
efficacia e del vincere, senza cui ogni sforzo è
delitto, vólto sovente a bene dalla previdenza, ma
non mai legittimato in chi lo commette, non era
ancor giunto ; che una .gente dispersa, disgregata
e diversa, che per un polo elemento di coesione.
Tanto a leccar son soliti
Ch' anco mordendo leccano
Senonchè, per far seinpre meglio vedere, anche
agii occhi dei piìi alieni da certe indagini, quale
uomo sia il Tommaseo, é in quale opinione tenuto
fuori di Dalmazia, e se si possa veramente porgli il
capo in grembo dove grattasi di risolvere certe
questioni alquanto ostiche e buje, crediamo bene
riportare dalla Perseveranza di Milano, il seguente
articolo sul Dizionario della lingua italiana, da lui
quasi per intero compilato, edito dal Pompa, e ciò
anche per invitare all' acquisto di quest' opera per-
fetta nel suo genere che l'Italia da tanto tempo
aspettava, e che invano aveva invocato per tanti
secoU da' suoi uomini illustri e dalla sua accademia.
Quando si spegnava la vita di Vincenzo Monti,
sorgeva la luce di un giovane dalmata, il quale,
cominciando con più vigore degli stessi toscani a
combattere le dottrine di lui e del Perticari, do-
veva infine piuttosto compierne che disfarne l'opera
gloriosa. Il Tommaseo, l'ardente oppositore, era
già appuntato nel 1826 da un annahsta lettera-
rio di Milano, di audacia, d'insofferenza, di quel
nè ha mille discordi che la tengono divisa in sè, '
più che dalle genti straniere, frammista ad altre
aventi intenti diversi ; senza aver raggiunto quel
grado di coltura e queir elevatezza di sentire che
sprona contro i pericoli e dà la risoluzione di non
dare addietro per eventi sinistri; una gente che
cammina a caso, senza sapere a che intento si ado-
peri, verso che meta proceda, nè per quali mezzi
la consegua nè quali sforzi le bisognino, siffatta
gente non ha prossima probabilità di riuscita. Che
per seguire pertanto gl' incitamenti di pochi me-
statori e fanatici non si deve rovinare il proprio
paese, rapirgli i pochi beai che possiede, spingerlo
incontro a mali la cui gravità non si può misu-
rar col pensiero; assoggettarlo a nuova e più gravo
dipendenza; costringere un popolo a snaturare sè
stesso e rinegare la sua indole, la sua educazione
la sua lingua, a rifarsi ignorante e barbaro.
E questo quello che Tommaseo avea dimostrato,
questo ahneno che dal suo ragionare ogni uomo
onesto doveva dedurre, e che gli scrittori del xYa-
zionale ben sentirono chiaramente, come dal sem-
pre più fiacco discutere e dal sempre più vuoto de-
clamare apparisce, ma che furbamente dissimula-
rono e adulterarono malignamente. Che se egli non
ha giustificate le taccie date di comunismo, aveva
torse bisogno di farlo? Non era notò al paese no-
stro, non fu a noi personalmente confessato dagli
annessionisti stessi alcuno di loro parte aver data
opera, nel primo sorgere della questione, a diffon-
dere tra i contadini la credenza che il possesso
delle terre dovesse ricadere in loro mano, e con-
sigliati a negare ai proprietari la loro parte dei
frutti ? Non fu ciò propagato per i giornali di Dal-
mazia; non ne furono portate querele e decise
liti in giudizio, non costretta 1' autorità a repri-
mere gl'insensati tentativi in via politica, e con
la minaccia dell'anni?
— Ma egU evita di ventilare le nostre ragioni,
e le nostre prove crede, distruggere chiamandole
ciarle. — Ben egh ebbe torto a chiamarle cosi;
ben egli, e secolui tutti di parte autonoma hanno
fatta prova di indulgenza soverchia trattando con
riguardo gh annessionisti che pur nulla avevano
fare dogmatico e imperativo che poi in politica
ebbe Guizot; ma il buon dottor Splitz (V. Lan-
cetti) vedeva già, tra i panni slavati che gli toc-
cava mettere in bucato, che nei nuovi scritti del
demolitore del Perticari e dell' adoratore del Man-
zoni erano fili di porpora e singolare artificio. Si
notava già possesso straordinario dei classici, e
indipendenza di giudizio, riverenza delle tradizioni
e spirito d'iniziativa, genio critico e affetto crea-
tivo. Questa luce dovea splendere lunghi anni sulle
lettere itahane, e scoprire ai nostri occhi stupiti
nuovi orizzonti nella storia civile e diplomatica,
nella politica, nel racconto, nella critica, nella filo-
logia, nella poesia dantesca e nella poesia popolare.
Vincenzo Monti avea veramente condito del sale
samosatense e volteriano le discussioni filologiche.
Nessun libro nostro s'accosta quanto la Proposta
al Dizionario filosojico del Patriaca di Ferney. V è
gravità di ricerche più che non si crede; ed una
festività che non piacerebbe tanto se non avesse
le sue radici nel vero, Il Dizionario estetico del
Tommaseo non ha tanta spontaneità ed amenità ;
perchè il Tommaseo, ricchissimo di spirito, lo frena ;
ha riguardi rehgiosi, filosofici, umani; non si la-
scia mai andare al tutto contro i suoi più dispet-
Ministro non possiede le qualità, che (}a lui si ha di-
riUo di chiedere : chiara conoscenza della situazione, sin-
cera volontà ed attitudine a ripararvi. U signor Mini-
stro aver mostrato d'ignorare le basi di una equa ri-
partizione delle imposte. Oggi appena dopo tre anni di
amministrazione aver egli pensato alla riforma del pessimo
catastro stabile. Le proposte finanziarie aver tutte trovato
opposizione ragionevole , o reclamato essenziali cambia-
menti. Niente essersi fatto per correggere la pessima ri-
partizione della fondiaria. La legge sull'imposta degli spirili
i>on aver soddisfatta nè 1' una nè 1' altra Camera, quella
sul vino essersi dovuta ritirarsi. 11 proposto convegno colla
Banca rimandare a rigenerazioni il ristabilimento della va-
luta. Nessun piano essersi prodotto; tutto accennare a ti-
tubanza, a difetto di stabili principii. Gli altri Ministri a-
ver fatte e proposte utili riforme e venir pereiò sostenuti
Quello delle finanze non aver diritto a fiducia. L'ap-
plauso di molti membri della Camera mostrò che Giskra
e Skene non erano isolati nelle loro opinioni. 11 llinistro
eon poche parole , quasi impercettibili , si riservò di di-
fendere in altro momento gli atti della sua amministra-
zione, e rassegnato dovette ancora ingoiarsi un'altra pil-
lola amara, preparatagli da Skene, ehe xjhiese scusa s'ei
non sapesse porgerla inzuccherala. Dopo questo incidente,
die destò m^ito interesse nelle gitll,efie assiepate d' udi-
torio, si passò al preliminare sulle imposte dirette, che
venne approvalo giusta le proposte della Giunta di finanza.
•<=——^—-
Milano 1 giugno.
La Noce Dalmatica fu in questi giorni per ben tre volte
citala da tutti o da quasi tutti i giornali italiani in grazia
dell'insulsa impudenza del signor Sperato Nodilo, redat-
tore del Nazionale di Zara, e più ancora in grazia della
nobile indignazione con cui tutti i Municipii dalmati e
tutta la gente onesta ha respinto le sacrileghe ingiurie
con che costui ha osato vilipendere uno dei nomi più
cari alla nostra patria, all'Italia ed al mondo. — L'inno-
cente eaasa di tutte queste citazioni sono stato io, che
appena ricevuto il vostro n. 7 (7 giugno) sono corso alla
redazione del giornale ufficiale la Lombardia, al quale ho
comunicato la notizia dello schiaffo morale che i 45 Se-
benzani Ijanno inflitto sulla marmorea guancia del sig
Sperato con quello che segue. Immaginatevi se quel foglio
accolse volentieri nelle sue accreditate colonne , tanto la
protesta quanto il breve articolo che le serviva di cap-
pello. 11 giorno seguente tutti i giornali lo riportarono
con parole sdegnose. Incoraggiato dalla buona accoglienz:i
«he il giornalismo italiano faceva a' miei comunicati, non
appena avuti i vostri numeri 8 e 12 (Il giugno e 25
• - X ••••,• Il • !• • 11 m
ratino, l'altro la risposta del Tommaseo, tornai di volo
alla Lombardia e le consegnai 1 preziosi documenti, ch'essa
si affrettò a mandare per le stampe e che furono riferiti
al par del primo da tutti gli altri giornali. Ed acciocché
non crediate ch'io esageri, vi citerò il titolo di qualcuno
di essi, quali sarebbero, la Gazzetta di Milano, la Perse-
veranza, il Pungolo, r Unità Italiana, la Politica del Popolo,
(di Milano); la Gazzetta di Torino, 1' Opinione, la Monarchia
Nazionale, la Gazzetta del Popolo, la Stampa, la Costituzione
(di Torino); la Nazione e la Nuova Europa (di Firenze);
il Corrierie Mercantile ed il Movimento (di Genova) ed altri
molti che non mi sono capitati per mano, o di cui non
ricordo il nome. — Tutti questi periodici hanno chiamato
indecorosa, impudente e abbominevole la condotta del
sig. Sperato con quello che segue: oltre a questi epiteti,
a me poi piace chiamare infame quella condotta
per cui fu posto all'ostracismo il Nazionale di Zara,
{Qià e in seguilo il nostro corrispondente soggiunge parole
ed epiteti offensivi al sig. Nodilo, che noi non credianfp di
poter pubblicare, ma dei quali egli potrà prendere notiiia, se
gli talenta, neW autografo che conserviamo presso di noi, e
che siamo pronti a offrire a lettura a lui, o a qualsiasi
persona onorevole di ciò incaricata).
Ho detto così perchè tale veramente mi sembra il dalmata,
l'uomo il giornalista, che dimentica la sua missione fino a me-
ritarsi il disprezzo di tutti gli onesti; che non rifugge del
farsi puntello alla libidine croata per iscalzare i sacrosanti
diritti della sua patria; che avvilisce la propria dignità fino
a scagliarsi con basse contumelie contro un esule, un as-
sente, un vecchio, un cieco; e specialmente poi (piando
l'offeso porta un nome così amato e rispettato com'è
quello del Tommaseo. Che se il signor Sperato si chia-
masse alla sua volta offeso di questa parola eh' io gli
scaravento in faccia come un guanto, ....... s'egli,
dico, si chiamasse offeso (del che non dubito, perchè,
quantunque io lo disprezzi, pure voglio usargli la cortesia
,di crederlo coragg'ioso come lo sono tutti i Da.lmatil, al-
lora vi prego di declinargli il mio nome e T indirizzo /che
se vi pare potete mettere anche in fondo a questa mia)
e di dirgli, che qualora egli volesse da me una riparazione
d' onore con l'armi alla rpano, io gli abbrevierò la metà della
strada, e sarò per quel giorno che meglio a lui parrà in
qualsiasi sito dell'estero cl^' ei yorrà accennarmi. Dico del-
l'estero, ¥i è la Svizzera, vi son le rive anconitane, non
assai distanU dalla Daltnazia, e n)iHe altri bellissimi siti, doye
due cristiani possono a tutto lor^ agio segarsi il collo ed
inviarsi una palla tra ciglio e ciglio, senita essere punto
disturbati dall' importuno intervento delle i. r. autorità.
Dopo la presente cantafera — la quale del resto mi
sembra abbastanza chiara! — che come uomo, come gior-
nalista, e segnatamente come Dalmata e come beneficalo
del Tommaseo dovuto vomitare (vomitare è la vera
parola) contro if^^urnbattuto sig. Sperato Nodilo, capirete
anche voi che per questa volta non ho piiì voglia di scio-
rinarvi le solite notizie politiche, delle quali, per com-
penso, vi prometto una" copiosa raccolta nella prossima mia.
Che se agli abbonali'non garbasse questa licenza punto
poetica tìe\ vostro corrispondente, ed esigessero ad ogni
costo il carteggio politico milanese, a cui in virtù degli
otto fiorini esborsati hanno legittimo diritto, allora dite loro
da mia parte che ho comincialo diffatti la presente con
r intenzione di farne una corrispondenza politica, ma che
poi trascinato dal soggetto, ho dovuto scivolare fino in
fondo al mio foglietto di carta, e che ora non mi rimane
Enrico Matcovicli. altra spazio.
Fiume, 2 luglio.
La volpe perde il pelo ma non il vizio. Questo antico
proverbio non potrebbe esser meglio applicato che al
Potor ed ai suoi bugiardi corrispondenti da Fiume, i quali
mentre si sbracciano a tutta possa a voler far loro que-
sta città, non rifuggono poi a guisa di famelici lupi dal
dilaniarla di continuo con ributtanti invetlivo e coi più
turpi attacchi personali.
Altro consimile esempio, fra 1 tanti offerti da quel pe-
riodico, lo abbiamo in altra sua corrispondenza da Fiume
del 26 decorso , degna compagna di tutte quelle che la
precedettero, perchè figlia anch'essa di quei ben noti cam-
pioni, il cui vero amor nazionale consiste nell'jmpiego più
o^meno rilevante che si sono procacciati o ^che tendon
a. procacciarsi.
É d'uopo avvertire che l'autore delle novelle ributtanti
accuse contro onorevoli cittadini fiumani, pria di vergare
i suoi insani attacchi, innalza a doppie mani il turribolo,
e bruceia un mondo d'incenso a prò di tutto quello che
possa urtare i Fiumani ; e dopo aver pronunciate delle
enfatiche apostrofi affinchè la Tavola giudiziaria di Fiume
divenga un Dicastero esclusivamente croato, e vi sia ban-
dita per sempre la lingua italiana, che è quella della no-
stra città, ;ialza l'incensiere verso il dalmata sig. Milich
noto per le corrispondenze dell'usciere di Zara , deside-
randogli presso quel giudizio una più larga sfera d'azione.
i\oi non dividiamo l'opinione di alcuni maligni, che in
qu sta parte della corrispondenza vorrebbero iscorgervi
l'ispirazione stessa dell'incensato, e desideriamo anzi al
pari dell'articolista pojoriano una sfera d'azione mollo più
vasta all' incensato signore, al quale intento gli auguriamo
altrove, per poter meglio che qui esser guiderdonato pei
suoi disinteressati sentimenti nazionali!!
Dopo l'incenso a'suoi, l'onesto corrispondente ù ài Pozor
non si dimentica, secondo il solito, di spargere il veleno
sui nostri, al qual' uopo gliene porgono materia le inve-
stigazioni avute luogo testé sulle ultime dimostrazioni, cui
i giornali croati si diedero ogni possibile cura d'ingran-
dire a mo' del microscopio solare, a seconda cioè delle
loro cieche impressioni e tortuose tendenze.
Non rispettando vilmente nem oeno la sventura , quel
fior di roba di corrispondente osa citare fra i caporioni
dei disordini menzionati il già Preside magistratuale sig
Giovanni Martini. Noi non possiamo a meno di ricacciare
in gola al vigliacco corrispondente quella calunniosa taccia,
con la quale osa manomettere la fama di una persona
onorevolissima e giustamente stimata fra noi, com'è il pre-
lodato sig. Martini, che appunto in quella spiacevole cir-
costanza in cui avvennero le deplorate dimostrazioni, si
vide fino ad ora assai tarda continuamente in mezzo al
popolo, amonendolo a ritirarsi e a mantenersi tranquillo,
mentre all'opposto non si ebbe il piacere di scorgere fra
quella stessa folla il referente di [)o!izia municipale,, sig
Jlanzpni, ora su.beiitralo al posto di Preside magistratuale
in luogo del precitato sig. Martini.
Secondo ad esser fatto segno alle impronlitudini del
corrispondente pozoriano è il Dr. Giacicfi, già altaccato
altre volte nello stesso periodico, e sempre per la stessa
ragione d'esser egli buon ciltadino fiumano e caldo di-
fensore delie nostre franchigie municipali, che gli scribi
del Pozor tentano negarci e calpe.stare in mille guise.
L' onorevole Dr. Giacich disse , parlando col Commis-
sario banale sulle cose di Fiume, es^cr đ uopo di venire
incontro ai Fiumani col cuore aperto, ed aver fìducia nel-
/' intelligenza, la quale conosce come stanno le co&e ; ed es-
sere ormai tempo che Uopo 14 anni di bugiarda pace e
dannose emozioni si vedesse spuntare finalmente un ulivo.
Queste schiette parole il cui intendimento non puossi a
nieqo di lodare, il corrispondente pozoriano svisa a suo
modo e si pone a parodiarle con quella rozzezza innata
negli esseri della sua risma, e nell' atto che ritiene di far
mostra di spirito, non mette clje a nudo la sua stoma-
chevole ignoranza e malizia.
Dopo »^ev date qtieste belle prove del suo spirito, e
dopo aver emessi alcuni altri biliosi sragionamenti anche
sulla Dalmazia, perchè sostenitrice della propria autono-
mia, lo seigpaicirta del Pi>3-or finisce con strillare come
un ossesso, pe/fchè in un-'èoiiieorso aperto non ha guari
dalla regia Luogotenenza pei maesUi della nuova scuola
croaia da erigersi a Fiume, si richiede per condizione che
i predetti maestri abbiano conoscenza della lingua italiana,
per cui si dovranno accardarc quei posti a concorienl»
fiumani.
Se i tanti fatti finora conosciuti non valessero a di-
mostrare qual sia la molla principale che guida certa gente
che tanto scrive e tanto si occupa nd Pozor di noi e delle
cose nostre, crediamo che possa bastare questo dei mae-
stri che ora accenniamo, e servire di provala più convin-
cente che tutti i chiassi, tutte le mene e tufi» gli attac-
chi degli scribi pozoriani a danno di Fiume, non sono mos^i
che dall'interesse e dalla mania di buscarsft posti, twypie-
ghi ed avanzamenti. E con ciò crediamo aver dello quanto
basti per dar luce su taluni, che sprecano troppe parole
per dimostrarsi eminentissirni patriotti, e che invece rite-
niamo per vera peste sociale, perchè fomentatori decisi
di discordie e disunioni. Alcuni Fiumatìi.
Ragusa, 4 luglio.
Dopo r ultima infelice spedizione di Dervisc pascià a
Niksich per passare ivi la frontiera ed entrare nel Mon-
tenero, e dopo il suo ritorno a Rudine, ivi si era accam-
pato ed avea cominciato a dar mano ai lavori di trincee.
Quando nella notte del 29 al 30, i montenegrini condotti
da Vukotich e gli insorgenti dal Vucalovich piombarono
sul campo di Dervisc, e trovatolo in qualche disordine lo
coslrinsero alla ritirata. Molli de' Basci-Bozuk approffitta-
rono dell'occasione per disertare; si vedeano soldati get-
tar le armi per essere più spediti alla fuga. In questa
circostanza, Dervisc fece T uffìzio di buon generale , con
ferire per fino alcuni fuggiaschi. Ma il terrore si era im-
possessato del campo, ed appena Dervisc avea potuto
metter in linea alcuni battaglioni di cacciatori per pro-
teggere la ritirala. Nel frattempo, avea chiamato in suo
aiuto il corpo di riserva in Trebigne, il quale, giunto nel
dopo pranzo del 30, rinforzò Derviše che potè rientrare
a Bilecia, e colà salvarsi.
1 montenegrini patirono poche perdite, mentre Dervisc
deplora incirca 1000 tra morti e feriti Grande fu il
bottino di armi e di provigioni, raccolte dai moiitenerim.
Vukotich e Vucalovich si ritirarono poi a B idine.
Dalla parte dell'Albania sappiamo, che il governo di
Costantinopoli, prestacido poca fede ai b-dlellini di ()<ner.
mandò qual carn:nis-;ario per inqiiirire solle cause della
mala piega della guerr.», un figlio del celebrt.' Heschid
pascià, ora defunto. Del resto, Abdi trovasi sempre al suo
posto di Spiiz; e non crede di avventurare 1' esecuzione
degli ordini di 0;ner per non cimentare il proprio onore
e l'opinione vantaggiosa già acquistala.
Zara, 8 luglio.
— Molti elettori si presentarono ieri a questa Re-
dazione, pregando che venisse inserita la seguente
proposta; noi vi abbiamo aderito di buon grado,
manifestando eglino in essa un sentimento di o-
nestà e di giustizia che U onora. —
Il sig Di Gaetano Bulat coli'accettazione del
conferitogli posto d'avvocato in S. Pietro della
Brazza deve hecessariamente rinunziare a quello che
attualmente occupa di Segretàrio di questa Camera
di commercio ed industria in Žara, e quindi tale ca-
rica rimaner deve vacante colla sua partenza.
Essendosi però sparsa la voce che esso sig. dot-
tore non voglia rinunziare allo stesso, ma chiedere
semplicemente un permesso indeterminato e sosti^
tuire frattanto altri a sè in quel posto per con-
servarsi anche quell' emolumento, ciò che devesi
ritenere e si ritiene assolutamente come falso ed
inventato, perchè non trattasi di momentaneo al-
lontanamento, ma di trasferimento alla propria de-
stinazione, e perchè nè lui nò altri possono dis-
porre di esso a proprio piacimeiito, ma la Camera
sola esclusivamente, a cui è devoluta tale nomina;
così onde distruggere ogni falsa voce o maligna
e poco decorosa supposizione in proposito, e per
evitare ogni dannoso ritardo e provvedere in tempo
agh interessi della Camera e de' suoi rappresen-
tati, si rivolgono gli elettori della stessa a quest' o-
norevole Presidenza, manifestandole il loro desi-
derio, che quanto prima sia possibile venga aperto
il concorso al posto di Segretario della Camera
di commercio e d'industria in Zara, onde fra più
concorrenti a sì importante posto possa esser scelto
il migUore. Alcum Elettori.
Il celebre medico oculista Dr. Paolo Fario di Venezia,
in seguito ad invito avuto, arriverà a Zara la mattina del
20 luglio corr. per eseguire l'operazione della cataratta.
Memori di quanto fece l'anno p. p. quando parimenti
invitato esirasse la cataratta a piij individui, si spera che
.vorrà essere largo di consiglio ed o[tera a vantaggio di
quelli, che della sua valentia abbisognassero. B.
Tipografia Fratelli BATTARA, DUPLANGICH Redattore responsabile,
non accrescerebbero di molto la sua navale po-
tenza, che le rimanenti sue coste e la opportunità
della postura renderà inevitabile; sa die se v' ha po-
tenza che deltagho dell'istmo deggiaprofittare im-
mancabilmente in un più 0 meno remoto avvenire,
quest' è l'Italia, e che seco ne profitteranno senza
fallo tutti i popoli e tutti i paesi che lungo quel-
la strada si trovano. Sa da ultimo l'Itaha che
le circoscrizioni geografiche poste da natura non
sono a caso ma con intendimento, e che i monti
ritti fra i popoli slavi e dalmati sono un ostacolo
troppo arduo perchè non li tenga durevolmente
uno dall' altro divisi ; e che la potenza di un po-
poli da dirozzarsi ed agguerrirsi, e di una nazione
da crearsi è troppo poco da temere da un' altra in
cui siano possedimento e signoria e agevolezza
d'uso della sua forza.
Da quanto abbiamo veduto finora risulta per-
tanto questo : che se il Musolino ebbe torto nel
Tolere o sognare che l'Italia abbia a levar pre-
tese sulla Dalmazia, perchè, possedendola l'Austria,
non è a credere eh' ella consenta a lasciarsela
sfuggire di mano, nè che Italia pensi a rapirgliela;
molto maggior torto ebbero gli scrittori del lYazio-
naie a combatterlo per una via che non poteva
condurli alla meta, e che li mostra una volta di
pili, a sempre più chiara luce, maestri insigni di
menzogna e di errore.
Egregio Signor Bedattore !
Compresi da viva gratitudine per NICOLÒ TOM-
MASEO^ come lo sono tulli questi abitanti, per le
lodi con esuberanza d' affetto diretteci nella let-
tera che qui le inchiudiamo, esibitaci appena ieri,
ameremmo (assecondando anco il desiderio de'no-
stri amministrati) che la fosse resa di pubblica ra-
gione, specialmente per le parole di giusto sdegno
in essa contenute, risguardanti i gentili nostri fra-
telli oltre il Yelebich.
Perciò la-preghiamo, signor Redattore,* a vo-
lervi dar luogo nelle colonne del patriottico gior-
nale da lei redatto
Zlarin, 10 luglio 1862. ^
Cuglis sindaco.
Tommaso A. Beban, Nicolò qm. Stefano Macule, Ant.
qm. Matteo Macale, Matteo Adum, Gasparo Beban,
Tommaso Manos.
Agli Abitanti di Zlarin.
Grato mi giunge il saluto dell' isoletta che è
quasi parte della città mia natale e per la pros-
simità e per le strette aderenze, "e per quel senso
di civiltà che la fa essere maggiore di quanto com-
portano i suoi brevi confini e lo scarso numero
de' suoi abitanti, e che ben s' accorda coir indole
slava sempre da noi avvedutamente serbata. Grato
mi giunge anche per questo, che tra voi ricordo
essere famiglie amiche della famiglia mia, unite ad
essa con que'vincoli spirituali che stringono tra i varii
ordini della società una cristiana e veramente li-
berale uguaglianza. Ben mi ricordo come taluni
de' vostri alla nostra mensa sedessero, ospiti con
rispetto amati ; come tra noi si alternassero i cor-
diali augurii usitati; come dal principio alla fine
la lingua slava sulle labbra de' miei, come sulle
vostre, suonasse : e non posso non mi maravighare
dell'ignoranza o dell'audacia di taluni, che oggi
per r appunto pretendono insegnarci il rispetto e
r amore alla lingua e alle costumanze del popolo,
essi imbevuti di gerghi e di usanze straniere, e
avidi d'intrupparci con una gente tanto meno slava
di noi; pretendono rivelare la nostra nazione a
Bè stessa, e di codesto si vantano più che della
scoperta d' America non si vantasse il Colombo.
A voi, figliuoli e fratelli di que' tanti che, non con-
tenti di radere le coste adriatiche e le ionie e le
tirrene per la pesca gentile del corallo, la quale
è vostro segreto, con mezzani e con grossi legni
misurano tutto il Mediterraneo e l'Atlantico, a voi,
più che agli Slavi di nuova stampa, sarà noto come
alla scoperta del gran Genovese fosse ispirazione
ed impulso il libro di quel Marco Polo la cui fa-
miglia fu a Venezia e al mondo donata da Sebe-
nico : il che non sarebbe se la patria nostra sem-
pre rimaneva possessione croata. E, approdando
in America, avrà taluno di voi potuto vedere quel
che un altro Dalmata vide con dolore e vergogna,
esposte nel bel mezzo di Nuova York
caricature dell' odio e mostruosi
fantasimi del pregiudizio, che noi dobbiamo bensì
deplorare, e caritatevolmente correggere, quant'è
da noi ; ma che ci consigliano a non accomunare
le sorti ed il nome nostro con chi an-
cora non ha saputo da sè correggere quel pre-
giudizio con opere bastantemente efficaci. A noi
tocca e amarli, così come gli altri po-
poli della grande famigha Slava, nel grado però
che ciascun di loro si merita; ma non dobbiamo
collocarci in condizione che le accuse, vere o false
che siano, mosse ai Croati, noi ci troviamo for-
zati a respingerle come ingiurie fatte alla propria
madre nostra. Se c' è qualche Dalmata che, per
devozione a Croazia, esagera con pedantesche am-
plificazioni le miserie della madre propria, e ghele
appone anzi a colpa ; se la ferisce nel petto, per
poi mostrare con vanto quella con altre ferite, e
invocarne Croazia com' unica medicatrice; compian-
giamo anche lui. Non voghamo per questo odiarlo;
ma diffidiamo delle promesse e de' doni. Ci sia e-
sempio il senno di que' bravi Morlacchi, i quali,
voluti con danaro persuadere a certe elezioni, di-
cevano : Se la fosse cosa buona, non la paghe-
rebbero. Questo che a me narrava uomo degno
di fede, io lo credo come se udito cogli orecchi
miei proprii, perchè conosco i Morlacchi; perchè
dalla bocca stessa d' un Croato ho, come uno dei
suoi visitasse anni fa la Dalmazia raccattando a
stento da gente ignara di lettere e del suo intento
alquante sottoscrizioni, le quali dovevano essere
documento della dalmatica croaticità; perchè pa-
role di così subhme semplicità non s'inventano.
La storia le registra riverente, e le tramanda ai
nepoti, eredità di consolazione e d' onore ; per in-
segnare come neir umile popolo massimamente l'u-
mana natura conservi l'ingenita sua nobiltà, e ne
rivendichi a quando a quando i diritti, h riven-
dichi indomita e intemerata. Accogliete gli augurii
cordiali del vostro
Affe.mo N. TOMMASEO.
26 giugno 1862, di Firenze.
Al signor Direttore della "Voce Dalmatica,,.
Pregiatissimo Signore,
Leggo in un fogho del Nazionale (que'fogh io
ne leggo ne'quah non sono provocazioni dirette
alla persona mia, e ciò per serbare la spassiona-
tezza conveniente a trattare la questione generale,
eh'è sola importante)* leggo del consentimento che
intendesi manifestare alla nobile proposta fatta dal
sig. de Ponte, accolta dal Municipio di Zara. E
debbo avvertire che, siccome il Governo Austriaco
non m'intitolò mai bandito, così tengo per fermo
che, annuendo alla chiesta, saprebbe non usar le
parole impune ritorno. Kichiamo concepito in ter-
mini tali, io non lo potrei accettare. La sgraziata
scelta di quelle locuzioni è da apporre a semphce
inesperienza del Hnguaggio e della vita civile, non
a intenzione mahgna. Ma, ringraziando coloro che
a quelli del Municipio di Zara congiungessero i
proprii suffragi, debbo innoltre avvertire che, se il
caso dell'esiho mio intendesi parificare al processo
del sig. Vragolov, io, lasciando la verità a suo
luogo, e senza fare torto a esso sig. Vragolov, non
ammetto la comparazione; e non amo che per ra-
gione di quest' atto sian dati i miei, qualsiansi,
dolori, de' quaU io, dove trattasi dell' onore patrio
0 di anco minore utihtà altrui, nè parlo nè penso.
Voglia, Signore, dar luogo nel suo giornale a
questa lettera, della quale s'intende che io solo
debba interamente rispondere. E creda alla stima
del suo
Affe.mo N. TOMMASEO.
6 luglio 1862, di Firenze.
Sulla vaccinazione o rivaccinazione.
(Continuazione, vedi il n. 16).
Non è quindi da mover accusa all'istituzione
dell'immortale inglese se le vaccinazioni non pre-
stano da qualche tempo queir effetto stabile pre-
servativo che dallo stesso veniva garantito, ma sì
bene alle sostituzioni d'innesti d'origine affatto
diversa. E lo previde egli medesimo quando
scrisse : "Sembra possibile che mediante la pre-
cauzione eh' essi sono disposti ad adottare (rife-
risce alla separazione dei cavalH dalle vacche), il
cowpox verrà o totalmente estinto o almeno diver-
rà estremamente raro„. E che infatti da più tempo
non sia stato adoperato il vero pus Jenneriano, lo
possiamo oltrecchè desumere dalle esposte autore-
voli dichiarazioni, comprovare ben anco dagli ef-
fetti differenti che si ottengono dalle inoculazioni.
Tanto nel vainolo vero come nella vera vaccina
di Jenner osservavansi comunemente quattro stadii,
di febbre di eruzione di suppurazione e di esicca-
mento; la quale uguaglianza di condizioni faceva
presumere che i vaccinati fossero garantiti dal va-
inolo arabo, come lo erano di fatto quelli che a-
vevano di già superato altra volta il contagio sud-
detto. Nelle vaccinazioni invece che da molti anni
si vanno operando manca una tale uguaglianza di
condizioni, e lo dimostrò il Dr. Bicordi da Fasano
cenno facendo sul dinervamento del pus vaccino.
Non sempre insorge reazione febbrile, od è molto
leggiera da passare quasi innavvertita nè togliere
ai bimbi la primitiva gaiezza e la continuazione dei
loro naturah instinti. In tale caso la vaccinazione
manca d' uno stadio. E non potrebbe essere questo
lo stadio decisivo per F efficacia preservativa delle
vaccinazioni? Non potrebbe essere quello scuoti-
mento organico generale, che viene suscitato dal
vero innesto vaccino, il motivo per cui l'organis-
mo che lo subisce perde la sua disposizione al
vaiuolo ? La storia ne fa conoscere che i contagi
accompagnati da febbre di raro o mai si ripetano
su d' uno stesso individuo, mentre d' altronde i
contagi non febbrili si riproducono più e piiì
volte sulla persona medesima, come la scabie la
sifilide ecc. Ritiene Alibert che il mighor vaccino
sia quello che si organizza nell'economia animale
mediante un movimento di gagliarda ed estesa re-
azione. Assicurano altri pratici che basti la sola
insorgenza febbrile senz' anche eruzione vaccinale
per essere ritenuti muniti dal vaccino. Jenner pure
accenna alla necessità di uno scuotimento costitu-
zionale onde poter garantire dal vaiuolo umano.
Donde avviene che la mancanza o la mitezza della
febbre che nelle attuali vaccinazioni si riscontra
debba mettere un fondato sospetto sulla debole e
scarsa azione del virus che viene comunemente a-
doperato, e far a ragione ritenere essere questo
di origine diversa dal vero pus Jenneriano.
Oltre la mancanza o mitezza della febbre, con-
corrono non meno a rassodarne il sospetto la me-
schinità delle pustole la strettezza e pallore delle
areole la sottigliezza delle croste, e i caratteri poco
distinti dei butteri o cicatrici consecutive. Nelle
tavole ritratte dal vero del celebre Sacco, pubbli-
cate nei primi anni del secolo i butteri appari-
scono pili grandi e a caratteri più distinti, che non
quelK degh individui vaccinati in epoche piìi vicine
a noi. A quei tempi non regnavano epidemie va-
iuolose ; e nel 1841 quando sviluppò il vaiuolo a
Modena, i butteri dei vaccinati in queir epoca non
erano diversi da quelli che si osservano oggidì. Le
quali differenze di effetti conducendo necessaria-
mente all'idea di differenze di causa, bastano a
convahdare 1' opinione suespressa sulla insufficienza
d' azione e diversità d' origine del virus, che da
qualche tempo si adopera nelle vaccinazioni.
Prendendo ora ad esame il terzo quesito, se
cioè la manchevolezza delle vaccinazioni possa di-
pendere dalle pratiche tenute dagli stessi vaccina-
tori, molte osservazioni si affacciano.
Comunemente viene mantenuto in attività du-
rante l'anno l'innesto negh istituti dei trovatelli.
Basta considerare l'incertezza d'origine di que' mi-
seri figli della colpa ed i fataH retaggi che spesso
sono condannati a portare dai loro genitori, per
convincere essere i detti luoghi tutt' altro che a-
datti alla manutenzione del virus d'innesto, che
deve di poi successivamente essere propagato alle
popolazioni d'intiere provincie e garantire la loro
salute. Oltre a ciò nei trovatelli l'innesto viene
di solito effettuato nei primi dieci quindici giorni
dopo la nascita, quando per essere ancora troppo
teneri le pustole non escono così perfette come
nei vaccinati ad età più inoltrata, lasciano cicatrici
blicazione de' suoi numeri, ed il buon corrispocidenle non
vorrà negare C^è in questi tempi, in cui si lotta colla
miseria, i giornali sopo oggetto di lusso. Nè vorrà liimen-
licaré che gì'inielligentì sono soci del Casino, il quale
fra i suoi giornali s' è creduto in dovere di dar luogo
lilla Voce DalmQ,t\m, e perciò sono nell'opportunità di leg-
gerla a loro talento. Con queste premesse il sig. corri-
spondente potp^ spiegarsi i fatM che non sapeva conci-
liare coir esordio della sua corrispondenza , fatti che non
ariTJonizzuno colle sqe vedute ma che pur deve ammettere
assolutamente.
Dn\c.\% in fi^dq. Il corrispondente, non saprei dire se
con più bonarietà o buffoneria, non trova d'ascrivere oWe
persuasioni ed ai patri sentimenti della grande maggioranza :
l'esclusione del Nazionale, perchè dei die la votarono su
intervenuti alla seduta tra i 52 che comnongono l'in-
tera società, e che, sottratti a quei 23 da sette in otto au-
tQuomisti per persuasione, dei quali cinque non Arbegiani,
gh altri fecero sfoggio di animo compiacente verso qualcuno
da fuori, che non spera di rimanere a lungo fra gli Arbe-
giani per goder con essi dei più o men dolci frutti delle at-
tuali loro qualsiasi direzioni. li corrispondente laspierebhe
supporre che dei 25 assenti lutti od almeno la massima
parte fossero annessionisti. In questo caso non sapremmo
comprendere il motivo della loro assenza, mentre avreb-
bero dato r esempio d'uqa esclusione cosi scandalosa ,
t/uale si fu quella di 25 votanti coniro 4.
Nel mentre si mostra prodigo di titoli, nel mentre e-
salta la patria carità, la rara riflessione de'suoi compa-
trioti, ce li presenta meri strumenti di un uomo che fra
breve dovrii lasciarci, mette in mano di cinque forestieri
le intelligenze vantate, le pure coscienze, contraddicen-
dosi stranamente per non voler confessare : ABBIAMO TOriTO. E cosi i suoi concittadini diedero nohUe saggio
di patria carità e delicato rispetto verso quel Grande,
che avrebbe almeno nieritato un caro ricordo da ogni
onesto cittadino.
P. S. £)ichiarianfiQ che tanti questa quanto le tre pre-
cadenti corrispondenze vengono a torto altribuitò al sig.
G. B. Vujaskoviph.
—ff
Spalato, 2 giugno
Dove parla quell'inesorabile logica de'Auti e delle cifre
Ogni commento riesce vano o stolto. Accennando quindi
a' fatti, omnietterò parole.
Ora che il partito dell' annessione di Spalato si è mo-
strato a nudo nella sua colossale maestà, ci sarà permesso
io credo di chiedere ai signori strombaizatori di lanle
belle cose, di tante vittorie e di tanti progressi, ove sono
le belle cose, le vittorie ed i progressi ? Egli è davvero
inesplicabile come un drappello così compatto e dotto,
capitanato da illustre brigadiere (esotico), sia caduto in
\ina minchioneria così grossa. Un bel tacere non fa mai
scritto doveva essere la divisa di quo'signori ; e non po-
tendo presentare al colto ed incollo publico nulla di più
buono, si doveva fare di necessità virtù: lacere, tacere e
sempre tacere.
Dunque gli annessionisti 9 Spalato sono 8i, non è
verò? E meritava la pena, miei siiinori, di menar tanto
scalpore per giungere a sì meschina, per non dire ridi-
cola, conclusione? 0 vi uscirono di mente le beffe pel
famoso monte che partoriva un sorcio? Dove sono le
migliaia de'cittadini de'quali si tradivano gì'interessi, non
abbracciando la causa dell' annessione ? Perocché non
5Ì vorrà negare, io $pero, che il partito annessionista sia
unicamente ed esclusivamente il drappello che ci fu teste
jiresentato. Ogni impudenza oramai tornerebbe vana 0
ridicola. Quando dopo erculei sforzi patiti con un co-
raggio ed una perseveranza degni di più nobile causa;
quando dopo i gravi pericoli scongiurati dai corrieri Zvi-
tanovich (ora Cyitanich) e Pavissicb, incaricati dell'ioipasto
di quello splendido guazzabuglio (come allora che si ten-
tarono i buoni fratelli Gottovaz, onesti industrianti, 0 si
ebbe rotto sulla faccia 1 indirizzo come allora che Io si
presentò al Seguich di Luciaz); quando tentando tutte le
classi sociali onde dessero il loro tributo all' illustre con-
nubio, a far numero, si adoperarono i mezzi, non certo 0-
nesti, della menzogna (come allora che si diè ad inten-
dere ai Cahterna padre e figlio che si trattava di un in-
dirizzo a 7'ommaseo, non a Nodilo); quando si usarono
mezzi ancor più tristi, come quello di falsificare firme, come
si falsificarono quelle di Spiridione Vuscoyich e di (iio-
yanni Battista Lallich; quando si fece seduta dei malcon-
tenti (non annessionisti) di tutti i colori; quando si ac-
colse un buon numero di illetterati che non sanno nè
leggere nè scrivere, come il Giacomo Bettizza ecc. ed al-
tro numero ancor più grosso di coloro che sanno appena
scarabbocchiare il proprio nome, come il Miich, V Arxich
ecc.; quando yi si associ^) scopatori d'immondezze, come
uno spazzino addetto al servizio di questo Municipio;
quando si scese per fino a pagare alcune firme; quando
se ne ebbero non poche d'essp con un facile espediente,
,quello di servirsi de creditori phe ponessero innnnzi ai
debitori questo epesorabile dilema, 0 firma q non più cre-
dito; quando si mendicarono firme per telegrafo oleifere,
come quella di Vojnovich fratello, assente; e dopo tutto
ciò n^'n si è riusciti che a porre assieme 8i nomi (as-
^ai male combinati 9 vero dire), e di questi nomi non più
di una dozzina appartenente all'aristocrazia dell'intelligenza
(non tutta puro oro), una ventina della classe media ri-
spettabilissima, ed il resto calzolai, muratori, falegnami,
conciapelli, fabbri ferrai, onestissimi e rispettabilissimi al-
cuni. non certo così intelligenti da poter da sè o per sè
sciogliere una questione di grave importanza politica, oh!
in tal caso, vivadio, non si potrebbe avere il coraggio di
dire: quella è una parte del partito, non il partito intero.
Duuque ? —- Dunque checché possano dire gli avversari
nostri, qualunque non abbia perduto /f bene dello intelletto
dovrà conchiudere, il partito dell' annessione essere tra
noi microscopico, ed impotente.
Che se degli 84 e, ciò che più monta, del numero
de'più inlelligenti, togliamo gli stranieri in senso muni-
cipale (come si esprimererebbe l'illustre brigadiere, e s' ei
usava tal frase non saremo io credo tuccinti di gretto
spiritoj, se togliamo i non Spalatini fratelli Vojnovich,
Tacconi, Glavinich, Pericich, e qualch'altri, il drappello
senza dubbio acquista un degrado in quantità e qualità.
Che se ancora (ove pure avessimo quella distinta abi-
lità che dimostrò altra volta un celebre chimico nel Teinno)
fossimo tentati di far penetrare il coltello anatomico nelle
viscere del glorioso drappelli) e di sottoporne al crogiuolo
gli elementi, noi ne SHprepmo forse di belle. Ma noi ri-
spetteremo mai sempre con scrupoloso riguardo 1 pene-
trali della vita privata, quand'anche avessimo il diritto di
non farlo. Ciò che però si presenta anche ad occhio nudo,
sprovveduto di qualsiasi lente della scienza, si è eh' esso
drappello risulta evidentemente composto dall' annessione
0 fu sione di tre partiti:
i.® annessionisti, puro ed impuro sangue;
2 " sostenitori della caduta camera di commercio;
7) ® malcontenti municipali.
Viva Spalato adunque, se.dopo titanici sforzi, e dopo
una fusione di tre eterogenei non furono al caso di pre-
sentare un partito di annessione più puro, più numeroso
e più nobile. Viva l'attuale Municipio, so in 15,000 abi-
tanti gli sta contro una opposizione così meschina!
•«
Notizie politiche.
Zara, 15 luglio.
Il presidente del gabinetto di Torino rispondendo ad
un' interpellanza fattagli alla Camera dichiarò, come ci venne
annunciato in via telegrafica, che il riconoscimento del regno
d'Italia per parte della Russia era seguito ancora il giorno
IO e senza alcuna condizione, che offender possa la dign tà
de\r lt;dia. Lord Palmerslon annunciò pure alla Camera dtd
Comuni V incondizionato viconoseimento del regno d' Italia
per parte della Russia, soggiungendo come l'itiilia rifiutasse
dignitosamente le originarie condizioni cui avrebbesi voluto
vincolare tale atto solenne. Continuano col gabinetto di
Berlino le trattative pel riconoscimento medesimo, e tutto
fa credere che anche la Prussia sarà per seguire fra breve
r esempio della Russia.
Come principale motivo, che fece risolvere quest'ulti-
ma potenza a riconoscere il regno d'Italia, si adduce la
circostanza, che essa conterebbe tuttora sulla possibilità
della riunione di un congresso colla fine di ottobre, il
quale in ogni caso si occuperebbe della questione orien-
tale, e della revisione del trattato del 1850. Datale con-
gresso non potrebbesi certo escludere l'Italia, qualora
quel regno fosse stato riconosciuto dal maggior numero
delle grandi potenze, e la Russia si sarebbe perlai modo
guadagnato pel congresso un voto , che potrebbe essere
decisivo.
Anche la Francia pare si adoperi perchè abbia luogo
tale Congresso, e nella questione serviana essa si sarebbe
posta apparentemente dalla parte dell'Aii'^lria e dell'Inghil-
terra soltanto per indurre quelle due grandi potenze ad
annuire a quel progetto di conferenze.
11 Commissario della porta Achinet Befik Effendi ha già
compiuta la sua missione in Belgrado e fece ritorno a Co-
stantinopoli.
Il governo seryiano osserva un contegno passivo ; da
entrambe le parti si sta in aspettazione.
A Parigi si tenne il giorno 6 giugno un consiglio di
ministri sotto la presidenza (lelT imperatore, al quale inter-
venne pure il generale Porey e l'ammiraglio Jurien. In
esso si decise definitivamente sul modo di procedere ul-
teriormente nel Messieo. Si deliberò cioè di adottare i ne-
cessari provvediinenti per la durata di due anni da cal-
colarsi d di'arrivo del ^'cnerale Forey. Dubois de Saligny
non viene richiamato, ed il generale Almonte sarà anche
per r avvenire riguaidato dalla Francia come supremo co-
mandante delle riunite forze messicane. Il popolo messi-
cano verrebbe chiamato subito dopo l'arrivo del corpo
d' armata francese nella capitale per manifestare la sua vo-
lontà circa i futuri destini di quel paese ; in pari tempo
la squadra di Jurien de la Graviere verrebbe di molto rin-
forzata con riguardo alle eventuali complicazioni cogli Stali
uniti. Giusta recentissime notizie sulla città del Messico si
sarebbe istituito il giorno 15 giugno un governo provi-
sorio composto di S notabili, incaricato di preparare le
elezioni generali per istabilire una monarchia sotto la
protezione dell' Europa.
Gli animi della popolazione di Varsavia sono molto e-
sacerbati. Ed in fatti le misure di polizia prese in seguito
all' attentato stanno in aperta contraddizione colle parole
concilianti del gran principe luogotenente. Sembra che
Varsavia'non abbia abbandonato il sistema fin qui seguito
della resistenza passiva.
Nella seduta della Camera dei signori del consiglio
dell'impero dei 10 luglio venne presentata dal conte
Fanfogna una petizione firmata da 237 cittadini di Spa-
lato perchè si proceda con sollecitudine a dichiarar li-
bero r esercizio dell' avvocatura. Questa petizione venne
rimessa alla commissione legislativa. In quanto alle di-
scussioni sul budget, sembra che la Camera dei signori
intenda limitarsi ad approvare e stanziare le cifre ritenute
dalla Camera dei deputati, semprecchè però le stesse sieno
state assentite dal governo. Le partite del budget pel
cullo e per 1' istruzione pubblica vennero ammesse senza
discussione secondo le proposte della rinforzata commis-
sione finanziaria. I desiderii e le speranze da esprimersi
dalla Camera alta nell'ammissione di Ifdi partite forma-
rono oggetto d'una piuttosto animata discussione, nella
quale si ricorre alla storia ed alla scienza allontanandosi
anche di troppo dall'argomento principale.
Nella Cantera dei deputati incominciarono nuovamente
le discussioni finanziarie, le quali, [)er quanto si può
prevedere, saranno burascose. Stava all'ordine dol giorno
la discussione sulla moiitanistica, i cui risultati, com'è
noto, non sono i più confortanti in riguardo finanziario,
l deputati Sartori, Skene, e Ryger assalirono l'intiera am-
ministrazione montanislica. Il governo ebbe molti opposi-
tori, e solo pochi si levarono in suo favore, per cui, com'era
da attendersi, vennero adottate le proposte del comitato,
le quali hanno per iscopo un totale rivolgimento ed una
radicale riforma in questo ramo dell'amministrazione fi-
nanziaria. B.
Altra dell' islessa d^ita.
Da Scutari d'Albania riceviamo la notizia che
il console di Francia abbia rotte le relazioni con
quelle autorità ottomane, al quale avvenimento si
applica tanto maggiore peso in quanto si pretende
avere il console agito dietro istnizioni ricevute
dal proprio governo. Sulle cause moventi ecco
quanto ne sappiamo :
Omer pascià avrebbe avuto motivo di ritenere
che certo missionario padre Gasparo avesse di-
retta l'opposizione die i Miriditi andavano facendo
da qualche tempo al governo turco. Citato il pa-
dre Gasparo davanti alle autorità ottomane di
Scutari, queste pretendendo di avere nelle mani
prove della colpa di lui, lo mandarono agli ar-
resti. E mentre vi veniva tratto da un drappella
di soldati comandati da un ufficiale, il console
di Francia di ciò avvertito affrontò 1' ufficiale co-
mandante, e dopo averlo altamente sgridato, prese
a mano il padre Gasparo, lo condusse al conso-
lato francese e là lo costudiva in asilo, rifiutan-
done categoricamente la consegna ai turchi.
Accadde contemporaneamente che a Scutari fu
installato un nuovo Governatore, il quale in tale
occasione scrisse come di uso a tutti i consoli
esteri preterendo però avvertitamente il console
di Francia. Questi ne chiese subito ragione, ed
avuta in risposta che esso governatore non sa-
rebbe entrato in relazioni con lui se non gli a-
vesse consegnato padre Gasparo ; il console di
Francia levò le insegne del proprio governo, pose
i sudditi francesi sotto la protezione del console
itahano, e passò il padre Gasparo nella residenza
consolare di questo ultimo.
Nell'attuale complicazione delle cose in Oriente,
questo incidente diplomatico colla Francia è atto
a destare molto interesse, quantunque nessuno du-
biti sarà bene presto evaso, coli' incolume par-
tenza di padre Gasparo da Scutari.
Siamo Meti di annunciare ai nostri lettori che
la sola industria dalmata eh' abbia rinomanza eu-
ropea, ha trovato all' esposizione universale di Lon-
dra quella onoranza e distinzione che si meritAva.
Un dispaccio telegrafico pervenutoci da quella città
reca che il Rosolio maraschino della privilegiata
fabbrica del sig. Girolamo Luxardo, non che quello
dell'altra fabbrica pure privilegiata del sig. Ga-
sparo Calligarich, ottennero entrambi la medaglia
d' onore.
Dal TENIA foerme solitario)
gliarisce senza pericolo in 2 ore per corrispon-
denza il d. BLOCH in YTENNA: Jagerzeile n. 528
• • ••Tipografia FateHi BATTAEA. VmcMzo DuPLmoicu Bedatt^^^^^ rpsnonsabile..
codesto giudicar dei vostri colleglli^ o reverendo,
non è del nostro gusto; potrà passare in quei
luoghi dove piacciono., le vie di fatto ; sotto la
vostra influenza, passare a Podgora je a/Yer-
gojaž; potrà'passare còn quei pochi di vostra
èonosceriza che battono le mani a dori Sperato ;
ma non potrà passare tra quei Dalmati civili, pei
quali r amore, la carità patria, il senno, la gen-
tilezza dei costumi, non sono parole vuote di senso.
Bitorno al vòstf(3 ,,articolo. Ydi fate \m. casus belli
perchè la Giunta nel predisporre la compilazione
di un vocabolario, accennò alla lingua slavo-dal-
mata, anziché alla lingua slava. Quella parola, a
vostro dire, segna una apostasia, uno scisma : essa
è un sacrilego attentato alla divisione della pa-
tria, ed una protesta, una reazione, contro la ten-
denza dell' affratellamento dei popoli slavi. Al leg-
gere il programma della Giunta voi dite, che più
volte per via vi Iremavmio le mani, ed ò proprio
ventura per noi che, nello slancio di quel legit-
timo vostro furore, voi non abbiate suonato -a
stormo dal^ campanile di Podgora, per venire alla
testa dei vostri elettori ed armato di kalpak a
Zara, onde via facti detronizzare quella Giunta
briccona. Smettete, reverendo, le ire, smettete le
inutih trepidazioni ; la parola slavQ^dalmata non
ritarderà di un sol giorno la creazione del, ma-
gno impero; essa non.sarà di ostacolo all'inco-
ronazione che da taluno, non dico da voi, vuoisi
sognata in re slavo del principino del Montenero.
Smettete le ire, o reverendo; e se voi, Croato di
qua del Yelebit, agognate 1' affratellamento degli
Slavi, fa duopo pensiate prima con affetto fraterno
ai vostri colleghi della Giunta ; fa duopo pensiate
che il magnanimo vostro furore é i vostri fremiti
politico-letterari segnano fratricidio ; che le intem-
peranze vostre e quelle dei Nazionale, quand'an-
che applaudite al di là del Velebit, fomentano tra
noi una discordia, che arresta ogni progresso, che
indebolisce l'edifizio della patria, che rassoda i
nostri mali
Slavo-dalmata l 0 bestemmia sacrilega, o pa-
rola fratricida, o crimine di lesa nazionalità l —
Baggianate, signor mio, baggianate. Yi pare che
un'espressione valga la pena di tanto gridio? e
se i vecchiardi di Castel vecchio, così facih alle
lagrime in affari di lingua, la lasciarono passare
inosservata, vi par esso che spettava A A^OÌ una così
severa condanna di quella parola; a voi d' altron-
de, così pio, così magnanimo nella famosa asso-
luzione del Nazionale ? 'Nè il peccato per un con-
fessore di buona fede poteva apparire sì grave,
per ciò chè la Giunta nell'usare quell'espressione
obbediva a quanto in proposito aveva deliberato
la Dieta, di cui, pur troppo, voi stesso fate parte.
Che se i Croati, collo spirito soperchiatore che
è in essi, battezzano come lingua croata quell'i-
brido gergo che è cotanto indigesto al nostro po-
polo ; se qualche camaleonte, per prendere due
colombe ad una fava, chiama la lingua nostra
serbo-croata ; perchè noi Dalmati,' che siamo i
Toscani della Slavia, noi pronipoti dei Gondola,
dei Kacich, dei Paulovich-Lucich, dei Miossich,
ecc., non potremo ricordare col nome nostro la
lingua nazionale, che è tanto distante dalla croata,
quanto voi, o reverendo, lo siete dalla Giunta ?
E se la lingua di Dante si chiama sovente la
lingua losca, perchè ricordare la lingua nostra non
potremo noi, distinguendola dalla parola troppo
generica di slava, la quale comprende il gergo dei
Croati, dei Sloveni, ecc., e la lingua comprende
dei Russi, dei l^olacchi ecc. ? — Ma non è quella
parola o revei'endo, che inspira le vostre decla-
mazioni, Io vi comprendo, o carino, bisogna far
chiasso, bisogna foggiarsi alla martire, onde quei
messeri di oltre monte, a cui cale la bisogna, non
si addormentino, onde mandino soccorsi, onde re-
galino quelle cariche che, con buona pace dei liu-
niani, ne ebbero già distribuite. E forse perciò,
che dovendosi compilare un vocabolario delle due
lingue italiana e slava, imprecate contro la Giunta
e le regalate caritatevoh sarcasmi, perchè essa cita
In esempio ai compilatori qualche nome italiano.
Possibile che vi dia tanta molestia l'Italia, questa
patria dei genio, questa terra privilegiata. che fu
rnaestra di civiltà al mondo, e dalla quale anche
i gloriosissimi Slavi ponno e debbono ancora molto
apprendere per sedere degnamente al convito dei
popoli inciviliti !
Sareste voi di quel bel numero di preti o frati,
che come hanno bandito con cieco fanatismo dalla
chiesa là lingua latina, vorrebbero ora sfrattata
dal foro, dal teatro, dalla società, la lingua ita-
liana, e con essa banditi coloro che la parlano,
onde forse usufruttuare i lor beni in omaggio a
quel comunismo di cui si vuole avere avuto sen-
tore in qualche predica ? Sareste di coloro che
vorrebbero bandita dai lidi dalmatici l'itala civil-
tà, per inocularci quella che a colpi di pistola
si insegna a Bucarest e nel Montenero, e a Pie-
troburgo cogli incendi, o quella che si insegna a
Zagabria colle vie di fatto e colle contumelie
pozoriane, ed a Fiume con una feroce ed insen-
sata, intolleranza delle legittime aspirazioni di quei
cittadini ? JSTo' domine. La Dalmazia non è caduta
sì. basso, da lasciarsi rimorchiare da quattro
preti ve quattro frati, quand'anche fossero degni
collaboratori del Pozor.
, Lasciate a noi, voi soggiungete o reverendo,
la cura delle cose nostre; in fatto di letteratura
non vogliamo giudici che non sieno scelti da noi;
lasciateci fare, e pubbHcheremo dizionari, libri di
lettura ecc. Alla larga, compare, voi le spacciate
grosse, e il brevetto di bombardiere vi si attagha
meglio che quello di deputato. A sentirvi, par-
rebbe che la letteratura slava abbia raggiunto il
secolo d' oro ; parrebbe che tra voi vi sia un e-
sercito di letterati, e che questi possano regalarci
un diluvio di vocabolari, di libri di lettura ecc.
Che tra i vostri vi sia un esercito di gonzi, credo,
ma che i letterati vi crescano come i funghi, nego,
recisamente nego. Quanti son essi? pochissimi, e
le loro opere, se togli qualche traduzione o qual-
che libello, dove sono ? Credete voi, del resto, che
sia cosa facile creare un vocabolario ? Credete che
basti aver scribacchiato due o tre articoli nel Poznr
per accingersi all' opra? Credete che questa im-
presa, difficile in ogni tempo, non sia più difficile
ora, che da molti, cui stimola l'immortalità a buon
mercato, si prendono a pigione e si adottano frasi
barbarissime, di cui è ingemmato il gergo dei
Croati, non escluso quello del canonico Racki.
Nessuno dei lettori patrioti, voi conchiudete,
risponderà all'appello della Giunta, non solo per
3000 fiorini, ma neppure per 30,000. Anche que-
sta è grossa, e se prima vi diedi il brevetto da
bombardiere, ora vi promuovo a caporale. 30,000
fiorini ! Aiiri sacra fames! E se uno dei vostri po-
chi e migliori letterati girò di bordo, tempo ad-
dietro, per viste d'interesse ; se molti dei vostri
vendono la messa e ne calcolano i jDrezzi secondo
le oscillazioni di borsa ; se molti per quelle certe
promozioni che si promettono da Zagabria sono
i portabandiera dell' annessione ; ritenete pure che
il dizionario sarà fatto, sol che se ne abbia il ta-
lento, per un importo assai minore. Che se qual-
che letterato slavo vuol nobilmente protestare con-
tro la Giunta, ebbene, dia fuori il vocabolario, e
rinunzi ai poveri i 3000 fiorini promessi. E qui,
imparziale come sono e fedele all' tmicuique suum,
io voglio far plauso a una vostra idea, e dare
una tiratina di orecchi all' inclita Giunta. Sì, io
convengo con voi, nella proposizione che alla Ma-
liga Dalmatinska si diano sovvenzioni in danaro,
anzi vado più oltre, e propongo che 1' ammini-
strazione del fondo provinciale sia alla stessa de-
voluto. I denari, qui sta il busilis, bisogna darli
in amministrazione ai patriotti, ai letterati, ai mar-
tiri, ai preti, ai frati specialmente. Commediole,
anniversari, pranzi, club, viaggi, emissari, son fac-
cende che costano e domandano danari, e con
questi si fanno mirabilia. — Spero che l'inclita
Giunta vorrà prendere atto di questo vostro e mio
desiderio, nè vorrà poi respingere un lieve rim-
provero. Essa propone premii per un vocabolario,
premii per libri di lettura, premii ai maestri, ed
io le fo plauso, ma omise, e fu imperdonabile er-
rore, di non predisporre la traduzione nell' idioma
slavo, ed anco se si vuole nel gergo croato, di
un buon galateo, a comodo di molti annessionisti,
ed in omaggio a voi, o reverendo, a cui lo desi-
dero dedicato,
Nel vostro furore patriottico, voi ricordate con
ironia, ed io mi vergogno per voi, le epistole di
Tommaseo, voi che vi appoggiate sulla gobba di
un oscuro Capovilla, pizzicate di volo i Podestà!
Senonchè, con maggiore energia afferrate 1' argo-
mento delle scuole, e una botta-poco caritatevole
al sohto ne menate alla Giunta. Lasciamo le teo-
rie, 0 reverendo, entriamo nel campo della pra-
tica ; vi persuada, che le scuole non si possono
creare senza aver prima dei maestri,, quasi direi
senza averne prima, come forse non ne abbiamo,
i libri ( '). Dove sono questi maestri ? come cre-
arli dalla sera'alla mattina? E se malgrado più
seminari, malgrado stipendi, malgrado pingui e-
molumenti, malgrado in varie parrocchie la pro-
spettiva di una vita da parassiti, pure grave scar-
sezza si risente dei parrochi, ed una grande mag-
gioranza specialmente nel montano sarebbe degna
di altro posto, voi potrete facilmente dedurre non
potersi così su due piedi creare maestri e scuole.
Onde supphre però al difetto della Giunta po-
trebbero e forse dovrebbero i parrochi (esclusi
quelh che non sanno leggere) raccogliere intorno
a se qualche fanciullo, e spezzare con esso il pane
dell' istruzione, riparando così alla proverbiale loro
inerzia, alla ormai storica loro apatìa sull' abbru-
timento e sull' ignoranza dei loro parrocchiani. Ed
ora permettetemi, reverendo, un consiglio ; smet-
tansi le ire ; si cessi dal piatire per una parola,
per un sofisma, sovente per un' opposizione per-
sonale. Suoni finalmente, ed è tempo, una parola
di conciliazione, e 1' onore di questa nobile inizia-
tiva parta dal clero, da quelh, che dovrebbero
essere i ministri di carità e di pace. Tra noi
abbiamo colpe e mali comuni ; interessi comuni ;
nemici comuni a combattere : rispettiamo noi stessi
nei nostri frateUi, e lasciate le questioni da campani-
le, occupiamoci di seri bisogni. Non trovereste p. e. di
semplificare gli affari burocratici; di chiudere qualclie
inutile e ricc\ monastero per sostituirvi un convento
di Fate-bene-fì\atelli, un manicomio, una casa di la-
voro, un istituto di educazione femminile ; non tro-
vereste necessario il dare un fisso emolumento ai
parrochi, il suddividere alcune parrocchie troppo
vaste, il diffondere tra il popolo un catechismo
agrario, l'introdurre qualche utile riforma nelle
scuole e nei hbri che vi si usano, il migliorare le
condizioni agrarie e quelle della pastoriza, il for-
mare boschi sacri, il costringere certi frati d'or-
dine mendicante a vivere da povere e non da
ricchi possidenti, 1' animare il commercio con la
Turchia ecc. ecc. Lasciamo, reverendo, le de-
clamazioni ; lassiamo il borioso parlari di popolo,
di patria, di libertà, di reazione ; son luoghi co-
muni codesti che possono illudere tutto al più qual-
che gonzo 0 qualche scolaro inesperto, e che pro-
vocano d'altronde nuovi germi di discordia, la
quale ogni giorno mette più salde radici tra noi
per condurci, Dio non voglia, a queir abbisso, che
gli onesti d' ogni partito debbono scongiurare. Che
il clero, vel raccomando nuovamente, pronunzi la
parola di pace, e troverà eco e plauso generale.
E qui prendo congedo da voi, chiedendovi 1' ele-
mosina del vostro perdono. Yivete fehce, cioè scu-
sate, zivio.
Spalato, 26 giugno.
Sulla vaccinazione e rivaccinazione.
fContinuazione, vedi il n. Ì7J.
Dai bambini salendo agli adulti, abbiamo la tu-
bercolosi la tisi l'emotisi la tabe addominale e
spinale, che sebbene sieno di frequente triste re-
taggio dei genitori malsani e frutti infelici della
scrofola e della rachitide, possono tuttavia anche
da altre cause dipendere, come dall' uso intempe-
(I') I libri delle scuole popolari sono infarciti di nomi e di frasi
che mettono la febbre ad un letterato slavo, e che pongono nel
più serio imbarazzo 1 poveri fanciulli. Acceneremo ploca per ta-
bella, tinta per inchiostro, plaioas per matita ecc. ecc. Le prime
operazioni vengono chiamate addiciia, subtrac^ia, multipUca^ia,
divista.
osiamo riprometercelo dai frati del Redentore, chu
hanno ormai aquistata una qualche celebrità sotto la pressione
ed inspirazione del celeberrimo libellista padre Mattas, direttore
del ginnasio nel conventó di Sign, nelle cui celle, a quanto si
va bucinando, sono esposti alla venerazione dei chierici studiosi,
i ritratti del bea'o Luca Vukalovich. Se il fatto è vero, e proprio
degno dei tempi. Tj/npyra »nda/ilur, et fnlns in illis ! !
l'indirizzo nella sua integrità, è accolto ad una-
nimi voti.
Viene ijtìindi portata la proposta per la nomina
dei nuoto assessore in sostituzione del cessato
sig. Pietro degli Alberti. L'assessore Dr. Cindro
preJegge un indirizzo di ringrazianaento al cessato
assessore, che la Congregazione presenta qua! can-
didato per uno de' posti mancanti di consigliere, e
propone qual di lui sostituto, raccomandandolo par-
ticolarmente al Consiglio, il Dr. Giuseppe Radman.
.Si dà quindi lettura dei nomi dei 100 possi-
denti maggiori del circondario, e si procede alla
formazione della prescritta terna, che risulta com-
posta dai seguenti nomi:
Dr. Giuseppe Rađman con voti otto
Andrea Crussevich „ otto
Dr. Agostino Bertagni „ dieci
Si procede poi alla proposta dei quattro consi-
gheri municipali in sostituzione del sig. cav. Gi-
rolamo de Cambj, che rinunziò, e dei signori Doimo
degli Alberti, Antonio Chevessich e Doimo Cara-
man, che compirono il loro triennio, ed ai quali
la Congregazione porge sinceri ringraziamenti per
la loro affettuosa cooperazione e per essersi mo-
strati diligentissimi nel frequentare i convocati
comunali.
Il Podestà previene che tre dei consiglieri da
nominarsi devono appartenere alla classe dei pos-
sidenti, uno a quella degl'industrianti.
Le duple sono formate come segue:
I. Pietro degli Alberti ... con voti 10.
Matteo Tomich qm. Giovanni „ 10.
II. Matteo Tomich qm. Giovanni „ 10.
Dr. Agostino Bertagni. . . „ 10.
III. Andrea Crussevich .... „ 9.
Dr. Agostino Bertagni. . . „ 11.
Si da lettura dei 100 principali industrianti e si
procede quindi alla nomina del quarto consighere
da eleggersi da questa classe. La dupla è formata
dai nomi di
IV. Giacomo Gellicich .... con voti 10.
Giovanni Savo ..... „ 10.
Senza discussione e a voti unanimi viene ac-
colta la proposta della Congregazione portata dal-
l'ordine del giorno, di accordare un annuo sussidio
alla Voce Dalmatica per la publicazione de'proto-
colli di seduta e degU atti piìi rilevanti ; sussidio
che viene fissato a fior. 150.
Finalmente viene proposta la nomina di un se-
condo assessore in sostituzione del Dr. Giorgio
Giovannizio che compì, or fa qualche mese, il suo
secondo triennio. Dopo un discorso di lode tenuto
dal sig. Podestà in onore delle distinte qualità del
cessante e la speranza che verrà riconfermato nel-
r attuale posto , si passa alla formazione della
tripla, ottenendo
in terna il Dr. Giorgio Giovannizio voti
nove (contrario uno solo).
2.® in terna il Dr. Gian Lorenzo degli Alberti
voti otto.
3,® in terai il-Dr. Matteo Lallich voti undici.
II Podestà dà quindi lettura di un indirizzo, che
la Congregazione propone di spedire all' onorevole
assessore Giovannizio, indirizzo che senza discus-
sione passato a scrutinio, è accolto ad unanimi voti.
Dopo di che viene chiusa la seduta alle ore 8 '/_>.
Processo verbale-
della Ili. seduta jmhblica del Consìglio municipale di
Spalalo tenutasi nel dì 9 luglio 1862.
E aperta k seduta alle ore p. m. Si dà
lettura del budget per l' anno 1863.
Terminata la lettura prende la parola il con-
sigliere sig. Slodre domandando se basteranno i
fiorini 5000 per l'illuminazione a gas, e lagnan-
dosi che i fanali nei borghi si smorzino per tempo.
Quanto alla prima interpellanza il Podestà risponde,
che per il primo grado d'illuminazione, che avrebbe
certo un potere maggiore delle rimpiante lanterne
ad oglio, basterebbero anche meno di fiorini 5000 :
che però Spalato, in progresso coni' ò, anela certo
ad un maggior aumento di luce; che in pendenza
delle trattative incamminate coli' impresa onde a-
ver una diminuzione di prezzi aumentando tosto
l'illuminazione, si è già, in via di esperimento,
accresciuto il numero de'fanali ; che ad ogni modo
la spesa sorpasserebbe di poco la preventiva ci-
fra. Quanto ai lagni, dichiarando di aver piena
fede nelle parole dello Slodre, lo eccita però a
manifestare fatti concreti, onde la Congregazione
sia posta in grado di riparare.
Lo Slodre dichiara allora che all'angolo della
chiesa San Pietro si era smorzato per varie sere
il fanale, che da parecchio tempo egli arde
come tutti gli altri.
Osserva il Podestà che trattandosi di inconve-
niente, cui già si è posto riparo, nè accennandosi
ad altri, non vi sarebbe stata forse ragione di
gettare inutih parole.
Il Podestà eccitato varie volte 1'onorevole Con-
siglio a fare tutte le^ ulteriori osservazioni che si
credessero opportune, nè alpun de' consiglieri pre-
dendo la parola, si passa. a voti il A/i^/^e?/ nel suo
complesso, che viene adottato ad unanimi voti.
Dopo ciò dovendosi procedere all' approvazione
del contratto per 1' acquedotto, e dovendosi ecce-
pire il sig. consigliere Caraman, fratello dell'im-
prenditore con cui si stipulò il contratto, nè quindi
essendo più legale il numero dei consiglieri, viene
chiusa la seduta. Accenna il Podestà a questo fatto
spiacevole, e trae da ciò argomento a pregare i
consiglieri onde vogliano con assiduità frequentare
d'ora innanzi le sedute. Viene chiusa la presente
alle ore 7 minuti 35.
Estratto degli atti della Giunta provinciale.
1. In un recente caso essendosi scoperto esi-
stere delle norme' di polizia che, allo scopo di cor-
reggere degl' individui dichiarati pericolosi, benché
dai giudizii licenziati, li sostengono per molti anni
in case di reclusione, la Giunta raccomanda al-
l' eccelso Ministero di Stato che coli' attivazione
di una legge sull'immunità personale sieno esplicita-
mente abolite tutte le disposizioni da essa discordi.
2. Per r ordine dato dall' eccelso Ministero di
Stato alla locale inclita Luogotenenza che le spese
elettorali della Dieta dalmata (dalla Giunta più
volte impugnate com' estranee alla sua giurisdi-
zione) vengano in via di compensazione soddisfatte
(colla trattenuta cioè delle sovvenzioni che lo Stato
fa alla Dalmazia per maniaci, esposti, partorienti
e sifilitici) quando la Giunta non si prestasse a
soddisfarle dal suo fondo provinciale, come veniva
nuovamente invitata, la Giunta non trovò di a-
derire al nuovo invito, ma dichiarò di subire la
compensazione, riserbando la questione di massima
alla prossima Dieta.
3. Nel dubbio che il frazionamento della pro-
prietà fondiaria di alcuni luoghi spinto all' eccesso
nuoccia alla produzione, si consulta»io le Comuni
e le Società agronomiche sopra un progetto di
legge, che limiti ulteriori divisioni di fondi, e si
chiede qual estensione di suolo dovrebb' essere la
minima indivisibile.
4. Una relazione della Comune di Comisa sul-
r estesa insolfazione quest' anno praticata, viene
accolta con nota di elogio per tanta previdenza
e attività.
5. Alla Comune di Sabioncello chiedente col-
r organo della Giunta l'istituzione di un telegrafo,
viene soddisfatto raccomandandola all' eccelso Mi-
nistero di finanza, ed esponendo a questo la gravità
degh interessi marittimi che si accoglie in quella
operosissima borgata.
6. Lo stesso uffizio prestasi alla Comune di S.
Pietro della Brazza che vorrebbe con una corda
sottomarina congiungersi a Spalato, dimostrando
al sullodato Ministero come la linea strategico-te-
legrafica di Lissa giovi utilizzare a benefizio del
commercio.
f.LI STABILIMENTI TKRMAI>I IN ABANO
condotti e (iirelti (JfiH'albergatore
Giov. Batt. Meggiorato
sono aperti regolarmente dal 1." giugno a tutto settembre 1862.
l'riino <r»*ti*inKnt» iifg'li <>f)iliiliin«n(i
NUDALO E CORTESI:
Per una persona al giorno, tutto compreso an-
che la mancia della serviti«, fiorini 2 ; 50.
Secuiid«* «r»itaineii}» nej;-!! st»biliinenti
DUE TORRI ^ROSINI:
Per una persona al ^orno'UPlFo compreso, f. 2; —
Idem terzo trattamento fior. 1: 50.
iV.B. Negli Stabilimenti .fuddetti vi saranno i gior^
nali Dalmati; dal 16 agosto a tutta settembfe
un quarto di fiorino di meno al giorno dai prez-
zi suddetti.
Tipografia Fratelli ^^TITAIU. VINCENZO DUPLANCICH Redattore responsabile.
Alla Dalmazia, pavera e per ciò più bisognosa
dì unione concorde, venne d'oltremonte colla que-
stione fatale deir annessione, ingenerato a' suoi fi-
gli il fomite a'maggiori e forse durature discor-
die, e di Tommaseo, a noi largo donatore di con-
sigli veraci, frantesi i sentimenti a segno di con-
fondere quelli pella nazione slava colle sue opi-
nioni oppugnanti) quelle non della gente croata,
ma di alcuni pochi mestatori in nome di essa. Egli,
a noi Dalmati, lorquando ancora saporitamente
dormivano i precipitosi rigeneratori della Jugo-
slavia, eccitava allo studio dello slavo, e tra altri
suoi documenti, valga il seguente estratto d' una
lettera d. d. 29 settembre 1846 da Firenze e di-
retta a me, allora studente: "Non dimentichi l'ita-
liano e studi lo slavo In altra sua del 31 agosto
1847, di me, che temeva dimentico di quel suo
consiglio, e facile ad intenerirmi pelle germaniche
eleganze con trascuranza degl'interessi patrii ed
individuali, ad altri scriveva "A me piacerebbe
grandemente che il non s'intedescasse
nelle midolle e nell'anima
E di consimili documenti privati, attestanti Y a-
more di N. Tommaseo alla patria, credo che altri
molti ne potrebbero addurre.
Riflettano quindi quei pochi Dalmati, che get-
tarono un precipitato giudizio sulle opere e l'in-
gegno di N. Tommaseo, quanto l'azione loro sap-
pia d'ingratitudine, e quanto il loro dissentire dai
più faccia sprecare e tempo ed opera, che con mi-
glior vantaggio si potrebbe dedicare allo sviluppo
dei vitali interessi della Dalmazia.
Cessi ormai la stampa periodica dall'inutile
questione che ci dipinge ai lontani quale misera-
bile teatro di discordie e partiti, tra breve mac-
chiato forse di sangue fratricida.
Io lo scongiuro nel sacro nome della patria
nostra comune, non contaminiamo le memorie a-
vite, ed il retaggio nostro sin povero ai figli, che
non ci malediranno.
E chi mai potrà negare che i lontani lettori
del Nazionale, del Glasnik e della Voce Dalmatica,
non giudichino questa terra teatro di gare e par-
titi? Imprenda invece la stampa periodica a pro-
pugnare i vitali interessi patrii, la concessione di
un porto franco per tutta la Dalmazia, dell' ere-
zione d'una strada ferrata da Spalato a Belgrado,
della libera piantagione del tabacco, della libera
produzione del sale, lo sviluppo dello spirito d' as-
sociazione ed altri consimiU elementi di prospe-
rità, interessanti tutte le classi della popolazione.
In questi sforzi aiuti la Dieta provinciale, che
speriamo sarà presto per raccogliersi, dimentica
dei passati dissapori, ed allora si potrà procla-
mare, che si parla e si fà pel popolo, il più delle
volte preso a pretesto. Si cerchi lo sviluppo delle
fonti di prosperità materiale da tutti i lati, ed i
lumi e la coltura verranno con essi. Ed in prima
rivolgo questa preghiera alla redazione della Voee
Dalmatica ed ai suoi corrispondenti, che sono for-
niti di maggiore moderazione. L'esempio non sarà
senza frutto.
Al signor Sperato Nodilo redattore del Nazionale.
Se la modestia è il più beli' ornamento dell' età
giovanile, v' hanno però occasioni in cui è dovere
della persona, e della faccia, non chè animato e
perspicace negU occhi, che sono della faccia la
faccia, e avrassi la ragione delle tante glorie delle
quali fu finora premiato, e de'prolungati, frago-
rosi applausi avuti nel nostro teatro domenica a
sera, benché vi cantasse senza essere messo
nel costume proprio del tempo dell'azione cui si
rifenscono i varii suoi pezzi, e come usasi nelle
accademie, senza gestire, colla carta in mano! A
quanti però, nel sentirlo a dire con tanto buon
garbo, e precisamente colla eleganza e col brio
voluti dal Bussetano, la ballata di Franceso I
Questa o quella per me pari sono, non sarà sem-
brato di vederlo in isplendide vesti folleggiare,
qual re della festa, tra amabili e facili donne?
Quanti, nel subhme duetto d'Otello con Jago,
dopo aperto e scorso il foglio che la procella di
tanto disperata gelosia suscita nel suo cuore, non
r avrà immaginato in costume d'affricato, nero
il deporla,in cui il silenzio sarebbe, nonché indizio
di così bella virtù, nn atto di debolezza, di apatia,
di viltà fors'anco.
Compresi della nostra posizione, noi ci accon-
tentammo di accompagnare colle più vive simpatie
r intellettuale e morale movimento che da qualche
tempo va agitando la nostra patria ; e se l'intenso
amore per essa era maisempre il più gagliardo
impulso ai nostri studii, se con vivo desiderio noi
aspettavamo finora 1' epoca non lontana in cui ci
sarà dato di mettere a contributo anche le nostre
forze giovanili pel decoro e pel benessere della
patria; le nostre aspirazioni crebbero e si subli-
marono allorché nel conflitto de'due partiti che fa-
talmente la dividono, un nome illustre e caro a
tutta Dalmazia fu dalle intemperanze dell' uno fatto
segno ad invereconda aggressione.
Noi reputammo non pertanto ancora nostro de-
bito il silenzio, lasciando agli eletti ingegni che
rappresentano l'intelligenza del nostro paese, ed
a quegli organi che sono legalmente chiamati a
tutelarne gl'interessi, il grave incarico di repri-
mere quelle soverchianze e dar espressione allo
sdegno universale. Senonchè, leggendo nel Nazio-
nale che parecchi de' nostri colleghi osavano in
un indirizzo al suo redattore spiegare una ban-
diera cui ripugnano le nostre convinzioni, concordi
con quelle degli uomini che onorano la terra che
ci diede i natali, ci crediamo tanto più obbligati
a rompere il silenzio, quantochè ella, signor re-
dattore, nella nota che accompagna l'indirizzo
mostra d'immedesimare, contro ragione e verità,
quelli che vi appariscono firmati, colla gioventù
che s'educa fuori di Dalmazia. Il silenzio potrebbe
sembrare adesso connivenza ; la modestia non
c'impone più a lungo riserbo. Noi protestiamo
quindi sollennemente contro siffatto supposito, che
confonde la gioventù studiosa dalmata con alcuni
mal consigliati i quali, dimenticando ogni gratitu-
dine all' Uomo illustre cui fin dall'infanzia appren-
demmo a venerare come la nostra stella polare,
come il più nobile rappresentante della dalmata
intelligenza in Europa, sì lasciarono sedurre ad
aspirazioni e velleità che' è fiostro debito di ri-
provare altamente.
Noi dichiariamo apertamente di associare i no-
stri voti a quelli espressi nei recenti indirizzi dei
Municipii di Zara, Spalato le Sebenico, al nostro
insigne Tommaseo, e ci gloriamo di appartenere
a quella grande maggioranza nella quale è rac-
chiuso il fiore della dalmata coltura, a quella mag-
gioranza cioè, che energicamente difende la vita
autonoma di Dalmazia nostra, e rifiuta energicamente
perfino il pensiero di scambiarne 1' onorato nome
con altro qualsiasi, fosse questo pure onorato e
civile. — Vienna, 12 luglio.
Giuseppe Addobbali — Edoardo cav. Jimssevich —
Giovanni cav. Jurissevich —^ Antonio Rubcich —
Ernesto Colaulti — Angelo de Scliarlach — Rocco
Gicin — Rodolfo Allodi — N. Pojattina — Luigi
Nutrizio — Francesco Gandido — Simeone Pavis-
sich — Giuseppe Voltolini — Giov. Dati. Bellini —
Giorgio G. 0riandini.
Ci facciamo un dovere di pubblicare il seguente
articolo che ci viene spedito da Vienna in lode
in volto, trarsi sul davanti del palco scenico, strin-
gendo in parte nel pugno serrato al petto la let-
tera fatale e sogguardando Jago., e non si sarà
intenerito dello sguardo feroce del suo occhio nel
momento dell' orrendo parossismo col quale dalla
febbre del deluso suo impetuoso amore, passa,
colla furia del barbar», al pensiero della vendetta
che ti mette sott' occhi una scena di sangue ? Oh
il Mazzoleni ! pur senza il soccorso di quel po-
tente elemento drammatico che è l'azione, e ab-
benchè vestito della prosaica marsina nera, alle
scoppianti note della finale perorazione di quel
duetto, sulle parole Morrò, ma vendicato, si, dopo
lei morrò, ci fece abbrividire, ché in quella frase
gigantesca, trascorrendo lungo pressoché tutta la
scala della sua voce e con rapido passaggio dal
basso volando al sì naturale acuto e lungamente
sostenendolo, scosse fin le più intima fibre nostre^
ci trasportò, ci fé compresi della più grande mera-
del conte Giovanni Fanfogna eletto membro della
Camera dei signori. Il conte Fanfogna, sebbene non
in tutto rappresenti colà l'opinione del sno paese,
sebbene non ogni volta che pariò alla Camera ab-
bia egli sostenuto principii ai nostri perfettamente
conformi; non allora che propugnò caldamente
r aumento della marina di guerra; non quando
propose che fosse dato maggiore influenza ai Ge-
suiti nella educazione della gioventù in Dalmazia :
pure noi non possiamo disconoscere in lui la purità
delle intenzioni, la sincerità delle opinioni, e 1' af-
fetto dimostrato alla sua patria; e però ci è
grato di cogliere questa occasione per manifestar-
gli la pubblica riconoscenza. La premura poi che
egli mostra di valersi della sua posizione per far
servigio colà presso il governo alle persone che
gli si raccomandano , non sappiamo se sia sem-
pre ed in tutto conveniente alla dignità del suo
ufficio, ma confessiamo che palesa la eccellenza
del suo cuore, e senza dubbio obbliga la gra^
titudine privata.
Vienna in luglio.'
Da patrio sentimento ispirato, credomi in do-
vere di far conoscere a Dalmazia tutta le egregie
qualità d'uomo distinto, di famiglia benemerita-
già altre volte alla nostra terra natale. Eletto come
membro della Camera dei signori, il conte Gio-
vanni de Fanfogna s'affrettò a correre a Vienna,
heto di poter propugnare la causa della sua mi-
sera patria; e dico misera poiché scissa in partiti.
Volò, ma non già per combattere all'ombra del
Velebit, il quale pur troppo, incubo infausto, posa'
su noi; ma per difendere i nostri diritti i più
sacri, le libertà costituzionali sancite da Sua Ma-
està. Udii all'arrivo di lui a Vienna un seguace
di bandiera croata con beffardo sogghigno annun-
ciarmi perduta la sua causa. Tacqui speranzoso
di poter (]^uanto prima confutare il nemico delle
mie idee. E in questo momento appunto, nel quale
io rendo omaggio al patriottismo, alla nobiltà di
carattere, al buon cuore, in una parola alle ra-
rissime, direi quasi uniche qualità del sig. conte
Fanfogna^ eh' io rispondo in pari tempo a colui
che sulla piazza dell' Università in Vienna mi in-
dirizzava queir ironico lamento.
Quotidiano oculare testimonio delle azioni di
questo nostro illustre patriotta, posso dare una
completa relazione di tutti gli uffici, che da lui
ci furono e ci vengono continuamente prestati.
Non egli, orgoglioso aristocrata, disprezza ciò che
sente di plebeo; ma buono, benefico, pio, accoglie^
di buon animo i dssiderii di tutti i suoi compa-
trioti e con indefesso zelo, con instancabile pre-
mura giovandosi del suo grado, che gli dà ovun-
que libero accesso, propugna caldamente i loro
interessi. Egli entrò in relazione colle altre città
di Dalmazia, e dappertutto scoprendo i bisogni
con coraggio dimostra ai Ministri, come male hanno
compreso la sua patria e gli ammonisce a porvi
sollecito riparo. Il mese scorso egli faceva la
prima mozione dipingendo a vivi colori la miseria
della nostra provincia, e il buon patriotta. fu tal-
mente commosso, che le sue ultime parole furono
suggellate da lagrime.
Si, 0 conte, voi avete bene meritato della, pa-
tria, ed io spero che essa riconoscente non dimen*
viglia e ammirazione, e fece eh' ognuno esclamasse
in cuor suo essere egli veramente un grande can-
tante. E grande lo fa il non essere egli un servile
esecutore solamente, ma creatore logico perspica-
cissimo di tutto quanto d'indefinito lascia al can-
tante il poeta, il maestro. Il modo col quale in-
terpretò quel duetto, a chi se ne intende, dee far
capire di volo questa mia asserzione, e però posso
aggiugnere, che lo ritengo veramente destinato
(come parecchi anni addietiv presentiva e pres-
soché prenunziava il gran maestro di color che
rnnno, il Tommaseo) a durevole fama e a perico-.
Iosa autorità. Ma il complesso delle doti del Maz-
zoleni è tale, e di tal peso queste, da far sicuri che
non né abuserà mai egli, ma che la farà utile
air arte per importantissimi ammaestramenti, e che
però grandemente onorerà la patria sua e nostra.
fSarà continuato.J o. 8, P.
Qui finiscono le pretese accuse deP bravo A.'R. e co-
minciano le insolenze, alle quali non ' degno rispondere.
Dirò piuttosto due parole sul conto di S. iNodilo.
Avendo sempre creduto che la mano che impugna una
penna per insultare, debba anche saper brandire un'arme
per rendere ragione dell'insulto, io provocai S. Nodilo, e
gli offersi un duello per rivendicare una causa nobde e
degna, per punire la stolta ingiuria da lui lanciata contro
un nome venerabile e grande. Egli, invece di rispondere
come si conveniva ad uomo di onore, ha tentato di elu-
dere la quislione e di mettere in campo la mia meschina
personalità — io gli presentai due spade; egli mi fece
capire che voleva battersi con degli spilli. Questa è una
guerra inutile, perchè, invece di sangue, farebbe scorrere
inchiostro, ed io la rifiuto. Quando S. Nodilo vorrà chie-
dermi ragione davvero, egli mi troverà sèmpre a'suoi ordini.
ENKICO MATOOVICH.
(Nostra Corrispondenza),
Vienna 25 luglio.
La Giunta, cui venne affidato l'incarico di prendere in
esame la communicazione ministeriale sul budget 1863 e
proporre alla Camera il modo di risolvere i vari quesiti,
che a quella communicazione connettonsi, ha ormai com-
piuto il sue lavoro, ed il relativo rapporto verrà domani
distribuito ai deputali. Ebbero luogo animate accolte discus-
sioni sull'opportunità di ripetere 1'accezione procedimento
già una volta in questa sessione, pel quale in vista alle dif-
fficoltà emerse alla completazione del Consiglio, l'adunanza
ristrelta accettò il mandato sovrano di discutere e deli-
berare efficacemente nelle materie finanziarie. Tre dei
membri della Giunta, Gronolski, polacco, Griinwald, czeco,
e Kaisersfeld, sliriano della frazione autonomo - tedesca,
avvisavano di declinare codesto mandato, i primi due per
le note ragioni d'incompetenza fatte valere nella prima
occasione, 1' ultimo perchè le circostanze non giusti-
ficherebbero questa volta l'eccezione, alla quale il suo
partilo si rassegnò per l'anno 1862. Taschek, boemo-
tedesco, poi rifiutava l'esame del preliminare, perchè in-
completo, poco specializzato, e mancante de' motivi atti a
dimostrare il bisogno delle ingenti somme richieste sì per
l'amministrazione civile, che per la militare. Gli altri cin-
que membri, Herbst, Giskra, MLihlfeld, Hopfen ed Hasner
reputarono invece, piìi che opportuno,' necessario di sob-
barcarsi al gravissimo peso, appunto per ciò che il bud-
get colle sue eccessive esigenze, e colle sue relicenze, de-
liberate o involontarie che sieno, reclami imperiosamente
il concorso de' fattori legislativi a modificarlo. La maggio-
ranza adunque risolse affermativamente il quesito prin-
cipale per motivi, che non sono per verità lusinghieri pel
Ministero , ed io non dubito che questi motivi determi-
neranno il Consiglio ad accogliere la proposta, l czechi
e i polacchi si asterranno, ben s'inlende, dnl prendere
parte alla discussione e alla votazione. Quanto alle mo-
dalità sarebbe stabilito, che la Giunta da eleggersi venga
ristretta al numero di 24 membri, e che, diviso il lavoro
tra relatori da scegliersi dalla Giunta stessa, si prescinda
dalle deliberazioni primordiali in separate sezioni e si di-
scutano immediatamente i varii rapporti in pieno per la
formazione de' conchiusi da portarsi come proposte alla
Camera. Resta ancora incerto se dopo la definizione del
budget 1862 avrà luogo {)er qualche settimana un'inter-
ruzione delle sedute parlamentari per dar tempo alla nuova
Giunta di preparare il suo elaboralo. Sembra peraltro che
sì, quantunque il Ministero non abbandoni la lusinga di
poter chiudere la sessione di quest' anno alla più lunga
provetti, comunicata a ognuno dagli sguardi, dai
gesti del nostro Ravasio e dalla presenza del di-
rettore de' direttori, a cui ho già accennato, e cui
ognuno anela aggradire, perchè tutti l'amano e
gli son grati: la società filarmonica sembra isti-
tuzione in cui tutto cammini, o megho scivoli, co-
me nautiletto gentile, spinto dall' alitare di leg-
gerissima auretta, lungo un mare cheto e piano
come un olio, azzurro e lucente come il cielo che
si specchia in esso. Oh! signori miei! JVon giu-
dicar la nave stando in terra, dice un proverbio
toscano, e voi vedreste come bene s' applichi esso
in questo caso, se per poco vi faceste a conside-
rare le mille faccenduole uggiose, i lunghi tra-
vagli, i cento mila pensieri che ci vogliono a go-
vernare quella barca, che non è un nautilo , no,
ma un bastimento grande e grosso, e, direi quasi,
un vascello a tre ponti, del quale l'impareggiabile
nostro concittadino, signor de Zanchi, è il feHcis-
Simo nocchiero, e all' uopo, come il celebre amifti-
raglio portoghese, e timoniere e piloto. E però mi
sarebbe paruta oramìssione imperdonabile se non
avessi chiuso col rendere il dovuto tributo di am-
mirazione e gratitudine à quel benemerito, per
tutto quanto egli fa per quella nobile istituzione;
colla Jiiietà del'p.:v^:,!seittenibre, Se questa, lusinga andasse
'fallita, ;se. cioè j,^ Camera persistesse nel proposito di in-
terrompere le sedute dopo l'approvazione del budget 4862
- e la necessità, franrie al Ministero, è a ognuno mani-
festa - la tornata verrebbe chiusa verso la metà di ottobre.
Sta fermo che la diete provinciali si apriranno col l® no-
vembre. Contemporaneamente alla convocazione delle diete
si attende, una; disposizione, che tolga 1' anomala distin-
zione tra il cosideito, anno camerale od amministrativo e
l'anno solare. Ut® gennaio 1863 sarebbe quindi il capo
d'anno anche per l'amministrazione finanziaria. Accolta
essa pure ftell'ordine gregoriano, chi vorrà escludere, che
essa piure sia compresa nel numero di coloro per cui s'in-
neggia «/ìecet/a/irvefem -Nova sint omnia - Corda voces et
opera»!—•
Nella'prossima settimana si raccoglierà la commissione
mista de' dodici membri delle due Camere per esperire il
componimento delle differenze insorte nella discussione
della legge sulla stampa e della Novella al codice penale
posta in rapporto con quella. Nella Camera de'signori ven-
nero scelti il principe Auesperg presidente della stessa, il
conte Carlo Auersperg, noto nel mondo letterario sotto il
pseudonimo Anastasio Griin, il barone de Lichtenfels, il
cardinale Rauscher, il sopraintendente de'potestanti Haase,
ed il presidente dell appello veneto Resti-Ferrari, Dalla
Camera de'deputati, Herbst, Miihifeld, Demel, Waser, La-
penna e Groholski. Non è naturalmente possibile fare un
vaticinio sicuro sull'esito di questo sperimento. Stamane
i due Auersperg s' abboccavano con parecchi dei membri
eletti dalla Camera bassa e dalle loro parole , a quanto
dicesi, traspira un senso conciliativo. Pare eh' e' sieno dis-
posti a transigere. È necessario però eh' essi cedano senza
limitazione in quella parte della Novella, che vorrebbe
convertito in argomento d'ordine pubblico la cura dell'o-
nore privato di pubblici funzionarli, aprirebbe adito a pro-
cessi vessatorii, e paralizzarebbe tutti i vantaggi che la
stampa si ripromette dalla nuova legge intesa a garantire
la libera espressione. A prezzo di siffatta disposizione
- articolo 5 della Novella - sono concordi i sei membri
della Camera de' deputati di respingere qualsiasi altra
concessione. —
Nella penultima seduta il deputato degli Alberti riferì,
a nome della Giunta, sulla legge che abolisce il dazio di
transito per tutto l'impero. Per la Dalmazia, in cui vige
una tariffa doganale specialissima, venne abolito quel dazio
con una legge separata. — Anche per questa fa relatore
il deputato Alberti, cui compete il merito precipuo di a-
verne propugnata 1' opportunità prima presso il Ministero
indi in seno alla Giunta. Le proposte furono senza con-
traddizione accolte in Consiglio. —
Onore ai convertiti! La mia lezione giovò all'articolista
0 corrispondente del Nazionale parte slava , di cui due
volte, mi sono permesso occuparmi nelle mie lettere alla
Voce. Nella sua conclusione ha assunto 1' abito di festa ed
io lo consiglio d'indossarlo ogni volta si presenta al pub-
blico, chè l'abito, dicevano i nostri vecchi, fa il monaco,
e dicevano bene sicut figura docet. Ora poi che gli ab-
biamo tributato il nostro elogio per aver smesso un lin-
guaggio insolito nel civile consorzio ed avere resa possi-
bile la eontroconclusionale, gli chiederemo se in buona fede
egli avvisa di averci smentito, o meglio di aver giustifi-
cato r assunto da noi contraddetto Noi ripetiamo di es-
sere alieni dall' assoggettare a sindacato l'azione politica
del deputato Gliubissa e ne lasciamo la cura ai suoi com-
mittenti. Credemmo però nostro diritto d'impedire che a
mezzo di fatti falsi o svisati sia condotta in errore la pub-
blica opinione in Dalmazia, e riducemmo perciò alle de-
bite proporzioni il merito attribuitogli in argomenti che
e non già solo perchè piacevoh passatempi pro-
cura alla città nostra ; ma perchè collo sviluppare
in essa il gusto di quell'arte spirituale, che della
scala estetica delle arti belle occupa il più alto
de' gradi, e che Platone, Pittagora e il De-Gerando
consideravano siccome indispensabile alla buona
coltura dell' umano spirito, educa egli in noi quei
sentimenti del bello e del buono, senza de' quali
vana ogni speranza di avanzamento sociale, dello
sviluppo di cittadine virtù, E sieno grazie a lui,
dappoiché perennare intende la detta istituzione,
mettendo a frutto, siccome nucleo del capitale che
ne stabilirà l' esistenza,' il provento di questa ac-
cademia, con che farà perenne la memoria del caro
suo nome. Oh gh sien grazie, vivissime grazie, da
tutti ahueho che intendono, come nel progredire
di ogni ramo del sapere umano consista il vero
progresso della civiltà e della umanità : e in que-
sta nostra patria, colta e gentile, non son^o pochi.
O. s, D.
-N«lla prima, parte di questo .articolo,.stampato nell'Ap-
pendice del,nym^ro precedente corsero i seguenti errori:
Nella colonna penultima, quarta liiiea fu stampato in-
teneriti, in luogo A\ alterilo, e colonna stg.ssa, linea quart-
ultima, fu omessa la parola do.
riguardano l'interesse di questo paese. Ci piace consta-
tare, che sul terreno scelto sulle prime dal nostro avver-
sario egli è costretto a battere la ritirata e riconoscere,
che nella nostra relazione noi non abbiamo alterata una
sillaba. Speriamo che i lettori della Voce ci sapranno grado
se seguiamo il corrispondente del Nazionale sul nuovo
campo, in cui ha cercalo rifugio. Con una lunga enume-
razione di porti egli respinge dal signor Gliubissa la colpa
per fatti od ommissioni, che niuno si sognò addebitargli,
e dopo questa litania di negativi concetti, che ricordano
la modestia del Fariseo, conchiude trionfante e glorioso «io
son chi sono». Sarebbe strano questo procedimento se
esso fosse sincero, «Gliubissa non è colpevole della non
seguita istituzione di un'accademia di diritto a Zara, del
non essersi attivato il porto franco a Spalato , dell' aumento
dell' imposta sulle rendite, sui fondi e sulle case in prospet-
tiva, eie. etc.D Vorrebbe forse il corrispondente del Na-
zionale riversarne la colpa sui deputati dalmati di contra-
rio colore? Eppure egli, che sta a giorno delle pubbliche
discussioni almeno per riferirne così con&cienziosaménte al-
l'organo del suo parlilo, egli sa che il deputato Lapenna
rimproverò in pieno consiglio al [Ministero, tra altre colpe,
la plumbea lentezza nella pertattazione relativa all'acca-
demia di Zara ; egli sa che lo stesso deputato quando si
trattò dell'aumento delle imposte figurava iscritto tra gli
oratori contro 1' aumento, e tra questi prese parte alla de-
legazione del deputato W;)ser che ne sostenne l'assunto,
quando chiuso il dibattimento generale per decisione della
Camera , dovette scegliersi un comune oratore à propu-
gnare le opposte due tesi; egli dovrebbe sapere (od a-
vrebbe dovuto altrimenti tacere) che il deputato Alberti
rivendicò alla Dalmazia 1' abolizione del dazio transito , e
combattè efficacemente nella relativa sezione della Giunta
l'aumento del prezzo del sale. Gliubissa non è colpevole
della nomina di forestieri in Dalmazia. Vi contribuirono
forse i deputati dalmati di contrario colore? A noi però
consta , che non fu deputato dalmata di colore contrario
al Gliubissa quegli che si adoperò, per buona ventura i-
nutilmente per la nomina del non dalmata Stipancich a
consigliere di Cattaro. Gliubissa appartiene all' opposizione
e non indulge alle voglie del Ministero. Noi gli abbiamo
fatto un merito della deserzione dai czechi e polacchi, quando
costoro rifiutarono l'ingerenza nella discussione finanziaria,
e gliene tributiamo anche oggi 1' elogio, ma constatiamo,
che in questa sola occasione si manifestò essenzialmente
r opposizione della destra ; che qui Gliubissa fece causa
comune colla sinistra e col centro, e che in tutte le li-
berali aspirazioni, da qualunque parte venissero, i depu-
tati dalmati, che non consentono nella questione specifi-
camente dalmatica col signor Gliubissa, fecero causa co-
mune coi proponenti. Chi tra loro parlò, tenne un lin-
guaggio franco e severo da meritarne ricognizione dallo
stesso Nazionale, e da demeritare pella discussione sul
budget della marina quella semiufficiale ricognizione, di
cui va superbo il dalmata (ei ci perdoni se jo riputiamo
in senso geografico tra i nostri) che siede alla destra. —
Noi abbiamo abusato troppo della vostra pazienza e l^are-
mo punto dopo una sola ' osservazione che ci resta Vo-
gliamo cioè ricordare al corrispondente del Nazionale che
l'attività d'un deputato mal si giudicherebbe dalle sole
comparse in consiglio; «che la ,fiducia delia Camera e l'a-
zione dei suoi membri si manifesta precipuamente nelle
Giunte chiamate a discutere le leggi prima che queste
siano proposte al definitivo conchiuso ; e che sotto que-
sto rapporto i deputati dalmati sedenti a sinistra ebbero
buona parte dell'onere e dell'onore, uno essendo stato
eletto nelle Giunte per rispondere in due indirizzi al Mo-
narca, in quella per l'abolizione dei feudi, in quella per
l'istituzione de'giurati, nella commissione rnista infine, di
cui oggi si tenne parola ; un altro avendo avuto parte
efficacissima e distinta nella Giunta finanziaria, — Fatti,
signor corrispondente, fatti e non parole !
Telegrammi.
Parigi 24 luglio. La Patrie nel suo numero di
questa sera assicura essere stati spediti dei navi-
gh francesi nel Mediterraneo per impedire un pro-
gettato sbarco di Garibalbi sulle terre romane,
AUra deir istessa data. L' Esprit Public reca : Il
generale Forey ricevette istruzioni, in forza delle
quali r intervento francese viene svincolato dal
contegno di Almonte, col quale non si contrasse
affatto alcun obbligo.
Vera Cruz 2 luglio. Presso a Gerroborgo i fran-
cesi hanno battuto un corpo considerevole di mes-
sicani, Al 15 questi tornarono all'attacco, però
senza risultato ; predarono bensì i trasporti de-
stinati per Orizaba, laonde in questa città si di-
fetta di vettovaglie. (Sferza.)
Nova-York 12 luglio. Il Senato diede facoltà
al presidente Lincoln di prendere al servizio mi-
litare i Neri, in qualità di lavorante (O.T.J »«
(Segue U SuppIemenlo.J
'j'ipografia l'i'Mli BATTARA. VINCENZO. DUPLA2^CIC^ Redattore responsabile.