N. 8. Zara-Sabato 22 Febbraro 1862. Anno Ili,
LA VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOMIGO-LETTERARIO.
Il Giornale sì publìca ogni Sabato. — Il prez.zo d^ associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.^ pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. — I pagamenti potranno farsi per l'annata intera, ed anche per semestre, anti-
cipatamente, e dovranno da fuori di Zara essere inviati franchi per la posta, coli'indicazione del nome, cognome, e domicilio
dell'associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara Io associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pie/ro Abelich. — Un numero separato vale s. 15
SOninARIO. — Ricorrenza del 26 febbraio. — Pi-
scicoltura. — Seduta del Municipio di Zara. — Biblio-
grafia. — Varietà. — Annunzio.
Per la ricorrenza del 26 febbraio
Circolare della Giunta provinciale dalmata.
La Giunta provinciale, qual comitato perma-
nente della Dieta dalmata, conscia del sentimen-
to generale della provincia, che riconosce nella
promulgazione della patente 26 febbraio 1861 il
germe d'una vita politica costituzionale, il fallo
dell'esistenza della Dieta dalmata, ed il principio
della sua autonomia, come accolse con fiducia,
così ricorda ancora con speranza quel giorno
solenne; e quando esso Comune inlendesse di
festeggiarne la prossima ricorrenza, la Giunta pro-
vinciale sarebbe ben lieta che a tale scopo fos-
sero dirette delle opere di beneficenza, onde al-
leviare la sorte di tanti indigenti desolati dall'at-
tuale carestia, ed alTinchè al concetto politico che
dà vita propria alla nostra provincia, associare
si possa la virtù dell' amore e della carità fra-
terna.
Zara, 18 febbraio 1862.
PISCICOIiTLRA.
A quest' argomento dedicò particolari studii
r esimio nostro concittadino, professore nell' U-
niversità di Padova, D.r Raffaele Wolin, ed una
sua Memoria sopra il medesimo fu riportala nel
tomo VI serie III degli Alti dell' i. r. Istituto ve-
neto di scienze, lettere ed arti (1860-61, fac.
711 e 721), il quale aveva proposto un premio
per chi meglio esponesse il metodo di render
più lucrose e produttrici le valli salse chiuse da
pesca nel veneto litorale. Interpellato egli ora
dal sig. Gerente di questa Camera di commercio
su d' alcuni oggetti di patrio interesse, nel cor-
rispondere gentilmente all' inchiesta, gli comuni-
cava pure la relazione d' un viaggio da lui po-
c' anzi eseguito per 1' oggetto appunto di meglio
estendere ed utilizzare nell'impero nostro la pi-
scicoltura. P' un ramo d'industria trattandosi, a
fruire del quale è anche la Dalmazia peculiar-
mente dalla natura chiamata, ci è grato di ri-
portare tanto una parte della risposta fatta [dal
eh. professore, quanto una versione italiana della
relazione da lui trasmessa, nella certezza che se
varrà 1' una per saggio novello delle cognizioni
scientifiche ond' egli è tenuto meritamente in o-
nore, sarà l'altra un' arra non meno cospicua
dei patriottici di lui sentimenti, e delle ottime di-
sposizioni sue d' adoprarsi a vantaggio di questa,
che giustamente si pregia di potersi chiamare sua
terra natale.
Brano di lettera.
Giacché la Camera di commercio mi diede
una prova incontrastabile dell' interesse che pren-
de al benessere della patria, permetta, sig. Ge-
rente, che r intrattenga per qualche minuto di
cose che riguardano la prosperità materiale del
nostro paese. L' eccelso Ministero del commercio
mi inviò nel decorso ottobre in Francia come
commissario imperiale per istudiare la coltura dei
prodotti annuali delle aque, che oggidì rappre-
sentano una parte importantissima nell' economia
nazionale. Ora io sono di ritorno dal viaggio
scientifico, e venni addetto pel momento al sud-
detto Ministero del commercio, per mandare ad
effetto nel nostro impero i risultamenti delle mie
investigazioni.
Ella può ben credere, egregio sig. Gerente,
che fu mia cura speciale di estendere i miei stu-
di a quei prodotti della natura, i quali poteva
presumere che sarebbero di utilità speciale a sol-
evare la miseria del nostro povero paese. E
orse Iddio mi ha messo ora in posizione tale,
da poter mandare ad effetto questo mio più sen-
tito desiderio. Dal qui accluso breve cenno suK
I 9. Zara-Sabato ì Marzo 1802. Anno IH.
LA DALIMTIGA
GIORNALE EGONOfflIGO-LETTERARIO.
Il Giornale si piiblica ogni Sabato. — Il prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dulmaiia e fuori, di fior. C V. A. — I pagamenti potranno farsi per T annata intera, ed anche per semestre, anti-
cipatamente, e dovranno da fuori di Zara essere inviati franchi per la posta, coli'indicazione del nome, cognome, e domicilio
deir associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. — Un numero separato vale s. 15
SOM]?I.iatlO. — Estratto d'operazioni della Giunta
provinciale dalmata. — Programmi di concorso della
medesima. — Necessità assoluta della libera piantagione
del tabacco. — Veterinaria. — Camera di commercio
e industria in Zara. — Un desiderio. — Varietà. —
Annunzio.
Eslratlo d'operazioni della Giunta provinciale
dalmata.
1. La recente scorsa che S. A. I. l'Arci-
duca Ranieri piaquesi di fare per la Dalmazia
inspirò la Giunta ad esporgli in un riverente in-
dirizzo lo stato finanziario della provincia, e a
pregarlo, qual Presidente del Consiglio dei mini-
stri, di farsi intercessore presso Sua Maestà I.
R. A. e presso il Consiglio dell' impero di un
annua sovvenzione di fiorini 100,000 al fondo
provinciale. Dimostrò la Giunta, esser la passi-
vità della Dalmazia verso il fondo centrale dello
stato una conseguenza inevitabile, sì delia scarsa
produzione per lo stato troppo arretrato di una
gran parte della popolazione campestre inabile a
sopportare maggiori aggravii, sì della sua posi-
zione e configurazione geografica; venirne le
altre provincie compensate dall' importanza poli-
tica di questo membro, e gì' interessi austriaci
dal commercio devialo dai porti dalmati alle vie
centrali e danubiane; essere stala finora quella
passivila proficua sì alla provincia, ma non quan-
to lo poteva se a miglior uso diretta; rendersi
essa indispensabile ancora per un decennio fin-
ché il paese invigorito diventi attivo; nel pro-
posto sussidio doversi convertire i risparmii che
le riforme costituzionali apporteranno nell'ammi-
nistrazione; potersi da esso ottenere grandi ri-
sultati, poiché la gestione spetterebbe agli eletti
del paese, che sono i migliori giudici dei suoi
bisogni; essersi dai Dalmati meritata questa mu-
nificenza per la loro leale condotta, e doversi
per essa consolidare i vincoli di alFetto, e di re-
ciproco interesse.
2. La Giunta s'interponeva presso 1' i. r.
Ministero di stato alTinchè d' accordo con quello
della giustizia vogliano provocare un aumento
di stipendio agli attuari pretorili della Dalmazia
dai 400 e 500 fiorini all' anno ai 600 e 700
come indispensabile all' indipendenza ed al de-
coro di un giudice.
3. Accogliendo la domanda di Costantino
Boxich, gli assegnava una rimunerazione di fior.
30 per istruzione nella lingua illirica da lui con
vantaggio gratuitamente impartita a vari giovani
di Pasmano. - - Neil' annunziargli tale decisione
vi aggiungeva la Giunta parole di encomio e di
ringraziamento per opera così spontanea e tanto
benemerita, quanto si é quella la quale tendendo
alla educazione del popolo della campagna, é
utile al progresso di una lingua, la cui coltura
e difuslone deve essere fra noi con ogni mezzo
promossa.
4. Nella decorsa settimana la Giunta inco-
minciò la discussione sul già elaborato progetto
di legge relativa all' attivazione dei libri fondiari.
Prog^rammi di cowcorso.
L
Tra i vari incarichi espressamente deman-
dali dalla Dieta provinciale della Dalmazia alla
Giunta da cui è oggidì rappresentata, annoverasi
pur quello di promuovere l'insegnamento della
lingua slavo-dalmata.
Prestandosi ad esecuzione la Giunta com-
prese nel budget provinciale la somma di fior.
3000, destinala appunto allo scopo sopraindicato
dell' istruzione della lingua slavo-dalmata., ed ha
riflettuto che a raggiungere lo scopo stesso pre-
seniavasi quale provvedimento prevalentemente
indispensabile quello d'un Vocabolario ilaliano-
slaw-dalmala., e slaco-dalmata-ìtaliano che l'a-
IV. il. Zara-Sabato iS Marzo 1862. Anno 111.
LA VOCE DALMATIGA
GIORNALE EGONOiniCO-LETTERMIO. • II. i
Il Giornale si publica agni Sabato. — Il prezzo d'associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. — I pagamenti potranno farsi per T annata intera, ed anche per semestre, anti-
cipatamente, e dovranno da fuori di Zara essere inviati franchi per la posta, colP indicazione del nome, cognome, e domicilio
deir associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza alTranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. — Un numero separato vale s. 15
SOnVI.lRIO. — Brano d'una lettera di Tommasèo.
— Necessità della scienm nelV agricoltura in Dalmazia.
— Corrispondenza da Spalato. — Alcune parole sul-
r articolo : Necessità d'una riforma nelle parrocchie. —
Notizie varie. — Beneficenza publica. — Teatro.
Brano di lederà del Tonioiasèo.
Publichiamo il seguente brano di lettera del-
l' illustre dalmata Nicolò Tommaseo^ che lontano
ricorda la patria e sinceramente l'ama. Speria-
mo che le preziose sue osservazioni sulle pro-
poste della Giunta provinciale contenute nel no-
stro num. 9, saranno accolte ed apprezzate da
tutti coloro che intendono di consacrare V opera
e V ingegno al bene della patria.
L'ullimo foglio della Voce Dal-
matica pare a me.... e savie mollo se-
gnatamente le proposte ultime della Giunta.
Ma prima ancora che compongansi libri nuo-
vi, io amerei che da quanti abbiamo raccol-
gansi i tratti accomodati alle condizioni del
popolo, e se c' è diversità nel linguaggio,
facciansi le necessarie, ma non piìi delle ne-
cessarie, varianti. E così dai canti serbici
stampali dal Vuk, potrebbesi avere un volu-
metto, fiore di lingua e di poesia, dove non
fosse accennato nè a ratti, nè a vendette di
sangue.
Buono per altro il pensiero di narrare,
ad ammaestramento del popolo, esempi di
bene imitabili: ma per primo li desidererei
tolti dalla storia sua propria e d'altri popoli
slavi; anco per turare la bocca al pedanti
maligni.
Adesso almeno gli spasimati di patria
hanno dinanzi a sè il campo aperlo. Vedre-
mo quel che sapranno slavamente pensare e
scrivere croatifìcamenle. Che se pel disdegno
della Giunta non vogliono a lei presentare le
mirifiche opere della loro scienza, le stam-
pino da sè, le mandino pure in Croazia, pur-
ché facciano finalmente vedere quel che pos-
sono e sanno.
Ai compilatori del Dizionario, qualunque
siano, gioverebbe raccomandare, anzi ingiun-
gere, che, quando non trovano la voce slava
corrispondente all' italiana, non si pensino di
coniarla da sè, come fa sovente lo Stulli; che,
dove manchi il dialelto dalmatico suppliscano
colle altre lingue slave, e prima con le più
prossime, additando però da qual d' esse ab-
biano tratto il vocabolo; che, se stiman essi
poterne proporre un di suo, ci appongano
un segno, per modo che la parie arbitraria
sia nettamente discernibile dalla lingua del-
l' uso, e il Dizionario rimanga documento sto-
rico del dialetto pariato dal popolo dairaalo
a questi dì; che non s'ammontino, per tra-
durre un solo vocabolo italiano, più e piìi
voci slave, siccome tanti dizionari! di tante
lingue fanno spropositando, ma che a cia-
scun significato distinto corrisponda una lo-
cuzione dislinta. Io non credo del resto che
a tulle le voci raccolte nel Dizionario del
Fanfani sia possibile e necessario, e che nep-
pure giovi per ora, trovare versione nella
lingua slava pariala e da pariarsi in Dalma-
zia; e che, salvo gli usi legali e i comuni
al consorzio civile ne' popoli tutti, non con-
venga per ora creare il linguaggio di tulle
le scienze, opera non d' un solo uomo nè
d" intere accademie, ma delle nazioni e dei
t
A un Sacerdote del rito g^reco^
Re\eren(lissirao Signore I
Se tardi rispondo alla cortese sua lettera,
non è poca cura della grave questione che agi-
tasi tra noi, né della onorevole richiesta ch'Ella
amorevolmente mi fa. E certamente se stesse in
me dare alla povera patria nostra col mio cenno uno
spirito e un nome solo, Ella può ben credere
eh' io non tarderei a esercitare questo benefico
impero; io che non posso non deplorare cotesta
varietà malaugurata di nomi, i quali vennero non
solamente succedendo, ma alternandosi e confon-
dendosi, e si confondono tuttavia: Dalmati e
Dalmatini, Slavi e Schiavoni, Illirici e Illirii del
mezzodì, Serbi e Serbili, e adesso, per la Dio
grazia e della libertà e della gloria che ci si
apparecchia, Ervati e Croati. Delle suddivisioni
non parlo, troppo storiche anch' esse e assai po-
co storiche: Vlassi e Morlacchi; Ragusei e Rau-
gei e Dubrovnicani ed Epidaurii; Catarini e Boc-
chesi e Albanesi veneti; Italiani, Latini e Greci.
Ma il nome piìi storico, piìi costante, più ono-
revolmente cognito al mondo civile, è pur quello
di Dalmati; e siccome i secoli ce lo imposero,
non lo possono mutare che i secoli. Cotesto sma-
nie precipitose di fare le nazioni e rifarle, come
se noi fossimo Dio, o le anime umane cera o
fango, risicano di riuscire a disfatta politica, e,
che è peggio, a morale disfacimento.
Quanto all'alfabeto cirilliano, ch'Ella, reve-
rendissimo signore, vorrebbe in tutta Dalmazia
accettato; io, che di buon grado riconosco co-
m' esso sia più costantemente uniforme, e a de-
notare i suoni delle favelle slave più accomo-
dalo, ben posso desiderare che tutti se lo ren-
dano familiare, e nelle scuole lo apprendano in-
sieme coir alfabeto latino; non mi pare che que-
0 sto possa per decreto sbandirsi di colpo sen-
z' arbitrio tirannico, e però appunto impotente,
anzi pregiudicevole alla bramata unità. Ma sic-
come la cognizione del cirilliano apre a noi i
libri scritti da Serbi e da Russi, e agevolerebbe
anco agli uomini del popolo 1' apprendimento delle
lettere greche, conformi tanto; così, d'altra parte,
il latino ci tiene in consorzio con le più colte
nazioni europee: e la facilità del leggere que'
caratteri può ai nostri facilitare lo studio delle
altre lingue, e invogliar gli stranieri ad assag-
giare la nostra. Doppio vantaggio, che sarebbe
fallo, cred' io, trascurare, anzi colpa; fallo e col-
pa a noi che non possiamo senza danno e sen-
za vergogna dalla civiltà sequestrarci, e quasi
scomunicarne noi stessi. Qui le confesserò eh' io
non posso, senza un senso di dolore umiliato e
di ribrezzo presago, sentire i vanti di certuni che
ad ogni tratto ricantano le glorie della gente
slava, e non la sanno nominare che non le ap-
piccichino il titolo di gloriosa. Tocca agli altri
chiamarla così, non a noi. Io ho bene udito no-
tare di soverchia indulgenza a sè stessi i Fran-
cesi che dicono sè grande nazione^ e n' hanno
pur donde: ma non ho mai sentito che alcun
Francese o Inglese o Tedesco in istampa e sul
serio gridi la grande Francia^ la gloriosa Ih-*
ghilterra^ V insigne Germania; come direbbesi il
serenissimo Principe. Sì bene mi piace quel no-
minare che con affetto filiale e fraterno i Tede-
schi fanno, la patria alemanna. Onoriamo noi la
comune madre coli' apprendere a meglio amarci.
Spetta a' suoi pari, signore reverendissimo, pre-
dicare questa carità coli' esempio ancor meglio
che con la parola ; ripensare con gioia e con
tremore santo, che nelle mani Loro, checché ne
dica altri, stanno le sorti nostre. Creda alla ri-
conoscenza del suo
24 del 62, Firenze.
Umilissimo devotissimo
Sì. Tumiuasèo.
I prog:rainmi della Oiianta.
1 due programmi di concorso, che si les-
sero al n. 9 di questo giornale, la Giunta pro-
vinciale non deve averli altrimenti publicati, che
quale organo esecutivo della Dieta dalmata, e
per iniziare l'adempimento del demandatole in-
carico di promuovere la conoscenza della lingua
slavo-dalmaia, di quella lingua cioè che in Dal-
mazia si parla e si comprende. E se a questa
appunto que' programmi accennavano, lo si deve
a ciò unicamente attribuire, che la Giunta, con-
scia del proprio dovere, ha voluto scrupolosa-
mente eseguire gli ordini della Dieta, la quale
nella sessione 22 aprile 1861 a voti nnanimi
accoglieva l'emenda d' uno dei Deputati della
maggioranza e d'un altro della minoranza, colla
quale volevasi sostituita nella relativa proposta
alla parola shca V altra di slavo-dalmata.
Che poi la Giunta ad istruzione del popolo,
che tanto n' abbisogna, abbia proposto de' libri
in lingua slavo-dalmata, i quali esercitar possa-
no una potenza moralizzatrice, piutlostochè fo-
mentarvi il sentimento del ratto e della vendetta,
ella è cosa troppo elementare ed onesta, perchè
alcuno si faccia di proposito a metterne in dub-
bio la necessità; e se la Giunta in questo suo
secondo programma escluse que' libri che piena-
mente non si conformano al dialetto serbo., pre-
dominante in Dalmazia., avrà certamente voluto
dare, e lo diede per quelli che hanno voluto in-
tenderla, il suo giusto valore alla parola slavo-
dalmata usata nel primo.
Se non che, i due programmi della Giunta
furono già competentemente giudicati nel prece-
dente numero di questo giornale da Nicolò Tom-
I\. il Zara-Sabato S Aprile «862. Anno HI.
LA VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOMICO-LETTERARIO. t
Il Giornale si publica ogni Sabato. — Il prezzo d'associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resio
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. — I pagamenti potranno farsi per P annata intera, ed anche per semestre, anti-
cipatamente, e dovranno da fuori di Zara essere inviati franchi per la posta, coli'indicazione del nome, cognome, e domicilio
delP associato. —• L-ittere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. — Un numero separato vale s. 15
SO.TIBIAKIO. — Premii ai maestri delle scuole e-
lementari peli' insegnamento della lingua slavo-dalmata.
— Critica; recente opera francese sulla Dalmazia. —
Sui concimi, e specialmente su quello del sale. — Benef.
Preintl ai maestri delle scuole
elementari peli' insegnamento
della ling^ua slavu-dalmata.
Circolare della Giunta provinciale.
Ella è una verità pur troppo conosciuta,
che il nostro popolo, nella campagna in par-
ticolare, è non solamente assai poco istruito,
ma analfabeto quasi lutto, e se la Giunta,
onde adempiere all'incarico demandatole dalla
Dieta provinciale, e nell' intento di promuo-
vere sì la conoscenza della lingua slavo-
dalmata, come la coltura del popolo, invitò
i generosi cultori di questa lingua co' suoi
programmi del 17 e 18 febbraio p. p. alla
redazione di un vocabolario itdliano-slavo-
dalraato, e di libri educativi ed istruitivi; gli
è fuor di dubbio che a raggiungere l'intie-
ra efficacia, onde sono capaci questi due
provvedimenti, e specialmente il secondo,
rendesi indispensabile che il nostro popolo
sappia almeno leggere e scrivere. Senza que-
sta cognizione elementare, le tante fonti dello
scibile umano saranno per lui chiuse mai
sempre, il suo progresso morale ed econo-
mico resterà costantemente un puro deside-
rio, la coltura della lineua slavo-dalmata non ' O
si potrà mai dire fra di noi sufficienlemente
0 proficuamente diffusa.
Sopra una popolazione di 415,000 a-
nime noi abbiamo in Dalmazia tra capo-scuole,
scuole elementari regolari, e scuole ausilia-
rie, n. 161 scuole, frequentate da 7719 tra
fanciulli e fanciulle. I fanciulli e fanciulle alle
alla frequentazione della scuola sono 31,208,
e quindi senza farsi adesso ad esaminare sg
il numero delle scuole sia proporzionato ai
nostri bisogni, lo che non sembra assolula-
tnente, se e con quanto interesse in queste
scuole s'insegni la lingua slavo-dalmata, e
come ne sia animata e sostenuta la frequen-
tazione, egli è indubitato che un efficace iin-7 o
pulso ai maestri che vi si devono prestare
tornerà più che mai profittevole, sendo che
ogni umana istituzione, per quanto lodevole
nello scopo ed informala a principi! i meglio
apprezzati e a discipline le più consentanee
alla sua natura, dee certamente fallire, quan-
do i suoi organi di esecuzione non siano a-
nitnali ad eseguir convenientemente le loro
funzioni.
Egli è a tale scopo che la Giunta pro-
vinciale viene a proporre alcuni premii per
que' maestri o maestre delle capo-scuole, delle
scuole elementari regolari, e delle scuole au-
siliarie, che alla fine di quest'anno scolasti-
co avranno offerto un maggior numero di
fanciulli 0 fanciulle istruiti nella lingua slavo-
dalmata, vale a dire nella lingua serba par-
lala nella maggior parte della Dalmazia-, ed
a tale proposizione è indotta anche dal ri-
flesso che ben miseri sono gli stipendi! de-
gli indicali maestri e maestre, e che quindi
una classe così benemerita della società verrà
ad essere almeno in alcuni de' suoi membri
pili condegnamente ricompensata.
Siccome poi per espresso incarico della
nostra Dieta si dee provvedere alla diffusione
si dovette sin oggi per sola mancanza di spazio
nel foglio nostro, attesa la lunghezza di qual~
cuna degli articoli uUimamente accoltivi.
La neo-naia Cancelleria aulica, che si
presenta ai popoli dell' Austria col vano ti-
tolo di Cancelleria aulica per il regno dì
Dalmazia^ Croazia e Slavonia, è nuovo ar-
gomento di trepidazione e d'ambascia perla
grande maggioranza di questa provincia, che
rifugge da qualsiasi annessione alla Croazia,
e che disconosce ogni e qualunque rapporto
di diritto publico colla medesima. La Giunta
provinciale, quale organo esecutivo della Dieta
dalmata, che solennemente e legalmente di-
chiarò di non consentire all' accennala an-
nessione, non può a meno di farsi interpre-
te presso Vostra Maestà L R. A. di questa
dolorosa impressione: e quantunque la sfera
di attività della nuova Cancelleria aulica ab-
bracci solamente la Croazia e Slavonia, co-
me ebbe ad esprimere il Governo di V. M.
a mezzo di S. E. il sig. Ministro di Stato
cavaliere de Schmerling nella sessione 17
cor. (marzo) della Camera dei Deputati, per cui
la Giunta è persuasa phe 1' intitolazione pel
regno dì Dalmazia non abbia nel nostro
publico diriUo alcun reale valore; ciò non
pertanto ebbe a suonare anche ad essa lut-
l'altro che grata e confortante, nel riflesso
che, sebbene senza fondamento, senza sco-
po legittimo, e smentita dall' attuale stato di
fatto, riesce pur troppo a fomentare da un
lato le ingiuste ed ardile prelese di Croazia
e Slavonia e a tener vivo dall'altro nella
La Giunta provinciale adoperò il vocabolo
ardite; ma il Nazionale n. 10 credette in co-
scienza dovervi sostituire^ come più proprio e
più adatto alla vera condizione dei fatti., il
vocabolo arroganti, sul quale basò poi nel suo
n. 11 una filatera di minacce., di maledizioni.,
d' inattesi diritti di Ungheria su Dalmazia.,
che Croazia., ripudianle Ungheria., vuol fatti
suoi., e d'altri modi piacevoli di raccontare
la storia del presente e del passato coli' in-
tendimento di nulla omettere o svisare per
preconcelto sistema Eppure sembrava
non fosse ancora arrivato il momento di le-
varsi la maschera. Il ritardo involontariamente
frapposto nel publicare la protesta della Giunta
non fu senza qualche giovamento.
nostra provincia il fuoco malaugurato della
discordia. Egli è perciò, e per non compro-
mettere in qualsivoglia maniera i diritti del
paese, che la Giunta provinciale dalmata è
costretta di protestare, come rispettosamente e
solennemente prolesta dinanzi Vostra Maestà
L R. A., contro ogni conseguenza, sia di di-
ritto, sia di fallo, che ora od in appresso si
volesse derivare dal titolo dato alla neoeletta
Cancelleria aulica per il regno di Dalmazia.^
Croazia e Slavonia, in quanto il medesimo
si riferisca ed accenni al reirno di Dalmazia.
Estratto dft^li atti
della GriiBiita proTinctalc.
1. Invitala dall'i, r. Luogotenenza a di-
scutere un nuovo progetto di legge sulla
pesca concepito dal Governo centrale marit-
timo, la Giunta (premesso che il suo parere
non è confondibile con quello della Dieta cui
spetta pronunziare nelle forme volute dallo
Statuto) opina: doversi conservare alle Co-
muni il diritto esclusivo di pesca nella zona
di un miglio dalla cosla, salvi i diritti esi-
stenli; potersi combinare questo dirillo colla
libera concorrenza, promolrice dell' industria,
quando le Comuni rappresentate dalla Dieta
(di tale facoltà investita da un atto della le-
gislatura provinciale) imponessero una tassa
sui pescatori estranei; giusto essere il riser-
vare ai cittadini austriaci I' esclusività nella
zona da uno a Ire miglia, perchè conforme
al diritto internazionale; doversi conservare
r attuale giurisdizione alle autorità politiche
nella parte industriale, e alle portuali nella
marittima; formare tutto ciò soggetto di una
legge dello stato; all' incontro, la definizione
delle secolari questioni fra le tratte e le voi-
ghe, e quanto riguarda la pratica della pe-
sca, come pure l'emancipazione di quella del
corallo, essere di competenza della legisla-
tura provinciale.
2. Si determina la publicazione di una
memoria sulla convenienza di abolire il dazio
di entrata in Dalmazia, supposto che anche
quello di transito venga fra poco abolilo qui,
come in tutto 1' Impero, onde scandagliare
r opinione publica su questo progetto, o al-
N. 17. Zara-Sabato 20 Aprile 1862. Anno IH.
LA VOCE DALMATICA
GIORNALE ECONOmCO-LETTERARIO.
Il Giornale si publica ogni Sabato. — Il prezzo d'associiizioiie per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pei resto
dulia Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. — I pagamenti potranno farsi per T annata intera, ed anche per semestre, anti-
cipatamente, e dovranno da fuori di Zara essere inviati franchi per la posta, colP indicazione del nome, cognome, e domicilio
dell'associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza alTranca-
tione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro AbelicL — Un numero separato vale s. 15
S01?m.tRI0. — Estratto dagli alti della Giunta pro-
vinciale. — V accademia legale di Zara. — Necrologia
del Parlamento croato. — L'ailanto. Rivista dram-
matica. — Varietà. — Annunzio.
Estratto dai^li atti «Iella
Criiiiita provinciale.
In riscontro alla domanda della Giunta
peli'introduzione de' corsi di lingua slavo-
dalmata nei ginnasi di Zara, Spalato e Ragusa,
nonché in Sebenico e Cattaro, significa T i.
r. Luogotenenza d'essersi rivolta ai concistori
di Sebenico e Cattaro, ed alle direzioni gin-
nasiali di Zara, Spalalo e Ragusa, perchè
sollecitamente propongano un docente quali-
ficato all'istruzione stessa, come pure il tem-
po e metodo, onde meglio raggiunger lo
scopo prefissosi, e giusta lo proposizioni,
promette di darne avviso alla Giunta.
li' Accademia leg:ale di Zara.
Fra gli amorevoli, che non chiamati a
prendersi cura dei falli nostri, prendere pur
se ne vogliono più del dovere, taluno vi fu
che fece argomento d' un articolo nella Gaz-
zetta di Zagabria n. 53 il progetto d'isti-
tuzione di un' Accademia legale in Zara. E
fatto l'avesse con la fedeltà di chi passar
vuole per un relatore onesto, anziché per un
delatore maligno; ma basta leggere quelle
poche righe ond' avvedersi quanto veridiche
sieno le cose ivi spacciate, e quale, per con-
seguenza, dei sopraddetti due titoli più s'ai-
tagli all' autore di tale articolo.
Dov' egli, di fallo, pescò la notizia che
I' Accademia nostra dovrebb' essere sostenu-
ta a spese dello Stalo., e qualora lo Slato
non le volesse assumere.^ a spese del fondo
provinciale? Se letto avesse la Informazione
che su quesl' argomento fu publicata nei no-
stri num. 10, 11, 12, 15 e 16 del 1860,
conosciuto avrebbe che i fondi per 1' Acca-
demia destinati sono tulli fondi meramente
urbani, che alire volle servirono ad un'i-
stituzione simile, della quale, per conseguen-
za, non sarebbe ora soltanto nata l'idea, ma
sarebbe un ripristinamenlo d'opera già esi-
stita, ed un ripigliamenlo di perlrattazioni già
corse da mollo innanzi alle attuali vertenze,
con cui non ebbe tale progetto veruna atti-
nenza. Così pure se ricordato si fosse del-
l' articolo che intorno all' Accademia slessa
chiudevasi nel nostro n. 8 del medesimo anno
1860, vedute avrebbe già preventivamente
confutate quelle obbiezioni ch'egli ora trovò
d' accampare, e sulle quali noi per ciò cre-
deremmo tempo giltalo di nuovamente arre-
starti.
Ma non così passarcela possiamo di tutto
il reslo, ed ammirare specialmenle dobbiamo
nell' articolista 1' acutezza dell' ollalto suo, che
a prima giunta indovinare gli fece lo scopo
vero a cui tende, secondo esso, il progetto
nostro. "L'istituzione di quest'Accademia —
egli dice — non ha alcun altro scopo, che
"d'impedire alla gioventù dalmata di fre-
"quentare 1' Accademia legale di Zagabria, e
"le Università di Vienna e Gralz„. Bravis-
simo! ha colto davvero nel segno, e poco
ci vuole a chiaramente provarglielo. Sappia
ì suoi superiori immediali gli Iribularono le
ben meniate lodi, chè a queste fu spinta la
slessa Sovrana di Mantova duchessa Maria,
con suo autografo 14 settembre 1635, col
quale lo raccomandava alla Serenissima Re-
publica, onde fosse egli promosso a cariche
maggiori, dichiarando che ciò avrebbe ripu-
tato a sua particolare soddisfazione,- pari at-
testalo di soddisfazione ebbe dal duca Carlo
di Mantova, e reduce in patria ad Almissa,
Jo vediamo combattere di nuovo contro i
Turchi, scorrenti in quel territorio, e farne
strage di sua mano. Richiamalo in Italia, vi
figura da valoroso in un combattimento per
sorpresa, in cui rimasto capo delle milizie,
in mezzo ad un grandinare di palle, egli
sempre s'avanza imperterrito co'suoi, e ri-
prende Codegovo, posizione importante che
veniva di gran forza contrastata.
Questo fatto glorioso del nostro eroe
poglizzano è attestato dal Provveditore sopra
i confini Nicolò Dolfin con decreto 13 luglio
1643, da Ariano. Nominalo capo di truppa
d'infanteria croata li 18 agosto 1643, si
distinse ben tosto nei seguiti combatlimenli
all' attacco del ponte di Lago-scuro, e nella
direzione di barche sul Pò, con adatte scor-
rerie sul territorio nemico, con imboscale, e
facendo ragguardevole numero di prigioneri.
Fervendo la guerra col Turco, venne
trasferito in Levante e destinato alla guardia
del posto delle cisterne di Gaba; a Suda egli
con 300 soldati ed altrettanti paesani respin-
ge un attacco di cinquemille Turchi di fan-
teria con 100 cavalli, facendo prodigi di
valore, ed inseguendo gli assaglienli.
Promosso a Sergente maggiore di bat-
taglia (Generale), nella notte del 80 novem-
bre 1645 respinge vigorosamente i Turchi
sorlili da Canea, e quivi riporta onorate ferite
in un braccio e sulla faccia.
Posto al comando d' un vascello nomi-
nato la Fortuna, il nostro Conte di Pogliz-
za corre fino sotto le castella di Costantino-
poli; si battè, ed ovunque respinse i Turchi
obbligandoli a chiudersi nei forti; fece pri-
gionieri, e liberò schiavi cristiani; conquistò
una bandiera turca, entrò a Tenedo, indi a
Gara li 22 Giugno 1646, facendo quivi pri-
gioniero Mehmet capitan-bassà dell' armala
lurchesca, con nove schiavi, portante lettere
d'importanza circa gli andamenti e disegni
del nemico, dirette a Beli Cussaim bassa di
Canea. Ciò è attestato da lellera 8 luglio
1646 dell'ammiraglio Tomaso Morosini.
Tanl'era lo spavento che ne' comandanli
e soldati turchi incuteva il nostro eroe di
Poglizza, che il bassà Beli Cussaim publicò
un premio e taglia grande a chi gli conse-
gnasse vivo o morto il dello Nicolò Gelich,
governatore d'armi. Quello che col valore
non si potea vincere, si volea per tradimento,
solila arme de' vili.
Qnel crudele desiderio di vedere spento
tanto eroe, dovea presto verificarsi. Ingros-
sati i Turchi intorno a Retimo, la città era
posta in grande pericolo. Ecco affidato al
nostro eroe 1' onore di dirigere un' energica
sortita dalla piazza assediata.
Egli col solito ardire alfronta, con po-
chissima gente, un numero infinitamente su-
periore di nemici. Ov' egli è, è la vittoria;
ma al fulminar del suo braccio accortosi il
nemico della sua presenza, approlìtla della
temerità del Gelich, spintosi troppo avanti
ad inseguire i fuggenti, e tosto viene cir-
cuito da grosso stuolo di cavalieri; pugna
egli da disperalo, fa costar cara la sua vita
ai nemici; ma alfine sopraffatto dal numero,
cade estinto.
Terminò così gloriosamenle,in difesa della
religione e della patria, la sua vila, che non
fù se non una continuità di prove di valore,
di fedeltà e di virtù, lasciando ai suoi eredi
un retaggio di onore e gloria imperituri.
Ecco come la fiducia del governo, la
giustizia nel premiare il vero merito, formava
anche fra noi degli eroi.
Da questa nobilissima famiglia dalmata
altri eroi pure discesero, e dalle cronache
manoscritte che possediamo ne faremo rela-
zione, onde i Dalmati cogli esempi dei glo-
riosi loro antenati si rialzino dalla prostra-
zione in cui sono caduti, e possano rendersi
degni figli de' loro avi.
(Da Spalato).
A. B.
slavo, nè abbia acquistata certezza che egli po-
tesse farlo senza pubblico danno!
Noi non vogliamo a-sserire che tutti coloro che
fecero finora l'audace esperimento, non avessero
l'attitudine a condurlo a buon fine. Sappiamo tutta-
via che i più tra essi sono tedeschi, ne' quah non
ragione di origine, non frequenza di esercizio, non
singolarità di ingegno potevano far presumere a
priori tanta dottrina; sappiamo che luoghi vi sono
(Pago per esempio) dove gli esperimenti prematuri e
forzati suscitarono già il malcontento tra il popolo
slavo, che prima intendeva la lingua parlatagli,
ed ora più non si raccapezza in quella che gli si
offre a lettura; e noi tutto giorno vediamo magni-
ficate su pei giornali, e strombazzate per le piazze
ad esempio, con singolare impudenza, prove palese-
mente riuscite degne di compassione, e fatte argo-
mento da magistrati gravissimi di gioco indecoroso.
Ma ad ogni modo è evidente che spirito di parte,
eccesso di zelo, e smania soprattutto di mostrarsi
atto a tenersi in seggio in ogni evento e ad ogni
condizione, può dare audacia a taluno di porsi a
. cimento, cui le sue forze non bastano, con danno
sicuro della giustizia. E necessario pertanto che
l'autorità invigih affichè abusi non succedano e
disordini gravi, che badi di non permettere che
altri si ponga a proprio talento ad impresa di-
sperata e rovinosa, e che pure nel consentire sif-
fatti sperimenti , proceda saggiamente parca ed
oculata.
Non è intendimento nostro nel fare queste os-
servazioni di condannare il principio santissimo
che consente al popolo l'uso della sua lingua, che si
studia di procacciare che ogni altro possa e deggia
usarne nelle sue relazioni con esso, e dove trat-
tasi dei di lui interessi. Ma diciamo che v' ha un
principio ancora più santo, ed è che gli sia resa
giustizia ; che per insensato fanatismo di parte, e
sotto apparenza speciosa di intendere al suo bene,
non si tradiscano i suoi piìt %acri interessi, non
si pongano a sbara^Uo la sua vita e il suo onore
è X suoi averi.
L'liso dèlia sua lingua fìoH gli fu mai finora
conteso, nè poteva essere; parlando seco non fu
adoperata giammai altra lingua che la sua : gli
esami delle parti, e de' testimonii, furono sempre
fatti nella sua lingua, sebbene non scritti; nella sua
lingua le formolo del giuramento, comunicatigli
nella sua lingua i decreti e le sentenze.
Benché non in tutti i giudici perfetta e piena
la cognizione dello slavo, in nessuno, neppure
degli stranieri, fu così poca, che V accusato e le
parti tutte non fossero comprese, e non ne riuscis-
se chiarissimo il pensiero , che seguissero nel-
r interpretarlo errori e sbagli notevoli capaci di
danneggiarlo, o condurre ad ingiusta sentenza. Nè
sappiamo vedere come coloro che questa verità
si studiano di negare , che adducono a ragione
della nuova misura il pericolo presente di male in-
terpretare i deposti, per la poca conoscenza della
lingua ne' giudici, non s'avveggano che il pericolo
sarebbe di gran lunga maggiore, e gli errori ine-
vitabili, se per giunta dovessero scriverla ; se dopo
avere male inteso il pensiero delle parti, fossero
anche tenuti a ritradurlo in islavo. Finché per-
tanto con la creazione di relative eccellenti isti-
tuzioni, con la pubblicazione di vocabolari e gram-
matiche, e con la creazione di cattedre apposite,
ma più di tutto per la lunga opera del tempo,
per la forza lenta e spontanea delle cose e delle
circostanze, coadiuvata dal costante buon volere,
la lingua non si perfeziona, la conoscenza non se
ne diffonda, l'uso non se ne renda agevole e fa-
miliare, r introdurla e il mantenerla nel foro non
può essere che rovinoso. Rovinoso agl'interessi
della giustizia, che alla lunga verrebbero imman-
chevolmente traditi; rovinoso al paese, della cui
miseria le leggi monche e inadatte, e l'infelice
applicazione di esse, sono causa precipua, e che
pel nuovo scompiglio verrebbe smisuratamente ad
accrescersi ; rovinoso alla stessa lingua che usan-
dola forzatamente, prima del tempo, ad ufficio a cui
ancora non è adatta, non potrebbe che imbarbarire.
(Nostre Corrispondenze).
Vienna^ SS Aprile.
Avrei desiderato inaugurare le mie corrispondenze con qual-
che importante novella, ma in quest'epoca di muto apparecchio,
di calma apparente, in questo stadio di transizione c transazione
vi ha penuria di recenti fatti decisivi, e i corrispondenti debbono
abbandonare intero il campo alle analisi delle cose passate e ai
vaticini dell' avvenire. Il trattato commerciale franco-prussiano
esaltato a Parigi e anatemizzato a Vienna; - il privilegio della
Banca iiazionàle iaustriaca decantato dai suoi azionisti é dal mi-
nistra Plener come unico rimedio alle piaghe finanziarie del-
l'Austria, come cancro perenne combattuto dalla voce pubblica; -
deficit ed aumento di spese; - Nauplia sottomessa e Corfìi in
fermento; - Luca Vucalovich ed Omer Pascià vincitori e vinti
ad una volta ; - reazione a Berlino ed elezioni libéralissime nei
distretti; - nel Monitcur riduzione» di esercito, a Roma aumento
di troppe francesi; - canonizzazione dei martiri e concili yw/jtict
di vescovi ; - liberalismo delle Narodni Listi col Vaterland per
alleato, il concordato per articolo di fede, lo statuto sugli stati
provinciali per magna charta libcrtatum; - qneste ed altre con-
simili contraddizioni formano ora 1' oggetto della pubblica rifles-
sione, e dai vari partiti nelle diverse tendenze vengono assog-
gettate al crogiuolo dellia. critica e messe a base delle diverso
speranze o^ trepidazioni. ^
Qui pili che d'altro la coscienza dell'urgente bisogno, l'i-
stinto della propria conservazione si preoccupa delle imminenti
discussioni del budget, ed una serie di progètti finanziari e di
opuscoli su questa materia dimostra almeno il generale interesse
per questo vitale quesito. Il Ministro Plener ha poca fortuna
colle sue proposte. II comitato di finanza le avversa quasi tutte;
e se da questo fatto non possiamo certamente derivare lieti pro-
nostici sulle attitudini del Ministero , ci resta il confòrto che la
grande maggioranza della camera ministeriale - per ciò che ri-
guarda la intangibilità della costituzione del 36 febbraio - e ben
lontana dall' assumere solidarietà col governo nelle questioni in-
dipendenti dal principio • costituzionale. E si che il partito del-
l'opposizione sistematica rifiuta l'onere e l'onore di codeste di-
scussioni J Per amore di verità conviene però notare che il de-
putato Ljubissa questa volta ingrossa le file della sinistra é
prende parte alla votazione. Egli saprà consolarsi de'rimproveri
del Nazionale, „per aver cos'i rinforzato, come questo dice, la
fila di questa artificiale maggioranza che si mostra cosi Unanime
nel riprovare ad ogni costo le vedute che partivano dai popoli
non tedeschi;" come questa maggioranza saprà consolarsi del-
l' altro rimprovero d'illiberale ministerialismo. Un superficiile e-
same delle condizioni e dei bisogni che determinano le tendenze
e le aspirazioni dei deputati al parlamento, un solo sguardo re-
trospettivo alia loro azione politica nei dodici mesi decorsi basta
a persuadere che la causa della libertà non è monopolio della
sinistra o della destra, che in questa assemblea opposizione e
liberalismo non sono sinonimi. Esaminiamo senza il prisma della
passione i fatti e le cose. Siedono a destra i polacchi capitanati
da Smolka e Potocki, e i czechi guidati da llieger e Clam. En-
trambi uniti nel combattere il 26 féèVraio, avvisano però a fine
diverso, hanno diverso programma à regola di loro òondottà. Il
diploma 20 ottobre,, coi quattro statuti provihciali che lo segui-
rono prima del 26 febbraio, federafisiuo e nazionalità, són l'i-
dèalc della frazione slavo-boema. |l diploma 20 ottobre non e
i pei polacchji' che un pui^t«. di pa^tenÀa, iln principio di sciogU-' dal, »«B»»
ricostituzione di condizioni politiclié cessate per forza di avveni-
mento che il sentimento di un pop&lo non oblia y non sancisce
giammai. La causa nazionale neW ora, segnala direzione è per
queste due frazioni la meta suprema : la causa della libertà è a
quella subordinata, sicché per raggiungere la prima abbiamo ve-
duto Rieger e Smolka, uomini di animo libero e generoso, in lega
col Vescovo Irsik e col Conte Clam Martinitz, li abbiamo veduti
ripugnare dalla legge suH' abolizioni de'feudi, H vedemmo più
volte devoti al partito aristocratico e clericale. Siedono a manca
e nel centro i fautori del 26 febbraio, cOncoi-di tra se ove si tratti
dei principi proclamati con qucll'atto fondamentale della costitu-
zióne, concordi col Ministero nelle questioni politiche. L'unità
dell'impero, benché in uiia lunga scala di gradazioni, è il pro-
gramma scritto sulla loro bandiera», A questo programma è per
essi^ fatalmente, pure subordinata la causa della libertà. E Giskra,
Herbst, Taschek, Schindler, uomini di sentimenti i piii caldi per
questa causa, vedemmo in singoli casi transigere a suo danno
tutte volte al suo programma minacciasse pericolo. Siedono tra
questi i centralisti dell' Austria inferiore e Salisburgo (^Giskra
e Muhlfeld alla testa), gli autonomisti tedeschi (diretti da Rech-
bauer e Wieser), quasi tutti i deputati della Carinzia e del Car-
nio, i Ruteni della Galizia, gl' Istriani, i Boemi tedeschi, que' di
Trieste e GiHzia; i due del Tirolo Italiano, quattro dei deputati
dalmati. Hanno tutti l'identiche tendenze? Mai nò: e le diverse
votazioni il dimostrano. Ma tutti stanno pel 26 febbraio j perchè
l'interesse de'loro paesi trova nell'^to di quel giot-no uh ap-
poggio alle varie aspirazioni. Concordi in questo programma po-
litico, vedete le frazioni di questa, parte seguire la propria strada
in molte importanti questioni amministrative e civili, vedete ora
r una ora 1' altra in singole questioni lealmente d' accordo colla
destra, ed in aperta lotta colle proposte governative. È la sini-
stra infatti che prese l'iniziativa nella legge sulla responsabilità
de'Ministri, combattuta dall'organo del Conte Clam, e per una
legge che sancisca la convocazione : del parlamentò ogni anno,
unico rimedio a velleità reazionarie; - è la sinistra che propu-
gnò l'abolizione dei feudi, la revisione del Concordato, l'egua-
glianza delle confessioni religiose, la" libertà domestica e perso-
nale, il secreto delle lettere; essa che combattè il famoso emen-
dement Lassec nella Novella sul codice penale; - per essa che
toccarono al Ministero tante sconfitte nella legge sulla stampa;-
essa che ora inesorabilmente fa guerra alle mozioni finanziarie
del Ministero. A torto e di mala fède si confonde adunque da
qualche giornale la posizione de'partiti, scambiando quello del-
l'opposizione costituzionale col partito del liberalismo, 1'altro fe-
dele alla costituziione onde deriva il' mandato, col partilo mini-
steriale, antiliberale. Il partito ministeriale puro conta assai po-
chi seguaci nella camera de'deputati) può appena chiamarsi par-
tito. E resterà cosi magro, finché il Ministero non si abbandoni
animoso, senza vacillare, senza ambagi, a liberali riforme; finché
tutte le promesse non si riducano in atto, finché non si consolidi
piena fiducia nelle liberali intenzioni del Governo. Voglia il Cielo
che il buon senso de' popoli offra irresistibile impulso a questo
desiderato progresso, che la concordia e la tolleranza religiosa
e nazionale, riunendo} partiti, mettano in bando per sempre nel-
l'Austria la funesta teoria del divide et impera. Allora soltanto
la causa della libèrtà sorgerà trionfante, unico magnete che rac-
colga intorno a se la compatta falange degli eletti del popoloj al-
lora solamente disarmando l'assolutismo delle più potenti èue ar-
mi, potrà raggiungersi ànche per noi lo scopo d'ogni civile società!
Milano, SÌ4 Aprile.
Quando un corrispondente scrive la sua prima lettera ad
un giornale, c già gtabilito eh' egli debba esordire con un bel
preambolo, nel quale, dopo essersi presentato a'suoi lettori, sot-
topone loro lo schema del suo programma, infiorandolo di lusin-
ghiere promesse, e corredandolo di tutti quei documenti che pos-
sono aggiungere autorità alle sue parole. Io però, scrivendo per
la prima volta alla Voce Dalmatica, credo bene di dispensarmi
da tale formalità, perchè la mi<i doppia qualità di Dalmata e di
esule rende inutile tanto la presentazione, quanto il programma.
Ciò premesso permettete che vi dica qualche cosa del sig. Urr
bano Rattazzi, attuale presidente del Consiglio dei Ministri del
Regno d'Italia.
Rattazzi è nato in Alessandria di famiglia agiatissima, ed
ha compiti gli studii legali all'Università di Torino, nella quale
città esercitò per qualche tempo con somma fortuna la sua pror
fessione di avvocato. Dotato d'ingegno pronto e perspicace, di
criterio retto e sicuro, di modi gentili, egli in breve si vide
aperta la via agli impieghi e agli onori, e fu amico di Gioberti,
di Brofferio, del d'Azeglio e di tutti gli altri uomini che illustra-
rono questi ultimi tempi: alla tazza degli onori accostò più volte
le labbra; ne gustò il sapore, ma parcamente e senza che il
nettare pericoloso gli cagionasse ebbrezza o torpore. Formidabile
avversario di Cavour, il sig. Rattazzi combattè sempre a visiera
alzata la politica misteriosa del Conte, e capitanò l'estrema si-
nistra, la sinistra ed il centro fino a tanto che Cavour non cercò
di riaccostarselo, mediante quel famoso connubio di cui tanto
parlarono i giornali di quell' epoca. Ed in quel tempo Rattazzi
poteva rifulgere assai più che non rifulse, se avesse voluto
piegare 1' altero suo carattere a certi sutterfugii diplomatici che
formavano il . fondo del carattere del suo glorioso avversario.
Ma, — destino strano di quest' uomo, o se vi garba meglio, vo-
lontà strana del cervello di quest' uomo — egli sembra avere
fatto un patto col diavolo per essere sempre in urto con le sim-
patie della Nazione! - Quando il paese ha ragione, egli corre
volontariamente a mettersi dalla parte del torto e viceversa.
Quando l'opinione pubblica era traviata e raggirata da un abile
equivoco, egli si lasciò atterrare da una menzogna autorevole -
fatta regina del giorno ^ e, strette le braccia al petto, chiusi
gli occhi, e sepolto il capo nel seno, si abbandonò nella polvere
e giacque. Tutti lo compiansero, ma tutti dissero: "gli stà bene,
perch'egli stesso Tha volutò!„ - Nel gennajo del 1860, in ri-
compensa deir essersi spontaneamente offerto in olocausto di un
nobile pensiero incomprèso, Rattazzi perdette la sua popolarità:
strana ricompensa invero, che rivela .quanto spesso siano ingiuste
le turbe ne'loro ciechi giudizii! - Mi spiego. - Il bonapartismo
fu importato ed imposto al moto italico dal congresso di Plom-
bieres. Le difficoltà che invischiarono ed invischiano il program-
ma dell'(7mt7à, tutte hanno saldo il loro capo al chiodo napoleo-
nico, a cui - sia detto di passaggio -r fu pure appiccata l'abilità
cavouriana in quel convegno. Quando le fatali, conseguenze e-
splosero dagli oscuri ed improvvidi, patti di quel contratto stipu^
lato con reciproche reticenze, ed al quale presiedette un supremo
scetticismo della popolare virtù, Cavour si ritirò, in faccia ai
coròllarii inevitabili della sua politica d'esf edienti, in faccia a
Villafranca; e le sorti del paese sarebbero cadute nell'ignoto
(restando la Lombardia in potere degli occupatori novelli,) se
un uomo pronto al sagrifizio non si fosse sobbarcato all' enorme
peso dell'eredità cavouriana, e non avesse prese le redini abban-
donate dall'auriga, che si era lasciato togliere la mano e trasci-
nare sull'orlo del burrone, .
Codest' uomo dovette avere allora una gran dose di coraggio
e di virtù cittadina per cacciarsi a simil sbaraglio, - non d'am-
bizione; - poiché riuseendó a bene, la gloria era d'altrui, riu-
armale.,, la, colpa, .doveva, essergli attr^ tutta tanto,
abilmente eransi allucinate le menti, tanto equivoca èra l'aria
che si spirava. E cosi avvenne; avvenne voglio dire che la lotta
à morte impegnatasi tra la rivoluzione italiana ed il patto di
Villafranca, quando fu vicina alla sua prima vittoria, eccitò le
gelosie naturalissime di tale che aveva la potente ambizione di
essere duce e maestro della buona riuscita. - E fu allora che
Rattazzi cadde per la principalissima ragione eh' era in voce dì '
non andare a'versi del potente e iHagnanimo alleato. Fu una
congiura di giornali, un intrigo di amWsciate, di alcòve, di éu-
doirs, un hurrd generale; vi furono persino uomini seri! èhe
minacciarono di portare la quistióne in piazza .... e messer
IJrbano dovette ecclissarsi. - Se al presente egli si fosse man-
tenuto in voce di poco affetto al supremo dittatoriato morale
delle Tuilleries, sarebbe stata una gran bella cosa per lui e per
il paese. Ma, non signori; bisognava proprio che per essere fe-
dele alla funèsta sua stella, che lo vuole antipatico all'opinione
pubblica, il signor Rattazzi andasse a farsi bonapartista, ora
proprio che il pae^^e non vuole più saperne di esserlo per pro-
prio conto. - Ma, il sig. Rattazzi é veramente quello che vuol
parere, oé fina arte di governo la sua? Io noi so e credo che
nessun altro Io sappia: so però che la Nazione, la quale sente
ardersi in petto l'entusiasmo della propria forza e del proprior
diritto, può ben fargli il viso dell'armi, con più ragione che nort
avrebbe, quasi, nel primo caso. La verità col cappello fuor degli
occhi, ecco la più bella e la più conveniente arte di governo j
imperciocché certe grottesche dissimulazioni diplomatiche sono
anticaglie da relegarsi nelle biografie degli uomini di Stato di
un tempo che non è più. t*er ricovrare la sua popolarità, il sig.
Rattazzi - credendo di salire un gradino di più sulla scala dei
suoi progressi politici - fece uno sforzo di ginnàstica, si equi-
librò sui garetti, spiccò un salto e si attaccò agli sproni di Ga-
ribaldi. - Guai se gli mancasse ora questo punto d'appoggio:
dubito forte che l'onorevole ministro farebbe un capitombolo dalla
sua scala; perche l'unica condiz.one in virtù della quale un
ministero possa oggidì esistere in Italia, è l'alternativa, o di
tenersi amico Garibaldi, oppure - ciò che è assai più difficile
- di andare a Roma. E - checché ne dicano gli ottimisti - a
Roma per ora non ci si va ! -
Altra del 6 Maggio.
n soggetto di tutti t discorsie l'argomento di cui s'intrat-
tennero tutti i nostri giornali in questa settimana, è il viaggio
di Vittorio Emanuele a Napoli, e l'entusiastiche accoglienze po-
polari ch'egli per ogni dove ricevette; accoglienze, che, senz'al-
cun dubbio, costituiscono un fatto importantissimo, molto più
grave di quanto sembri a prima vista, avvegnacchè esse signi-
fichino senza reticenze lo scopo supremo ed immutabile a cui
mirano gl'italiani. ...
Garibaldi è sempre al confine che divide il vostro stato dal
nostro, dove sotto pretesto di istituire i tiri al bersaglio, studia
tutto il giorno le posizioni e leva piani strategici e topografici.
Giorni sono il generale fu- invitato per lettera dagli insorti ellènl
a recarsi in Grècia in ajuto della rivoluzione; egli non accettò
esplicitamente, ma non respinse neppure l'invito. - Per alcune
divergenze insorte tra Garibaldi e llattazzi, Menotti, figlio dd
primo, che doveva recarsi nell' Italia Meridionale còti dne batta-
glioni di carabinieri genovesi, ha date le sue dimissioni, e seco
lui rassegnarono le proprie cariche molti altri ufficiali «li quel-,
l'elètto corpo di volontarii.
Lettere e .giornali annunziano che la polizia dì Vepezi'a-rin-;
veni in casa di un ufficiale un gran numero di, bombe air Orsini
che dovevano servire per una dimostrazione. E pure voce ac-
creditata tra noi eke quanto prima verranno traslocati tutti i ri-