di Curzola, ha superato alla università di
Graz, e con buon esito, il terzo esame di
stato e cosi pure il rispettivo rigoroso.
Congratulazioni.
— Eguali congrHtnlazioni all'egregio
giovane Alessandro Kubcidi, che, ascol-
tante a Sebenico, ha fatto qui, con esito
felice e presso il tribuaale a'appello, l'e-
same di giudice.
Ricreatorie popolare. — Domenica
e lunedi trattenimenti. Domenica diversi
giochi di società, lunedì rappresentazione
della farsa «L' assistente del medico» e
«Lii prontezza dell'impresario», inoltre la
recita dì due poesie del nostro Bauch :
«Ai quittro pugni» e «Disereda». Come si
desume dal semplice elenco un program-
mone.
Non ripeteremo il solito luogo comune
suir enorme concorso e sull' ottima esecu-
zione, ché chi se ne voglia persuadere non
ha che d'andarvi i giorni festivi alle 6
pom., sicuro di essere accettato nella ma-
niera più cordiale anche per il desiderio
dei promotori di sempre più convincere la
cittadinanza del bisogno veramente sen-
tito di quest' istituzione.
lL«a immaucal>ile violazione. —
Abbiamo da Ragusa : «Non è raro il caso
che sugli albi della città di Ragusa —•
città al mare e per la quale le pubblica-
zioni ufficiali devono esser bilingui — va-
dano affìssi avvisi dell' inclito imperialre-
gio Capitanato distrettuale esclusivamente
m croato.
di avvisi sono firmati dal funzionario,
chiamato in prima linea a rispettare l'or-
dinanza linguistica, e che invece la di-
mentica espressamente.
Né, ripeto, è la prima volta che ciò ac-
cade : e, nel vedere recidivamente dimen-
tichi della legge coloro stessi che ne do-
vrebbero essere i primi tutori, ci chie-
diamo perchè noi si sia costretti ad una
esistenza extra-legale e non già a quella,
pacifica e senza contese, garantita dalle
leggi.
Noi ci permettiamo di chiedere all'ec-
celsa luogotenenza quando finirà questo
oblio dei propri doveri e dei nostri di-
ritti da parte dei funzionari politici di Ra-
gusa: e se intenda di richiamarli, e quanto
prima, alla severa osservanza dell'ordi-
nanza linguistica.
E certo che i nostri consenzienti di R;i-
gusa, in possesso dì tutti i necessari mezzi
di prova, non intendono di subire ulte-
riormente una simile violazione di legge.»
Proceissioné. — Colle solite solennità
ebbe ieri luogo la processione dei serbo-
orientali per la benedizione delle acque.
Vi parteciparono le rappresientanze delle
varie autorità, le due Bande, il militare
ed i veterani militari.
Tragico accidente a Pago. — La
causa del tragico accidente che raccon-
tiamo è narrata in un nostro odierno car-
teggio da Pago.
Addi 17 corrente il giovane Bernardo
Caravanich di Martino, trovandosi solo in
certa sua casa di campagna a Pago, pensò
di recarsi un po' a caccia, per isvago, di
uccelli.
Ma nel prendere il fucile, questo per
accidente esplose : e la scarica colpì mor-
talmente all' addome il povero giovine.
Cadde al suolo, con abbondante emor-
ragia, finché non venne sollevato e soc-
corso.
Trovandosi casualmente 1' egregio dott.
Antonio Palcich a Pa,go, in famiglia, fu
lui a prestare al ferito le prime cure
lui a disporre perchè venisse subito tra
sportato a quest'ospedale, provinciale.
Ma, poche ore dopo accolto alF ospedale
r infelice giovane mori, lasciando nella
disperazione l'ottimo padre suo, cui por
giamo le più affettuose condoglianze.
Condoglianze. — Presentiamo le no
stre condoglianze alle famiglie Giumlia e
Chiminer per la morte delle signore Mar
gherita Giumlia nata Marotti e Catterina
Chimer : entrambe mogli e madri affet
tuosissime, esemplari.
E.e condizioni degli impiegati.
Varie lettere, da vari luoghi della prò
vincia, ci descrivono le condizioni, rese
sempre più gravi, degli impiegati dello
stato. Alle Bocche in ispecie, con un in
verno crudele, il caro-vivere è opprimente
Altri carteggi dalla provincia — e an-
che a Zara il caro-vivere è insopporta
bile e grava sopratutto la classe degl
impiegati, letificati dal famoso sussidio —
accennano alla urgenza di manifestazioni,
da parte degli impiegati della stato, in
deplorevoli condizioni pel rincaro dei vi-
veri.
Il «Dalmata» — come sempre — è pron-
to a farsi eco delle giuste doglianzj e
delle proteste, se mai, dei signori impiegati.
lia «Dalmazia agricola». — L'ul-
timo fascicolo di questa interessante pub-
blicazione, che raccomandiamo ai nostri
possidenti, contiene:
Pel mese di febbraio. — Erba medica
e rotazioni agrarie. — Carestia e rimedi
proposti in Francia. — «Notizie dai campi
e dalla fattoria»: L' aratura meccanica e
la specializzazione zootecnica; Foglie sec-
che e terricciati. — «Notizie agricolo-
commerciali»: Per favorire la bachicol-
tura; La scienza e l'industria del freddo;
L'imbiancamento del fusto e dei rami di
gelso ; Nuovo sensale ; Lo svettatoio ad
asta; La conservazione delle barbabietole
da foraggio; Mezzo facile per difendere
i grani dai topi; Come si fabbricano le
uova. — iln dispensa e cucina»: l^'unghi
conservati all' olio.
1 trionfi <l'un nostro concittaclino
in America. — 11 giornale «11 Pro-
gresso Italo-Americano» di New-York nota
con compiacenza come il «Dalmata> abbia
riprodotto una sua noticina risguardante
il successo ottenuto dal baritono Pini-
Corsi nell'opera «Konigs-Kinder», e nel
nominare il «Dalmata» lo^chiama «organo
del partito italiano di quella patriottica
città (Zara) che ancora conserva con or-
goglio tra le sue mura le vestigia del
leone di S. Marco e lotta per difendersi
dalla prepotenza croata.»
Dallo stesso giornale rileviamo il grande
successo ch'ebbe il nostro concittadino
Pini-Corsi al «Metropolitan» di New-York
nelle «Donne Curiose», commedia musi-
cale in tre atti, soggetto di Carlo Gol-
doni, musica del maestro Ermanno Wolf-
Ferrari.
Parlando dell' esecuzione, «Il Progresso
Italo-Americano» di New-York cosi dice :
«E dopo il maestro Toscanini gli onori
massimi, non se 1' abbiano a male gli altri
artisti valorosissimi, spettano al Pini-C( rsi
ed al De Segurola, un «Pantalone» ed
un «Arlecchino» davvero straordinari, per
disinvoltura scenica, vis-comica, sicurezza
di dizione dialettale. Pini-Corsi, nato nella
veneta Zara, canta e parla deliziosamente
la lunga parte in veneziano ed impersona
la tipica ' maschera di «Pantalone» come
lo può fare soltanto Emilio Zago, al quale
rassomiglia anche tìsicamente come «se el
fusse so fradelo». E vocalmente è una
parte difficile per estensione non comune.
«Pantalone» ed «Arlecchino» sono le
parti più simpatiche, ma anche le più dif-
fìcili dell' opera, anche perchè i due egregi
artisti (Pini e de Segurola) debbono spesso
alterare la voce onde rendere con verità
tipici personaggi di Veneziano e Ber-
gamasco.»
Concerto Traversi. — La serata di
addio della brava maestra Teresita Tra-
versi ebbe luogo giovedì sera.
Al concerto prese anche parte la signo-
rina Maria Traversi, che fece ammirare
la sua simpatica voce, cantando con bella
scuola e con sentimento squisito.
il club mandolinistico ha ottimamente
eseguito i suoi pezzi.
Il giovane violinista, signor Giuseppe
Storich, è ormai qualche cosa di più che
una buona promessa.
Ha bene accompagnato la signorina Tra-
versi nel suo canto ; e valente si è sopra
tutto dimostrato — superando ardue dif-
difficoltà tecniche — nella esecuzione della
«Chiinsini plaintive» del Tirin lelli.
Sedeva al piano la maestra Traversi,
concertista molto pregiata.
Grandi applausi a tutti gli esecutori.
Teatro Giuseppe Verdi. — Stasera
prima rappresentazione della Comica Com-
pagnia Veneziana della quale è direttore
e proprietario Vittorio lìratti. Si dà «El
nemico de le done», commedia brillante |
in 3 atti di S. Zambaldi. Nuovissima.
Farà seguito la brillantissima farsa : «El
mio tabaro».
Accorse sul luogo il medico ferroviario
dott. Kuraizii, che prestò al Domich le
cure necessarie, e subito fu trasportato
all' ospedale, dove gli furono amputate le
gambe e la mano destra. Gli venne anche
riscontrata e medicata una ferita alla testa
ed aveva la spalla frantumata.
Il povero capotreno spirò giovedì mat-
tina in mezzo ai più atroci dolori. A. P.»
La vittima aveva trent' anni ed era — ci
scrivono — d'animo lieto e mitissimo.
Il freddo perdura. Ma a Zara, ancor-
ché svanite le fate morgane degli hòtels
e dei parchi climatici, si sta meglio, in
fatto a termometro, che non in molte città
vantate come stazioni climatiche. A Ra-
gusa per esempio nevicò.
E non parliamo del montano. Il di-
stretto di Knin è sepolto in un' ovatta di
neve : alta sino un metro, in qualche lo-
calità. Le stesse notizie di freddi sibe-
riani giungono da Verlicca e da Dernis.
Circo Zoologico Kludsky. — In
un grande padiglione a Campo Castello
inaugura i suoi spettacoli il «Circo Zoo-
logico Kludsky» che possiede numerosi
ed interessanti esemplari di animali fe-
roci ed addomesticati.
Però i prezzi di ingresso ci paiono
molto elevati.
Quel IVjegus, che tirò delle revolve-
rate alla Camera, sconterà la pena di sette
anni, a cui fu condannato, nel penitenzia-
rio di Stein, essendo stata respinta la sua
domanda di essere rinchiuso, per comodità
linguistiche, a Capodistria.
Quello che si trOva. — E' stato
trovato un anello d'oro. Chi 1' ha perduto
si rivolga al nostro ufficio.
Un processo. — Ieri al nostro tribu-
nale, sotto la presidenza del consigliere
d'appello Metlicich, ebbe luogo un pro-
cesso a carico di cinque nostri concitta-
dini, accusati di aver partecipato all' ag-
gressione dei fratelli Coludrovich, in oc-
casione dell' ultimo passaggio dimostrativo
per Zara delle società provinciali del
Sokol.
La Corte mandò assolto uno degli ac-
cusati : condannò gli altri quattro a tre
o a quattro mesi di carcere cadauno.
I condannati hanno presentato gravame
di nullità.
Essendo la cosa suh judice, ci asteniamo
da commenti; non possiamo però fare a
meno di rilevare, ancora una volta, come
la responsabilità morale del fatto, che diede
argomento all' accusa, spetti soltanto a
coloro che, provocando, accesero inutil-
mente e pericolosamente gli animi in que-
sta che è la più buona città del mondo.
IVotérelle spalatine. — In sostitu-
zione del signor G. D. Illich, che rinun-
ciò al posto di assessore nel Comune di
Spalato, venne nominato il signor Emilio
Persich, che sarà sesto assessore.
= Grandi preparativi per la festa della
patriottica «Società dei Bersaglieri», la
più bella di ogni stagione, dopo quella
della Lega Nazionale.
= E' in progetto la fusione della So-
cietà filodrammatica con la Società filar-
monica: eccellente idea. Realizzata, offrirà
la possibilità di trattenimenti periodici e
variati.
A promuovere la bachicoltura la
luogotenenza dalmata ha messo a dispo-
sizione di coloro, che volessero occupar-
sene nella campagna di quest'anno, seme
cellulare di razza gialla nostrana a prezzo
ridotto. Le relative istanze vanno pro-
dotte alla luogotenenza col tramite dei
capitanati distrettuali sino al 28 feb-
braio 1912.
A favorire poi 1' allevamento razionale
dei bachi da seta ha messo pure a dispo-
sizione degli interessati a prezzi ridotti i
necessari attrezzi. Le relative istanze
vanno presentate al Consiglio provinciale
d'agricoltura col tramite dei rispettivi
consorzi agrari distrettuali o direttamente
dove questi non esistessero.
A coloro che se ne interessano verranno
mostrati quest' anno i lavori che riguar
dano una razionale bachicoltura.
Caduta fatale. — Il conduttore ferro
viario Sinforiano Domich di Spalato cadde
nello scendere da un vagone, in malo
modo, cosi da riportare fratture e lesioni
mortali. Venne tosto trasportato all' ospe
dale provinciale di Sebenico, ove mori
^ Su questo drammatico accidente ci
mandano da Sebenico:
«Mercoledì al pomeriggio, dopo l'arrivo
del treno merci, durante le solite mano-
vre, il capotreno spalatino Sinforiano Do-
micil, volendo saltare da un vagone al-
l' altro per frenare il convoglio, cadde pre-
cipitosamente fra le rotaie. Il treno in
movimento passò sul corpo del disgraziato.
Nel medesimo istante fermarono il treno ;
ma era già troppo tardi ; il corpo era sotto
la locomotiva. Con grande precauzione e
pietà lo sollevarono; ma era già una mi-
sera cosa sanguinante e dolorante.
IJn glndizio complessivo. — Il
prof. dott. H, Di Fehling, di Stoccard«,
consigliere particolare di Corte, nel dare
il suo giudizio sull'acqua purgativa na-
turale «Francesco Giuseppe», riporta quel-
lo di altri illustri medici, come risulta
dal seguente importantissimo attestato :
«L'acqua amara-«Francesco Giuseppe»
analizzata dall'Accademia medica di Pa-
rigi, supera tutte le acque purgative da
me conosciute per la sua ricchezza di
sali efficaci; e la sua straordinaria po-
tenza, constatata da autorità mediche, ebbi
campo d'apprezzarla io stesso nella mia
analisi chimica.»
Chiedere sempre la «vera» acqua pur-
gativa naturale «Francesco Giuseppe» e
badare alle contraffazioni.
Quanti ricordi mi passano di-
nanzi, riandando gli ultimi 25 anni!
Quanto si doveva sopportare allora in
caso di infreddature. Sudare, prendere del
tè, dei dolci che causavano indisposizioni
allo stomaco ed altre noie ancora. E oggi?
Si acquista semplicemente una scatola di
pastiglie minerali Sodener genuine di Fay
si tengono in bocca, in qualunque luogo
ci si trovi, e il catarro scomparisce senza
neppure accorgersene. Le pastiglie Sode
ner sono dei piccoli oggettini miracolosi
che non mancano mai di efficaćia. Una
scatola costa soltanto cor. 1.25. Non la
sciarsi ingannare da contraffazioni.
Nomine, onorificenze e trasioolii.
Il provvisorio concepista di finanza Na
tale Birimissa venne promosso a definitivo
concepista di finanza nella decima classe
di rango.
= Vennero promossi nella settima clas
se di rango il professore del Preparandio
di Borgo Erizzo ed ispettore scolastico
distrettuale a Zara, Matteo Ivancóvich, e
neir ottava classe di rango il maestro di
musica al Preparandio di Ragusa, Napo
leone Marcocchia.
~ Al presidente del Tribunale circo
lare di Spalato, consigliere aulico Fran
cesco Petrich, venne conferita la nobiltà
neir occasione in cui venne a sua richie
sta collocato nel definitivo stato di riposo.
RICORDATEVI
in ogni occasione della
„LEGA NAZIONALE"
I dispacci del „Dalmata"
La guerra italo-turca.
Battaglia di Gargaresch. — Roma,
19 gennaio. — La «Stefani» reca:
Nell'oasi di Gargaiesch dei baóta-
glioui con artiglieria inviati a pro-
teggere i lavori alle cave di pietra
vennero attaccati alle nove con vive
fucilate da parte degli arabo-turchi
nascosti nell' oasi.
Il combattimento si intensificò alle
dodici e mezzo pei rinforzi ottenuti
dal nemico.
Ma i ripetuti assalti del nemico
vennero respinti dalla fucileria e dal
la artiglieria delle nostie truppe.
Alle ore quindici e mezzo la riti-
rata del nemico era generale e di-
sordinatissima.
Ci li arabo-turchi vennero inseguiti
dal fuoco micidiale della nostra arti-
glieria.
Le perdite degli italiani — ritor-
nati alla sera a Tripoli — furono
relativamente piccole.
Roma, 19 gennaio. — L'«Havas
reca : Dopo il combattimento di Gar-
gai'esch, ieri durato fino alle ore die-
ciotto, gli arabo-turchi fuggirono verso
Altokar.
Una cinquantina di italiani venne
posta fuori di combattimento.
li bombardamento di Zanzur. — Ro-
ma, 19 gennaio. — La < Stefani >
reca :
L'altro ieri le navi da guerra
Carlo Alberto» «Iride» «Fulmine»
Cigno» e «Canopo» bombardarono
Zanzur, distruggendo le trincee dalla
uale è circondata, nonché gli edi-
ci principali, la caserma ed il pa-
azzo del governo.
Yidersi dei gruppi di arabi a ca-
vallo darsi alla fuga in tutte le di
rezioni, decimati dalle granate.
Gli Italiani puniscono così il COB-
inuo molestamento da parte degli a-
rabi alle navi da guerra sulla co-
sta di Zanzur.
Ufficiali turchi arrestati. — Roma,
19 gennaio. — La «Stefani» reca :
L' incrociatore «Agordat» avver-
tito del prossimo passaggio del piro-
scafo francese «Manouba» provenien-
te da Marsiglia e diretto a Tunisi, e
sul quale si erano imbarcati venti-
nove ufficiali turchi travestiti da me
dici, lo catturò, rimorchiandolo a Ca-
gliari.
La nave catturata. — Roma, 20
gennaio. — Sulla nave «Manouba»,
gli Italiani seq^uestrarono pure 250.000
franchi, destinati all' esercito turco.
Sete Henneberg solo direttamen te, nere, bianche e colorate da
C. 1.35 in poi al M. per bluse e vestiti. Franco
e già adaziato in casa si spedisce. Ricco campio-
nario a richiesta. ' 1
Fabbricante di sete Henneberg-Zufìgo
Per i bambini e
per gli adulti
Alimento »ovrano
per i bambin sani
e per i bambini
ammalati, deboli,
deficientemente svi •
lappati di ogni età.
Come nessun altro
preparato consimi-
le, la farina »Ku-
feke" facilita la for-
mazione dei musco-
li e deUe ossa, pre-
viene e rimuove le
diarree, la colerina,
r enterite ecc.
Padrino augusto. — Vienna, 20 gen-
naio. — L'arciduca ereditario si reca
a Berlino, invitato padrino al batte-
simo del figlio del Kronprinz.
La morte del nunzio. — Vienna, 20
gennaio. — E' morto di infiamma-
BANCA POPOLARE DI ZARA con Agenzie in Sebenico e Pago
Si occupa di tutte le operazioni di Banco
e Cambio Valute
Rilascia libretti di depositi a risparmio
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zione polmonare il nunzio apostolico,
monsignor Bavona. Aveva 54 anni.
Ostruzione. — Graz, 20 gennaio
Stanotte i consiglieri socialisti
continuarono una rumorosa ostruzione
alla seduta del consiglio municipale.
La seduta, sospesa stamane, durò
tutta la notte.
Edit. 8 redattore responsabile Luigi de Negovetich
Stabilimento Tipografico S. Artale.
Stabilimento di cura aperto tutto Tanno.
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Da Curzola.
Il congresso della Lega.
Domenica 3 mese corrente ebbe luogo
il preannunziato congresso generale an-
imale del locale gruppo della Lega Na-
zionale.
Alle ore B pora., il presidente del grup-
po stesso signor Marco Smerchinich, dopo
di aver constatato numerosissimo lo stuolo
degli intervenuti, dichiarò aperta la se-
duta.
Prima però di passare all' ordine del
giorno r egregio presidente volle rivolgere
ai presenti bellissime parole, ricordando
loro come nell' anno decorso ebbero a re-
gistrarsi negli annali del nostro sodalizio
due avvenimenti, uno dei quali lieto e
l'altro — purtroppo — triste.
In Eorma eletta e con frasi scelte espose
egli l'origine e le vicende della Lega Na-
zionale, rilevando i vari e benefici suoi
effetti e rendendo attenti gli intervenuti
degli immensi sacrifizi che si fanno per
la sussistenza della stessa.
Con voce mesta e commossa passò poi
a parlare della grave disgrazia da cui
venne colpito l'intero partito con la pre-
matura ed irreparabile perdita dell' egre-
gio cittadino, l'illustre patriota dott. Al-
fonso Boara, il ({uale dall'inesorabile falce
venne rapito agii amici e conoscenti alla
fine del decorso anno.
Nel riuscito suo elogio 1' oratore richia-
mò alla memoria dei presenti la Hgura
del compianto defunto, esponendo i vari
suoi meriti durante la dimora nella nostra
città, accentuando in special modo come
r egregio estinto fosse uno dei primi di co-
loro, che si interessarono, acciocché nella
stessa città venisse erotta la scuola della
Lega Nazionale.
In segno di riconoscenza ed a perpe-
tuare la memoria dello strenuo difensore
della nostra causa, l'oratore propose che
nell'atrio della scuola dulia Lega venisse
messa la di lui effigie: proposta ([uesta
che venne accolta dai presenti ad unani-
mità di voti.
Terminati che furono gli applausi, che
accompagnarono il discorso del benemerito
presidente, prese la parola il cassiere
sociale signor Fausto Zovetti e in modo
a tutti comprensibile diede l'annuale re-
lazione finanziaria.
Esaurito il primo punto dell'ordine del
giorno e prima che si fosse passato al se-
ccmdo punto dello stesso il signor Marino
Smerchinich projìose che venisse espresso
il senso di elogio e di plauso all' intera
direzione uscente ed in special modo poi
al signor Marco Smerchinich, il ([uale già
durante il primo anno in cui t'unse da
presidente colle zelantissime e disintere-
sat(i sue prestazioni e gli s(iuisiti modi
di trattare sep})e cattivarsi la simpatia e
ciò che più importa la fiducia di tutti i
consenzienti : e la di lui proposta venne
accompagnata da fragorosi applausi.
A nome del cor])0 docente espresse i
sentiti l'ingraziamenti il maestro dirigente
signor Knering e la direzione per accla-
mazione fu riconfermata nei nomi dei
signori Marco Sinercliinich. Antonio Scfi-
vanich e b'austo Zovetti.
Allorché si dovefte passare alla nomina
del due delegati per il congresso generale
della Lega Nazionale, il presidente pro-
pose che tale compito venga affidato ai
due- giovani signori Vincenzo Troiani e
Marino Smerchinicli, esprimendo il desi-
derio che essi abbiano realmente a por-
tarsi a Pergine a porgere il saluto dei
propri compaesani e consenzienti al con-
gresso in parola. Kd i nomi dei giovani
signori furono accolti -da scroscianti ap-
plausi.
Musica Cittadina.
Anche la Musica Cittadina tenne tempo
fa l'annuale adunanza generale.
Allorché fu esaurito il primo punto del
l'ordine del giorno e si dovette passare
alla nomina della nuova direzione ed al-
cuni vollero fot se rinconfermato quale
presidente il signor Marco Smerchinich,
egli pregò l'assemblea di voler esone-
rarlo da tale carica per molteplici e giu-
stificabili ragioni e propose per la stes-
sa — persona adattissima — l'egregio
avvocato dott. Giacomo Viiizi, il di cui
nome venne accompagnato da fragorosi
applausi e la elezione seguì per acclama-
zione.
Contenti dell' ottima scelta nella per-
sona del chiarissimo avvocato siamo certi
che egli e pella posizione sociale che oc-
cupa e pelle sue belle doti musicali terrà
alto il prestigio di (juesta nostra cara i-
stituzione, epperò gli porgiamo i nostri
migliori auguri.
Quali direttori furono eletti poi i si-
gnori Antonio Kadizza, Griovanni Grlavo-
cich, Vincenzo Caenazzo e Giacomo Pe-
rucich fu Giovanni, quest'ultimo in segno
di riconoscenza per il suo sincero attac-
camento alla Musica Cittadina, sia nella
sua gioventù sia durante la di lui dimora
all' estero come pure al suo ritorno in
patria.
Cassa di mutuo credito - Curzola.
Domenica 10 corrente fu tenuto il con-
gresso generale ordinario . dei consortisti
di questo importante istituto di credito,
che conta già 47 anni d' esistenza, ed è
il più anziano consorzio della provincia.
Al primo punto dell' ordine del giorno
stava la relazione della direzione e pre-
sentazione del bilancio per l'anno 191L
La relazione constata il confortante pro-
gresso in ogni ramo della attività spie-
gata dall' istituto, come lo si potrà meglio
desumere dalle seguenti cifre che ci piace
di riprodurre.
11 consorzio contava al 31 decembre
1911 il numero di 1660 consortisti con
13991 quote di partecipazione pari al ca-
pitale di cor. 279.078:03.
Colla dotazione dall'utile del 1911 il
fondo di riserva ascende a cor. 120.000
il che corrisponde al 43 per cento sul ca-
pitale delle quote di partecipazione.
1 depositi a libretto raggiunsero la bella
cifra di cor. 2.955.517:52 con un aumento
di cor. 366.000 in confronto all'anno pre-
cedente. Il progressivo aumento di questi
depositi, è indice sicuro della fiducia che
gode .l'istituto, e della convenienza che
esso offre ai depositanti.
i prestiti suddivisi secondo le diverse
categorie ascendono complessivamente a
cor. 3.187.688:13,
Ad onta dell' asprezza degli sconti ve-
rificatasi nel secondo semestre dell' anno
decorso, il consorzio mantenne inalterato
ai propri debitori il piede d'interesse.
Lo stato totale attivo ammonta a coro-
ne 3.436.205:22 con un aumento di corone
400.000 in confronto al 1910.
L'utile netto della gestione ascese a
cor. 32.251:67 che dietro proposta della
direzione, approvata a voti unanimi dal
congresso, vennero ripartite come segue:
cor. 16663 quale 6 per cento di dividendo
ai consortisti sulle loro quote di parteci-
pazione. cor. 9756 al fondo di riserva, in
modo che lo stesso si elevi a cor. 120.000,
cor. 500 a disposizione della direzione per
scopi di beneficenza, cor. 5332.67 da ri-
portarsi a conto nuovo.
Procedutosi alle elezioni prescritte dallo
statuto vennero riconfermati a direttori e
revisori gli uscenti.
All'ultimo punto dell'ordine del giorno
venne preletto il rapporto del revisore-
perito dott. Sardelle sulla revisione ese-
guita a sensi della legge 10 giugno 1993,
che constata la piena regolarità ed esat-
tezza di tutta la gestione, confermando
quanto rilevato nelle precedenti relazioni.
E con ciò venne chiuso il congresso.
Da Cattato,
IVell'interesse del partito.
1 lavori per l'organizzazione del partito
sono stati accolti anche alle Bocche con
vivissima gioia.
Infatti gli italiani delle Bocche non sono
morti, bensì addormentati. Neil' unione sta
la forza. Si deve procedere cosi: a Cat-
tare si deve formare il «comitato locale»
dell' organizzazione per tutte le Bocche,
e sarebbe bene che facciano parte del co-
mitato suddetto una persona da Perzagno
e una da Castelnuovo. Il gruppo della
«Lega» dovrebbe estendere la sua attività
e darci un utile pari a quello delle città
consorelle.
Si dovrebbe infine istituire un «Gabi-
netto di lettura».
Naturalmente tutte queste istituzioni
dovrebbero essere operose e se ne avrebbe
un buon risultato.
I nostri amici delle Bocche, che hanno
incominciato, continuino più intensamente
il loro lavoro, e gli altri li imitino, o al-
meno li aiutino, e vedremo allora che gli
Italiani delle Bocche saranno un fattore
considerevole.
Tutto ciò sarà in ogni senso appoggiato
ed incoraggiato dalla «Politica». Speriamo
neir avvenire !
immischiarvi in cose che non vi riguar-
dano affatto, potreste andare incontro a
qualche tiratina di orecchie!
Voi dite che assalireste con impeto il
corrispondente del «Dalmata», ma che te-
mete di sedere al banco degli accusati.
Ma potevate ommettere di scrivere simili
buffonate, giacché io ritengo (al più che
uno non sia vile) che quando si ha la
prava intenzione di commettere un' aggres-
sione si deve avere anche il coraggio di
subire le conseguenze di legge ! D'altronde
state tranquillo, che il corrispondente del
cDalmata», se anche venisse aggredito da
un Ercole simile a voi, non vi querele-
rebbe : la mia dignità se ne potrebbe ri-
sentire; bensì riterrei più adatta e più
opportuna a voi, ragazzo Vladislavić, una...
frustatina sulla parte che non vede il
sole !
Credendo di avervi servito di barba e
parrucca, vi saluto con il rispetto che me-
ritate. Il corrispondente del * Dalmata-».
marinata
La «Spalato» Società anonima del ce-
menta Portland in Spalato tiene a Trieste
nel giorno 23 corrente la terza assemblea
ordinaria degli azionisti.
All'ordine del giorno stanno la presen-
tazione del bilancio, la nomina di cariche
sociali, eccetera.
La Cronaca
Da MUnà.
l>ì un arresto. Mostruo»! abusi «li
potere \
La sera del 19 febbraio p. p. Luca B.
Cresich, ritornando solo da una famiglia,
e, passando tranquillo davanti una comi-
tiva di giovanotti che cantavano in croa-
to, seguitò la sua via; quando improvvi-
samente comparve la guardia comunale
e senza alcun motivo lo scortò agli arre-
sti. Giunti che furono davanti l'edificio
comunale, attesero che il segretario por-
tasse le chiavi; e, siccome era presente
anche il capoposto di gendarmeria, il Cre-
sich pregò questi di condurlo nelle car-
ceri della gendarmeria, non volendo pas-
sare la notte nei cessi comunali adibiti ad
uso prigione.
A questo punto la guardia comunale
somministrò al Cresich un tale ceffone da
farlo tramortire. Parecchie persone lì pre-
senti stigmatizzarono 1' ingiustificato pro-
cedere del poliziotto, e lo stesso capopo-
sto esclamò : non si deve cosi picchiare !
Ma con tutto ciò il Cresich fu dalla
guardia condotto agli arresti comunali,
ove passò la notte fino il giorno seguente
a mezzodì; e fu rilasciato non senza pria
buscarsi dal Comune cinque giorni di pri-
gione !
L'altro di poi presso il Giudizio di San
Pietro, e dietro querela del Cresich con-
tro la guardia, si svolse il dibattimento,
in chiusa del quale detta guardia si ebbe
a titolo di ricompensa sette giorni di
carcere, oppure 21 corone di multa, più
le spese processuali. Salute! E più urba-
nità in avvenire.
Siamo curiosi di sapere quando qualche
croato verrà arrestato. Non desideriamo
mica del male a nessuno; e ancora meno
al cocolo di corrispondente dell'«Hrvatska
Kruna», ma certe coserelle sono fuori
del senso comune. Vuol dire... ad un' altra
volta !
liettera aperta
a Lovro Vladislavić, — Milnà.
Come belva feroce voi vi scagliate con-
tro il locale corrispondente del «Dalmata»
nel numero di data 3 mese corrente del
giornale «Novi List» in difesa di vostro
padre, maestro dirigente qui. Ironia ! Giac-
ché io credo, e tutti sono del mio parere,
che vostro padre doveva fi.rmarsi, onde
secolui poter intavolare un po' di conver-
sazione; mentre voi, Lovro Vladislavić,
siete ancora troppo ragazzo e dovete man-
giar molto pane prima di avventurarvi in
certe polemiche giornalistiche che alle
volte danno molto filo da torcere.
Il corrispondente del «Dalmata» — non
paventandovi — lascerà che l'erba cre-
sca e che il frutto maturi ; e se la vostra...
dignità lo permetterà, forse un giorno
ci intenderemo; mentre per ora segui-
tate a passeggiare a braccetto del vostro
papà. E vi raccomanderò di stare buono,
quieto e tranquillo, di non fare il mesta-
tore politico, e specialmente voi, fore-
stiero; che, diversamente, seguitando ad
L' attentato contro i reali d' I-
talia. — Il signor consigliere aulico
Eligio Smirić, in assenza del signor luogo-
tenente, si portò giovedì dal signor con-
sole d' Italia a Zara cav. Antonino d'Alia,
ad esprimergli, a nome del governo, in-
dignazione per r attentato contro i reali
d'Italia e nello stesso tempo il compia-
cimento per lo scampato pericolo.
Il signor luogotenente, conte Mario At-
tems, ritornato ieri al pomeriggio a Zara,
visitò pur lui stamane il signor console ita-
liano, esprimendogli gli stessi sentimenti.
Il podestà di Zara, dott. Luigi Ziliotto,
espresse pure, in visita speciale al signor
console, indignazione per l'attentato e
viva compiacenza perchè i Reali d'Italia
sfuggirono al grave pericolo.
Ieri si recò pure al consolato, allo stes-
so scopo, e a nome dell' autorità militare,
il generale maggiore signor Babich de
Lovinac.
La direzione della „Società di Benefi-
cenza Italiana" e molti cittadini si reca-
rono del pari a quest' effetto al consolato
d' Italia.
Associaasione ginnastiea. — Questa
società patria ha rivolto un caldo appello
ai genitori e ai giovani a dimostrare la
grande e benefica necessità dell' educa-
zione fisica.
Col frequentare una palestra ginnastica
i giovani acquistano quella vigoria fisica
ohe permette loro di sostener la lotta per
la vita; gli adulti riacquistano la perduta
energia ed agilità; mentre le giovani aiu-
tano con 1' esercizio fisico 1' armonioso svi-
luppo delle loro forme.
C ime ebbimo già a rilevare, la sede so-
ciale trovasi nell'edificio della Società dei
Bersaglieri, dove la sala grande viene con-
vertita in palestra, completamente arredata
di tutti gli attrezzi necessari. Vi è una
stanza per la direzione ; una sottosala,
anche questa adatta per l'esercizio deMa
scherma e del patinaggio; due spogliatoi
ed una camera quale gabinetto di pulizia,
con vasche, doccia, eccetera.
La frequentazione della palestra sarà
permessa a tutti indistintamente, purché
di condotta incensurata e di nazionalità
italiana. Le squadre femminili sottoste-
ranno ad una continua e diretta vigilanza
di un comitato di signore e signorine.
La frequentazione della palestra — nelle
varie sezioni dello sport — sarà regolata
da apposite disposizioni ed orario, e, osser-
vando la massima serietà e disciplina, le
lezioni s'inizieranno con ben definito pro-
gramma didattico sotto la direzione del
maestro signor Felice Veglia. In tutti i
locali sarà severamente proibito di fumare
e tutto ciò che cozza con le sane regole
della pulizia e dell'igiene.
I forti propositi dell'Associazione Gin-
nastica vanno assecondati dall' intera cit-
tadinanza.
= La direzione ha cosi distribuito 1' o-
rario settimanale. I giorni di lunedì e
giovedì sono destinati alla squadre ma-
schili con le ore già fissate ; i giorni di
martedì e venerdì alle squadre femminili
pure con le ore già fissate. Gli altri giorni
saranno assegnati alle scuole di danza,
pattinaggio, eccetera.
Giorni fa si raccolse il comitato di si-
gnore che affidò le cariche direzionali alla
signora Elena Rolli-Messa ed alla signo-
rina Irlanda Rovai-o-Brizzi.
II nuovo orario comincia con la pros-
sima settimana.
Biomi e ricordi patriottici e cari.
— Si attrova a Zara all' Hotel Bristol,
con la sua signora, con le figlie e con la
nipote, il conte Rodolfo Pace.
La contessa Pace è la figlia di Luigi
Lapenna : nome amato e venerato nelle
memorie dalmatiche ; e la nipote. Teresa,
è figlia di quel Marino Lapenna, che, se
la morte non lo avesse prematuramente
reciso, sarebbe stato il degno continua-
tore dell' opera politica dei padre, che,
nel 1885, aveva risollevato, coli'autorità
del suo nome e l'impeto della sua azione,
le condizioni del nostro partito in Dal-
mazia.
Gli illustri ospiti, dopo aver passato
l'inverno a Ragusa e aver sostato a Spa-
lato, vollero anche sostare nella nostra
città, che conserva prezipsamente il ricordo
di Luigi Lapenna.
Ad essi diamo il nostro rispettoso saluto.
Conferenze. — Martedì sera nella sala
maggiore del «Teatro Giuseppe Verdi» la
nota scrittrice Gemma Ferruggia terrà
una conferenza che ha per questo titolo
suggestivo : «Le nostre attrici».
Chi non vorrà sentire 1' eminente scrit-
trice a parlare di tutte le stelle grandi e
piccole che si muovono nel gran cielo del
teatro nazionale?
Mercoledì sera poi 1' egregio prof. Al-
berto Manzi terrà una conferenza su argo-
mento letterario, il cui titolo sarà fatto
noto da appositi manifesti.
Le conferenze si tengono su iniziativa
della «Società degli studenti italiani».
Xote personali. — Ieri dopopranzo
ritornò da Vienna il luogotenente della
Dalmazia conte Mario Attems.
U agitazione nelle scuole croate.
— Le misure disciplinari prese dalla di-
rezione del ginnasio di Sussak contro al-
cuni scolari determinarono delle giornate
di sciopero generale da parte delle scola-
resche slave di varie città. Gli scolari di
Zagabria trattarono col governo da po-
tenza a potenza; ma il governo fece in
tendere che avrebbe fatto chiudere le
scuole se gli scolari non si fossero incon-
dizionatamente sottomessi al regolamento
disciplinare. Gli scolari slavi che studiano
a Zara si associarono pure allo sciopero
generale, giovedì, dimostrando in silen-
zioso corteo. Nessun incidente. E anche
ieri disertarono le scuole.
= Il governo di Zagabria ha ordinato
la chiusura di quelle scuole medie fino a
Pasqua,
Un processo. — Di questi giorni, alla
Corte d' Assise di Klagenfurt, si è svolto
un processo di stampa, intentato dal no-
stro egregio concittadino Niccolò Dudan,
consigliere superiore alle poste e telegrafi
di Trieste, contro il direttore, il gerente
responsabile ed il redattore del «Corriere
Adriatico»; giornale che si alimenta di
poliziesche insinuazioni ed attacca gros-
solanamente, in ogni suo numero, il par-
tito liberale italiano di quella città, 11
processo fini con la condanna di tutti e
tre gli accusati, responsabili di aver ispi-
rato e scritto e pubblicato un articolo in
cui era adombrata la lealtà politica del
consigliere superiore Dudan,
Francesco Milost — inspiratore dell'ar-
ticolo — venne condannato a 600 cor. di
multa, commutabili, in caso d'insolvenza,
in un mese d' arresto ;
Augusto Proft — l'autore dell'articolo
— venne condannato ad un mese d' arre-
sto, con 24 ore d'isolamento.
Giuseppe Ocretich, il gerente del gior-
nale, venne condannato a 30 cor. di mult i
commutabili, in caso d'insolvenza, in tre
giorni d' arresto.
Tutti e tre vennero poi condannati al
pagamento delle spese processuali.
li verdetto suona anche e sopratutto
condanna al sistema giornalistico prescelto
dal governo a Trieste per combattere il
)artito liberale. Coloro che, con estrema
'acilità e per ragioni di lucro impugnano
r arme della delazione contro gli italiani
di libero sentire, e considerano come fel-
loni tutti gli impiegati che, pur compiendo
scrupolosamente il loro servizio, non in-
tendono di associarsi ad odiosi procedi-
menti libellistici, hanno avuta, è sperabile,
una salutare lezione.
Procedimenti terroristici. — Quan-
to ci scrive il nostro corrispondente da
Milnà deve destare una viva apprensione e
richiamare la seria attenzione del governo.
Chi non si professa croato è in balia ad
ogni possibile angheria da parte della
stessa polizia comunale.
Un poliziotto tempo fa, abusando mo-
struosamente del suo ufficio, percosse un
individuo da lui ingiustamente arrestato
e poi cacciato in una fetente prigione.
La guardia venne bensì condannata dal
Giudizio distrettuale, ma nessuno risarcì
il povero diavolo dell' onta e della deten-
zione patita.
Lo stesso podestà di Milnà, cui è dele-
gata la polizia, abusò del suo potere e
venne giudizialmente condann ito per ag-
gressione.
Chi non la pensa croatamente, a Milnà,
vive in continue angustie; vive sotto un
regime terroristico.
Ora, poiché un assassinio ebbe di re-
cente a funestare quella borgata, e la vit-
tima fu un povero giovane, né i procedi-
menti della teppa tendono a modificarsi,
nè la polizia comunale intande di tutelare
coir ordine il rispetto dovuto ai nostri a-
derenti, é indispensabile che da parte del
governo vengano prese le misure ne( es-
sarie,
Adesso:|j)er esempio ci scrivono che un
tale, già recluso in manicomio, viene spinto
dalla teppa croata a provocazioni e ad
eccessi, che possono riuscire pericolosi,
contro a nostri consenzienti II Capitanato
distrettuale di San Pietro provveda subito
ad impedire le gesta del pazzo, perchè a
Milnà non si abbiano a deplorare nuovi
spargimenti di sangue.
Il' idrofobia nel distretto di Zara.
— Da alcune settimane infierisce nel di-
stretto di Zara qUest' epizoozia importatavi
per mezzo di qualche cane randagio, se-
condo ogni probabilità da Bencovaz.
Va notato che i contadini tengono molti
cani sia per guardia che per caccia ; na-
turalmente cani che non hanno nessun va-
lore commerciale e che, abbandonati a sè
stessi, specialmente per quanto riguarda
il modo di procacciarsi il cibo, sono co-
stretti di errare per la campagna ed eser-
citare per conto proprio il nobile sport
della caccia alle lepri, od approfittare della
rara luculliana imbandigione di qualclie
carogna di cavallo o di ruminante, lasciala
per incuria insepolta.
E' naturale quindi ohe un cane idrofobo,
il quale in un dato stadio della malattia
è spinto a vagare continuamente ed a
mordere qualunque cosa gli si pari dinanzi,
avrà facile occasione d'imbattersi in ra dti
cani nei due o tre giorni che dura questa
fase del morbo. Quasi tutti questi cani
verranno morsicati dall'idrofobo ed ino-
culati dell' infezione che fra poche setti-
mane (al solito tre) si manifesterà con tutti
i suoi terribili e pericolosi sintomi. Com'è
noto, l'idrofobia può venire trasmessa a
tutti i mammiferi; più pericoloso di tutti
diventa il gatto, che nell'idrofobia si getta
ferocemente contro persone e contro ani-
mali.
Queste, quindi, le cause della rapida dif-
fusione dell' epizoozia, che potrà venire
repressa soltanto col sopprimere i cani ed
i gatti vaganti, i quali molto facilmente
sono venuti a contatto con cani idrofobi,
e, se anche appariscono per il momento
perfettamente sani, pure hanno in sè il
germe della malattia che potrà da un mo-
mento air altro manifestarsi e far nuove
vittime e mettere in pericolo chi sa quante
vite umane.
Nel distretto di Zara vennero finora con-
statati ben otto casi, sempre nei cani. Dai
rilievi fatti risultarono infettate quattro
persone : due di queste morsicate giorni fa
a Zara. Non si sa da dove, era apparso in
città un cane randagio, che nei pressi delia
Piazza S. Giovanni addentò dapprima un
villico, certo Pere Galesić da Rastane, e
quindi Matteo Milcovic, negoziante in
commestibili. Tutti due si portarono nella
farmacia Bianchi, dove vennero tosto me-
dicati dal dott. Marcelió.
Il Milcovic parti la sera stessa per
Vienna onde assoggettarsi alla cura Pa-
steur. 11 cane sospetto venne accalappiato
dal civico canicida e quindi ispezionato
dal dott. Inchiostri che lo dichiarò idro-
fobo. Ad ogni modo il cane non venne
soppresso, ma tenuto in osservazione nella
sardigna comunale, dove è morto nel se-
guente gioj'no. Ad onta che si trattasse di
un caso tipico, pare, per ottemperare alle
prescrizioni di legge, venne spedita la
testa del cane alla stazione per iniezioni
diagnostiche a Vienna, che ha confermato
telegraficamente la diagnosi.
Fin da principio vennero prese le più
severe misure non solo per la città, ma,
quello che è più importante ancora, anche
per le campagne. Ora poi vennero ordi-
dinate dal Capitanato caccie per eliminare
tutti i cani e gatti vaganti per le cam-
pagne ; e, se anche questa misura rimanesse
infruttuosa, verrebbe ordinata la distru
zione dei gatti e dei cani nei villaggi, pur
di sopprimere questa pericolosissima epi-
zoozia.
Come si vede, è necessario che ogni
proprietario di gatti e di cani cooperi a
combatterla, sia attenendosi scrupolosa-
mente alle misure ordinate dall'autorità,
sia consegnando al canicida i propri cani
o gatti, quando, per una ragione qualun-
que, non gli fosse possibile di tenerli a
prescrizione e quindi non esposti al peri-
colo d'infezione. Giova poi ricordare che
è un ridicolo senso di male interpretata
zoolilia, il voler sottrarre all'immediata
soppressione tali animali, preferendo in-
vece di vederli correre per le strade affa-
mati e maltrattati, cai pericolo poi di ve-
derseli capitare in casa ammalati d'idro-
fobia.
Femmitiismo. — Apprendiamo che
delle signore e delle signorine (benedette
figliuole, non vedo l'ora che si maritino!)
intendono di fondare in provincia un or-
gano croato per propugnare l'emancipa-
zione della donna.
Non ci mancava altro — ad esser com-
pleti ! — che un organo di femministe e di
suffragette !
Non bastano le infinite e così pregiu-
dicevoli polemiche dei cosidetti uomini
colitici; ma occorre anche l'intervento e
'intento politico della donna!
E' terribile !
Nelle scuole industriali, adesso, vi è
anche un riparto assai utile ; il riparto :
casa e cucina.
Or ^me sarebbe che quelle signore e
signorine si limitassero ad esplicare il loro
femminismo — messaggeri della Provvi-
denza agli uomini — in quel benemerito
riparto?
«La donna — scrive un geniale scrit-
tore italiano — è stata creata da Dio per
consolare l'uomo dal male che gli fanno
le donne.»
A noi pare invece che la donna sia creata
per consolar 1' uomo dal male che gli uo-
mini gli fanno.
Epperò il regno della donna è quello della
casa : lasciata questa melanconia di in-
chiostri e di gazzette agli uomini, o a co-
loro che degli uomini hanno 1' aspetto.
Il predicatore. — 11 «Novi List» di
Fiume, ad onorare la santa quaresima, ha
concesso il suo pulpito ad uno scioccone
per una predica sulle orrende colpe di
Zara italiana, destinata, se non si converte
al croatismo, a far la fine delle note città
bibliche.
La predica di fra Buffone è cosi sollaz-
zevole che, forse, la tradurremo e la di-
vulgheremo in edizione speciale per ren-
dere meno uggiosa questa seconda metà
di quaresima.
Ma che siffatti burloni non possano per-
suadersi ancora di una grande e semplice
verità : che Zara, cioè, nè si converte, nè
si arrende; ma fossero ancora peggiori le
minaccie vomitate contro di essa; ma
fossero ancora mille i predicatori gonfi
d'odio e di stupidità pari a questo del
libéralissimo giornale di Fiume !
State cheti ; rispettate Zara e Zara vi
rispetterà. E' più semplice; ed anche più
serio.
In udienza sovrana. — L'Impera-
tore ricevette in udienza ]jrivata il neo-
noaiinato membro della Camera dei Si-
gnori cav. Vucov'ich. Il quale, a richiesta
dell'Imperatore, manifestò i più urgenti
bisogni materiali della Dalmazia, racco-
mandando in ispecie alla influenza sovrana
la costruzione di strade sulle isole di Lis-
sa, Lieaina, Brazaa e Curzola.
lirnniero*I13 ZARA, Sabato 15 Febbraio 1913 Anno XLVili
DALMATA
ASSOCIAZIONE
Per Zara Cor. 16 anticipatamente, semestre e trimestre in proporzione.
Per r impero Austro-Ungarico Cor. 18, semestre Cor 9, trimestre Cor. 5.
Per gli Stati appartenenti ali* Unione postale Cor. 24 all'anno, semestre
e trimestre in proporzione. Per gii Stati non appartenenti all'Unione
postale Cor. 16 e di più l'aumento delle spese postali, semestre e
trimestre in proporzione. Un numero separato costa Cent. 20. Un nu-
mero arretrato Cent. 32. I numeri del giornale si vendono nella Li-
breria Internaz. di E. Schònfeld e negli spacci principali di tabacco.
Giornale politico, economico, letterario
Esce il mercoleiiì ed il sabato
Ufficio di redazione: Calle Carriera n.o 2
INSERZIONI
Le associazioni e gli importi di denaro, in assegni postali, si diri-
gano all'Amministrazione del DALMATA in Zara. Chi non respinge il
foglio dopo scaduta l'associazione, s'intende obbligato per il trimestre
susseguente.
Le corrispondenze devono dirigersi affrancate esclusivamente alla
redazione. Le lettere non affrancate saranno respinte. — 1 comunicati si
inseriscono al prezzo di Cent. 25 la linea carattere testino. — Avvisi
ed inserzioni a prezzo moderato da convenirsi. — I manoscritti non s
restituiscono.
Ad intenderci.
La q^uasi programiuatica violazione
dell' Ordinanza linguistica che cosa
prova? Prova una cosa sola. E av-
valora una gran verità.
Che, cioè, si è imprudentemente
permesso ai Croati di farla da pa-
droni, ad onta di tutto le leggi e di
ttìtte le convenienze.
A parte gli episodi, che diremo sem-
plicemente formali, dello scioglimento
dei Comuni di Spalato e di Sebeni-
co, è un fatto che i nostri infelicis-
simi croati godono 1' arbitrio, il mo-
nopolio e persino 1' impunità. Che
ogni loro capriccio è subito soddi-
sfatto. Che ogni loro fisima è presa
sul serio. Volessero la luna, credia-
mo che qualche ministro si affret-
terebbe a procurarla loro, giovandosi
magari di un aereoplano. E se ora
possono fare strazio a loro pieno
profitto dell'Ordinanza linguistica gli
è che possono farlo perchè xion vi è
un solo capo di dicastero che abbia
il doveroso coraggio di dire: «basta,
signori, e rispettate l'Ordinanza da
voi stessi firmata U
Hanno avuto insomma quello che
sognavano, non importa se a prezzo
di una enorme stroncatura storica.
Tutto il passato dslla Dalmazia ven-
ne stroncato perchè i croati potesse-
ro essere contenti e potessero ridursi
persino a dar spettacolo — invece di
lavorare pel benessere del paese —
delle loro meschinissime bizze.
Ora non comprendiamo una cosa.
In questo stato felice, che nessun
popolo al mondo gode l'eguale, quan-
to sul serio può essere preso il de-
siderio dei nostri croati di cambiare
la loro esistenza? La protesta più o
meno fremente contro la dittatura
magiara ha il significato di una di-
mostrazione triàlisfioa. E' il trialismo
che i croati della Dalmazia dicono
di v^olere: cioè un terzo stato nello
stato, costituito anche da molte città
e terre abitate da italiani.
Ma questo terzo stato riuscirebbe
poi davvero una terra promessa, a
chi, adeésò, e sotto il paterno regi-
me cisleitano, gode il papato ? Noi
crediamo che non tarderebbero a pe-
sar gravi i pentimenti. Fatta la grande
Croazia, i nostri croati rimpiangereb-
bero gli agli e le cipolle godute sotto
il paterno governo di Vienna.
Ma e poi — e V abbiamo detto
anche di recente — ti voglio a farla
questa benedetta grande Croazia :
That is the question. Non si tratta, è
vero, di distacchi violenti, nè la Co-
rona rimane pregiudicata nella effet-
tività del suo possesso. Ma bisogna
esser bene utopista, a pensare che e
tedeschi e magiari rinuncerebbero al
dominio sul mare, pel quale l'Austria-
Ungheria è considerata grande po-
tenza. Una regia flotta croata, poiché
tutto l'Adriatico Orientale dovrebbe
esser croato, è di un fantastico assai
più meraviglioso di quello che dà
inspirazione ai libri di Jules Verne
Una cosa è il fare della rettorica
e il gridare sdegnati delle terribili
frasi contro il bano —^ e 1' Ungheria
dovrà ben piegarsi a procedimenti
più liberali in Croazia — e altra il
ragionare a mente fredda. A togliere
l'Adriatico orientale all' influenza au-
stro-ungarica occorre o una guerra,
0 una rivoluzione. Una pacifica solu-
zione in senso trialistico è assurda.
Nè i croati — ad agire sul serio —
possono mettersi a fare le barricate
contro i Magiari. Oggi la rivoluzione
borghese non può trionfare di nessun
governo. Cinquant'anni or sono sì:
perchè il borghese era armato, o
poteva armarsi, al pari del soldato.
Dunq^ue le cose non muteranno. E
non sta in fondo all'animo di nessun
nostro avversario il desiderio che ab-
biano a mutarsi. Incorporati a slove-
ni, a serbi, a bosniaci, a magiarofili,
eccetera, chissà se potrebbero goder
completa così come ora godono la
beneficiata.
I croati danno segno di loro sacra
ed inviolabile padronanza sul paese
perchè il governo — pei suoi fini —
li ha investiti di tale privilegio.
E questo, e non altro, è il miglio-
re dei loro mondi possibili.
II loro apotegma di fronte agli i-
taliani è questo : «noi sì e voi no;
noi tutto e voi nulla > «Interpretiamo
r Ordinanza nel senso di farla nostro
esclusivo monopolio politico volo
sic jub&o.*
«Provochiamo? E dobbiamo èssere
rispettati. E non ci devono essere rea-
zioni. S. M. il partito croato vuole
così? E il governo ci deve obbedire.»
Ma anche, in fondo, il partito croa-
to si inganna. Noi sappiamo di es-
sere divenuti minoranza in provincia
e sappiamo di non avervi la forza
materiale per affrontare eventualmen-
te la guerra santa che gli scribi della
stampa croata minacciano con tanta
abbondanza e con tanto liberalismo.
Ma, in compenso, abbiamo (e se non
l' abbiamo ancora dovunque dobbiamo
fare di tutto per raggiungerla) una
gran forza morale: quella della unio-
ne, della concordia, della compat-
tezza.
E neanche, sópratutto, dobbiamo
avere paura dei brutti musi!
APPENDICE
I libri del giorno.
Cavour e la formazione del Regno d'Italia.
Pasquale Villari, il grande storico, che
non è vissuto chiuso tra le pareti del suo
suo studio, ma senti sempre il palpito della
vita del suo paese, dichiarò ripetutamente
che per lo sviluppo della coltura nazio-
nale bisognava promuovere in Italia la
produzione di quei geniali libri di divul-
gazione, che sono cosi frequenti in Fran-
cia ed Inghilterra.
In questo campo, ancora poco coltivato
tra noi, è riuscito a conquistarsi un bel
posto il prof. Pietro Orsi, il deputato di
Venezia eh'ebbimo la rara fortuna di u-
dire e di ammirare a Zara in una sua
tersa conferenza appunto sul conte di
Cavour. 1 suoi libri ebbero tutti larga
fortuna non solo in Italia, ma e anche al-
l'estero. Da parecchi anni egli si è messo
a scrivere, per conto di editori esteri, dei
libri di storia italiana.
Anche il libro, che annunziamo ora, ap-
f)tire contemporaneamente in Italia ed al-' estero, perchè esce in lingna inglese, a
Londra e a New-York, nella collezione The
heroes of the Natio ns dell'editore Putnam,
ed in italiano a Torino presso la Stein
(Società Tipogratìco-Editrice Nazionale,
già ROVLX e Viarengo, già Marcello Capra).
Esso si intitola Cavour e la formazione
del regno d'Italia.
Non era un problema, facH^ quello di
L'ideale di nostra vita è semplice:
noi rispettiamo, ma, sopratutto, chie-
diamo di essere rispettati. Così si potrà
vivere, se non concordi, se anche av-
versari irreconciliabili, che vanno per
ben diversa via, almeno tranquilli. Ma
})oichè questa non è la logica dei
croati, che si considerano signori del
paese conquistato e noi vassalli, noi
dobbiamo correre ai ripari e tenerci
bene stretti, ben solidali, quanti sia-
mo italiani in provincia, e fare causa
comune, fraternamente, per la comune
difesa.
Noi non dobbiamo paventare; e
contro ogni sopraffazione, e contro o-
gni sopruso avversario, dobbiamo pren-
dere posizione decisa.
Mentre questi signori avversari do-
vrebbero anche persuadersi di una
cosa. Persuadersi una buona volta
che — è il destino di noi italiani ! —
più ci si opprime e più resistiamo, e
più forte della prima vita è la no-
stra risurrezione.
Cosi agli anni oscuri delle illega-
lità subite seguono immancabilmente
i tempi in cui trionfa il nostro buon
diritto. Perchè la causa nostra, non
è nè causa di interessi particolari,
nè causa di politicanti che fabbricano
il loro labile edifìcio sulla rena, ma
causa della civiltà umana, che non
si ammanetta, nè si imbavaglia, nè
si impicca; ma che trionfa sicura-
mente, in onta a tutti i nemici; perchè
la politica è fatta dagli uomini, ma
la civiltà e il progresso umano pro-
cedono dalla divinità. E tutto ciò va
detto anche al governo, dal quale
non chiediamo in fcn 'o che una cosa
sola: quella di far rispettare la legge.
ARTURO eOL^lUTTI.
Ecco il Profilo che il „Corriere della Sera" ha
dedicato al nostro Colautti la sera stessa in cui,
a Milano, s' ebbe liete e degne onoi anze da parte
di ragguardevoli personalità del mondo politico,
letterario e giornalistico.
Questa se'ra si leggeranno versi e;
prose di Arturo Colautti, si oiiorèran-
no l'uomo e l'artista con parole di
giusta lode, con applausi, con chiare
e forti manifestazioni di affetto e di
ammirazione.
Ancora pochi anni or sono, quando
il polemista formidabile suscitava en-
tusiasmi ed odii, egli non avrebbe
immaginato che la virtù dell'arte
sua avrebbe superato le divisioni e
adunato tanto consenso di spiriti in-
torno a lui.
E' vero che in questi anni l'uomo
s'è andato spiritualmente e fisica-
mente mutando, quasi addolcendo. La
barba corta, nera, densa e dura, è
porgere una narrazione completa della ri-
voluzione italiana e insieme una biografìa
del grande ministro, poiché si correva il
rischio che o i tratti dell' uomo restassero
sommersi nella storia generale o la storia
restasse sacrificata alla biografìa. Per ri-
solvere questo problema 1' on. Orsi ponsò
di far procedere insieme nella sua espo-
sizione tutta la generazione che fece 1' i-
talia e che è la generazione nata nel pe-
riodo napoleonico. Prendendo le mosse da
quegli anni cosi decisivi nella prepara-
zione del risorgimento italiano egli espone
a grandi linee le vicende anteriori al 1830,
poi fa entrare in scena man mano i prir.-
cipali personaggi della nuova generazione
e allora la narrazione si allarga e le fi-
gure storiche prendono rilievo, finché quan-
do si arriva al 1852 vediamo Cavour pren-
dere il primo posto nel libro, come nella
vita d'Italia.
A questo merito essenziale si aggiun-
gono una precisione sicura delle notizie,
una grande obbiettività propria di uno
spirito sereno, una chiarezza e limpidezza
mirabili, una forma letteraria fresca, vi-
vace, piacevole e finalmente un entusia-
smo senza esagerazioni e declamazioni,
che pervade tutto il libro.
Un Vangelo per la gioventù.
Tra le più gravi deficienze che tutti
lamentano delle nostre scuole secondarie,
è in primo luogo l'assoluta mancanza di
un insegnamento educativo delle energie
morali insite in ogni giovane.
Nelle scuole si insegnano le più dispa-
sparita. I baffi smozzicati si sono
fatti canuti; sulla sua tristezza ironica
è fioccato un po' di bianco; essa si
è impallidita e pacificata. Gli è forse
scemata l'ardimentosa voglia delle
battaglie. Egli s' è staccato a poco a
poco dall'ora che squilla e passa.
Una più docile e sconfortata indul-
genza ha spianato le rughe della
fronte quadra e pensosa. Quando lo
s'incontra si ha l'impressione che
giunga da lontano. Una nebbia dì
sogno Io fascia. Se gli parlate non
vi presta che una mezza attenzione.
Il suo cervello lavora, i suoi occhi
guardano oltre di voi. Un tempo egli
ha dovuto osservare anche le piccole
cose quotidiane. Il giornale lo richia-
mava alla cronaca, mentre egli è fatto
per lo ampie sintesi della storia. [
fatti del giorno lo percuotevano, lo
accendevano di ire impetuose, gli
riempivano il cuore caldo, e la mente
turbolenta, di invettive e di profezie.
Ma anche allora, quando poteva e-
vadeva dal limitato presente, per
sconfinare nel passato o nel futuro ;
cercava gli anelli che legano il fatto
effimero alla grande catena delle
cause e degli effetti; una gocciola
gli suscitava la visione del mare, la
fronda recisa destava intorno a lui
lo stormire, l'echeggiare, il fremere
del bosco. La sua opera giornalistica
non fu indagatrice, ma creatrice. Egli
ha sempre pensato per immagini; im-
magini dense e sfolgoi-anti che si
serravano sulle cose e sulle idee,
come un pugno, per costringerle, per
imprigionarle, per stiparle numerose
e riluttanti in una robusta brancata.
Così ci sono molti articoli suoi, già
vecchi di decenni, che si potrebbero
ancora ristampare, come commento
ad avvenimenti ben diversi da quelli
che gli hanno originati, tanta è in
essi la capacità di espansione.
Questo giornalismo d'un vero poeta
è dinamico come è dinamico l'uomo
che l'esercitò. Le idee si maturano
in Colautti sordamente, poi esplodono.
Un secco e rude gesto delle braccia
le accompagna, tutta la compatta
persona si squassa. Le parole scattano
ricche e fluide, con una specie di a-
sprezza. Esprimono sempre uno stato
d'animo definito. Colautti ha le gra-
dazioni e i trapassi muti. Sembra che
parli solo quando il suo spirito hi
raggiunto l'incandescenza bianca, qua
si obbedendo a una violenta neces-
sità. Poi ricade nel suo silenzio, un
silenzio vasto, tempestoso, durante il
quale la sua faccia ha straordinarie
eloquenze. Si segue nel lume del suo
sguardo, nell' incresparsi della fronte,
tutta una discussione interiore, una
partecipazione polemica e inespressa
a quello che si dice intorno a lui.
Poi egli si chiude veramente in sè.
Un' idea che stava per formulare gli
suscita nella fantasia altre idee che
è dolce seguire tacendo, godere e
soffrire da sé. Sono i bei fantasmi
che egli porta seco quando passeggia
solitario tra la folla col cappello un
po' sulla nuca, con un passo isocrono
e senza meta che par d'ozioso an-
noiato, con la testa un po' piegata.
Egli rumina pensieri che hanno logi-
che acrobatiche, concatenazioni inve-
rosimili. Se un amico è con lui, la
conversazione non è certo brillante.
Passano quarti d'ora muti e lenti.
Ad un tratto egli pensa un fram-
mento di frase ed alta voce, pronun-
zia poche parole stupefacenti che
sono la conclusione di riflessioni o-
scure. Poi ripiomba nella sua assenza.
Ma non è un fantastico svagato. La
sua fantasia è libera, ma paziente.
Ama le grandi architetture. E' una
fantasia che vuol faticare e sollevare
sul dorso muscoloso macigni immani,
per adoperarli in lente opere di co-
struzione I sogni di Colautti sono
terribili: lo condannano a lavori po-
derosi che durano degli anni. Egli
pensa in grande.
Il suo istinto poetico gli suggerisce
piuttosto il poema che l'ode. Il sonetto,
che gli nasce nervoso e alato, non
può vivere solo; cerca la sua fami-
glia; cioè il suo ciclo. L'amore del-
l' arte in lui è fatto di sacrificio. E'
intransigente e assoluto. Non ammette
accanto a sè preoccupazioni di ordine
inferiore. SI vivere bisogna. Bisogna
avere una casa e del pane. E allora
Colautti scrive degli articoli, compone
dei libretti. Ma quelli sono i pericoli
profani della sua vita. Lavora inde-
fessamente per conquistarsi la libertà
di cantare. In questi inverni tediosi
si prepara un modesto granaio per le
estati della sua gioia. E raccolto un
po' di viatico, caccia di casa il reale,
si chiude per mesi c mesi nel lavoro
che hafiingamente vagheggiato. Dor-
me di giorno pérpoter sognare sveglio,
di notte. Si inchioda con le tenebre
al tavolino. Vi resta fin oltre l'alba,
memore ed estatico, ebbro di sforzo,
di aspra pazienza e di caffè, inci-
dendo parole microscopiche sulla car-
ta, rileggendole con un occhio posato
sopra una gran lente massiccia. Tutto
allora in lui è palp tante; anche la
sua poderosa coltura. Questa coltura
è per Colautti vita, non memoria. Si
agita in lui come una passione. Di-
venta la sua propria storia, il suo
proprio affanno, la sua propria feli-
cità. I mor^i allora gli sono contem-
rate cognizioni letterarie e scientifiche,
ma non si impartisce alcuna nozione che
riguardi il miglioramento del carattere
morale della gioventù. Per modo che i
nostri studenti, allorquando si avviano ai
corsi universitari, si trovano, benché in-
gombri di varia erudizione iinparaticcia,
del tutto disorientati nel volere e nell'agire.
Da ciò tutto il disordine e lo squilibrio
delia vita universitaria e la scarsa effi-
cienza della successiva vita professionale.
A questo gravissimo inconveniente an-
cora non s'è pensato porre rimedio: ma
ormai è tempo di non tardare a procurar
qualche efficace riparo.
Un insigne pedagogista francese, Griu-
lio Payot, rettore dell'Accademia di Aix,
per primo ha portato un considerevole con-
tributo all'elevamento morale della gio-
ventù studiosa, con una geniale opera che
in Francia già ottenne 35 edizioni ed al-
l' est -ro fu largamente tradotta.
Un tal successo prova quanto sia pro-
fondo il bisogno a cui questo libro risponde.
La pubblicazione delle innumerevoli let-
tere ricevute — dice il benemerito autore
nella prefazione alla 27.a edizione — sa-
rebbe un documento commovente sullo
stato d' animo dei giovani ai nostri giorni.
Opportunamente il libro del Payot viene
ora pubblicato in nostra lingua per degna
traduzione, unica autorizzata, del dott. Gr-
Amodeo, col titolo di L'educazione della
Volontà (Edit. Remo Sandron, Palermo-
Milano-Napoli; uu voi. in-16, di 366 pa-
gine lire 3).
Dire che si tratta di un lavoro eccezio-
nale, ^non è esagerazione, poiché il libro
del Payot, che apporta una valida e be-
nefica assistenza ai giovani, non ha con-
fronto con le altre pubblicazioni. Le quah,
se trattano l'argomento della volontà, pre-
sentano esposizioni scientifiche sempre
troppo ardue, limitate quindi a una ristret-
tissima cerchia di lettori.
Invece, pure assurgendo alle più com-
plicate indagini dello spirito nostro, il
Payot, nel libro suo, ha saputo rendere
con rara semplicità e lucidezza la costi-
tuzione dell'organismo della volontà uma-
na, insegnando e spiegando con ordine e
precisione come si possa valersene seria-
mente ed efficacemente.
E', insomma, un libro d'oro, giacché
insegna l'amore della vita sana, l'abitu-
dine dell'energia, la passione dell'azione
intelligente, e, origine del vero benessere,
la coscienza della responsabilità indivi-
duale e sociale. Libro che si raccomanda
anzitutto ed essenzialmente ai giovani
dai diciotto ai venticinque anni, ed ancora
a tutti i lavoratori di concetto.
Quest' opera, che si dimostra un vero
Vangelo per la gioventù studiosa e per
chiunque abbia bisogno di ravvalorare la
propria volontà, è destinata a recare in-
discutibile beneficio a quanti italiani a-
vran procurato di conoscerla.
Storia dell'arte classica e italiana.
Sono cinque volumi di circa 700 pagine
ciascuno, con oltre 2000 figure nel testo
e numerose tavole in nero e a colori, e-
diti dall' Unione Tipografica Torinese, au-
tori (T. e. RIZZO e P. Tresca.
L' opera è principalmente rivolta a tutte
quelle persone che vogliano acquistare
un'ampia e sincera coltura archeologica
ed artistica, e che dei monumenti, onde
è cosi ^ ricca 1' Italia, vogliano cono-
scere r età, i caratteri stilistici, il si-
gnificato. Perciò l'esposizione sarà sobria
e perspicua, e mirerà principalmente a
seguire l'evoluzione storica dello stile,
senza trascurare tuttavia di illum nare le
relazioni tra l'arte e la civiltà.
Il testo sarà lontano da ricercata e in-
gombrante erudizione, di modo che la let-
tura possa esserne continuata e facile
ma speciali note di critica e bibliografia
permetteran no ai lettori di conoscere me-
glio le fonti monumentali e letterarie, le
controversie stilistiche; daranno modo,'in-
somma, ai volenterosi, di addentrarsi in
uno studio pili profondo e minuto dei
fatti artistici che meglio esprimano i ca-
ratteri di una singola scuola o di un de-
terminato gruppo di monumenti.
Le illustrazioni, alle quali gli Autori
hanno rivolto cure specialissime, chiari-
ranno il commento delle opere d' arte più
caralteristiche ed espressive : esse saranno
criticamente ricavate dai migliori esem-
plari, numerosissime e tecnicamente ac-
curate.
Dizionario Geografico Universale.
La quarta edizione del «Dizionario Geo-
grafico Universale» del prof. C. (larollo
è di gran Innga superiore alle precedenti;
le quali contenevano poco più di 25,000
Numero 78 Anno XLVIIIMercoledì 1 Ottobre 1913
ASSOCIAZIONE
Zara Cor. 16 anticipatamente, semestre e trimestre in pi ( porzione,
l’impero Austro-Ungarico Cor. 18, semestre Cor 9, trimestre Cor. 5.
gli Stati appartenenti all* Unione postale Cor. 24 all anno, semestre
e trimestre in proporzione. Per gli Stati non appartenenti all’Unione
postale Cor. 16 e di più l’aumento delle spese postali, semestre e
trimestre in proporzione. Un numero separato costa Cent. 20. Un nu
mero arretrato Cent. 32. I numeri del giornale si vendono nella Li
breria Internaz. di E. Schònfeld e negli spacci principali di tabacco.
Giornale politico, economico, letterario INSERZIONILe associazioni e gli importi di denaro, in assegni postali, si diri
gano all’Amrniuistrazione del DALMATA in Zara. Chi non respinge i
foglio dopo scaduta l’associazione, s’intende obbligato per il trimestre
susseguente.
Le corrispondenze devono dirigersi affrancate esclusivamente alla
redazione. Le lettere non affrancate saranno respinte. — I comunicati si
inseriscono al prezzo di Cent. 25 la linea carattere testino. — Avvisi
ed inserzioni a prezzo moderato da convenirsi. — I manoscritti non s
restituiscono.
Per
Per
Per Esce il mercoledì ed il sabato
w Ufficio di redazione: Calle Carriera n.o 2
Ad onorare gli eroi dei mare.
E’, ornai, l’abitudine. A dar battezzo
ai piroscafi che viaggiano lungo l’A
driatico orientale si usano le più i-
nattese e strane denominazioni. 0 me
glio — e contro ogni nostra tradizione
marinaresca — si usa la geografia
dell’ opportunismo.
La Ragusea, quasi lavorasse esclu
sivamente con Ragusa, si è tutta croa-
tizzata, con nomi di boschi e colline.
La Dalmatia accende una candelina
all’italianità della marina e un grosso
cero a Santa Croateria. La Ungaro-
Oroata rende omaggi a Magiari e a
Croati e per combinazione qualche
volta si ricorda della italianità ma
rinara di Fiume. Il Lloyd — messi
in cantiere i piroscafi e 1 personaggi
della Mitologia marina — si è fatto
aulico e consacra i suoi battelli a
meteore fugaci di ministri: utili di
appoggio, ma, ahimè, incapaci di di
stinguere il pappafico dal trinchetto :
uomini che non conoscono altre bur
rasche che quelle parlamentari.
E così, un poco per la manìa del
croatizzare, un poco per la necessità
di intedescare e un poco per la voluttà
di incensare, anche I ultima caratte
ristica della marina triestina, fiumana,
istriana e dalmata — il nome del ba
stimento, caro come l’orifìamma —
viene a snaturarsi e a scomparire.
Alla battaglia di Lepanto le galee
dalmate avevano nomi ..di santi e di
eroi. Più tardi le grosse navi a
tre alberi e i trabaccoli ampi e saldi,
carenati al nostro bel sole, avevano
pure, in italiano, nomi di santi e di
eroi. Sulla poppa rabescata-era il no
me ed era il nome sul vessillo : espres
sione e caparra del valore dei coman
danti : figure ritte e nerborute che
sapevano le tempeste e le calme del
mare, tutto iridescenze di porpora e
azzurro. I nostri vecchi navigatori
erano come suscitati da Dio a domi
natori del flutto. Avevano dell’irsuto
e dell’augusto; avevano un sesto senso :
la infinita, connaturata virtù del na
vigare. Navigare necesse est, vivere —
parca dicessero — non est necesse.
Ora questa virtù si è come ammor
bidita tra i divani dei piroscafi mo
derni. Non che i capitani e gli uffi
ciali moderni non siano degni dei
loro predecessori; ma è che la tecnica
moderna delle navi non esige più
uomini dalla volontà dominatrice e
dalla fibra di acciaio. Ed è che gli e-
qnipaggi non sono più quelli di una
volta; i marinai veri di una volta.
Ora io penso che quanto più ci al
lontaniamo dall’antico, dalla tradi
zione, tanto più dovremmo onorare
l’antico e la tradizione.
Che cosa sono questi nomi di monti
remoti e di rocche in mina e di vil
laggi ignoti alla geografia commer
ciale e di eccellenze; e che cosa è
questo teutonizzare nei titoli la no
stra marina?
I vecchi, più logici, rendevano o-
nore a S. Marco, o ad altri santi no
stri patroni, o a qualche principe,
come il defunto Massimiliano, munifi
cente e propizio alla marina mercan
tile. E, logici del pari, i moderni do
vrebbero intitolare i piroscafi con nomi
resi illustri nella lotta col mare e
nell'adempimento del loro dovere co
me comandanti di navi.
Le Bocche marinare; la penisola
di Sabbioncello; le isole del Carnato;
le città della Dalmazia e dell Istria
e Trieste devono pur vantare nella
cronaca della navigazione uomini, più
che esperti, resi gloriosi sul mare.
Perchè non ricordarli e non onorarli?
Perchè non ricordare e non onorare
l’ardito capitano dalmate che nell’e
stremo periglio si offerse di combat
tere e di morire per la Repubblica di
Venezia? Perchè non ricordare il pri
mo coraggioso armatore dalmata a
merito del quale le Bocche erano
tutte glorificate di vele ?
Perchè non ricordare e non ono
rare quel ricco mercatante ebreo,
che, nel 500, mutò Spalato in empo
rio di transito? I corniti di galee
dalmati ed istriani? Gli arditi navi
gatori dalmati ed istriani che primi
fecero viaggi perigliosi di circumna
vigazione? E i più distinti e celebrati
capitani, dalmati ed istriani, dell an
tico Lloyd?
Sarebbe un bel rifiorire di ricordi:
utile non pure di ammaestramenti, ma
di emulazione, ora che tanti giovani
dalmati anelano alla carriera marit
tima e la sognano lusinghiera anche
per l’amor proprio.
Ahimè! Come volete lusingare la-
mor proprio dei nostri uomini di mare
se proprio lo stesso nome del basti
mento non ha nulla, ma neanche di
remotamente comune col mare? 2
/La genesi del croatismo
e gli Italiani in Dalmazia.
Il nostro concittadino Umberto D. Nani
ha iniziata la pubblicazione, nella «Vita»
di Trieste, di una serie di articoli, inte
ressanti assai dal punto di vita retro
spettivo. Ecco il primo d’ essi.
La genesi del croatismo avviene
fra l’anno 1848, anno fatale per la
monarchia, e l’anno 1862, in cui esce
l’organo massimo dei croati (annes
sionisti) il «Nazionale». Le prime trac
ce di questo novo orientamento della
situazione in Dalmazia si scorge nella
stampa di questo periodo. «La Dal
mazia costituzionale», un giornale,
sorto nel 1848 a Zara, e che ebbe
pochi mesi di vita, pubblicava articoli
prò e contro l’annessione alla Croa
zia; l’«Aurora dalmata» giornale scrit
to in lingua croata e che contava
già quattro anni di vita sosteneva la
tesi dell’annessione con grande calore.
Intanto il movimento rivoluzionario
di Francia si propaga anche in Au
stria, e mentre i tedeschi pretendono
la costituzione ed eleggono i loro de
putati per il parlamento di Franco-
forte, il quale ayeva per iscopo di u-
nire la Germania e di darle come so
vrano 1’ arciduca Giovanni, allora am
ministratore dell’impero, i Cechi chia
mano a Praga, a coxigresso, tutti gli
slavi della monarchia. All appello ri
spondono i croati della Dalmazia, con
un proclama sottoscritto da circa due
cento persone. E’ un moto che non
riesce a nulla, ma è il principio dei
moti successivi. All’appello di Praga,
venne dietro, pochi mesi dopo, il pro
clama della Dieta croata col quale
s’invitavano tutti i municipi della
Croazia, Slavonia e Dalmazia a man
dare i loro deputati a una comune
adunanza a Zagabria, sostenendo, ^che
tutta la gloria e tutta la fortuna dei
croati, risiedeva nella costituzione del
regno trinitario Dalmazia, Croazia e
Slavonia. Ma all’invito della Dieta
croata, delle città della Dalmazia
non risposero che Ragusa £ Macarsca;
Spalato si dichiarò recisamente con
traria all’annessione, e Zara rispose
evasivamente, dicendo «non essere op
portuno dichiararsi sull’ annessione,
perchè, per quel che* si riferiva alla
lingua — fatta eccezione della cam
pagna — tutta I intelligenza parlava
I italiano, e, se mai si fosse giunti al-
I annessione, sarebbe stato opportuno
lasciare ai dalmati di decidere la
questione della liugua C’era, poi, un
altro argomento contrario all’annes
sione : la Dalmazia era stata sempre
contraria alle pretese della Corona
ungarica alla quale erano unite la
Croazia e la Slavonia». E questo lin
guaggio del Comune di Zara venne
approvato da molti eminenti uomini
di Dalmazia, tra i quali Mattia Ban,
l’autore drammatico in voga nell ul
tima metà del secolo scorso, e Giu
seppe Grubissieh, i quali, più tardi,
passarono nel campo avversario.
L’abdicazione di Ferdinando 1, e
l’ascesa dell’attuale Imperatore al
trono degli Abshnrgo, che per grati
tudine nomina il generale Jelacieh a
governatore di Fiume e della Dalma
zia, danno agli annessionisti grandi
speranze di veder realizzato il loro
sogno.
Intanto alla prima seduta del par
lamento di Vienna, due deputati della
Dalmazia, il dott. Diodato Petrano-
vich e Stefano Ivicevich, fanno le se
guenti proposte : 1. che, a spese del
governo, vengano in ogni distretto
istituite scuole popolari con lingua
d’istruzione illirica, 2. che a Spalato
e a Ragusa si istituiscano scuole ma
gistrali, con lingua d’istruzione illi
rica, 3. che vengano incaricati uomini
idonei, i quali conoscano la lingua
illirica, di tradurre i testi scolastici,
4. che la lingua illirica venga intro
dotta nel più breve tempo, materia
obbligatoria, nel Liceo di Zara, nei
tre ginnasi dalmati e nella terza classe
delle principali scuole popolari nelle
città della costa, 5. che in tutti que
sti istituti, dopo un certo termine
posto dal ministero, tuRe le materie
vengano insegnate in lingua illirica,
e la lingua italiana sia dichiarata
materia obbligatoria. Contro queste
proposte dei due deputati protestarono
tutti i ginnasi della Dalmazia. Ma al
principio del 1850 rincomincia l’as
solutismo e la patente del 31 decem
bre del 1851 lo suggella Dopo la
patente del 1851, ci vogliono dieci
anni perchè la lotta rincominci; ed è
la «Voce Dalmatica», che inizia que
sta campagna semi secolare, col so
stenere che i libri fondiari della pro
vincia debbono redigersi in lingua
italiana.
Questo articolo determina l’uscita
di alcuni fondatori di codesto giornale,
i quali entrano a far parte dei col-
laboratori di un giornale diretto da
G. Sundecich, per iniziare la difesa
della loro lingua. In questo giornale
(il «Glasnik») che anche prima avea
fatto capire di essere propenso al
l’annessione, essi incominciano a oc
cuparsi della questione del regno tri
nitario.
Il ministero Goluehowsky, tendente
al federalismo, non si oppose a co-
desta campagna; ma quando verme al
potere il ministero Schmerlig, che pro
fessava, invece, idee centralistiche, il
Sundecich dovette smettere la pub
blicazione del suo giornale, perchè
non avea voluto seguire le orme deh
I officioso 'Osservatore», il quale
aveva abbandonato ogni riserva e si
dimostrava contrario all’annessione.
Gli annessionisti, così, ad un tratto,
si trovarono senza un giornale che
rispecchiasse le loro tendenze politi
che, e decisero di fondare un giornale
proprio. Dopo breve incubazione, nel
1862, apparve il primo numero del
«Nazionale». *
Delineata la genesi e l’inizio della
lotta che durerà più di mezzo secolo,
proviamoci ad esaminare il contenuto
di codesta tendenza annessionista.
Risaliamo a mezzo secolo fa. Circa
un anno prima che i dissidenti della
«Voce dalmatica» fondassero il loro
organo «Il nazionale» un avvocato
dalmato, dott. Costantino Voinovich,
di tendenze annessionistiche, pubblicò
un libro in lingua italiana dal titolo
«Un voto per l’Unione», nel quale
sintetizza con molta chiarezza e sem
plicità il programma di questa nuova
corrente politica.
L’autore, si capisce, è un caldo
fautore dell’annessione, ma accentua
che tale annessione deve corrispon
dere ad un evidente tornaconto del
paese. La continuità nazionale e po
litica della storia della Dalmazia —
dice lo scrittore — è stata interrotta
dal dominio veneto che durò per ol
tre 400 anni. Rimasero incolumi sol
tanto le libertà dei comuni aristocra
tici. Il Governo veneto aperse un a-
bisso fra i ceti superiori e la grande
massa del popolo, cui non si ricono
sceva alcun diritto. E la ragione di
questa tendenza annessionista è d’in
dole nazionale, e non una conseguenza
del diritto storico di stato. Anzi l’im
portanza del diritto è assai relativa :
nulla addirittura se si basa sulla vio
lenza; ma grandissima se codesto di
ritto armonizza con la natura e non
è che Ies!rinsecazione della vita na
zionale nel suo diritto pubblico e pri
vato. La Croazia — afferma lo scrittore
— non chiede l’assimilazione, ma
semplicemente l’unione. Essa vuole
rispettare tutti gli elementi della ci
vilizzazione che bau io messo profon
de radici in Dalmazia. Quest’ ultima,
dal suo canto, non deve rinunziare
alla sua individualità. La Croazia è
in grado di darle quelle franchigie,
che i dalmati non hanno, quando si
eccettuino i resti delle libertà muni
cipali. I dalmati sono in balìa d’un
burocratismo centralista e solamente
la Croazia li può liberare da codesto
stato di apatia politica. La vera liber
ta risiede dove è concessa la difesa
della propria nazionalità, e in Croa
zia c’è più libertà, perchè la sua or
ganizzazione interna si basa su due
grandi principi : il decentramento am
ministrativo e l’elezione dei pubblici
funzionari.
18 APPENDICE 18
Tradizioni popolari zaratine.
I giochi dell’infanzia.
(Continuazione vedi n.o 72.)
11 Bernoni (Giuochi pop. veneziani, p. 11.
num. 3) ci dà \‘à filastrocca in questo modo:
Din-don campanon,
le campane di san Simon
le sonava tanto a forte,
le Lutava zo le porte;
le porte giera de fero,
volta la carta, ghe xe un scabelo;
sto scabelo pien de broche d’oro,
volta la carta, ghe xe un bupintoro;
sto bupintoro pien de galioti,
volta la carta, gh’ é do pomi coti ;
sti pomi coti, coti in pigliata,
volta la carta, ghe xe una gata :
sta gata fava gatei,
volta la carta ghe xe do osei ;
gti do osei montava in pima,
volta la carta, ghe xe do che pena;
do che pena penava de bon,
volta la carta ghe xe un capon ;
sto capon no giera coto
volta la carta, ghe xe un osto;
sto osto faceva ostaria,
volta la carta : la xe finia.
Ber l’Istria, il Luciani (pag. 86 op. cit.)
ha questo frammento:
Din den don,
le campane del balon ;
tuta la note le sonava,
pan e vin le domandava (o) guadagnava.
Aggiungo questa forinola inedita, udita
nel veneto (Verona) e offertami da una
signora di Zara:
Capitano di gran valore
volta la carta, vedrai un fiore ;
un fiore da odorare,
volta la carta vedrai il mare;
il mare coi pesci,
volta la carta vedrai i messi ;
i messi che vanno in Turchia,
volta la carta, vedrai Lucia;
Lucia che corre e che cammina,
volta la carta, vedrai una gallina ;
la gallina che mangia il grano;
volta la carta, vedrai il villano ;
il villano che zappa la terra,
volta la carta vedrai la guerra ;
La guerra eoi cannoni,
volta la carta vedrai i bastoni ;
i bastoni per bastonar la gente,
volta la carta, non vedrai più niente.
Una consimile filastrocca veniva anche
esposta ai fanciulli graficamente, in molte
provincie d’Italia e sin da quando la carta
divenne d’uso comune. Allora non corre
vano per le mani di tutti i libri e i li
bercoli, con splendide immagini a cromo
litografia e a buon mercato. Allora i libri
figurati pei fanciulli si fabbricavano a do
micilio : e questo è uno dei più tipici ed
antichi.
Premesso un preambolo in versi, nella
prima pagina dei libro, ad esempio, era di
segnato e colorato un mappamondo. E,
poiché la scoperta dell’ America era più
recente di adesso, si cominciava col dire:
Mondo novo da vedere,
volta la carta, si vede le pere.
E il secondo foglio offriva colorata l’im
magine di due pere
E le pere erano citte,
volta la carta, si vede una botte ;
e la botte era piena di vino,
volta la carta, si vede arlecchino....
E così via. E ogni foglio aveva la fi
gura annunciata. Uno dei più vecchi libri
illustrati per l’infanzia, dal quale indub
biamente, è derivata la filastrocca dialet
tale.
XXIX.
Elene, telene.
Altro giuoco di sorteggio che manca
alla raccolta del Willenik :
Elene,
selene,
sipete,
sapete,
ripete,
rapete,
nolem.
Altra forinola raccolta a Zara:
Elem, telem,
bem belisse,
gute in tela,
intelerisse,
am, tara, caparsu,
via, via, von.
Altro, per eliminazione, nel sorteggio:
Ghe iera un vecio
in carezza
che contava el vintiquatro,
uno, due, tre, quatro.
XXX.
È arivato un caciatore....
Due schiere di fanciulli si dispongono
una di fronte all’altra. In una di queste
due file sta il capo di casa, con, ai lati,
quattro o sei fanciulli, o fanciulle che
siano, formando catena. Nell’altra piccola
schiera sta il cacciatore o ! ambasciatore,
altro fanciullo o altra fanciulla che tiene
; ai propri lati fanciulli o fanciulle e rap-
; presentano il suo seguito. Questi ultimi
si avanzano, come nell’étfe della quadriglia,
per poi retrocedere, e cantano in cadenza
i versi seguenti :
— E arivato un caciatore,
col tirun, tirun, tèllera,
è arivato un caciatore,
col tirun, tirun, ta.
Allora l’altra fila si avanza, a sua volta,
guidata dal capo di casa e risponde can
tando :
— Che cosa mui volete,
col tirun, tirun, tèllera,
che cosa mai volete,
col tirun, tirun, ta ?
Osservando questa regola, si continua
cosi per i versi seguenti ;
— lo voglio una ragazza
col tirun, tirun, tèllera.
Io voglio una regazza
col tirun, tirun, ta.
La seconda fila:
— E quale è ’sta regazza,
col tirun, ecc.
e quale è ’sta ragazza
col tirun cavali« ?
La prima fila:
— La regazza è la .... 1)
col tirun ecc.
La regazza è la ..............
col tirun, tirun, ta.
La seconda:
Io non la posso dare,
col tirun ecc
io non la posso dare,
col tirun cavalier.
La prima:
— E noi la ruberemo, ecc.
La seconda:
— E noi la sconderemo, ece.
La prima:
— E cosa mai v’ ho fato, ecc.
La seconda:
— M’ ave’ dito che son bruta, ecc.
La prima:
— E anche questo è una bugia, ecc.
La seconda:
1) S’indica il nome d’una fanciulla, / Xz ’’
Hninero 8 ZARA, Sabato 7 Marzo 1914. Anno Stiat IL DALMATA
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POI R impero Austro-Ungarico Cor. 18, semestre Cor 9, trimestre Cor. 5.
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Le corrispondenze devono dirigersi affrancate esclusivamente alla
redazione. Le lettere non affrancate saranno respinte. — I comunicati si
inseriscono al prezzo di Cent. 25 la linea carattere testino. — Avvisi
ed inserzioni a prezzo moderato da convenirsi. — I manoscritti non si
restituiscono.
A togliere un'anomalia dolorosa.
Il caso occorso all' Istituto Revol-
tella di Trieste avvalora q^uesta mas-
sima. Quando sono in cinque su
cinquanta italiani, i croati assumono
un contegno di prevalenza, e, occor-
rendo, di prepotenza. Ma se su
cinquanta croati vi sono cinque ita-
liani questi devono rinunciare ad ogni
più modesto diritto, non devono tìa-
tare, non devono dar segno di vita.
Ai Croati è concesso osar tutto ! Agli
italiani, in mezzo a maggioranze
croate, niente.
Questa baldanza estrema deriva, ai
Croati dalla politica di quel governo,
che ora, biscie scaldate in seno,
mordono. Appena scendono in una
città italiana alzano la voce, la fanno
da padroni e mettono subito iu pro-
clama delle rivendicazioni. I nostri,
in città slavizzate, parlano sommesso,
si accontentano di vivere nell' ombra,
quasi tollerati.
E perchè questa differenza? Perchè
questa timidezza e questo estremo
riguardo in noi, che pure vantiamo
diritti di indigenato e di nutrimento?
Non potremmo gittarli via e vivere
più apertamente, più risolutamente,
dovunque, e in nome del nostro di-
ritto ?
In provincia i nuclei italiani, non
solo resistono, ma si fanno onore con
riguardo, non pure al presente, ma
e anche all' avvenire. E sta bene.
E' d'uopo vivere e combattere. E'
d' uopo tenersi stretti 1' un l" altro e
non disperar mai. E se non proprio
alla tracotanza avversaria, che non
si fa scrupoli di offendere anche le
grandi maggioraoze ospitali, e di
questi tre mezzi d'influenza sono ca-
duchi e di stabile non ce n' è che
uno solo, quello di fondare colonie,
la Germania tentò di insinuarsi nel
Mediterraneo dall'Atlantico, attraverso
il Marocco. Si disse anche che non
le sarebbe spiaciuto di prevenire
r Italia in Libia. Ora essa concentra
i suoi sforzi sull'Anatolia, attraverso
l' Austria, i Balcani e Costantinopoli.
Ma quella saturazione latina del Me-
diterraneo, che insegnò agi'Inglesi a
non tentare nemmeno colonizzazioni
in questo mare, dovrebbe ammaestrare
anche i Tedeschi dell'inutilità dei
loro sforzi. Per colonizzare facilmente
bisogna o essere assai vicini o trovare
terreni deserti. E ai Tedeschi manca
r una cosa e 1' altra. Politicamente
la (iermania dista oltre 400 chilo-
metri ferroviari dai golfi di Trieste
e di Venezia, ed etnograficamente
oltre 200 chilometri d^ ferrovia da
Trieste, non raggiungendo i Tedeschi
che la riva sinistra della Drava.
Ammesso poi per un' inconcessa ipo-
tosi che la Germania arrivasse a
Trieste, non sarebbe per ciò una vera
potenza mediterranea, come non lo è
oggi r Austria. Malgrado adunque
che la politica espansionistica della
Germania sia forte, tenace e molto
bene condo;ta, è da prevedersi che
i suoi sforzi di porre un piede colo-
nizzatore nel Alediterraneo saranno
destinati a naufragare.
Se ali" estensione costiera corri-
spondesse, equivalendolo, 1' impor-
tanza civile e marina, bisognerebbe
parlare abbastanza a lungo del mare
del Levante, l'importante bacino
orientale^ del Mediterraneo, cost tuito
dall' Asia, Siria ed Anatolia meri-
tramar loscamente a lor danno, noi dionale, che sono ancora in possesso
tv U , /-V n 1 1 ^ VI r\ M/^ « rt 1 I r> TTl»»fll .lai lo rri u- a- i dobbiamo allenarci alla virtù della
resistenza tenace e anche alla virtù
della coerenza.
Che cosa è questa vergogna di
»figiioU di genitori italiani mutati in
croatofili esaltati ? Di questi begli
esemplari se ne contano molti tra
i giovani delle scuole ; ed h cosa che
provoca la nausea più che colpire
di dolorosa meraviglia. La colpa di
aver dato al mondo siffatti rinnegati
è tutta dei padri, che hanno mancato
al primo e più sacro dei loro obblighi:
quello di educare i figli al loro sen-
tire nazionale e di patria. Alcuni
infelici credevano un tempo che il
solo nome di croato fosse una specie
di sesamo apriti per fare una biillaate
carriera. Ma il pregiudizio andò pre-
sto sfatato. Per far onestamente car-
riera basta essere onesto e valente.
Ordunque, chi è nostro, non trascuri
assolutamente l'obbligo di sorvegliare
di continuo e di drizzare l'animo
dei giovinetti figli. La casa sia tem-
pia di patriottismo. In casa si coltivi,
come santa religione, la nostra fede
nazionale E si risparmino vampe di
rossore a quei padri che, dopo aver
date prove vivaci di attaccamento al
nostro partito, non sanno che cosa
rispondere al rimprovero lor mosso
di aver generato dei croati, di aver
fatto dei rinnegati.
Affermiamoci ovun(iue, senza la
tracotanza croata, ma con perfetta
coscienza dei nostri diritti; e sopra-
tutto consideriamo come nostro prin-
cipaliss mo compito quello di creare
nei figli delle pure e gagliarde co-
scienze italiane.
L'equilibrio del Mediterraneo.
(La fiae al prossimo nucnero).
Per non lasciarsi sgarare nella con-
correnza mondiale, anche la sesta
delle grandi potenze europee odierne,
la Germania, ora che il Mediteraneo
è ritornato ad essere il mare d' unione
dei tre più antichi continenti del
nostro globo, ha voluto e saputo af-
fermarvisi commercialmente, politi-
camente e militarmente. Siccome però
nominale della Turchia. Siccome però
la vita di questo stato è divenuta
puramente passiva e ii suo esercito,
e più ancora la sua flotta, sono quan-
tità imponderabili e balocchi nelle
mani della diplomazia delle altre
grandi potenze, accanite sul Mediter-
raneo, basterà dire che da questa
parte ci sono mari e territori, già
ipotecati, ma non liquidati, che non
fanno ancora parte diretta del con-
venzionale equilibrio mediterraneo,
ma che contribuiranno certamente a
portare qualche peso nella bilancia.
Per non far torto a nessuno bisogna
dire che nella penisola balcanica ci
sono dei porti che appartengono a
stati indipendenti, diversi da tutti
quelli che furono nominati finora,
vale a dire quelli della Bu'garia
suir Egeo e sul Mar Nero, del nuovo
stato embrionale d'Albania e del
Montenegro, quale avanguardia ma-
rina del serbismo nell' Adriatico. —
A questa enumerazione poi si potreb-
bero aggiugere i porti della Rumenia
sul Mar Mero, nonché quelli di Fiume
e del litorale croato per 1' Ungheria
colla Croazia nell' alto adriatico.
Il valore di tutti questi porti pel
Mediterraneo è minimo. Sono sbocchi
che si potrebbero qualificare come
eruzioni o bubboni balcanici, desti-
nati, come quelli dei corpi animali, a
scoppiare, sfogarsi e poi richiudersi.
Tutti questi sbocchi politici e na-
zionali sono quistioni locali balca-
n che, che riguardano l'equilibrio di
questa penisola e le cui ripercussioni
sul Mediterraneo potranno essere pre-
viste appena allora quando sarà
chiarito l'avvenire dei Balcani.
Fra tante tendenze divergenti ed
opposte è inevitabile che ci siano
molti attriti e molti squilibri. Gli
attriti da vicino a vicino tra quasi
tutte le nazioni che si bagnano nel
Mediterraneo sono una cosa che non
deve recar stupore. Chiunque guardi
attorno di se vedrà di aver più con-
trasti coi vicini, che coi lontani.
Ed è una cosa naturalissima, perchè
ognuno vorrebbe star comodo ed al-
largarsi, ma non tollera incomodi da
parte degli altri. C è quindi poco
merito a vivere in buona armonia
con chi non ci conosce, o si conosce
poco, perchè sta lontano. Dagli attriti
nasce il desiderio di soverchiare o
di non essere soverchiato e quindi
una lotta, che, fino a tanto che non
è decisa, tiene le forze contendenti
in un bilico, detl) comunemente
< equilibrio s. — Di queste lotte o
cosidetti equilibri ce ne sono pa-
recchi anche oggi nel Mediterraneo
e nei suoi bacini minori: e ne faremo
un'enumerazione ascendente incomin-
ciando dai più piccoli:
La lotta dei Greci contro i Bul-
gari, i Serbi, gli Albanesi, per re-
spingere questi popoli più lontano
che sia possibile dal mare ;
Quella della Grecia contro la Tur-
chia per la risurrezione di Bizanzio
e per il tramonto definitivo della
Mezzaluna;
Quella della Francia colla Spagna
per la superiorità nel Marocco e nel-
r estremità occidentale del Mediter-
raneo ;
Quella dell'Italia colla Grecia per
la supremazia nel Jonio e per un
condominio nel Levante;
Quella dell' Italia coli' Austria per
il predominio nell' Adriatico ;
Quella dell' Inghilterra contro la
Russia per la reclusione della seconda
nel Mar Nero, e contro tutti per la
conservazione dell' egemonia marit-
tima mondiale ;
Quella dell' Italia contro la Francia
per il condominio nel Mediterraneo
0 per lo meno per la spartizione del
predominio della prima nella metà
orientale, della seernda (-ella metà
occidentale del Mediterraneo ;
infine quella delle due Triplici,
Alleanza ed Intesa, per il trionfo
del più forte. Altro non s può dire
di questo ultimo antagonismo collet-
tivo, che non ha obbiettivi precisi e
generali in nessun punto e non ne
può avere nemmeno nel Mediterraneo.
Basta guardare infatti ai molti inte-
ressi particolari, contrastanti cou
quelli della generalità delle alleanze
e all' ibridismo che ne risulta, per
comprendere che l'armonia di pro-
gramma di ciascuno dei due aggrup-
pamenti di potenze non esiste che
nella carta e che nella realtà, cer-
cando ognuno di tirar l'acqua al
proprio molino, il Mediterraneo è
tenuto mancipio di altre lotte, che
hanno poco da fare coi suoi veri
interessi. L' astuzia e la prepotenza,
più che le alleanze, aiuteranno i
forti al trionfo. E' una constatazione
dolorosa, che suggerirebbe molti rim-
pianti al moralista e tante conside-
razioni al filosofo; però si sa che
l'idealismo è una moneta deprezzata
La Francia fa oggi una politica
d'isterismo : l'Italia dì cervello : la
Grecia di sentimento: la Spagna di
raccoglimento : l'Inghilterra di ego-
ismo, come sempre: la Russia, la
Germania, l'Austria di megalomania.
Sia che prevalga la Triplice Alle-
anza, oppure la Triplice Intesa, la
latinità del Mediterraneo non sarà
mai distrutta, perchè la nazione in
esso dominante effettivamente non
potrà essere mai che una di queste
tre : Italia, Francia, Spagna. Gli at-
triti tra la Spagna e la Francia e
tra la Spagna e l'Italia non saranno
mai gravi, insanabili e pericolosi per
la generalità Oggi desta qualche
apprensione la tensione tra la Francia
e l'Italia; ma anche questa è de-
stinata a rallentarsi, perchè nessuna
intende di colpire mortalmente 1' altra
e tutte due si scaramucciano piuttosto
per attriti secondari. Basterebbe in-
vece, per un' ipotesi, che il germa-
nesimo divenisse pericoloso anche
per r Italia e le due sorelle latine
appianerebbero certamente le loro
differenze per opporsi con forze unite
al nemico comune.
ovunque, ma in nessun commercio
tanto quanto in quello della politica.
L'«equilibrio» tra le due Triplici
dà oggi la massima tensione ai con-
trasti del Mediterraneo. Ma anche
questo proteso equilibrio è una cosa
trans.toria. La storia c' insegna di
una guerra durata treot' anni e che
fini come quelle che sono durate
trenta giorni. Non sappiamo ancora
di che età morrà 1' ormai più che
trentenne triplice Alleanza, ma pos-
siamo essere sicuri che alla sua d s-
soluzione il Mediterraneo avrà quel-
r aspetto, che avrebbe avuto anche
se la Triplice Alleanza non fosse
mai esistita. Nella storia la durata
ha un valore secondario r spetto al-
l'energia umana creatrice dei fatti,
nella stessa maniera che per un cuoco
la bontà di una torta non dipende
dalle dimensioni della tortiera, ma
dalla proporzione degl' ingredienti.
Sono questi che le danno il gusto
Ed anche il sapore del Mediterraneo
è stato già fissato e consacrato nei
secoli da Roma: esso è, e non potrà
essere, che un mare prevalentemente
latino.
PROTOCOLLO
della Xi seduta del Consiglio comunale
tenutasi il giorno 23 febbraio 1914.
(Continuazione, vedi il n.o precedente).
11 Argomento. Proposte relative ai rap-
porti di diritto dipendenti dalle alienazioni
e^ettuate, rispettivamente deliberate dellapart.
t'err. 6jl del C. (J. di Zara.
Podestà L' on. don Griorgio Biankini,
die avevd acquistato dall' Erario il fondo
ia campo castello, sul quale sorgeva il
[•abbncato detto «Quartieretti» e dove e-
gii intendeva costruire un edificio, ebbe
a chiedere, esseado tale spazio di forma
irregolare, con insinuato 24 aprile 1907,
la cessione da parte del comune di parte
della part. terr. 6/1, lungo la fronte del
suo possesso. Il Consiglio comunale nella
seduta 8 aprile 1907 deliberò che gli sia
ceduto, a, scopo di allineamento un tratto
della superfìcie di circa 83 m^, della part.
terr. 6/2 che fronteggia F edificio dei
Quartieretti, sotto condizione che le fon-
damenta dell' edificio da costruirsi, non
debbano toccare in nessuna parte la mu-
ratura dei vicini pozzi pubblici.
Nella Sfidata 11 agosto 1907 ii Consi-
glio comunale ebbe ad approvare il rela-
tivo contratto di compravendita, al cui
articolo VI venne espressamente contenu-
ta la condizione suddetta.
Più tardi 1'on. Biankini chiese la ces-
sione di un ulteriore spazio della part.
terr. 6/1, verso permuta di una parte
del fondo acquistato da lui dall' Erario.
Nella pertrattazione di tale domanda, dal-
l' instante poi ritirata, fu accentuato di-
nanzi al Consiglio, che, non avendosi, in
generale, esatta cognizione della disposi-
zione sotterranea dell'opera idraulica dei
tre pozzi, era prudente di tener fermo al
criterio suU' integrità di tale opera, già
accolto nel citato contratto.
Saccessivamente nella seduta del 29
maggio 1909 il Consiglio comunale ave-
va deliberato di cedere all' on. Biankini
il tratto della part. terr. 6/1 che si e-
stende dai Quartieretti alla porta Maria
Faliero, sotto determinate condizioni, sulla
accettazione delle quali 1' on. Biankini
non produsse a protocollo formale dichia-
razione.
In fine, nella seduta del 5 decembre
1910, il consiglio comuna4e accolse par-
zialmente analoga domanda dell'on. Bian-
kini per cessione, rispettivamente per per-
muta di fondo in quei paraggi, sotto al-
cune condizioni, l'adesione alle quali non
risalta pure pervenuta all' ufficio comu-
nale.
Cosi stavano le cose, quando 1' on. Bian-
kini ebbe ad intraprendere dei lavori pre-
paratori in relazione alla costruzione del-
l'edificio. In tale occasione, essendo ri-
sultato che r opera idraulica dei tre poz-
zi si estendeva fino al muro di cinta del-
r edificio dei Quartieretti e eh3 quindi la
fabbrica progettata non poteva eseguirsi
in conformità al progetto, fa indetto un
sopraluogo, col concorso di parecchi pe-
riti, allo scopo di stabilire la precisa
estensione della cisterna dal lato della
progettata fabbrica.
Da tale sopraluogo ebbe a risultare che
il muro delle fondamenta dei Quartieretti
costituiva il muro della cisterna dal lato
di bora; che si trattava di una sola ci-
sterna; che tecnicamente non poteva par-
larsi di pozzi a sè, ma di trombe di at-
tingimento, facenti parte della cisterna.
Come conseguenza della costruzione del-
l' edificio, come progettato, venne rileva-
to, in seguito alle suddette constatazioni,
che ne sarebbe diminuita la capacità del-
la cisterna e che non sarebbe possibile
garantire che la costruzione delle fonda-
menta del progettato edificio non produca
delie screpolature nelle murature della
cisterna, in modo da danneggiarla.
Di fronte a ciò 1'on. Biankini ebbe a
dimettere delle deduzioni, giusta le quali
le fondamenta della casa potevano venir
costruite senza pregiudicare menomamen-
te la cisterna.
In seguito alle constatazioni del sopra-
luogo l'Amministrazione comunale, quale
autorità edile, trovò di emettere la dispo-
sizione che il progettante prima d'im-
prendere r esecuzione della fabbrica, do-
vesse produrre un nuovo progetto, dal
quale avesse ad emergere il modo di co-
struzione delle fondamenta della casa, in
relazione allo stato del sottosuolo effetti-
vamente sussistente e che non abbraccias-
se i tratti di fondo comunale ultimamen-
te cedutigli.
Inoltre l'Amministrazione con altro de-
creto fece conoscere che essa interpretava
i' articolo VI del contratto dianzi citato
nel senso che l'edificio non poteva comun-
que ledere l'integrità dell' opera idrauli-
ca, ed invitò quindi l'on. Biankini, a di-
chiarare se conosceva la giustezza di tale
interpretazione; nonché se riconosceva il
suo obbligo di non demolire le fondazioni
dell' edificio dei Quartieretti, in quanto le
medesime servano come muro perimetrale
della cisterna dei tre pozzi. In fine si co-
municava che l'Amministrazione non si ri-
teneva in facoltà di devenire alla stipula-
zione del contratto relativo alle cessioni
deliberate nelle sedute del 29 maggio 1909
e del 5 dicembre 1910, con riguardo ai
risultati del sopraluogo.
Contro il primo decreto 1' on. Biankini
insinuò ricorso alla Giunta provinciale,
che vi fece luogo ; contro il secondo de-
creto produsse egli un insinuato alla stes-
sa Giunta chiedendo che il comune ve-
nisse indotto alla stipulazione del secon-
do contratto oppure a produrre per ap-
provazione alla Griunta i deliberati circa
le cessioni presi nelle suddette due se-
dute.
JE la Giunta provinciale incaricò l'Am-
ministrazione di presentarle, per 1' ap-
provazione tali deliberati.
L' on. Biankini con insinuato 10 feb-
braio 1914 chiese poi al Comune di po-
tere vuotare, a proprie spese, l'acqua dei
tre pozzi per sondarne il sottosuolo.
( Continua.)
2\ CQvrUre d^U proifiitcia
Spalato (ritardata).
Il ballo prò JLega
non restò indietro ai brillanti precedenti
locali. Riesci spendidamente e pel con-
corso, cordiale, unanime, edificante, di tutti
i caldeggiatori della sciiola italiana, e per
l'incasso, che toccò le 10.000 corone,
cifra veramente meravigliosa, risultante
d'uno slancio d'amore e di abnegazione
che comanda il rispetto.
Il comitato di giovani, secondato da
molte e prestanti sigaorine, fa instancabile
nella propaganda e nella vendita delle
serie per la estrazione dei premi. La
mostra si fece notare per eleganze e
ricchezze maggiori del solito. 'Tutta la
vasta Siila della Biblioteca del Gabinetto
era coavertita in un bazar d' oggetti
d' arte, di lavori muliebri, di chincaglie,
di libri, di oggetti utili, d'ogni sorta e
colore.
Al ballo intervennero numerosissime si-
gnore e signorine della miglior società,
in notevolissime toilettes, ed uno sciame
di maschere.
Il nuovo Inno della Lega Nazionale,
eseguito dall' orchestra quando comparve
nella sala del ballo il direttore del Gruppo
locale, fu fragorosamente applaudito ed
applaudite e bissate le canzonette popolari.
Fino alla mezzanotte le danze, causa la
folla, erano inattuabili. Dopo il riposo,
si ballò invece fino a giorno.
Alla cena, nel salone terreno, assistet-
tero parecchie centinaia di commensali,
in fraterna, cordialissima allegria.
Società. Corale.
La Società Corale diede la sera di mar-
tedì 24 febbraio u. s. uno scelto quanto
gradito trattenimento al pubblico che af-
follava il Salone alle Procurative.
In un bellissimo programma di musica
vocale egregiamente eseguito e diretto da
quel valente maestro che è il pròf. Fer-
nando Fedeli, r uditorio ebbe occasione di
gustare dei scelti pezzi di canto sia da
parte dei solisti che dalle masse corali,
robuste ed affiatate.
11 siLCcesiio fu come sempre spontaaeQ
HfMftrg 20 ZÀBA, Salito 11 Marzo 1916. ÀDDÌI LI •« M ; — IL DALMATA
ASSOCIAZIONE
er Zara Cor. 16 anticipatamente, semestre e trimestre in proporzione.
Per l'impero Austro-Ungarico Cor. 18, semestre Cor 9, trimestre Cor. 5.
Per gli Stati appartenenti all'Unione postale Cor. 24 all'anno, semestre
e trimestre in proporzione. Per gli Stati non appartenenti all'Unione
postale Cor. 16 e di più 1' aumento delle spese postali, semestre e
trimestre in proporzione. Un numero separato costa Cent. 20. Un nu-
mero arretrato Cent. 32. I numeri del giornale si vendono nella Li-
breria Internaz. di Schonfeld e negli spaccii princpali di tabacco.
Giornale politicoi ecouomlobi letterario
Esce il mercoledi ed il sabato
Ufficio di redazione: Calle Lirga n.o 5
IliSERZiOm
Le associazioni e gli importi di denaro, in assegni postali, bi diari
gano all'Amministrazione del DALMATA in Zara. Chi non respinge 9
foglio dopo scaduta l'associazione, s'intende obbligato per il trimestr«
susseguente.
Le corrispondenze devono dirigersi affrancate esolnsivamente alla
redazione. Le lettere non affrancate (Faranno respinte. — I comunicati
inseriscono al prezzo di Cent. 25 la linea carattere testino. — Avvilì
ed inserzioni a prezzo moderato da convenirsi. — I manoscritti non si
restituiscono.
Movimento di pace in Inghilterra.
In Inghilterra — scrive il «Graz-
zettìno di Pola» — vanno formandosi
dappertutto comitati per la pace :
the war> (finiamola con la
guerra); e, non ostante la r sposta
data in questi gliomi dà Asq.uith alla
Camera che non si possa nè debba
coQchiadere la pace se non dopo di
avf r fiaccata la Germanici, vanno au-
mentando di numero. In uno di questi
a Londra, ^»tt Duckers, riferendosi
al fatto che T Inghilterra non ha a-
vuto in 18 mesi di guerra alcun
«uccesso, ma viceversa molti insuc-
cessi, come Antwerpen, Mans,* Neue
Ghapelle, Loos e Gallipoli e profe-
tÌMahdo che gii alleati dovranno ri-
tirarsi anche da Salonicco, incita a
continuare fortemente V agitazione,
finché il Governo si decida a farla
finita e ad esporre le condizioai sotto
le quali sarebbe disposto a entrare
in trattative per ottenere una pace
equa e duratura.
Ben disse poi Snovden che in tutta
r Inghilterra non vi è oggi un uomo
veramente di senno che creda alla
possibilità di una vittoria militare
decisiva sulla Germania; ed è pure
poco probabile che essa possa cedere
per un esaurimento economico.
La fine della guerra si può conse-
guire soltanto meicè la buona dispo-
sizione; ed è veramente delittuoso di
continuare così, senza compassione, a
sacrificare vite umane. Il momento
attuale, egli disse, è molto favore-
vole e tutte le nazioni sentirebbero
con gioia che la questione della pace
viene finalmente posta sul tappeto.
In Inghilterra, da quanto si ap-
prende anche da fonti dirette, non si
hanno più illusioni; a centinaia di
migliaia di inglesi si esprimono a
favore della pace. Ma la voce viene
soffocata, o si procura che si propaghi
meno che sia possibile II governo
spera sempre. Come colui che è pres
so a morire e spera ancora .in una
possibile crisi del male, così esso,
nella speranza che la Germania sia
presso alla fine delle sue risorse,
ordina alla stampa che non accenni
affatto a scoraggiamento o stanchez-
za di guerra, anche per non scorag-
giare gli illusi ed ancor pili stanchi
suoi alleati
Ma Bernard Sahw non teme la cen-
sura; ed in un importante articolo di-
ce chiaramente che Asquith tratta
la nazione inglese come una balia
aatuta tratta una schiera di fanciulli
e dà a intendere, anche ai più intel-
ligenti, le cose più stravaganti; e la
eccita a pensare più seriamente e non
ad agire in guisa, quasi credesse che
la gento non abbia occhi per vedere
e cervello per ragionare. Uniformia-
moci, egli dice, iad un programma,
il migliore del quali sarebbe quello
di riconoscere che il meglio che si
potrebbe ancora fare sarebbe di ve-
nire quante più presto possibile ad
un trattato di pace che eviti la ban-
carotta che già sta alle porte e la
conseguente rovina di questa vecchia
Europa.
Comé sijede, c'è del buon senso
ancora anche in Inghilterra!
La granda battaglia in Francia
Ecco i bollettini del grande quartiere
generale germanico, in dž^ta dell' 6
corrente :
«Ieri a tarda ora di sera i Fran-
cesi passarono ai controattacco con-
tro la posizione da noi riconquistata
ad est di Maison-de-Champagne ; sul-
r ala occidentale perdura il combat-
timento con granate a mano; del re-
sto l'attacco venne completamente
respinto. Allo scopo di migliorare il
collegamento con le nostre, nuove
linee avanzate, vennero espugnate le
posizioni nemiche erette di qua e là
del ruscello Forges, e precisamente
sotto Bethincourt per ua' estesa di 6
chilometri sopra una profodità di 3
chilometri; il villàggio di Forges e
Regneville, l'altura del Bosco dei
Corvi e il bosco di Cumier sono in
nostra mano. 1 controattacchi fran-
cesi vennero respinti. Una gran pai-
te della guarnigione delle posizioni
conquistate è perita; il resto, 58 uf-
ficiali e 3277 uomini non feriti, cad-
dero prigionieri; vennero predati 10
cannoni ed altro materiale di guerra
in quantità. Nel Woevre il nemico
venne cacciato anche dalle ultime
case di Fresnes; ivi il numero dei
prigionieri è salito a 11 ufficiali e
oltie 700 uomini ; furono predate al-
cune mitragliatrici.
Le nostre squadre aeree bombar-
darono le località ad ovest di Ver-
dun, nelle quali trovansi truppe nemi-
che.
Ecco poi un rapporto ufficiale da
Parigi :
cAd ovest della Mosa i Germani-
ci riescirono con l'aiuto di un forte
cannoneggiamento a irrompere nei
dintorni di Regneville e di avanzare
lungo la linea ferroviaria. Un vio-
Le memorie di un giovane.
XXV.
Quando mi svegliai il sole, già alto
nei cielo, inondava la mia camera di lu-,
minosi riflessi. I pettirossi d' autunno sal-
tellavano e beccavano cinguettando le
uve spine sotto alla mia finestra: tutta
la natura sembrava essersi svegliata, ad^
dobbata, illuminata ed animata prima di
me per festeggiare il giorno della nostra
nascita ad una nuova vita. Tatti i rumo-
ri della casa mi sembravano allegri come
me. Non sentivo che il passo leggiero
della cameriera che andava e veniva nel
CDrritoio per portare la colazine alla sua
jiadròÈia, le voci infantili delle bambine
della montagna che portavano i fiori col-
ti sul" ciglio del ghiacciaio, il calpestio e
i sonagli dei muli che V aspettavano nel-
la corte per condurla al lago od al bosco
degli abeti.
Cambiai il mio vestito imbrattato di
polvere e di fango, lavai gli occhi abbat-
tutti e rossi per l'insonnia, pettinai i
miei capegli in disordine, e misi le uose
di cuoio del cacciatore di canaosci del-
l'Alpi: presi linaio facile e scesi a tavola
comune oVe il vecchio medico faceva co-
lazione colla famiglia e cogli ospiti.
A tavola ci s'intrattenne della tempe-
sta sul lago, del pericolo che aveva corso
la giovane straniera, del suo svenimento
a Haute-Combe, della sua assenza di due
giorni, della fortuna che avevo-avuto di
incontrarla e ricondurla la vigilia. Pregai
il medico di andare a chiederle per me
lento attacco, intrapieso in quel mo-
mento stesso dalle truppe germani-
che contro l'altura 265, li mise in
possesso di questa, nonostante le gra-
vi perdite che loro inflisse il fuoco
della nostra artiglieria e delle mitra-
gliatrici. Nel settore di Fresnes re-
trocedemmo fino alle falde delle Cò-
tes Lorraines.»
il permesso di informarmi delle notizie
della sua salute, e di accompagnarla nel-
le sue escursioni.
Ridiscese con lei, più bella, più attraen-
te e ringiovanita dalla felicità come
non la si era ancora veduta.
Essa abbagliava ognuno I ma non guar-
dava che me. Io solo comprendevo quegli
sguardi e quelle parole a doppio senso.
Le sue guide la sollevarono con grida
di gioia sulla poltroncina a un predellino
pencolante che serve da sella alle donne
in Savoia. Io seguii a piedi il mulo dai so-
nagli tintinnanti che la portava quel gior-
no alle capanne più elevate dell' altipiano
della montagna.
Vi passammo la giornata intera quasi
senza parlarci, chè già ci comprendevamo
appieno senza le parole. Talora stavamo
a contemplare la vallata luminosa di Cham-
bery che sembrava allargarsi od inabis-
sarsi a misura che noi si saliva più in
alto, talora ci fermavamo sull'orlo delie
cascate, cui il fumo colorato dal sole ci
avviluppava di iridi ondeggianti che ci
sembravano la cornice soprannaturale e
r aureola misteriosa del »ostro amore : ta-
lora a cogliere gii ultimi fiori della terra
sui pràti m pendio delle capanne, ed a
scambiarli fra noi come lettere mai sem-
pre intelligibili fra noi soli di questo al-
fabeto imbalsamato della natura: talora a
raccogliere le castagne, dimenticate al
piede degli alberi, ed a sbucciarle per
farle cuocere, la sera, al fuoco delia sua
camera: talora a sederci sotto alle ca-
panne della uìontagna già abbandonate
dai loro abitanti, ci dicevamo quanto sa-
rebbero stati felici due esseri come noi
relegati dalla loro fortuna in una di que-
ste casupole deserte foimate di alcuni
Come viv8 e lavora lo czar Nicolo II.
A Zarskoje Selo. > Il piccolo padre.
- Il cerimoniale alla corte dello
cxar. - 1 passeggi dello czar Nico-
lò 11. - Al quartiere generale - I
pranzi. - JLo ezarevltscli.
Paolo Doumer scrive il «Graz-
zettino di Fola» — una volta candi-
dato alia presidenza della repubblica
ed ex-presidente della Camera fran-
cese, ebbe recentemente T occasione,
durante un viaggio in Russia, di es-
sere ricevuto dallo czar Nicolò a
Zarskoje Selo. Il segretario che lo
accompagnò, Edoardo Julia, descrive
nei iiVlatin» la vita che conduce il
signore di tutti i russi. Di q^uesta
descrizione è più notevole 1' espres-
sione di devozione verso un autocrate
da pane di un repubblicano, che la
narrazione stessa. Zarskoje Selo con-
sta di una serie di giardini, le cui
bellezze spariscono sotto l'immensa
neve. Basse ringhiere circondano il
parco, che sembra senza custodia.
Alcuni cosacchi percorrono in lungo
e in largo i filari, m un atteggia-
mento innocente come i nostri custodi
dei giardini pubblici. In pochi minuti
si giunge dalla stazione al palazzo,
che, secondo il modello francese, è
una piccola Versailles^ composta di
un edificio di solo pianoterra e di
ampii cortili.
Qui incomincia il cerimoniale, che
è osservato rigidamente più che altro
dai grandi dignitarii di Stato, poi-
ché 10 czar, non à già il carattere
di uno di quei superbi sovrani, che nel
dominio degli uomini vede soltan-
to r occasione per un alto sfarzo
sacerdotale.
Non è una di q^uelle anime che
trova soddisfazione nel lusso. A lui
piace meno sbalordire che essere
amato e meno essere amato che a-
mare Egli non è un satrapo asia-
tico, ma il piccolo padre de' suoi sud-
diti. Sopratutto egli non ama circon-
darsi di uomini noiosi di stato. JLo
sfarzo di Luigi XIV vive ancora
nella corte russa e il visitatore, per
passare da' saloni imperiali alla ca-
tronchi d'albero e di alcuni assi, presso
alle stelle, allo stormire dei venti fra gli
abeti, al fremito dei ghiacci e delle nevi,
ma separati dagli uomini per mezzo del-
la solitudine, e non occupando che di àè
stessi una vita piena e traboccante di un
solo sentimento I
XXVI.
La sera discendemma a passi lenti. Ci
guardavamo tristamente come'se avessimo
lasciato i nostri dominii e la nostra feli-
cità per sempre dietro di noi. Essa risali
nel suo appartamento, lo rimasi a cena
colla famiglia e gli ospiti. Dopo cena, co-
me ne eravamo intesi, bussai alla porta
della sua camera. Mi ricevette come un
amico d'infanzia ritrovato dopo una lun-
ga assenza.
E con lei passai cosi dippoi tutti i
giorni e tutte ìe sere. La trovavo per so-
lito mezzo coricata; sovra un sofà rico-
perto di ^la bianca in un angolo tra^.^ la
tinestra ed il camino : un piccolo tavolo
di legno oscuro, sul quale .ardeva una lu-
cerna in bronzo, era coperto di libri, di
lettere ricevute o cominciate nella gior-
nata: di più una piccola scatola da thè
in «caiou ch'essa poi mi diede partendo
e che non lasciò più il mio camino da
quel tempo e due tazze di porcellana az-
zurro e rosa della Chiua nelle quali sor-
bivamo il thè a mezzanotte.
Il buon vecchio medico saliva per so-
lito con me per conversare colla sua gio-
vane ammalata; ma.dopo q.aalche mezza
ora di conversazione, quell'attimo, accor-
g^endosi bene ohe la mia pranzi pootri-
buiva più'che i suoi consigli ed i suoi
bagni al ristabilimento visibile di una
salute Si cara a tutti, ci lasciva soli coi
mera da lavoro, deve essere prece-
duto da un cortigiano, che à il capo
ornato di un berretto alto e superbo,
che à corti calzoni e calze di seta e
un frac con bordi d' oro. Ma, lungo
i corridoi di questa magnifica reggia,
si vendono allineate numerose bi-
ciclette, che sono pronte per gli usi
della famiglia imperiale.
A pena lo czar è libero, corre nel
parco e percorre alcuni chilometri a
passo veloce, senza coprirsi il capo.
Poi riprende il lavoro. Come egli si
preoccupi per il bene del suoi solda-
ti, lo dimostra il fatto che egli stes-
so porta per alcune ore lo zaino, per
constatare il peso imposto alle sue
truppe. Quésta vita, che sa di ceno-
bio, è meno di quanto si creda tur-
bata dalla magnificenza esteriore.
Quanto è felice lo czar di fuggire
da' dintorni della grande città e di
partire per il quartiere generale, che
è distante 600 km. da Pietrogrado,
e di vivere in mezzo a' suoi ufficiali.
Ci sono molte ore di inattività al
quartiere generale, durante le quali
si vorrebbe, si potrebbe lavorare, per
liberarsi dagli affanni, che fasciano
ognuno. Ma bisogna attendere, finché
si compiano, finché lontano si effet-
tui la loro esecuzione, per poi su
questa procedere alla nuova creazio-
ne. Il telegrafo e il telefono lavora-
no tutta la iiotte. L'imperatore abita
il palazzo del governatore del luogo,
una specie di municipio. Sulle scale
fanno guardia alcuni cosacchi, coi
loro berretti di astracan, colle loro
sciabole istoriate e colle loro cartuc-
ciere esegeratamente decorate. Si vie-
ne subito in una sala d' aspetto e da
questa nella camera di lavoro dello
czar.
Il pranzo è oltre ogni dire sem-
plice. Una zuppa speciale, una carne
allessa, un dolce alla crema. Niente
vino e nessun altro alcool. All' incir-
ca 20 coperti e il discorso si svolge
sempre fra i vicini. L' imperatore
lascia ad ognuno la libertà di par-
lare come vuole. I pranzi spesso sono
rallegrati dalla presenza dello cza-
revitsch, 11 fanciullo imperiale à occhi
ridenti, una bocca atteggiata al sor-
riso, e si tiene a fianco del padre
come un bravo ragazzo, che sa che
il suo mangiare deve essere sorve-
gliato. Egli ride agli ufficiali che
conosce e che lo idolatrano per la
sua fantasia fanciullesca e per la
sua leggiadria. Dinanzi agli stranie-
ri diventa riguardoso e si schermisce
dietro il padre. Specialmente è ama-
to dallo zio. Lo czar dice agli ospi-
ti: «Io sono felice. Io e m^o figlio
dormiamo nella stessa stanza>.
Nel ragazzo non si scorge segno
di malattia. Egli poi non è.nè debo-
le, nè ha quel fare che di solito anno
i ragazzi malati. Al contrario, la
giovialità del suo temperamento è
anzi molto tranquillante. Alla sera
egli scrive sempre le sue impressio-
ni alla madre e dice, che noa può
venirla a trovare, perchè là nel pa-
lazzo, dove son curati i feriti, ci so-
no ttroppe si^/iore>. Egli descrive la
vita del campo. Una volta la corte
gli aveva dato begli stivaletti laccati
per un» visita, quando doveva visi-
tare un reggimento. Ma, prima che si
potesse impedirglielo, egli coprì del
faugo della strada i bègli stivaletti,
cosi che non fu possibile vedere
neanche una striscia di'lacca, per
poter assomigliare i suoi cosacchi.
E in questa maniera servile e sdolci-
nata, colla quale si afferma anche
che milioni e milioni sono pronti a
lasciarsi uccidere per questo ragaz-
zo, racconta il repubblicano altre co-
se del piccolo padre Nicolò, del gran-
duca e del figlio, che senza eccezio-
ne da tatti i russi è onorato perchè
un giorno porterà la corona impe-
riale.
(Dal i Wiener Neues Journal*).
Note di guerra ^ ^
e di attualità.
Camera dei rappreiéntaatl
di Washington.
La Camera dei Rappresentanti decise
con 256 voti contro 160 di ridurre la di-
scussione della risoluzione che tratta dei
sommergibili analogamente alla risoluzio-
ne presentata da Gore al Senato.
La Camera dei Rappresentanti ha ag-
giornato con 276 voti contro 143 la ri-
soluzione nella quale si proponeva 1' am-
monimento ai cittadini degli Stati del-
l'Unione di non viaggiare su navi mer-
cantili armate delle Potenze belligeranti.
Il Tascello fantasma.
Si ripercuotono ancora nella vastità
dell'Oceano le gesta dell'«Emden», del
vascello fantasma che per mesi e mesi fu
il terrore della potente ed invincibile
flotta ingli se, quando l'eroica sua fine
dopo un' accanita resistenza contro pa-
recchio navi da guerra, pareva avesse
spento negli infiniti gorghi del mare Te-
co di quelle gesta gloriose, che sono e
nostri libri ed i nostri colloqui. A mez-
zanotte, baciavo la mano eh' essa mi sten-
deva traverso al tavolo e mi ritiravo nel-
la mia camera. Ma non mi coricava che
quando non sentiva più alcun rumore
nella sua.
XXVIl.
Cosi si continuò ancora per cinque lun-
ghe e corte settimane questa intima e
deliziosa vita a due : lunghe se penso a-
gli innumerevoli palpiti di felicità eh' es-
se contavano nei nostri cuori ; corte, se
considero la rapida impercettibilità delle
ore che le riempivano ! Sembrava che per
tìn miracolo della Provvideuz-a, che non
si riproduce un anno sovra dieci, la sta-
gione complice della nostra felicità fosse
d' accordo con noi per prolungarla.
Il mese di ottobre intero ed una lunga
me£à del mese di novembre somigliavano
ad una primavera risuscitata dall' inverno
che non avesse dimenticato che le prime
foglie nell'avello. 1 venti erano tepidi, le
acque azzurre, gli abeti verdi, le nubi
rosee, il sole splendido. Solo le giornate
erano corte; ma le lunghe sere presso le
ceneri calde del suo focolare ci ravvici-
navano'vieppiù.
Esse ci facevano più esclusivamente
presenti ancora l'uno all'altra; esse im-
pedivano a' nostri sguardi ed alle nostre
anime di evaporare nello splendore della
natura esterna. Noi le preferivamo ai
lunghi giorni di estate. Il nostro splen-
dore stava in noi. Noi lo sentivamo me-
glio confinandooi nel nostro salottino du-
rante, le lunghe tenebro delle sere e del-
le notti di novembre, al tintinnio di al-
cune prime folate di brina o di nevischio
sui suoi vetri, ed ai gemiti del vento au-
tunnale: quel vento piovigginoso sembra-
va ripiegarci in noi stessi e gridarci:
«Affrettatevi a dirvi tutto ciò che non
è mai .stato detto ne' vostri cuori, e tutto
ciò che deve essere detto prima eh« l'uo-
mo e la donna muoiano, poiché sono la
voce dei tristi giorni che si avvicinano e
che vi devono separare!»
XXVIII.
Visicammo cosi insieme, 1' un dopo 1' al-
tro, tutti i seni, tutti i golfi, tutte le sab-
bie del lago : tutte le cime, tutte le vet^»
te, tutti gli antri, tutte le valli nascoate,
tutte le grotte, tutte le cascate incassate
nelle fenditure delle rocce della Savoia.
Vedemmo più luoghi sublimi o graziosi,
più solitudini misteriose, più deserti in-
cantevoli, più casette sospese fra gli a-
bissi e le nubi alle cornici protendenti
delle montagne, più vigneti, più acque
biancheggianti di schiuma sui prati in
pendio, più foreste di abeti e di castogni
aprenti i loro tetri colonnati agli sguardi
e ripercuotenti il rumore delle nostre vo-
ci sotto le loro volte, più che non ne ab-
bisognerebbe per nascondere un mondo di
amanti.
Noi lasciammo in ognuno di quei siti
uno dei nostri sospiri, uno dei noitri en-
tusiasmi, una delle nostre benedizioni. Noi
li pregammo a bassa e ad alta voće di
conservare il ricordo dell' ora ohe vi ave-
vamo trascorsa insieme, dei pensieri che
ci aveva dati, dell' aria che vi avevamo
respirata, della goccia d'acqua che vi
avevamo bevuta nel cavo' delle nostre -
mini, della foglia o del fiore ohe vi ave-
vamo colto, delle traccia che i nostri
Sassi vi avevano impresso sull'erba umi-a; di renderci tutto oiò un giorno ooUi^ ,/v/