79. ZARA, Sabbio 4 Ottobre 1902. Anno XXXVII.
ASSOCIAZIOI«^
l*dr Zara 16 antioipatamente, semestre e trimestre in propornone
Per i'iiiptir AotlrO-URiarlOO Cor. 18, semestre Cor. 9, trimestre Cor. 5.
Per appartenenti all' Unione pattale Cor. 24 all' anno, semeòtre e
trim^ in y ropondone. Per gii STYTT BM «pparttaenti all'Unione postale
Cor. IS è (U piti r aumento delle «peae pos^^* semestre e trimestre i»
propotjdone. Un nnmoro separato eeeta Cent tt. Un numero arr. Cent. 82.
numeri del giornale si Tendono ttélla liÌMreria intemazionale di £. SohSnfeld.
Giornale politicoy eco^micoy tettepamo
Esce il merooledl é il mmhmta.
1NS£RZ10N1.
Ije assoeiasioni e jfli importi di denaro, in aiit|ii pattali, ei dlcigtno
aU* Aaiariaittraxlaaa del DALMATA in Zara. Ohi non reeiiage il foglio dopo
seadnia l'assooiaBione, t'intende OkMIfat« P«' il trimeekre «aaeeganrte.
Le oorrispondenie devono dirigersi afEranoate e»ol udramento i»U« le
oaaione. Le lettere non »tfraneate saranno respinte. I oomn^Uoatl li iaeecfaeoao
al preieo di Cent » la linea, oarattero testino. At»ì»ì ed itfeniM • P*»»«
moderato d«, eosTenind. — I manoacritti non li reetltui«« o.
D congresso degli studenti italiani della Dalmazia
La lieta giornata.
Seppure cielo sia tutto grigio e
dispoato «ila pioggia» è uell' animo di
tutti i cittadini un' esultanza nel vedere
un' ottantina di studenti italiani, delle
Università e del Politecnico, qui con-
venuti, con r adesione di oltre quaran-
ta colleghi assenti, a celebrare una
loro solennità civile: la costituzione,
cioè, della Società degli Studenti Ita-
liani della Dalmaxia^ tale che, come
abbiam detto, renderà più compatte le
foro file, meglio determinati i loro vo-
leci. ] voti e gli auguri migliori vanno
flai core e dal labro di tutti a questi
giovani, care speranze della patria, che
inno'continuare le nostre vigilanze
le difese gagliarde.
Arrivati in bel numero gli studenti
italiani dalla provincia, vennero accolti
con schietta effusione dai loro com-
pagni di qui. Al Caffè Centrale, alle
10 e mezzo, i^enne servito un ve/rmoutk^
in onore degli ospiti, ai quali diede il
benvenuto, con calda parola, lo stu-
dente Tamino, ringraziato dallo stu
dente Dudan.
Poi tutti, corporativamente, in co-
lonna, si recarono al municipio.
La visita al podestà.
Li accolse con lietissimo animo il
nostro podestà, dott. Luigi Ziiiotto, cui
11 presidente del comitato promotore
della nuova società, lo studente Marco
Periini di Zara, ebbe a rivolgere in
questo modo la parola:
Permetta, maguilico siguor podestà, che,
nel-giorno m cai s'mizia l'attività, della
nostra associazione, gli studenti italiani Le
Itteeiaiio per mei^o mio nverente omagg:Ì07
e accolga m pari tempo i sensi delia no-
stra riconoscenza per la gentile ospitalità
che Zara offre all'odierna festa, ospitalità
tanto più gradita dopo gli episodi, che ci
impedirono 1' anno scorso di riunirci iu altra
città della provincia, ove pure è nostro
guanto v' ha di piiì civile e di più intelli-
gente.
A Zara italiana, custode gelosa del no-
stro patrimonio nazionale, và la nostra am-
mirazione e la gratitudine nostra, a Lei,
F amato rappresentante, 1' affetto ricono-
scente per l'opera Saa indefessa e la te-
nace e nobile fibra di patriota.
Accolga, signor podestà, ancora una volta,
i nostri salati, che oggi Le sono promessa
virili propositi da parte della gioventù
"aquatica.
^ V podestà, in nobilissimo discorso
^rito d^ cuore, ringraziò sentita-
ir^iL Periini e tutti gli studenti
della Dalmazia. Disse della di
lui soddisfazione nel veder sorgere la
nuova istituzione, che^^ova la ognor
crescente coscienza degli alti doveri
incombenti alla gioventù accademica.
Non si crede autorizzato a dar con-
sigli, ma, ove gli fosse permesso di
darne uno, vorrebbe consigliare agli
studenti di animarsi a vicenda e di
iinimare anco i più giovani tra di loro
allo studio profondo ed indefèsso, es-
sendo importante che anco gli altri
Ltalianl possano valutare la nostra im-
lorlanza, grazie alle manifestazioni del
iosfero intelletto, che ha il compito di
radiare anche su altri la luce del pen
' to italiano. Cosi operando, e nel
;\prvare e nel tramandare ai più
;giovani*l^ loro fede, quella f<;de eh' è
condizione della nostra esistenza, eoo-
j^ereranno'^ far si che gli Italiani, con
la nobiltà dell* animo e la vigoria del-
l' intelletto, possano divenire uno dei
iattori dirigenti della futura umanità.
Il* apertura del oongresso.
' ^ * ^^ concerti del
Teatri Giuseppe Verdi, sono adupaii
tutti gli studemi, e, invitati, l'ill.mo
signor podestà, i deputati%aliani alla
Dieta, gli assessori del Comune, il
presidente della Camera di Commercio,
signor Periini, e le direzioni dei patri
sodalizi. Sono rappresentati all' adu-
aauza II Dalmata^ Il Piccolo e 1'
di Trieete, e 1' Alto Adige.
il tavolo presidenziale c occupato
dai mtmhti del comitato promotore,
mgente da. direzione provvisoria.
Nelle rappresentanze dell' autorità il
commissario signor Drabek.
Inaugura il congresso il presidente
del comitato, Marco Periini, dicendo:
A nome del comitato promotore salato
il magnifico signor podestà, l'amato rap-
presentante di Zara nostra, felice augurio. {Acclamazioni.)
iSaluto i signori deputati e le rappresen-
tanze dei patri sodalizi, interpreti della
simpatia con cui il paese segue le nostre,
iniziative; ed a voi, carissimi CL»lleghi, che
numerosi siete qui convenuti, rivolgo pure
un caldo salato ; ed esso vi dica tutta la
gratitudine nostra per T entusiastica acco-
glienza che trovò m voi l'idea di unire le
giovani forze italiane in un fascio, fascio
di luce che ci deve guidare alla mèta lu-minosa di un miglior avvenire.
E bisogno imperioso era per noi il dare
un assetto definitivo alla famiglia studen-
tesca della nostra provincia. I fratelli del
Trentino, da oltre un decennio costituiti in
società, ne traggono mirabili risultati mo-
rali ed intellettuali, impiegando tutti i mez-
zi più adatti alla diffusione del pensiero e
della coltura nazionale; e non solamente
nei limiti della loro cerchia universitaria,
ma in ogni guisa ne rendono partecipi le
altre classi, che maggiormente abbisognano
di essere riscaldate al fuoco del progres-
so civile, con la parola che illumina ed
avviva il sentimento italiano. A Trieste
domenica scorsa convennero in gran numero
i colleghi della Venezia Giulia, e là furono
gettate le basi di quella associaziione c.he
metterà a profitto dell'Idea l'energia di
tanti valorosi giovani. 8' imponeva quindi
anche a uoi> la necessità di provedere ac-
chè una simile organizzazione non avesse a
mancarci. Il comit ito promotore compilò
pertanto gli statuòi, che, se pure non per-
fetti, contengono tuttavia quanto deve gui-
dare r attività sociale, cui ora non manca
che il buon volere per divenire feconda. E
cosi oggi noi pure celebriamo il lieto av-
véiiinie*ito, che da ttìtti^ sàW' appreso con
gioia, poiché è felice auspicio il concorde
lavoro dei giovani per un alto fine di li-
bertà, di patria e di progresso. (Vivissimi
applausi.)
Ma anche per un non lontano avvenire
era sentito il bisogno d'una società che
avesse a raccogliere le nostre energie di-
sperse. E' indubitato che per stringere in
un vincolo più stretto gli italiani delle no-
stre Provincie, e dare maggior continuità
all'opera intesa a conseguire tanti vitali
interessi, ai pari di altre istituzioni, sor-
gerà una federazione universitaria; e la
Dalmazia, che fa sempre prima ..1 patrio-
tico tributo di solidarietà nazionale avreb-
be dovuto demeritare dalla fama acqui-
statasi in passato con ben maggiori sacri«
fici? — E se i nostri colleghi adriatici e
del Trentino sentirono la necessità di suo-
nare a raccolta e passar in rassegna le
loro file, quanto maggiormente non lo dob-
biamo noi, cui ogni giorno urgono nuovi
pericoli ?
Ma oggi che il sogno da tanti accarez-
zato è realtà ; oggi che la società nostra
si inaugura — senza programmi magnilo-
quenti, ma pure con le migliori promesse,
perchè accompagnata fin dal suo nascere
dalle simpatie generali — oggi attendiamo
fiduciosi il compito che a lioi sarà riserbato ;
Cosi la gioventù dalmatica offrirà la prova
migliore che qui non è ancora spento lo
spirito di quella coltura nazionale che valse
tanto rispetto e considerazione ai nostri
maggiori; e l'imponenza numerica, poiché
è indubitato che nessuno trascurerà di in-
scriversi alla associazione, sarà una rispo-
sta eloquente a chi vuol svisare le cose
sul conto .nostro, e una gradita sorpresa
per coloro che ci amano, ma, pur amandoci
poco ci conoscono. {Applaml)
Ecco, egregi colleghi, le' principali ra
gioni che ci suggerirono l'opportunità della
costituzione legale ; molte altre potrei ena
merarvi, ma di queste potrà parlarvi me
glio la futura direzione nel prossimo anno,
quando appariranno ai vostri occhi i pra
tici risultati dell' opera che noi abbiamo
modestamente, ma con diligenza iniziata
Oggi pertanto, nell' inaugurare la so
cietà nostra, io formulo T augurio più fer
vido eh' essa possa prosperare e recar quei
vantaggi che i nostri bisogni reclamano ;
eh' essa sia la Scintilla da cui divampi il
fuoco che si confonda in un inno di fra-
tellanza ed accenda quella fede, che sola
pi^ò condurci alla realizzazione di tanti cari
ideali; e che vano non sia l'augurio ci
conforta lo spirito del grande dalmata, ^he
ci apprestiamo di degnamente onorare nel-
l'imminente centenario, di Nicolò Tommaseo,
che (vuoi propiziare al risveglio della gio-
ven|éù italiana della sua teria. {Entusimtici
apnlausi) ^
|Nel %\nie di questo grande di nostra
get } per noi significa: nobilmente Sen;
tir'* iÌÈi^giente pensare e fortemente volere, y
pf' f S e riuscirete! (Applausi) '
E l ora, signori, l'aiiimo mio si rattrista
nel ricordarvi un luttuoso avvenimento, che
ci ha colpiti in quest'anno;;^ an compagno
carissimo, il povero Enrico Smirich, non
siede più fra noi !
La dura morte, che non risparmia alcuno,
lo rapi agl'affetto dei genitori e degli amici
nella primavera della vitaj quando tutto
sembrava sorridergli. ^
E voi, che apprezzaste le rare doti
d'intelletto e di cuore, e l'animo mite, a-
perto ad ogni nobile sentimento, e la rara
modestia del povero Enrico, voi potrete
misurare il grande vuoto cho lasciò fra noi
la sua fine prematura.
In questo giorno, in cui celebriamo la
festa dei giovani, fra i quali egli era dei
migliori e dei più amati, l'animo nostro Io
icorda ancor una volta con l'affezione an-
tica, ed un mesto pensiero vola al povero
amico morto ! (Tutti assorgono in segno di condoglianza.)
Il saluto dalla provincia.
Presa la parola, lo studente Selem,
di Spalato, dice :
Quella voce che deve trovare eco degna
in ogni petto italiano giunse anche sino a
noi, nella martire patria del glorioso Ba-
amonti {fragorosissimi applausi) e ci chiamò
nella gentile città di Zara, qui, d'onde più
a lungo apparve gagliardo, alle altre dal-
matiche città, il veneto leone {fragorosis-simi applausi) qui ove conservate più de-
g-namente la impronta e la tradizione ita-
iche. Di qualche collega che per ragione
privata non potè, con suo dispiacere, cor-
rispondere all' invito, io vi reco anco il sa-
luto affettuoso. Noi soddisfammo all' impulfjo
del cuore, e, soddisfando a un dovere, ci
riunimmo qui a far sentire aticora una volta
la nostra voce, forte e vigorosa, in difesa
dei nostri santi ed intangibili diritti; ci
riunimmo allo scopo di aprire, ora che sia-
]paio legalmente costituiti, sempre più larghe
vie alla causa italiana;ci riunimmo a strin-
gere sull'altare della patria il nodo di
queir amicizia che è tanto necessaria alla
lotta e che deve rimanere, imperitura. plausi.) )
"Con vt>i, cari eoileghi,' ^afa tutta, questa
gemma di Dalmazia ed onore di noi ita-
liani {fragorosi applausi) manifestò la sua
ingenita italica gentilezza nell' accoglierci
in questo solenne giorno, porgendoci la più
sincera, la più gradita ospitalità. E' un atto
generoso, è un atto nobile, che cancellerà
il triste ricordo dei fatti dolorosi occorsi
nel dì, che Spalato ci dovea vedere riuaiti.
E mentre vi esprimiamo per ciò, anche a
nome dei colleghi, i sensi della più pro-
fonda gratitudine, che nutriamo e nutriremo
per voi e per Zara, mi auguro dalla con-
cordia, che ci terrà sempre uniti, i migliori
auspici per la giovine società. {Calorosi ap-plausi.)
Indi parla lo studente Damiani di Ra-
gusa: «Colleghi! Profondamente commosso
della festosa, simpatica accoglienza, che
voi, colleghi carissimi di Zara, ci voleste
prodigare, mancherei ad un imperioso do-
vere di collegialità e di patriottismo, se
non Vi esprimessi un grazie vigoroso dal
profondo dell'anima mia italiana. {Applausi )
Quindi a voi. colleghi cortesi della du-
cale ed italianissima Zara {fragorosi ap-plausi) a voi, che ognora brillaste per ab-
negazione e per patriottismo, a voi, cui le
nostre volontà e le nostre energie inten-
dono con sublime entusia^imo, il saluto fer-
vidissimo a nome dei colle^bi di ìiagusa. ( Vivissimi applausi.)
Iia relazione virtuale.
Indi lo studente Fiircich, segretario
del comitato promotore, dà la seguente
relazione virtuale:
Amid e colleghi,
Tre anni or sono in questa istessa sala
s' elevava la voce di un gruppo di animosi
studenti, voce, che prorompeva franca e
impetuosa dal loro petto, piena di nobili
propositi, a organizzare le loro giovani
forze a vantaggio della pati-ia : s'inaugu-
rava il Lo Congresso degli studenti dalmati
italiani. Un nembo di belle speranze ac-
compagnò il loro operato e lasciò intrave-
dere che v'erano ancara delle giovani e-
nergie d'una schiera, se pur limitata, la
quale offriva alla patria il fuoco del suo
entusiasmo, il contributo della sua mente,
la forza del suo braccio, schiera, che aveva
stretto un tacito patto di la\orare e di
lottai-e per i comuni ideali, per la cau«a
comune {applausi)
I congressi adunque furono ritenuti att
a trattare e risolvere le nostre que.^^tioni;
a tener viva e a sviluppavi vienvaggior-
mente 1' attività degli stiidenti^'^ Però
congressi ornai non erano saffij^enti. Altre
circostanze sopraggiunsero, le' quali lè^i^i
posero la necessità di unircili in un vincolo
più stretto e che fosse riconosciuto dalla
autorità, per ottenere anchel con mezzi le
gali l'approvazione del nost|-o• operato.
I motivi risalgono al fatto« accennato an
che dal signor presidente, èhe i trentini
erano costituiti già da un decennio e che
tastò l'Innominata accoglievà nel suo grem
bo gli studenti dell' Istria, del Friuli e di
Trieste. Ora era decoroso, anzi doveroso
che gli studenti della Dalmazia, la provin-
cia sorella, pur essi si organizzassero e si
raci/ogliessero sotto un solo vessillo; e
tanto più in quanto che aleggia l'idea, va-
gheggiata e accarezzata da tanto tempo, di
formare una federazione la quale comprenda
gli studenti italiani dell' Austria tutta. Or
come vi potevano partecipare i dalmati, i
quali formavano bensì un' unione morale,
ma da nessuno erano riconosciuti come so-
dalizio legale?
I fatti d'Innsbrack poi ci determinarono.
In quello slancio di fraternità, in quella
unione cosi ìntima di cuori, che battevano
air unisono, di fronte alla lotta degli av-
versari, cosi diversi e così numerosi, ognu-
no comprese la necessità di costituirci.
Queste adunque sono le tonti, da cui
scaturì l'idea discussa e poi approvata.
II comitato promotore intavolò le prati-
che necessarie, lavorò intorno alla compi-
lazione degli statuti, non trascurando di
occuparsi in pari tempo degli interessi e
delle questioni della nostra studentesca.
Procurò di mantenere un saldo legame
spirituale fra tutti gli studenti italiani della
Dalmazia, di disciplinare ed organizzare a
vantaggio della nostra causa le nostre gio-
vani e libere forze, di associare il nome
degli studenti dalmati italiani a tu^te le
manifestazioni nazionali.
Egli è perciò che la nostra coscienza si
ribellava contro di chi voleva opporsi o
imitare la nostra attività, credendo forse
di ravvisare un fantasima uscito «dalla terra
de'morti,» (come ovunque ne veggono dis-
seminati) terra che pur ancora abbastanza
palpita di vita rigogliosa e che noi cer-
cheremo di far vieppiù prosperare con tutte
e nostre forze.
Laonde addolorato rimase 1' animo nostro
in apprendere che due righe di decretc ci
privavano della gioia di porgere ai nostri
fratelli e colleghi il saluto nella latina Spa-
ato, che avevamo scelta a sede del nostro
III Congresso. Abbiamo inviato un tele-
gramma di protesta a S. E. il presidente
dei ministri dott. KOrber ; abbiamo ricorso
contro il decreto dell'inclito i. r. capitanato,
alla eccelsa luogotenenza, e poi al mini-
stero dttgli interni! ed abbiamo ottenuto?
Attendiamo ancora l'evasione.
Dove però possiamo con soddisfazione
registrare 1' attività de* nostri studenti per
la larga partecipazione ai fatti, che allora
ebbero luogo, si è nella questione univer-
sitaria. N
Quando dall' uDÌ%^mtà enopuntina sorse
1 grido dei nostri fmelli contro i soprusi
degli studenti tedeschi, i colleghi di Graz e di
Vienna, rispondendo numerosi all' appello
dei fratelli e alla voce del dovere, sorsero
subito a difendere i comuni conculcati di-
ritti. A tener desta l'agitazione universi-
taria, furono indetti vari comizi: quelio di
Innsbruck, di Trieste, dei Trentini, ove con
dotta e nobile parola si reclamava la uni-
versità italiana a Trieste. E noi pure ci
siamo associati a quelle manifestazioni na-
zionali, perchè uniti da stessi ideali ed in
teressi, perchè il nostro cuore batteva
all' unìsono col loro, perchè tutti egual-
mente italiani. {Vivissimi am-ausi)
Fuvvì alcuno, che sì preW a cuore gli
interessi di questa nostra'cara e pur sven-
turata patria, che rivolse il suo amoroso
pensiero alle nostre condizioni I GratD ^li
si rivolse 1' animo nostro, come ai membri
dell' Unione Parlamentare, al bar. Malfatti
ed all' on. Bennati per le sue generose pa-
role pronunciate a favore de' fratelli dal-
mati. Qui va pure menzionato il voto di
biasimo a Tito Allacevich, al quale, come
già in principio della questione di San Gi-
rolamo, gli studenti dalmati italiani ave-
vano inviato un voto di plauso, cosi i me
desimi, dopocchè dal losco affare ne
poteva ridondare onta al nome degli ita-
liani tutti della Dalmazia, disapprovarono
il di lui operato ed il contegno nella so-
luzione di detto affare. {Approvazioni)
L' ultima cosa poi che occupò la nostra
attività, sì fa la compii zione degli statuti,
impresa non scevra dì difficoltà, per chi,
come noi, è inesperto in queste faccende e
che d'altro canto pur si voleva ottenessero
r approvazione dell' autorità.
Abbiamo noi ottenuto pienamente lo sco-
po, presentando cioè un'opera perfetta? A
voi spetta il decidere. In quanto a '.oi ab-
biamo procurato di fare il nostro meglio
ed in questo riguardo la coscienza non ci
rimorde.
Però pensate, e voi tutti spero sarete
pienamente d'accordo, che non gli statut^
0 i paragrafi devono tracciare i limiti della
nostra attività. Abbiamo la società costi
tuita : ebbene : lavoriamo ; lavoriam<» ìndefes
samente, tutti concordi pel bene della no-
stra patria. Questo sarà l'unico mezzo di
far prosperare Va nostra società e di far
risentirne i vantaggi. Ma ho detto: tutti
devono cooperare secondo le loro forjje ; è
neeessai'io quindi scuoterci da quella fatale
apatia, che pur regna, tra noi sebbene in pie
coli termiùi ; è necessario che scompalìano in
nanzi all' alitare della patria certe spanda
lose invidiuzze da scolaretti o certét que-
stioni personali, che produr potrebbero e-
siziali conseguenze. {Vivisdtme approvano-ni.) Non illudiamoci: in labore virtus ei vita. Ed ampio può essere il campo della
nostra attività. Abbiamo la nostra Lega Nazionale, questo palladio della nostra col-
tura e dei nostri diritti (apptou«): orbene,
lavoriamo per essa, non la dimentichiamo
in nessuna occorrenza, lieta o luttuosa,
procuriamole dei soci. Perchè noi dobbiamo
sostenerla a costo di sacrifizi: essa man-
tiene tre scuole popolari e due asili infan-
tili, educando i nostri fratelli nel nostro
dolce idioma ed iniziandoli nella nostra
coltura: essa produce messe di copiosi frutjti
e prova ne sia la lotta continua e violenta
che le vien mossa dagli avversari.
Abbiamo il ceto operaio. Procuriamo un
riavvicinamento, un contatto maggiore: noi
ne abbiamo bisogno. Noi lo possiamo per la
posizione in cui ci troviamo e quindi dob-
biamo inculcargli l'entusiasmo del senti-
mento nazionale e porgergli il germe fe-
condo della civiltà e della coltura intellet-
tuale e morale. Invitiamolo a delle confe-
renze facili, tenute da studenti, facciamo
una specie di università popolare. Il con-
ferenziere, che presenta al pubblico la sin-
tesi di studi maturati nel silenzio e nella
meditazione, e coloiisce :1 suo dire con voce
esperta, fa percorrere al pensiero oWlo
ascolta una via assai più rapw^^
che non facciano o un corso di lez^olai si-
stematiche 0 la lettura di un libro. Sì po-
trà più o meno approvare l'autore ; ad o-
gni modo la nostra mente rimane aperta
a un nuovo corso di pensieri che, elevan-
doci, ci rende più forti e sereni contro le
piccole miserie della vita. Uno solo sia a-
duuque il nostro intento, uno solo il nostro
mezzo, uno solo il nostro motto: il lavoro,
u questa guisa ci possiamo ripromettere
dei veri vantaggi, così corrisponderemo nel
modo migliore e più degno all' augurio dì
questo fausto giorno. Attiugeremo energia
nella bellezza stessa de' nostri ideali, nella
santità della nostra causa; 1' attingeremo
nello sguardo corrusco di queir animoso
! jeone, vinto ma non domo, il quale ci ispi-
rerà il coraggio e la forza nella lotta e
o sprone e la costanza nel lavoro e che
sarà per noi sempre il miglior simbob per
l'avvenire. Eipetiamo col poeta:
«Non sbigottir, eh' io vincerò la prova.» V
Le adesioni. — I dispsooi.
Dopo approvato lo statuto della So-
detà degli studenti dalmatì italiani ^
viene comunicata questa lettera, diretta
dair on. Gbiglianovicb, impedito da
obblighi professionali, al presidente del
comitato promotore, signor Periini; e
la lettera desta, col plauso, vivo ep^
tusiasmo.
Egregio Signore ! La prego di accog
assieme ai iiuoj. -^Jolìfcghi del Comit'
miei ringraziamenti per il gt-ntile inv , ov
l'odierno congresso, e di scusare ì 1
assenza, dovuta ad indilazionabili oècupa-
zìoni professionali.
Faccio fervidissimi voti che la Società,
che si costituisce, affratelli sempre più i
nostri giovani universitari, e lì ponga con
noi, che abbiamo 1' arduo mandato di di-
rigere e rappresentare il Partito, in ognor
maggior contatto, a vantaggio della causa
comune.
Forse non mai, come oggi, fu grave il
momento per gli Italiani della Dalmazia,
e non fu mai, per ciò, come oggi, tanto
necessario, per noi, il pieno accordo in un
sistema unico di azione, che possa racco-
gliere ogni età ed ogni forza, per'la difes^"
dei nostri diritti. Il Partito, come abbisogna
dì calma e talvolta perfino di dolorosa pru- '
denza — ciò che ì più anziani tra noi per
l'esperienza del passato spesso reclamano
— il Partito sarebbe anemico e scialbo
senza 1' entusiasmo dei giovani ; e specie
di giovani quali sono gli universitari nostri.
Ardenti di patriottismo, studiosi e colti,
tutti degni della gentilezza italiana, in essi
è la prova più bnllante della vitalità del
Partito. Agli avv ersari nostri possiamo bene
obbiettare, infatti, che quando un Partito,
come il nostro, può non indarno chiamare
a pronta raccolta delle varie dalmatiche
città, e borgate, e ville, cento e più stu-
denti universitari, fieri d'italianità, non è
esso, no, la • compagine magra e morente
che si vorrebbe. Un Partito, che ha in sè
cotanto tesoro di bontà, d'ingegno e di
rinovellata energia, è pronto ad ogni du-
rissima prova.
È per ciò che dal voto che si eleverà
oggi in seno al congresso da tante anime
frementi dì sacro ardore nazionale, noi tutti,
che soffriamo pel nostro diritto, trarremo
ancora un lietissimo auspicio per la sua
magnifica vittoria.
Golia massima stima e considerazione,
ho l'onore di protestarmi
Di Lei Devotmo avv. Bob. GhigìM ^
Tamino dà poi lettura dei dispac^ ^
adesione: dei deputati italiani alla Dieta
dalmata, on.i Salvi e Smercbinich ; del-
l' od^ Bennati, presidente della Sodeth
ITL
Numero 95. ZARA, Sabbato 29 Novembre 1902. Anno XXXm IL DALMATA
ASSOCIAZIONE.
fer Zara Oor. 16 anticipatamente, semestre e trimestre in proporzione
Per r impero Austro-Ungarico Cor. 18, semestre Cor. 9, trimestre Cor. 5.
Per gli Stati appartenenti all' Unione postale Cor. 24 all' anno, semeBire e
trimestre in p roporzione. Per gli Stati non appartenenti ali'Unione postale
Cor. 16 e più 1' aumento delle spese postali, semestre e trimestre in
proporzione. Un numero separato costa Cent. 20. Un numero arr. Cent. 32.
aumeri del giornale $1 vendono nella Libreria internazionale di E. Schonfeld.
politicoy economicoy letterario
Esce il mepcoledi e il sabato.
INSERZIONI.
Le associazioni e gii importi di denaro, ia «litfM pattali, ti dlMg«iiv
all' AMMiatStrasloM del DALMATA in Zara. Ohi «on rmf taire il roffUo dopo
scaduta 1*associanone, s'intende elibll|tt» per il trimestre soBsefamste.
Le corrispondenze devono dirigersi affranoate esci isivaaMiite tdla i e
dazione. Le lettere non affrancate saranno respinte. I oomu>Ueali si Ìnti«vi«eoA
al pre««o di Cent. 25 la linea, oarattero teatino. ATTÌBÌ ed Insenioni a pressi
moderato da oonrenirsi. — I manoscritti non si restttnisooi o.
Come siamo stati eliminati
dalle statistiche.
E' curioso, e può esser divertente,
il vedere come i parlanti italiano in
Dalmazia siano stati eliminati dalle
statistiche.
Gli avversari, nella meravigliosa si
carezza di poter osar tiitto e a di-
spetto di tutti, non si sono presi nep-
pure il disturbo di salvare, con un
po' di pudore, le apparenze. Hanno ta-
gliato corto, mistificando, non solo
senza delicatezza, ma pur senza logica
coerenza.
L'ufficio centrale di statistica nou
analizza i globuli del sangue nazio-
nale, non rimonta per li rami alle ori-
gini delle famiglie, non vuole atti di
fede politici: chiede, semplicemente,
quale sia la lingua d' uso dei sudditi
fedelissimi e dei contribuenti aggrava-
tissimi.
Ora, dicendo la verità, tutta la ve-
rità come dioaozi ai giudici, i sè di-
centi croati della Dalmazia, che in fa-
miglia per lo più parlano soltanto l'i-
taliano, non muterebbero certo signi-
iicanza alla posizione conquistata. Una
statistica sincera sulle lingue d'uso
nou terrebbe ad essi un solo deputato
al Bdchsrath o alla Dieta del regno,
niuno dei seggi alla Giunta e ai Co-
muni. Non la sincerità delle statistiche
dovrebbe impressionare un partito, che,
come quello croato, si proclama V in-
terprete della coscienza pubblica, il
rappresentante plebiscitario (le baio-
nette non c' entrano) del mezzo milione
di^ató che sapete.
Ìnài, '1o avrete notato, al partito croato
il vincere non basta. Esso vuole stra
vincere. Vuole strafare. E nella adul-
terazione delle ultime anagrafi ha esa-
gerato in modo cosi grottesco da esser
colto subito in flagrante, come un vol-
gare ladruncolo di mele.
Voi già sapete che dai sessanta o
cinquantamila parlanti italiano, che si
era una quarantina di anni fa, si è
andati giù, scomparendo a rotta di
collo, decimati da una epidemia che
non ha nome e riscontro nelle stati-
stiche d'Europa. La parte meglio nu
trita e meglio alloggiata della popola-
zione dalmata, gli abitatori delie città,
che usavano ed usano in famiglia, più
0 meno agile e colorito, il dialetto ve-
neto, andarono scomparendo per un
misterioso flagello ; com' è fama che
sotto il re Davide, pei vezzi di ma-
dama Bersabea, scomparissero a mi-
gliaia gli innocenti israeliti.
Ma non era un flagello con cause
microbiche. Era il morbo della men-
zogna applicato sfacciatamente, impu-
nemente, dai croatofili manipolatori dei
ruoli: mistificatori di sè, del proprio
idioma, della religione civile della pro-
pria famiglia, e non volete, poi, di
quèlla degli altri?
Breve: per opera di siffatta gente
1 liarlantl italiano in Dalmazia erano
ridotti in apparenza, del 1890, ad un
plotone di 16.000 persone: cifra tonda
e precisa da mandare in visibilio un
contabile. E, con essa, si credeva che
i eroatoi&li avessero raggiunto 1' acme
della adulterazione, le colonne d' Er-
cole dell' impudenza. Me che 1 Prova-
tevi solo ad illudervi un po' sulla re-
missività di quei cari signori, che si
credono superiori al governo e alle
Anche la ridicola cifra dei 16.000
era una grazia troppo vistosa che ci
accordavano. Poiché potevano e pos-
sono esercitare ogni ripicco senza che
nessuna autorità se ne scomponga,
senza <jhe ninno 4i controlli e li arre-
sti, vollero spingere ancora più oltre,
se pur fosse possibile, V esagerazione.
Ed ecco che non siamo più neanche
16.000, ma siamo soltanto in 15,279;
e a quest' ora, forse, in cifra ancora
più esigua, perchè quest' ultima è la
cifra dell' ultimo censimento, del 1900.
Siamo dunque di fronte al singolare
fenomeno etnico che con un notevole
aumento percentuale della complessiva
popolazione dalmata, i parlanti italiano,
meglio nutriti e ricoverati come ho
detto più su, sono diminuiti in modo
desolante.
Diminuiti perchè il podestà di Spa-
lato, con tutto che portili torcetto alle
processioni e si accosti vistosamente
agli altari, ha fatto la caricatura
di Erode, facendo sì che, da 2015 che
erano del 1890 i parlanti italiano a
Spalato, si riducessero nel 1900 a soli
1062: che è quanto dire la elimina-
zione, in un colpo solo, spavaldo e
criminoso, di circa 1000 — notate:
mille — parlanti italiano. Spalato ha
notevolmente aumentato, nell' ultimo
decennio, la sua popolazione; Spalato
è città commerciale, nella quale, al-
l' infuori degli agricoltori, tutti parlano
l'italiano ; ma, pei la^ scandalosa mi-
stificazione dei croatofili, non repressa
da chi aveva pur obblighi di revisione
e di tutela, i soli parlanti italiano sono
stati decimati e ridotti, pare impossi-
bile, a poco più di un migliaio. Per
opera del podestà di Sebenico (che pur
è abile, assai abile calcolatore) e per
opera degli altri podestà di quel di-
stretto, i parlanti italiano, da 1128,
che erano del 1890, sono ridotti a 990
pei 1900; ingoiati in un solo boccone
ben 138. A Cattare — ove dai catto-
lici ìli ispecie si parla un dialetto veneto
molle e allungato — il factotum del Co-
mune, un forestiero cinico e sfrontato,
ha ridotti i parlanti italiano, da 716,
eh' erano dodici anni or sono, a soli
498 ; mentre, a dir poco, mille persone
usano a Cattare il dialetto italico. A
Macarsca, da 124, sono ridotti a 74;
a Scardona, da 71, a 561 Alla Braz-
za, ove, a detta dello stesso Narodni
List, in tutte quante le famiglie civili,
non si sa parlare altro che l'italiano,
alia Brazza, che dalla politica croato-
fila non ha avuto altro che danni e
miseria, la spudoratezza del falso ap-
pare visibile anche ai ciechi nati. Se
si mentiva dieci anni or sono coli' as-
serire in anagrafe che in tutta la isola
Brazza parlavano V italiano sole 607
persone, che cosa dire del mostruoso
mendacio di adesso, che dà a tutta
r isola Brazza soli 181 parlanti ita-
liano ? Centottautuno !l! Mentre è noto
che nel solo borgo di Boi almeno due-
cento persone non usano altro idioma?
E questi dati si danno come ufficiali?
E nessuno protesta, a impedire che
r ufficio centrale di statistica venga
così volgarmente corbellato?
Ma r esempio più eclatant della au-
dacia avversaria ce 1' offre Lesina.
Lesina, è noto, dopo Zara ed Arbe, è
la città di Dalmazia ove più diffusa
risuóna la lingua del gì; tanto è vero
che lo stesso rappresentante croatofilo
della città di Lesina, il vecchio Mac-
chiedo, usava alla Dieta del regno la
lingua italiana, anche in questi ultimi
anni, quando il parlare italiano era
reputato dai croatofili un crimenlese.
Orbene : Lesina, oggi che scriviamo,
secondo i risultati dell' ultima anagrafe,
non ha che 69 (dico sessantanove) par-
lanti italiano \ meno — è tutto dire I
— di Dernis, borgo alpino, che oggi
ne ha 78, meno d' Imoschi, al confin
turco, che ne' ha 120, meno di Knin,
che ne ha 114! E oltre che alla ve-
rità, non è una miserabile offesa, que-
sta, alle più gentili e civili caratteri-
stiche della veneta cittadetta? Ma o
nel cupo dell'animo nou sentite il ri-
morso di rinnegar di tal modo la pa-
tria e voi stessi ?
Ho parlato prima di incoerenza ; e
mi spiego.
Gii avversari, còlti in questa trap-
pola, parleranno, ad uscirne, di circo-
stanze politiche mutate e di coscienze
(hanno T audacia di parlar di co-
scenza!) rideste. Ma non è vero.
Nel caso concreto non si tratta già
di essenziali mutamenti etnici o so-
ciali; ma si di una maggiore o mi-
nore abilità nella frode. E ve lo provo
subito : e vi provo^ cioè, in modo splen-
dissimo, che si tratta esclusivamente di
basse mistificazioni partigiane.
Almissa, per esempio, ha l'identica
temperatura, 1' identico carattere ur-
bano, la identica proporzione tra abi-
tanti cittadineschi e rurali che hanno
i borghi della Brazza. Orbene : in Al-
missa, ove è pure un comune croato,
i parlanti italiano sono in notevole au-
mento. Curzola assomiglia perfettamente
a Lesina, in ogni intrinseca ed ester-
na caratteristica, anche pei molti ri-
cordi veneti. Ma, mentre a Lesina i
parlanti italiano scompaiono in cento
alla volta, a Curzola aumentano, poco,
ma aumentano. Bencovaz ha le iden-
tiche condizioni di borgo montano che
ha Sign ; ma a Bencovaz — poiché
al Comune si fa man bassa dei ruoli
anagrafici — i parlanti italiano, da 130,
sono ridotti a 43; mentre a Sign —
assai più onesto il Comune — i par-
lanti italiano, eh' erano soli 21 del
novanta, sono adesso 83 e forse.di più.
Ragusa, per l'imparzialità del Comune,
e sia pure croato, ha una c'fra ascendente
di parianti italiano ; Cattare invece li
riduce ai mìnimi termini. E le due
città sono vicine e in condizioni fisiche
pressoché eguali.
Ecco dunque trionfalmente esclusa
ogni influenza fìsica, deleteria ai par-
lanti italiano in Dalmazia. Se città
e borgate di una stessa provincia, a-
bitate nelle istesse condizioni climati-
che e fisiologiche e sociali, offrono dif-
ferenze anagrafiche così gravi e carat-,
teristiciie, vuol dire che la frode è cer-
tamente subentrata alla sincerità, la
malafede settaria a quella scrupolosa
esattezza, per cui le statistiche possono
essere elevate all' onore di documento
della storia.
Guai adunque il voler trarre pre-
messe e conclusioni da un cumulo così
ributtante di errori. La mistificazione
non può generare che la ingiustizia.
E sarà grave colpa un'altra volta l'af-
fidare ai comuni questo delicatissimo
incarico. ***
Sempione, Francia- e Italia.
La Revue de Paris pubblica un luogo ar-
ticolo inteso a dimostrare l'influenza che
il traforo del Sempione eserciterà sulla eco-
nomia degli interessi francesi.
Il primo risultato e il piìi sicuro del tra-
foro, secondo il periodico francese, sarà
quello di migliorare sensibilmente le comu-
nicazioni tra la Svizzera e l'alta Italia.
Per andare in ferrovia, per esempio,%da
Ginevra a Torino, a Genova e a Milano, oggi
bisogna toccare il territorio francese a Mo-
daue. A questo itinerario sinuoso il nuovo
raccordo fra Briga e Domodossola permet-
terà di sostituire una linea diretta, comoda,
la cui parte sotterranea sarà forse adatta
alla trazione elettrica e che metterà Gine-
vra a 400 chilometri da Genova e a 365
da Milano.
Il punto più interessante, per la rivista
francese, è quello di vedere se è Marsiglia
0 Genova, la Provenza o la Liguria, che
sono destinate a diventare l'emporio del
nuovo movimento.
Fin qui questo compito era toccato alla
Francia: dopo l'apertura del Sempione,
spetterà all' Italia.
Marsiglia è a 521 km. da Ginevra pas-
sando per Lione, ed è a 459 km. passando
per Grenoble ; fra due anni Genova si tro-
verà a 400 km. da Ginevra ed a 360 da
Losanna.
Marsiglia e la Paris-Lyon-Mèditerranée
perdono la clientela della Svizzera per tutti
1 prodotti di oltre mare e specialmente per
i cereali. Le primizie di frutta e di fiori
dei coltivatori liguri batteranno quelle dei
concorrenti di Provenza. E la clientela dei
consumatori si sposterà sempre più veiso
Firenze e Roma.
Il periadico francese scongiura di prov-
vedere rapidamente al danno che minaccia
gì' interessi francesi, sostituendo a^l criterio
della celerità dei trasporti, il basso prezzo
dei trasporti stessi e la loro agevolezza. Ma
ciò non basta; e qui l'autore dell'articolo,
Carlo Loiseau, assai competente in ma-
teria, suggerisce una diversione.
Si tiatterebbe di dirigere una linea quasi
retta da Berna sii Briga per Frutingeu e
fino dal 1899 e una relazione degli inge-
gneri Wittman e Granlich conclude in sen-
so favorevole all'impresa, per la quale oc
correrebbero 6 anni di tempo e 80 milioni
di spesa.
Il tunnel principale, più breve di quelli
del Gottardo e del Sempione, non oltrepas-
serebbe i 13 chilometri e mezzo.
Il tronco Frutingen-Biiga, di 60 km., co-
sterebbe 70 milioni. Il Loiseau ritiene, fi-
nanziariameute, quasi chimerica questa im-
presa, la quale pure aprirebbe una nuova
via da Basilea e dai paesi renani in Italia
e raidoppierebbe l'efficacia del Gottardo,
ossia, secondo lo scrittore francese, gio-
verebbe a ottenere questo : che il compito
normale de Sempione resti nel far comu-
nicare più agevolmente l'Italia con metà
della Francia, e sia scongiurato il compito
anormale, che sarebbe quello di avvicinare
il Reno al Po.
L'apertura del Sempione dev'essere il
mezzo di rifondere il sistema delle comu-
nicazioni tra l'Italia e la B>ancia, non es-
sendo più sufficienti nè la linea del Mon-
cenisio, nè quella isolata per Ventimiglia,
nè quella futura Nizza-Cuneo.
Con lavori complementari sul territorio
france.se si studierebbe di riparare la de-
viazione del transito interoccidentale tra
l'Italia, il Belgio e l'Inghilterra, richia-
mando il traffico anglo italiano sul territo-
rio francese.
In questo penso si espressero già i voti
delle Camere di commercio e dei consigli
generali francesi che si sono occupati della
questione del Sempione.
Il Loiseau conclude, auspicando alla ef-
fettuazione ili una grande linea di intere«?-
se occidentale (che sarebbe poi quella della
Faucille) a beneficio della quale fossero
associate Francia, Svizzera francese e Italia.
IL CORRIERE DELLA PROVINCIA
Da SPALATO
Altri arbitri. — Nella chiesa
dei frati di Pozzobon nell' ora di mag-
gior conce I SO dei giorni festin si co-
minciò a far celebrare una messa glago-
lita; e vi intervennero dimostrativamente
la prima volta il podestà Milich ed altri
di coloro che intendono portare la po-
litica in chiesa. Il fatto esacerbò molti
devoti, che uscirono a titolo di protesta
dalla chiesa.
Che i soliti mestatori senza convin-
zioni religiose, ed unicamente a scopo
di partito, abusino della chiesa, si ca-
pisce. Ma che i rappresentanti del po-
verello d' Assisi, che vivono della carità
di tutti, vi si prestino, in ogni incontro,
più 0 meno gratuitamente, questa è cosa
intollerabile e che fa seaz' altro nausea.
Noi non vogliamo entrare in merito
alle convinzioni politiche dei padri di
Pozzobon. Abbiaiisi quelle convinzioni
politiche che vogliono, ma si ricordino
che in chiesa essi sono i rappresentanti
della più augusta missione, e che ognuno
ha diritto da loro di esigere ciò ogget-
tivamente, sinceramente. Come rappre-
sentanti e continuatori del fondatore del
loro ordine essi devono mostrare anche
col fatto la loro povertà di spirito, non
solo per riguardo al peculio, ma anche
per riguardo alle passioni mondane,
delle quali devono essere spogli. Caldi
poi dell' affetto intenso di quel d'Assisi
verso la chiesa e le sue istituzioni, de-
vono essere essi i primi a garantirne
la esatta esecuzione. Ora chi non sa
che la loro chiesa è latina?
La chiesa di Pozzobon è chiesa la-
tina, perchè anche tale è T indole di
tutto queir ordine religioso. Si sa di-
fatti che quei frati hanno diverse e laute
parrocchie e in Dalmazia e nella Bosnia
ed Erzegovina, incorporate ai loro con-
venti. Eppure da per tutto queste chiese
hanno sempre mantenuto il carattere
latino. E quando si parla di parrocchie
dei frati francescani, non è giammai il
caso di trovarcene una sola colla liturgia
glagolita! Ma se la chiesa di Pozzobon
è chiesa latina perchè permettere che,
alV ora della maggior affluenza di di-
voti, la messa si celebri, con scanda-
losa, arbitraria innovazione, in giagolitof
Si dirà che si tratta di messa bassa.
Ma a, quei frati deve essere nota la
dichiarazione della Santa Congregazione
dei riti di data 14 marzo 1902, mediante il Colle del Loetschberg, traversatilo dal _ nord al sud\ii blocco granitico dell'Ober- ' i^^^àir vle^e YeteminaW c^^
land e cadendo perpendicolarmente sulla ^ ^ . ^ , i „„ ip
valle dei Rodano, nei dintorni di Gampei. ^^ private che, in base ali aiticolo
Gli studi di questa linea siono cominciati IX del decreto 5 agosto 1898, sareb-
bero permesse in glagoUto anche nelle
chiese latine, si devono intendere in
senso non strettamente liturgico, ma in
senso lato. Vale a dire „ad evitare di-
mostrazioni, ed onde rimuovere lo scan-
dalo, questa messa (bassa) non deve
assumere un carattere quasi solenne.'*'
Così si esprime la Santa Congregazione.
Perchè esiste adunque un' esplicita
dichiarazione della Santa Sede, che
proibisce quella messa, e perchè ai frati,
seguaci del poverello d' Assisi, sopra-
tutto, non si addice di cooperare a si-
mili insane dimostrazioni, che compro-
mettono il decoro della religione, ed li
prestigio delia chiesa, la messa nei
giorni festivi alle ore 10 nella chiesar
di Pozzobon è non solo un abuso, m2u
anche un permanente enorme scandalo.
E noi richiamiamo sopra questo fatto
r attenzione di monsignor vescovo dio-
cesano, e del molto reverendo provin-
ciale, disposti di rivolgerci alla Santa
Sede ed ai generale dei francescfHii, se
non vedremo tolta una sconsideratezza
riprovevole che non è giustificata da
nessun reale interesse religioso, ma che
unicamente per piacere a pochi fanatici
si mostra di voler tollerare.
Replica. — L' articolo Arbitrio e
provocazione^m^%niQ nel numero 91 del
Dalmata urtò i nervi sensibili degli
scribacchiatori del Jedinstvo. Sorpas-
sando le espressioni incivili delle quali
si servono, in mancanza di argomenti
sodi che sfatino le nostre gravi ragioni,
rileviamo semplicemente, come il mede-
simo giornale, non si sa se, con mag-
gior ignoranza o perfìdia, a giustifica-
zione del deliberalo del locale Consiglio i
comunale, onde nel cimitero venga de-^^
stinato un cappellano glagoUta, vien
fuori col dirci, che 1' oratorio del cimi-
tero apparteneva ai benedettini, e che
questi furono glagoliti, di più, ohe la
medesima chiesa venne regalata ad essi
dai re croati, che non erano nè italiani^
nè latinisti.
E' vero che nel sito del presente lo-
cale cimitero esisteva un convento di
benedettini coli' annessavi chiesa. Se-
nonchè sopra quale fondamento isterico
il Jedinstvo basa la propria asserzione,
che i benedettini furono glagoliti? Si
sa che T ordine di San Benedetto è un
ordine religioso eminentemente latino^
che usa, cioè, ia liturgia roman@4atina,
E di tale natura fu senza dubbio il con-
vento colla chiesa di San Stefano de
Pinis, come quella chiesa veniva co-
munemente chiamata. Del resto, già d&
diversi secoli soppresso quel convento,
i beni del medesimo vennero ridotti in
abbazia, mentre la chiesa veniva abban-
donata pel motivo che i titolari dell' ab-
bazia in parola, vivevano lontani, oc-
cupati in altre ecclesiastiche mansioni,
nè della chiesa, nè del loro titolo si pren-
devano grande premura. L' arcivescovo
di Spalato Stefano Cosmi eletto nel-
l'anno 1678, nell'occasione che fondava
a Spalato un seminario latino pel suo
clero, ottenne che papa Innocenzo XII,
con bolla 15 ottobre 1699, disponesse,
affinchè i beni dell'abbazia di Saa Be-
fano de Pinis vacante pella mor^ deli'
r ultimo abbate Bonesio, venissero de-
vòluti a benefìcio del neo-eretto seminarle
diocesano di Spalato. In tale incontro
monsignor arcivescovo Cosmi coi primi
proventi dell' abbazia ristaurò comple-
tamente ia chiesa di San Stefano, già
quasi del tutto diroccata, ed in compa-
gnia dei vescovi suffraganei di Trai e
Macarsca, ne fece la solenne benedizione
ed inaugurazione, ben inteso in lingua
latina.
Da queir epoca quella chiesa appar-
tiene al locale seminario diocesano la-
tino. Sotto quest' aspetto il deliberato
del Consiglio comunale è anche un' at-
tentata lesione di diritto privato, ed il
vescovo diocesano, quale primo respon-
sabile amministratore del seminario, è
chiamato, anche'sotto quest'aspetto, di
difendere i diritti del seminario, ed ji
carattere primitivo della chiesa, giusta
r esplicita disposizione deUa surrifetita
bolla, che i beni dell' abbazia d la
chiesa passino al seminario diocesano
in
mentazione, orchestra e banda e storia della
musica.)
Per consultare gli statuti, basta dirigere
domanda all' amministrazione del Liceo mu-
sicale di Trieste via Santa Caterina 1.1. p.
XJ6 liete nozze. — Il nostro egregio
amico signor Antonio Roich di Spalato si
è ui.ito oggi in matrimonio alla gentil si-
gnorina Benedettina Novak, figlia al signor
capitano Giacomo Novak di Cittavecchia.
Congratulazioni ed auguri.
La stampa onesta. — Uno dei repor-
to del Narodni Lui lia vedute l'altro dì
per le vie di Zara — come li hanno ve-
duti tutti — delle dozzine di operai italiani
regnicoli, i quali, evidentemente, anche pel
i&U.o che erano stati veduti dai cambio-
valute, rimpatriavano.
Tanto bastò al suddetto reporter e al-
l' onesto Narodni List (incapacela sua di-
chiarazione, di dire una menzogna) per
asserire che «centinaia di operai italiani
erano stati fatti venire dal nostro Comune
pei lavori di fognatura, a pregiudizio del
povero villico nostro, che muore di fame,
mentre da parte dei nostri si finge, nelle
colonne del Pravi Dalmatinac, di portargli
amore.»
Ma si può essere più sfacciatamente im-
postori ?
Anzitutto i lavori per la fognatura cit-
tadina non sono esegu ti dal Comune, ma
bensì dall' impresa barone Schwarz, la quale
potrebbe avere il diritto di impiegare chi
meglio credesse; e poi, nel caso concreto,
pei lavori di canalizzazione, la detta im-
presa impiega pochi operai, dei quali uno
solo — si noti ! — è forestiero.
Uno solo.
E v' ha di più. Anche i lavori dell' ac-
quedotto vennero lodevolmente eseguiti dalla
ditta Schwarz ; ma il Comune, a suo tempo,
e precisamente per dar da lavorare al po-
polo della nostra campagna, mise per con-
dizione all' improsa (e l'impresa accondi-
scese di buon grado) che i lavoratori fos-
sero tutti uomini dei dintorni, che avevano
necessità di guadagnarsi la giornata.
Vede come mente, adunque, e mistifica,
il Narodni List?
Il quale, s J mai, dovrebbe muovere il
rimprovero, che muove falsamente al Co-
mune di Zara, ai croatotili amici suoi, che
assunsero l'impresa dei lavori ferroviari
fra Spalato e Sigu e che impiegarono, ap-
punto, centinaia di operai itaiiani.
Ma avrebbe anche torto : perchè, mercè
la nota capacità e frugalità di tali operai,
l'impresa potè trarre 1' utile desiderato.
A tutela dei nostri oli d' oliva fini
da tavola. — Ci scrivono da Spalato :
«In relazione ad una corrispodenza dalla
Brazza comparsa nei Dalmata in data 24
gennaio anno corrente, ii signor Giuseppe
Levi sensale patentato in oli a Trieste,
sci ive nel N. 7692 del Piccolo della Sera
JU un articolo sull'importazione dell'olio di
cotone a Trieste le testuali parole: «...se
pure si può ammettere che mediante sforzi
straordinari i dalmati riuscirono a miglio-
rare piccoli quantitativi dei loro olii, si de-
ve pur convenire che non sono confronta-
bili cogli olii tini e soprafini d'Italia. Non
è colpa dei produttori, ma per il fatto che
i loro paesi non si prestano alle produzioni
dì qualità buone.»
Purtoppo da questo brano si rileva, che
ancora a Trieste non si ha la più pallida
idea di quello che si è fatto negli ultimi
auni nel campo dell' elaiotecnica e si è abi-
tuati a considerare gli oli fini dalmati d'og-
gigiorno alla stessa stregua di quelli mer-
cantili che si preparavano 20 o 30 anni fa.
La quantità d'olio fino fatto in Dalma-
zia non è poi tanto esigua come vorrebbe
far credere il signor LeVi, anzi all' ultimo
concorso di olii fini da tavola dalmati,
ch'ebbe luogo in marzo 1902 a Spalato,
gli oli assaggiati rappresentavano un quan-
titativo di quintali 1760, cifra non certo insi-
gnificante; e per quanto riguarda la bontà
ed i pregi degli oli d' oliva dalmati mi sia
lecito, per confutare le suesposte asserzioni,
citare ciò che scrisse il chiarissimo signor
dott. Eustachio Mingioli, professore di tecno-
logia agraria e direttore dell' oleifìcio spe-
rimentale annesso alla regia scuola supe-
riore d'agricoltura in Portici, nella sua re-
lazione sul concorso degli oli dalmati te-
nutosi a Spalato il 28 maggio 1896, pub-
blicata nella Eassegna dalmata, in agosto
dello stesso anno.
Il suddetto professore, uno dei più com-
petenti conoscitori d'oli d'oliva che vanti
l'Italia, ha dichiarato che «tutti gli oli
stranieri — misti insieme ai dalmati ed
alternati nella serie degli oli assaggiati,
ordinati secondo il loro grado di acidità
— presentarono caratteri meno pregevoli
dei migliori oli dalmati». Anzi qualcuno di
questi oli stranieri venne scartato già al-
l' assaggio generale, come può rilevarsi
dalia tabella sinottica allegata all'accen-
nata relazione.
Che cosa direbbe il signor Levi, cono
scendo le provenienze degli oli stranieri
degustati paralellamente a quel concorso?
Eccolo accontentato: 4 erano italiani, cioè
da Bari rispettivamente da Bitonto, 4 di
provenienza francese, da Aix, Nizza, Var e
dalle Bouches du Ehòne, ed infine due dal-
l'Africa settentrionale, cioè dall'Algeria e
da Tunisi, con la osservazione che i pro-
duttori dei suddetti oli stranieri vennero
categoricamente invitati di fornire i migliori
prodotti di quell'annata, facendo loro pre-
sente che i campioni da loro presentati do-
vranno servire di confronto nella gara che
si stava per indire fra gli oli d'oliva dal
mati.
Sarebbe perciò di somma soddisfazione
nostra avere in Dalmazia pel prossimo as-
saggio il signor Giuseppe Levi, quale esperto
conoscitore, onde imparare da lui come si
fa a conoscere e distinguere in una serie
d'oli dalmati uno o più oli forestieri e vi
ceversa.» (s.)
I lavori drammatici di un nostro
conoittadino. — La Scena di Prosa di
Milano a proposito del dramma «Senza
perdono» del nostro egregio concittadino,
signor G. Wondrich, scrive:
«Siamo in una grande città della Ger-
mania. Gunther Wolf, per sposare Paula,
della quale è innamorato, accusò crudel-
mente la sua prima moglie e ne ottenne
il divorzio. Cinque anni sono trascorsi dalle
seconde nozze e due soli dal giorno in cui
Paula ha scoperto la colpa di Gunther.
Morente per malattia di cuore, essa vuole
il perdono della vittima e la manda a chia-
mare. Anna viene, ma s'incontra prima con
Gunther e scopre a sua volta ch'egli pro-
vocò il divorzio non in buona fede, ma ca
licenza per l'importazione di tabacchi e
manufatti di tabacco oltre la linea doga-
nale. Se questo progetto sarà approvato,
ne verrà per conseguenza un aumento dei
prezzi delle sigarette e dei sigari esteri in
vendita presso i postini e le rivendite di
specialità.
Qualche giornale di Vienna crede di po-
ter assicurare che a questo aumento dei
prezzi dei tabacchi esteri terrà dietro, in
un termine più o meno breve, un aumento
generale nei prezzi di tutti i tabacchi della
regia austriaca.
inumandola. Il disgusto le olande l'animo ! "^eToz' ^^
ad nmii spinsn di niet.à Pania „—„ I is-aicevicn, operoso negoz uu nuovo, ele^
à' angoscia e resta come impietrito dai ri- \ uluue * àì m5mifattuve iu Calle Lam
operoso negoziante concittadino,
il suo perdono. Il" marito caccia'uu grido l T 'dVT° U? ™ovo elegantissimo negozio .v ano.ftsni, ; ; » u * • • \ ^ mod e di manifattori
0 VIIHIUO i «UUUU \ T)„- • X^
a ogni senso i pietà. Paula spira senza
i SUO OBvdnna. T\ a nannia nn ^ r, l *
morsi. Ora Anna vorrebbe andare verso la
morta come attratta da una forza ignota,
ma la presenza di Gunther di nuavo la
respinge.»
«È un dramma sobrio, di tristezza nor-
dica, in dialogo latico. L'antefatto delit-
tuoso s'iDsinua a poco a poco nella parlata
— che comincia con 1' agonia di Paula —
senza scuoterne l'equilibrio nè opprimerla:
i fantasmi del rimorso, della paura, delio
sdegno, non si sdoppiano dai personaggi
in viete e ridondanti declamazioni. La pa-
gina di dolore precipita serrata al suo ter-
mine, fatta, più che di parole, dì reticenze.»
E, a proposito di Bovina, dopo averne
dato il contenuto, dice:
«Anche in questa trilogia grande obbiet-
tività di giudizio, nessuna visione parti-
giana di uomini e di cose, misura scenica
nel dialogo, preziosa parsimonia di parole,
quando pure la crisi sociale che spazia
nell' animo dei personaggi, tormentandoli,
s' avvicina alla fase risolutiva
In un lavoro così denso di pensiero il
Wondrich non badò, evidentemente e di
proposito, alle esigenze della scena; questa
serbò — e la merita — per Senza perdono
Entrambi i lavori sono scritti italiana-
mente.»
Nel servizio sanitario. — Il medico
comunale di Zlarin, dott. Giorgio Gentilizza,
ed il medico privato dott. Doimo Caraman,
vennero nominati provvisori assistenti sa-
nitari, il primo presso la luogotenenza dal-
mata ed il secondo presso il capitanato di-
strettuale di Spalato.
Pei medici. — È aperto il concorso al
posto di medico comunale a Zlarin coli' an-
nuo salano di 3000 corone. Ha pure il di-
ritto di tenere 1' armadio farmaceutico.
Il ballo dei Veterani Militari al
Teatro Giuseppe Verdi riuscì beilo e ani-
mato. Vi partecipò in gran parte la i. e r.
ufficialità qui di guarnigione e vi parteci-
parono le varie rappresentauze ufficiali, con
a capo S. E. il luogotenente, S. E. il co-
mandante militare e l'ill.mo signor podestà.
L'incasso della festa, a favore del fondo
di mutuo soccorso, è stato rilevante.
I ricchi che viaggiano. — Ieri gettò
l'ancora nel nostro porto, proveniente da
Lussino, il bellissimo yacht Vesta con ban
diera germanica. Ripartì verso Sebenico
oggi alle 8 a. m., È comandato dal capi-
tano Thomas Diaper e vi viaggia con la
famiglia ii proprietario, consigliere di com-
mercio Bixenstein.
Società Zoofila della Dalmazia. —
In una delle ultime sedute direzionali la
vice-presidentessa signorina I. de Sticher
ebbe a presentare delle eleganti tavolette
dipinte ad olio, le quali rappresentano dei
gruppi d'uccelli, con relativo motto, col
quale gli stessi si raccomandano alla ge-
nerosità del pubblico per piccole oblazioni,
destinate per fornire il nutrimento durante
la rigida ed avara stagione invernale ai
poveri uccelli vaganti. Alle tavolette è ap
plicata uua cassettina di latta colla scritta
«Società Zoofila Dalmata» nella quale i
pietosi zoofili sono pregati di mettere qual-
che soldino.
Le cassette furono acquistate col denaro
sociale, mentre le tavolette sono opera e
gradito dono di alcune gentili e nobili si-
gnorine; alle quali la direzione della Zoofila
esterna qui pubblicamente la propria gra-
titudine e riconoscenza.
Dette cassettine sono esposte alla gene-
rosità dei cuoi i pietosi nei Caffè Centrale,
Cosmacendi, nonché nei restaurant Vapore,
Gned e Bristol. La direzione è incaricata
di ritirare il denaro raccolto e collo stesso
provvedere all' acquisto di miglio e simili col
quale vengono poi fornite le mangiatoie
esposte una al Giardino pubblico e due nel
Parco.
Zara-Barcagno. — L' altra sera ebbe
luogo una seduta della società che mediante
barcaccia a vapore esercita il servizio di
trasporto fra ia riva vecchia ed ii Barcagno.
Siccome il bilancio per 1' anno decorso pre-
sentò un sensibile deficit, così fu discussa
l'opportunità di sospendere 1' esercizio e
procedere ad una liquidazione. Prevalse
però l'opinione di coloro che, animati da
sentimenti di cittadina abnegazione, si di-
chiararono disposti d'arrischiare ulteriori
perdite nella speranza di potei con un più
largo appoggio da parte del pubblico con-
servare questo mezzo di comunicazione, co-
modo particolarmente nell' inverno. A mag-
gioranza di voti fu quindi deciso di conti-
nuare il servizio .per tutto l'anno corrente
in via d'ultimo esperimento.
Registriamo con vero piacere questo de-
liberato e non possiamo mettere in dubbio
che il pubblico, memore dei gravi incon-
venienti passati quando non esisteva detto
servizio, saprà apprezzarlo e vorrà quindi
cooperare alla conservazione di quest' im-
presa, eh' è divenuta indispensabile anche
per lo sviluppo edilizio al Barcagno.
E non potrebbe questa società procurarsi
inoltre una qualche sovvenzione?
Il rinoaro dei sigari e sigarette
d'importazione. — 11 ministro delle fi-
finanze ha presentato nei giorni scorsi alla
Camera ai Vienna un disegno di legge
circa uu aumento nelle cosidette tasse di
Il negozio, arredato con lusso e proprietà
e benissimo fornito, potrebbe figurare anche
iu città maggiore della nostra. E di ciò
va lodato il signor Raicevich, che concilia
1' utile proprio col decoro cittadino.
Camera di commercio di Ragusa.
— Il ministro del commercio ha confer-
mato la rielezione del conte Bernardo Ca-
boga a presidente e di Giuseppe Fazinich
a vice-presidente della Camera di com-
mercio e d'industria in Ragusa per l'anno
1903.
A Smilcich, stanotte, scoppiò un in-
cendio. Pare che il fuoco si sia sviluppato
nel uegozio Tebaldi e di lì appiccato ad
un gruppo di case. Il fatto è che con pompe
ed attrezzi stamane sono partiti per Smil-
cich parecchi dei nostri pompieri volontari.
Riferiremo di più nel prossimo numero.
Dibattimenti. — Ieri alla locale Corte
di giustizia si svolsero due dibattimenti di
un qualche interesse.
Gumich Giuseppe q.m Bartolomeo, oste
di Bencovaz, venne spodestato di tutta la
sua sostanza in seguito all' esecuzione av-
viata in suo confronto dalla di lui credi-
ti ice Amalia ved. Vidovich. Costei però,
nell' atto stesso in cui andava a preudere
possesso dei beni a lei deliberati, offerse
al Gumich la casa e l'osteria da lui fiuo
a quel momento occupate, purché le corri-
spondesse una adeguata pigione. Senou-
chè il Gumich, che a bella prima parve
accettare la. proposta, si chiuse più tardi
in un cupo silenzio, interrotto solamente da
qualche parola minacciosa, e poi, quando la
suddetta andò per pagargli il conto che
aveva fatto nella sua trattoria, diè di pi-
glio a un fucile carico a pallini e lo spianò
contro la Vidovich, la quale pazza di ter-
rore si mUe a correre, mentre Stefano Ba-
bich si slanciò sull' aggressore, gli afferrò
la cauna del fucile e con 1' aiuto di altre
persone sopj aggiunte potè disarmarlo.
Al dibattimento 1' accusato — difeso dal-
l' avv. Baijak — negò di aver avu'o l'in-
tenzione di minacciare o ferire la signora
Vidovich, sostenendo che prese il fucile
soltanto per uscire e andare alia caccia.
Ma i lestimonì assunti deposero tutti in
appoggio all' accula e quindi ia Corte con-
dannò ii Gumich per cnmine di pubblica
violenza mediaute pericolosa minaccia a un
mese di carcere duro inasprito, prendendo
in considerazione nel commisurare la pena
la grave commozione d'animo in cui ver-
sava l'accusato nel t. ovai si sul lastrico.
= Il secondo dibattimento venne tenuto
in^confronto a don Pietro Jadrossieh, par-
roco di San Cassiano, accusato pel crimine
di grave lesione corporale e difeso dal-
l' avv. R. Ghiglianovich. E' nota la vecchia
ruggine che vi è tra parroco e parrocchiaui.
Una notte 1' esplosione di una cartatuc-
cia di dinamite, collocata sullo scalino della
canonica, fece tremar l'edificio e balzare
di soprassalto il parroco e una sua cugina,
che abita con lui. il parroco ingiunse a
questa di ritirarsi nella sua camera, e poi
si appostò alla finestra, colle imposte soc-
chiuse, spiando armato di fucile se qual-
cuno tentasse di avvicinarsi di nuovo alla
canonica. Ad un tratto scorse una persona
che si avvicinò alio scalino. Sparò e ferì
piuttosto gravemente — chi? — la cugina
che aveva disobbedito all' ingiunzione. In
base alle risultanze processuali don Ja-
drossieh andò assolto.
Le rinomate semenze di rape da fo-
raggio impregnate di Mauthner fruttano i
più sorpiendenti raccolti. Eccellenti ed in-
superabili sono pure le sementi di legumi
e ai fiori di Mauthner.
A. Treveri 2, famiglie P. Valenti 1, del fu
Vallery 1. — Per onorare la memoria del
defunto signor Stefano Delich : V. de Dra-
gameli cor. 2. — Per onorare la memoria
del defunto signor Giacomo Poglaien: A.
Troiani cor. 1, B. Martinaz 1, S. Erzeg 1,
Giac. Venturini 1, R. ved. Delich 1. —
Per onorare la memoria del defunto signor
Niccolò Damiani: Giac. Venturini cor. 1,
Gius. Venturini 1. — Per onorare la me-
moria della defunta signora Angiolina Ba-
roni: Gius. Venturini 1, G. Kiswarday 2,
A. Perissich 1, Gior. Venturini 1, Giac.
Venturini 1. N. Benzoni 1, A. Nani c. 50.
E. Cepernich 1, L. Perissich 1, M. Cecoli
1, A. Troiani 1, G. Evzeg 1, G. Nani 1,
V. BoniceUi 1, R,. ved. Delich 2, F. ved.
Barich 1, famiglie de Marocchino 1, Sis-
setta 1, F. ved. Sugliat 1, G. ved. Hup-
tich 1. — Per onorare la memoria del de-
funto signor Angelo Bugatto : P. Piasevoli
cor. 1, Art. Persicalli 2, R. Raimondi 1, A.
de Benvenuti 2, M. Bottner 1, C. Pino 2,
N. dott. Bugatto in sostituzione di una
ghirlanda 10, C. de Benvenuti 2, G. Nani
1. — Per onorare la memoria del defunto
signor Alfredo Beros, decesso a Trieste:
M. Gonano cor. 4, V. Brunelli 1, Società
degli studenti italiani della Dalmazia 3. —
Per onorare la memoria del defunto signor
Tolentino, decesso a Trieste: V. Brunelli
cor. 2. — Per onorare la memoria della
defunta signora Elen? J^serum, decessa a
Trieste: B. Urschit? 1, E. Urschitz 1, M.
ved. Urchitz 1.
Qu-tle rifiuto di un assegno postale da
G. Solicky cent. 40.
Raccolte in famiglia della signorina Irma
cor. 4
Raccolte in questua cor. 3.10
N. N. per doppie caparre ricevute cor. 4.
Alcuni studenti italiani raccolti al Caffè
Unione Graz cor. 9.
* * *
La Lega Nazionale in Dalmazia
Pervennero al gruppo di Zara:
Pei onorare la memoria del defunto signor
Giuseppe Battala: Ab. Persicalli cor. 1, G.
Nani c. 60, R. ved. Delicli cor. 2, R. dott.
Nicolich 2, M. Luxardo 2. — Per onorare
la memoria della defunta signora Nicoletta
de Zamagna : G. B. Filippi cor. 3, famiglie
de Rossignoli 3, Callebich J, V. de Me-
dici 2. — Per onorare la memoria del de-
funto signor Arturo Cipriani, decesso a
Gorizia: F. Tamino cor. 1. — Per onorare
la memoria della defunta signorina Maria
Cima: D. Suich cor 5. — Per onorare la
memoria della defunta signora Catterina
ved. Jacquier : G. Kiswarday cor. 2, L. Mil-
licich 1, Gior. Venturini 1, Giuseppe Ven-
turini 1, N. Benzoni 1, A. Custich 1, V.
Bonicelli 1, A. Troiani 1, A. Crivelli 1, A.
Voivodich 1, G. Venturini 1, M. Cecoli 1,
F. ved. Tomsa c. 50, R. ved. Delich cor. 3,
famiglie de Marocchino 1, Banina L. —
Per onorare la memoria della defunta si-
gnora M. Voivodich : M. Luxardo cor. 3. —
Per onorare la memoria della defunta si-
gnora Teresa Fattovich: 0. Vezil cor. 1,
D. Medovich 2, N. Rigatti 1, F. Kukanitsch
1, R. Toniatti 1, N. dott. Krekich 4, E.
Donati 1, G. Baroni 1, L. Millicich 2, S.
dott. Ghiglianovich 3, F. Bòckh 1, V. Hof-
mann 1, L. dott. Ziliotto 3, G. Gosetti 2,
Gior. Venturini 1, P. 'l'amino 2, P. Vallery
1, S. Vallery 1, G. Bilìich 1, A. dott. Rolli
4, A. de Benvenuti 1, L. de Negovetich 1,
| A. Berettini 1, F. dott. Radnich 1, R. ved.
I Delich 1, G. Covalcech 2, G. Mialevich 1,
Pervennero al gruppo di Spalato:
Per onorare la memoria del defunto si-
gnor ingegnere Fed. Niesner: famiglia N.
Bilos (Lesina) cor. 3. — Per onorare la
memoria della defunta signora Francesca
ved. Jagodich : A. Gelich cor. 5.
Da X per rinvenuti sulla via cent. 20 *
* *
Pervennero al gruppo di Dernis-Knin :
Per onorare la memoria del defunto si-
gnor Ugo Grabovaz: I. Fiorovicli cor. 2.
Per una discussione fra amici a Dernis :
S, Foretich cor. 2, A. de Difnieo 2, M.
Gardun 2.
Durante il trattenimento di tombola al
Gabinetto di Lettura in Dernis, al l.o feb-
braio, a. c. ricavato netto cor. 14.46.
Aiutate tutti e sempre la Lega!
Le oblazioni varie
Società di beneficenza per gli stu-
denti italiani all' Università di Innsbruck.
— Terza lista di offerte. Liste precedenti
cor. 912. Muuicipio di Mori cor. 20. —
Prof. Umberto Vittori, Trieste, 3. — Asso-
ciazione democratica, Pola, 20. — Giovanni
Scomazzoni, Ala, 2. — Dott. Carlo Bellat,
Borgo di Valsugana, 10. — N. N. Trieste,
3. — Cons. dott. Leonardo de Dallago, Inn-
sbruck, 6. — Dott. Dojmi, Lissa, 10, Pie-
tro Bettiza, Spalato, 5 —1 Dott. Giulio
Dallago, Cies, 5. — Società Ginnastica,
Trieste, 25. — Unione filantropica triesti-
na «La Previdenza», 20. — Municipio di
Capodistria 20. — Comune di Gardolo 10.
— Municipio di Parenzo 40. — Stefano
Pedrini, chiusa di Bessanncne 4. — Dott.
Luigi C^ nella, Trento, 5. — A. Vielmetti,
Trieste, 5. — Maria Medeotti, Gorizia, 10.
— Dott. Natale Krekich, Zara, 5. — Mu-
nicipio di Buje 50. — Municipio di Mon-
falcone 20. — Dott. A. Marconi, consigliere
d' appello, Innsbruck, 10. — Prof. dott.
Bernardino Visitainer, Rovereto, 10. — Mu
nicipio di Condino 10. — Municipio di Cal-
donazzo 5. — Giovanni Bettiza, Spalato,
5. — Carlo Danelli, Trieste, 5. — Munici-
pio di Gradisca 10. — Camera di commer-
cio e industria, Rovigno, 20. — Municipio
di Trieste 200. — Municipio di Arco 30.
Somma complessiva delle offerte della
terza lista cor. 603. Totale complessivo
cor. 1515.
Alla Società Operaia Zaratina. —
Terza lista delle oblazioni pervenute in
occasione del ballo : Archimandrita Dositeo
Jovic cor. 5, Giovanni Battara 10, Giuseppe
Venturini 2, Francesco Malusa 2, Amedeo
Valenti 1. I Pompieri volontari d'ispezione
prestarono il loro servizio gratuitamente.
Le direzioni, preposte agli istituti bene-
ficati, porgono col nostro mezzo i più vivi
ringraziamenti ai generosi oblatori.
Grazie, o amici, vi assicuro che le
vostre affettuose dimostrazioni furono il
più largo ed ambito compenso alla mia
modesta operosità.
La soddisfazione immensa che voi mi
procuraste mi sarà sprone a fare sem-
pre e dovunque, quale medico e fun-
zionario, il mio dovere.
Dott. Arnoldo Ktìnig
i. r. medico distrettuale.
I NOSTRI J)ISPACCI
Vienna, 11 febbraio. — Si ritiene
ora clie la legge militare passerà alla
commissione, mentre invece non sus-
siste l'assoluta certezza che verrà ac-
colta in pieno dalle Camere, sebbene
sia pur probabile che l'astensione di
parecchi avversari del progetto, al mo-
mento della votazione, faccia passarla.
Si afferma che la decisione della
principessa Luisa di Sassonia di re-
carsi nel sanatorio sia stata del tutto
spontanea.
Secondo alcuni giornali Griron sa-
rebbe partito ieri sera per Ginevra.
Di questi giorni l'imperatrice Car-
lotta, l'infelice vedova di Massimiliano
del Messico, ebbe a subire una crisi
violenta, che però fu superata.
Alla malattia mentale si aggiunse
negli ultimi tempi il marasmo senile,
malgrado che 1' imperatrice abbia sol-
tanto sessantatre anni.
Le truppe di riserva in Serbia eb-
bero 1' ordine di tenersi pronte in caso
di mobilitazione.
Edit. e redat. resp. Luigi de Negovetich
Stabilimento Tipografico S. Artal*
Fratelli Mandel & Nipote
lianca Cambio-Valute
ZARA
Acquista e vende Carte di Valore
d' ogni specie sulla base del j listino
ufficiale di giornata. Per Cartelle di
lotteria „accorda il p igamento in rate
mensili^di cor. 2Jqo a 100, e più, se-
condo 1' entità|della vendita.
Sovvenziona verso deposito valori, alle
condizioni d'uso. Accetta versamenti in Conto Corrente,
con restituzione senza preavviso, cor-
rispondendo l'interesse del 4%•
Rilascia Assegni sulle principali piazze
dell' Interno, d'Italia, Francia eccetera
senza alcuna spesa. Assicura controlla perdita per ammor-
tizazione, Cartelle di lotteria e Ob-
bligazioni ai tassi che si praticano a
Vienna.
Assume assicurazioni nei Rami Incen-
dio, Vita, Accidenti e Responsabilità
Civile, quale Agenzia Principale delle
Assicurazioni Generali di Trieste.
Avverte infine che provvede alla rinno-
vazione dei fogli Coupons di Rendita
dello Stato ed altre obbligazioni, verso
semplice consegna dei Talons e rifu-
sione delle sole spese.
COMUNICATO
Appena arrivato alla mia nuova de-
stinazione sento imperioso il bisogno di
inviare ancora un affettuoso saluto ed
un grazie di cuore a tutti quei gentili
cittadini di Curzola che in occasione
della mia partenza da questa cara ed
indimenticabile città, tante e sì larghe
attestazioni di stima ed affetto vollero
tributarmi.
Davvero che non posso ancora pen-
sare ai momenti che precedettero la
mia partenza senza sentirmi l'animo
profondamente commosso.
Ai signori impiegati pel festoso ban-
chetto, al comitato cittadino pelle splen-
dide feste organizzate in mio onore,
all' ottimo corpo musicale cittadino che
vede accompagnarmi alla partenza, alla
spettabile Società Operaia che mi volle
suo socio onorario, a tutti indistinta-
mente la mia più viva riconoscenza e
gratitudine.
LA FILIALE
dell'I. & R. priv.
STABILIMENTO AUSTRIACO DI CREDITO
per Commercio ed Industria in Trieste
assume :
versamenti in Corone
verso Buoni di Cassa al portatore :
con preavviso di 4 giorni a 2y«%
n n i) ^ i; »
verso lettere di versamento a nome :
con preavviso di 4 giorni a 21/4%
» « * » 8 « » 2yto/o
» 30 „ „ 2*/«
in Napoleoni d' oro verso lettere di versamento :
con preavviso di 30 giorni a 2%
„ „ „3 mesi „ 2V«°/o
» 6 „ „ 2«/,o/0
Pei Buoni di Cassa e per le Lettere di versa-
mento in Corone attualmente in circolazione, ij
nuovo tasso d'interesse entrerà in vigore al 12
Marzo 16 Marzo e rispettivamente al 7 Aprile p. v.
a seconda del rispettivo preavviso.
Bancogiro in Corone
disponibili a vista, 2% 811 qualunque somma.
Corone e Napoleoni d' oro in Conto Corrente :
Condizioni da pattuirsi di volta in volta secondo
il termine di preavviso.
Rilascia Assegni
su Vienna, Budapest, Bruna, Carlsbad, Piume, Leo-
poli, Praga, Reichenberg, Troppavia, nonché su
Agram, Arad, Bielitz, Gablonz, Graz, Hermannstadi,
Innsbruck, Klagenfurt, Lubiana, Linz, OlmiKz,
Saaz, Salisburgo, franco spese.
Si occupa della Compera e Vendita
di divise, monete e valori.
Assume Incassi
di tagliandi, valori estratti nonché incassi d'ogni
altra specie.
Dà Antecipazioni
sopra Warrants e valori alle più modiche con-
dizioni.
Crediti verso documenti di caricazione
vengono aperti a Londra, Parigi, Berlino o su
altre piazze alle più correnti condizioni.
Lettere di Credito
vengono rilasciate su qualunque piazza.
DEPOSITI.
Si accettano in custodia carte di valore, monete
d' oro e d' argento e Biglietti di Banca. Le con-
dizioni si possono conoscere rivolgendosi alle
Casse dello Stabilimento.
Vaglia cambiarii.
Alle Casse dello Stabilimento sono pagabili i
vaglia cambiari della Banca d'Italia in lire ita-
liane oppure in Corono al corso di giornata.
Trieste, 8 marzo 1002.
CI RiriJDfÀ un Atlante geografico
AlUuuUn. usato, per le scuole
superiori. Rivolgersi al Negozio Ai tale.
Numero 92 ZARA, Mereoledì 18 Novembre 1903. Anno XXXVffl. IL DALMATA
SJASSOCIAZIONE.
Por Zara Cor. 16 anticipatamente, semestre e trimestre in proporsion«
Per r imparo Auatra-UnfsHeo Cor. 18, semestre Cor. 8, trimestre Cor. 6.
Per gli «tati appartaaanti all' Uniona postale Cor. 24 all' anno, semestre «
trimestre in proporsiene. Per i;li Stati noa appartaaoriti airUnlona postale
Cor. 16 e più 1' anmento delle spese postali, semestre e trimestre in
proporzione. Un numero separato costa Cent. 20. Un numero arr. Cent. 82*
numeri del gfiomale si rendono sella Libreria internazionale di E. Sohdnfeld.
Giornale politico, eoonoitiico, letterario
Emcm il iii9PGQl«dl e il sabato.
INSERZIONI.
Le .ssocìazioni e sfli importi di denaro, in MS«6af PMtalK si
all'AMaiMtIrailMM del DALMATA in Zara. Chi mn res(i»fire il fogli" «iop '
scaduta V aasocianone, s'intende obuiiato per il trimestre «osMiraeBte.
Le oorrispondenie derono dirigersi affrancate esoljsiTamentc) le
aazione. Le lettere non affrancate saranno respinte. I eomuoioali si
ai preMO di Cerni, 85 la linea, carattere testìno. Attìsì ed baerrioni a pre«::.
moderato d« eonTenirsi. -- I manoaerltti non si restitoiseoi o.
Sulla nazionalità.
Sono molti e molti anni che nella
nostra irrequieta vita provinciale, nel
r ondeggiare dei vari partiti politici,
che travagliano la nostra terra, noi
andiamo, tutti, e spesso, a cozzare
contro una mostruosa scogliera^ celata
dalle nebbie dense, a urtare contro le
sirti insidiose della nazionalità, ove i
nostri proponimenti e i nostri ideali
si rompono, come vascelli derelitti sul
navifrago mare. Il principio della na-
zionalità — precisamente la parte la
più spirituale che ci sia nella evolu-
zione di un popolo — è quello che
da noi più urta i nervi, più eccita
gr istinti bellicosi, più solleva le ge-
losie delle fazioni politiche. Anche di
questi giorni, mentre tutti gli animi
onesti e franchi della provincia esal-
tano, c' è chi ha tentato, con malvagio
intento di discordia, di riaccendere la
questione. Il Nema ih del „Jedinstvo"
relativo a noi italiani, è cosa che si
giudica da sè; è cosa tanto ingenua
e puerile, che non meriterebbe di es-
sere raccolta, se il „Jedinstvo" non
fosse r organo di un partito. Non
dunque al „Jedinstvo" diremo alcune
cose, che non pretendono certo di es-
sere rare e peregrine, ma le quali ri-
teniamo nel momento presente assai
opportune, si bene a chi esso vuole o
vorrebbe rappresentare.
La affermazione di una nazionalità
dipende dal sentimento della libertà.
Dalla coscienza del diritto di disporre
di sè. Quanto è più avanti la civiltà
di una gente, tanto più rapidamente
essa si afferma in nazione. La nazio-
nalità non ha bisogno di essere ,con-
cessa" ; nessuno può fare a meno di
riconoscerla, se non chi non abbia il
senso della umana libertà. Nello istante
stesso in cui essa si manifesta, cioè
dice di essere, eo ipso è concessa e
riconosciuta. Non dipende dal bene-
placito di questo o di quel partito.
Non ha d'uopo di timbri d'autenticità,
di bolli di provenienza. Essa c' è,
dunque è. Vuole essere, e diviene. Dice
di voler essere, e già è. Il suo germe
sta nella volontà; la sua essenza sta
nella opzione ; la sua nobiltà sta nella
libera scelta. Non è il prodotto di un
ragionamento : è cosa del cuore. Vien
dal cuore del popolo. Tocca le fibre
del sentimento, non le cellule del pen-
siero. Non ha a che fare con la razza,
espressione ancor più ambigua e con-
cetto da definirsi, non col linguaggio,
che non è che il cemento della nazio-
nalità, non col culto, che va sempre
più dissociandosi dal concetto nazio-
nale, non con le naturali frontiere, non
con le forme politiche o amministra-
tive. Essa è qualcosa di più, sopra di
tutto. Poiché è cosa tutta spirituale.
Uomini di diversa origine, di linguag-
gio e fede diversa, divisi da montagne
altissime e da valli profonde, separati
da continenti o da oceani, purché ri-
spettino le stesse tradizioni e aspirino
agli stessi ideali, sono nazionalmente
fratelli. I centri tedeschi di Boemia
che sono di nazionalità slava? I Bul-
gari della Macedonia di nazionalità
yreca, i Greci di nazionalità bulgara?
La Svizzera? Il Belgio? Le colonie
inglesi e spagnole d' America? L' Al-
sazia? Una nazionalità può fino so-
pravvivere alla morte politica, come
la polacca. Nessuno ha concesso questa
nazionalità. Esse si sono sviluppate
per generazione spontanea. Nessuno
ha potuto artificialmente crearle.
Valga r esempio di quanto s' è fatto
in Austria per fondere in una tutte le
varie genti che vi stanno agglutinate,
per creare, in due parole, una nazio-
nalità austriaca. Convien allontanarsi
dall' epoca presente e risalire assai nel
tempo e nella storia; non soffermarsi
a un ministero Schmerling, che, al-
l' indomani del riconoscimento delle
lingue provinciali, delle Landesspra-
chen^ germanizza tutto, e non più in
nome della ragion di Stato, come sotto
il ministero Bach, ma nel nome spe-
cioso della scienza e della civiltà; non
soffermarsi a Giuseppe II che pro-
clama il tedesco lingua amministrativa
ed ufficiosa, perchè, come nel mani-
festo del suo avvento al trono, „le
Provincie della monarchia devono co-
stituire un tutto ove le forze del po-
polo non debbano tendere ad altro che
alla potenza dell' Austria" ; non sof-
fermarsi a Maria Teresa, che impone
il tedesco sopra sette nazioni parlanti
sette linguaggi in Ungheria, e poi in
Boemia, Slesia, Moravia, Garniola,
Confini militari, Polonia; ma risalire,
nel tempo e nella storia, assai lontano,
per persuadersi che tutta la politica
centralista dell' Austria, che doveva
servire a consolidare l'idea unitaria,
a formare quel „tutto" di Giuseppe II,
la nazionalità austriaca, col mezzo di
una politica linguistica, non ha fatto
altro che ridurre l'Austria a essere
una provincia letteraria della Ger-
mania. Poiché sono le nazionalità che
formano lo Stato, non questo quelle ;
esse preesistono allo Stato ; non si
creano, come non si distruggono; e
non sono perfette, che quando abbiano
È vero, par troppo, anche a casa nostra
si sa cinguettare, o bene o male, di tat.te
le sette meraviglie del mondo, compreso
il colosso di Rodi; mentre si è del tutto
ignoranti, o quasi, di fronte alle cose che
ci stanno continuamente sott'occhi.
Mi ricordo, non sono molt' anni, che si
conduceva in giro per la nostra città un
professore dell'ateneo di Bruxelles, e che
insieme a lui anche il cicerone faceva le
meraviglie dinanzi ad un bel calice, che
si conserva a San Simeone. Questo mi
'piace — scappò detto a quel galantuomo
nella sua arguzia francese — anche lei
dunque visita per la prima volta Zara in
mia compagnia? Quel povero cicerone al-
lora rimase maluccio ; io però feci un grosso
giuramento, di imparare a conoscere cioè
prima le cianfrusaglie di casa nostra e poi
quelle d'altrui ; e ai giovani ho sempre in-
culcato questo principio colla comminatoria
del rimprovero, scappato di bocca al pro-
fessore suUodato. Imperocché, salvo i grassi
borghesi, portati qui dai Silberhuber, che si
scom[»seiano dalle risa al mirare p. e. le
miniature dei nostoi codici medievali, i fo-
rertierf saputi vogliono di solito vedere e
capire soltanto quello che tra noi è spe-
cificamente dalmatico, essendo stucchi e ri-
stucchi di quegli elementi spettanti all' e-
stetica... internazionale, di cui riboccano
le grandi città. ,
Va bene che gli organi organi, s m*
tende, per modo di dire — governativi, npn
si servono più di noi come di galoppini
olficiali, forse temendo non facciamo ap|)af
rire alle piòrsone i^ajgSgfìantl mettiamo verée
creato uno stato a propria imagine.
A ciò esse tendono; così è nata la
Trancia, l'Italia, la Germania, la
Spapa; così si affermeranno nella
storia le altr^ genti.
Inteso per tal modo il vero concetto
della Nazionalità, l'attentato del „Je-
dinstvo" contro la serietà del partito,
gì' interessi del quale rappresenta, è
manifesto. Neil' atto in cui slavi e ita-
iani stanno organizzandosi contro il
sistema di quella politica linguistica,
cui abbiamo accennato, tutta a van-
aggio dei tedeschi dell' Austria, i
quali, oltre a essere minoranza, non
lanno alcuna potenza civilizzatrice,
come sarebbe ovvio dimostrare, in
quell'atto stesso, l'organo degli op-
portunisti, con assai discutibile op-
portunismo, addirittura cancella noi,
italiani, dalla carta etnografica.
Il grazioso si è che non ci è mai
passato per la mente il desiderio di
farci, diremo, legittimare. Abbiamo
dimostrato a suo tempo che la co-
scienza della libertà è in noi così
viva, da riconoscere le altre naziona-
lità con i loro diritti, anche quando
esse calpestano i nostri e non ricono-
scono noi. Abbiamo persino plaudito
agli ideali avvenire di genti che ne-
gavano a noi fin le glorie del passato.
Per esistere ed affermarci non abbiamo
mai avuto bisogno di negare l'esi-
stenza agli altri e combattere le af-
fermazioni altrui : abbiamo altre armi,
altri mezzi, altre risorse: la forza di
voler essere quali ci sentiamo, la co-
munanza di ideali con la gente cui
apparteniamo, la identità di sentimenti
col gentil sangue latino. Né Slavi né
Tedeschi possono darci o toglierci un
granulo di più o di meno di questo
nostro spiritual patrimonio. Ciò che
ci può essere dato o tolto appartiene
al lato materiale della cosa, alla at-
tuazione pratica dei nostri nazionali
diritti: ivi é aperto il campo alle in-
giustizie, alle angherie, ai soprusi, di
che, comunemente, sogliono macchiarsi
le nazionalità predominanti: ivi è a-
perto il campo anche al „Jedinstvo" ;
ma ciò che appartiene al mondo ideale
nel quale si movono i principi spiri-
tuali di tutte le nazionalità non potrà
essere toccato.
Tutta la vita interna dell'Austria
si riduce a una altalena di naziona-
lità; gli uomini che dànno la spinta
si chiamano ora Hohenwart, ora Auer-
sperg, ora Taaffe, ora Badeni, ora
KOrber. L' antagonismo di razza e la
rivalità di nazione sono da noi la
norma dell a interna vita politica. Qua
e là vanno consolidandosi dei centri,
dei nuclei, int0r90 ai quali si an-
dranno stratificando nuovi Stati, i cui
embrioni già si intravedono; e questi
nuclei hanno tutti per nucleolo la na-
zionalità. Or, queste comunità etniche,
se vengono a contatto, si urtano; e
là dove convivono, la lotta assume
particolari caratteri. Su tutta la linea
è impegnata la battaglia. L'Austria
è come una scacchiera, ove ogni pezzo
ha un proprio valore, un proprio mo-
vimento, una propria mèta. Ma in
questo enorme e caotico conflitto di
popoli e di interessi, solo da noi ac-
cade che gli uni neghino la esistenza
degli altri. È il colmo della illibera-
lità.
Sono 16.000 gli italiani della Dal-
mazia, secondo le statistiche ufficiali?
E sieno! Ma ci sono. Noi sappiamo
di distretti politici in cui, ad esempio,
su tremila italiani c' è uno sloveno.
Ma c' è. Come c' è? Perchè nel cen-
simento s' è dichiarato tale : e la sta-
tistica ufficiale lo accoglie fra le sue
amorose braccia. E 16.000 che si di-
chiarino italiani non valgono a costi-
tuire una nazionalità?
E' un assurdo. E l'assurdo c' è,
perchè al concetto di nazionalità s' era
data una interpretazione erronea e
falsa, includendovi oltre al criterio
etnico della razza anche quello poli-
tico del dominio territoriale, mentre
invece è del tutto ideale.
Quanti sono in Dalmazia slavi op-
tano 0 per la nazionalità croata o per
la serba; per tal modo, per questo
atto volontario di opzione, essi sono
0 Croati 0 Serbi. Sono nel loro pieno
diritto. Diritto che ha ogni uomo di
disporre di sè. Noi lo riconosciamo a
tutti. Poiché è proprio della combat-
tività selvaggia e disordinata dei po-
poli barbari il non riconoscere la li-
bertà altrui. La libera scelta arbitraria
della propria nazionalità è un pro-
dotto della rivoluzione francese, rin-
saldato dalla rivoluzione del 48 ; ed
è un indice di progresso civile della
umanità. Non certo la razza si può
far dipendere dalla volontà; essa è
carattere etnico fisso, la nazionalità è
mutevole ed eleggibile. Chi scrive
queste righe è di razza slava, poiché
1 suoi avi son discesi al mare, dopo
aver combattuto nella loro patria bo-
snese il dominio turco; ed è di na-
zionalità italiana per deliberato atto
affermativo della sua volontà e della
sua coscienza, fattasi interprete di ciò
eh' egli sente, ama e desidera. E sa-
rebbe così sciocco il dirgli: „non ri-
conosco la tua nazionalità'', quanto
sarebbe sciocco eh' ci dicesse : „io son
di razza latina".
Le quali cose era necessario dire
)er togliere di mezzo 1' equivoco, che
in mano dei cattivi diviene potentis-
simo mezzo di discordia.
Dott. G. I. Bozloli.
quello che dovrebbe essere aesturro] pure,
data la necessità di sapere, dopo questo
esordio, credo cbe la preferenza spetti alle
cose del nostro paese, e poi a quelle degli
altri. Ho inteso che alcuni giovani egregi
s'accingono ad illustrare le marine dalma-
tiche: lo facciano e presto, chè davvero
questo adriatico orientale incornicia colle
sue limpide acque tesori di naturali bel-
lezze, e feconda memorie di storia e di
arte incomparabili.
Io non so se tutti coloro che alla mattina
prendono una boccata di aria sulle banchine
di Riva nuova, saprebbero dire, cosi ad occhio
e croce, i nomi delle isole, che da maestro a
gcilocco chiudono l'orizzonte di Zara. Là, in
fondo, p. e., sulla rotta di Fiume, di Trieste e
di Venezia né fan capolino un brusio di piccine,
che si elevano dallo specchio del mare a
guisa di esili coni, cenericci e quasi fumosi ;
più in qua, sulla via di Ancona, altre si
allungano come cetacei, e alle volte, per uno
strano giuoco di rifrazione luminosa, paiono
sollevate sul liquido elemento. A quelle
che pigliano il colore dagli strati dell'a-
tmosfera interposta, succedono le grigie, a
codeste le brune; le più vicine lascian ve-
dere le macchie oscure della vegetazione,
indi il verde distinto degli alberi, il bian-
cheggiare delle casette, le punte dei cam-
panili, il rossastro dei poderetti divisi da
muriccittoli; e poi di nuovo altre chiazze
verdastre, altre colline dai contorni impre-
cisi, perduti nel cilestro dell'aria; finché
l'occhio riposa in quella specie di lago,su
cui siedono San Cassiano, Torrette e Za-
ravecchia, che viceversa lago non è, bensì
tac^ua salata che si restringe in angusti
meàndri e pare ivi finisca. Tante sono
qu««t'isole coi loro cortei d'isolotti, dM-
solette e d'isolettine, che il nome sfugge
0 si confonde l'uno con l'altro; talvolta è
dubbio, perchè doppio o triplo; anzi, per
la varietà di esso, è come se mancasse.
I vecchi zaratini, che avevano il loro
regno municipale limitato a questo arcipe-
lago, lo chiamavano collettivamente insula,
per distinguerlo dai domini del continente,
che per essi era la storca ; e i zaratini mo-
derni, accettando la scappatoia dei loro
antenati, se hanno italianizzato la greca
starea in terraferma, quasi per compenso
diedero forma greca alle insulae, nominan-
dole scogli, in dialetto scoi. Perchè questa
voce, che pare si umile, appartiene alla
lingua di Omero (scopdos, scopultts) e se ha
in se la radice di spia, nel senso, inten-
diamoci, di corpo avanzato che guarda e
difende, non significa poi, come nel sermo
nobUis, roccia nuda e disabitata, ma breve
isoletta, in cui allignano almeno i boschi di
basso fusto, le viti, i fichi e gli ulivi.
Ma, lasciando ad altrui il dire estesa-
mente di questa graziosa corona, che re-
cinge in sul mare la nostra città, mi si
permetta di buttar giù qui poche linee sul-
r isola, che corre paralella alla coita, su
cui beviamo le non sempre pure awe di
9ita; anzi sulla parte a maestro della me-
desima, ove per alcuni mesi dovea rinfran-
care quei nervi rilasciati e Stonati, che
forse non avevan proprio bisogno né di bi-
scheri nè di corista alcuno, ma di qualche
pezzo nuovo, che gl'Ippocrati di quaggiù
non posson rimettere.
Nel dialetto quell'isola la chiamiamo U-
glian, mentre gii slavi la dicono Ujan e
Ughliàn, coli'accento tonico sulla penulti-
ma. Negli atti notarili del secolo decimo-
terzo e deciraoquarto si trovano le varianti
Iliam e Giliano, in cui lo scambio della
1 per la u, come in tanti altri casi simili.
vuoisi appartenga all' antico volgare dal-
matico. La si diceva anche isola di San
Michele, San Michele in morde, Barcagno
(traghetto) di San Michele, Olirà barcagno
Circa l'etimologia della voce le opinioni
sono varie: gli Slavi vedono in Ugliano
uglie cioè oglio, e in Ughlian ughlie cioè
carbone. La seconda derivazione non regge
perchè nè carboni nè carbonari ci furono
mai colà; potrebbe bensì valere la prima
per i m(tlti olivi, di cui l'isola è coperta
se i nomi delle regioni derivassero piut
tosto dalle industrie che dalle materie
prime in esse esistenti. Non conosciamo in
fatti dei paesi denominati AaìVoglio, molt
invece dagli olivi e dagli oliveti, primo tra
essi il sacro monte presso Gerusalemme
Comunque, il nome sarebbe sempre roma
nico, provenendo uglie da oleum, per la ra
gione che nè olivi nè oglio gli Slavi avendo
a casa loro, la pianta e l'oglio conobbero
tra noi, e li chiamarono colla voce latina
dei nostri padri. Sicché Ugliano, sarebbe
eguale ad Ògliano, in cui la u per o ci por
terebbe nuovamente alla fonetica del neo
latino di Dalmazia. Nomi di località poi
che, in regioni romaniche, finiscano in -ano
(-ano) -an, ce ne son tante, che torna super
fino il ricordarle. Aggiungiamo da ultimo
che qualche vecchio cronista zaratino re
tro cesse Ugliano o JtUianum, esattamente
in quanto alla teoria dei suoni, ma senza
storico fondamento, perchè Plinio scrisse
Contra Jader est Lissa; e Porfirogenito
vuoisi che questa Lissa l'abbia chiamata
Caiantrébeno.
Delle quali voci antiche la greca si
perduta, ma la latina no. Lissa, conservatasi
in regione neolatina, ebbe come nome di
isola r articolo : La lÀssa. Supposto poi per
equivoco che l'articolo fosse doppio: la
Progetti e... progetti.
— Il y a fagots et fagot«.
(SganareUc : Molière),
Invece di logorarsi nella compila-
zione di un progetto linguistico che
ni, necessariamente, col non accon-
tentare nessuno e col disgustar tutti,
S. E. il luogotenente avrebbe dovuto
spingere ben più innanzi la visione
dei nostri bisogni e la portata delle
sue iniziative, esigendo in prima linea,
a Vienna e per la Dalmazia, tutto
altra politica ferroviaria.
Invece — come venne accennato da
talun oratore della maggioranza — di
ferrovie neanche cenno nel messaggio
governativo, quasiché la Dalmazia,
come il Belgio, fosse solcato di ferro-
vie in fitta rete.
Eppure preoccupazione suprema e
costante di tutti gli stati o delle Pro-
vincie 0 delle città che vogliano pro-
gredire è questa delle ferrovie; e in-
vero pare, più che impossibile para-
dossale, che, all' inizio del secolo ven-
tesimo, nella costa che fronteggia
quella di Italia e che dovrebbe adunare
commercialmente tutte le risorse dei
Balcani, vi sia ancora, da risolvere,
una questione ferroviaria.
Gli è che i signori di Vienna, mu-
niti di grossi lenti poliziesche per il
dettaglio, per il rappezzo, per il ri-
piego, sono di una miopia cronica di
contro ai grandi problemi risolutivi. A
quei Machiavelli da strapazzo, che si
affaticano nel creare il patriottismo
burocratico, sfugge il criterio che solo
una soddisfacente politica ferroviaria
può fare dei sudditi soddisfatti.
E' caratteristica, ora, la lotta di con-
correnza stabilita sull' Adriatico orien-
tale, tra Venezia e Trieste e Fiume,
che dell' Adriatico orientale sono alle
porte e che sono ben lontane dal go-
dere, rimpetto all' oriente, le splendide
posizioni che hanno e Zara e Spalato
e Ragusa, trascurate dal governo, come
non sono trascurati il Camerun, o la
Tasmania.
Di questi giorni, appunto, la Bilancia
di Fiume ha rinnovato l'allarme perciò
che una parte del commercio di tran-
sito del legname prende ora la via di
V Issa, cfr. p. e. la l'orbacca (lauri bacca)
se ne soppresse uno e si disse : la Issa,
V Issa. Sorto in seguito un borgo omonimo,
sempre secondo il genio della lingua nostra,
per cui ordinariamente le piccole isole, che
contengono una località d'egual nome, ri-
fiutano l'articolo — p. e. Isto, Selve, Sale,
Lesina, Gur»ola e invece La Braem —
andò perduto anche l'altro articolo, e si
ebbe: Issa, Js, Iso, Eso. Ma qui, come già
il lettore si sarà accorto, il nome pliniano
non è rimasto proprio all'isola, che sta di
contro a Zara, ma è passato all'altra, che
immediatamente le viene dietro. E di questa
confusione non c'è da stupirsi, sapendosi
che in tutti i tempi questo insulario zara-
tino ebbe ed ha tuttora, come già si disse,
scambi e varietà di nomenclatura.
L'isola, dalla punta di San Pietro a
quella sullo stretto di Sdrelaz, è lunga quasi
ventidue chilometri; nel suo massimo, da
Sant' Eufemia al monte grande, è larga
circa quattro chilometri; lo sviluppo delle
sue coste, piene d'insenature, di cale e di
vallette, è di circa settanta chilometri. Tra
essa e la terraferma si estende il Canale
di Zara, che dai quattro chilometri si al-
larga presso Porto Schiavina *) sino agli
otto. E analoga ne è pure la profondità,
che cresce rapidamente dal sud al nord ;
giacché, nel suo filo di mezzo, se tra San
Cassiano e Cuclizza lo scandaglio scende
sino a venti metri, di fronte a Porto Schia-
vina arriva ai cinquanta. A poneite c'è il
Canale di Meeeo, che divide l'isola nostra
da Eso Ai dall' Isola lunga.
\ (Continua)
*) Schiavina sta per Slavina, cioè a. Slavina'
come invece di Slavi gì' Italiani dissero Schiavi;
•Oli da Slavina fecero Schiavina, (dial. Slavina.,
Numero 5. ZARA, Sabbato 16 Gennaio 1904. Anno XXXIX. DALMATA
ASSOCIAZIONE.
Per Zara Cor. 16 anticipatamente, semestre e trimestre in proporzione.
Per l'impero Austro-Ungarico Cor. 18, semestre Cor. 9, trimestre Cor. 5.
Per gli Stati appartenenti all' Unione postale Cor. 24 all' anno, semestre e
trimestre in proporzione. Per gli Stati non appartenenti all' Unione
postale Cor. 16 e di più 1' aumento delle spese postali, semestre e
trimestre in proporzione. Un numero separato costa Cent. 20. Un
numero arr. Cent. 32. I numeri del giornale si vendono nella Li-
breria Internazionale di E. Schònfeld.
Giornale politico, economico, letterario
Esce il mercoledì e il sabato.
INSERZIONI.
Le associazioni e gli importi di denaro, in assegni postali, »i diri-
gano all' Amministrazione del DALMATA in Zara. Chi non respinge U
foglio dopo scaduta 1' associazione, s'intende obbligato per il trimestre
susseguente. . ..
Le corrispondenze devono dirigersi affranoate esclusivamente ali-
redazione. Le lettere non affrancate saranno respinte. 1 comunicati si in-
seriscono al prezzo di cent. 25 la linea, carattere testino. Avvisi ed in-
serzioni a prezzo moderato da convenirsi. — I manosorit* non si resti-
tuiscono.
A difesa dell'operaio italiano.
I principali giornali del regno si
occupano del grave pericolo sovra-
stante 1' emigrazione italiana, in causa
del ferace protezionismo che si va
intensificando in Francia.
Di questo feroce protezionismo sono
vessilliferi precisamente quei sociali-
sti, le cui dottrine, i cui metodi, i cui
fini apparirebbero la quintessenza del
più sconfinato liberalismo. I socialisti
francesi possono, nel caso, dare dei
punti al signor Méline, 1' antesignano
del protezionismo economico nella loro
nazione, contro il quale mossero ac-
canitamente in guerra, allorché egli,
capo del governo del suo paese, s'ac-
cinse a mettere in pratica le sue teorie
economiche, ristrettivamente e si po-
trebbe dire reazionariamente protezio-
niste.
Riferimmo già un sunto delle pro-
poste degli estremissimi partiti parla-
mentari francesi, a favore del lavoro
nazionale ed a danno della emigra-
zione, particolarmente della emigra-
zione italiana ; e noi pur siamo lieti
che il grido di allarme dato dall' ot-
tima Sera di Milano, e quello di qual-
che altro giornale, abbia oggi larga
eco nella stampa, senza preoccupa-
zioni di partito.
Le ultime notizie accennano, in
proposito, ad una parziale resipiscenza
del parlamento francese. La commis-
sione, ad hoc, ha receduto dalla sua
prima idea di imporre, comunque, un
balzello sull' impiego degli operai stra-
nieri. Le sue proposte — respinte tutte
le altre, così draconianamente antipa-
tiche e disastrose per la emigrazione
italiana — si concretano nelle se-
guenti disposizioni:
„Ogni operaio straniero, lavorante
in Francia, sarà obbligato di inscri-
versi nel Municipio della località nella
quale deve lavorare.
„Si fa obbligo agli intraprendi tori
e appaltatori di lavori per conto dello
stato, dei dipartimenti e Comuni, di
stipulare, nei loro capitolati d' appalto,
il pagamento di salario uguale per gli
operai francesi e stranieri. In caso di
violazione di tale clausola, lasciata
facoltà ai tribunali di ordinare la re-
stituzione della somma ritenuta agli
aventi diritto".
* * *
Indubbiamente havvi un migliora-
mento notevole, che diminuisce, in
modo sensibile, la ingiustizia ed il
danno contro la libera concorrenza
nel lavoro e contro 1' emigrazione ; ma
il miglioramento non è tale da acque-
tar le legittime apprensioni degli Ita-
liani.
L' operaio italiano è, in moltissimi
casi, preferito dai francesi agli operai
indigeni, non solo per la sua preva-
lente abilità, il suo spiccato amore al
lavoro, la sua sobrietà, e via dicendo,
ma anche perchè ha minori pretese;
sia pure che queste ultime abbiano,
in parte almeno, spiegazione nel biso-
gno. La emigrazione italiana — 1' ul-
tima statistica, che si riferisce al 1903,
indica un aumento del 12 per cento
sul 1902 — è, purtroppo, conseguenza
di bisogni gravissimi, di miserie che
stringono il cuore. E naturale, quindi,
che il bisogno costringa gli operai
italiani ad essere limitati nella do-
manda. Però non si deve dimenticare
che gli operai italiani all' estero hanno
abitudini ben altrimenti parsimoniose
e patriarcali, di quelle, per esempio,
degli operai francesi. E la commissione
parlamentare francese finisce per col-
pirli, anche in ciò che li rende eccel-
lenti e preferibili agli operai indigeni,
in quella che è una loro virtù.
L'allarme è, dunque, sempre giu-
stificato.
In questo tutti sono perfettamente
d' accordo col Tempo; e constatiamo
con piacere che il confratello non e-
sita a rivolgere la sua critica e la
sua rampogna ai compagni d'oltr'Alpe,
i quali mostrano di aver dimenticato
il dovere ed il còmpito del partito so-
cialista, di rendere internazionale la
propria anima e la propria azione,
come direbbe il Tempo.
*
* #
Non siamo d'accordo, invece, col
Tempo, nel ritenere che la proposta
della commissione parlamentare fran-
cese debba preoccupar piuttosto 1' e-
migrazione belga, avente la sua espan-
sione maggiore nel Nord della Fran-
cia, che quella italiana, la quale ha
il suo campo di operosità nel Sud
della nazione francese. Osserva 1' arti-
colista del Tempo che, nel dipartimento
delle Alpi marittime, gli operai italiani
si occupano, generalmente, in mestieri
e professioni a cui i francesi non si
prestano, e che è di molto diminuito
il krumiraggio che fu causa dei fatti
di Aigues-Mortes. E 1' osservazione non
manca di qualche fondamento. Ma è
evidente che la accennata proposta
tende ad allettare 1' operaio francese,
non più minacciato Ravvicino dalla
formidabile concorrenza del minor
prezzo della mano d' opera ; per cui
se il danno sarà, per ora, relativa-
mente limitato, crescerà grado grado
fino a raggiungere lo scopo di cotesta
nuova bufera ultra protezionista.
Le inchieste sul lavoro e le condi-
zioni degli operai italiani nella Francia
meridionale, hanno, del resto, consta-
tato che gli operai indigeni preferi-
scono un lavoro più proficuo, magari
lontano dai loro paesi, laddove, cioè,
la concorrenza è meno intensa e meno
dannosa. Fate che in casa loro essa
non sia più possibile, in base al più
importante dei coefficienti, che è il
prezzo delia mano d' opera, e ne ve-
dremo ben presto gli effetti a danno
della numerosa e laboriosissima emi-
grazione italiana.
*
* *
A ben guardare, però, i socialisti
intransigenti della Francia, non fanno
che seguire la via percorsa dal so-
cialismo, nei rapporti del lavoro e
della concorrenza.
In fin dei conti, il parlamento fran-
cese intende colpire il cosidetto kru-
miraggio. E non è contro la libera con-
correnza, contro la libertà del lavoro,
che il socialismo ha sempre accanita-
mente lottato? E la lotta non s' è
così acuita da trascinare le masse
operaie agli scioperi di solidarietà?
E vero — giova riconoscerlo — che
il danno da cotesti scioperi recato agli
operai ha allarmato siffattamente gli
stessi socialisti, i sollecitatori medesimi
degli scioperi ad ogni costo, da ca-
gionare, nel partito socialista, una
forte reazione, da far intimare 1' alto
là dai capi, da contribuire alla attuale
divisione fra il socialismo evoluzionista
ed il socialismo rivoluzionario. Ma il
punto di partenza, dal quale non sem-
brano volersi rimuovere i socialisti
francesi, è quello cui s'informò l'ani-
ma internazionale del socialismo!
Niente di meglio che la parte del
socialismo meno attaccata alle formule
aprioristiche, e più preoccupata dei
bisogni reali e della necessità di prov-
vedervi, ravvisi con noi la enormità
ed il danno che la tendenza ultra-
protezionista, cui s'informa la politica
economica - sociale della Repubblica
francese, reca agli interessi operai
Vuol dire che non saranno soltanto i
conservatori — così a torto denunciati
come immemori di essi — a difenderli,
con convinzione pari all' ardentissimo
affetto.
La causa giusta, buona, santa avrà,
così, una più fervorosa ed efficace
tutela.
La commedia.
Osserva assai bene 1' „Indipendente"
che quarant' anni fa, in una prima se
duta della Dieta istriana, subito dopo
che il Veneto era stato annesso al re
gno d'Italia, il rappresentante del go-
verno di Vienna non esitò a dichia-
rare, in forma esplicita e solenne, che
si sarebbe provveduto a dare ai gio-
vani italiani una scuola per il com-
pletamento degli studi superiori. Il
governo austriaco stesso, quindi, per
)occa del suo rappresentante, accen-
nava alla questione di una università
italiana.
Quarant' anni dopo, dell' università
italiana si parla a Vienna in seno alla
delegazione austriaca, discutendosi il
rilancio ... degli esteri.
A noi, a dir vero, questo tratta-
mento speciale non rincresce e non
ripugna punto che la nostra questione
universitaria esca dal campo dell' istru-
zione per entrare in quello della po-
itica estera.
In linea d'interesse diretto però pre-
merebbe a noi che, su qualunque cam-
po venga posta la questione, sia il
terreno pratico quello che 1' abbia da
accogliere e non quello di un senti-
mentalismo poco fecondo come quello
delle espressioni di simpatia che ci
jrovengono da czechi e tedeschi.
Dopo quarant' anni di attesa non
sono le espressioni di simpatia quelle
che ci abbisognano, ma i voti afferma-
tivi a prò d'una proposta concreta
tendente a risolvere la questione. Noi
comprendiamo benissimo il rincresci-
mento dimostrato dal deputato Sylve-
ster per il fatto della violazione del
confine linguistico con i liberi corsi
italiani a Innsbruck, ma non stava
certo nelle nostre intenzioni di violare
alcun contine chiedendo 1' istituzione
di una università ... a Trieste. Come
i tedeschi rivendicano il diritto di af-
fermare 1' unità della scienza germa-
nica su territorio austriaco, così noi
quello della scienza italiana. Noi com-
prendiamo anche il diritto di difesa
del proprio carattere tedesco di una
città completamente tedesca come Inn-
sbruck. Se pochi comici e cantanti ed
un abate bastarono a rendere mezza
italiana Vienna nel secolo XVIII, è
facile comprendere che si possa temere
dell' influenza delle cattedre di studi
e di studenti italiani a Innsbruck.
A togliere però ogni timore del col-
lega tedesco si incarica il deputato
czeco Stransky, il quale dichiara che
se professori germanici possono tenere
senza rischio lezioni a Salisburgo, si
deve ammettere che anche professori
italiani tengano lezioni all' università
di Innsbruck, e ciò partendo dal con-
cetto fondamentale che V equiparazione
di tutte le nazionalità è il mezzo mi-
gliore per dissipare ogni malcontento.
Non ricorda però il deputato czeco
che a Salisburgo è in campo una na-
zionalità soltanto, ad Innsbruck due e
ben diverse.
E' una gran commedia che si va
rappresentando intorno all' elemento i-
taliano soggetto all' Austria ; tutto offre
argomento alla discussione in nostro
favore, fuorché un punto solo : 1* uni-
versità a Trieste-
Questo continuo tergiversare, questo
deviare continuo dall' argomento, que-
sta manovra di girargli intorno, ora
rimproverandoci, ora assumendo con
sfoghi di sentimentalismo le nostre di-
fese, ci fa comprendere che si vuol
fare la commedia per non venire ad
alcuna conclusione.
Si vuol arruffare la matassa, men-
tre il bandolo sarebbe tanto facile a-
verlo in mano per risolvere la que-
stione, che è semplicissima.
Grli italiani di tutti i Comuni sog-
getti all' Austria chiedono concordi una
università italiana a Trieste, dunque
in terra italiana, e sono anche dispo-
sti a sacrifizi pecuniari per averla.
Inutile dunque parlare di equipara-
zione delle nazionalità, di diritti lin-
guistici, di violazione di confini, di
tentativi di snazionalizzazione, tutte
cose che non c' entrano affatto con la
nostra domanda. Noi chiediamo 1' uni-
versità a Trieste. Si vuole o non si
vuole darcela ?
E qui sta tutto.
ntorno ad un giornalista e ad un giornale
Marinoni ed il «Petit Journal»
Il telegrafo ha annunciato la morte di
Marinoni, il cui nome è legato a quello
del più diffuso organo popolare francese,
il «Petit Journal.»
Vero tipo di Self-mann, questo Mari-
noni !
Nato da un poverissimo gendarme d' o-
rigine soya, fanciullo, fu guardiano di
vacche. Operaio fonditore, poi mecca-
nico, capo officina, proprietario di stabi-
limento, inventore, lavoratore indefesso, è
morto parecchie volte milionario. Nel 1847
inventava la macchina a reazione per la
tiratura dei giornali, e molti anni dopo le
rotative, che portano il di lui nome ed
arrecarono una vera rivoluzione nel gior-
nalismo. Oltre alle rotative, altre macchine
inventò e perfezionò.
Chi dice Marinoni, dice «Petit Journal»,
cioè il giornale popolare per eccellenza,
ivente una diffusione enorme.
Meglio che un giornale è una serie con-
tinua di giornali, che si stampano e met-
tono in vendita dalle ore 17 di un giorno
alle 4 del mattino di poi, sempre con
nuove notizie.
Redattori, corrispondenti, impiegati
d' amministrazione, compositori, fonditori,
stampatori, ecc. oltrepassano il migliaio.
I grandiosi locali di via Lafayette, dove
il giornale ha sede, impressionano con la
monumentale facciata a colonnato Luigi
Filippo, la maestosa scalinata di marmo
venato, le grandi macchine, i crogioli dove
si fonde il metallo per la stereotipia e l'a-
trio terreno dove continuamente arrivano
e partono i furgoni carichi di giornali.
Nato nel 1865, per opera di Polidoro
Milhaud, a capo di una forte società, la
nascita del «Petit Journal» venne annun-
ciata con una grande cavalcata a traverso
Parigi.
Unico giornale ad un soldo, acquistò
subito grande diffusione nel popolo.
Morto il Polidoro Mihaud, gli successe
il nipote Alfonso, mente arditissima di
speculatore, ma imprudente, il quale diede
al giornale un grande impulso, facendogli
raggiungere la tiratura enorme di 600
mila esemplari, — mai nè pure sognata
da altri, — mercè due romanzi d' appen-
dice. «Monsieur Lecocq» e «Affaire Tropp-
man.» Ma l'Alfonso Milhaud, nella sua
imprudente arditezza, aveva coinvolto la
società proprietaria del giornale in spe-
culazioni disastrose, tanto che, dopo pochi
anni di vita, dovette mettersi in liquida-
zione, con un passivo di quattro milioni.
Sorse allora una nuova società, con a
capo il Marinoni, Gribiat e Grirardin, la
quale si assunse la stampa del giornale
a buon mercato e la gestione dell' azienda,
interessandovi la società proprietaria.
Due società quindi, alla testa delle quali
il Marinoni, quale gerente.
La nuova combinazione seppe attraver-
sare la crisi finanziaria vittoriosamente e
liquidare completamente il passivo della
società proprietaria, tanto che questa nel
1881 si ricostituiva su nuove basi, con
un capitale di 25 milioni, diviso in 50
mila azioni da lire 500. Alla società di
gestione, rappresentata dal triumvirato
anzidetto, vennero pagati per la sua com-
partecipazione quattro milioni e settecen-
tocinquanta mila lire. Gerente della nuova
società, venne nominato il Marinoni, al
quale il «Petit Journal» deve la sua ric-
chezza.
Nel 1870, durante 1' assedio di Parigi,
Marinoni spiegò una attività, un' energia,
una intelligenza straordinarie. Con 23
gradi di freddo, quando il combustibile
mancava affatto, mercè Marinoni il gior-
nale continuò sempre ad uscire regolar-
mente.
A lui deve il «Petit Journal» il suc-
cesso, a lui la sempre crescente prospe-
rità, che gli errori del redattore capo
Judet non valsero a scuotere ; a lui i
pingui dividendi agli azionisti.
Marinoni, infaticabile, comandava ad
una legione di esseri mantenuti da una
severa disciplina, facendosi amare e ri-
spettare profondamente.
I ministri ascoltavano la voce possente
dell' organo popolare ed, onde amicarselo,
erano larghi di onorificenze ai suoi re-
dattori.
Marinoni, abbenchè più volte milionario,
continuò a dirigere l'immane azienda fino
al 1902, per ritirarsi in quell' anno a vita
privata, frammezzo ad una numerosa fa-
miglia, che lo adorava.
A lui è successo il senatore Carlo Pre
vel, quale presidente del Consiglio d: am-
ministrazione, uomo prudente, dal tatto
finissimo. Fanno parte del Consiglio M.
Ellissen, vice-presidente, Walter, Foul
quier e Grravier, membri.
Al Consiglio spetta di stabilire la linea
di condotta politica che il giornale deve
tenere, nello interesse materiale dell' a
zienda. Amministratore per tutti i servizi
è M. Cassigneul, che ha saputo sviluppare
la vendita in provincia.
Redattore-capo è Ernesto Judet, già
fido collaboratore di Marinoni fin dal 1880,
che in certi momenti imbarcò il giornale
in polemiche non conformi al di lui ca-
rattere e programma.
I supplementi — «Supplement Illustrò»,
la «Mode» e 1' «Agricolture Moderne» —
sono affidati a Duley Harispe. M. Pernot
sta a capo dell' ufficio informazioni, cro-
naca ecc. coadiuvato dai signori Vallini,
Vonoven e Jubin, nonché da 20 reporters.
Critico drammatico Leon Kerst, coadiu-
vato da Victor Roger, quale corrierista.
Vi collaborano Emile Gautier ed un cen-
tinaio di redattori ordinari, straordinari
e corrispondenti.
Leo Lespés vi illustrò lo pseudonimo
di Timothée Trimm; Jules Claretie ne fu
critico e Sarcey pure vi collaborò. Fonte
di diffusione furono i romanzi d' appen-
dice alla Montepin, Richebourg, Bouvi er,
Decourcelles e Mary.
II «Petit Journal» è una potenza, poli-
ticamente e finanziariamente.
Russia e Giappone.
Ili questo momeuto si può dire che
a grande politica si concentri nel
conflitto fra questi due Stati per il
jossesso o il patronato di Corea. La
Russia insiste, dicendo che la Corea le
è necessaria per le feirovie e la loro
percorrenza.
Nessuno però sa dire ancora come la
ùnirà, giacché la Russia non si dissi-
mula che la grande distanza le ren-
derebbe una guerra molto costosa. Ad
ogni modo nei circoli russi si propen-
de a credere che all' ultima ora la di-
jlomazia risolverà la questione.
Era stato anche detto che la Corea
verrebbe divisa fra Russia e Giappo-
ne, ma la notizia è puramente fanta-
stica.
Il fatto grave, però, è che il Giap-
pone, nelle questioni di politica este-
ra, è diviso in due partiti irreconci-
liabili.
Il partito imperialista o conserva-
tore fa di tutto perchè i Giapponesi
non dimentichino 1' odio secolare della
loro nazione contro il „nemico del
nord", ossia contro la Russia. 11 par-
tito liberale, al contrario, meno po-
tente dell' altro, trova appoggio sopra-
tutto nella classe intellettuale della
popolazione e fra i grandi industriali ;
esso è diretto da una nuova genera-
zione di uomini politici, di letterati e
di giornalisti, i quali fanno di tutto
per dimostrare che un conflitto con la
Russia esporrebbe il Giappone a un
disastro finanziario ed economico, le
cui conseguenze sarebbero incalcola-
bili : essi insistono sul fatto che, in
caso di guerra contro la Russia, que-
sta verrebbe appoggiata dalla sua al-
leata, la Francia, sicché il Giappone
perderebbe non solo i mercati della
Siberia, ma anche quelli dell' Indoci-
na ; i veri rivali del Giappone sono,
secondo essi, gli inglesi e gli ameri-
cani, i quali coi loro enormi capitali,
con 1' abbondante mano d' opera, con
la grandiosa produzione di merci a
basso prezzo, tendono ad accaparrare
tutto il commercio dell' Estremo 0-
riente.
Gli imperialisti, inebriati dal suc-
cesso della guerra vittoriosa intrapre-
sa alcuni anni fa dal Giappone contro
la Cina, non vogliono riconoscere l'im-
portanza delle argomentazioni addotte
dai liberali: secondo essi, l'alleanza
con l'Inghilterra ha reso il Giappone
invincibile, ma siccome la durata di
questa alleanza non è che di cinque
anni, i Giapponesi devono affrettarsi
a ricavarne il màssimo vantaggio pos-
sibile prima che essa scada : essi pen-
sano che in caso di guerra contro la
Russia le forze navali della Russia e
della Francia sarebbero distrutte o co-
strette a fuggire davanti alla flotta
anglo-giapponese, la quale distrugge-
rebbe i due porti importantissimi di
Yladivostock e di Port Arthur prima
che i russi potessero provvedere a di-
fenderli efficacemente, e i giapponesi
conquisterebbero da una parte l'Indo-
cina, dall' altra la Corea ; liberatosi in
tal modo dai due avversari, il Giap-
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per 1 uso di cibi difficilmente digeribili, troppo caldi o troppo freddi, o per una vita irregolare
si sono procurati una malattia di stomaco, come
Catarro, crampi, dolori, difficoltà di digestione, acidità
si racoomanda un buon rimedio oasalingo, le cui eccellenti qualità sono esperimentate da anni.
E questo il ben conosciuto
Vino d'erbe di HUBERT ULLRICH
digestivo e purificativo del sangue.
I Questo vino d' erbe è preparato da eccellenti erbe fortificanti con buon vino e rinvigori-
I sce tutto il sistema dirigente, senza essere un purgante. Il Vino d'erbe guarisce tutti i
I disturbi nella costituzione del sangue, lo purifica da tutte le sostanze grasse e lo rinnova,
Con l'uso acconcio del „Vino d'erbe" si guarisce quasi sempre il male di stomaco fin
dal suo nasoere, perciò non si dovrebbe indugiare dal preferirlo a tutti i mezzi eroici, dannosi
spesso alla salute. Tutti sintomi, come: „mali di capo, rutti, bruciori, vomito, flatulenze," tanto
frequenti nei mali di „stomaco" inveterati, scompaiono spesso in un attimo.
Tstiltil6 8ue> 8P'acev°li conseguenze come: „oppressione, dolori,
palpitazione, insonnia," come pure deposizioni del sangue
nel fegato e nella milza ed „emorroidi" guariscono rapidamente e facilmente col „Vino d'erbe."
Questo guarisce ogni difficoltà di digestione, dà nu vo impulso all'apparato digerente, e, agendo
da leggero purgante, allontana tutte le sostanze inutili dallo stomaco e dagli intestini.
Pallidezza, insonnia, sfinimento, ^^rSE.«?
stione, della cattiva costituzione del sangue e di uno stato patologico del fegato. Nella completa,
„mancanza d'appetito," con „sintomi nervosi" e „ipocondria," come pure „emicranie, insonnia"
i malati languono e si esauriscono lentamente. Il „Vino d' erbe staumenta 1' appetito facilita la
nutrizione, la digestione e il ricambio materiale, migliora la oo"ituzione del sangue, calma i
nervi eccitati o dà al malato „nuo\e forze e nuova vita". Lo provano numerose lettere e cer-
tificati. *
Il „Vino d'erbe" si trova in bottiglie da fior 1.80 e 2 nelle farmacie di Zara, Bencovaz,
Obbrovazzo, Pago, Lussinpiccolo, Arbe, Cherso, Fiume, Volosca, Abbazia, Albona, Pola, Dignano,
Knin, Dernis, Scardona, Sebenico, Sign, Castelvecchio, Travi, Spalato, Almissa, San Pietro, Milnà,
Lesina, Cittavecchia, Macarsca, Imoschi, Gelsa, Lissa, Comisa, Blatta, Curzola, Motcovich, Ra-
gusa, Gravosa, Castelnuovo, Cattaro, Cettigne, Budua. Antivari, Mostar, Scutari, Rovigno, Pa-
renzo, Pisino, Cittanova, Visinada, Montoaa, Pinguente, Buie, Umago, Pirano, Isola, Capodistria,
Sesana, Muggia, Trieste, eccetera, come pure in tutta l'A ustria-Ungheria e nei paesi contermini.
Le farmacie in Zara spediscono inoltro 5 o più bottiglie di „Vino d' erbe," a prezzi ori-
ginali, esente di dazio e porto, in qualunque parte dell' Austria-Ungheria.
Guardarsi dalle contraffazioni.
Si domandi espressamente
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senza riguardo ai paragrafi fiscali.
Badich, a rettifica, dice che, pei corsi
industriali presso le civiche di Sebenico
e di Cnrzola, lo stato spende 20.600 co-
rone, ma la provincia 38.229. All' on. Pu-
gliesi ricorda che è il comune di Knin
quello che frappone i maggiori ostacoli
alla creazione di scuole in quel distretto.
Prodan, a rettificare 1' on. Tressich, fa
tutta una dettagliata istoria del re
Zvonimiro. Poi rinnova la proposta che i
maestri subito coli' anno nuovo — ove
la legge votata non avesse ancora otte-
nuta la sanzione sovrana — abbiano ad
avvantaggiarsi colla nuova paga.
Borcich, relatore del comitato finanzia-
rio, polemizza con lo Stroll, la cui rispo- I
sta, a proposito delle «citanke», dice in-
felice. Il commissario governativo è in !
obbligo di rispondere in ogni sessione
ai deputati e non già di riferirsi ad an-
teriori risposto. Dando ragione agli ap-
punti degli on.i Tressich e Bianchini, dice
che la Croazia è madre e l'Austria sol-
tanto matrigna ; aver quindi diritto, una
{»rovincia che spende 1.300.000 corone al-' anno peli' istruzione, di chiedere che i
propri figli siano educati all' amor della
madre. Polemizzando collo Stroll, nega
che l'indirizzo seguito dall'autorità sco-
lastica sia oggettivo e pratico : e lo dimo-
stra con fatti: in ispecie colla invalidità
del consiglio scolastico locale di Spalato.
Se si tratta cosi un consiglio costituito
da persone ragguardevoli, cosa dev' essere
nei luoghi minori? Troppo le scuole in-
dustriali richieste dall' on. Tressich : piut-
tosto scuole di mestieri. E' d' accordo co-
gli on.i Ribicich, Pugliesi, Perich e Co-
vacevich sui postulati relativi alle scuole
civiche, all' ispettore per Knin, al cambia-
mento delle leggi disciplinari, all' insegna-
mento dell'igiene nelle scuole. Rileva pur
lui lo tristi condizioni degli stabili ad uso
istituti medi, ed in ispecie delle reali
di Spalato. — Contrario alla proposta
Bianchini di chiedere al governo un
nuovo contributo scolastico di cor. 400.000,
non vorrebbe elemosine governative.
Rispondendo poi alle doglianze dell'on.
Krekich sulla eliminazione della posta
per la scuola italiana di Spalato, gli di-
chiara anzitutto che con ciò il comitato
non aveva comunque inteso di arrecare
offesa agli italiani nella loro lingua. La
questione della scuola di Spalato doversi
considerare ancora come una questione
politica che potrà modificarsi, subentrando
nuove condizioni. La concordia, cui al-
luse 1' on. Krekich, essere un nobile ideale,
ma non ancora raggiunto. Spera, però,
che potrà esser raggiunto.
Gli on.i Bianchini e Tressich polemizza-
no, per fatto personale, con lo Stroll: il
primo non si è neanche sognato di of-
fendere le candidate al magistero ; il se-
condo a proposito della questione Stambuk.
Ma è chiamato all' ordine dal presidente
e smette di parlare.
Finalmente il preventivo scolastico pel
1905 è approvato en bloc. Nella discussio-
ne articolata del preventivo pel 1906 l'on.
Trumbich completa la proposta dell' on.
Prodan nel senso che, ove la nuova legge
sulle paghe ai maestri non ottenesse la
sanzione sovrana sino al primo di gen-
naio, le paghe siano lo stesso aumentate
a seconda della legge stessa, ed il rela-
tivo coprimento sia provveduto dai civanzi
provinciali. Propone intanto che la Dieta
dia speciale incarico alla Giunta e al go-
verno, onde con tutte le loro forze si ado-
perino affinchè la legge abbia ad ottener
quanto prima la sanziono sovrana.
E' accolto anche il bilancio del 1906
con le varie proposte presentate nel corso
della discussione dagli on.i Krekich (su-
gli stipendi da conferirsi a giovani dal-
mati che intendano abilitarsi al magiste-
ro in un preparandio italiano) Bianchini,
Perich, Pugliesi, Prodan, Trumbich e Du-
libich.
= Nella seduta di giovedì — esaurito
il corso delle interpellanze — venne in
discussione la proposta Trumbich e com-
pagni del seguente tenore: «La Dieta
della Dalmazia invita l'i. r. governo a
presentare nel più breve termine alla trat-
tazione costituzionale un progetto di legge
che modifichi il vigente regolamento elet-
torale polla Dieta provinciale, introdu-
cendo il suffragio universale mediante e-
lezioni dirette, col voto segreto e col ri-
spetto alla rappresentanza delle mino-
ranze.»
Ttumbich. L'idea non è nuova. L'odierno
regolamento elettorale in Austria contiene
una grande ingiustizia. È sistemizzato sul
principio degli interessi. È la negazione
di ogni principio di libertà. Nessuna me-
raviglia che si sia manifestato il deside-
rio che esso venga cambiato. Non solo il
proletariato, ma molti che pagano impo-
ste sono esclusi dal diritto di voto. Nei
collegi foresi il diritto di voto è illuso-
rio, poiché il popolo non elegge diretta-
mente i propri rappresentanti. Tutti co-
loro che sono offesi da questa ingiustizia
devono cercare che abbia a cessare. In
questi ultimi tempi la questione, eh' era
considerata platonica, si è fatta acuta.
Oggi non v' ha argine che possa opporsi
alla volontà del popolo.
L'esempio venne dalla Russia. Non è
da meravigliarsi che sia giunta 1' ora del
crollo dell'autocrazia e che lo czar stesso
sia costretto a capitolare. In tutta la Rus-
sia una voce unanime chiede che Uonta e
la vergogna abbiano a cessare, mercè fran-
chigie liberali. Anche in Austria la rea-
zione credeva che il potere le dovesse es-
ser per sempre assicurato ; e solo quando
1' Ungheria si ribellò allo straniero, la
reazione viennese gettò come pomo di di-
scordia tra gli ungheresi l'idea del suf-
fragio universale (Approvazione). Ma il
tentativo, sbagliato in Ungheria, suscitò
il desiderio del suffragio universale in
Austria. Si chiede che l'imperatore d'Au-
stria dia quanto prima ha promesso il re
d' Ungheria. Già il Consiglio dell' impero
accolse una proposta d' urgenza in pro-
posito e le Diete devono imitarlo. Anche
la Dalmazia deve unir la sua voce a quelle
che chiedono il suffragio universale» 11
nostro regolamento elettorale è una in-
giustizia.
E fa, in argomento, una esposizione di
dettaglio. Il popolo delle campagne e delle
città è ingiustamente sacrificato. La gran
massa del popolo rurale non sa neanche
chi sia il suo deputato. Tale sistema ha
fatto il suo tempo. Va radicalmente cam-
biato, pel miglioramento morale del po-
polo e in nome della libertà.
Parla delle recenti elezioni in Croazia,
che — dice — amareggiarono tutti gli
animi ; e rileva le enormezze che vi ven-
ner commesse, inviando un saluto agli op-
pressi nella lotta per la libertà. (Accla-
mazioni)
Ogni esclusione dal diritto elettorale
rappresenta una ingiustizia, poiché tutti
sono eguali nell' esercizio di tale diritto.
Bisogna rigettare i vecchi pregiudizi e la
obbiettata differenza tra le varie classi
verrà compensata in altro campo.
Il voto dev' essere segreto : prima con-
dizione della piena libertà di elezione. U
suffragio universale dev' essere basato al
voto diretto e segreto.
Anche il vecchio sistema delle maggio-
ranze è ingiusto e dannoso ; onde bisogna
creare anche per le minoranze — corret-
tivo alle maggioranze — delle garanzie
legali e dar loro rappresentanza. La mi-
noranza sarà controllo al monopolio della
maggioranza.
Il club del partito croato ha inteso di
realizzare colla proposta un punto prin-
cipale del suo programma. Il club vuol
essere il principale elemento in tutto
quanto tende al benessere della provincia,
assicurandole progresso e libertà.
Prega che la Dieta accolga la sua pro-
posta. (Applausi.)
Kvékvich. Saluta con simpatia, a nome
del club serbo, la proposta, facendole
plauso. Gli stati uno ad uno si liberarono
dall'assolutismo e pure i popoli della mo-
narchia possono esprimere costituzional-
mente i loro voleri. Pur il regolamento
elettorale, anche nelle provincie, è basato
sovra un' ingiustizia, sicché non si può
dire che vi prevalga proprio la volontà
-del popolo. Si divisero — col sistema delle
curie — i popoli a seconda degli interessi
e si commise una grande ingiustizia. Di-
mostra le anormalità delle elezioni per
curie, elezioni cui dice suonata la cam-
pana da morto. Il governo vorrà darci
qualche cosa di informe, ma la vittoria
del volere popolare non tarderà a venire.
Intanto si e constatato il fatto sorpren-
dente che i tedeschi liberali da un lato
accolgono le idee di una riforma, ma dal-
l' altro le restringono ; mentre i clericali
sono favorevoli alla riforma. Gli è che i
tedeschi, che sono in maggioranza, temono
di perderla colla riforma. Però nella nostra
provincia possiamo con animo tranquillo
accogliere un nuovo regolamento eletto-
rale, poiché il popolo non avrà nulla da
perdere in linea nazionale. Egli ed i suoi
compagni accolgono di buon grado la ri-
forma, anche perchè reputano ingiuste le
elezioni indirette, e così pure il progetto
di dare equa rappresentanza alle minori-
tà. Votando tutti pella proposta, paghe-
remo un debito verso il popolo e verso
la patria. (Approvazioni.)
Dott. Salvi. La mozione che si discute
risponde ad un principio cardinale delle
libertà democratiche ; non può quindi in-
contrare che plauso.
Teoreticamente, essa è la espressione
più pura e la garanzia dell' eguaglianza
nell' esercizio dei diritti politici.
Non havvi quindi partito liberale che
possa negargli simpatia. In pratica può
bensì avvenire — e 1' on. proponente 1' ha
dimostrato or ora con 1' esempio dell' Un-
gheria — che la splendida insegna della
libertà copra il contrabbando della più
reazionaria speculazione. Inoltre, come
tutte le grandi conquiste sociali, il suf-
fragio universale nella sua attuazione in
paesi impreparati, immaturi a così gran-
diosa riforma, può recare, acerbi e funesti
alla stessa libertà, i primi i suoi fratti.
E questo danno, in provincia come la no-
stra sprovvista di tutti quei mezzi edu
cativi che altrove stanno a disposizione
delle classi meno abbienti, potrebbe es-
sere irreparabile di fronte alle audacie
dei partiti clericali, in alcuno stato d'Eu-
ropa potenti, per altissime protezioni, come
in Austria.
Queste apprensioni non scemano impor-
tanza alla proposta in se, che — nella for-
ma generica nella quale è presentata
noi voteremo, in riserva dinanzi ad un
concreto progetto di far valere speciali
ragioni.
Tanto più facilmente noi siamo favo-
revoli al progetto in quanto a priori esso
afferma il diritto di rappresentanza delle
minoranze.
Se difatti i diritti di quella parte della
popolazione che attualmente è sprovvista
di diritti elettorali vengon da noi ricono
sciuti e caldeggiati, è altrettanto giusto
che non per ciò soffra pregiudizio la mi-
noranza nazionale del paese, collettività
pur sacra e necessaria alla azienda pub
blica ; è giusto che la minoranza non perda
uno stato di possesso, reclamato dalle
condizioni di fatto e dalla opportunità
della tutela di speciali interessi influenti
nella vita sociale ed economica del paese.
Noi prendiamo dunque atto della e
spressa condizione, del rispetto alla mi-
noranza, contemplato dal progetto, e con-
fidiamo che l'i. r. governo, in esecuzione
al mandato che gli viene dato dalla Dieta,
non obblierà questo decisivo, questo essen
zi ale dettaglio, nell' eventuale riforma.
(Approvazioni).
Cingria Melchiorre. — Parla del momento
gravissimo attraversato dai popoli e dice
che la lotta è di tutti coloro che vogliono
il progresso dell' umanità. Critica l'at-
tuale sistema rappresentativo, a base di
privilegi, e rileva che in Austria i tede-
schi — i culturtregheri — vorrebbero es-
sere i privilegiati sugli altri popoli, con-
siderati barbari. Tutto giustifica il desi-
derio del suffragio universale ; e, più di
tutto, 1' attuale sistema elettorale a base
d'imposte : criterio ingiusto e sbagliato.
L' obiezione della immaturità del popolo
viene dalla reazione, che pur esige dal
popolo tanta maturità da conoscere tutte
le leggi vigenti. (Approvazioni). La ma-
turità deve essere relativa. Col voto se-
greto si avrà il vantaggio essenziale che
nessuno più voterà contro il proprio con-
vincimento.
Rimprovera acerbamente quei deputati
della Croazia che si trincerarono dietro
il pretesto della immaturità del popolo.
Parla in favore della rappresentanza
della minoranza. Manifesta la fiducia che
la proposta, oggi votata all' unanimità,
possa esser trattata come legge nella pros-
sima sessione. (Applausi).
Il presidente ammonisce le gallerie.
Prodan. Con piacere darà il voto alla
proposta perchè risponde allo spirito li-
berale e democratico. Risponde perfetta-
mente al concetto della giustizia distri-
butiva. Ma in pratica vorrebbe però e-
steso il suffragio anche alle donne, che,
per anomalia, non possono • essere ispet-
trici, consigliere e ministrizze. (Ilarità).
E' giusto poi che abbia eguale diritto
un capo famiglia, senza figli, e quello che
ne ha ben cinque ? La riforma dovrebbe
esser fatta dunque, con senso pratico, e
cum mica salis.
Non è favorevole al voto segreto, per-
chè gli pare che possa creare uomini senza
carattere ; eppure conviene che colla pro-
posta si farà un gran passo. Il suffragio
universale è nel programma dei gravassi
ed in quello di Antonio Starcevich. Vi
sono contrari i tedeschi ed i magiari. E
rileva perchè Francesco Kossuth sia con-
trario al suffragio universale. E come il
Kossuth e l'Appony intendano di voler
anzitutto far trionfare il principio ma-
giaro. Voterà insomma per la proposta che
assicura un migliore avvenire.
Tressich. Appoggia la proposta e spiega
la necessità del suffragio universale dal
punto di vista storico e filosofico. La sto-
ria dell' umanità tutta una lotta per la
libertà. Allude alle pressioni della teocra-
zia e della aristocrazia e alle lotte di
Roma contro la tirannide. I patrizi co-
stretti a mendicare il voto della plebe.
Il plebeo popolare che ai comizi dà il
suo veto. 11 plebeo elevato a console. Lo
sforzo umano ha raggiunto 1' ideale ! La
corruttela elettorale però va poi parallela
alla decadenza romana e l'umanità ricade
nella barbarie del passato. Nel medio evo
il popolo servus glebae. Ma tra la forza ed
il diritto finisce sempre di trionfare que-
st' ultimo. Carlo II, Luigi XVI morirono
sul patibolo e la rivoluzione francese pro-
clamava il grpnde principio : liberté, fra-
ternité, égalitél
Si esalta all' idea che il popolo russo
imponga oggi il proprio dovere al so-
vrano, che non seguirà 1' esempio del re
di Francia.
Saluta lieto la proposta. In Austria è
indispensabile il suffragio universale,
poiché niente di più falso della costitu-
zione sotto cui siamo coartati a vivere.
Biasima l'istituzione della Camera al-
ta, della sanzione sovrana e del § 14. Pre-
feribile una leale monarchia assolutista.
Intollerabile, in Austria, il sistema di
Schmerling, inspirato dalla camarilla. Dove
nove milioni di tedeschi possono mandare
un maggior numero di deputati al parla-
mento di sedici milioni di slavi, non è da
parlar di giustizia. Irrisoria la nostra li-
bertà politica. Il dirigente la luogotenenza
può mandarci a casa con un decreto. Pol-
vere negli occhi i vantaggi della quinta
curia. E con gli odierni sistemi, foste
pure Catoni, o signori deputati, non po-
treste assicurare al popolo la libertà che
bramate. Rispondendo all'on. Prodan, vuole
il diritto di voto eguale per tutti, abo-
lito ogni privilegio, ed il voto segreto.
Milich. Vinceranno i socialisti.
Tressich. Si augura pure la vittoria del
socialismo, perchè con essa anche la Croa-
zia otterrà libertà. (Applausi).
Covacevich. Fa la storia della lotta di
vari popoli per la conquista della libertà,
concludendo che le reazioni non possono
coartare i popoli. La umanità prima o poi
raggiungerà i suoi ideali. Sorge il nuovo
sole del suffragio universale E, dicendo
epocale questa discussione, fa plauso con
entusiasmo alla proposta e invita i depu-
tati a gridare un evviva al suffragio
universale ! (Acclamazioni).
Presidente. Non è parlamentare.
Trumbich, proponente, polemizza col-
1' on. Prodan, asserendo che gli uomini
eh' ebbero a prender parte al convegno di
Fiume agirono unicamente nell'interesse
positivo della nazione e respingendo ogni
allusione dell'on. Prodan così come ogni
offesa personale della stampa franckiana.
(Applausi dalla maggioranza e dai serbi).
Prodan. Dichiara che neanche si pensò
di fare allusioni lesive. Così portate la
discordia nel popolo.... (Voci : la portate
voi, col vostro giornale !) Egli risponde
solo di quanto scrive e non di quanto
scrivono o possano scrivere gli altri.
Cingria senior. Dice — molto concitato
— che lo sdegno è rivolto contro il giuoco
di certa stampa, cui l'on. Prodan ade-
risce ; stampa che (gridando) lanciò le
peggiori offese contro gli uomini che par-
teciparono al convegno di Fiume e che
ebbe persino il coraggio di chiamarli
traditori! Dice che invece egli ed i suoj
amici possono gloriarsi della conferenza
di Fiume, la qfaale stabilisce un nuovo
indirizzo positivo, gettando via, ornai, i
platonismi pazzi. Ma tacciar noi di tra-
dimento è follia! Peggio ! Poiché (al mas-
simo della concitazione) chi ha lanciata
l'offesa mentiva a sé stesso e mentiva
con gli altri. (Applausi). Ristabilitasi la
calma e messa a voti la proposta Trum-
bich, è accolta alla unanimità.
= Nella seduta serale di giovedì venne
presentato per l'approvazione il rendi-
conto dell' «Istituto fondiario di credito».
Nella discussione 1' on. Marovich — fa-
cendo confronti numerici con altri istituti
analoghi nello stato — trova esagerati
gli attivi dell' istituto, che aveva il prin-
cipale compito di aprir un credito a
condizioni limitate. Lo scopo dell' istituto
dev' essere essenzialmente umanitario. Bi-
sognerebbe che l'istituto estendesse i suoi
benefìci a tutti i distretti della provincia.
E d'uopo trovar il modo che il credito
— nel secolo dell' elettricità — sia ac-
cordato sollecitamente. Sarebbe bene che
l'Istituto collocasse le sue azioni prefe-
ribilmente nelle banche della provincia.
Manifesta desiderio che vengano presto
evase le domande di credito. Parla a lungo
dei prestiti provinciali e comunali e
Oggi (12 novembre) con 1' annuncio eli
l'Università si riapre domani, il Senat6
pubblica un manifesto, un passo del qUaj°
mi par degno d'attento esame da par^
nostra.
Chi non sa che i tedeschi radicali, %
forse tutti un po', rinfacciano ad oUj
istante agli studenti delle altre nazioni
d' essere nelle Università austro-tedesche
ospiti tollerati, nient'altro? Ora il Senato
accademico nota bensì a ragione che i ^
ritti degli uni e degli altri sono gli stessi*
ma la giustissima enunciazione fa prece.'
dere da un'avvocatesca perifrasi che rie. • sce a ribadire la falsa — consciamente
falsa — asserzione tedesca. Traduco:
«È una marcata caratteristica delle
Università tedesche che i docenti d'esse
prestano l'opera loro nello stesso m0J0
a tutti gli studenti senza distinzione».
In altre parole : 1' ospitalità fu sempre
la caratteristica delle Università tedesche
Sarà vero. Gli studenti russi, però, aÙ
l'Università di Berlino, stenteranno, direi
a confermare la verità di queste parole!
_ _ Se mai, è certo che questa è una carat-
corda che oggi si sta per contrarne uno I teristica di quasi tutte le Università del
di 600.000 corone per scopi agrari. Si do- mondo. E quest' ospitalità fu prima eser-
-- 11 J 11 ' " 1 citata già molti secoli fa in Italia nelle
sue famose scuole di Bologna, Padova
Palermo e Pavia.
Inopportuna quanto mai è poi l'iden-
tificazione che con la frase generale Tini-
versità tedesche si fa, nel manifesto del
Senato, delle Università austriache con
le germaniche. Il fatto sta che per quanto
gli studenti pangermanici intonino a tutte
le ore a gola spiegata nelle aule sacre
agli studi — a Vienna, a Graz, a Inn-
sbruck e a Praga — la Guardia sul Reno
e altri canti nazionali, 1' Austria resta un
conglomerato di molte nazioni, e non sarà
mai uno stato tedesco. E non avendo an-
cora tutte queste nazioni le università
loro che chiedono da tanto con tutta ra-
gione e con grave ingiustizia del governo
non ottennero ancora, è naturale, che i
giovani costretti in tal guisa a frequen-
tare le Università tedesche, non vi pos-
sano essere considerati quali ostfdi, ma
studenti come tutti gli altri.
Non caratteristica dunque, ma obbligo
strettissimo. ;
E pur quando e itaViani e rumeni e
slavi avessero tutto ciò che chiedono per
il compimento della/ loro cultura nella
lingua nazionale, e alcuni di loro conti-
nuassero per una r-agione o per l'altra a
frequentare una Università tedesca, non
potranno essere mai ospiti. O non siamo
sudditi tutti dello stesso stato ? E lo stato
non ci tiene infinitamente a dirci suoi, se
anche non abbia provato ancora di legarci
a sè con un poJ di benevolenza e giustizia?
Dunque ospiti no. Ma se il governo cen-
trale di questow internazionalissimo stato
vorrà alleggerire alle sue cinque univer-
sità tedesche (ce ri" è una persino aCzer-
nowitz : o che ci fa ?) il peso della pre-
tesa ospitalità, sa che misure prendere.
Riconosca i diritti di ciascuna nazione
— coi fatti. E. M.»
ri-
vrebbe contrarre con le banche provm
ciali. Le azioni dell' Istituto fondiario do-
vrebbero andare impiegate nelle fonda-
zioni provinciali.
Zaffron, relatore, polemizza col preopi-
nante. E raccomanda 1' approvazione. E il
bilancio viene approvato.
La proposta dell' on. Milich per la ri-
forma dei § 73, 86 e 89 del regolamento
comunale è rimandata alla Giunta per
studio e riferta.
La seduta d'oggi rimarrà memora-
bile per lo spirito nuovo di equanimità
e di concordia che, dopo parecchi de-
cenni, si è manifestato alla Dieta. La
proposta Salvi e compagni per la pa-
rificazione degli studi universitari
compiuti nel Regno ebbe voto unanime
e franco consentimento. L'on. Salvi
— nel motivarla — tenne uno splen-
dido, applaudito discorso, inspirato al
più vivo sentimento d'italianità, e che
riprodurremo integralmente nel pros-
simo numero.
E inutile rilevare la importanza e
dell' argomento e del voto, dacché o-
gnuno può valutarla da sè: ci basti
constatar per la cronaca che parlarono
in favore della proposta, e dal rispet-
tivo punto di vista, gli on.i Cingria,
Kvekié e Prodan, eh' è quanto dire i
capi delle varie frazioni dietali.
La proposta — approvata ad una-
nimità dalla Dieta — è questa:
«La Dieta della Dalmazia esprime
il voto all' i. r. governo che venga con-
cessa la piena equiparazione degli stu-
di giuridici, filosofici, medici e tecnici
e dei diplomi ottenuti negli atenei nel
regno d'Italia da studenti italiani del-
l'Austria.
La parificazione degli studi e dei
Una assai penosa impressione
ci produsse un recente carteggio da Zara,
pubblicato nell' Indipendente di Trieste, a
proposito della pur recente seduta dietale,
in cui venne discussa la proposta Bian-
diplomi giuridici conseguiti nel regno chini sul riconoscimento degli studi per-
d'Italia sarà condizionata ad un esa- I corsi all' università di Zagabria.
me che gli assolti legali subiranno in
lingua italiana dinanzi alla Corte d'ap-
pello del domicilio.»
Poi si passò a discutere il bilancio
provinciale. In favore della nota e re-
cente risoluzione di Fiume parlarono
r on. Cingria (senior) e Bianchini, cri-
ticando acerbamente il regime vigente
in Croazia; mentre 1' on. Vucotich plau-
dl alla neo-consacrata fratellanza tra
serbi e croati.
La discussione del preventivo provin-
ciale continua stasera.
£ a Cronaca
Per i nostri studenti a Vienna.
— Abbiamo da Vienna:
«Il 4 novembre gli studenti tedesco-na-
zionali, volendo commemorare i fatti di
Innsbruck, cantarono a capo scoperto nel-
1' atrio dell' Università l'inno patriotico
(al di là dei confini!) La guardia sul Beno
e intimarono a tutti i colleghi presenti
— italiani, slavi, zionisti — di levarsi il
cappello. Quando questi, com' è troppo na- I gli Italiani sono esìgua" minoranza
turale, si rifiutarono, i tedeschi, abusando | la sola dell' impero, in cui sia stata vo
tata una risoluzione conforme a quella
E ciò non già perchè il corrispondente
abbia trovato il modo di sfogare le pro-
prie bizze, asserendo anche dettagli as-
solutamente falsi ; ma perchè un gior-
nale serio ed autorevole come l'Indi-
pendente abbia potuto secondare il gioio
malvagio, tentando di adombrare patrioti
noti, non solo per valore d'ingegno, ma
e per saldissima fede italiana.
L'Indipendente non doveva assolutamente
permettere che nelle sue colonne potes-
sero essere adombrati uomini, che — gli
è ben noto — dedicano tutta la loro abne-
gazione e tutto il loro patriottismo alla
nostra causa, e qui ed in provincia, pur
abbandonando i loro interessi per dedi-
carsi all' azione dietale, non reboante, non
ciarlatanesca, come, forse, avrebbe pre-
teso che fosse il corrispondente, ma fe-
race, in mezzo a mille difficoltà, di utili
e di positivi risultati.
Il solo fatto accennato nel carteggio
che alla Dieta dalmata — si noti: alla
Dieta dalmata ! — possa trovar voto una-
nime la proposta per il riconoscimento
degli studi fatti in Italia, prova in modo
così eloquente 1' efficacia d' azione dei de-
putati italiani da dispensarci da ogni al-
tra parola.
Oggi la Dieta dalmata — nella
della forza che veniva loro dal numero,
li cacciarono fuori. Seguì uno scambio
d'invettive e di legnate, cui gli espulsi
esasperati aggiunsero qualche sassata.
Il Senato accademico chiuse allora tem-
poraneamente 1' Università e avendo da
saldare con gli studenti tedeschi anche
un' altra partita, per eccessi che qui non
importa ricordare, inflisse a una diecina
d'essi castighi più o men lievi. Di più,
in una vibrata notificazione, condannò 1' a-
gire dei tedeschi e non risparmiò qualche
rimprovero agli altri per la sassaiola.
Fin qui il Senato si mostrò energico e
giusto. Ma non trovò — ahimè ! — 1' ap-
poggio della stampa, nè — quel che è
peggio — quello del ministero dell' istru-
zione pubblica, il quale in tutti questi
tumulti (eh' erano già dal principio del-
l' anno accademico) fece sentire una sola
volta, timidamente, la sua vocina per av-
vertire che avrebbe.... mitigato le pene.
Così si spiega che il Senato accademico
lasciato in asso dalla stampa (fin l'or-
gano socialista si disinteressò della cosa,
dando ingiustamente degli chauvinistes a
tutti senza distinzione) e apertamente esau-
torato dai fattori che più doveano appog-
giarlo pensò di battere in ritirata senza
farsi troppo male.
presentata alla Camera dall' on. Hortis e
che vuole il riconoscimento legale degli
studi dei giovani nostri alle università
del regno.
E questa proposta, appunto, è d' inizia-
tiva del dott. Salvi, che è uno dei più
autorevoli e dei più attivi membri del
club italiano e che da parecchi anni, e
anche in agitate sessioni dietali, so-
stiene sempre un terso e franco pro-
gramma italiano ; di quel dott. Salvi, che,
primo fra ogni altro a proclamare il di-
ritto di Trieste, pur facendo l'altro dì
cenno della questione universitaria, non
ha potuto svilupparla ampiamente, riser-
vandosi di farlo — come fece oggi —nella
motivazione della propria proposta.
Ma legga l'Indipendente gli attuali re-
soconti dietali del Dalmata; consideri
quanto spirito d' italianità aleggi nello
stesso discorso tenuto dall' on. Salvi sulla
proposta Bianchini ; pensi alle gravissime
lotte e alle dolorose asperità di ogni gior-
no e d' ogni ora sostenute e superate con
animo pronto e dall' on. Salvi e dai suoi
colleghi della deputazione italiana — e
poi giudichi — alla stregua del buon
senso e della verità — il proprio corri-
spondente.
sia contro versamento di una pigione;
dall'altro lato, mediante prestiti a so-
cietà cooperative aventi scopi di pre-
videnza, r impero cerca di promuovere
la costruzione di piccole abitazioni per
i suoi impiegati. Fino al 1901 fu se-
guita sopratutto la prima via; da al-
lora in poi venne acquistando maggior
importanza il sistema di accordare pre-
stiti a società cooperative.
Il primo sistema cominciò a esser
applicato nel 1897-98 per gli impie-
gati postali e telegrafici che si trova-
vano in località disagiate, ed esteso
poi ad altri servizi, specialmente alle
ferrovie. Dal 1897 a tutto oggi l'im-
pero ha speso 40 milioni di lire per
allestire circa 6000 appartamenti, la
grandissima maggioranza dei quali, ol
tre 5000, lasciati agli impiegati come
alloggi di servizio gratuiti.
Per i prestiti a società cooperative
di previdenza, in cinque anni lo stato
ha dedicato 25 milioni di lire; recen-
temente parte della somma votata è
stata impiegata per 1' acquisto di ter-
reni per costruzione.
Un esempio tipico delle case per
impiegati e operai ci viene offerto dalla
cooperativa edile per il canale Gugliel-
mo, a Brunsbtlttel, la quale ha fatto
sorgere sulla sponda del canale di
Kiel dei veri villaggi. Dal 1901 al
1903 l'impero aveva già accordato
prestiti a 38 cooperative ; le maggiori
somme, per circa 1.775.000, erano state
accordate alla società di costruzione
fra gli operai di Ellerbek, la quale,
nelle vicinanze immediate dei cantieri
governativi, ha costruito una vera cit-
tadina operaia con oltre 200 case.
Notevole è il fatto che i prestiti ven-
gono distribuiti non solo fra le grandi
città, ma anche nei comuni minori, do-
vunque si manifesti in modo sensibile
il bisogno di migliorare le condizioni
di abitazione dei piccoli impiegati e
degli operai dell' impero.
Lo stato promuove anche costruzioni
economiche mediante la concessione a
società cooperative, contro un tenue
canone e per un lungo periodo di tem-
po (da 65 a 80 anni) di terreni di
proprietà demaniale. Al termine della
concessione, l'intera proprietà, com-
prese le costruzioni, passa allo stato.
Per estendere questa forma d'incorag-
giamento, da qualche tempo lo stato
procede, come si è accennato, air ac-
quisto di aree fabbricabili: nel 1903
esso aveva già acquistato a tale scopo
circa 850.000 metri quadrati di ter-
reno fabbricabile, con una spesa su-
periore di poco ai 2 milioni e mezzo.
E' facile comprendere come in Ger-
mania le cooperative per case degli
impiegati si trovino davvero sopra un
cuscino di piume, giacché lo stato dà
loro il terreno e il denaro per la co-
struzione; esso fornisce inoltre anche
statuti, regolamenti, progetti di case,
piani finanziari eccetera ; cosicché nel
fatto — come accade in molte parti
del movimento cooperativo tedesco —
la cooperativa è una specie di ente e-
conomico promosso e sorretto dallo
stato, di cui è una diretta derivazione.
Un forte concorso alla soluzione del
problema vien dato dagli istituti di as-
sicurazione di stato: alla fine del 1903
i trentun istituti pubblici di assicura-
zione funzionanti uell' impero avevano
concesso prestiti per V ammontare di
circa 137 milioni di lire per la co-
struzione di case operaie ; la maggior
parte di questa somma era stata pre-
non dicevano altro se non un «p. f.»
troppo secco, troppo laconico. Preso
una volta V aire, la cartolina la fece
da padrona, ed ora il viglietto da vi-
sita a Capodanno è divenuto addirit-
tura oggetto di rarità, forse anche di
valore, che eoi tempo potrà anche fi-
nire in qualche museo nazionale.j
Ma che tu sia dunque, o cartolina,
vittoriosa, la ben venuta ! Benvenuta
per gli auguri, benvenuta per le inso-
lenze, benvenuta per la tua leggiadria,
per le tinte tenui, languidissime, fred-
de, per i colori chiassosi, irritanti, fo-
sforescenti, caldissimi. Benvenuta se
ci ricordi un ^paesaggio vissuto, un
luogo amato, o se ci rechi l'intreccio
di fiorellini di campo, di fiori simbo-
lici. Benvenuta se annunzi un conve-
gno sospirato, se annulli una promes-
sa carpita. Che tu sia la |benvenuta
nel grande giorno del tuo assoluto re-
gno. Tu hai l'amore di tutti i mor-
tali, le simpatie universali. E se giun-
gessi a scoprire che qualcuno t'odia
a Capodanno, gridagli in faccia; tu
non puoi essere altro che un pigro fat-
torino postale, cui pesano le scale !
Arturo Bellotti.
stata a società cooperative, a munici- |
pi, a casse di risparmio ; qualche volta
anchd a grandi industriali, sempre allo
scopo di provvedere case operaie.
Secondo le notizie del 1903, grazie
al sistema dei prestiti di stato, le so-
cietà cooperative avevano un totale di
702 edifici, parte costruiti, parte in
costruzione, con più di 3000 apparta-
menti; tutto ciò oltre ai 6000 appar-
tamenti di cui è proprietario lo stato
e alle migliaia di case costruite coi
137 milioni di prestiti degli istituti
d' assicurazione.
Nella seconda parte del suo artico-
lo, r onorevole Ferraris si occupa in
modo speciale di quello che è stato
fatto, per le case degli impiegati, in
Prussia, a cominciare dal 1895, per
iniziativa del compianto ministro delle
finanze von Miquel. Con la legge 13
agosto di queir anno veniva messa a
disposizione del g. verno una somma
di 6,250,000 lire per questi due sco-
pi: costruzione di case per gli impie-
gati e agenti dello stato, prestiti per
costruzioni private allo stesso scopo.
E' da notarsi la circostanza che lo
stato prussiano, per migliorare le con-
dizioni di abitazione dei suoi impiega-
ti, non rifuggi da nuovi debiti in un
momento in cui il bilancio dello stato
era in disavanzo e si preparava la
conversione del coìisolidato prussiano
dal 3 e mezzo al 3 per cento.
A quella prima legge ne tennero
dietro altre sett«, e in meno di dieci
anni lo stato prussiano consacrò alla
soluzione del grave problema circa 93
railioni di lire, ottenendo risultati pra-
tici decisivi, senza aggravare di una
lira i contribuenti. E 1' opera benefica
e feconda continua con grandioso mo-
vimento. L'altezza del fìtto delle case,
0 dell'annualità dei prestiti, è commi-
surata in modo da coprire tutte le
spese di interessi, di amministrazione
e ammortamento dei capitali impiega-
ti; sicché lo stato viene a compiere
una splendida opera di previdenza so-
ciale senza rimettervi un centesimo.
L' autore espone in modo particola-
reggiato il funzionamento del sistema
così per la costruzione diretta di case
di stato come per la corìcessione di
prestiti a società costruttrici.
In cifra tonda, lo stato prussiano ha
costruito 0 permesso la costruzione di
16,400 appartamenti. Il costo medio
di ciascun appartamento costruito dallo
stato è di lire 5200, al qual prezzo
corrisponde un fitto medio di lire 16,60
al mese: questo è il costo medio più
basso nei piccoli centri, più alto nelle
grandi città, ma sempre inferiore ai
fìtti privati.
Il più bell'esempio di quanto possa
in questo campo l'associazione coope-
rativa, sorretta dal credito dello stato,
è quello che ci viene offerto dalla f So-
cietà cooperativa di case fra gli im-
piegati di Berlino» : quest'associazione
conta attualmente 10,200 membri, ha
un capitale sociale di 3,560,000 lire
e il valore delle sue costruzioni è di
25,625,000 lire ; dal 1902 in poi essa ha
costruito case in ragione di 5 a 6 mi-
lioni di lire all'anno; case di due tipi:
grandi edifici con numerosi apparta-
menti|piccoli, e ville isolate per po-
che famiglie. L'associazione si unifor-
ma interamente alle norme stabilite dal
governo per escludere dalle sue ope-
razioni ogni elemento di speculazione :
il dividendo sulle ^>zioui è limitato al
4 per cento ; le case restano in pro-
prietà perpetua della società e possono
soltanto venire affittate ai soci; le a-
zioni sono di 300 marchi (375 lire)
ciascuna; ogni socio possiede almeno
un'azione, la cui somma deve essere
versata in ragione di 12,50 al trime-
stre.
Dei 27 milioni circa che la società
ha speso finora, più di 10 milioni so-
no rappresentati da prestiti dello stato.
L' esempio ammirevole degli impie-
gati di Berlino dimostra che la que- |
stione degli alloggi per gli impiegati
è di facilissima soluzione su queste
due basi: costituzione di grandi coo-
perative d'impiegati solidamente am-
ministrate, degne di fiducia e di ere- \
dito ; prestiti di stato o da esso faci-
litati a interessi normali e fino al 90
per cento dei capitali necessari. Oc-
corre poi dare sviluppo ai servizi ur-
bani (pubblica sicurezza, luce, acqua,
poste, telegrafo, telefono, tramvie e fer-
rovie urbane e suburbane) e discipli-
nare le espropriazioni in modo da at-
tenuare lo sfruttamento esercitato con
la speculazione sulle aree.
In conclusione, stato e municipi ci
offrono in Germania, uno splendido e-
sempio di politica sociale in materia
di abitazioni popolari. In pochi anni
r impero e la Prussia hanno consa-
crato al problema delle case una som-
ma complessiva di quasi 300 milioni
di lire; in questa cifra sono compresi
i 137 milioni prestati da istituti d'as-
sicurazione, ma non sono compresi
quelli, pure notevoli, contribuiti da
casse di risparmio, da società coope-
rative, da municipi e da grandi indu-
striali e proprietari rurali. E' nn po-
tente movimento, bene avviato, die si
svolge sulla base di centinaia di mi-
lioni; e la sua intensità è tale che la
Germania non tarderà a risolvere in
modo soddisfacente V ardua questione
mediante 1' ordinamento delle coopera-
tive innestate sull'azione e sul credito
dello stato e dei municipi.
lì imìm Mia proifincia
Da SPALATO.
Il gabinetto di lettura tenne
la consueta seduta annuale per 1' ap
provazione dei conti di gestione e la
elezione della rappresentanza sociale
per r anno nuovo.
Commemorati i soci defunti, ben
cinque nel corso del 1904, e votato il
bilancio, il preside, avv. Salvi, espose
con insistente argomentazione la op-
portunità di esonerare almeno una
parte degli attuali direttori, in carica
dal 1898, da una nova rielezione. E
per conto proprio, accentuò il fermo
proposito di non riassumere l'ufficio,
ringraziando per la lunga e costante
benevolenza addimostratagli. Il socio
signor de Grisogono rilevò con assai
lusinghiere parole i meriti del dottor
Salvi nei riguardi sociali, ricordò il
perfetto unanime accordo in seno al
sodalizio ed in armonia allo stesso pro-
pose la rielezione per acclamazione
della direzione esistente. Il preside
ringraziò, ma, pregando non si insi-
stesse, sospese per alcun tempo la se-
duta onde i convenuti si concretasse-
ro su di una nuova lista e deponessero
le schede.
Dalla votazione risultarono quindi
eletti : a presidente 1' avvocato dottor
Giuseppe Illich a vice-presidente il si-
gnor Protasio Gilardi a cassiere il si-
gnor Luciano de Michieli-Vitturi a se-
gretario il cons. dott. Antonio Lubin
ed a bibliotecario il prof. Giacomo
Marcocchia.
Il dott. Salvi ringraziò quindi sen-
titamente la società poi cortese riguar-
do usatogli, facendo plauso, anche in
nome degli uscenti colleghi, ai novi
eletti.
Domenica, in altra seduta generale,
verrà concretato il preventivo ed il
programma delle feste pel carnovale
corrente.
Da SEBENICO.
Certi usi... — Abbiamo scritto
e riscritto contri la usanza di scam-
panare e suonare a distesa verso l'alba
e prima ; e fu voce sempre al deserto.
E' una costumanza tradizionale che
nella nostra provincia vige ancora, ma
che non consente con lo spirito dei
tempi.
Chi ha la sfortuna di abitare nella
parte detta di Goriza è in un martirio
continuo; perchè chi lavora tutto il
giorno e buona parte anche della notte
ed ha poi bisogno di riposo e di sonno
è veramente inumano che venga sve-
gliato di soprassalto verso le quattro
oro di mattina col divertimento poco
edificante di oltre mezz' ora di scam-
panata e la prospettiva di non riad-
domentarsi più. Tutti non si coricano
come i contadini verso le otto pome-
ridiane.
Così pure è troppo barbarico 1' uso
ancora vigente degii spari nell' occa-
sione delle feste. E' deplorevole che i
nostri contadini, intelligenti in massi-
ma e desiderosi di civilizzarsi e appa-
rir bene, non capiscano che tale brut-
tura pericolosa dovrebbesi una buona
volta abolire. E 1' autorità pure do-
vrebbe pensarci.
Per la pubblica decenza e
le mostre strade. — E' orribile
bistema che gli spazzini puliscano le
vie sempre di pieno giorno verso il
tocco ; chè a nessuno piace d'impol-
verarsi gli abiti e di aspirare i mia-
smi del polverone che si solleva. Tale
lavoro lo si faccia nelle prime ore del
mattino o a notte tarda.
Raccomandiamo caldamente il risel-
ciamento della Piazza dei Signori, per-
chè il piazzale davanti la basilica è
tenuto in modo scandaloso.
Va iraccomandato ancora di sten-
dere meglio la ghiaia— ghiaia e non
sassi appuntiti — durante tutta la ma-
rina, e di costruire con cemento dei
canali pei rivoli d'acqua, perchè du-
rante i tempacci e le pioggie certe
parti delia marina, come i pressi alla
• chiesa di S. Nicolò o la casa Bulat,
; riescono inaccessibili.
Così pure va raccomandato al mae-
stro stradale di curarsi un po' meglio
delle strade regie. Gli stradoni sono
sempre male tenuti, ad onta dei pubblici
reclami.
£a Cronaca
Ai giovani. Ci scrive auto-
revole persona dalla provincia: «Non
per istinto anti-germanico, o per odio,
si deve abbandonare lo studio del te-
desco. Si può, anzi si deve, essere ostili
ad ogni prepotente intrusione straniera;
ma non torre a pretesto tutto ciò per
disprezzare l'idioma tedesco. Noi non
siamo tedeschi, nè vogliamo bastone te-
desco; ma dobbiamo studiare il tede-
sco, dopo r italiano, perchè lingua in-
dispensabile ai commerci. Omai, se anco
lenta a realizzarsi, è decisa la trasfor-
mazione della nostra provincia, da tem
delle apatie e delle miserie di parte, in
terra di lavoro novello. Le nostre forze
naturali stanno per esser tutte sfrutta-
te, gli allacciamenti ferroviari devono
compiersi, i nostri porti devon fiorire.
L' avvenire è dei giovani ! Avremo, tra
breve, bisogno di molte giovani ener-
gie pei commorci e per la industrie;
ed è ben deplorevole cosa che la capi-
tale della provincia non possa vantare
un importante istituto commerciale, I
giovani nostri, tutti, si affollano nei gin-
nasi, e nuovi ginnasi — pare impos-
sibile! — si reclamano, a crear nuovi
spostati, mentre quelli che a noi occor-
rono sono gli istituti tecnici, gli istituti
commerciali e buone tcuole per l'indu-
strie. Si continua in oggi, come ven-
t' anni or sono, a reclutare i corrispon-
denti commerciali ed i tenitori di libri
fuori delia provincia; mentre si vede
che in provincia giovani che sappiano
talqualmente il tedesco e la tenitura
semplice trovano subito vantaggioso col-
locamento. Perchè dunque non provve-
dere al futuro? Domani, forse, avremo
bisogno di centinaia di giovani istrutti
nei commercio, nella elettrotecnica, nella
direzione di un grande stabilimento . . .
e dove e da chi ricorreremo? Andre-
mo, forse, a picchiare alle porte dei
ginnasi? Oppure seguiteremo ad im-
brancare i nostri figli nella travetteria,
mentre tutto intorno a noi i posti sa-
ranno occupati dai forestieri? Si consi-
deri seriamente una tale questione; ed
i giovani liberi ed aspiranti ad una po-
sizione onorata e lucrativa non transi-
geranno coll'obbligo di apprender bene
le lingue straniere, e, per quanto pos-
sono, la tenitura dei libri. E' peccato
che altri sfruttino le risorse del paese
e che i dalmati si reputino felici di un
posto subalterno e che spesso sa di amaro
nella burocrazia.»
Sino a qui il nostro collaboratore.
Noi dobbiamo soggiungere, in proposi
to, che in queste scuole reali inferiori
dovrebbe essere introdotto anche lo stu-
dio del francese. Poiché Zara è sempre
trattata peggio che la Cenerentola, e
riuscirono vani i cento reclami per ot-
tenere che le monche Reali siano eie
vate a superiori, si dovrebbe, almeno,
provvedere a questo. Perchè, costretti
gli scolari a proseguir le Keali a Trie-
ste, vi trovano, in quinta, già avanzato
lo studio del francese, che qui, per es-
si, è lettera morta.
IPer la «lieg^a J^azionale». —
A proposito di un modo pratico da e-
scogitarsi per colmare il deficit presen-
tato dal bilancio preventivo per 1' anno
corrente dalla Sezione Adriatica, viene
sugi^erito fra gli altri anche questo ri-
medio, che anche in Dalmazia, credia-
mo, incontrerebbe fortuna.
Sarebbe quello di mettere in circo-
lazione da parte della «Lega», delle
proprie marche, o francobolli che si
vogliano dire, da applicarsi sia su ogni
bnsta, sia su ogni carta da ietterà che
si adopera. Questo sistema è già lar-
gamente diffuso tra altre nazionalità e,
a quanto ci scrivono, avrebbe dato buo-
nissimi risultati. Perchè ora non do-
vrebbe fare buona prova anche da noi?
Rivolgiamo anche questo suggerimento
alla direzione della «Lega».
Ma non soltanto eoa questo mezzo ci
sarebbe da fare qualcosa e da ricavare
un utile discreto. Secondo i nostri cor-
rispondenti ce ne sarebbero parecchi
altri che si dovrebbero tentare, sia per-
chè pure altrove esperimentati con suc-
cesso, sia per la loro stessa praticità.
La «Lega» dovrebbe cioè accordarsi con
delle fabbriche di oggetti più necessari
alle corrispondenze, come ad esempio di
carta, e fare delle proprie carte da let-
tera, delle proprie buste, così che quasi
ogni nostro atto di cittadini privati sa-
rebbe accompagnato da una elargizione
alla «Lega», tenuissima certamente per
ogni singolo, ma che complessivamente
potrebbe anche assumere un'importanza
non trascurabile.
Per il nostro diritto. - Ci viene
riferito che sull'albo del locale Tribunale
provinciale è esposta a disposizione
pubblico la distribuzione degli affari esclu.
sivamente in. lingua serbo-croata. Per que,
sto fatto noi dobbiamo protestare, essendo
che vi sono molti e molti italiani che de-
vono portarsi ogni giorno al tribunale g
devono par sapere a chi rivolgersi perJa
tutela dei propri interessi.
Cosi pare, all' uEfìcio tavolare del Gri^,
dizio distrettuale, le tabellette indicauti
le località di ciascun libro fondiario, pop.
tano denominazioni esclnsivamente slave
così che non è dato trovare in italiano jj
nome di diverse località, da noi conosciuta
con nome italiano.
Richiamiamo su ciò 1' attenzione delle
autorità preposte.
Decesso. — Ci scrive il nostro cor-
rispondente da Vienna:
«Sabato è morto un altro dalmata, che
collo zelo e l'intelligenza, coadiuvati da
profondissime cognizioni, nella diffìcile prò.
fessione da lui prescelta, di medico e di
chirurgo specialista, fece sempre onore alla
patria, che, come ogni dalmata, amò ìq.
tensamente.
Questi fu il dott. Domenico Barbieri
spentosi nell'età di 61 anno, dopo aver
ognor dedicata l'opera sua salutare, per
lunghi e lunghi anni, con brillanti risul-
tati, a favore di tutta 1' umanità sofferente,
ed in particolar guisa a vantaggio dei pò-
veri, i quali sempre trovavano in lui, noa
solo l'affettnoso e premuroso medico, ma
pur anche il più generoso benefattore, per-
chè, dopo averli disinteressatamente ca-
rati e consigliati, li provvedeva anche di
tutto quanto abbisognava loro pell'effet-
tuazione della prescritta cura.
Nato in Dalmazia, venne a Vienna in
compagnia della propria madre, che, quale
donna di rare virtù, non mancò di assog-
gettarsi a qualunque sacrificio, per poter
corrispondere ai bisogni inerenti agli studi
necessari a suo figlio, nella professione da
.lui prescelta; sacrifici che il dott. Dome-
nico Barbieri non mancò poi anche di va-
lutare e degnamente riconoscere. Sicché,
promosso medico, entrò subito quale al-
lievo nella Clinica (sezione chirurgia) la-
sciando intravedere tosto, non solo uno
speciale interesse per questa difficile ed
importante professione, ma un complesso
cosi preciso e profondo di cognizioni, eh«
l'inallora dirigante tale sezione, l'impa-
reggiabile prof. dott. Teodoro Biliroth,
trovò di affidargli, a preferenza tra tutti,
il delicato incarico, pieno di enorme re-
ponsabilità, della narcosi, che doveva ve-
nir preparata, giusta uno speciale sistema
inventato dal Billroth stesso. All'incarico,
il dott. Domenico Barbieri corrispose così
eminentemente, che l'illustre professore
volle ininterrottamente il Barbieri al suo
fianco, in tutte le operazioni, non solo
quale narcotizzatore, ma pur anche quale
proprio consigliere.
Il dott. Domenico Barbieri, pelia fama
acquistatasi di pratico non comune e di si-
curo operatore, non naancò ben presto di
formarsi in questa Metropoli, e di fronte
a tante capacità che volevano emularlo,
una così forte clientela, da ottenere, non
solo l'agiata esistenza che condusse, ma
pur anche onori e titoli.
Dalmata nel vero senào della parola, si
mostrò sempre intransigente in tutto ciò
che anche in modo lieve potesse ledere il
suo carattere nazionale, in modo che non
concesse mai, nemmeno al suo nome di
battezzo, l'accentuazione tedesca, ma ogror
volle essere chiamato Domenico, come lo
era da fanciullo e nella sua cara patria.
Egli fu, insomma, polla rara bontà che
sempre nei modi e maniere lo distinse,
generalmente amato e stimato ; e tutti
quanti lo conoscevano, senza anche aver
avuto mai bisogno dell'opera sua, tra i
quali specialmente i dalmati, oggi pian-
gono amaramente la morte di lui, ottimo
amico, esemplare patriota e non comun«
benefattore, facendo eco al dolore dell'in-
felice sua consorte, che, dopo due lustri
passati nell'amore il più puro, in mezzo
alle gioie della famiglia, trovasi rivestita
a gramaglia, per volontà di quel destino
a cui nessuno isfugge. Q».
Doni alla civica biblioteca Pa-
ravia. — La nostra biblioteca ricevette,
di questi giorni, in dono:
dal signor Arrigoni degli Oddi E. Nota
su una piccola raccolta di uccelli del museo
di Zagabria, provenienti dal litorale dalmato.
Venezia Ferrari 1905 op. 1 ;
dal prof. S. Brusina: Iconographia mol-
luscorum fossilium in tellure Éertiaria Hun-
gariae, Croatiae, Slavoniae, Dalmatiae, Bos-
mae, Rereegovinae, Serhiae et Bulgariae in-
ventorum, Zagabria, Sociale 1902 voi. 1;
dal bar. dr. N. de Lallich la versione
Italiana, da, lui eseguita, dell'opera del dr.
77- J^^® C'owpendio di ostetricia perle
allieve delle scuole di ostetricia e Mepertoric
per le levatrici. Roma Voghera 1905 volli
diil sig. Havass R. Dalmacsia, Mm<ism
a Bocche di Cattaro etc. Budapest Tarsulal
190t) op. 1 ; ^
dal prof. Edg. Maddalena J7 Metastasic
«dramatts persona^ e 8cene e figure malie-
resche imitate dal Goldoni. Estratti dalla
Rivista d' Italia 1905 op, 2 •
dal R Ministero della pubblica istru-
zione Legislazione scolastica comparata. Ro-
ma Cecchini 1905 voi. 1 •
dal prof. Gr. Smirich lì tempio di s. Do-
nato in Zara, i suoi restauri ed il suo mu
seo Neil Emporium di Bergamo 1901.
La Direzione del patrio istituto ringra-
zia a mezzo nostro i generosi donatori.
Un altro decesso. — Scrive il «Gior-naletto» di Pola:
«Un altro decesso viene a scemare le
file nostre di un fervente patriota.^
E morto a Pedena Eugenio Biscontini
più che ottantenne. Era nato a Zara, e
stabilitosi giovanissimo in quella borgata
anche in piccola misura e parte — alle
di lai promesse, coli' imitare semplice-
mente, cioè, quanto si è fatto in Francia
ed in Italia per le popolazioni colpite dal
più grande disastro — la filossera. Ma
già bene diceste nel vostro ultimo numero :
quando ne ha Eatte una di giuste il nostro
governo ?
Qui merita di essere rilevato anche il
fatto, che il governo promette la distri-
buzione delle viti e frutteti (a pagamento
s'indente) nell'autunno, epoca più pro-
pizia alle nostre condizioni climatiche,
mentre invece quando si arriva a ricevere
una parte del materiale ordinato, questo
viene distribuito in febbraio o marzo, ed
allora ne avviene che, se la primavera non
è piovosa, si ottengono risultati negativi.
Scrivere e sollecitare 1' i. r. ufficio di eco-
nomia in Zaravecchia (Jankolovica) è tem-
po perso. Quei signori maggiormente si
occupavano e preferentemente negli anni
scorsi sulla propagazione delle anguille,
e prove d'incrocio tra il cefalo e 1' orada ;
quest' anno poi, a loro in prima linea, è
stato dato da studiare il nuovo progetto
di floricoltura, dal quale le nostre conta-
dinelle sperano di ritrarre maggior utile
che dall' impiantagione del tabacco.
Emigrazione. — Dai piccolo villaggio
di Trebocconi, frazione di questo- comune,
la cui popolazione ascende ad 800 abitanti,
sono partiti in meno di un anno oltre 80
e da qui circa 60 individui per l'America;
nè si accenna ad arrestare poiché gior-
nalmente, anche chiamati e sussidiati dai
patrioti lontani, domandano il passo per
la terra libera. Se si riflette alia miseria
colla quale qui dovrebbero combattere, è
d'accompagnarsi con un saluto ed un
plauso questa povera gente.
Al giudizio. — Chiusosi al 5 novem-
bre il concorso al posto di aggiunto extra
statura, preghiamo il signor dirigente l'ap-
pello di voler fare in modo che l'ineffabile
vice-dio Obuljen ce ne mandi uno, onde
porsi in corrente colla sezione ventilatoria.
Un solo giudice, per quanto attivo ed in-
telligente, non può arrivare a tutto.
Dall'Isola Brazza.
Delusioni e sconforto. — Al ca-
der di novembre monsignor Zaninovich è
partito per Roma ove secondo «Il Popolo
Romano» sarebbe stato ricevuto in parti-
colare udienza da Pio X il giorno 3 cor-
rente. Se egli avesse sentito fortemente
il potere della dignità vescovile, non a-
vrebbe condotto seco, quale segretario di
viaggio, il canonico Bojanieh nel lago del
cui cuore stagna molto odio per ciò che
sa d'italiano. E ne può far fede l'ul-
tima dimostrazione fatta da esso reveren-
dissimo a bordo del piroscafo italiano
«Molfetta» in rotta per il Bel Paese.
Persona degnissima di fede, che ha par-
lato con un eminente prelato, dice, di
aver saputo dalla sua bocca, che monsi-
gnor Zaninovich ne sarebbe stato addo-
lorato.
Ilicordo. Allorché fra Giordano usciva
vescovo dal convento dei domenicani di
Spalato molti erano concordi nel rile-
vare la sua modestia, la sua generosità,
la mitezza del suo cuore e sopratutto il
suo spirito di moderazione. Nelle nostre
isola si giunse allora a concepire anche
molte speranze ; si parlava anzi di tutto
un nuovo indirizzo del vescovato. Le spe-
ranze concepite nelle tre isole non furono
nè poche, nè poco rilevanti ; si diceva, in-
somma, che un' era nuova sarebbe aperta
nella diocesi.
Ma ahimè! Ancora quelle speranze in
gran parte si hanno da realizzare, mentre
le altre sono già andate completamente
deluse.
Ricordo ancora ! Quando giunse fra noi
la notizia dell'esaltazione al vescovato di
fra Giordano i bronzi delle varie chiese
nel suonare a festa sembravano privi di
melodia, poiché era il secondo frate che
il governo regalava al capitolo cattedrale
ed ai fedeli sparsi sulle tre isole.
Il suo predecessore, monsignor Czarev,
di venerata memoria, se non dotato di una
profonda coltura e di vasta erudizione,
era però un vescovo pio e possedeva un
certo tatto.
Ed è ben noto che non v' era nessuna
questione importante da risolvere se fra
h ulgenzio non vi metteva la sua nota per-
sonale e dai suoi consiglieri .... non ri-
ceveva che consiglio, mentre poi le deci-
sioni le prendeva da sè. — E diceva
tante gran volte: «Ho preso questa deci-
sione, forse non con tanta piena cogni-
zione di causa, ma mi affido interamente
al mio convincimento, mettendomi nelle
mani di Dio.»
Si calcola che l'energia potrebbe esser
venduta a Parigi al prezzo irrisorio di
3—4 centesimi per chilowatt-ora.
Il nuovo impianto elettrico pel pro-
sciugamento dei terreni a San Luigi, Stati
uniti d'America,smaltirà in 24 ore 1,500.000
ettolitri d' acqua.
GÌ' impianti idraulici dell' Italia,
peciahnente al Settentrione, sono fra i
primi in Europa. Quelli delia «Società
lombarda per distribuzione di energia
elettrica», alimentati dal Ticino e dal Lago
maggiore, forniscono un'energia di 25.000
cavalli, distribuita a vari scopi su d'un
territorio di 200.000 ettari e specialmente
alle città industriali di Gallarate, Busto
Arsizio e Legnano.
Quelli della sola Liguria, sono a 50
chilometri all' intorno di Genova, forni-
scono circa 100.000 cavalli di forza, di
cui i principali sono Isolu con 11.000,
Orba-Voltri con 16.000, Orba-Malore con
6000, Bormida con 7000 ed Aveto con
54,000 e tre prese d' acqua.
Interessanti sono i due grandiosi ser-
batoi per quest' ultima officina, costruiti
sul versante nord degli Apennini. Negli
stessi vengono accumulati 10,000.000 e ri-
E riusciva bene.
Mi sovviene di una circolare eh' egli
aveva scritto contro i preti fanatici e che
il vostro giornale aveva riprodotta e nel
darla a un vecchio prete diceva: «voglio-
no, i cattivi, che il canonico Grimani l'a-
vesse composta, mentre 1' ha scritta la po-
vera mia persona all'albore dell'Assunta.»
Per ora almeno, tornando a monsignor
Zaninovich, il suo bilancio si può consi-
derare quasi negativo, se non perfetta-
mente negativo.
Si direbbe, chi non conoscesse le doti
superiori della sua mente, che egli abbia
portato al vescovatosdi Lesina i criteri ri-
stretti del frate di un convento.
Di fronte alla grande questione del fa-
natismo politicojche agita la diocesi, dove
molti curatori d'anime sono appunto i più
fanatici sovvertitori politici, dove i preti
non sono lumeggiati da raggio evangeli-
co, dove, con la guerra alla liturgia lati-
na, certi preti vogliono mutate le chiese
in teatri di dimostrazioni, monsignor Za-
ninovich nulla affatto si è scosso. Non
seppe egli condurre con energia episco-
pale questa riforma intimamente sentita,
giungendo anzi a risultati diametralmente
opposti a quelli ideati e voluti dai suoi
predecessori, croati convinti : che il popolo
della diocesi nostra non ne vuol sapere
affatto di inovazioni di glagolitismo, lin-
gua che intende ancor meno della latina,
ma che il popolo vuole e desidera la con-
servazione della lingua universale della
chiesa romana, vuole conservare intatta
la religione ereditata dai suoi avi.
Monsignor Zaninovich, facendo il ren-
diconto della sua opera svolta in questi
primi anni del suo vescovato, non deve
essere molto soddisfatto.
E che cosa ha fatto ?
Ha introdotto delle innovazioui che non
gli procurarono nè stelle, nè commende ...
Ha introdotta la predicazione slava alla
cattedrale che somiglia, Dio mei perdoni,
ad una chiesuola di villaggio del monta-
no ove i fedeli schiacciano beatamente il
sonnellino. Ha introdotto nella Curia la
corrispondenza croata perchè i parroci
della diocesi, come quelli della Concinci-
na, non conoscevano la lingua d'Italia!!
Fra Giordano, cultore della lingua di
Danto e dantista, condanna all'ostracismo
quella lingua nella quale cantò dai primi
anni di sua vita !
E prima di finire piacemi riprodurre
suoi versi in morte di un professore uni-
versitario dalmato :
Or là tu sali dove l'Allighiero
Regna con tua Matelda e Beatrice,
Che tanto t' acuirono il pensiero
E riscontrando fra i tuoi detti e loro
Mirabil consonanza, vai felice
Trovarti quarto nel beato coro.
E il poeta italiano potrà così cantare
in morte di monsignor Zaninovich ? Potrà
dir così di fra Giordano, che un dì rimò
con grande affetto alla lingua di nostra
coltura, mentre ora fa il croato?
£a Cronaca
Il gran ballo della «Lega Nazionale»
al nostro Verdi è fissato pel 10 di feb-
braio, che cade in domenica.
Il ballo è fissato a termine corto perchè
anche il carnovale, quest'anno, sarà eorto.
Il dispaccio a Carducci. — Ecco
il dispaccio, mandato giovedì mattina a
Giosuè Carducci dalla «Società degli stu-
denti italiani della Dalmazia.»
« Al poeta che la ragione vindice cantò,
celebrando con alcaica fierezza italiche
epopee, mentre premio svedese rinnova
plauso universale, vada saluto italico della
dalmata gioventù studiante, devota a Colui
che dell' ideale insegnò il verbo alle genti.»
Circolo accademico italiano. —
Il nostro corrispondente ci scrive da Vien-
na : «Il Circolo accademico italiano di
Vienna» ha l'intenzione di tenere una
serie di conferenze. La prima venne tenuta
dal presidente dello stesso circolo, dott.
Bertagnolli, che lesse un suo bellissimo
studio su D'Annunzio romanziere, intito-
lato «Ars nova».
Al 25 febbraio del prossimo anno, per
iniziativa del «Circolo», il vostro egregio
concittadino, prof. Edgardo Maddalena,
commemorerà il secondo centenario dalla
nascita di Carlo Goldoni.
La festa riuscirà indubbiamente solenne.
Il Maddalena è un colto ed appassionato
studioso del Goldoni; e la direzione del
«Circolo» fa dei preparativi per 1' occa-
sione.»
spettivamente 54 milioni di metri cubi
d'acqua per essere poi incanalati mediante
due gallerie di 4000 metri nelle macchine
idroelettriche.
Da calcoli sperimentali fatti a Ber-
lino dopo 31.000 chilometri di corsa con
vetture elettromobili, il costo totale, com-
prese le quote per paghe, amortizzazione,
rimessa, è risultato di 36 centesimi per
chilometro.
In questi è compreso però il costo del-
l' energia elettrica sulla base della tariffa
di 19-8 centesimi per cnw-ora.
*** G. Costanzo e C. Negri di Bologna
hanno constatato mediante numerose espe-
rienze una forte radioattività nella ;.eve
appena caduta. Essa diminuisce rapida-
mente e dopo circa due ore scompare af-
fatto.
Questa proprietà è maggiore nella neve
raccolta al suolo di quella caduta sui tetti.
L'irradiazione radioattiva spiegherebbe
— forse almeno in parte — l'origine delle
malattie d'occhi, attribuite sinora al color
bianco ed alla rifrazione dei raggi solari.
—^-n^AAAAAAAAAA^V^--—-
— Nei circoli studenteschi si manifesta
vivo malumore per il ritardo posto dal
ministro dell'istruzione nell'eseguire le
sue promesse di emanare quanto prima
1' ordinanza per gli studi in Italia, e si
vuole sperare, che i deputati italiani abbian
già fatto o facciano i passi opportuni per
sollecitare urgentemente l'esecuzione di
quelle promesse.
Ingiusto ed indelicato. — Ci scri-
vono da Spalato, in data del 12 co'rrente :
«Per l'occasione della morte del com-
pianto monsignor Giovanni Devich erano
stati pubblicati due inviti mortuarii : l'li-
no a nome della famiglia, in solo italiano,
l'altro, a nome del Capitolo della catte-
drale, in solo croato. Se, con riguardo alle
di lei convinzioni politiche, l'invito della
famiglia Devich, in solo italiano, è giu-
stificato, perchè non lede i diritti di nes-
suno, non così parimenti si deve giudi-
care dell'invito capitolare, che, redatto in
solo croato, è evidentemente ingiusto ed
indelicato. Il Capitolo rappresenta un corpo
morale ecclesiastico, e come tale, prescin-
dendo dalle individuali convinzioni dei
suoi membri, deve estrinsecarsi in modo
corrispondente alla sua indole ed al suo
carattere religioso. La cattedrale di Spa-
lato, è la chiesa-madre di tutta la diocesi.
E' poi più particolarmente chiesa-madre
della città di Spalato. Il Capitolo quindi
della stessa chiesa, pubblicando un qual-
siasi invito, come Capitolo, deve necessa-
riamente aver riguardo all'esigenze, non
solo di una sola parte, ma bensì dell'in-
tera cittadinanza, tanto più se altrimenti
si dovesse dare uno strappo ad usi tra-
dizionali, secolari! Ora l'invito del Capi-
tolo nel solo croato, offende — come of-
fese — una parte della cittadinanza, verso
cui si manca del più elementare riguardo
e si oppone, oltre a ciò, all'uso vigente,
tradizionale, del Capitolo stesso. — Nel
caso poi concreto, l'agire del Capitolo, in
modo così partigiano e dimostrativo, venne
ritenuto, anche indelicato verso la memoria
dell' illustre defunto, per i di cui funerali
l'invito veniva pubblicato. Eran noti i
fervidi sentimenti del defunto stesso,
ed il culto e 1' amor suo all' italica
lingua, della quale egli fu caldo paladino
pur nelia capitolare corrispondenza. Vi
fu quindi chi suppose che, con tale modo
di agire, nelle intenzioni di qualche mem-
bro del capitolo, s'intendesse irriverente-
mente sconfessare ed offendere le convin-
zioni dello stesso venerato defunto in que-
stioni nazionali linguistiche! Se ciò fosse,
sarebbe un agire meschino e riprovevole,
tanto più quando esercitato verso un de-
funto! — Ora che ne dice mons. vescovo
Nakié? Se ci vanno di mezzo gl'interessi
della religione, ed il prestigio dello stesso
Capitolo di fronte all'opinione pubblica
di una parte della cittadinanza che ha
diritto se le rispetti quella lingu i che fu
tradizionale nello stesso esercizio del culto,
e che pur ancora, leggiadra negli effetti
oratorii, risuona, religiosamente ascoltata,
sotto le volte del nostro monumentale tem-
pio di S. Doimo, monsignor vescovo ci
potrebbe e dovrebbe entrare, per autorevol-
mente disapprovare tale esclusivo modo
di agire da parte del suo principale Ca-
pitolo, a togliere ogni giusto motivo di
recriminazione, e di scandalo in tale ri-
guardo, pell'avvenire» X.
Alle Delegazioni. — Nella seduta
di giovedì della delegazione austriaca, di-
scutendosi la politica del ministero degli
esteri, l'on. Bianchini fece la solita pre-
messa in senso annessionista per discen-
dere poi a parlare degli ultimi casi, con
allusione ai fatti di Zara e di Fiume. E
anche alla delegazione dette ad intendere
— con singolare disinvoltura — che gli
italiani, naturalmente, sono stati i provo-
catori ed i ginnasti del «Sokol» — paci-
fici come tanti agnelli -- i provocati. An-
che si sdegnò, a protesta, contro il lin-
guaggio usato a proposito di taìi casi dalla
stampa italiana, sottacendo, naturalmente,
i modi e le forme usate dalla stampa
croata, che — si ricorda? — vomitò gli
epiteti più ingiuriosi contro gli italiani
(banditi, fukara, lopovi, i. t. d.) dicendoli
persino peggiori dello sterco ed indicendo
boicotaggi ed aggressioni contro di loro.
E' acqua passata, si sa: ma quando i si-
gnori croati, provocatori e prepotenti do-
vunque, finiranno di imitare il lupo della
favola, cui l'agnello intorbidiva l'acqua?
Società Juventus Jadortina. —
Domenica 16 corrente alle ore 12 e mezzo
avrà luogo il primo congresso generale
col seguente ordine del giorno :
1. Relazione virtuale, 2. Bilancio sociale,
3. Nomina della nuova direzione e 4. Even-
tualia.
Unione di mutuo soccorso per
studenti italiani del Politecnico
di Graz. — Riceviamo da Graz : «Mi
pregio comunicarvi l'esito della prima as-
semblea generale ordinaria tenutasi addì
10 corrente sotto la presidenza di R.
D'Acunzo.
Dopo letto ed approvato il verbale del-
l'antecedente assemblea, fatta la relazione
sull'attività sociale da parte del direttore
Gazer, e quella sulla cassa da parte del
cassiere Buri da cui risulta che 1' anno
sociale 1905-06 si chiude con un resto di
capitale di corone 1557, si passa quindi
all' elezione della nuova direzione che ri-
sulta così composta : Raffaello d' Acunzo
da Trieste presidente ; Emilio Bertos tla
Trieste vice-presidente; Carlo Piperata
da Lussinpiccolo segretario ; Romeo Buri
da Trieste cassiere ; Leo degli Alberti da
Spalato e Renato Gayer da Trieste diret-
tori ; Giuseppe Palese e Riccardo Gairin-
ger da Trieste, revisori.
L' esito dell' elezioni viene accolto da
vivi applausi da parte dei numerosi in-
tervenuti. S' alza quindi il presidente
D'Acunzo che biasima con vibrata parola
l'apatia di quei S|èi, qhe trascurano le
sorti del nostro sodalizio e ringrazia i
Comuni di Trie&te. Zara ed Isola e ia
Giunta provinciale istriana che vollero
col loro contributo aiutare la nostra so-
cietà.
Dichiara quindi chiusa 1'assemblea rin-
graziando nuovamente i soci per il loro
numeroso intervento.»
Le Diete. — La maggior parte delle
Diete cisleitane sono convocate. Pendono
le pratiche per 1' apertura delle Diete del-
l'Istria e del Tirolo. La Dieta dalmata
rimarrà chiusa.
Nomine alla finanza. — 11 consi-
gliere contabile Abelardo de Denaro è
stato promosso consigliere superiore e
capo del dipartimento contabile della di-
rezione provinciale di finanza, il consi-
gliere titolare Niccolò Lana è stato no-
minato consigliere effettivo ed il revidente
contabile Edoardo Bulat è stato promosso
a consigliere contabile.
Echi del passato. — Sere addietro,
al «Caffè Centrale, in un crocchio d'amici,
il signor Piraccini, delia compagnia d' ope-
rette Lombardo, rievocava un incidente
clamoroso occorso al nostro «Teatro Nuovo»
nel novembre, e precisamente la sera del
21 del 1884, per il veto opposto dalla cen-
sura alia rappresentazione dell' operetta
«La figlia del Soie». «Io ero nella com-
pagnia Gargano — lasciamo la parola a
lui — in qualità di caratterista. Alla sera
del 21 si doveva rappresentare «La figlia
del Sole», ma gli scrupoli della pudica
censura prevalsero e si dovette cambiare
programma. Il teatro era affollatissimo ;
assisteva alla rappresentazione anche il
governatore d'allora dovano vich con le
due figlie. Sembrava clic la serata sarebbe
passata liscia, quando nell' intervallo del
secondo atto il pubblico cominciò a rumo-
reggiare, a gridare e prorompere in vivis-
sime acclamazioni. Vogliamo la «Figlia
del Sole!» vogliamo la «Figlia del Sole»!
— si gridava d' ogni parte, e le grida di-
vennero in breve assordanti.
La inaspettata dimostrazione del pub-
blico mise in iscompiglio il palcoscenico;
non si sapeva che pesci pigliare. Intanto
ii direttore Gargano se 1' era svignata per
non avere imbarazzi e nessuno voleva av-
venturarsi a calmare il pubblico che con-
tinuava a schiamazzare. Viene il commis-
sario politico — un ometto in baffi ros-
setti, ch'era stato traslocato a Zara i:i
seguito all'incendio del «Ringtheater» di
Vienna e che sembrava sempre ossessio-
nato dall' idea d' un possibile incendio. A
proposito di questo commissario, mi ri-
cordo che andava sempre in punta di piedi '
a visitare i camerini. Una sera, come al \
solito irrompe improvvisamente nel mio e
mi dice:
— Lei fumare?
— No — rispondo io.
— Apra la bocca. E dovetti aprire la
bocca ed emettere il fiato per convincerlo
che non fumavo.
Ma ritorniamo al racconto. Dunque vie-
ne il commissario e cerca il direttore, che
non c' era, spinge 1' altro Gargano alla
ribalta, cbe però rifiuta. Il Gargano al-
lora piglia me che ero vicino a loro e mi
spinge fuori. Io cerco di calmare il pub-
blico e domando il perchè della clamorosa
dimostrazione. Ma il pubblico risponde più
eccitato di prima : vogliamo la «Figlia
del Soie». Io dico, ma non si può darla;
perchè ? mi domandano alcuni. La cen-
sura 1' ha proibita, finisco io. Non 1' avessi
detto. Il pubblico, in preda ad una agita-
zione indescrivibile, cominciò a gridare :
abbasso la censura, abbasso la censura.
Il governatore abbandonò il teatro ed io
appena rientrato fui preso per il collo ed
arrestato. Al domani fui interrogato dal
capitano distrettuale, e, nonostante non
avessi avuto alcuna colpa della dimostra-
zione, condannato, in base alla famosa pa-
tente del '54, a 14 giorni d' arresto e ses-
santa fiorini di multa. Dei quattordici
giorni non ne feci che sei, perchè la com-
pagnia partiva; però i sessanta fiorini li
pagai : veramente ii pagò il direttore,
perchè io non avea il becco d'un quat-
trino».
Volli per curiosità sfogliare il «Dal-
mata» dell'84 e vi trovai non la narrazione
dei fatto, ma un commento nei quale si
biasimava da una parte la dimostrazione
del pubblico e dall'altra il contegno del-
l' autorità che prima ne avea permessa la
rappresentazione e poi all'ultimo momento
proibita. Noi invece biasimeremo adesso
soltanto l'agire della censura. I tempi
sono, cambiati; l'umanità ha fatto dei
passi sensibilissimi nella via del progresso
e della libertà; ma in Austria la censura
è rimasta sempre la stessa. Augusto Salara.
Il presidente del Governo Ma-
rittimo, onde stabilire lavori portun ri
di là da venire, tenne di questi giorni,
assieme ai fattori competenti, sedute a
Spalato, Gravosa, Sebenico e Metcovich.
A Zara fu soltanto di passaggio, nè trovò
nemmeno necessario di conoscere i nostri
bisogni. Ma già : di promesse e di pro-
getti ne abbiamo sin sopra gli occhi.
Fantasie. — L'« Hrvatska Kruna » ha
fatta una singolare scoperta.
Che i cesarei regi gerdarmi di Zemo-
nico, cioè, ci proteggono.
11 caso, senza precedenti, è tale da
sbalordire.
Poiché gendarme è sinonimo, almeno in
Dalmazia, di mangia italiano.
Ma bisogna capire il latino dell' organo
dei puri.
I gendarmi ci proteggono semplicemente
perchè non posson permettere che certe
birbe matricolate appicchino placidamente
il fuoco alle case dei nostri aderenti.
Per essere imparziali i cesarei regi di
cui sopra dovrebbero incoraggiare gli ap-
piccati incendi.
La posta e il Natale. — Gli uffici
postali erariali delia provincia terranno
nei giorni 21, 22, 28 e 24 dicembre c.
£ servigio prolan^tò flfrò
ciò che concerne l'accettazione e la disti i
buzione delle spedizioni di diligenza.
In quest' incontro si raccomanda al puh.
blieo nel proprio interesse ed allo scopo
dì evitare ritardi, perdite e disguidi di
pacchi in occasione delle prossime feste
natalizie, ove il traffico postale è molto
maggiore :
a) di usare ogni cura acchè 1' indirizzo
sia completo ed esatto, estendendolo pos.
sibilmente sull' imballaggio stesso della
spedizione 0 se ciò non fosse faltibile
applicandolo solidamente sulla medesim
e di deporre nella stessa un secondo in'
dirizzo;
b) di desistere, per quanto possibile
dalla spedizione di oggetti non imballati'
specialmente di selvaggina, di volatili l
simili, con riguardo al pericolo che du-
rante il trasporto non possa cadere l'in-
dirizzo od altrimenti rimanere senza-
c) trattandosi di spedizioni seggette a
dazio consumo, di indicare dettagliatamente
il contenuto secondo la specie e le quan-
tità allo scopo di una più sollecita com-
misurazione del dazio consumo
Si raccomanda inoltre che le spedizioni
siano impostate in tempo onde evitare dei
ritardi nei'inoltro, rispettivamente nel-
arrivo delle stesse a destinazione; che
1 imballaggio ed il condizionamento siano
fatti con speciale cura; che sull'indirizzo
accompagnatorio sia fatta, se del caso,
F annotazione «spedizione soggetta a facile
deperimento», sottolineando tale annota-
zione con matita rossa 0 celeste; che l'im-
ballaggio sia perfettamente chiuso in modo
tale, che sia tolta la possibilità di una
sottrazione del contenuto senza violare la
chiusura e che le spedizioni incrociate con
funicella siano anche suggellate, così che
questa non si possa spostare senza spez-
zare i suggelli.
L'intraprendenza di un dalmata
in America. — Lo scorso mese, al gran-
de armatore Mihanovich, dalmata, venne
consegnato il nuovo piroscafo «Londre»»
eseguito per conto di lui. Il nuovo vapore
compirà 1 suoi viaggi fra Buenos-Aires,
Montevideo ed i porti dell'Uruguay. I gior-
nali locali, ed in ispecie «La patria degli
italiani» scrivono che il «Londres» è il
più elegante piroscafo di Buenos-Aires.
E' lungo 292 piedi, largo 45 e alto 12.
Fa venti miglia all' ora. Il primo posto
può contenere 320 passeggeri e ii secondo
108. Vi è un salone da concerto. Il terzo
posto è pure coperto ed ha sedie e tavoli
per 60 passeggeri.
L'ottimo gionale italiano fa i meritati
elogi alla intraprendenza del grande ar-
matore.
Nomine alla posta. — Il ministero
del commercio ha nominato 1'ufficiale po-
stale Alessandro Lucovich ad ufficiale po-
stale superiore pel raggio della direzione
delle poste e dei telegrafi in Zara.
Il ministero del commercio ha nominato
gli assistenti postali Matteo Knego, Vit-
torio Braida e Simeone Erzeg ad ufficiali
postali pel raggio della direzione delle
poste e dei telegrafi in Zara.
Grandinata. — Giovedì mattina si
scatenò un uragano sulla nostra città.
Lampi, tuoni, acquazzoni. E poi grandinò
cosi fitto e così a lungo che la città andò
tutta rivestita di bianco, come per una
nevicata. I patri monelli — cui il serio
giornale dei puri croati dedica stelloni di
cronaca delatoria — si divertirono un
mondo con questa specie di neve.
Teatro Giuseppe Verdi. — Mer-
coledì, innanzi a scarso pubblico, si diede
«Miss Heliett» di Audran. Andarono molto
applauditi ia Leoni, la Montis, il Pirac-
cini, il Curti, il Lamari e gli altri. Diri-
geva il maestro Ronzi.
Giovedì, alla serata della Calligaris,
accorse a teatro un pubblico molto nume-
roso. «La bella Elena» fu eseguita con
molto impegno da tutti. Ricchissima la
messa in scena. Applauditissiina la Cal-
ligaris, una «Elena» maestosa; un delizioso
«Paride» la Baldi; un «Oreste» vivace e
spigliato la Montis. Comicissimi il Pirac-
cini (Calcante) e 1' Urbano (Menelao). Bene
tutti gli altri. Dirigeva il maestro Ronzi.
Alla Calligaris venne presentato dalla
direzione del teatro un oggetto di valore.
Ieri a sera si diede la spettacolosa fée-
rie in tre atti e venti quadri «Dalla terra
ali a luna» di M. Vanloo, E. Letterier e
A. Mortier; musica di Giacomo Offenbach.
In questa operetta, ed in generale in
operette di tal genere, la coreografia è
tutto. La musica scompare dinanzi alla
grandiosità dei quadri. La compagnia Lom-
bardo allestì la spettacolosa féerie con uno
sfarzo ed un lusso di messa in scena ve-
ramente abbagliante. La fantasia di Eilel
si è sbizzarrita nell'ideare i meravigliosi
figurini.
La magnifica féerie ebbe un grande
successo. Applauditissime le signore Baldi
(Fantasia) e Mentis (Capriccio) special-
mente al duetto del pomo d'amore; comi-
cissimi il Piraccini (re Vlan) e 1' Urbano
(Microscopio). Bene tutti gli altri. Piac-
quero moltissimo all' atto secondo la «dan-
za delle chimere», all' atto terzo la «dan-
za dei blocchi di neve e delle rondinelle»
ed alla apoteosi finale il gran Kake Walk
dei merletti danzanti dal corpo di ballo
in unione al signor E. Urbano.
Dirigeva il maestro Domenico Lombar-
do. 11 teatro era affollatissimo.
Questa sera c domani si replica «Dalla
terra alla ìuna» e lunedì, ultima recita,
serata dell' Urbano.
Il successo di un artista dal-
mata in Germania. — Rileviamo da
parecchi autorevoli giornali di Germania
il successo riportato dal dalmata signor
Marco Vuscovich sulle scene e in varie
opere, fra le quali meritano special men-
zione il «Trovadore», V«Aida», i «Pagliacci»»
il «Fidelio» e «Lohengrin».
La «Neue Wtirzburger Zeitung» par-
- landò dell'esecuzione deli'« Aida» dice: