flora vi^ è cosi ricca che molti prodotti u-
tilissimi si hanno quasi per niente. Costruite
delle strade, delle ferrovie, dei porti, dei
telegrafi, e vedrete quale meravigliosa tra-
sformazione ! L'uomo dal codino sarà ra-
pidamente cacciato nel!' interno, oppure,
ciò eh' è più probabile, diventerà 1' operaio
dell' europeo, il suo collaboratore umilissimo
per quanto efficace.»
= Una collezione di autografi. —
Un ricco americano, Morvison, morto in
questi giorni, nella sua splendida villa a
Fonthill, possedeva una interessante colle-
zione di oggetti d' arte e d' autografi, giù
dicata 1' unica degli Stati Uniti.
Era costata trent' anni di ricerche pa-
zienti al suo proprietario. Di tutti i sovrani
e di tutti gli uomini di stato eminenti,
specialmente d'Inghilterra e Francia, si
vedono nella collezione gli autografi. Si
aggiungono inoltre quelli di tutte le cele-
brità della letteratura, delle arti e delle
scienze. Ed è bene notare che gli autografi
sono formati non già da poche linee stac-
cate, ma da lunghe lettere, molte delle
quali sono d' una speciale importanza sto-
rica e politica.
In questi ultimi anni il Morvison si era
particolarmente dedicato a raccogliere le
lettere di Nelson e di lady Hamilton ; la
serie era assai numerosa sì da formare due
volumi, che furono stampati. Essi gettano
una nuova luce sulla storia del tempo in
cui grandeggiò il Nelson.
Ije eatastroli dell' acetilene. —
Un telegramma da Nuova York reca par-
ticolari raccapriccianti circa una formida-
bile esplosione avvenuta giorni sono a
Jersey City, nelle officine dell' Aeetelyne
Company.
Ignorasi a quale causa debba attribuirsi
il disastro; se cioè lo scoppio sia avvenuto
per eccesso di pressione o per accensione.
Sta il fatto che un enorme serbatoio e-
splose improvvisamente, verso le nove di
sera, con spaventevole frastuono, semi-
nando nell'officina la rovina e la hiorte.
Quindici persone che si trovavano in
immediata vicinanza del serbatoio, rimasero
letteralmente sfracellate. Un altra ventina
di operai furono sbalzati a molti metri
lontano, riportando ferite più o meno gravi.
Il disastro non. fu limitato a questo, poi-
ché all'esplosione del gi;an serbatoio se-
guirono, per una diecina di minuti, altre
esplosioni di serbatoi minori che comple-
tarono r opera di demolizione iniziata col
primo scoppio.
L'intero fabbricato della Compagnia è
in rovina. Dei muri'sono .crollati, dei pa-
vimenti sfondati e dappertutto sono cumuli
di macerie che danno l'idea della devasta-
zione che segue un terremoto.
Dopo lo scoppio divampò l'incendio che
illuminò coi suoi bagliori sanguigni sini-
stramente la scena, terminando di distrug-
gere quanto era stato dall' esplosione ri-
spettato.
All'opera di salvataggio delle numerose
vittime sepolte sotto le rovine dell'officina,
prese parte tutto il corpo dei pompieri di
Jersey City, coadiuvati da.,n'iimei'osi citta-
dini accoi'si sul teatro della catastrofe.
Il panico nella città fu tanto maggiore
in quanto con l'esplosione la luce elet-
trica si spense repentinamente, e Jersey
City si trovò immersa nel buio più pro-
fondo.
L'immane catastrofe ha piJodotto una
costernazione generale.
LÀ CHOKACA
La notte di San Silvestro è pas-
sata allegramente. Alla ritirata della
Banda Comunale presero parte migliaia di
persone. La marcia, composta da canzoni
patriottiche, venne ripetuta e accompagnata
dagli entusiastici evviva della folla, a Zara
italiana e alla Lega Nazionale.
Alla notte il Caffè Centrale era gremito.
In punto alle 12 s'ebbe il tradizionale volo
della colomba, mentre prorompevano gio-
condi evviva. Degli egregi giovani fecero
dei brindisi inspirati ad un fervido patriot-
tismo ed accolti da applausi fragorosissimi.
Si diedero alla Lega numerose oblazioni.
Al Restaurant del Grand Hotel eguale
folla ed eguale entusiasmo. Anche gli altri
locali pubblici benissimo frequentati.
Fuori, le brigate ponevano una nota al-
legra nella tranquillità della notte. Can-
zoni patriottiche, evviva, un' allegria schietta
e di buon augurio per l'anno nuovo.
Una forte comitiva, essendosi durante la
notte avvicinata alla casa ove ha sede l'i.
r. ginnasio croato, sbucarono improvvisa-
mente molti gendarmi con la baionetta in-
nastata, eh' erano nascosti nei pressi di
quella casa. La grossa comitiva li accolse
col grido di Viva Zara italiana, e poi pro-
seguì cantando la canzone Lassè pur che i
canti e suhi, fra acclamazioni entusiastiche.
Eegnò 1' ordine più perfetto. E Zara ma-
nifestò giocondamente, ancora una volta, il
suo carattere nazionale.
Le predizioni di Falb per il ISOS.
— I pronostici sono per la prima metà
dell'aimo e dicono che i giorni critici di
primo ordine saranno : 22 gennaio, 20 feb-
braio, 8 marzo, 22 marzo, 6 aprile, 6 mag-
gio, 3 luglio, 2 agosto, 31 agosto, 30 set-
tembre, 15 ottobre.
Di secondo ordine: 6 febbraio, 20 a, ile,
4 giugno, 17 agosto, 36 settembre, 29 ot-
tobre, 14 novembre.
Di terzo ordine: 8 gennaio, 20 maggio,
17 giugno, 18 luglio, 28 novembre, 28 di-
cembre.
Falb predice per la prima metà di gen-
naio molto freddo e tempo molto asciutto.
L'Europa centrale avrà poche nevi, ma
moltissima ne cadrà 'in Italia. La prima
parte di febbraio sarà freddissima, ma la
seconda compenserà della prima. Nevicherà
molto in marzo. In aprile frequenza di tem-
porali. Maggio poi avrà tutti i capricci:
caldo, freddo, pioggia e temporali. In con-
fronto il giugno promette di essere galan-
tuomo.
11 tribunale a Selenico. — Senza
detrarre al merito di coloro che più recen-
temente si adoperarono per l'istituzione
del tribunale di Sebenico, vuole giustizia
che si mostri gratitudine viva a quegli
amministratori comunali, che, mossi da
caldo amore di patria, furono i primi a
chiederlo.
Sino dal 23 settembre 1868 queir ammi-
nistrazione autonoma — podestà il vene-
rando Luigi d.r Prari e assessori i sempre
compianti Luigi d.r Zuliani e Antonio d.r
Galvani — presentava all' eccelsa Dieta
dalmata un'istanza colia quale la interes-
sava a prendere l'iniziativa per l'istitu-
zione di un tribunale a Sebenico. Avviata,-
in seguito al voto della Dieta, una per-
trattazione in proposito, in pendenza della
decisione ministeriale, il 28 marzo 1871,
la stessa amministrazione autonoma pro'
duceva una supplicazione all' eccelso mini-
stero della giustizia, con cui rinnovava la
suddetta domanda. Il 24 marzo 1874 il co-
mune autonomo insisteva presso l' eccelso
ministero per T esaudimento ; e il 27 aprile
1875 presentava umilissima supplica in
questo senso a S. M.
Il seme gettato con cura amorosa dagli
autonomi non potè allora svogliersi in
pianta rigogliosa e dar frutto ; ma, coli' an-
dare degli anni, fruttificò; ed ora il Tri-
bunale di Sebenico è un fatto compiuto.
Ci hanno anzi telegrafato sabato (cre-
dendo che sabato uscisse il giornale) da
quella città:
«L' inaugurazione del tribunale è seguita
regolarmente. Parteciparono, invitati, le au-
torità, la rappresentanza cittadina e i rap-
presentanti delle varie associazioni. Dopo
la funzione ecclesiastica, ebbe luogo, nella
nuova sede giudiziaria, la solennità inau-
gurale. Vennero pronunciati tre discorsi
oggettivi. Il signor presidente d'appello e
il presidente del neo-eretto tribunale par-
larono in ambo le lingue del paese. Il po-
destà in slavo. Ripetuti, triplici evviva a
Sua Maestà.»
Pro e contro la miova Procedura
Civile. — Ci scrivono da Spalato, in data
del 3 corrente:
«Domenica 2 corrente, alle ore 11, con-
vennero nella sala maggiore di questo tri-
bunale tutti gli impiegati giudiziari, il
presidente e la Giunta della Camera degli
avvocati, accompagnati da numerosi membri
dell' ordine, i notai, e tutti insomma i giu-
risti della città per assistere, dietro invito
della presidenza del,tribunale, ad una so-
lenne inaugurazione delle nuove leggi di
Procedura Civile.
Il presidente Laneve lesse un discorso
di circostanza assai elevato per concetto
e per forma, riassumendo con sintet'ca
chiarezza lo spirito a cui vengono infor-
mate ed i caposaldi delle nuove disposi-
zioni, rilevando la aumentata delicatezza
delle mansioni affidate ai giudici ed accen-
tuando con lusinghiere parole la sua fiducia
nella cooperazioné intelligente degli av-
vocati di questo foro.
Il presidente della Camera degli avvocati,
d r Edoardo cav. Tacconi, ebbe così a ri-
spondere :
«Ringrazio l'illustrissimo signor presi-
dente del tribunale per gli elogi da esso
fatti al ceto degli avvocati, i quali si pre-
starono sempre con onestà, disinteresse e
premura nel disimpegno delle non facili
loro mansioni, e non mancheranno certa-
mente di agire in egual modo nell' eserci-
zio della loro professione anche nell' ap-
plicazione delle nuove leggi, delle quali
non è d' uopo eh' io mi occupi qui d' av-
vantaggio. A dire il vero, all' ordine degli
avvocati non fu assegnata una gran parte
nella nuova procedura civile, ma ciò non
significa ch'eglino non faranno del loro
meglio, acciocché riesca deUa maggior pos-
sibile utilità nella sua pratica applicazione.
Io però (e con me quelli che apparten-
gono ormai agli uomini vecchi, ai cosidetti
laudatores temporis adi) non posso senza
dispiacere veder andare sepolto, e sparire
per sempre, un sistema che aveva pure dei
meriti, e che occupò le menti di insigni
giureconsulti, sia tedeschi che italiani, dei
quali ultimi, a titolo d'onore, ricorderò
il celebre Racchetti, professore, a miei
tempi, di procedura civile, presso l'univer-
sità di Padova, il Sonzogno e il Gennari,
che ci lasciò un vero gioiello nel suo Hbro
Teoria delle prove nel processo civile au-
striaco.
Senonchè lo spirito dei tempi reclamava
una riforma, e la riforma fu data. Accet-
tiamola di buon grado, e, seppure lasci
parecchio a desiderare, come lo lasciano
tutte le cose umane, nelle quali invano si
cerca la perfezione, speriamo che in ap-
presso con opportune move disposizioni si
adotteranno i necessari miglioramenti.
Anche in Germania si rimarcano dei di-
fetti nella pratica applicazione della ana-
loga vigente procedura civile, e si propon-
gono già delle modificazioni, che noi senza
dubbio avremo, emergendone poi il bisogno.
Non posso peraltro non osservare,^ che
forse troppo presto fu messa in attività la
nuova procedura civile, mentre, non es-
sendo ancora fra noi tutto completamente
pronto e disposto, con riguardo anche al
ritardo nelle traduzioni, rimane a veder
se potrà tosto funzionare in modo tale da
corrispondere ad ogni aspettativa.
E qui ringrazio di nuovo l'illustrissimo
signor presidente del Tribunale, uomo me-
ritamente lodato per le attitudini e l'atti-
vità che lo distinguono, e chiudo il mio
dire^ mostrando compiacimento per me e
per gli egregi avvocati, miei colleghi, colle
parole di Cicerone : Laetus sum laudari a
laudato viro.
Società dei Bersaglieri. — Domani
la patriottica Società dei Bersaglieri inau-
gura, con un trattenimento famigliare e con
ballo, i locali sociali al Teatro Nuovo.
Buon principio!
Funerale a Borgo Erizzo. — È
morto a Borgo Erizzo l'aggiunto capovilla
Simeone Jovich, un ottimo vecchio, molto
affezionato alla nostra causa. I Bersaglieri
di Borgo E rizzo gli fecero un bel fune-
rale, cui il Comune mandò delle torcie.
Società dei Bersaglieri di Borgo
drizzo. — Domani ha luogo un'adunanza
ordinaria nei locali sociali col seguente
ordine del giorno: I. lettura ed approva-
zione del verbale dell' ultima adunanza ;
IL Resoconto finanziario ; III. Elezione
delle cariche sociali per Y anno 1898 ; IV.
Proposta di una aggiunta allo statuto ; V.
Eveniuali proposte.
Società Corale. — E' d'uopo conve-
nire — senza la menoma esagerazione —
che nella accademia di domenica la nostra
Società Corale si fece veramente onore. I
coristi, signorine e uomini, cantarono assai
bene, con perfetta fusione di voci e con
effetti di coloritura. Si vede che il maestro
Traversi — abile e paziente — non s' è
risparmiato nell'istruirli e che il coro so-
ciale va sempre più migliorando. Piacque
assai il quartetto dei mandolinisti e venne
ammirata — come altre volte — la grande
maestrìa della signora Teresita Traversi nel
trattare il pianoforte. Tutti gli esecutori
vennero calorosamente applauditi ed alcuni
pezzi vennero fatti bissare. E' assai de-
plorevole, però,' e lo diciamo francamente,
che pochi dei numerosi invitati siano in-
tervenuti al concerto. E' male non inco-
raggiare, almeno coli' applauso, dei bravi
operai, che, finito il lavoro, si svagano col
canto.
Buffonate. — Ci scrìvono da Spalato,
in data del 4 corrente:
«False, false del tutto le accuse mosse
da un corrispondente locale del Narodni
List per adombrare due impiegati postali
di qui. Nel locale ufficio di posta e tele-
grafo, se mai, abbondarono sempre le di-
mostrazioni in senso croato ; ma tutti gli
impiegati conoscono le due lingue del paese
e le usano attentamente nel contatto con
le parti. Nei casi concreti citati dal Na-
rodni List gli impiegati agirono secondo le
prescrizioni ufficiose; tanto è vero che sono
sempre in grado di rispondere del loro
contegno ai loro superiori.»
Il signor difensore penale Riccardo
Camber — a rettifica di una notizia inse-
rita nel n.o 104 del Dalmata — dichiara : «io
non entro minimamente nè nella ,cessione
del giornale Mattino e Sera al signor To-
massich, nè molto meno ho rapporto di sorta
colla redazione dei sopradetti giornali.»
Noi soggiungiamo che la notizia l'ave-
vamo tolta da un altro giornale.
Fucilate per q^uestioni di confine.
— Venerdì mattina il capovilla di S. Cas-
siano, Giuseppe Pericich, con alcuni ron-
dali colse vagopascenti entro il confine di
S. Cassiano alquanti buoi appartenenti a
villici di Gallovaz.
In forza delle norme vigenti, il capovilla
di S. Cassiano sequestrò gli animali e mandò
a chiamare i relativi proprietari per addi-
venire alla constatazione del danno causato
da quel pascolo ed eventualmente ad un
accomodamento.
Venuti a cognizione del fatto i proprie-
tari degli animali, in compagnia di molti
altri convillici, accorsero sul luogo ed alla
vista del capovilla e dei rondari di S. Cas-
siano cominciarono a sparare contro di
essi.
Il capovilla Pericich rimase ferito ad un
piede, non però gravemente. La cosa però
avrebbe avuto assai più serie conseguenze,
senza l'intervento dei gendarmi, che furono
costretti di sparare diversi colpi per met-
tere in fuga gli aggressori.
Bel tomo ! — Ci scrivono da Zlarin :
«Nell'ultima seduta del nostro consiglio
comunale, V assessore Giovanni Anicin ebbe
un contegno eccezionalmente comico. Si
mostrò inquieto, ebbe atteggiamenti di pro-
testa, fece ridere. Infine, per coronar 1' o-
pera, si scagliò con pazza ira contro il
Dalmata, quasiché il Dalmata non lo a-
vesse sempre risparmiato. (E fece male.)
Il contegno ed il linguaggio del nostro
Bacighin destarono un senso di nausea nei
buoni patrioti zlarignani, che sono affezio-
nati al partito autonomo e professano viva
simpatia pel vostro vecchio e patriottico
giornale.»
Ma si serva, quel caro sor Anicino, si
serva ; chè, tanto e tanto, non perderemo
r appetito per questo.
In fascio. — Tutti si lagnano dell' e-
strema leggerezza dei bolli nuovi. Son
fatti apposta così per impedire le frodi.
Attenti, adunque, nell'adoperarli. — La
Società Vinicola per la Dalmazia (purché
non abbia la sorte di tante altre società
consimili!) avrà il suo primo congresso, a
Spalato, addì 16 gennaio. — Col primo di
febbraio Gravosa avrà un arrivo giorna-
liero di piroscafo da Trieste o da Fiume.
— Anche al Tribunale di Ragusa si é i-
naugurato con solennità la nuova proce-
dura civile.
Per finire. — Il primo barbiere di
Zara (venendo da Porta Marina) ha espo-
sto tre banconote da cinque sul solito ba-
cile di capo d'anno. Pensa che, al solo
vederle, gli avventori daranno mancie più
generose. Ma — ahi duro fato! — mentre
il barbiere esce un momento, un ladro, a-
bilissimo, gli porta via in un lampo una
delle banconote. Ecco una generosa man-
cia che il ladro si è accordato a sé stesso.
Prezz^o di ogni bottiglia, con istruzione,
L. 4. Rifiutare le imitazioni; chiedere la
marca di fabbrica.
Le oblazioni varie
All'asilo infantile. — Per onorare
la memoria della defunta sig.a Elena de
Resetar, dalla distinta sua »ignora madre
Nicoletta v.a de Seifert cor. 200, dal sig.
Ferdinando Ragazzini cor. 2.
Per V albero di Natale. Dalla sig.a Pao-
lina Palina cor. 6, dalla sig.a Anna Prinz
cor. 1.
La direzione esterna i più vivi ringrazia-
menti ai generosi oblatori.
Fra libri e giornali
De Roberto Federico — Gli Amori —
Casa Editrice Galli di Baldini, Castoldi
& C. — Milano 1898.
Dopo V Amore, gli Amori. Se il primo è
una trattazione sistematica e filosofica di
questo gran fatto umano, che irritò sempre
la speculazione di tutti i letterati; il se-
condo è la raccolta di moltissimi casi di-
versi, opposti ed inconciliabili, che sorgono
e si manifestano nella presente nostra so-
cietà, sotto la spinta dell'eterna passione.
Gli Amori sono il corollario pratico, espo-
sto con somma evidenza di analisi, ai di-
versi postulati scientifici che V Amore am-
metteva: donde una serie di novelle, certo
prese dalla realtà e scritte con quella forma
sobria, incisiva ed ardita, che l'autore
possiede di special natura; novelle, che ven-
gono raccontate in lettere ad una geniale
contessa, la quale si rivela come opposi-
trice delle teoriche erotiche del de Ro-
berto, fino dalla prefazione. Nulla dunque
sfugge all'autore, nè il plateale e comune
atto, nè i fremiti e l'ansie, nè l'idealità som-
ma, nè il sacrificio, nè 1' egoismo, nè la
dedizione cpmpleta. Anzi, in quest' ultimo
libro, se da una parte ha usato la mas-
sima evidenza plastica e l'audacia, per
nulla lasciar indietro, dall'altra adopera
una somma delicatezza di lingua, la quale
nulla velando del concetto fa in modo, che
le più sensibili orecchie e i più squisiti
temperamenti non ne vengano turbati.
Sembra impossibile, che dopo tutto quanto
hanno detto suH' amore, da Brantòme a
Bourget, da Balzati a Mantegazza, ancora
il De Roberto abbia potuto esporre qualche
cosa di nuovo, o, se non tale nel fatto,
nella interpretazione e nella forma. Certo
che questa nuova opera serve a dare un
carattere ormai speciale al nostro autore,
il quale può arrogarsi il titolo di filosofo
dell'amore non forse per la maestrìa e la
delieatezza formale, nelle quali il Bourget
eccelle, quanto per l'intuito profondo e la
analisi di questo astruso problema. Onde
tutti, come sempre, vorranno leggere que-
sto volume che così da vicino li interessa
ed ameranno nel vedersi compresi nei
molteplici casi di queste novelle, nelle
quali si ritrovano questi episodii di vita
passionale fotografati dal vero da Federico
De Roberto. P. V.
LE RECENTISSIME
Chi soffre malattie di petto (tubercolosi,
bronchite, catarro polmonare, eccetera)
sperimenti la rinomata Pozione antisettica
Bandiera. Tale specifico, d'ammirevole ef-
ficacia, uniformato alle disposizioni di legge,
trovasi depositato nelle principali farmacie
d'Italia e dell' estero. In Palermo, presso
la Farmacia Nazionale, via Tornieri, 65.
In Zara alla Farmacia C. P. Bianchi.
Nelle conferenze fra il barone Gautsch
e i deputati tedeschi della Boemia, oltre
che delle ordinanze sulle lingue, si trattò
di tutte quelle questioni dalla cui solu-
zione dipende la ripresa dell'attività par-
lamentare e il ristabilimento di condizioni
normali in Boemia.
Generalmente si crede che gli avveni-
menti della settimana decorsa dovrebbero
imporre ai ^ eputati tedeschi una energica
azione a difesa dei diritti dei tedeschi in
Boemia.
— Si comunica utficialmente che dinanzi
a Chemulpo si trovano le navi inglesi:
Centurion, TJndaunted, Narcissus, Piqué,
Bainlow, Daphne e Algerine. Dinanzi a
Porto Arthur si trovano le navi da guerra
inglesi: Immortalité e Iphigenia.
— L'ambasciatore francese Billot, nel
prender congedo dalla colonia francese di
Roma, rilevò come negli otto anni in cui
egli ha retto l'ambasciata siano grande-
mente migliorati i rapporti fra l'Italia e
la Francia e parlò delle «buone intenzioni»
del governo francese verso l'Italia.
Il Don Chisciotte si rallegra caldamente
delle dichiarazioni di Billot, che faranno
specialmente esultare Luzzati, l'eterno apo-
stolo del ravvicinamento alla Francia.
= Sabato sì era sparsa a Berlino la
voce che il principe di Bismarck fosse
morto. La notizia si propagò con rapidità
meravigliosa e produsse dovunque gravis.-
sima impressione.
Lo stato del principe Bismarck è del
resto soddisfacente.
= Il presidente Felix Paure ha graziato
r anarchico Cj^vot, che era stato condannato
alla deportazione perpetua.
Roma, 5 gennaio. — Alla fine
giugno gli imperiali di Germania, cii
ritorno da Gerusalemme, sbarcheranno a
Genova per recarsi poscia all' esposi-
zione di Torino, attesi dai sovrani di
Italia.
= I funerali di monsignor Sarnelli,
arcivescovo dì Napoli, riuscirono solen-
ni, imponenti.
Vienna, 5 gennaio. — I giornali
recano la notizia sensazionale avere
lo Schenk, professore di embriologia
all' università di Vienna, scoperto il
modo di 'determinare a piacere il fu-
turo sesso dell' embrione umano.
Edit. e redat. resp. Luigi de Negovetìch
stabilimento Tipografico S. Artale
Anno II. Anno li. L'Indicatore
dei Prestiti
giornale di tutte le estrazioni, indi-
catore autentico dei numeri estratti
e delle restanze, di tutti i prestiti
austriaci con lotteria, e dei prin-
cipali prestiti esteri, nonché delle
olbMigazioni, lettere di pegno,
priorità, azioni, ecc. Rivista
finanziaria, pagamenti dei cou-
pons, e dei dividendi, liistino
ufficiale della Borsa di Vienna.
Esce due volte al mese in
Trieste
in grande /ormato.
Abbonamenti per la IVlonarchìa a. u. per un anno
da oggi fl /j da oggi
a tutto decembre 1898 li a tutto decembre 1898
Numeri di prova gratis e franco scrivendo
air Amministrazione dell' Indicatore dei
Prestiti in Trieste.
Il sottoscritto si pregia di avvisare che
col 1.0 decembre a. c. ha assunto la rap-
presentanza generale per la Dalmazia della
rinomata ^
l'albbriea Americaiia
di
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Per venire incontro al P.^T. Clero ho
stabilito di concedere a questo e alle fab-
bricerie la facilitazione del pagamento ra-
teale.
Le rate mensili sono da convenirsi a
seconda del valore dell' istrumento.
Sono poi sempre pronto di fornire mag-
giori schiarimenti a chi me ne farà ri-
chiesta.
B. de Schonfeld.
I NOSTR^ISPACCI
Vienna, 5 gennaio. — L' adunanza
dei deputati tedeschi della Boemia,
per discutere la partecipazione ai
lavori della Dieta, avrà luogo ai nove,
a Leitmeritz.
Budapest^ 5 gennaio. — Dopo che
r estrema sinistra dichiarò di desistere
dall' ostruzione, occorse un vivace in-
cidente. L' on. Polonyi lanciò un' ac-
cusa contro il Banlfy, tacciandolo di
avere informato falsamente la Corona
a vantaggio del proprio partito. Il
Banffy respinse 3đegnosamente l'accusa.
ACQUA
ACIDULA
alcalina purissima
la migliore bevanda rinfre-
scativa da pasto, sperimenta-
ta nelle tossi, nelle raucedTmi,
nei catarri di stomaco e
degli intestini.
Enrico Mattoni
in Giesshahl Sauerhrunn.
Deposito generale pella Dalmazia, Bosnia
ed iLrcegoYina presso Frane. leckel, Fiume
Depoa'ti secondari: Zara, Farmacia Androvich
Spalato: Farmacie TooJgl e Volpi e Drogherie
AUmovid e Mario. Ragusa: Farmacie Drobaé
Sano, Drogheria Lopizd, presso i E. P. Fran-
cescani e presso E. SrinSid e B. Weiss Cat-
tavo : Farmacìa Stefanovic. Mostar: Famacia
Zovetti e Thonhauser. Oetiigne (Montenero^
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Svizzera. Per pacchetto 10
Brié iS'
Numero 81 ZARA, Mereoledì 12 Ottobre 1898. Anno XXXm
ASSOCIAZIONE.
er Zara fior. 8 anticipatamente, semestre e trimestre in proporzione.
Per r impero Austro-ungarico fior. 9, semestre fior, é:60, trimestre fior. 2:50.
Per gli Stati appartenenti all'Unione postale fior. 12 all'anno, semestre e
trimestre in proporzione. Per gli Stati non appartenenti all'Unione
postale fior. 8 e di più l'aumento delle spese postali, semestre e trimestre
in proporzione. Un numero separato costa soldi 10, - Un numero arr soldi 16.
numeri del giornale ai vendono allo spaccio tabacchi di GioTanna Paus via Larga
Cìiornale politico^ economico, letterario
il mercoledì e il sabato
Ufficio dì Redazione in Tia Carriera n.o 366.
INSERZIONI.
Le associazioni e gli importi di denaro, in a««Ogrnl P0»tall, ai diri,
gano all'Amminiatrazione del DALMATA in Zara. Chi non respinge il foglia
dopo scaduta l'associazione, s'intende obbligato per il trimestre BUBgeguente
Le corrispondenze devono dirigersi affrancate osclusivamente alla reda-
zione. Le lettere non affrancate saranno respinte. I comunicati si inseriiooao
al prezzo di soldi 10 la lipea, carattere testino. Avvisi ed inserzioni a prewc
moderato da convenirsi. — I manoscritti non si restituiscono.
HtKemnev lo liupo!
Un bel giorno il reverendo Jachich
si è svegliato di buon umore, e, at-
torcigliandosi 1 baffi, ha esclamato:
— La mia missione è quella di te-
ner l'Europa al corrente del mio pro-
gramma.
E, detto fatto, si è immerso nello
studio del Corso regolare e pratico per
imparare la lingua francese.... di-
straendosi soltanto per delineare i
punti principali del famoso programma.
La serva, che gli aveva portato il
caffè e latte, s' ebbe un rabuffo :
—- Non vedi che scrivo all'Europa?
—• Ah, quella biondina?. . .
— Che biondina .... che biondina !
L' Europa : vale a dir la Croazia, la
Russia, la Francia, 1' Inghilterra, la
Germania ....
— L' Italia
— No: all'Italia non scrivo più.
L'Italia tanto amata da noi, per la
quale noi professavamo la più gran
simpatia, ci si è mostrata non solo
avversa, ma decisamente inimica ....
— Canaglia ! . . .
— Ed è per questo, vedi, che io
voglio punire l'Italia crispina, serva
deirAllemagna, e dirigermi alla na-
zione, eh' è sempre alla testa della
civiltà e della libertà; alla nazione
che raggia come un sole su tutta l'Eu-
ropa civile ; al cuore e al cervello di
Europa .... alla Francia....
— Ah, quella del Panama e del
processo Dreyfus?
— Taci, balorda? Chi ti ha inse-
gnate codeste cose? . . .
— To'; non siamo forse nel gior-
nalismo ? Non pubblichiamo, forse, il
Pensiero Slavo f
— Il Pensiero Slavo è morto !
— Oh!
— Ma vive la Pensée Slave !
La Pensée Slave ha la stessa pel-
liccia del Pensiero /S'^«?;«?. Pelo d'a-
gnello misto a pelo di lupo. L'agnello
dice: io am-xvo gli italiani; sono essi
che mi hanno frainteso ; sono essi che
non vogliono sradicare i loro pregiu-
dizi contro gli slavi, persistendo scien-
temente e volontariamente nella igno-
ranza, nella ingiustizia, nella malafede :
io, povero agnello, devo cercare altri
amici ; e, poiché il quarto d' ora che
fa è dedicato in Francia 2k\Vivrognerie
slava, poiché i francesi sono eccellenti
ed ingenue creature che sorbono come
un uovo a bere le più ilari panzane
del mondo, io, povera vittima degli i-
taliani, indosserò un vello francese, e,
sta a vedere, farò anche più affari di
prima !
Ma voi, messer lo Lupo, venite qui :
e diteci, se avete dignità e franchezza,
LlO Statuto di Spalato
(Continuazione, vedi n.o 80, e fine).
Sigillo dèi comune. — Fu stabilito dal
podestà Percevallo colla iscrizione. Pala-
tiom Laetom Salonae Qvietóm.
La sigillazione in affari importanti degli
atti e lettere segue in presenza del po-
destà, dei tre giudici e dei consiglieri de-
putati alle proposte. In affari di minore
importanza basta la deliberazione del con-
siglio di credenza.
Ambasciatori del comune. — Questi de-
vono portare al podestà la notizia della
saa elezione. Dovevano prestare il giura-
mento ; percepivano salario e dovevano
render conto ai camerlenghi del comune
delle spese fatte.
Camerlenghi del comune. — Uno dei ca-
merlenghi doveva essere presente coi tre
giudici al pagamento del salario al po-
destà. Dovevano essere due, cambiandosi
ogni tre mesi. Ad essi incombeva tenero
il sigillo del comune, un registro delle
condanne con nomi dei condannati, l'im-
portare delle multe, nonché tener conto
delle entrate e spese del comune.
Gli arcivescovi di Spalato. — Proposte
del comune al capitolo. Inventario dei beni
diteci un poco: non ricordate voi le
calunnie, le insinuazioni, le infamiole
che stampavate una volta nel Diritto
Croato e poi nel Pensiero Slavo con-
tro a vivi e contro a defunti, contro a
buoni e operosi cittadini, che nulla vi
avevano fatto di male, e contro ad i-
stituzioni che gli italiani amavano ed
amano teneramente? Non ricordate i
vituperi contro il Comune di Zara,
scontati, poi, con una condanna, e per
cui voi stesso avete dovuto ritrattarvi
e ricredervi? Non ricordate le inso-
lenze contro queir arcipresule vene-
rando ch'era il Maupas, esempio im-
perituro di evangelica soavità? E pur
voi, messer Lupo, avevate tonsura.
Non ricordate che i vostri libelli erano
discesi a tal grado da raccogliere e
da pubblicar tutto quanto veniva ri-
fiutato da tutti gli altri giornali croati
della provincia ? E tutto ciò perchè ?
E chi vi aveva provocato? E chi vi
aveva fatto il benché menomo male?
E delle calunnie amaramente scontate,
e delle gesta, per le quali lo stesso
vescovo di Parenzo e di Pola si mo-
strò talmente indignato da ordinare ai
suoi preti di non aver contatto con
voi ; voi, messer Lupo, avete ancora
il fegato di vantarvi in questa guisa
franciosa ?
„Comme journalistes, nous pouvions
étre satisfaits, et nous pouvions Tetre
aussi comme Slaves. Notre supériorité
sur eux se manifestait incontestable-
ment; et nous pouvions nous vanter
d' avoir montré que les défenseurs de
la civilisation, de la liberté et du droit,
étaient les Slaves^ tandis que les Ita-
liens vrais, ou de mauvais aloi de nos
provinces, étaint les champions de la
réaction, de l'ojipression et de V in-
justice,"
E ci vuol proprio una gran faccia
tosta a scriver così. Ma come? Les i-
talieìis vrais, o de mauvais alo% a-
vrebbero dovuto baciarvi la zampa per
ogni insolenza che il Pensiero Slavo
scagliava al loro indirizzo? Ma o che?
Les Italiens vrais avrebbero dovuto e-
rigervi un busto al Pincio e quelli
de mauvais aloi una statua in mezzo
alla Piazza grande di Tergeste per
tutte le birbonate che il Pensiero Slavo
collezionava contro di loro? Ma andate
a pretender ciò, messer lo Lupo, da
quella buona lana di professor Ciam-
poli, che era stato sospeso per ben
altre magagne, e non già per aver
scritto, con plagio recidivo, al Diritto
Croato.
Quando, quando avete offerta una
polemica oggettiva'e cortese? Quando,
quando avete tentato di stabilire con
gli italiani un' era nuova di reciproca
simpatia e di amichevoli relazioni?
Ma se il Pensiero Slavo era tutto una
insolenza !
Gon la morte del Pensiero Slavo va-
arcivescovili da erigersi. La corte dell'ar-
civescovo é competente in questioni di ma-
trimo'iio e dote.
Arcidiacono e Arciprete. — Devono essere
officiati da ogni nuovo rettore della città
perchè i benefici ecclesiastici sieno confe-
riti a cittadini di Spalato.
Le bestemmie contro Dio e contro i Santi
sono represse con pene pecuniarie.
Biada. — E' proibita la esportazione di
biada dalla città e distretto di Spalato.
Ogni cittadino e distrettuale devo de-
nunziare e far registrare le biade che pos-
siede. E' vietato ad essi d'incanovare la
biada per rivenderla. Devonsi eleggere
delle guardie per sorvegliare l'esecuzione
di questi ordinamenti. Le guardie che si
eleggono devono dare fideiussori dell'ese-
cuzione puntuale dei loro doveri. I fore-
stieri possono vendere le biade soltanto in
piazza dinanzi il palazzo del comune.
Fustigazione. — Per la inesigibilità delle
pene pecuniarie si sostituisce la fustiga-
zione.
Medici e speziali. — Il medico non ha
diritto al salario promessogli, quando l'in-
fermo da luì guarito, entro 15 dì ricade
nella infermità primiera, salvo che l'in-
fermo stesso non si fosse procacciato la
ricaduta. Quando non vi ha colpa nell' in-
fermo. questo ha diritto alla restituzione
del salario pagato.
Intestato. — Vi erano gV inquisitori sopra
dano seppellite tutte le malvagie atti-
tudini che esso aveva; ed allora, solo
allora, sarà possibile quella onesta po-
lemica cui egli invano aspirava; ed
allora, solo allora, gli italiani potranno
fare intendere le loro /jagioni. Ma non
dica che gli italiani dèlia costa orien-
tale dell' Adriatico si servono della
lingua é della coltura italiana come
d' un mezzo per snazionalizzare gli
slavi, perchè tornerà a dire una grosso-
lana bugia. Si vede qual sorta d'e-
gemonia sia la nostra, che siamo stati
conciati pel dì delle feste ; si vede che
razza d'amore fraterno esibiscano, e
sloveni e croati, a Pola, a Trieste
e a Gorizia; e si capisce assai bene
che agli istriani e ai goriziani sarebbe
serbata la nostra sorte, se, alla guer-
ra, non usassero (tranne le pietre) le
stesse armi che usan gli sloveni e i croati.
La Penseé Slave muti abitudine, si
elevi, espii e cancelli il passato, s' é
possibile, vagheggiando pure idealmente
queir unione delle razze slave, che, da
Adamo Foglia di fico ad Adamo Mi-
ckiewicz è stata sempre la più solenne
delle utopie. Muti strada: perchè, se
la prosa di M.r Charles — che asso-
miglia assai poco a quella del signor
Sainte Beuve — ripeterà gallicamente
tutte le porcheriole, tutte le infamiette
e tutte le friponneries del Pensiero
Slavo, i lettori francesi, per quanto
ingenui e per quanto entusiasti del-
l' alliance franco-russe.^ si avvedranno
che, alla fine dei conti, les vrais et le
faux italiens hanno mille e una volta
ragione di trattarlo come si trattano i
cani arrabbiati.
Poiché italiani e francesi son tutto
un sangue. Scriveva anzi Ruggero Bon-
ghi, nella famosa lettera al Matini
,,Il ne faut pas trop médire de nous.
Nous vous ressemblons trop ; et si,
malheureusement, plusieursde vos meil-
leures qualités nous manquent, il se
peut que nous ayons quelques bonnes
qualités qui pourraient vous étre utiles,
si vous les aviez aussi".
La Penseé Slave provi un po', se ha
fegato, a scrivere dei francesi quello
che ha scritto di noi. E starà fresca !
Una nuova scuola triestina
per sordomuti*)
Fra le molte utili ed umanitarie istitu-
zioni che il Comune di Trieste ha fondate
parte colle proprie rendite e parte con
oblazioni e lasciti di benefattori, ne ha
eretto una di cui era sentito un sommo
bisogno, coir istituzione d'una scuola per
sordomuti, entrata già in vigore nel set-
tembre decorso.
Non appena sorta la luminosa idea nel-
r anno 1897, il Comune di Trieste che non
*} Il corrispondente patriota, nell'interesse dei
connazionali di Dalmazia, che avessero la disgrazia
di possedere dei figli sordomuti, ci trasmette la se-
guente relazione, che noi ben volontìeri pubblichiamo.
r usura e i testamenti. Dovevano essere
nobili eleggibili ogni tre mesi in numero
di tre.
Forestieri. — Non potevansi alienare pos-
sessioni a forestieri senza licenza. I fore-
stieri che volevano divenire cittadini di
Spalato dovevano presentare personal-
mente la domanda al consiglio della città.
Sulla annessione di un forestiero dovevasi
erigere un pubblico documento.
Corsari. — Falsi documenti, falsi testi-
moni e falsificatori di monete e pesi veni-
vano severamente puniti.
Coloni e lavoratori. — Si stabilisce in
quali casi e quando il padrone non possa
espellere il colono dal proprio fondo. Sono
puniti i lavoratori che ingannano il pa-
drone e viceversa.
Sequestri. — Si accordano contro persone
sospette di fuga. I beni sequestrati si con-
segnano a persona leale e non si potevano
accordare a persone che non avevano beni
sufficienti a garantire.
Marinari. — Le barche da cento moggia
in giii che vanno a Scardona e al Narenta
devono essere provvedute di quattro ma-
rinari. Quelle da duecento moggia in
su di cinque.
Erano stabilite pene contro quelli che
si impegnavano di andare con barca in un
luogo, mentre invece andavano in un altro.
Eccezioni per forza maggiore. Gli scari-
catori del mosto condotto in città mediante
ha mai lesinato sulle spese da incontrarsi
a vantaggio della pubblica istruzione e
della sofferente umanità, ha tosto accolto
il progetto d'una simile scuola, ed ha in-
caricato un dirigente delle scuole comu-
nali a recarsi nelle capitali di Vienna, Mi-
lano, ed anche nella città di Gorizia, ove
tali scuole esistono, per istudiarvi i diversi
metodi didattici ed appropriarsi quello che
troverà più c ^nveniente per sviluppare mec-
canicamente mediante il sistema orale le
menti di tanti infelici diseredati dalla ma-
dre natura.
Questi poveretti, che erano condannati
al perpetuo mutismo, a merito della prov-
vida società possono in oggi trattenersi
in discorsi famigliari coi loro cari, prender
parte al consorzio umano e procurarsi un' o-
nesta esistenza. Chi ha avuto occasione di
riscontrare tali prodigiosi effetti nell' ecce-
zionale attitudine, pazienza ed amore nel-
r istruire questi disgraziati nella persona
del signor dirigente, che a sua volta si
accinse ad insegnare il suo metodo ad
altri maestri e maestre, che lo devono aiu-
tare nell'ardua e pietosa impresa, deve
raccomandare caldamente ai genitori di
tanti infelici questa scuola, che promette
splendidi risultati, e nella quale viene ap-
presa da' suddetti la lingua italiana, nella
sua purezza.
L' onorario modico mensile di fiorini ven-
ti pei facoltosi, ed eventualmente gratis
pegli altri, sarà uno sprone a far frequen-
tare tale scuola, che in oggi conta 33 al-
lievi d' ambo i sessi, che a così buon mer-
cato ricevono anche il vitto, ritornando
alle loro famiglie al fine della giornata.
Il dalmata 0. Capra, dimorante a Trieste.
Il dovere del prete
Pili ci penso e meno riesco ad in-
dovinare la sospensione del foglio cat-
tolico. Sospenderlo, perchè gli venne
interdetta la polemica sulla liturgia
glagolita ? Ma è 0 non è la Curia
quella che deve dirigere lo spirito di
un giornale cattolico ? Se si, perchè
non obbedire? E se il giornale era u-
tile agli interessi della cattolicità per-
chè sospenderlo? Dunque prete Prodan
implicitamente confessa che il suo non
era un giornale obbediente, ma un
giornale ribelle, e che desso era inutile
agli interessi della cattolicità.
Se utile, altro e più augusto com-
pito avrebbe desso fornito; e mi par
che, se fossi prete, il giornale da me
redatto, anzicchè occuparsi di pazze
gare di parte, di cisti e neasti, do-
vrebbe occuparsi della Morale cattolica
in relazione agli obblighi del clero e
de' fedeli.
Non sfoghi di biliosa polemica do-
vevano essere quelli della Katolička,
ma ammonimenti misericordi.
Davide (Ps. 140 - 5) insegna :
Corripiet me justus in misericordia: il
giusto mi ammonirà con misericordia.
E S. Paolo (Ad Galat VI. 1) dice:
Fratres, et si praecoccupatus fuerit ho-
mo in aliquo delieto, vos qui spiritua-
les estis, hujusmodi instruite in špiritu
lenitatis. Fratelli, se un uomo sia stato
barca, scaricando di notte, non potevano
pretendere alcun aumento di mercede. È
comune il danno del capitano e dei marinai
dovendo tanto il primo che i secondi essere
responsabili per ruberie o perdite sofferte,
ed ognuno rispondere proporzionatamente.
Nel caso di ruberia o perdite di oggetti
di una barca il proprietario della stessa
ha il diritto di sciogliere il contratto col
conduttore, se questo o i marinai non ren-
dono le cose rubate. Obbligo del condut-
tore della barca si è di pagare la mercede
al proprietario pel tempo che si è servito
della stessa. Se la perdita della barca e
i suoi attrezzi avvenne per colpa del con-
duttore, questo solo è responsabile. Norme
riguardanti quei marinai che fanno compa-
gnia 0 società per navigare il pelago (golfo)
diritto che ha il padrone o nocchiero di
punire alcune risse, senza sangue, dei ma-
rinai. Obbligo al padrone di consegnare
agli eredi del marinaio, morto in viaggio,
quanto gli appartiene. Giuramento ed ob-
bligo del padrone verso i caricatori della
nave da questi noleggiata.
Getto di zavorra o di mer^i — Armi di
cui devono essere provveduti i marinai
durante il viaggio.
Proibizioni di vendere sartie o corredi
del navìglio finché dura il viaggio dello
stesso, noleggiato. Il danno sulle merci ca-
ricate, avvenuto per negligenza del pa-
drone deve essere da lui riparato.
preoccupato sgraziatamente in qualche
fallo, voi che siete spirituali, instruite
questo tale in ispirito di dolcezza.
Zelum tuum, insegna S. Bernardo,
informet charitas. Il tuo zelo sia ani-
mato dalla carità.
E non odi politici e non invettive
settarie.
Studens correctioni, dice S. Agostino
(Ser. 26 De verb. Domini) et parcens
pudori', abbiate di mira la correzione,
ma risparmiate il pudore, l'amor pro-
prio del nemico errante. Grave quidem
et molestum est argui, osserva il Boc-
cadoro, oportet molestia^n rei mansuetu-
dinis temperamento lenire. E' cosa grave
e molesta esser ripreso ; è d' uopo le-
nire la molestia della correzione col
temperamento della dolcezza. E' così
prosegue : Non oportet improhare illum
qui peccato aliquo sit praeventus, inso-
lenter ohruere, sed clementer monere;
nec persequi jurgio, sed juvare Consilio ;
nec cum insolentia in eum erigi, sed
cum dilectione corrigere. Non bisogna
biasimare colui che fu colto in qual-
che peccato, sopraffarlo arrogantemente
ma ammonirlo con clemenza; nè sgri-
darlo ma aiutarlo di consiglio; nè in-
nalzarsi sopra di lui con superbia, ma
correggerlo con amore. Dedara chari-
tatem erga peccatorem, persuade ipsi
quod coìtdolens et curans, peccati ipsum
commone, fac^s. Apprehende pedes, o-
sculari ne aruhescas, si modo mederi
vis. Dà a divedere la tua carità verso
il peccatore ; fallo persuaso che lo av-
verti del suo peccato con dolore e
coir unico intento di curarlo. Abbrac-
cia i suoi piedi, non vergognarti di
baciarli, se vuoi guarirlo.
Ecco, ecco il compito d'un giornali-
sta veramente cattolico.
Il fervore, lo zelo politico, manife-
stati sempre dalla soppressa effemeride
non erano quelli che sogliono essere
inspirati dalla religione. Lo zelo non
è altra cosa che la carità ; ed è tutto
quello che la carità ha di più puro
e di più sublime. La carità, eccitan-
do il di lui ardore, ne reprime i tra-
viamenti ; la carità ne modera la pe-
tulanza ; la carità ne illumina e ne
regola i movimenti ; la carità ne ad-
dolcisce i trasporti. Il Signore sente
compassione delle sue creature sviate,
e si degna di dissimulare i loro pec-
cati, sperando sempre la loro peniten-
za : Misereris omnium, quia omnia po-
tes, et dissimulas peccata liominum prop-
ter poenitentiam. (Sap. XI. 24).
Il primo, il principale, il più effi-
cace mezzo per correggere il fratello
errante, è il nostro esempio. Dobbiamo
con gran cura astenerci da quanto
potrebbe allontanarlo da questo fine.
Dobbiamo temere di ributtarlo con e-
sortazioni fuori di luogo e di tempo ;
d'inasprirlo con articoli di stampa se-
veri, amari, disgustosi, violenti. Dob-
Obbligo del padrone della nave di av-
visare il proprietario delle merci in arrivo
Il danno delle merci deve essere indenniz-
zato dal padrone della nave tranne in caso
d'incendio o forza maggiore. La guardia
che deve essere fatta dai marinai durante
il viaggio, deve farsi personalmente In
caso di necessità di alibo, i danni che vi
fossero devono essere riparati a credito
della nave. Il nolo deve essere pagato
prima dello scarico delle mercanzie II ca-
pitano è tenuto di pagare ai marinai anche
pel di più del tempo convenuto pella du-
rata 0 scopo del viaggio. Le questioni tra
padrone di nave marinai e caricatori sono
trattate sommariamente. Se la sentenza fu
pronunciata da una corte diversa da quella
di Spalato chi n'è gravato può riproporre
cUtT^®^''"''® ^^ ^^
Danni che devono essere rifusi dal pa-
drone nel caso di soverchia caricazione
Moneta. — Cento soldi di veneziani piccoli
equivalgono a cinque libbre e quindi una
libbra è eguale a venti soldi. Due soldi di
veneziani piccoli equivalevano a ventiquat-
tro denari ; quindi un soldo equivaleva a
dodici denari
Monete false. — Le monete false devono essere tagliate dagli officiali a ciò desti-nati.
Della nobiltà degli spalatini trattasi nel proemio degli Statuti.
si coltivano bassi. In generale la col-
tura delle olive alla Brazza, e massi-
mamente a San Giovanni^ Mirze, Bo-
homschie, Milnà ha molto progredito
in meglio.
Nella maggior parte della Dalmazia
insulare e litorale l'ulivo si coltiva
in maniera che i rami riescono inac-
cessibili e non si arriva alle olive lon-
tane sulla pianta. Allora si fa uso
della scrollatura ; cioè si prepara una
pertica terminata ad un estremo con
un uncino di ferro anche, ma spesso
di legno, e si uncinano i rami per avvi-
cinarli in modo da cogliere a mano
le frutta. Ovvero con queste aste al-
cuni ragazzi scuotono leggermente le
rame alte e lontane in modo da far
cadere le drupe sopra una tenda tenuta
a mano da parecchi individui. Questo
metodo usava mio padre alla Brazza,
il quale coltivava gli ulivi in modo
assai razionale.
Come ben si vede la raccolta a
petto o la scrollatura sono sistemi più
corretti e più attendibili, perchè le
frutta si raccolgono quando pare e
piace e non si ammaccano, i germogli
non si spezzano, si fa poco o nessun
danno ai rami, alle rame ed alle fo-
glie ; insomma, al contrario della bac-
chiatura, favoriscono notevolmente la
futura fruttificazione dell'olivo e non
gli sottraggono la bellezza, la forza
vegetativa e la vigoria.
Si è accusata la raccolta a mano e
la scrollatura^ perchè importano spesa
maggiore e più giornate di lavoro che
non quella della bacchiatura.
Ciò è un errore. Errore constatato
non solo da me, ma pure da altri scrit-
tori dalmati.
La raccolta delle olive a mano è più
economica di quella col bacchio. Poiché
nella bacchiatura le olive cadono e
si spandono per una maggiore super-
ficie ; e dovendo essere poi raccolte ad
una ad una si ha molta perdita di
tempo e di mano d'opera, specialmente
negli olivi consociati o che vivono tra
macchie.
In quella a mano le olive si riuni-
scono tutte in una sol volta e non si
disperdono per una grande superficie;
come pure V operazione può essere
fatta dai ragazzi da quattordici a die-
ciotto anni coadiuvati dalle donne, men-
tre nella bacchiatura si richiedono in-
dividui di età maggiore ed uomini for-
mati.
Questo metodo è particolarmente in
uso negli oliveti delle isole dalmatiche,
dove in una buona parte gli olivi sono
condotti a bassa coltura e raccolti da
un uomo (il quale si vale di una scala)
come pure è in uso lungo il litorale
di Macaršca, Castella, Ragusa eccetera,
ove agli olivi ad alta coltura alla rac-
colta a mano associano quella della
scrollatura. Solo in cotesto località si
ricorre alla bacchiatura, per quei rami
lontani e non facili a piegarsi al crocco,
battendo con canne e pertica di legno
i rami o le rame discretamente forti e
non i germogli.
I NOSTRI CARTEGGI
Non spendo quindi altre parole a
dimostrare che il metodo della raccolta
a mano^ coadiuvato od associato a quello
della scrollatura, è il più attendibile,
il più economico ed il migliore sopra
tutti gli altri. Con questo metodo non
si compromette la vita e la vigoria
della pianta, la quantità e qualità delle
frutta e degli olivi. S. M. P.
Il giubileo imperlale.
Lesina, 3 decembre.
Ieri 2 decembre anche Lesina ebbe a
festeggiare il giubileo di regno di S. M.
l' imperatore. La festa fu appieno di reli-
giosa natura nel lodevole pensiero, che
questa limitazione andava a colpire nel segno
il desiderio del nostro augustissimo prence,
desiderio questo che si volle assecondare
quale legge più sublime e più giusta. Me-
diante il locale Comune, che ne prese V ì-
niziativa, la cittadinanza di Lesina, ideò
di lasciar memoria di giorno sì fausto col
rierigere a cappella il presbiterio del tem-
pio vetusto di San Marco. E nel tradurre
in atto r idea sì pia si soddisfece all' ob-
bligo di veri cittadini, di sudditi fedelissimi.
Quel mattino la banda sociale, percor-
rendo le vie principali della città, dava la
sveglia. Alle otto, la cappella veniva be-
nedetta dal reverendissimo arciprete, in
mezzo ad una moltitudine di popolo festante;
e cosi risorgeva a vita novella quel tempio,
ricco di patrie memorie, reso purtroppo
maceria dalle vicissitudini del sorger del
secolo. E monsignor arciprete, eh' ebbe la
soddisfazione di celebrare pel primo dopo
quindici lustri all' incirca il sacro divino
ufficio, rivoltosi agli astanti enumerò i me-
riti dell' augustissimo imperatore come pa-
dre del popolo, ringraziandoli per essere
accorsi numerosi al solenne momento.
Pria delle 10 il corpo degli impiegati,
addetti al capitanato e all' ufficio steurale,
si diresse a palazzo, ove il signor capitano
Groscetta alla presenza di tutti i signori
impiegati pur convenuti, previe sincere
parole, inspirate a leale esultanza e tri-
plice evviva rivolto sulle ali del pensiero
a S. M. r imperatore, volle dì propria mano
fregiare il loro petto della medaglia com-
memorativa, Intanto la città, pavesata a
'esta,^ rigurgitava di gente, che scesa giù
dai vicini villaggi veniva ad associarsi con
giubilo alla dimostrazione cittadina. Per
ogni dove incontravi persone ornate di
medaglia commemorativa, che esultanti per
cotanto fregio accorrevano alla cattedrale,
ove sua signoria illustrissima e reveren-
dissima monsignor arcivescovo Czarev ce-
'ebrò la messa pontificale. Vi presero parte
tutte le autorità, tutti gli ulfici e le cor-
porazioni di Lesina, Brusie e Grabie, non-
ché la scolaresca con le signore maestre
con i signori maestri. Si distinse come
sempre il reverendissimo padre Gaetano
Letich nella musica sacra. A pontificale
finito Lesina tutta, come un sol uomo, ac-
corse alla processione, che, partendo dalla
cattedrale, si dirigeva verso la cappella
commemorativa per cantarvi il Te Deum.
Giunti al sacro tempio il signor podestà
Giovanni Cassandrich in uno al consigliere
comunale Giulio de Macchiedo scopersero
la lapide commémorativa ivi riposta a pe-
renne memoria. Fu un momento solenne
commovente. Il corpo bandistico intuonò
l'inno dell' impero mentre si schiudeva
l'iscrizione, dovuta alla penna del reve-
rendissimo canonico Grimani. Il Te Deum
venne cantato con accompagnamento di
armonium. Ritornata la processione alla
cattedrale e finita la funzione segui T ac-
compagnamento di monsignor arcivescovo,
il quale nel prender congedo invitò tutti
i presenti — in lingua italiana — ad un
triplice evviva a Sua Maestà; e l'invito trovò
eco in tutti gli astanti, che proruppero in
evviva sonori. La scolaresca tornata alla
scuola cantò l'inno imperiale dopo uri di-
scorso dell' ispettore scolastico e della
maestra dirigente.
Al dopopranzo vi fu anche nella catte-
drale funzione con esposizione del Vene-
rabile. La sera la città tutta illuminata
presentava un aspetto ridente. E la banda
sociale eseguì uno scelto programma sotto
il palazzo capitanale, dando principio e po-
nendo fine coli'inno dell'impero.
Così il giorno 2 decembre venne festeg-
giato dai lesignani ; e se ebbe sì felice
successo non va attribuito ad altro se non
a quella sincerità di alfetto che ci lega
air amato sovrano ed a tutta 1' imperiale
e reale famiglia.
che io sapeva compagna e trastullo
delle vostre lunghe ore di noia. Essa
gemeva dolcemente e vi tempestava
collo di deboli picchiettii, quasi volesse,
a furia di baci, vincervi ad una carezza
gentile, ad uno sguardo benevolo. L'in-
nocente bestiuola vi ama (e chi, cono-
scendo solo la vostra forma purissima
non vi amerebbe?) e nei suoi gioche-
relli seco voi sembrava quasi le rag-
giasse sotto la breve fronte una intel-
ligenza umana, un fulgore di luce so
vranaturale, lampeggiante nel circolo
ristretto dei suoi pensamenti.
Voi la scacciaste con un gesto iroso
La bianca colomba battè le ali ; vi lamb
la nuca con le penne candidissime
poi vi si rifugiò sulle ginocchia, rag
gomitolata così che pareva un tepido
niveo piumino, donde, di tratto in tratto
si drizzava l'esile testolina, e due vive
pupille vi scrutavano in volto. La scac-
ciaste di nuovo e di nuovo T amorosa
ritornò a voi.
Allora le manine immacolate, le ma
nine di giglio, si stesero verso la po
vera creatura del buon Dio, che si chinò
quadrilatero lunga oltre novanta metri pro-
spetta sulla magnifica marina e sul porto.
Codesta facciata percorre la direzione dal
sud al nord e per ben settantacinque me-
tri la sua linea è regolare. Si estende cioè
ungo l'ufficio del capitanato di porto e
ungo il muro di cinta di due cortili in
mezzo ai quali si trova un 'magazzino do-
ganale che conserva la stessa linea. Senon-
chè, superato il secondo cortile verso il
nord, cessa la regolarità della linea, e si
presenta il muro di un altro edifizio il
quale mentre avrebbe dovuto continuare il
rettilineo e fare pendant al capitanato di
porto sta nell'estremità opposta, vi si stacca
per due metri e quaranta linee, e per la
lunghezza di metri diecisette e cinquanta
usurpa un fondo prezioso della marina e
costituisce una stonatura architettonica, sia
per r alterazione della linea, sia per la di
versità dello stile.
Questo edifizio dall'architettura quasi ru-
sticana è costituito da un pianterreno ed
un piano abbastanza bassi, mentre le leggi
della geometria consiglierebbero tre piani
come r edifizio del capitanato di porto. E
lo consiglierebbero anche l' interesse del
paese e dello stesso erario perciochè fa
poco onore dal lato economico e dal lato
estetico il lasciar sorgere in una delle po-
sizioni più poetiche e pittoresche di Spa-
lato queir edifizio dalla veste miserabile,
che con una veste ampliata e rinnovata a-
vrebbe un grande valore e potrebbe essere
utilizzato assai meglio.
Oh sì, nella più bella posizione della
marina 1' edifizio viene predestinato : lo in-
dovini il lettore? a caserma della guardia
di finanza ed all' uopo vi si procede a qual-
che ristauro. Sono cose che non si possono
vedere che a Spalato. Sì; fino ad ora i
suoi locali servivano pei bisogni della do-
gana e dell' intendenza di finanza, pei quali
venne testé costruito un nuovo caseggiato.
E giacché si procede come dicevamo a
qualche ristauro pel vecchio edifizio, si po-
trebbe quand'anco non si voglia mutare
r antica rusticana facciata, si potrebbe e
dovrebbe fare a dir così l'amputazione
dello spazio dei due metri e quaranta li-
nee in cui la sua facciata sporge con sfac-
ciata impertinenza e con pericolo e inco-
modo dei passanti sulla marina. Esso sorge
sopra un quadrivio e sporge e restringe
un punto dove vi sarebbe bisogno urgente
di spazio maggiore. È colà che convengono
LA OROHTAOA di gala all' una nel proprio Casino, e gli 1. r. impiegati di tutti „gli uffizi, compreso
pei bisogni della dogana, del commercio e
della navigazione i carri e lunedì dopo
pranzo (giorno di mercato) se ne novera-
vano molti ; — è di là che passano le
diligenze in funzione tra V ufficio postale
e i piroscafi; di là passano carrozze di
privati, velocipedisti, carri di braccianti
e animali da soma; è di là che si va al
porto nuovo che è uno dei principali luo-
ghi di passeggio ; è là che sorge la Porta
Ennea (delle grotte) del palazzo di Diocle-
ziano sulla via che conduce il tourìsta ad
ammirarne le ruine ; ed è naturale il biso
gua di rendere più facile l'accesso. Il mer
cato sarebbe avvantaggiato per quella am
putazione, e noi crediamo utile di richiamare
l'attenzione del Comune e del governo a
voler cooperare a che sia tolto dalla ma-
rina la stonatura architettonica deplorata
nel nostro esordio, e sia col desiderato am-
pliamento della stradaj, riparato ai bisogni
reclamati dalla sicurezza dei passanti e dal-
l' interesse del commercio e della naviga-
zione.
Possibile che mentre in altri paesi tal-
volta per capriccio, o per lusso, si demoli-
scono grandiosi edifizì, si aprono strade,
si creano spese anche di discutibile oppor-
tunità, non si possano poi spendere pella
nostra Spalato e per una delle più belle
posizioni poche migliaia di fiorini per un
l)isogno urgente, reclamato dal decoro del
paese, dalla sicurezza pubblica e dall' in-
teresse del commercio ?
Onomastico. — Ieri, ricorrendo l'ono-
mastico dell' illustrissimo signor podestà
cav. Niccolò de Trigari, gli vennero inviati
molti dispacci da ogni parte della pro-
vincia e di fuori, di privati e di consen-
zienti politici. Parecchi sono notevole e-
spressione di patriottismo, omaggio di af-
fetto reverente e sincero. Numerosissimi i
viglietti da visita lasciati all' ufficio comu-
nale. Lunedì a sera — una sera veramente
estiva — la Banda Comunale concertò
sotto r abitazione del signor podestà, in
suo onore.
Ringraziamento. — Riceviamo e ci
affrettiamo di pubblicare:
«Non potendo ringraziare personalmente
ognuno, prego tutti quei cortesi della città
e di fuori, che vollero onorarmi delle loro
felicitazioni nel mio giorno onomastico, di
accettare le espressioni della mia più sen-
tita gratitudine. Niccolò Trigari.-»
Soie personali. — Sono stati qualche
giorno tra noi, ospiti carissimi, l'egregio
barone Lino Lapenna e la di lui distinta
signora. Ieri a sera, col Pannonia, si re-
carono in provincia (a Spalato, a Ragusa
alle Bocche di Cattare) e poi torneranno
a Zara. Il nostro saluto cordiale al figlio
del grande patriota Luigi Lapenna.
Decesiso. — Ecco ancora uno de'nostri
veterani che ci abbandona. È morto qui
r altro ieri il signor Stefano Barbieri, con
sigliere luogotenenziale in riposo, notaio a
Zara e presidente della Camera notarile.
Era persona ragguardevole e per le doti
dell' animo e per la specchiata integrità
nei delicatissimi uffici eh' ebbe a coprire
Autonomo saldo, convinto, dai primi tempi
delle nostre lotte sin all' ultimo istante di
vita, egli ebbe amicizia coi nostri migliori
e generale estimazione. La salma del com-
pianto Barbieri venne stanotte portata con
vapore apposito a Traù, ove stamane eb-
bero luogo i funerali. E noi, mentre de-
ploriamo sinceramente tale perdita, por-
giamo alla famiglia dell' estinto le nostre
condoglianze.
I^a tricolore croata. — Dunque ve-
nerdì, per la prima volta dacché abbiamo
la Dieta, 1' ufficio della Giunta provinciale
venne imbandierato con una tricolore croata,
che copriva lo stemma provinciale!
Se si riflette che la Giunta non è che
1' emanazione diretta della Dieta del regno
di Dalmazia, e che, unico e solo emblema
e vessillo del regno è quello azzurro dalle
buon nùme"ro di pensionati, convennero alle
8 di sera nell' Hotel imperiai, ad un son-
tuoso diner di circa centoquaranta coperti.
elegante salone splendidamente addob-
bato, illuminato a luce elettrica, riboccante
di scelta società, era veramente dimagico
effetto. Ammirato fu specialmente 1' egre"
giamente colpito ritratto di Sua Maestà,
in grandezza quasi naturale, ornato di ricca
cornice, regalato non ha guari all' Eòtél
dall'illustre conte Bonda. Il servizio era
veramente inappuntabile come lo sa orga-
nizzare il bravo direttore dell'albergo ed
anche la cucina si fece onore col seguente
menu: còtelettes de foie à la Juhilé-, fikts
de Bar à la Bagusien ; roastheef à V anglaise
gami; dinde roti à la hroche ; salade fran-
gaise; plombière panachée-, tourte au choco-
lai ; fromages fruits ; café. Allo champagne
il consigliere Toncich con appropriato di-
scorso in ambo le lingue del paese brindò
alla salute e prosperità del monarca, ac-
centuando come da tutti i cuori dei dalmati
prorompono voti ugualmente intensi, ugual-„„i.« no»« 1' Qnfynaf.A lTYin01<0ti+/^
Necessità edilizie.
Spalato, 2 decembre.
Il confine a levante della nostra marina
e del porto vecchio è formato da vari edi-
fizì di compendio di un quadrilatero che
appartiene allo stato. La facciata di tale
mollemente, nell' attesa di una carezza,
e la strinsero nervosamente. Poi, mentre
le tenevate alta la testina, toglieste uno
spillo dai biondi capelli e, V una dopo
r altra, chetamente, pacatamente, cru-
delmente foraste le vive pupille, che vi
scrutavano in volto con tanto fervore
di affetto e di meraviglia.
Ecco perchè io vi abbomino ; ecco
perchè, ripensando alle strida di quella
vittima inconsapevole, sacrificata senza
rossori e senza rimpianti sull' ara della
vostra serena perversità, io sento l'odio
serpermi le vene e mi assale una brama
infinita di sputarvi in faccia l'orrore
della vostra tranquilla infame anima,
piena di malvagità e di vituperio !
Fiume. Antonio Battana.
Commissione d' ornato.
Cattaro, 2 decembre.
Due parole in proposito della commis-
sione d' ornato a Cattaro.
Per chi propriamente non lo sapesse, a
Cattaro esiste una commissione d'ornato.
Ma basta girar 1' occhio su diverse parti
della città, per convincersi che detta com-
missione può esistere di nome, ma non di
fatto. Tralasciando ora di enumerare tutti
i più minuti particolari circa l'abbandono
di questa città da parte della prefata com-
missione, si dirà, tra altro, che esiste in
piazza S. Luca (S. Nicolò) una casa, la
quale con la sua presenza^ arreca non lieve
disdoro alla più menzionata commissione.
Parlando chiaramente, questa commissione
d'ornato assolutamente non si occupa della
missione sua. Cattaro, in certi suoi punti,
appare tutt'altro che bella, e, all'infuori
di pochi stranieri che seppero insegnare a
certi signori cattarini il metodo di abbel-
limento fabbricando qualche casa in mo-
derno stile, ed all' infuori di quei lavori
che il genio. militare pose a fine, Cattaro,
ripeto, nel suo complesso ricorda una pri-
mitiva città, negletta e quasi abbandonata
a sé stessa. Attiguo alla casa Stefanovich
c'è il suddescritto fabbricato «annerito
dall' ala del tempo e che minaccia di crol-
lare» del quale è proprietario certo Vaso
Giurgenovich da Lustiza. Sarebbe tempo
però che la sullodata commissione d'ornato
canarina si decidesse di demolire dalle
loro fondamenta quelle minacciose rovine
che tanto contrastano col titolo di com-
missione in parola; poiché quelle rovine,
anzi ché un ornamento arrecano al bello
uno sfregio. E queste bellezze si tollerano
in una piazza principale? Ora poi, prima
di far punto, senza voler citare altri fatti
e motivi che potrebbero far arrossire i si-
gnori componenti detta commissione, mi
limito ad indirizar loro il seguente consi-
glio cioè: <0 di rendersi degni, col loro
operato, del titolo di siffatta commissione,
ovvero di sciogliere tale comitato il quale
si rende ridicolo sommamente, allorché non
osserva a dovere la propria missione.»
tre teste di leone, tanto più appare grave
ed arbitrario il procedere della Giunta. Un
simile procedere indignò a ragione tutta
la cittadinanza e produsse ovunque un
senso di penosa impressione A parte che
la Dieta dalmata è ufficialmente e rigoro-
samente provinciale, va rilevato che in
essa seggono e deputati italiani e deputati
serbi, che guardano la bandiera croata
come una provocazione.
Questo fatto ha dunque da rimanere isolato
e non rinnovarsi mai più, a scanso di gravi
conseguenze e di quelle proteste popolari,
che venerdì non si avverarono per riguardo
alla faustissima ricorrenza.
Pel giulbileo imperiale. — Ci scri-
vono da Scardona, in data del 3 corrente :
«Anche Scardona volle dimostrare il vivo
attaccamento all' augusto imperatore, in
occasione del ricorrente giubileo.
Un invito redatto in entrambe le lingue
del paese dal comitato appositamente scelto,
accennando con sobria parola ai grandi
avvenimenti compitisi nell' impero in que-
sto mezzo secolo e rilevando l'eccelse doti
dell'uomo e del sovrano, indicava il modo
come dovevansi limitare le manifestazioni
di esultanza e di augurio per la fausta
circostaiìza, stante il lutto che incombe
suir animo del festeggiato monarca e di
tutu i suoi fedeli sudditi, a cagione del
nefando delitto con cui fu rapita colei che
prima e più dì ogni altro doveva in questo
giorno gioire.
I cittadini corrisposero all'invito, addob-
bando ed illuminando le case ed accorrendo
in gran numero alle solenni funzioni nelle
chiese dei due riti; e, dando espressione al
loro sentimento filantropico, elargirono a
beneficio dei poveri 1' egregia somma di
fiorini 145.
II nostro cuore patriottico ha oggi esul-
tato anche nel veder sventolare sull' edificio
comunale la gloriosa e venerata bandiera
dalmata, proscritta sin dal 1874.
Ben fece davvero la spettabile ammini-
strazione comunale, rimettendo finalmente
al suo posto il patrio vessillo, in questa
giornata faustissima. Con tale atto dimostrò
di voler dare ascolto alla parola del fe-
steggiato imperatore, esprimente in più in-
contri il desiderio di pace e concordia tra
le popolazioni della vasta e potente mo-
narchia. E in Dalmazia altra bandiera non
può essere simbolo di pace e concordia al-
l'infuori di quella che, come fu guida ai
nostri padri nelle lotte sui cruenti campi
di battaglia, può sola condurre i dalmat
— tutti alfratellati nel comune vivissimo
affetto alla patria, benché di stirpe e lingua
differenti — al raggiungimento del benes
sere materiale e morale di Dalmazia no
stra, ritardato dalle lunghe, aspre ed al
trettanto insensate e rovinose lotte nazio
nali e politiche.
È ormai tempo che queste cessino e che
la resipiscenza si faccia strada. Ha già
troppo tardato!»
Da Ragusa ci scrivono, in data del
corrente :
«Il giubileo imperiale, fu festeggiato con
servizi divini nelle chiese cattoliche, nella
chiesa greco-orientale, nel tempio israelitico
e sul campo delle manovre per la truppa
dove seguì la solenne distribuzione delle
medaglie commemorative al militare. Alla
sera poi, ad onta del tempo poco favore
vole. brillante illuminazione della città
borghi con musica. L'ufficialità tenne pranzo
mente radicati per l'augusto imperante.
Belle e sentite parole, pure in ambo le
lingue del paese, diresse agli astanti il
presidente del tribunale Milich e promosse
inopinatamente una questua per collocare
un busto di Sua Maestà nel neo-aperto
parco di Gradaz.
Quando, levate le mense, i convitati co-
minciarono a disperdersi pei corridoi e
nelle stanze da fumare, alcuni impiegatucci,
che in nessun circolo e in nessuna occa-
sione sanno smettere le loro velleità star-
ceviciane, entrati nella sala dove è'il pia-
noforte, accompagnati su questo da un loro
consenziente, si misero a cantare delle can-
zoni politiche croate ed a sbraitare degli
zivio a questo o a quello, non ricordandosi
nè dell'ambiente in cui si trovavano, dove
non è lecito disturbare con strepiti di ve-
runa sorta la quiete notturna dei distinti
ospiti che vi albergano, nè della solenne
occasione per cui si erano raccolti, nè della
grande maggioranza, che non poteva mo-
strarsi indifferente ad una simile provoca-
zione.
Ed infatti un grandissimo numero di
convitati, biasimando tale contegno, si al-
lontanò tosto dimostrativamente dai lo-
cali, non senza commentare la passività dei
superiori di quegli esaltati, che non sep-
pero 0 non vollero reprimere siffatti in-
tempestivi scatti di croatismo.»
Per la libertà e la coerenza. —•
on. Bianchini — che ha la manìa delle
interpellanze — ha mosso domanda a S.
E. il ministro della giustizia sui provvedi-
menti che intende di adottare a togliere
le gravi restrizioni imposte alla libera
stampa in Dalmazia. E, a questo proposito,
l'interpellante ricordò il recente convegno
dei giornalisti di Zara, i quali, senza di-
stinzione di partito, rivolsero sull'argo-
mento un memoriale a Sua Eccellenza.
E sin qui la cosa va sulle sue rotaie.
Ma r on. Bianchini non ha saputo spogliarsi
dalla partigianeria anche in una questione
di principio, e, come un brutto pugno nel-
r occhio, ha cacciato nell' interpellanza il
ricordo d'un recentissimo dibattimento con-
tro il Dalmata, dolendosi che fosse man-
cata altra delegazione di fòro, o che, in
altre parole, il Dalmata non fosse stato
condannato. Bella e nobile collegialità!
È evidentissimo che il punto è stato in-
tercalato ad istanza del denunziatore in
processo, desideroso di imporsi e di creare
un diversivo con del chiasso ; avido, come
sempre, di quella reclame politica, che la
sua assai mediocre persona non merita ;
felice di poter atteggiarsi a vittima,
mentre è tutt'altro che vittima..... ma,
via ! r on. Bianchini non doveva prestarsi
al giuoco, non doveva tenere il sacco, se
non altro in nome della coerenza. Non è
bello, non è onesto, non è collegiale il
chiedere per un altro giornale la giudica-
tura di una Corte diversa dalla naturale.
Non è bello, nè onesto far intendere che
si voleva la condanna del giornalista av-
versario e non la sua assoluzione. A due
mesi di distanza della famosa conferenza
a quattro, 1' on Bianchini doveva fare olo-
causto delle sue velleità settarie sull' al-
tare di quella libertà, che ricorre così
spesso e con tanta enfasi nei suoi discorsi.
E doveva ricordarsi eh' egli stesso, alla
Dieta, ebbe un tempo a dolersi della sot-
trazione dei processi di stampa dal loro
ambiente naturale.
Del resto — senza volerci indugiare di
troppo nel merito della questionacela pe-
nale — domanderemo semplicemente: o
perchè la parte accusatrice non ha chiesta,
lei, questa benedetta delegazione di foro ?
E se non 1' ha chiesta lei, perché altri do-
veva provocarla in suo nome, dando uno
scorretto e immeritato attestato di disistima
alla nostra giurìa? Noi non impressionava
certamente la delegazione d' altro fòro pe-
nale: la verità era e rimaneva sempre urta
sola, e, ammenocchè non si fosse voluto
organizzare una ingiustizia, noi dovevamo
esser sicuri nell'assoluzione. Ma il conte-
gno dell' on. Bianchini è davvero edificante.
Libertà, umanità, fraternità! un bel cartel-
lone ; ma, dalle lacerature, si vede dentro
il bottegaio. Bottéga, bottéga, onoievole!
li' Idea Italiana scrive nell'ultimo nu-
mero :
«Le condizioni degli slavi a Trieste, in
Istria, a Gorizia sono tristi davvero ; la P
8., che ripete questa litania da parecchio
tempo, ce ne dà ora una prova; eccola:
un giornale di Spalato osserva esser vero
che nelle nostre Provincie si può esclamare:
felice colui che può dirsi italiano! Da ciò
risulta evidentemente che gli slavi stanno
male, molto male, indicibilmente male. Ma
mi meraviglio che il giornale di Spalato
non abbia fatto seguire alla sua grave af-
fermazione un consiglio abbastanza ovvio,
che è,questo: gli slavi si dicano italiani,
e saranno felici anch' essi come noi, nè più
né meno.
tocomitati, dovrebbe spiegare la mag- I
gioro attività per ottenere da tutti i
fattori interessati e da tutte le autorità
l'appoggio più largo per evitare la
sventura che minaccia la nostra pro-
vincia.
L'agitazione che si manifesta per
r introduzione della misera addizionale
sui vini Marsala prova che i nostri
concorrenti non dormono. Imitiamone
r esempio e soltanto così potremo spe-
rare die sarà finita per lo nostro po-
polazioni r epoca dolorosa delle prove
più dure.
L'Inghilterra
insegni che cosh sia patriottismo.
„Che il grido di: All'armi! all'armi!
si ripercuota pel mondo." Così comin-
cia r ultima poesia del popolare Al-
fredo Austin, una poesia al calor bianco,
che accenderebbe gli entusiasmi di un
morto di paura.
Ma il popolo inglese, non pare che
abbia bisogno dell'incitamento dei suoi
bardi per correre alle armi. Il Natale
passò quasi inosservato; un triste Na-
tale ! C è stato altro da pensare che
alla sacramentale oca grassa e al ri-
tuale pudding alle prugne. La forma-
zione dei corpi volontari procede feb-
brile, 0, anche in questi giorni, sacri
al riposo assoluto, in Pali Mail, alla
Mansion House, nei quartieri e nelle
baracche militari, nei magazzini di de-
posito di tutto il llegno Unito, si la-
vorava notte e giorno.
Si specchino tutte le nazioni nel-
r Inghilterra !
Alla Mansion House, 1' abitazione
ufficiale del Lord Mayor, si lavora an-
(;or.i |)('r il reggimento offerto dalla
City.
Noi crediamo che nessun reggimento
al mondo sia stato organizzato così
aristocraticamente. *
Per la magnifica scala d' onore, sui
soflici tappeti di velluto rosso, va e
viene una folla elegante. Pare un ri-
vimento senza dame. Sono in gran
.lite uftìciali dei volontari che vanno
a raccomandare le loro iscrizioni al
^^olonnello Boxali, l'organizzatore. Fat-
Mini postali, soldati corrono con or-
ni, con fasci di corrispondenze.
Meraviglia la estrrnia gioventù de-
ufticiali dei volontari. Questo corpo
rcscnta per 1' Inghilterra la mili-
. i.i territoriale, e non si può non am-
niirare questi sbarbati, ma forti e fieri
giovanotti, ai quali l'assiduità negli
esercizi sportivi ha dato una gagliar-
dia che si cercherebbe invjìno fra la
gioventù degli altri paesi,
li colonnello Box ili è un giovanotto,
che non dimostra trent' anni, elegante
c cortese.
nuovo reggimento li nuov o ha pure l'o-
nore di nascere nel piii signorile de-
gli ambienti. Una grande sala bianco
c oro con specchiere di Murano, lam-
pa<lari elettrici, tappeti damascati, un
grruide caminetto di marmo bianco, un
magnifico piano a coda in un angolo,
mobili dorati e coperti di seta, fiori
fVosclii un po' da per tutto, alle pareti
quadri di scuola italiana e spagnuola.
Il corrispondente di un grande gior-
niile italiano non ha potuto fare a
meno di esclamare:
— Colonnello Boxali, voi avete una
splendida caserma!
Il colonnello ha sorriso; poi, saputo
10 scopo della visita, ha detto al cor-
rispondente :
— Le dispiace di perdere un po' di
tempo? Non posso dedicarle che pochi
momenti, negli intervalli delle mie
occupazioni.
Non domandavo di meglio, soggiunge
11 giornalista; e, mentre il colonnello
si sprofondava nell'esame febbrile di
montagne di carte, io, alla mia volta,
aggiunge, mi sprofondavo nella più
soffice delle poltrone.
Ogni tanto un colossale sergente di
artiglieria, dalla testa coperta, o meglio
scoperta dal microscopico berrettino,
portava un biglietto da visita e intro-
duceva un visitatore.
— Ve(?e — disse l'ufficiale — da
tre giorni è così, dalla mattina alla
sera. Ne vengono di tutte le qualità.
Ieri si presentò un giovane con una
gamba di legno, dicendo che è abilis-
simo tiratore e cavallerizzo. Stamane
è venuto un vecchio signore a portare
^tre figli ad iscriversi. Io debbo riman-
dar tutti ai luoghi d'in.scrizione, nelle
'di dei corpi metropolitani.
— Le iscrizioni avranno superato
'i molto il numero fissato, allora?
- Certamente. Credo che domani
dumero sarà raddoppiato. II reggi-
u. ito doveva essere di mille uomini,
dei quali duecentocinquanta-^ontati
su ponies. Ora il numero degli iscritti
— e noti che sono già scelti — è di
milleseicento. Abbiamo crcdiito di mo-
dificare il primitivo i>rogi tto e di com-
porre il reggimento con seicento uo-
mini montali e ottocento a p'edi, con
una batteria di artiglieria rapida 'i
quattro cannoni.
— E' quesia la prima volta clic la
City offre un proprio reggimento ?
— Si, almeno nei tempi moderni.
Anticamente e' erano le milizie citta-
dine.
— Quando partirà il suo r* ggimento?
— Spero il giorno tredici di gen-
naio. Credo che sarà un reggimento
magnifico e ardente di entusiasmo.
L' organizzazione sarà identica a quella
dei reggimenti regolari. L'uniforme
pure sarà come quella delle truppe
coloniali ; gentlemen in khaki — ha
aggiunto rammentando la celebre can-
zono del Kipling, che tanto ha con-
tribuito ad accrescere la generosità
del popolo inglese.
•
* *
„Quando avrete finito di ammazzare
Kruger a parole, pagate, pagate, pa-
gate" dice il poeta, e si paga infatti
da tutte le parti. Sono milioni e mi-
lioni che si raccolgono continuamente
nelle chiese, nei negozi, nei caffè e
nelle case. Ora v'è anche la sotto-
scrizione per il reggimento della City.
Il colonello Boxali ha soggiunto che
già si avevano, sessantaseimila sterline
incassate. La spesa si calcola di cento
sterline in media per ogni soldato, un
totale di 140 mila sterline (circa
3,040,000 lire).
— Fra cinque o sei giorni al maìs-
simo ? fondi saranno raccolti — ha
detto. L'esempio della City credo che
verrà presto seguito da Westminster
—• ha aggiunto — ma, soggiunge il
corrispondente, non ne sono sicuro.
— Un altro reggimento?
— Sì, è probabile. I corpi cittadini
ebbero origine proprio in Westminster
alla metà del secolo scorso, durante
la guerra civile, e a Westminster ven-
nero formati i primi corpi volontari
quando Napoleone minacciava d'inva-.
derci. Come vede c'è anche la ragione
storica. Poi abbiamo ragione di sup-
porre che questo esempio verrà imi-
tato in altre città. Nel Lancashire si
arganizzerà forse un reggimento com-
pletamente montato. Tutto questo senza
contare l'accorrere numeroso dei vo
lontari regolari e dei yeomen. Il paese
ha risposto in modo imprevedibile alla
chiamata del governo !
Il colonnello Boxali ha ragiono.
L' accorrere sotto le bandiere si può
dire generale. Tre quarti dei volontari
dei corpi metropolitani si sono iscritti,
e da lunedì si lavora a eliminare invece
che a raccogliere.
Non è meno meravigliosa la risposta
quasi generale dei yeomen.
La yeomanry — cavalleria territo-
riale — è un corpo ultra-scelto. La
condizione di fornire i cavalli a proprie
spese e il còsto esorbitante delle uni-
formi ricchissime, non permettono che
al fior fiore dell' aristocrazia di farne
parte, alla porzione ricca della nobiltà;
i cadetti sono generalmente arruolati
neir esercito regolare.
Lo sport ippico — che rende famosa
r aristocrazia inglese — fa della yeo-
manry una delle più abili, delle me-
glio montate e più brillanti cavallerie
del mondo.
Le liste degli iscritti sembrano un
estratto di cronache sportive. Vi sono
i più noti foxhunters d' Inghilterra.
In verità, V aristocrazia inglese di-
mostra in questa guerra di essere ben
degna del suo rango e dei suoi pri-
vilegi.
E' lei che il lutto colpisce più for-
temente — sul campo cadono in pro-
porzione otto volte più ufficiali che
soldati — e da lei parte ora 1' esempio
del coraggio e dell' adempimento del
dovere. Non per nulla Nohlesse ohlige.
I NOSTRI CARTEGGI
tatto Con i grandi centri della monarchia,
divisa per razze e lontana dal maggior
movimento e sviluppo commerciale. In quau;
to alle industrie, questa terra, ricca di
tanti prodotti, non trova liberj sfogo ad
un' accelerata esportazione, costrettala ven-
dere a vii prezzo, sul proprio mercato, il
frutto della sua primitiva industria. Dove
mancano questi pi imi fattori, la gente è
sempre povera, e la gioventù espatria in
cerca di lavoro, se non trova modo di col-
locarsi nei pubblici uffici dello Stato, dove
atfollato è il numero degli aspiranti e com-
pleto quello dei sedentari. Sotto questi
auspici, noi in Dalmazia offriamo il maggior
contingente alla carriera burocratica, t;he
costituisce, secondo il detto di un grande
economista, la filossera dell'industria, del
commercio e della navigazione. Per noi
questo ultimo fattore è sparito del tutto.
La navigazione a vapore si trova in mani
straniere; mentre una grande società a-
vrebbe dovuto sorgere gagliarda sul nostro
mare, il primo nostro naturale elemento.
I capitali della Dalmazia sono investiti
nelle società straniere, e, da padroni, che
avremmo potuto essere sul nostro mare,
non siamo altro che umilissimi servitori.
Ma, volendo riepilogare una ad una tutte
le cause del nostro malessere, non baste-
rebbe lo spazio del vostro giornale ; pur mi
si affaccia un' ovvia domanda.
Se i palazzi deserti delle Bocche di Cat-
taro sono il frutto dei guadagni ricavati
sul mare, perchè ^esto principalissimo ce-
spite doveva così ìaalamente trascurarsi ?
L'uomo di mare difficilmente ad altro
viene inclinato, ragione per cui coltivar
doveva sempre più il suo naturale elemento.
La quietanza ha formato sempre degli
egoisti, mentre lo ipirito d'associazione ha
creato, colla emulazione, delle vistose so-
stanze.
E se da noi, trent'anni or sono, lo spi-
rito di associazione fosse sorto, oggi le sue
proporzioni sarebbero gigantesche. L'egoi-
smo da una parte, i partiti dìiir altra re-
sero impossibile dò che altrove prospera
egregiamente. Il boephese, per sua natura
poco intraprendente-, ha finito col perdere
-^'"^e il suo primato sul mare, e, per suo
mXj, !jr cordoglio^ vede sorger dovunque
(Ijgiìle grandi società di vapori. Il bocchese
ciiìatìtato il lupo di mare, il valoroso e-
sploratore, l'intrepido nocchiero, ha finito
col cedere il timone e la bussola alla mon-
tagna, e, poco destro del piccone, anche
le sue terre sono sterili ed incolte, seque-
strate d'ipoteche e d'imposte.
Basta : speriamo che il nuovo secolo sia
apportatore di tempi migliori. Oino.
Se Messene piange....
Stretto, 29 decembre.
11 dispaccio, testé direttovi da Imosclii,
non ci fece trasalire di troppo, perchè, se
Messene piange, Sparta non ride! Anche
queste popolazioni sono senza pane, causa
r incaglio del vino ; e se a qualcuno viene
il ticchio di andare al Creatore, è certo
che il movente della indigestione resta
escluso, Il Comune fa quanto è in suo po-
tere, si deve dillo, senonchè i suoi mezzi
sono limitati e quindi il compito di accor-
rere incontro alle popolazioni, in frangenti
sì gravi, lo avrebbe il governo, tanto più
che la famosa clausola lia rovinata la Dal-
mazia per eredi e successori.
L'istituto di credito fondiario, che avrebbe
potuto e dovuto sollevare la possidenza,
va assai di rilento ; e quando gli argini sa-
ranno inutili, probabilmente allora ci si
accorgerà di avere fatto alquanto tardi!...
L' esazione delle imposte (leggete pegni)
procede regolarmente, o meglio con acca-
nimento ; e sì che al signor Hocevar venne
detto che il 75 per cento dei contribuenti
era ed è sema pane.
Un paio di possidenti, i quali, pagando
puntualmente le imposte, sono al corrente,
pregarono la direzione di voler loro dila-
zionare di alquanto la tangente da essi
dovuta prò '99. Sembra però che non fu-
rono da essa esauditi.
Senonchè, crollata la possidenza, in un
paese come la Dalmazia, dove l'industria
è affatto ignota, cosa si farà, eccelso go-
verno ed eccelsa Giunta?...
•oterelle bocchesi.
Cattare, 30 decembre.
Anzitutto il vostro assiduo corrispondente,
nel chiudere la serie delle sue corrispon-
denze di quest'anno, vi augura che l'anno
novello, che segnerà l'ultimo di questo
secolo, sia apportatore di liete notizie,
onde il Dalmata, strenuo difensore dei no-
stri diritti, raccolga il frutto dei suoi sforzi
coir appoggio di tutti i suoi consenzienti
politici in Dalmazia, che, uniti assieme,
formano la bella cifra di 100,000 sopra
mezzo milione d'abitanti. La Dalmazia (e
più specialmente le Bocche di Cattaro)
rappresenta la Cenerentola della favola. E
la più trascurata provincia' priva di comu-
nicazioni terrestri che la mettano in con-
Dal teatro della guerra. — Il Times
di giovedì pubblica nella sua seconda edi-
zione il seguente dispaccio da Ladysmith,
in data del 19 : «La situazione nella piazza
assediata non è punto disperata. I viveri
bastano ancora per due mesi. Soltanto la
mancanza di foraggi potrebbe causare gravi
preoccupazioni. Però dopo le pioggie ab-
bondanti degli ultimi giorni, l' erba inco-
mincia a crescere anche entro la cinta del-
l' accampamento. I daniii causati dal can-
noneggiamento del nemico, sono ora più
gravi di prima e ciò causa la maggior pre-
cisione del tiro degli artiglieri boeri, i quali
sanno meglio calcolare le distanze.»
Un dispaccio ufficiale dalla Città del
Capo in data 27, annuncia: «Il generale
Methuen ha mandato qui il telegramma
seguente : 1 boeri aprirono la notte scorsa,
al sud di Magersfontein, un vivacissimo
fuoco d'artiglieria. Stamane i cannoni in-
glesi di grosso calibro della brigata navale
cannoneggiarono le posizioni nemiche al-
l' ovest di Magersfontein.
Una brigata di cavalleria fece una rico-
gnizione in direzione nord-est. All' ovest
ed al nord di Enselin è tutto tranquillo. I
proprietari delle fattorie si mostrarono
molto contenti alla vista delle nostre truppe
di ricognizione. Siccome abbiamo mancanza
di viveri, ho ordinato di fare incetta di
provvigioni da bocca.»
IJSÌ Beuter ha infine da Pretoria via Lo-
renzo Marquez in data 22 corrente: «Dal
corrispondente speciale che si trova nel-
1' accampamento dei boeri al Modder-River
è giunta la notizia che un cannone inglese
di grosso calibro cannoneggiò martedì mat-
tina e mercoledì 1'accampamento boero, il
cannoneggiamento non fu molto intenso e
fino all' ora in cui fu sDedita la notizia esso
non aveva arrecato ai boeri alcun danno.»
L'abolizione del bollo sanzionata.
— In un dispaccio da Vienna al Piccolo si
assiema che il disegno di legge relativo
all'abolizione del bollo sui giornali, come
è noto, già approvato dalle due Camere
del Consiglio dell'impero, ebbe già ad ot-
tenere la sanzione sovrana.
Il principio del «nuovo secolo» a Berlino. — In barba ai calcoli di tutti
i matematici ed anche di chi semplicpente
va sicuro che una centuria qualsiasi deve
cominciare dall'uno, Guglielmo ha dichia-
rato che il secolo nuovo principia col pri-
mo gennaio del 1900. E, per non perdere
tempo, il ben venuto solenne al nuovo se-
colo si dovrà dare alla mezzanotte.
Allo scoccare delle dodici la banda del
reggimento fucilieri della Guardia man-
derà un saluto musicale al nuovo secolo
dall' alto della maggior cupola del castello
imperiale. Una batteria del primo reggi
mento d'artiglieria della Guardia, farà e-
cheggiare di salve ben nutrite i propilei
degli edifici ellenici intorno al giardino,
che prospetta il palazzo E il ricevimento
di capo d'anno, anzicchè, come di solito,
nel mattino del primo gennaio, si terrà,
anch'esso, in punto a mezzanotte, e verrà
fatto con pompa straordinaria e grande
numero di persone. Abitualmente al rice-
vimento di capo d' anno non prendono parte
che gli ambasciatori delle grandi potenze,
i funzionari superiori in grado ai consi-
glieri di prima classe e gli ufficiali gra-
duati da general-maggiore e contrammira-
glio in su. Agli auguri per il nuovo secolo
prenderanno parte, invece, tutti i capi
delle missioni diplomatiche, tutti gli ad-
detti militari e tutti i signori che vengono
invitati a corte. Anche le signore verranno
a sfilare, in quell'ora notturna, innanzi al
trono imperiale. Il primo augurio, però, e
precisamente in punto a mezzanotte, verrà
rivolto all'imperatore e all'imperatrice dal
cancelliere dell'impero. Anche la marina
ha avuto ordine di festeggiare il nuovo
secolo, ma le ventuna salve dal bordo dell^
navi pavesate e le trentatre di risposta
dalle batterie della costa, si scambieranno
a Kiel, con grande contentezza della pic-
cola tranquilla città, non alla mezzanotte,
ma al mezzodì del primo gennaio.
Il capo della cancellaria imperiale
era finora per oltre trenta anni S. E. il
consigliere di Stato Braun, uomo che go-
deva la piena fiducia del nostro imperatore.
Per motivi di salute e per 1' età avanzata
il consigliere Braun si è ritirato dal ser-
,vizio ed in suo luogo è stato nominato il
consigliere di ambasciata de Schiessl, al
quale sua maestà conferì pure il titolo di
consigliere intimo.
Oltremodo lusinghiera è stata la Ietterà
di sua maestà al cessato direttore della
sua cancellaria personale, e commovente è
stato anche il congedo.
L'imperatore accolse con vera amicizia
il funzionario, gli strinse ripetutamente la
mano ed al congedarsi era commosso.
Le gravi condizioni di Bovio. —
Nello stato di salute dell'on. Bovio non si
riscontrava giovedì alcuna migliorìa. Si è
dovuto rimettergli il canolato nella parte
ove si fece l'operazione, cloroformizzandolo
nuovamente. Tutte le volte che si tentò di
togliergli il canolato, si ebbe un imprevisto
gemitio di sangue, assai preoccupante.
L'infermo non può nutrirsi e ciò genera
serie complicazioni. Ieri si doveva tenere
un nuovo consulto.
L'illustre uomo è grandemente stremato
di forze, per quanto conservi tutta la sua
lucida intelligenza. Giovedì volle presso di
sé r on. Fansini, il prof. Luigi Miriglia e
il prof. Zuccarelli con i quali si trattenne
a lungo.
La sua situazione è molto grave.
L'alleanza del nuovo secolo. — Il
Neiies Wiener Taghlatt. giornale viennese,
diretto dal signor Guglielmo Singer, pub-
blica un articolo che suscita molto rumore,
tanto più eh'è scritto da uno dei più ri-
nomati economisti di Germania, il prof.
Schmoller.
L'illustre scienziato vuole dimostrare che
nel secolo prossimo, Russia, Gran Brettagna
e Stati Uniti, saranno le tre potenze che
domineranno la situazione economica del
mondo.
Gli altri paesi, che vengono chiamati
grandi potente — cioè a dire gli stati
della triplice e la Francia — avranno il
compito di metter termine alla politica
troppo aggressiva e minacciosa, dal punto
di vista economico, della Russia, dell'In-
ghilterra e dell'America del Nord, per
mantenere l'equilibrio delle forze.
Se la Francia e la Germania fossero
state unite, esse avrebbero potuto impedire
la guerra di tariffe fatta da Mac Kinley.
Naturalmente il prof Schmoller non pensa
ad una unione doganale continentale, ma
ad una entente tra le quattro potenze (Ita-
lia, Germania, Austria e Francia) su certe
azioni economiche maturamente deliberate
e ben definite.
Telegrafarono infine da Graz che alla
stazione di K|^-lsdorff si scontr^irono due
treni merci. I due conduttori rimasero gra-
vemente feriti.
Per finire. — Si accompagnava al ci-
mitero un benefattore.
— Mi sa dire, chiese uno degli accom-
pagnanti ad altro della comitiva, 1' età del
defunto ? — Novant' otto anni.
— Per bacco, è una bella età : e di che
malattia è morto? — Fu trascurato a balia, rispose l'altro.
LA GRONTAGA
»
Avvicinandosi l'anno nuovo, non fare-
mo nuove promesse, ripugnandoci Fuso
di manifesti ampollosi II Dalmata —
quar è sempre stato per trentaquattro
anni — si manterrà anche in seguito,
sempre fedele al suo compito di pro-
pugnare r autonomia della Dal^zia
e di tutelare il diritto, chiaro e^ese,
degli italiani ; sempre devoto aj|pđea^
mite e conciliativa, di quella li][uipa-
razione nazionale e lingaistica, che,
messa seriamente in pratica e nella
scuola e nella vita, può ridare V antica
civiltà e la perduta pace alla nostra
carissima patria. Non facciamo pro-
messe; ma vorremmo che in quella
vece, e con l'anno nuovo, i nostri
gentili abbonati dalla provincia ini-
ziassero un' opera di collaborazione più
assidua, più diligente, quotidiana quasi.
Oggi il giornale, finito il periodo che
direm classico, vive d'informazione e
per la informazione; e, quella che in-
teressa ed è letta più avidamente, è
la cronaca. E per questo il compito del
corrispondente si riassume in tre sole
parole : cronaca, cronaca, cronaca. Fate
la cronaca di tutti i fatti e di tutti i
fatterelli che accadono nelle città di
vostra dimora; riscaldate il tutto alla
fiamma del patriottismo ; state vigili,
sempre, nella difesa del nostro diritto
nazionale; e scriveteci, scriveteci ogni
giorno, c, per voi, il vecchio Dalmata
rinverdirà con le fronde novelle di ru-
briche variate e piacevoli alla lettura.
Sia II Dalmata — anche nelle sue
proporzioni modeste — 1' eco vero de-
gli avvenimenti dalmatici; e per la
vostra collaborazione, o amici e fra-
telli di fede, vi saremo riconoscenti.
Delizie ferroviarie! — Proprio la
vigilia di Natale, il telegrafo ci rallegrava
con le seguenti notizie:
A Quatar (Scozia) un treno ha deviato
ed è precipitato da un terrapieno. Vi sono
parecchi morti.
Vi fu uno scontro fra due treni presso
Hayardsheath sulla linea Newhaven.
Parecchi viaggiatori rimasero feriti, tra
i quali gli italiani Massalio Pettiti, Silve-
stri Silvio e Silvestri Filomena.
La sera del 23 vi fu una coll'sione fra
due treni presso Biatorbagy (Ungheria).
Rimase morto il conduttore. Vi sono inol-
tre quattro soldati gravemente feriti e al-
cuni via^^-'atori riportarono contusioni.
Tre ' fj)ni rimasero distrutti.
Air opera, adunque, tutti; e dalle no-
stre città maggiori e dalle borgate ci
pervengano scritti numerosi. Anno nuovo
e nuova e più feconda attività !
Auguri. — La redazione del Dalmata
porge i suoi più sentiti auguri per l'anno
nuovo a tutti gli amici e consenzienti po-
litici.
Omaggio al nuovo podestà. — Mer-
coledì sera, ad onta della pioggia, la Banda
Comunale rese omaggio d' uno sceltissimo
concerto all' ill.mo signor podestà d.r Luigi
Ziliotto, visitato, durante il concerto, dai
membri del consiglio comunale, dai rappre-
sentanti dei patri sodalizi e da ragguarde-
voli cittadini.
Albuso. — E i superiori? — Prima
e durante le feste natalizie, nelle chiese
di s. Grisogono e di s. Maria della nostra
città, i chierici del seminario teologico la-
tino, senza avere ottenuta licenza alcuna,
anzi contro un espresso divieto della Curia
arcivescovile, hanno osato mescolare alla
liturgia latina la lingua slava volgare:..
peggio ancora, hanno cantato il Vangelo e
r Epistola in islavo volgare, senza aver-
prima cantati in latino.
Noi non ci meravigliamo gran fatto Jiy
dei chierici, noti per le loro aspirazion:
alla Grande Croazia, portino fuori daMc
mura del seminario quello spirito di intol-
leranza, per cui vanno distinti; ma ben ci
meravigliamo che le autorità superiori ec-
clesiastiche, 0 ignorino questo abuso, o, se
non l'ignorano, non procedano con tutta
severità a mantenere, in sede vacante,
quello stato di cose, ordinato dal defunto
arcivescovo, del quale e in chiesa e ni
r organo diocesano esse superiori autorn 'i
hanno fatto 1' apoteosi.
Non ci Tuole altro che il puerile
chauvinisme del Narodni List per qualifica e
nientemeno che una provocazione il nobik -
moderatissimo discorso, pronunciato il gioì -
della solenne promessa dal podestà di Za.a'
d.r Luigi Ziliotto. Nessuno ignora che, da
quando esiste vita municipale, nell'aula del
consiglio civico di Zara non risuonò n;>i
altra parola che l'italiana; e tutti sanin
che la legale e legittima affermazione na-
zionale del nuovo podestà di Zara ri-
sponde aW unanime sentimento della po-
polazione di Zara, tutta quanta italiana,
salvo rare e per lo più estranee eccezioni.
Sin dal più remoto medio evo Zara è it^
liana; e nulla avrebbe dovuto obbiettare
il Narodni List, tanto più che il nuove
podestà affermò anche quella parte d^l
nostro programma, che si riassume nel
principio : rispettare i diritti altrui per essere
rispettati nei nostri. Ma il Narodni List si
trincera dietro le solite mirabolanti pre-
messe: e quando spara la bomba che, sui
24.000 abitanti del Comune di Zara, 20.000
sono croati, e ci concede la grazia di 4000
soli Italiani, bisogna tenersi i fianchi per
le risa, o pensare, involontariamente, al
manicomio.
Da Zemonico a Cuclizza, nel forese, vì-
vono degli slavi, è vero ; ma tre buoni
quarti d' essi non intendono comunque di
Numero 80. ZARA, Sabbato 6 Ottobre 1900. Anno XXXV. IL DALMATA
ASSOCIAZIONE.
Per Zara Cor. 16 anticipatamente, semestre e trimestre in proporzione'
Per 1 impero Austro-Ungarico Cor. 18, semestre Cor. 9, trimestre Cor. 5.
Per gli Stati appartenenti all' Unione postale Cor. 24 all' anno, semestre e
trimestre m proporzione. Per gli Stati non appartenenti all'Unione postale
' 16 6 di Più V aumento delle spese postali, semestre e trimestre in
proporzione. Un numero separato eosta Cent. 20. Un numero arr. Cent. 32.
Ij^mendel giornale ai vendono nella Libreria internazionale di E. Schonfeld
Giornale politico, economico, letterario
Esce il mercoledì e il sabato. «i«-
INSERZIONI.
Le associazioni e gli importi di denaro, in assegni postali, si dirigano
all' Amministrazione del DALMATA in Zara. Chi non respinge il foglio dopo
scaduta l'associazione, s'intende obbligato per il trimestre susseguente.
Le corrispondenze devono dirigersi affrancate esclusivamente alla re-
dazione. Le lettere non affrancate saranno respinte. I comunicati si inseriscono
al prezzo di Cent. 25 la linea, oarattere testino. Avvisi ed inserzioni a prezzo
moderato da convenirsi. — I manoscritti non si restituiscono.
Il secondo congresso
Degli studenti italiani della Dalmazia.
\ OfflfLsi rinnova nella nostra città
ìt convegno degli studenti italiani del-
l'intera provincia; e all'atto, che al-
lena le giovani forze per la difesa dei
nostri diritti politici e nazionali, ade-
riscono anche gli studenti lontani, con-
sentono col loro plauso quanti buoni
italiani vivono e lottano su questo
lembo di terra, solo glorioso per la
coltura italiana.
È lotta generosa di vita o di morte :
e ben vengano le giovani schiere, ad
infonderci nuove energie per la resi-
stenza suprema.
A nome degli italiani della Dalmazia
noi porgiamo il nostro più caloroso
saluto ai giovani nostri, plaudendo ai
loro generosi propositi, alle loro nobi-
lissime iniziative, lieti che T opera dei
vecchi possa trovare continuatori così
entusiasti, così risoluti, così compatti.
Orribile è la posizione creata agli
italiani della Dalmazia. Nessun popolo
ha subito come il nostro il sacrificio
di vedersi rifiutata la scuola, la rap-
presentanza e l'ingerenza legittima
nella cosa pubblica; di vedersi trattato
come già gli Eloti in Sparta.
Ogni giorno è un impudente atto di
parzialità a nostro danno, ogni giorno
è un1 offesa al nostro carattere nazio-
nale. Degli avversari, che menan vampo"
di essere i monopolisti della cosa pub-
blica, non sarebbe neanche più cenere,
ove come noi fossero stati per trent' anni
assoggettati alle prove più dolorose e
crudeli.
Invece noi resistiamo. E, guardando
a voi, o giovani, la speranza nell'ani-
mo nostro non muore, ma si vivifica
così come lampada, cui sia aggiunto
nuovo alimento.
Perchè dobbiamo disperare dell' av-
venire, se i giovani più cari e più
eletti sono con noi e pronti a prose-
guire l'opera nostra?
In voi, giovani, è l'avvenire. In voi
tutta la nostra fede. Abbiatevi, di
nuovo, il nostro saluto e il nostro plauso,
sincero, riconoscente, fraterno.N.
* * *
Stamane alle 9 nella sala maggiore
del Teatro Nuovo — gentilmente con-
cessa — convennero circa sessanta
studenti, fra i quali una ventina da
vari luoghi della provincia. Molti stu-
denti non poterono intervenire, come
avrebbero voluto, all' adunanza, perchè
impegnati con gli esami. Tutti però
— e sono moltissimi — aderiscono e
al significato ed ai voti del congresso,
con dispacci inspirati a fervido entu-
siasmo.
Fa bene al cuore nel veder riuniti
tanti giovani nostri; forte vanguardia
nel santo proposito della difesa nazio-
nale.
* *
Del congresso, durato tutta la mat-
tina e finito alle due, non possiamo
IL REGICIDA GAETANO BRESCI
Giudicato da Cesare Lombroso.
L'Adriatico pubblica un articolo del prof-
Lombroso intorno al regicida di Monza.
L'illustre scienziato, dopo aver notato
che l'assenza di tutti i caratteri anormali
fisici o psichici esclude che il Bresci sia
un reo pazzo, un reo per passione e un
reo nato, osi giudica il delitto nelle sue
cause e nei moventi dell' autore :
«Resta il delinquente d'occasione, che è
una specie intermedia fra il criminale e il
passionato, e l'uomo normale, ma che ha
per circostanze esterne una^ iperestesia un
po' maggiore del normale. È probabile che
le conferenze anarchiche udite nell' epoca
dello sviluppo della pubertà, in cui si fis-
sano le fino allora oscillanti e incerte ten-
denze dell' uomo, abbiano avuta una esa-
gerata influenza sul suo contenuto mentale,
tanto più che nelle condizioni de' suoi com-
pagni e anche nelle sue, poteva credere
di vederne una dimostrazione pratica. Da
allora in poi infatti egli, che non era se
non un uomo medio, un normale, divenne
tin semi appassionato, specialmente per ciò
dare oggi che una relazione brevis-
sima.
Lo inaugurò con belle parole lo stu-
dente G. Testa, che porse il saluto
ed il ringraziamento ai compagni con-
venuti dalla provincia. Egli rilevò con
efficacia di frase il successo del primo
congresso, augurando che anche il se-
condo sia fecondo di ottimi risultati.
Rilevò gli scopi di codeste riunioni,
utili assai ad avvivare lo spirito so-
lidale e salda affermazione naziona-
le. Calorosissimi applausi interruppero
spesso il signor Testa, che, finito il
notevolissimo discorso, s' ebbe con voto
di ringraziamento una calda ovazione.
Lo studente signor Icilio Baccich-
Grilardelli, l'anima di questi congressi,
disse nobili parole a salutarne T aper-
tura; e lo studente Tacconi, di Spalato,
porse a nome degli studenti italiani
convenuti dalla provincia un caldo
ringraziamento e al comitato e alla
cittadinanza di Zara per la loro affet-
tuosa ospitalità.
Interessantissima, perchè documento
di schietto e vivace sentimento italia-
no, una relazione, fatta pure dal si-
gnor Testa, sulla attività dei nostri stu-
denti : partecipazione a feste e a do-
lori nazionali, conferenze letterarie, riu-
nioni, elargizioni, eccetera. La relazione
dette impulso a nuovi, fragorosissimi
applausi.
Poi seguì una lunga e non meno
interessante discussione formale, a re-
golare i rapporti sociali fra gli studenti.
Alle 11 intermezzo, per uno squisito
rinfresco, servito nella sala stessa del
congresso.
*
*
Una deputazione di studenti della
provincia, delegata dall'assemblea, si
recò a porgere omaggio all' ill.mo signor
podestà, dott. Luigi Ziliotto, che, al-
l' indirizzo degli studenti, disse degne
parole, inspirate a sensi patriottici.
Della deputazione formavano parte
gli studenti A. Tacconi, I. Baceich-
Gilardelli, A. Matulovich, E. Nutrizio,
G. B. Radmilli e A. Riboli, accompa-
gnati dall' animoso e prestantissimo
studente concittadino, signor G. Testa.
* * *
Continuata la seduta, io studente
signor M. Pedini, premessa una note-
volissima motivazione sulla necessità
e sulla giustizia per gli italiani del-
l'Austria di avere a Trieste un' uni-
versità degli studi, propose all'assem-
blea il seguente ordine del giorno,
che venne accolto con grandissimo plau-
so, e, naturalmente, ad unanimi voti:
„Gli studenti italiani della Dalma-
zia, raccolti per la seconda volta a
privato convegno onde discutere la
questione universitaria, deliberano:
I. Di chiedere all' imperiale governo
il trasloco delle cattedre parallele di
diritto e di filosofia a Trieste per la
graduale formazione d' una Università
degli studi;
II. Di chiedere, fino all' istituzione
che riguarda le condizioni non certo felici
del popolo in Italia. Da allora bazzicò nei
circoli anarchici, cominciò a litigare con
tutti per la causa dell'anarchia: la pas-
sione sua dovette rinfocolarsi in mezzo al
centro fanatico di Paterson, e quindi si ca-
pisce come colà abbia sentito, secondo di-
chiarò al processo, più di molti altri il
dolore per le reazioni sanguinarie della
Lunigiana, di Carrara, della Sicilia e di
Milano, che milioni di onesti hanno certo
sentito, ma senza sfogare dei propositi as-
surdi di vendetta. Però anche questa pas-
sione, che parrebbe doverlo far catalogare
tra i rei per passione, sembra non fosse
eccedente e predominante come è in questi,
perchè egli dichiara di occuparsi più delle
proprie condizioni che di quelle del paese,
e perchè egli si preoccupa di dettagli che
non preoccupano mai i passionati. Inoltre
il passionato ha molta più violenza nelle
espressioni, e passa al pentimento subito
dopo commesso il reato.
Insomma costui non è un pazzo, nè un
passionato, nè un criminale nato; è quello
che noi chiamiamo un delinquente di oc-
casione. Ed è ciò molto più singolare ed
importante che non paia sulle prime in
linea politica. Finora, che io sappia, tra
gli anarchici regicidi, omicidi, ve^ne furono
dell'Università completa, il riconosci-
mento dei diplomi ottenuti nelle scuole
superiori del regno d'Italia."
Con eguale fervido plauso e ad
unanimità di voti venne accolto il se-
guente ordine del giorno, proposto, dopo
una vibrata motivazione, dallo studente
Gazzari :
„Il secondo congresso degli studenti
dalmati autorizza la presidenza di con-
vocare, e, s' è necessario, di organiz-
zare un' assemblea generale degli stu-
denti italiani delle regioni adriatiche
e trentine, che dovrà tenersi l'anno
prossimo, aurora sfolgorante del se-
colo novo, a Trieste; e la incarica, per
ciò pure, d' invitare le varie società
studentesche ed i singoli studenti a
compartecipare numerosi e compatti a
tale congresso, solenne ed alta mani-
festazione di solidarietà e di amore di
patria."
Indi lo studente di medicina Aldo
Benevenia, con motivazione brillante e
ragionata, si concreta col seguente or-
dine del giorno, votato con unanime
plauso dall'assemblea:
„Gli studenti italiani della Dalma-
zia, riuniti a privato congresso, consci
del diritto di avere una seconda scuola
media con lingua d'istruzione italiana;
1. Eccitano lo spettabile Comune e
e la Camera di Commercio di Zara a
fare i passi necessari presso i compe-
tenti fattori, onde la scuola Reale In-
feriore di Zara venga elevata a scuola
Reale Superiore ;
2. Dichiarano di imprendere 1' agi-
tazione legale per il conseguimento di
questo loro diritto."
* * *
Alle 2, nella salle à manger del tea-
tro, gli studenti s' ad unarono a ban-
chetto, scelto e copioso. Il signor Te-
sta prelesse i 'numerosissimi dispacci
pervenuti al congresso, tutti accolti con
applausi fragorosi. Speciali ovazioni ai
dispacci dei compagni di Vienna, di
Trieste, di Graz, di Ragusa. Salutati
con entusiasmo — allo champagne —
i bei discorsi degli studenti Talpo,
Marcoccbia e d' altri ancora. Felicis-
simo un brindisi del signor Icilio Bac-
cich-Gilardelli. E facile immaginare
1' animazione e l'allegria che regnarono
durante tutto il banchetto, il quale si
protrasse fino quasi alle 5.
* * *
Questa notte, accompagnati al vapore
dai loro compagni, molti studenti par-
tono per le Università.
I nostri saluti e i nostri voti li ac-
compagnino.
LA POLITICA DEL GLAGOLITO.
La ragione delle tante scalmane gla-
golitiche — lo possiamo dire noi con
piena asseveranza, meglio della Chiesa
di Roma, perchè siamo in mediis rebus
— non è l'interesse del cattolicismo,
dì cui si mostrano, a parole, tanto ge-
losi i preti croati, ma il sentimento
parecchi di pazzi : Passanante, Acciarito,
eccetera; moltissimi di criminali: Ravachol,
Pini, Parmeggiani, Ortiz, eccetera ; più nu-
merosi ancora quelli per passione: Caserio,
Vaillant, Henry, nei quali tutti, più potè
dunque l'organismo interno dell'individuo
che non la causa esterna. Qui invece è
l'occasione che prevalse sulle condizioni
dell' organismo.
Una grande causa occasionale certamente
fu quella di provenire da un paese libero
ed economicamente felice. È una osserva-
zione giusta che quasi tutti i regicidi anar-
chici sono italiani che dimorarono qualche
tempo all' estero.»
Dopo essersi esteso su questo punto, il
Lombroso, passando ad esaminare l'ipotesi
del complotto, dice:
«Ad ogni regicidio o tentativo di regi-
cidio le polizie, credendo giustificare la
loro imprevidenza (mentre invece la ag-
gravano essendo assioma di polizia che
dove sonvi cospiratori vi è un delatore)
pretendono che essi siano l'effetto di un
complotto. Viceversa invece i complotti,
così di moda nei paesi e nei tempi dispo-
tici, andarono sempre più scomparendo in
quelli che permettono le libere manifesta-
zioni. Certo nè Acciarito, nè Passanante
agirono in seguito a complotti come si
nazionale, che in questi ultimi anni
andò vertiginosamente montando coi
postulati del partito croato-radicale, o
partito del diritto, a cui appartiene,
più o meno palesamente, quasi tutto
il clero della Dalmazia, che fa eco
tra di noi alle stramberie dei tonsu-
rati radicali della Croazia. E queste
stramberie datano da lunga mano, da-
tano nientemeno che dal '48; e si ap-
palesarono, secondo i tempi e gli u-
mori, in vario modo, trovando da prima
tra di noi opposizione, e poi sover-
chiando la fonte, anzi rimontando alla
medesima con forza maggiore.
Chè nel '48 quei preti escogitarono
per sè il matrimonio; nel '60 il regno
trino; nell'80 la liturgia slovenica;
oggi 1' annessione delle provineie oc-
cupate alla Croazia ; in seguito, sallo
Iddio che cosa mai domanderanno a
loro e a nostro profitto.
Chi, tra i più vecchi, non lo ri-
corda ?
Nel '48, tempi beati di romantiche
idealità, oltre il Velebit le Perpetue
incominciavano a pesare e a scando-
lezzare maledettamente ; e quindi, in
obbedienza al motto — un cuore e
una capanna — oltre al sesto si vo-
leva essere abilitati a ricevere anche
il settimo sacramento.
Si trattava di rimettere in piedi, ri-
veduta e corretta, una specie di lex
Papia Popaea de maritandis ordinibusì
onde tutelare la moralità, compromessa
da buon numero di quei reverendi.
Onde rendere però più imponente la
petizione, il partito clero-fanerogamo
della Culpa e della Sava volle avere
anche 1' appoggio dei preti della Dal-
mazia. Ma qui, ohimè, i paperi non
poterono condurre a bere le oclie, per-
chè il Seminario teologico di Zara non
era allora quello d'adesso. Ne uscì
una protesta unanime di chierici e di
professori, che andava a sbugiardare
i deputati della Croazia; senza però
chiamarli massoni, ebrei e peggio, per-
chè allora nel Seminàrio centrale aleg-
giava lo spirito della civiltà e della
politezza italiana, la quale insegna che
la buona creanza va adoperata, anche
quando si possa ritenere di doverne
fare a meno. Dopo tutto l'Ivichievich,
uno dei caporioni degli anti-celibatari
in Dalmazia, era stato inquisito, per
quasi due anni, sotto l'imputazione di
massoneria; e con tutto ciò non glielo
rinfacciarono. Quale differenza dì con-
tegno, a confronto di quello che si
tiene da certi preti ai tempi nostri!
La quale protesta, essendo divenuta
oggidì preziosissima per la sua ra-
rità, merita che sia qui riportata inte-
gralmente :
Contro il desiderio dell' abolizione del-
l' ecclesiastico celibato, espresso eziandio
a nome de' Dalmati, senza mandato di sorta,
da' Signori Deputati della Croazia nella
nazionale assemblea da essi tenuta in Za-
gabria il dì 25 Marzo ult. dee. ; come pure
Contro V espressa determinazione ivi presa
da' medesimi Deputati ad un modo, di u-
pretese, facendo una infinità di arresti e di
processi. Ed altrettanto si dica di Vaillant,
di Henry e di Caserio.
È ridicolo il pensare che uomini europei
si espongano a una morte sicura o ad una
prigionia peggiore della morte per obbedire
ad una estrazione a sorte — quando gli
anarchici hanno per massima suprema l'in-
dividualismo e 1' amorfismo, più ancora poi
quando gli anarchici sono o pazzi, o criminali
per passione che per loro natura sfuggono
ad ogni freno. L' avvocato Merlino, che fu
già anarchico, afferma che fra gli anarchici
chi andasse a parlare ad un compagno di
un progetto simile sarebbe considerato co
me un agente provocatore, sapendosi che
un individuo veramente determinato a dare
la sua vita può far da sè senza compro-
mettere gli altri. Perciò quando si leggono
nei giornali di questi giorni notizie di com-
plotti per uccidere il papa, Mac Kinley,
la regina d'Olanda, Guglielmo, per opera
di tre o quattro fin quattordici cospiratori!
— nè più nè meno — le sono tutte fiabe
di polizia, come le lettere criptografiche
che si fanno scoprire e che son sempre
fattura de^li agenti mal pagati di questu-
ra. Basti ricordare la lettera firmata Spe-
ranza mandata a Turati, la lettera Espe-
rance scritta per compromettere Picquart,
miliare cioè tal desiderio a' piedi dell' au-
gustissimo Imperatore Ferdinando, perchè
10 avesse a confermare ; in fine Contro il
plauso, che di suo capo ne fece il solo,
per la Dio grazia, in questa Provincia cat-
tolicissima, Signor Stefano Ivichievich,
uomo laico, ammogliato di Macarsca, sic-
come a tutti è già noto dalla sua scritta
del l.o Maggio pros. pas. stampata in Za-
gabria, Protesta degli alunni di questo Se-
minario Teologico-Centrale e de' rispettivi lor
Professori Noi sottoscritti Chierici e Sa-
cerdoti di questo Seminario centrale, pro-
testiamo altamente dall' imo fondo de' no-
stri cuori tanto contro il sovraindicato de-
siderio e 1' analoga determinazione de' Si-
gnori Deputati della Croazia, che contro
11 plauso inconsiderato, che non arrossì di
farne il Signor Ivichievich di Macarsca ;
ben consapevoli delle ragioni santissime,
onde la Chiesa, Madre nostra piissima, or-
dina il celibato a' suoi Ministri, o troppo
teneri dell' alto decoro, che a questi deriva
nell' osservarlo. — Zara li 18 agosto 1848.
Bevilacqua Giovanni Sacerdote — Bratin-
cevich Matteo Chierico — Brazzanovich An-
tonio Sac. — Buglietta Stefano Sac. — Corte
Giorgio Ch. — Forti Girolamo Sac. — Gra-
nich Michele Girolamo Ch. — Matulich An-
tonio Sac. — Raimondi Giuseppe Ch. —
Valle Vincenzo Ch. — Vuscovich Antonio
Sac. — Zorovich Girolamo Ch. — Antizza
Bartolomeo Ch. — Bellamarich Giovanni
Ch. — Boglich Giacomo Ch. — Cipci Pietro
Ch. — Drago Vincenzo Ch. — Fabianich
Nicolò Ch. — Filippovich Stefano Ch. —
Fosco Antonio Ch. — llliich Andrea Ch. —
Marincovich Antonio Ch. — Milatovich An-
tonio Ch. — Paulovich-Lucich Stefano Ch.
— Roglich Stefano Ch. — Sctuk Matteo
Ch. — Sucich Nicolò Ch. — Tomassich Gior-
gio Ch. — Alibranti Andrea Ch. — Basdan
Stefano Ch. — Benussi Giovanni Ch. —
Bogovich Giovanni Ch. — Boschi Gregorio
Ch- — Buksa Giorgio Ch. — Carlovatz
Giorgio Ch. — Covacevich Matteo Ch. —
Crile Cristoforo Ch. — Crinfocai Andrea
Ch. — Cristovich Michele Ch. — Harbich
Matteo Ch. — Marassovich Florio Ch. —
Martinelli Leone Ch. — Mattiazza Giovanni
Ch. — Soccota Grisogono Ch. — Stanich
Simeone Ch. — Zmajevich Antonio Ch. —
Zudenigo Giorgio Ch. — Celio Cega Vin-
cenzo Ch. — Crivellia Stefano Ch. — De-
polo Antonio Ch. — Dominis Paolo Ch. —
Jederlinich Tommaso Ch. — Maricich Luigi
Ch. — Paro Marco Ch. — Percizza Doimo
Ch. — •Piscta Matteo Ch. — Vitaich Anto-
nio Ch. — Volarich Matteo Ch. — Xupa-
novich Simeone Ch. — Zanella Apollonio
Ch. — Bianchi Carlo Federico, Vice-Rettore
— Bolmarcich Lodovico, Spirituale — Gu-
glielmi Giuseppe, Professore di Pastorale —
Maupas Pietro, Professore della Teologia
Morale — Volarich Nicolò, Professore del
Vecchio Testamento — Mesirovich Simeone,
Professore di Storia e Diritto Canonico —
Stipcevich Demetrio, Professoredi Catechetica
e Metodica — Valentich Nicolò, Professore
del Nuovo Testamento — Marchich Giorgio,
Projessore provvisorio di Teologia Dogmatica.
Ora si domanda. Il clero di casa
nostra, se tale proposta tornasse a ve-
nire da Zagabria, adesso la respinge-
rebbe? E se allora la sostenne tra i
laici solo l'Ivichievich, quanti croato-
radicali adesso non la sosterrebbero?
E, da quanto si sente, non è mica lon-
tano il giorno di una levata di scudi
contro il celibato dei preti croati, pal-
liata anche questa colla necessità di
attirare alla Chiesa di Roma gli ete-
rodossi, i quali vengono considerati,
su per giù, come i Cinesi della peni-
la cartolina trovata tra le carte di Varazzani
e poi scomparsa, e il recente caso in cui
un napoletano fece arrestare il suo rivale in
amore allo sbarco in America, denunciandolo
come presidenticida,per toglierselo dai piedi.
In questo caso peiò, trattandosi di un
reo d'occasione, non passionale, un' in-
fluenza suggestionante vi dev' essere stata.
Non sarà stato un complotto, ma sì la sug-
gestione di molte persone influenti, che, col-
tivando quella specie di ossessione nata
in lai dalle conferenze udite da giovanetto
e ribadite dalle sventure sue e del paese,
lo indussero almeno per la via indiretta a
commettere il reato, dipingendolo come un
atto eroico. La lettera a lui spedita dagli
anarchici di Vienna il 31 luglio e annessa
al processo, in cui si dice che la sua opera
porterà grandi frutti, e che egli sarà an-
noverato fra gli eroi che liberarono un
popolo affamato, dà un'idea del genere di
suggestione e di esaltamento con cui pos-
sono averlo ubbriacato prima altri compa-
gni; senza aver veramente cospirato nel
modo classico e direi ufficiale che sognano
le polizie europee, ignare dei metodi di
costoro, anzi di tutto il movimento mo-
derno, così da confondere — almeno in Italia
— cogli anarchici amorfisti d'azione i socia-
listi, che sono i loro più decisi avversari.»
/Jy
Monte, nel 1899 s'introdusse d'oltralpe
quel sistema che il solerte Stiger, po-
destà di Windisch-Feistritz, adoperava
con successo in Stiria, già da qualche
anno, per combattere le nubi grandi-
nifere. In breve le regioni che costi-
tuiscono il bacino del Po ed altre an-
cora armarono le loro terre. Al modello
del cannone originario della Stiria molti
trovarono opportuno di fare certe mo-
ficazioni non sempre idonee, cosicché
jn Italia ed altrove sorsero in breve
numerosi i nuovi tipi di cannoni, come
non meno svariate e bizzarre si det-
tarono le teorie suir origine della gran-
dine.
Infiammati dalla nuova favilla, scien-
ziati, agricoltori e pratici, governi ed
istituzioni diverse, non schivarono stu-
dio. fatica e spreco di denaro, pure di
conseguire T alto scopo, nella speranza
di apportare un grande utile all' agri-
coltura.
Baccolti i dati e le osservazioni della
breve esperienza, i nuovi artiglieri con-
vennero 1' anno scorso ai 6 novembre
a Casale Monferrato, ove si tenne il
primo congresso internazionale!, in cu-
si concluse di essere sopra una via
incoraggiante per risolvere il grave
problema di evitare la grandine, e che
i risultati fino allora ottenuti erano
-••«ntf
prometta...
In seguito a queste conclusioni, an-
che gli scettici, e coloro che non si
erano ancora occupati della cosa —
tanto per non rimanere indietro agli
altri, forse ancora senza crederci punto
— pensarono pure di tentare la prova.
Ed ecco sorgere nuovi consorzi,
fabbricare nuovi cannoni. Le stazioni
di sparo, che alla fine dell'anno scorso
erano in Italia in numero di 2050, oggi
si sono moltiplicate. I francesi stessi
per opera di Vermorel si occuparono
praticamente della scoperta creando
consorzi, e nell' Istria e nella nostra
Dalmazia si fecero anche i primi passi,
Quest'anno funzionarono già in tutto
cento cannoni. Il più grosso centro
di stazioni sorse a Pinguente per ini-
ziativa dell'indefesso e zelantissimo si-
gnor avvocato Trinaistich, il quale
fondò due consorzi antigrandiniferi ed
istruì convenientemente gli artiglieri.
Anche a Spalato e a Gelsa funziona-
rono i cannoni grandinifughi.
Anche a Montona poterono funzio-
nare dieci cannoni in seguito alle so-
lerti cure ed alle pratiche non facili
che ebbero a sormontare i due filan-
tropici e distinti signori : dott. avvocato
Canciani e dott. Marchese de Polesini.
A Vermo, il parroco si fece in quat-
tro per trovare i fondi pecuniari é riesci
a piantare sette pezzi. Anche a Pirano
c' erano alcune stazioni.
Sarebbe da supporre che, un po' per
la mancanza di pratica, un po' per la
deficenza di mezzi, non si abbia po-
tuto ottenere nella passata stagione
grandi risultati colle batterie, e pure
invece, in merito di certi fenomeni os-
servati, sono già sorti molti entusiasti,
mentre non vi mancano gl' increduli e
gli scettici. A Pinguente ed a Lindaro
in seguito agli spari si vide trasfor-
mare la grandine in nevischio. A Pi-
rano si dileguarono le nubi sopra i
cannoni. A Montona non grandinò,
mentre gli altri anni la terribile me-
teora non risparmiava mai quelle terre.
Va tutto bene, però conviene notare
che, quest'anno, in Istria, non ci sono stati
temporali sì violenti come negli anni
scorsi, e che di grandine se ne parlò sol-
tanto a Buie e ad Orsera. Dunque non
illudiamoci, e, prima di prendere una ri-
soluzione e di dettare un verdetto, at-
tendiamo le conclusioni del congresso
degli spari contro la grandine che
cominciò domenica 25 novembre a Pa-
dova e durò tre giorni, fino ai 27. Le
discussioni sono riescile molto interes-
santi, giacché tra i dotti e gli speri-
mentatori vi erano disaccordi. Il signor
Michele de Tartaglia riferì sulle sta-
zioni di spari in Dalmazia.
Dopo lunghi ed accurati esperimenti
fatti a S. Katharein e a Bruk s. Mur,
il prof. Pertner, direttore dell' istituto
centrale meteorologico di Vienna ed il
signor prof. Trabert, due scienziati di-
stinti, vennero alla conclusione che,
qualora gli apparati corrispondano an-
che alle migliori condizioni possibili,
sia per lr altezza dell' imbuto, sia per
la potenza della carica, eccetera, gli
anelli vorticosi non raggiungono mai
i quattrocento metri d' altezza.
Ci sono invece altri studiosi di non
minore fama, il prof. Roberto ed il
prof. Marangoni, che vogliono l'azione
degli spari arrivi a duemila e più
metri.
Questa divergenza di pareri e di
osservazioni provocheranno senza dub-
bio delle vivaci discussioni, che ver-
ranno tanto più fomentate per il con-
corso dei rappresentanti delle società
di assicurazioni, i quali, approfittando
di certi insuccessi avvenuti quest'anno
coi cannoni, non mancheranno di so-
stenere l'inefficacia di questi.
Al congresso, tanto importante, pre-
sero parte molti delegati dei consor-
zi antigrandiniferi di Francia; vi fu
il ben noto Vermorel, l'on. Stiger
non mancò. L'on. Luschnig riferì sui
risultati ottenuti in Austria, mentre
dotti e sperimentatori di ogni parte
d'Italia illustrarono le prove fatte nel
bel paese. Fra questi, il chiarissimo
prof. cav. Tamaro fu relatore per la
Lombardia. Anche il' consiglio provin-
ciale di agricoltura dell'Istria doveva
venire rappresentato dal suo tanto be-
nemerito presidente, 1' on. comm. dott.
Campiteli], che però causa indisposi-
zione dispiacente dovette rinunciarvi.
Ed ora attendiamo la conclusione
ed il verdetto di quelle persone au-
torevoli.
Il Corriere della Provincia.
Da SPALATO.
Cronaca teatrale. — Dinanzi ad un
pubblico non troppo numeroso— cosa strana,
trattandosi di première — andava in scena
giovedì scorso il Don Pasquale del Do-
nizzetti, seguito dal ballo Per un bacio un
regno.
Rimettiamo al prossimo numero gli ap-
prezzamenti, sia perchè gli artisti anda-
rono in scena senza alcuna prova prelimi-
nare, sia per mancanza di tempo,,,, nel
cronista.
Nel ballo emersero la prima ballerina
sig.na Maria Ferrerò ed il primo ballerino
signor Stefano Mascagni, e riscossero re-
plicati applausi.
Consigliamo frattanto l'impresa di ridurre
i prezzi, essendo questo desiderio generale
del pubblico.
L'orologio del campanile, in piazza
dei signori, segue anch' esso 1' andazzo dei
tempi e per la sua volubilità è in grado
di dar dei punti alla politica in Dalmazia
ed in Europa tutta.
Il disco esterno poi è in uno stato de-
plorabile di vetustà. È — oppure sembra
essere — tutto bucherellato, e di notte,
quando lo illuminala scialba luce del nostro
gas, dà l'idea del famoso ricettacolo di
lumicini mortuari nel Crispino e la qo-
mare.
I numeri, naturalmente, non si possono
distinguere, ed i passanti sono demandati
al tocco della campana dell' orologio stesso,
che batte le ore e le mezze ore, per sa-
pere che ora faccia.
Da TRAÙ.
Tea.tra.lia, — Di questi giorni sta per
chiudere una serie di rappresentazioni la
compagnia italiana drammatica e di canto,
diretta dall' artista F. Silvestri, che ebbe a
svagare le nostre menti dalle noie consue-
tudinali ed a rompere la monotonia delle
lunghe sere invernali. All'uopo fu concessa,
verso pagamento, dopo non poea disputa
intestina ed esitazione la sala del Comune,
che da fresco riattata a nuovo potrebbe
offrire un adatto convegno a persone civili.
Ma i nostri cari pravassi, propugnatori
indefessi degli asti e delle discordie con-
suetudinali, diedero l'iniziativa a un ripicco,
astenendosi in corpore, lusingandosi forse
con ciò nei loro minuscoli crani di sfregiare
la troppo gloriosa arte italiana, o recar
stizza a chi se ne vanta degno cultore.
E non paghi di ciò alcuni dei loro pre-
tesi campioni si misero a far pubblica pro-
paganda ed imporre ai più gonzi dei loro
satelliti di associarsi all' eroico operare,
E chi non si sarebbe arreso alle logiche
arringhe del Siše Rubignoni, tenute in Ci-
taoniza, oppure alle filippiche del Bepe
Košćina, tenute nel negozio Belas ? Nessuno,
certamente, nessun ... imbecille !
Vergogna, proprio obbrobriosa vergogna,
che si abbia a cercar la politica sempre
ed in tutte le cose, anche quando vi entra
di mezzo un poco di carità cristiana col
sovvenire della povera gente che cerca nel
modo il più onesto di campar l'esistenza.
E questi signori, s' intende, pretendereb-
bero poi che gli autonomi accorressero
prontamente ad ogni loro trattenimento per
poi offenderli colle loro immancabili dimo-
strazioni ultra-croate? E poi noi siamo i
provocatori, noi i promotori d'una inesau-
ribile diatriba ? Ci sapremo regolare !
Quello che più ci impressiona è che, an-
che da parte degli autonomi, non tutti ap-
profittano dei serali trattenimenti.
È impossibile il pretendere d'udire ce-
lebrità, pagando una corona d'ingresso, od
esigere che le nostre misere scene vengano
calcate da una Sara Bernhardt, o da un
Ermete Novelli. Ricordiamoci del motto
latino : quod licei bovi, non licet ovi !
LA CRONACA
La questione ferroviaria. — Dal-
l'egregio signor presidente della Camera
di Commercio ci viene gentilmente comu-
nicalo il seguente dispaccio, ieri inviatogli
da Vienna dall'illustrissimo signor podestà:
«Il consiglio accettò la proposta dell' on.
Vucovich, da me pure appoggiata, di espri-
mere il desiderio al governo che sia subito
proceduto alla costruzione della linea Spa-
lato-Arzanò; ed accolse pure la mia ag-
giunta, che sia raccomandato di provvedere
tosto al completamento di tutta la rete
ferroviaria dalmata, in ispecie col tronco
Zara-Knin. Ziliotto.»
Cori croati in tribunale. — È il
colmo ! Ieri a mezzogiorno i diurnisti croa-
tofili adibiti al nostro tribunale cantarono
in coro, e a squarciagola, la Lipa nassa
domovina. Come in una bisca! Lo stesso
signor Verona — ci dicono — avvertì que-
sto scandalo, occorso in prossimità alla
stanza presidenziale e immediatamente vi-
cino a quella del caro direttore Tironi. Quelle
care creature saranno proposte ai posti
venturi di cancellista ? Lo chiediamo a S. E.
il presidente d'appello, la cui atten-
zione non è mai abbastanza richiamata
sulle cose incredibili che avvengono al no-
stro tribunale.
Di bene in meglio. — Abbiamo ri-
cevuto oggi questo telegramma da Neresi :
«L'avviso giudiziale che l'impianto del
Libro tavolare seguirà a Neresi è soltanto
in slavo.»
Di bene in meglio, signor presidente
d'appello !
JLa festa delle matricole a Graz.
— Ci scrivono da Graz, in data del 29
novembre :
«Giorni or sono ebbe luogo la tradizio-
nale festa delle matricole, quella simpatica
festa da tutti desiderata, ma che riesce per
i novellini oggetto dì sacro terrore per
quel velo di mistero nel quale si tenta av-
volgerla ai loro occhi dagli studenti più
anziani, quasi vi si tramasse alcunché a
danno della loro saccoccia e della vita ! La
festa, e non è difficile, ebbe una nota gaia
ed allegra ; e a meglio completare la felice
riuscita, ed a scoprire quegli ideali che
ognuno gelosamente serba in cuore, valsero
i bellissimi discorsi inspirati di fervente
amor patrio. Primo s'alzò il presidente
della festa, signor Cosolo, che con vibrate
parole, porgendo il benvenuto ai no-
velli compagni, costretti ad istruirsi in
lingua straniera, ricorda i doveri di colle-
gialità che devono avere tutti gli studenti
italiani, augurandosi che tutti uniti si coo-
peri al benessere della patria, verso la
quale gli attentati di snazionalizzamento
sono quotidiani. Con frase felice il signor
tìavorgnan, presidente dell' Unione Accade-
mica Italiana, rifece la storia del patriottico
sodalizio, e volse affettuose parole ai «ma-
tricolini», ottenendo entusiastici applausi e
felicitazioni alla fine del brillante discorso.
Da ultimo si alzò il signor G. Tamino
portando — molto applaudito — il saluto
dei fratelli della Dalmazia, ove ferve più
accanita la lotta per la tutela del nazionale
nostro diritto,
Seguì poi la solenne cerimonia, eseguita
da un tribunale improvvisato, ed infine con
un battesimo di birra fu suggellato lo
stretto patto di fratellanza e di collegialità
dei matricolini con gli altri studenti.
Durante la festa fu raccolto un bel gruz-
zolo di denaro a favore della commissione
sussidiatrice per gli studenti italiani.
Non si deve dimenticare che alla bella
riuscita di questa festa cooperò molto la
solerzia del comitato, ohe si diè molta cura,
acchè le cose riuscissero come in realtà
riuscirono; e di ciò riconoscenti gli por-
giamo grazie.» A. C.
Li'organo di prete Prodan seguita in
quella nausebonda polemica, che ha disgu-
stati fino al reeere quanti ebbero l'occasione
di leggerla. Il famigerato collaboratore
straordinario, che dovrebbe uscire dalla sua
veste anonima, offende un po' tutti, . scon-
ciamente, e Comune e Lega Nazionale e
cittadinanza, dando a tutto pasto agli altri
quegli epiteti ingiuriosi che a lui solo com-
petono. È cosa veramente caratteristica
che dei sacerdoti di Cristo tengano un tale
linguaggio ; ma non importa ; è bene sapere
chi, ornai, in Dalmazia, sia l'elemento pro-
vocatore. E checché ne dica l'organo di
prete Prodan (che fa assai bene nel dare
maggior diffusione ai nostri articoli) quella
dei chierici e del prete Nicolanzi non è
stata altro, e non voleva esser altro, che
una dimostrazione politica. Chi, infatti, ha
chiamato i chierici? Qual parte, anche lieve,
della cittadinanza, ha reclamato il loro uf-
ficio? E l'articolista straordinario — che
ha l'impudenza di tacciar noi di menzogna
— mente lui, spudoratamente, quando so-
stiene che due anni or sono ancora si can-
tavano le laudi in islavo. Non è vero. Si
cantavano parecchi anni or sono, ma poi
andarono in disuso, perchè i fedeli non ne
volevano più sapere : non ne volevano sa-
pere. E lo stesso defunto arcivescovo lo
sapeva e non diceva nulla; e appena que-
st'anno, signor sì, il Nicolanzi ed i chierici
sono stati presi da improvviso fervor reli-
gioso ed hanno voluto sfogarsi a cantare
in croato e assai più per poter dire tra
loro : glie Vavemo fracada ai zaratini che per
onorare la Vergine santa. E chi diede il
placet alla traduzione del Nicolanzi? E
quell' Ave maris stella, sui motivi della Do-
movina, appartiene anche essa alla consue*
tuđine ? E il Nicolanzi ed i chierici avreb-
bero partecipato con eguale spontaneità e
con fervore eguale ad una cerimonia latina ?
Ohimè, che le voci dei chierici sono fioche
e rade nei cantici latini. L'anonimo dà del
farabutto (oh, santo prete !) a chi si mostrò
disgustato della scena ; ma invece ne furono
disgustate persone oneste, ottime e reli-
giose, cui non è degno di lustrare le scarpe.
Ed invano ricorre a certi usi passati : quello
che una volta (alieni i vecchi anche dalla
più remota intenzione politica) poteva pas-
sare, oggi non passa più. Oggi — e ben
lo si vede — quello eh' era innocente ma-
nifestazione di singoli, si vuol crismare col
carattere di una dimostrazione politica ; e
i zaratini non vogliono politica in chiesa.
Tant'è vero che anche ieri, per le messe
tradizionali di Sant'Andrea, i nostri pesca-
tori hanno detto chiaro e tondo di non
voler niente di croato nelle due messe : una
alla B. V. del Castello e 1' altra al Duomo ;
ed infatti le due messe sono state celebrate
esclusivamente in latino. Questo si vuole e
questo si vorrà. E 1' anno venturo, se sarem
vivi, udremo le cerimonie per la Madonna
della Salute esclusivamente celebrate in latino,
piaccia la cosa, o non piaccia, allo scriba
quanto villano tanto straordinario dell'or-
gano di prete Prodan. Al quale risponde-
remo ancora.
All' Jedinstvo. — Poche parole, chè,
in verità, non vale la pena di far lunghe
polemiche con l'organo della malafede per-
petua. Noi, che per i primi abbiamo insi-
stito nel rilevare come Venezia slavizzasse
anziché italianizzare, abbiamo pur rile-
vato come la lingua di comando della sua
milizia fosse anche la slava ; e l'ebbe anche
a rilevare a suo tempo il Gliubich, a smen-
tire giusto 1' asserzione che Venezia fosse
nemica del popolo slavo. Poi, concretandoci,
abbiamo sfidato il Jedinstvo a mostrarci
dove e quando Venezia parlasse, com' esso
pretendeva, di un esercito croato. Ora che
cosa fa il Jedinstvo ? Cita un regolamenti \
militare stampato a Venezia in italiano e
in illirico, con la traduzione illirica fatta
dal signor Pietro Miocevich, capitano di
cavalleria croata! ! ! Capite? La portentosa
scoperta! Come se non sapessero anche i
ragazzi di quarta elementare che al ser-
vizio di Venezia erano pur dei croati, ma
ben distinti, sempre, dai dalmati.
Perchè è certo — assolutamente certo —
che Venezia non battezzava, come croati i
militi delle nostre marine, o i territoriali
dei vari contadi dalmati. E perchè un tale
era capitano di un gruppo di croati, di
confinari, Venezia chiamava il suo un eser-
cito croato?!! Ecco come si pasticcia e si
mistifica da parte dei signori dell' Jedinstvo,
che ha l'impudenza, ancora, di volerci dare
lezioni di storia. Dove e quando Venezia
chiamò il suo esercito croato? Questo è il
punto: E si assicuri il Jedinstvo che la cosa
più facile del mondo è quella d'insegnare
a lui un po' di storia ; e si assicuri ancora
che tutta la storia dalmata è una protesta
alle demenze dei croatomani. Un' altra
cosa. Il Jedinstvo, bontà sua, trova che il
Dalmata è pieno zeppo d'invettive contro
i croati e che lo si attende con la curiosità
di vedere a chi sia toccata la grazia di
tali invettive. Possiamo rendere la pariglia
all' Jedinstvo, rilevando che quanti l'aprono,
siano italiani o siano slavi, sono curiosi di
vedere quale sia la schiocchezza, inevita-
bile, del numero uscito. E se il Jedinstvo
ha labilità di memoria ristamperemo quanto,
al suo indirizzo, ebbe a dire l'on. Trum-
bich. No, no ; il Dalmata non ha il sistema
dell' improperio ; il Dalmata ama meglio
pungere che ferire; ama scherzare sugli
avversari e solo provocato risponde come
si deve: tanto peggio per i provocatori e
per coloro che si adombrano anco per una
puntura. Ma il Dalmata non ha mai usate
le insolenze, delle quali per esempio fu
largo il Narodni List — oggi buon sozio
— verso i poštenih staraca, cui allude il
Jedinstvo. Se non ci crede, vedrà che i
Morpurgo ed i Borcich ed altri onesti ve-
gliardi sono stati pettinati dalla stampa
radicale in modo tale da far apparir baci
e carezze quelle del Dalmata. Ed oggi
stesso, in pectore, quanti croati più o meno
feroci non ne diranno di cotte e di crude
all'indirizzo di quel giocondo vegliardo,
eh'è il podestà Milich, il quale, a Vienna,
ha parlato in senso anti-annessionista, tanto
che il Jedinstvo non ha avuto il coraggio
di riportare il discorso ! È vecchio sistema
dell' Jedinstvo quello di strillare per offese
ed invettive che non esistono; e tutto per-
chè non possiamo talora tacere di fronte
alle puerilità con le quali egli ci gratifica.
Rivenga serio, non accumuli sciocchezze
così come gli capitano sotto la penna (clas-
sica quella dell'altro giorno, sulla messa
glagolita) e, se ha da polemizzare, polemizzi
senza riguardo, sen?sa risparmio di colpi,
ma, almeno, con un poco di serietà.
Elezioni. — Tanto ieri, nelle elezioni
per la quinta Curia, quanto oggi, nelle ele-
zioni del forese di Zara — entrambe con-
comitanti alla nomina dei rispettivi depu-
tati al parlamento — gli elettori del Co-
mune di Zara nominarono elettori eletti
del nostro partito. Gli avversari non si
presentarono.
I<a Società di navigazione a va-
pore ungaro-croata. — La spettabile
Società di navigazione ungaro-croata ha
rinnovato il suo contratto col ministero
ungarico del commercio, e ciò per altri quin-
dici anni, per cui il nuovo patto durerà
fino all'anno 1916.
La Società contraente si assunse, fra
altri, i seguenti obblighi: creerà una nuova
linea celere tra Fiume e Gravosa con un
piroscafo del tipo Pannonia, e così porterà
al numero di quattro le partenze settima-
nali con piroscafi celeri dal porto di Fiume
per la Dalmazia; creerà una nuova linea
quindicinale per trasporto merci Fiume-
Oboti, colla toccata di Trieste; una linea
settimale Fiume - Smergo-(Cherso)-Veglia-
Lussingrande-Arbe-Valcassione e Zara, ed
una linea estiva Fiume-Cirquenizze ; au-
menterà di una le corse settimanali, per
tutto l'anno, sulla linea Fiume-Carlobago;
creerà una nuova linea settimanale diretta
Fiume-Trieste; manterrà anche le dome-
niche i viaggi sulla linea Fiume Segna ; ed
infine dopo tre anni a datare dalla firma
del contratto dovrà far costruire ancora
un battello (il terzo) del tipo Pannonia. Ed
allora avremo sei linee celeri settimanali
per Gravosa e Cattaro.
Postalia. — Col 1 gennaio 1901 saranno
emessi nuovi certificati di deposito a paga-
mento di imposte e tasse pubbliche nel
servizio-assegni della cassa postale di ri-
sparmio, al prezzo ridotto di 7 centesimi
ciascuno. I certificati di pagamento della
vecchia emissione del valore di 11 centesimi
ciascuno, che si trovano in possesio del
pubblico, possono essere usati per versa-
menti fino al 31 marzo 1900. Dopo questo
termine il loro uso non è più ammesso, ma
possono essere cambiati fino al 30 giugno
1901 presso tutti gli uffici postali verso
nuovi certificati, pareggiando la differenza
con segnavalori postali.
I rivenditori di valori postali devono, eam-
biare, entro il mese di gennaio 1901, presso
il rispettivo ufficio postale, le loro provviste
di certificati della vecchia emissione, presso
di loro ancora esistenti il l o gennaio 1901,
con certificati della nuova emissione o con
segnavalori.
Tempaccio. — Giovedì e ieri tempac-
cio con ritardo di piroscafi. Il molo di riva
nuova riportò nuovi guasti ed un tratto
della riva vecchia — che bisogna decidersi
a cambiare — venne tutto allagato.
La Rassegna Internazionale. —
Il fascicolo XIII di questa importante ras-
segna ha questo sommario : Angelo Conti,
Benvenuto Cellini scultore — Enrico Cor-
radini, Erostrato — Renzo Sacchetti, Le
origini del teatro internazionale (n.o 2) —
A. Cehow, La fortuna (traduzione di Leone
Zanco) — Remy de Gourmont, Rassegna
francese — Romualdo Pàntini, L'arte a
Parigi nel 1900 — Appunti bibliografici,
(Giovanni Chiabra, ecc.) — Notiziario gene-
rale, (Cesare Levi, Valentino Soldaui, ecc.)
Clie galantuomo ! — Da parecchi
giorni è fuggito da Zagabria il giornalista
Lodovico Fleiser, redattore della Hrvatska
Domovina, organo dell'opposizione croata.
Fu spiccato mandato di cattura contro il
fuggitivo perchè autore di truffe e falsifi-
cazioni di cambiali per parecchie migliaia
di corone. E dire che chissà quante volte
questo galantuomo avrà scritto vituperi e
canagliate contro gli italiani della Dalmazia!
Furto. — Ieri certo A. Drago, altra
volta condannato per furto, rubò dal cap-
potto del negoziante B. Mihalich, nella di
lui bottega in Piazza dei Signori, un por-
tafoglio contenente 80 fiorini. Arrestato
dagli organi della polizia comunale, il Drago
si mantenne negativo, ma una perquisizione
operata al suo domicilio condusse alla sco-
perta del denaro rubato. Il portafoglio, vuo-
tato destramente dal Drago, mentre il Mi-
halich era occupato jl servire un avventore,
venne trovato dietro un sacco, nella bot-
tega.
Corrispondenza aperta. — Signor
X. - Provincia. Non possiamo pubbli-
care il vostro articolo sugli impiegati do-
ganali perchè non crediamo sia giusto
adombrare coloro che dalla guardia di fi-
nanza passarono a posti civili. Avete ra-
gione voi, per quel singolo: ma non, per
uno, devono esser tutti attaccati.
Onorificenze, nomine, concorsi, traslochi.
Nomine — Ad ingegneri superiori nell' Vili
classe di rango vennero nominati gl' ingegneri
dott. Ernesto Nagy, Stefano Nazor ed Achille
Savo.
Le oblazioni varie
All' asilo delle orfanello. — Per
onorare la memoria della defunta signora
Antonietta ved. Colombani : Chiara Gosetti
cor. 2, C. Mattiazzi (Pago) cor. 2. — Fa-
miglia de Beden (offerta straordinaria) cor. 4.
Alla Società di 8. Vincenzo de
Paoli. — Per onorare la memoria, della
defunta signora Antoiietta ved. Colombani :
dott. A. Bottura cor. 2.
Le direzioni, preposte agli istituti bene-
ficati, porgono col nostro mezzo i più vivi
ringraziamenti ai generosi oblatori.
I NOSTRI DISPACCI =
Parigi 1 deccmbre. — Il senato fran-
cese si associò a voti unanimi alla
manifestazione di simpatia per Kriiger,
deliberata dalla Camera dei deputati.
Non è ancora accertato se Kriiger
si recherà a Berlino e se, recandovisi,
verrà ricevuto dall' imperatore. Pendono
trattative in proposito.
Si ritiene che il vecchio presidente
dèi Transvaal andrà pure a Vienna ed
a Budapest. Oggi al pomeriggio lasciò
Parigi. Il comitato pei ricevimenti lo
accompagna fino al confine belga con
seguito.
Roma, 1 decembre. — E' morto il
colonnello York. Il tenente colonnello
italiano Salsa assunse il comando della
colonna italo-tedesca a Kalgan.
Londra, 1 decembre. — Kitchener
venne nominato comandante supremo
delle truppe inglesi nell' Africa del sud.
Vienna, 1 decembre. — E' morto il
governatore di Varsavia principe Ime-
ritinsky.
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IL DALMATINO 1901
Lunario cattolico-greco ed itraelitico.
Esso contiene le solite importanti notizie
ed il prospetto dei distretti giudiziari nei
quali venne aperto il libro fondiario fino
a tutto settembre 1900.
Si vende al prezzo .di cent. 50.
polari 0 Casse di risparmio, o dove
esse non sono animate da uguale spi-
rito di iniziativa e di operosità?
Chiude il capitolo coll'affermazione,
che r Italia agricola e quella enologica
non si possono rinnovare die mediante
una grande organizzazione morale ed
economica, a base cooperativa. Finora,
air infuori della Ridorma agraria, nes-
suna ne fu proposta; nella Riforma
agraria sta quindi la nostra salute.
E qui ci fermiamo, chè l'articolo è
già troppo lungo. Esortiamo però i no-
stri produttori di vino a leggere quello
deiron M. Ferraris, dal quale impare-
ranno molte cose, che s'attagliano in
parte anche alle nostre condizioni locali.
Il vecchio acquedotto di Zara.
Sino dai tempi più remoti il provve-
dere d'acqua potabile la città di Zara,
fu una questione sempre discussa, e
mai risolta a sufficienza.
Rotti e distrutti ai tempi barbarici
gli acquedotti romani, l'uno dei quali,
quello cioè di Traiano, portava l'acqua
dal lago di Vrana, e l'altro da quei
colli stessi, che ora alimentano i Cin-
que pozzi, la città ebbe per molti se-
coli soltanto delle cisterne, tanto pub-
bliche che private. Delle prime la pili
antica è quella che esiste ancora sul
bastione della Sanità, fabbricata dai
Veneti nell'età di mezzo, quando ivi
aveano eretto un castello, per difen-
dersi dalle forze ungheresi. Più recente
è quella della piazza dell'Erbe; al
secolo decimosesto appartengono i Tre
e i Cinque pozzi, per i quali furono
utilizzati i fossi ivi esistenti, quando
vennero atterrate le fortificazioni me-
dievali. L'ultima cisterna pubblica, fatta
dai Veneti, è quella del Forte.
Col crescere però della popolazione
e col diffondersi della civiltà queste
cisterne non potevano bastare; sicché
sino dai primi decenni del secolo scorso
la questione dell' acqua potabile tornò
ad imporsi con maggiore imperiosità.
Ma la cosa s'incominciò a trattare con
tutto r impegno appena dopo la caduta
dell'impero napoleonico, perchè l'in-
stabilità delle vicende politiche d'allora
non consentivano di por mano a lavori
di simile specie.
Parve in sulle prime a taluni che
la poderosa opera idraulica dei Cinque
pozzi^ coll'andar dei secoli, fosse dete-
riorata, e che quindi l'acqua mancasse
per qualche difetto nel manufatto. Tale
dubbio era sorto già nel secolo deci-
mottavo al ^joverno veneto, che fece
ispezionare i serbatoi da alcuni periti ;
ma il dubbio non fu giustificato. Così
dopo il 1820, in seguito a persistente
siccità, si andava dicendo che, oltre ai
bacini praticabili, altri ve ne fossero
esistiti, chiusi in seguito, o da quelli
separati mediante muri, con danno del-
l'edificio. Si aggiungeva che si fossero
aperte delle fenditure, per cui l'acqua
si disperdeva nel prossimo fossato.
Esaminato da persone intelligenti Io
stato dell'opera, non fu trovato segno
di altre vasche ; non modificazioni, che
potevano avere alterato la primitiva
idea del Sammichieli ; nè traccia alcu-
na, che facesse dubitare della imper-
meabilità delle mura perimetrali e di
questa non fosse una [fola lo indicava un
economico orologio americano a sveglia che
si vedeva sul cassettone, accanto ai libri
«libino alle 8, francese> diceva brevemenie
r orario ; «20 minuti per la colazione. .» Fi-
gurarsi la forza miracolosa di una siffatta
tabella... Fra sei anni il signor Lewish^m
conoscerà cinque o sei lingue, avrà acqui-
stato una profonda cultura generale e l'a-
bitudine di una immensa diligenza ; eppure
non avrà che ventiquattro anni.»
Tale ci appare il protagonista del racconto
nel primo capitolo : un giovane il quale sa
quello che vuole ed è sicuro di riuscire.
Ora, r ambizione viene in conflitto con l'a-
more: una mattina, mentre sta studiando
il latino, il giovane non riesce a tradur
bene le parole urU me (mi brucia). Tenendo
la penna fra i denti, si mette a sfogliare
il dizionario; ma da un momento all'altro
l'espressione del suo volto si cambia, il
movimento «dizionaresco» si ferma, egli
tende l'orecchio al lieve rumore di un
passo....
Ma riassumere la scena sarebbe uno sciu-
parla: bisogna leggerla nell' originale. Nella
descrizione di questi primi incontri di Le
wisham e di Ethel, il Wells si dimostra
grande psicologo e felicissimo descrittore
di caratteri. Queste due figure sono cosi
grandemente umane, che nulla ricorda il
loro sangue inglese.
E questo appunto è — secondo il Graz
— un notevole progresso nell'arte inglese
del romanzo : i personaggi del Wells sen-
tono come veri figli della terra, non come
i figli e le figlie di Albione, quali li tro-
viamo perfino nel Dickens, nel Thackeray
e in George Eliot. E sarebbe una vittoria
nella letteratura se il Wells riuscisse a
far comprendere a' suoi connazionali quale
distanza vi sia fra il very very english e
il very humana
quelle del fondo. Si trovarono bensì
due muri senza cimento, che attraver-
sano la prima vasca presso le bocche,
ove entravano le acque piovane dal
Campo della Colonna e dalla strada
verso la porta Terraferma, ma questi
due muri, anziché di nocumento, fu-
rono giudicati di vantaggio, perchè im-
pedivano l'oscillazione delle acque nella
prima vasca, agitate dal sovvenire del
nuovo liquido. Ciò non ostante sì con-
cluse che i serbatoi potevano essere di
capacità minore in conseguenza del-
l' impurità delle sabbie, che facevano
da filtro; perchè la melma si era co-
stituita coir arena in un corpo quasi
solido, che, nei casi di siccità, biso-
gnava solcare e smuovere, onde cosi
aprire un passaggio alle acque dalle
vasche alle canne di attingimento.
La presenza poi di questa melma
— sebbene il veneto governo invigi-
lasse diligentemente, acciò venisse tolta
almeno dal fondo delle vasche — di-
pendeva dal modo, con cui la cisterna
era dotata. Colando in essa le acque
piovane del Campo della Colonna, della
Via del Capitano (ora Armamento) e
della Porta Terraferma, era naturale
che portassero seco sostanze vegetali
ed animali in gran copia, sebbene le
bocche d'ingresso fossero munite di
g;ate fittissime. Ad accrescere poi la
dotazione della cisterna, si pensò di
far penetrare nel serbatoio tutte le ac-
que defluenti dai tetti delle case vici-
ne, conducendovele per mezzo di ca-
nali sotterranei ; ma, non essendo stati
praticati questi canali, se la dotazione
acquea era cresciuta, restava l'impu-
rità anche di queste acque, che scor-
revano, come le piovane, per le piazze
e le vie adiacenti. E neppure basta-
vano all'uopo le centotrentatre cisterne
private, chè, a brevi intervalli, la pe-
nuria d'acqua si faceva sentire, e bi-
sognava far condurre il liquido da luo-
ghi distanti, con grave dispendio e
spesso con danno della salute pubblica.
Urgeva dunque la costruzione di un
acquedotto ; e poiché il comune pos-
sedeva un discreto capitale in cartelle
di credito verso 1' amministrazione ita
lica per titolo di casermaggio, si pensò
di vendere quelle cartelle, e di far con-
correre nella spesa l'erario militare e
il fondo camerale.
Elaborato il progetto, furono preven
tivati fior. 24 568:14 per l'acquedotto
e fior. 2255:4 per una fontana. I tubi
di pietra calcare, forati in città, im-
portavano in lunghezza 2800 klafter,
ma ne andarono in opera soltanto klat-
ter 2255:4; ogni klafter costò fiorini
5:45. Alle sorgenti si doveva costruire
una conserva (reservoir). In effetto il
lavoro costò assai più della somma
preventivata; eccone il dettaglio:
Per manualità dell' escavo delle pie-
tre pei tubi e del canale per porli in
opera fior. 22874:58
Trasporto dei tubi . „ 3003:01
Trasporto degl'istru-
menti e dei mate-
riali „ 3759:06
Pozzolana ... „ 1206:18
Polvere di mina . „ 173:40
Legname ... „ 517:15
Calce, mattoni e sab-
bia 606:0174
Riparazione d'istru-
menti ed altro „ 341:1574
Fitto dei magazzini „ 34:56
Indennizzo dei fondi
occupati col canale „ 548:0674
Diete e spese di
viaggio ... „ 207:43
Spese minute diverse „ 828:54
Totale fior. 34101:15
Dibattuti per tubi so-
pravanzati e sor-
veglianza dei tubi
stessi ....'„ 1560:35
Rimangono fior. 32540:80
Questo eccesso nelle spese fece si
che la fontana preventivata non fosse
eseguita in quella forma artistica, che
avrebbe dovuto avere ; ma che l'ac-
qua sboccasse semplicemente dal volto
dell' Arsenale sotto il giardino pubblico
in una semplice vasca di pietra. Della
somma totale il comune pagò ventisei
quarantesimi con fior. 21151:25^740»
1' erario militare sedici quarantesimi
con fior. 10575:43 740; ^ il fondo ca-
merale un quarantesimo con fiorini
813:31
Il lavoro fu incominciato alle sor-
genti ai primi di giugno del 1836, e
la prima pietra fu benedetta il giorno
sei di quel mese con grande solennità.
Una moltitudine di persone, tutte le
carrozze della città e molt' individui
a cavallo coprivano per tempissimo la
strada, che conduce alle sorgenti. Qui
due padiglioni eleganti erano destinati,
r uno alla celebrazione del sacro rito
e r altro agi' invitati. Alle sette ore lo
sparo dei mortaretti annunziò 1' arrivo
del governatore Lilienberg, il quale
passò tosto in rivista una compagnia
del reggimento Mayer, ivi schierata
colla banda musicale. Celebrata la
messa durante la quale suonava la ban-
da e i soldati fecero le salve d' uso,
a cui rispondevano i mortaretti, il sa-
cerdote, seguito dalle autorità politiche,
militari e civiche, si recò a benedire
le scaturigini. Chiuse la cerimonia il
canto dell'inno imperiale, intonato dalla
scolaresca del ginnasio, accompagnato
dalla banda e da tutto il popolo. Sul-
r imbrunire ci furono luminarie in città,
abbellite dagli addobbi dei negozi, da
trasparenti e da iscrizioni allusive alla
circostanza.
L'opera fu terminata nel 1838; e
r inaugurazione dell' acquedotto avven-
ne con tutta pompa il 30 maggio, o-
nomastico dell' imperatore.
A mezzogiorno, dopo le messe d ob-
bligo alla cattedrale e a San Simeone,
il governatore a capo di lungo seguito
di pubblici funzionari, officialità e no-
tabilità cittadine, si recò al Campo
della colonna. Quivi, dopo sonato 1' in-
no nazionale, monsignor vicario dopo un
breve discorso benedisse 1' acqua, che
alle 12 e tre quarti uscì dalla doccia,
applicata ai volto dell' Arsenale, e cad-
de abbondantissima nella sottoposta
vasca. S'intesero allora gli evviva della
gente, accorsa in gran numero, i con-
centi della banda, le salve della com-
pagnia d' onore e lo sparo dei morta-
retti. In memoria del fausto avveni-
mento, il comune dotò due donzelle,
fece abbondante elemosina ai poveri
e illuminò alla sera il teatro a giorno.
Il primo getto d' acqua però si fece,
come prova, il 23 maggio alle ore 7
un quarto p. m. e si calcolò che in
un' ora la doccia emetteva 140 barile
di liquido.
Il piano e 1' esecuzione dell' opera è
di Valentino Presani, allievo del Ca-
nova, dottore nelle matematiche e di-
rettore allora delle pubbliche costru-
zioni in provincia.
Nel 1844, servendosi dei tubi a-
vanzati, il Comune prolungò 1' acque-
dotto sino alla Piazza delV erbe.
Dalle Provincie Sorelle.
Trieste, 31 ottobre.
Martedì, inaspettatamente, fu data ad
Innsbruck una incomparabile dimostra-
zione pratica della necessità d'istituire
un'Università italiana per gli studenti
delle cinque provincie.
Il governo li aveva invitati a fre-
quentare certi corsi italiani da esso a-
perti nell'Università d'Innsbruck. E non
pochi dei nostri studenti, specialmente
Trentini, ^ si acconciarono ; senonchè
quelli ai quali l'accomodamento non
piacque furono gli studenti tedeschi del
Tirolo, i quali, per questo affluire di
giovani italiani, per questo affollarsi dei
corsi in lingua italiana, videro in aria
la minaccia che il carattere storico na-
zionale della loro Università si defor-
masse in un ibrido istituto bilingue.
Talché martedì fecero i risoluti, en-
trarono a forza nell' aula d' un profes-
sore italiano e impedirono che si te-
nesse la lezione : gli studenti nostri rea-
girono valorosamente, ma il sopravvento
rimase alla forza numerica dei tedeschi.
^^ Nella séduta di mercoledì alla
Camera dei deputati e precisamente nella
discussione del bilancio presero la pa-
rola gli onorevoli Malfatti (presidente
dell' Unione Italiana) e l'onorevole Rizzi.
Il primo diede i motivi della opposi-
zione proclamata dai deputati italiani
contro il governo attuale, largo a pro-
messe, ma negativo a fatti. Infatti l'e-
gregio oratore rilevò la negatività del
governo nella questione dell'autonomia
del Trentino, nella questione della uni-
versità degli studi a rrieste, in quella
dell'istituto magistrale italiano per il
così detto Litorale e delle scuole per
artieri a Pola e a Trento, nella que-
stione dell'aumento del contributo sco-
lastico dello Stato nell'Istria e degli
opportuni soccorsi atti a lenire le con-
seguenze della crisi nell'industria vina-
ria e serica. „Noi abbiamo chiesto inu-
tilmente al governo — disse l'oratore —
di infrenare le licenziose violenze degli
organi di polizia e la persecuzione il-
legale della stampa italiana, di rispet-
tare negli uffici e nelle scuole i diritti
dei cittadini italiani."
Pur molto notevole il discorso tenuto
dall'on. Rizzi.. Egli ebbe a notare che
il governo non presenta alla sanzione
sovrana i disegni di legge della Dieta
istriana che non abbiano ottenuta la an-
ticipata approvazione della minoranza.
„Va notato, però — disse l'oratore —
che in quelle Diete nelle quali gli ita-
liani si trovano in minoranza, il governo
non si ritiene obbligato ad accordare
loro la stessa protezione che accorda
alle minoranze slave. Anzi sembra che
il governo riguardi come suo compito
di opprimere sistematicamente gli ita-
liani. Il contegno del governo di fronte
agli italiani, e specialmente il suo at-
teggiamento nella questione dell'auto-
nomia del Trentino, costringe gli ita-
liani a persistere nell'opposizione contro
il governo."
Jl Corriere della Provincia,
Da ALMISSA.
E sempre calunnie! — Gli uutuusi
scribi del Narodni List si scambiano, ma
sono sempre degni uno deli' altro ; vili e bugiardi, da muover la nausea.
In mancanza di nuovi argomenti, si av-
viliscono a strapazzare, in forma cosi
villana e piazzaiuola, da disgradare alla
stregua il più volgare poltoniere avvinaz
zato.
Quando con faccia, da potervi battere
sopra il ferro rovente, si mistifica e si of
fende in quel modo, si è capaci di tutto !
Ma, come dissi altra volta, non intendo
occuparmi dei loro turpiloqui velenosi, nè
di discendere nel motrtglio ove s'infognano
per naturale elezione; e mi limiterò sempli-
cemente di sbugiardare il fatto che si volle
così spudoratamente falsare, nel desiderio
di poter provare anco una volta ai poveri
gonzi il mio preteso fanatismo politico.
Senonchè ormai a tutti è noto, che con
codeste sciocche accuse, i teneri custodi
del capezzolo del Comune, si anabattono
di eliminare dall' amministrazione un testi-
monio indiscreto e molesto, che, seppure
guercio — come lo pretendono — non si
è adattato mai di accettare crisalidi per
farfalle.
Anche questa volta però, come l'antece-
dente, il presuntuoso cialtrone, ed i suoi
degnissimi galoppini, sono stati punto for-
tunati nella scelta del materiale di accusa.
Poveracci ! fra tutta quella massa di
quietanze, chiazzate più o meno di sangue
del povero Pantalone, sono andati a pescar
fuori quella per corone 73 che, seppure
riflettente una compagnia italiana, ha da
fare con me, come gennaio con le more.
Dopo un lungo e segreto conciliabolo
tenuto al Comune (che cosi presentemente
si suda e si gela, per mettere in ordine il
grande municipio di Almissa) ^uei quattro
valorosi campioni, stabilirono di accusarmi,
come diff tto mi accusano nel Itro porta-
voce, che io: «mentre negava la carità e
faceva cacciare dal luogo i poveri del no-
stro distretto, aveva invece largheggiato
in soccorsi verso italiani regnicoli.>
Siccome ogni persona assennata ed one-
sta è in obbligo di contrapporre fatti ai
fatti, e non vane parolaccie, ed offese scur-
rili, cosi voglio raccontarlo nella piena sua
verità, da capo fino alla fine.
In un giorno imprecisabile dell' anno de-
corso, il podestà ricevette una lettera da
Macarsca di certo S ... , che lo pregava
di volerlo informare quanti abbuonati si
sarebbero potuti trovare, per un breve
corso di rappresentazioni drammatiche, che
era intenzionato di dare in Almissa.
Il podestà girò la lettera a me, pregan-
domi di riscontrarla, come meglio credessi.
Quello stesso giorno io risposi al S ...,
che smettesse assolutamente ogni idea di
venire in Almissa, perchè gli anni volge-
vano cattivi e la miseria era generale, di-
modocchè il pubblico si sarebbe limitato
ad un p f^colissimo numero d'impiegati.
In onta a queste franche ed esplicite
informazioni, la compagnia volle tentare
la prova, e chiese dal podestà un permes-
so, per dodici rappresentazioni Io mi sono
permesso di consigliare in quell'incontro
al podestà di limitare il permesso a soli
sei giorni; nella certezza che le mie pre-
visioni si sarebbero avverate. Alla mattina
del settimo giorno, passando casualmente
innanzi alla sala, dove si davano le rap-
presentazioni, vidi uno della compagnia cl;e
affiggeva gli avvisi pel trattenimento che
intendevano di dare in quella sera, e, sa-
pendo che il permesso era spirato, ordinai
al servente del Comune di andarli a stac-
care. Contemporaneamente pregai il S ...
di andarsene in cerca di una piazza mi-
gliore.
Questi; non potendomi rimovere dalla
presa determinazione, si portò dal podestà,
dal quale ottenne un ulteriore permesso di
altri tre giorni. In questo frattempo il
podestà si assentò dal luogo, ed essendo
io al Comune, fui molestato da ripetute
visite di singoli attori, che chiedevano, prò
prio con le lagrime agli occhi, soccorsi;
ed io, come quello che meglio di ogni altro
conosceva le difficili condizioni del Comu-
ne, ed il vuoto assoluto che regnava nella
cassa, dovetti subire la mortificazione di
indirizzarli al loro console a Spalato, li-
cenziandoli sempre a mani vuote. Un giorno
finalmente, stanco di tanta insistenza, e col
fermo proponimento di non prendere la più
lontana ingerenza nella questione, che a-
vrebbe potuto dsre adito — come diffatto
— a future insidiose mistificazioni e ca-
lunnie, consigliai il capo-comico di portarsi
dal primo assess ore Franceschi e di trat-
tare direttamente con lui. Tutto quanto
ebbi a narrare fin qui si svolse alla pre-
senza dei signori Francesco Zonelli, in al-
lora segretario comunale, e dell'attuale
diurnista Juraj Skrgatich.
Al dopopranzo di quel giorno seppi dallo
stesso primo assessore Franceschi, che la
compagnia era stata fatta partire per Spa-
lato, a spese del Comune ; il quale, per
soprasello, si eia assunto il pagamento di
tutti i debiti lasciati insoluti. La spesa
complessiva ascendeva alla bagatelluccia
di cor. 73.
Confesso, che non ho potute trattene
di criticare con acerbe parole l'iuconsn?^
generosità; al che mi venne obbiettat
che così si era dovuto fare, perchè alt./'
menti si sarebbe speso di più.
Ecco, 0 larvato scriba almissano, q»„,
mente io abbia negato il pane ai nos?
mendicanti, per rimpinzare 1' epa dei vost ?
confratelli lombardi: ecco, o vili soffio •
il criminoso mio fanatismo politico.
Voi che schizzate da ogni poro uq
fanatismo, saturo solo di provocazioni e r
ripicchi personali, non sapete poi tollera
da parte nostra neppure 1' affermazione ?
essere, e di voler restare dalmati; ecom^
tali il diritto di sventolare la nostra ver!
e gloriosa bandiera dalle tre teste di
pardo, che tanto vi urta i nervi.
Ah use dušu!
Ma 0 forse credete che noi siamo
manipolo di iloti, che tollererà rassegnato
e muto le vostre prepotenze?
Persuadetevi, carini, che quanto più
fierete, tanto maggiormente divamperà l'in,
cendio, che avete fatalmente suscitato coi
vostri continuati dispetti.
Ma, tornando in carreggiata, dirò: se
puta caso, quelle cor. 73 si fossero spesi
in altrettante bottiglie di china ferruginosa
per poveri languenti di fame; o in gje,.-
di Behring di dosi distrattamente scam-
biate ; 0 in portentose ricette con farmachi
di un'autenticità molto problematica, da
due 0 tre fiorini 1' una ; oppure anche in
allegre gite e scarrozzate, più o meno of-
ficiose : 0 in altre consimili trappolerie-
oh ! allora tutto sarebbe andato bene. Si-
lenzio sepolcrale, garantitissimo, su tutta
la linea. Diavolo! ai propri cari si deve
tutto perdonare; specialmente poi se hanno
il merito di sagrificarsi sull'altare della
patria, perla santa redenzione dei popolo!
Ma basta cosi, che con questo abbrivo
andrei certamente molto lontano.
Siffatti rettili, che vomitano con tanta
spiritosa indifferduza il veleno del loro o-
dio sulle colonna del Narodni List, sono
indegni, non della risposta di un galantuo-
mo, ma neppure d; un straccio di corda
che gì'impicchi. Anziché polemica da bel-
lumore, sarebbe molto meglio che facessero
la cura del sapone. R.
Da SIGN.
Al Tacchino. Grande novità, egregio
Dalmata, grande giubilo, grande esultanza
fra gli eletti del Signore! Nel campo degli
Achei si sopirono le ire, Achille riprese le
armi di Patroclo, si battè 1' anca poderosa.
Disgraziato Ettore, sei perduto, tu e i
tuoi Troiani, rimpiangerete il iior della
diletta gioventude I
Il corrispodente dello Snarodni riprese
nella adiposa destra l'invitta penna! Fi-
nalmente! Rimbeccò vittoriosamente gh
attacchi del rude alpigiano! Finalmente
le siore Domine e Cattine trovarono un
vendicatore! Si, vendetta, tremenda ven-
detta! E dalla gioia, nel leggere lo Sna-
rodni, dalla contentezza d'averla trovata
per se, per la dolcissima metade, per i
conoscitori del genio misconosciuto (dai
maligni soltanto) dei suoi rampolli, l'Ama-
lecita Vize sporgeva con ancor più civet-
teria del sohto il deretanetto sotto l'at-
tillato soprabito color di sorcio preso iu
trappola, datasi una compiacente rasseita-
tina alla pancia dolcemente rotondetta del
buon marito guastato dalla moglie, coll'a-
ria contenta d' un buon cagnolino saziato
da un osso sostanzioso, filò, tenendosi i»
bilico i polsini, veiso 1'ufficio. L'ha fatt>
pranzar di gusto quel giorno la lettura
dello Snarodni, con la salsa prediletta di
kreen; ed attendiamoci fra nove mesi u u
nuovo ampolle della fatale sua forza pro-
genitrice.
Imitando lo splendido, pittoresco e sma-
gliante stile del corrispondente pravasso,
potrei dire che egli crede, colle quattro
righe del suo articolo, aver in ironia e
spirito superato Giusti, Béranger, Rabelais
e il signor di Sterne. Povero Gargantua!
crede di aver fatto ammutolire, svergo-
gnare, incretinire, imbestialire, ammattire,
disperare ; crede, ha creduto e creder deve
il Tacchino che il povero Alpigiano sia
rimasto dal suo articolo ucciso, trucidato,
massacrato, sconfitto, distrutto, scombusso-
lato, annichilito, impolverato, insalamito,
annegato, storpiato, soffocato, strangolato,
abbrutito, abbrustolito, crocifisso, sotter-
rato e propagginato e perfino imravinzaio!
Nè sottoposto a tali orribili multiformi
martirii crede posea risollevarsi! 0 inclito
Tacchino, senza neppure quel po' po' «i
penna e peluria degna di un tacchino ! E
non sai di che fibra sia l'Alpigiano? E
che se questi usò come sopra di tanti in-
finiti e partecipi, fu solo per dare un'idea
di tutti i kada ed ako dei tuoi articoli.
Donde, dopo sì fieri attacchi dello sbar-
bato Achille, la lena di risollevarsi e rim-
beccare ? Donde all' Alpigiano la forza di
resistere alla valanga dei kada e degli
ako to, ako ono? Donde, se non nella forte
dalmata fibra, in quel po' di sale innato,
nel germoglio e fermento delle latine goc-
cie che scorrono nel dalmate sangae?
Unde vis Urbis? Ex gloria, ex amore prò
Laribus et Peruitis.
Se r articolo di venti giorni fa dell Al-
pigiano vi fece schiattare, colpa vostra.
Avete svegliato il buon can che dorme,
vi azzannò i polpacci e fece bene. Avete
tenuta notti fa la vostra famosa assem-
blea sulle sponde del lago di Ervazze,
illuminate triplicemente da luna tricolore!
E, nelle risoluzioni prese onde salvar Croa-
zia, concretaste quella di šibati gli
nomi, e, credendo in realtà di sibare^ scri-
vete corbellerie nello Snarodni Šibajte
pure, non ci fate paura.
Non abuso per ora della obbligante cor-
tesia del Dalmata, quindi non scrivo la
storia della vostno memorabile congim'^
alle sponde del lago di Ervazze, e dei
brindisi incendiari; scambiati sulla tolda
della corazzata Tomislav Prvi, aneorata
sul lago; ma lo farò pross mamentel Pe»'
ora a voi, Paladini delle siore Domine e
Numero 104 ZARA, Sabbato 28 Deeembre 1901 Anno XXXVI
ASSOCIAZIONE.
p,.r Zara Cor. 16 anticipatamonte, semestre e trimestre m proporzione
Por !'«r.ìpero Austro-Ungarico Cor. 18, «ementre Cor. 9, trimestre Cor 5
0.U Stat. appartenenti all' Unione postale Cor. 24 all' anno, semestre e
tr.mosue .n proporzione. Per .li Stati non appartenenti all'Unione postale
Cor. 16 o di pm l'aumento delle spe.e postali, semestre e trimestre ÌD
propor.101 e. Un numero separato costa Cent. 20. Un numero arr. Cent. 32
„amen del sriornale si vendono nella Libreria internazionale di E. Schonfeld'
Giornale politico, economicop letterario
Esce il mepcoledì e il sabato.
INSERZIONI.
Le associazioni e ^li importi di denaro, in attegai postali, ai diri^uno
diir Ammiaistrazione del DALMATA in Zara. Chi non respinge il foglio doro
soadata Tassooiazione, s'intende obbligato per il trimesire snssegueiite.
Le corrispondenze devono dirigersi affrancate esclusiramente alla re-
dazione. Le lettere non affrancate saranno respinte. I oomimioatì si inierisoono
al prez'so di Cent. 25 la line*, e. r.irtero testino. Avvisi ed imserzioni a prozzt
moderato da convenirsi. — I manoscritti non si restitoiscono.
La questione di San Girolamo.
Riceviamo dal nostro comprovinciale Tito Ala-..p-vich (jucsta lettera, che pubblichiaiuo per la •^r.a siguiticanza, im[)reg-Ludicato il nostro modo
vedere nella (luestioiie.
Onorevole signor direttore,
A nome del comitato dei dalmati di
jioma, taccio appello al ^uo stimato
periodico, perchè si compiaccia di pub-
blicare àlcuiie brevi e sincere conside-
razioni suir ultima fase della questione
di San Girolamo, che sarà, lo speriamo,
fase risolutiva.
Dichiariamo anzitutto che non nic-
cogliamo alcune ingiuste critiche, che
ci vennero mosse m questi giorni da
qualche giornale intransigente. Quelle
critiche partivano da un concetto errato
suile condizioni politiche ed etnografiche
del nostro paese.
I dalmati, che vivono a Roma, pos-
sono avere le opinioni politiche che
credono ; ma la nostra patria potrà
constatare con orgoglio questo fatto:
che dinanzi a una questione puramente
dalmata, non vi furono più tra noi nè
italiani, nè slavi. Ognuno ha messo in
disparte i propri ideali politici, perchè
un altro più grande ideale si imponeva
alle nostre coscienze, la Dalmazia!
Ci duole che al di là dell'Adriatico
non tutti abbiano compreso il carattere
patriottico, e spoglio di qualsiasi tinta
politica, della nostia azione, dalla presa
di possesso di San Girolamo alla con-
venzione del 24 novembre, di cui par-
lerò poi.
In Dalmazia, per la questione di
San Girolamo, si sono accapigliati ita-
liani e croati; a Roma ed in Italia,
ove pure sono rappresentate tutte le
g-radazioni politiche del nostro paese,
regnò sempre tra i dalmati l'armonia
più perfetta. Perchè questa differenza?
Perchè qui i dalmati sapevano a quale
obbiettivo si mirasse; in Dalmazia no.
Se a Roma vi fossero stati venti
dalmati di sentimenti slavi, io li avrei
tutti raccolti sotto la nostra bandiera
per recarci a San Girolamo ; e non mi
sarei affatto preoccupato di trovarmi,
coi dodici dalmati di sentimenti italiani,
in minoranza. Si doveva lottare per
un diritto dalmata, e non per un di-
ritto croato, 0 italiano, o serbo.
Infatti, quando il 29 agosto noi in-
vademmo San Girolamo, non rispet-
tammo nè Pazman, nè Frisch, nè altri
croati delia Croazia; ma noi ci affret-
tammo a stringere la mano, ed a pro-
clamarli nostri compagni, due dalmati
di nazionalità slava, che si trovavano
nell'istituto e che, per nostro desiderio,
non furono mai allontanati da San
Girolamo e vi si trovano tuttora; in
tendo parlare dei servitore di Pazman,
un morlacco autentico, e del sacrestano,
che è un borghigiano di Sebenico.
E tanto onestamente dalmata fu la
nostra azione, che noi declinammo le
cortesi offerte dei triestini ed istriani,
dei trentini e degli albanesi. Essi non
erano dalmati e quindi non potevamo
associarli ad una rivendicazione, che
doveva essere essenzialmente dalmata.
Molti ci hanno accusato di esserci
rivolti al governo d'Italia ed allo
stesso re Vittorio Emanuele, anziché
fare appello al sovrano legittimo della
Dalmazia. L'accusa è gratuita. Quando
avemmo sentore di ciò che si tramava
a San Girolamo, il mio primo atto fu
una petizione a S. M. 1' imperatore.
In quella petizione, firmata anche da
altri dalmati, io esponeva a S. M.
tutto ciò che i nemici della Dalmazia
preparavano a nostro danno ed invo-
cava l'alta saggezza ed imparzialità
dell'Imperatore perchè fosse tutelato
un sacrosanto diritto di uno dei suoi
popoli.
Contemporaneamente io feci tenere
una petizione a S. S. il papa, per
richiamare anche l'attenzione del pon-
tefice sulla flagrante ingiustizia, di cui
stavano per diventar vittime i cattolici
della Dalmazia.
Questi furono i primi atti dei dal-
mati residenti a Roma, nella questione
di San Girolamo.
Solo quando vedemmo che non ve-
nivano risposte nè da Vienna nè dal
Vaticano e quando vedemmo che il
collt^gio pancroato stava per inaugu-
rarsi, noi ci decidemmo all'invasione
di San Girolamo.
Accordi tra noi e le autorità italiane
non ce ne furono mai. Anzi noi ave-
vamo preaentata una petizione al mi-
nistero dell'interno, perchè, nell'iute-
resse della pubblica tranquillità, fosse
impedita F inaugurazione del suddetto
collegio. Ma quella petizione, dopo
aver passeggiato da un ministero al-
l'altro, lini per essere messa a dormire
negli archivi di palazzo Braschi.
Tulto il resto della questione di San
Girolamo è noto.
Vengo dunque all'ultima fase della
questione stessa.
Il governo italiano aveva ricono-
sciuto il protettorato austriaco sull' isti-
tuto di San Girolamo ed aveva conse-
gnato l'istituto al conte Corouini; e
a noi non restava che iniziare la causa
in petitorio.
Ma qui sorgeva un grave quesito,
affacciato dagli stessi n.stri avvocati:
Tommaso Villa, Emanuele Gianturco
e Nicolò Gallo. Il quesito era questo:
se i tribunali italiani si dichiarassero
incompetenti ?
E questo quesito ne figliava un altro :
con quali mezzi i dalmati avrebbero
affrontato una causa lunghissima e di-
spendiosissima ?
D'altronde l'affare di San Girolamo
H complicava. Il Mv ntenegro, la Serbia,
r Albania venivano ad accampare dei
diritti sul San Girolamo, disconoscendo
i diritti nostri. Il Montenegro si af-
frettò a mandare a Roma una deputa-
zione diplomatica, composta — è strano !
— di due dalmati : il Vojnovich ed il
Millinovich, mentre un terzo dalmata,
il Popovich, avrebbe preparato il ter-
reno alla loro azione diplomatica.
Perdere del tempo in chiacchiere
sarebbe stato un delitto di lesa patria.
1 dalmati perciò, e italiani c slavi,
non esitarono a darmi pieni poteri
perchè iniziassi delle trattative con
chi teneva l'istituto di San Girolamo:
il conte Corouini.
In pochi giorni le trattative appro-
darono ad un compromesso, firmato da
tutti i dalmati ; e secondo questo com-
promesso, l'autonomia della congrega-
zione veniva pienamente riconosciuta;
la congregazione rientrava nel suo di-
ritto di eleggere gli amministratori del
patrimonio; si ritornava al rispetto
degli statuti ; si ristabiliva lo statu
quo ante.
Ma, secondo i nostri detrattori, noi
ci eravamo sottomessi al Vaticano ed
all'Austria; e, con questa duplice sot-
tomissione, i vevamo trrdita la patria.
Lascio a voi di giudicare la logica
di un simile ragionamento. Nè vi è
buon senso nell'asserire ciò, nè da
parte nostra è pur ombra di scorret-
tezza.
Perchè i nostri due reati di sotto-
missione a che cosa si riducono? Ad
aver riconosciuto il primo articolo dello
statuto di San Girolamo, che pone l'i-
stituto sotto la supremazia di un car-
dinale protettore ; e ad aver accettata
quella protezione austriaca che lo stesso
governo italiano aveva pur dovuto ri-
conoscere.
Non vado oltre.
Mi permetta, signor direttore, di
dire ancora due parole sul patrimonio
di San Girolamo.
Esso è composto di dieci case e di
una chiesa e la rendita netta è di lire
italiane 30.000 all' anno.
Se il nostro compromesso ' sarà ra-
tificato, e se noi diverremo gli ammi-
nistratori dell'istituto, ci prefiggiamo
sin da ora il seguente programma, che
sottoporremo alle competenti autorità:
Detratta la parte dovuta alla bene
ficenza ed al culto, si potrà creare una
ventina di posti, o nel collegio da
fondarsi o in collegi già esistenti a
Roma, per altrettanti giovani dalmati,
siano essi o italiani, o slavi, purché
nativi di Dalmazia o di genitori dal-
mati, come vogliono gli statuti. Si
ammetteranno a concorso anche gio-
vani di altri paesi dell'antico Illirio.
Noi non vogliamo fare dell' esclusi-
vismo. I dalmati sono stati sempre ge-
nerosi e continueranno ad esserlo. Al
nostro diritto non rinuuzieremo mai ;
ma non per questo ci asterremo dal-
l'applicare il più largamente possibile
la dizione consacrata dai secoli e dalle
bolle papali: Dalmatica seu Illyrica
natio.
Con distinta stima.
R< ma, 26 deeembre 1901.
Tito Alacevich.
Il porto di Spalato.
Spalato, 27 deeembre.
Saranno venti giorni circa che da
noi domina il vento da lebicchio, ed
è impossibile il descrivere il mare
grosso ed il forte stigaizzo che con
questi tempi si soffre nel nostro porto;
il mare giunge sino ai negozi Pero-
vich, Voltolini, Juras, Matossich e tante
volte i colpi di mare arrivano sino al
principio della piazza delle frutta,
I vapori sono nell' impossibilità di
ormeggiarsi alle rive ed ai moli nella
tema di rompersi e ciò con gravissimo
danno al commercio ed al pubblico.
L' altra mattina giungeva in linea
celere Cattaro-Gravosa 11 piroscafo Pan-
nonia dell'Ungaro-Croata che causa il
grosso mare dovette restare alla rada
ormeggiandosi ad una delle boe. Gli
sforzi sopraumani fatti da due barche
a quattro remi condotte da vigorose
braccia furono nell' impossibilità di or-
meggiare il battello ed una dozzina
di passcggieri furono trasportati a bor-
do da alcune barche ed in questo mo-
mento succedevano scene strazianti,
grida di aiuto ; pareva in un momento
che tutti dovessero esser travolti dalle
onde, e tutto ciò succedeva nella più
perfetta oscurità imperocché un solo
fanale era acceso alla testa del molo
San Pietro e pareva propriamente di
essere non nel secondo porto commer-
ciale dell' Austria, ma in una delle
peggiori rade della Turchia.
Noi richiamiamo seriamente V atten-
zione deirillustrissimo signor presidente
del governo marittimo de Ebner e di
Sua Eccellenza il signor ministro di
commercio de Cali, facendo presente
che con un semplice braccio di diga
dalla punta di Santo Stefano il porto
di Spalato sarebbe ridotto a dock e
potrebbe pareggiare per sicurezza coi
porti di . Amburgo, di Ostenda e di
Cardiff. Non bastano forse quattro an-
negati in meno di un anno per deci-
dersi di illuminare convenientemente
le rive di Spalato ? Cosa si vuol più
attendere? Se Sua Eccellenza il mini-
stro del commercio ungherese Hegedils
preventivò per il 1901 per il porto di
Fiume sei milioni di corone perchè Sua
Eccellenza Cali non preventiva un im-
porto per il piccolo braccio della diga
da erigersi dalla punta di Santo Ste-
fano ? Non vogliamo che per Spalato
si sprechino dei milioni, ma abbiamo
il diritto di pretendere che sieno sal-
vaguardate le vite e gli averi dei con-
tribuenti. Videant consules !
Il martirologio del mare.
I mesi neri. - I naufragatori - Gli eroi
dell' oceano.
Ecco venire i „mesi neri" come di-
cono i marinai inglesi. Non è solo la
terra che si spoglia, si scolora, si ot-
tenebra : anche il mare, il bel mare
luminoso delle villeggiature estive, d'un
tratto muta aspetto, e per così dire di
faccia. Lo si sente turbato, inquieto;
esso assume dure tinte opache, ha in-
crespamenti maligni, e nel suo grande
romore eterno fa sentire alcunché di
più minaccioso e di più brusco.
Gli abitatori delle spiaggie che vi-
vono del mare, ed i cui destini sono
intimamente legati ai suoi capricci ed
alle sue ire, scrutano ansiosamente la
sua fisonomia mutevole. Non si calma
il mare. C'è in esso come un fondo
di rancore selvaggio, il quale non si
modera qualche tempo se non per
meglio prendere l'impeto. Nell'Atlan-
tico e nella Manica é sovratutto al
principio ed alla fine dell'inverno che
le sue collere sono terribili.
Leggete la Statistica dei naufragi;
vedrete che i due periodi in cui si ve-
rifica il maggior numero dei disastri
marittimi sono novembre e dicembre
da un lato, e marzo e aprile dall'altro.
In questo scorcio d'anno, in poche
settimane, sulle coste dei mari del
Nord non si sono già avventate due
furiosissime tempeste, affondando cen-
tinaia di imbarcazioni, travolgendo cen-
tinaia di vittime?
Novembre, dicembre! mesi tristi ed
i cui nomi stessi sembrano prolungare
la loro finale come un rintocco lugubre !
Per sapere quante immagini angosciose
e tragiche essi possono suscitare nella
mente, bisogna aver vissuto, almeno
per un inverno, in qualche borgata od
in qualche villaggio sulla spiaggia.
Tutta la vita vi è come sospesa:
solo lo spiazzo è drammaticamente a-
nimato. Torbide cavalcate di nuvole
sfidano senza posa pel cielo basso e
ventoso. La desolazione dei giorni non
è eguagliata che dal lugubre orrore
delle notti. Oh certe notti d'abisso,
popolate di rumori sovrannaturali e di
visioni apocalittiche! Si direbbe che
l'universo stia per ritornare alle te-
nebre primitive ed oscilli in preda a
tutte le forze scatenate del caos. Le
raffiche sibilano, singhiozzano, hanno
latrati, miagolii, muggiti. Il mare,
convulso, sembra in preda ad un at-
tacco di epilessia. Le j)iccole case dei
villaggi paiono stringersi nelle tenebre
l'una all'altra più vicine, come prese
da paura. Tutte le imposte sono chiuse,
i lumi spenti. Può darsi che vi siano
nel mare esseri umani con tempi si-
mili? Ohimè, si! E se dubitate ten-
dete r orecchio.
In una di quelle paure subitanee, di
quegli improvvisi silenzi, che ad in-
tervalli frammezzano il mostruoso con-
certo, una detonazione lontana si ode
dal Lngo, oppure alcune voci — in-
traducibili voci, lunghe, disperate —
invocano aiuto.
Un tempo, a questi appelli strazianti
rispondeva dal litorale un clamore di
saccheggio, di massacro, di morte. Era
r epoca fosca in cui gli uomini non si
peritavano di farsi, contro il proprio
simile, i complici dell'Oceano.
Questi barbari costumi sono scom-
parsi, ringraziando il cielo! Anzi....
cosi, come v' ha una flora speciale alla
zona marina, del pari v' è oggi disse-
minata in tutte le spiaggie una nobile
razza d'uomini, la cui voc£izione, il
cui istinto naturale è di sacrificarsi
pel proprio simile.
A prima vista nulla fa distinguere
questi uomini dagli altri comuni : a!
contrario essi sono individui assai u-
mili, rozzi, mal vestiti, dall'andatura
pesante, dalle mani incallite, sporche
di catrame, dai piedi scalzi. E nem-
meno l'esistenza che conducono ha
qualcosa di caratteristico.
Sparsi lungo le spiagge, essi non
sono che poveri pescatori, pescatori di
pesce minuto, modesti pescatori costieri.
Raramente essi perdono di vista la
terra: „escono" all'alba e rientrano
al tramonto.
Le loro case, in pietra bigia, sono
meschine. Pochi mobili arcaici e som-
marli: vecchi letti, vecchi armadi zop-
picanti, vecchi cassoni. Ma ceco, buI
muro, nel vano della finestra, qualche
cosa di notevole: v'hanno qua inqua-
drati grossolanamente, o semplicemente
appuntati con spilli, diplomi, certificai,
attestati, medaglie di bronzo e d'ar-
gento, le quali nella miseria generale
dell' abituro, sembrano essere come
smarrite. Smarrite ? No. In nessun
luogo, credetelo, quelle medaglie?, al
vrlore starebbero meglio che qui. Av-
vicinatevi a queste carte, a questi at-
testati appesi alla rinfusa e leggete:
„Salvataggio della barca Maria degli
Angioli^ il 6 novembre...." „Salvataggio
del brigantino Elisa, il 15 aprile...."
„Salvataggio " E' un elenco, una
litania! Ed ecco che l'umile capanna
si trasfigura ai nostri occhi : ci si sente
presi da rispetto e da ammirazione:
si è, semplicemente, in casa di un
eroe.
Quante volte, nel suo povero letto,
1' uomo è destato di soprassalto ed ha
detto a sua moglie:
— Ascolta! Non ti sembra udire
delle grida ?
E la donna, teso l'orecchio :
— Infatti... c' è qualcuno in pericolo,
va presto.
Ed egli era già in piedi, e se ne
andava. Se ne andava nella notte nera
e nella tormenta, bussando lungo la via,
alle impannate delle altre case, de-
stando e chiamando gli altri pescatori,
suoi compagni.
In pochi salti la brigatella di co-
raggiosi era sulla spiaggia e staccava
la prima barca incontrata. Via! Il ma-
re poteva pure urlare, gli si strappava
la sua preda dalle fauci, e, senza nem-
meno pensare al rischio cui si correva
continuamente, finché c' era gente da
trarre in salvo, si salvava.
Se i salvataggi sono tanto ardui e
tanto drammatici presso le spiaggie,
che dire quando essi si svolgono a
centinaia di migliaia al largo, tra il
cielo tenebroso ed il mare implacabile,
nelle solitudini minacciose dell' im-
mensità ?
Raffiguratevi due pescatori di Ter-
ranuova, due marinai bretoni, alti, mu-
scoluti, severi. La loro nave è all'àn-
cora nei paraggi del Banco ; essi V han-
no lasciata al mattino, come vuole il
loro mestiere di pescatori di merluzzi,
per andare a gittare le fiocine e le
reti in una fragile scialuppa.
Tutti intenti al loro lavoro, i due
marinai non si sono accorti che il tempo
cambiava, e prima ancora che potes-
sero avvedersi del nembo che si ad-
densava su^ loro.capo, la tempesta li
aveva colli.
La scialuppa è sollevata dai caval-
loni e sballottata come una festuca di
paglia. Gli uomini vengono sbattuti in
mare. Tuttavia riescono a raggiungere
lo scafo rovesciato e ad aggrapparsi
alla chiglia. Ma l'uno dei due nau-
fraghi non ne può più e vuol abban
donarsi alle onde...
— Tu dirai ai miei parenti...
— Mai! — risponde V altro. — Fin-
ché ic avrò un po' di forza per durar-
la, la durerai tu pure,
E lo spinge, e lo mantiene colle sue
braccia sulla carcassa della barca, fino
a che la loro nave, che aveva mosso
alla loro ricerca, non lì raccoglie.
Questo è accaduto non pi^i tardi di
due settimane or sono, r
Citeremo altri episodi?
No: non la si finirebbe più colie
citazioni. Il martirologio del mare è in
qualche modo infinito com' esso, e se
non una delle sue collere passa senza
qualche catastrofe, non v' ha alcuna
di queste catastrofi, in pari tempo, che
; non sia V occasione di qualche atto eroi-
co, r oggetto di qualche nobile Facri-
ficiu.
// Corriere della Provincia
Raccomandiamo a tutti i nostri corrispon-
denti dalla provincia dt tetterei bene infor-
mati di quanto avviene nei singoli luoghi. Ci
scrivano, tutti, ad ogni posta, magari con
cartolina. Spesso apprendiamo notizie, che i
nostri corrispondenti trascurano di relazio-
narci. Ci usino la gentilezza di non dimen-
ticarci mai e di arricchire questo corriere.
Da RAGUSA,
li' ultima elezione. Ad una
inaudita agitaziohe pretesco-fraiesca, di-
retta dall'ebreo Mandolfo, ed alla coali-