ledeva ogni lofo diritto e fe-roriva il monopolio di
alcutii primati.
Dicendo ciie il deìkarm godeva di una indipen-
denza àmlUtA, noi abbiamo inteso di usare co-
dèstà #roia nel suo gignifìcato piè ampio. Sarebbe
errore lì suppofre che il demarca^ anche dispo-
nendo à sua fosia, (ielle pubbliche tasse, fosse
vincolato tk ima prestabilita misura, il sorpassare
la quale gli avì-ébbe cagionata una pena propor-
zionata alia gravità dello abuso commesso. Una
ìaistira nei tributi dovuti allo Stato, non esisteva
cliè allo stato di lettera morta ; chè la mancanza
di qualunque catasto e la riscossione delle impo-
ste le natura (costume abolito sono appena sei
aiitìi) facilitavano ogni sorta di frodi, e ponevano
il contribuente in potere di un funzionario contro
la cui avidità non esisteva veruna sanzione penale.
- Parrà cosa assai strana al lettore come in tanti
anni la Grecia non abbia pensato ad istituire il
catasto, onde ripartire equamente la imposta ed e-
vitare la somma ingiustizia di caricare 1' uno in
modo eccessivo, per totalmente o in gran parte
esimere V altro. Gionnostante il vero si è questo ;
e noi ci sentiremmo venir meno la fede ne' de-
stini di essa, e considerando lo stato di quasi bar-
barie in cui essa tutto giorno si attrova, se potesse
venir meno la fede nel progresso della Umanità
e in queir incivilmento graduale che deve portare
la nazione più rozza allo stesso livello della na-
zione più eulta. Ma finché 1' opera collettiva di
tutti j cittadini non si unirà nel medesimo intento
e fino a che un vago desio di ripentine e saluta-
ne riforme terrà lontano il pensiero nazionale dal
provvedere ai primi e più urgenti bisogni, sarà
stoltezza sperare non molto lontano il radicale rin-
novamento di un popolo, che non avrebbe mai do-
vuto obbliare essere il principio assai poca cosa
ove la continuazione non vi corrisponda e lo e-
guagli. — {Continua.J D.r P.
flìivista Friulana). »«
Letteratura slava.
Et ex vobis ipsis eocurgent viri loqueotes per-
versa, ut abducant disciptilos post se.
Act. Apost.
VII.
La navicella della mia vita ancor tese ha le
vele, alta la bandiera; e la rauca tromba, sbuf-
fante collera, del mascherato Fausto, non la ro-
vescierà. E quella maschera novellamente si op-
pone al mio cammino, canta vittoria e mi grida:
osserva! vuoi tu arrestar la locomotiva? E su
quella vidi stendardo spiegato, e le insegne di
Nemagna e di Bisanzio, Paleologo conGrisologo ;
poi udii : il tua Zvonimir che resti a Bribii- ; Hus
è Husl
Dunque la è finita per voi miei buoni autono-
mi ; è fatto compiuto ! Altro non mi resta che
ritirarmi nel mio buco, e piangere come Mario
seduto sulle rovine di Cartagine. Poi ripigliai:
Hus l Chi era costui ! E svolsi mia leggenda, e
trovai : costui fu eretico marcio ; maestro a Lu-
tero e a Calvino ; fu scommunicato e bruciato vivo.
L'ignoranza che non conosce se stessa, dice
air ignoranza che conosce se stessa : anche tu
sei discepolo di Hus ; e non mi giovò il contrad-
dirle, perchè guai a lei se accennasse col capo alla
più loiccola mia giustificazione.
In un paese, come è il nostro, comprendendo
anche il resto della Slavia meridionale, nomar
Hus, e occuparci di politica, e immaginarsi mari
e monti come fanno le grandi nazioni, mi sembra
una pericolosa buffonata. Vedo montagne nude,
pianure spoglie di alberi, miseri abituri; vedo mi-
seranda pastorizia, agricoltura, marineria depressa ;
eppur sempre il Nazionale, forte come il Times,
vuol discorrere di politica, e di auree torri, il che
io reputo una gran piaga della Dalmazia. Pružila
zaba nogu da i nju podimju I È non basta la Voce
Dalmalica, come organo di maggior intelligenza,
per avere notizie poHtiche? E il Nazionale non
anderebbe meglio che si occupasse unicamente di
mezzi adattati al graduato sviluppo deirincremonto
morale e materiale, studiando i luoghi e le con-
dizioni ? Ma allora esso anderebbe per terra, per-
chè più facilmente si trovano i denari per le mode,
di quello che per le cose miranti e. sollevare la
miseria del popolo, e a moderare la tracotanza
aspirante.
Hus eretico, rivoluzionario, che potrebbe con-
venire a paesi stanchi dell' abbondanza, predicare
in Dalmazia, parmi assurdo di nuova data.
modus in rebus!
È necessario forse, che noi sosteniamo le no-
stre ragioni nazionali, col cercare di mostrarci for-
midabili alla porta delle grazie, quasi che essa
non si possa aprire che colla forza; assumere un
contegno dittatoriale come se avessimo da fare
colla statua di Condillac? — Est modus in rebus-,
e coir aver ottenuto quelle concessioni che il So-
vrano ci diè, a noi non resta che con immacolata
fruttifera virtù sostenerle e possibilmente ampliarle;
perciocché, pur troppo, noi per la condizione di
questo popolo, dobbiamo avere un reggimento com-
misurato alla civiltà slava, e io fermamente ri-
tengo, che la Slavia meridionale passerà gran
tempo, fino a che saprà reggersi da se. Ecco in
poche parole tutta la mia dottrina pohtica, dopo
aver studiata la storia, maestra della vita.
Popolo come il nostro, in istato di natura, deve
aver ben altre cure ; e quando il suo pensiero si
corrompesse con teorie, che aUmentano le passio-
ni, corromperebbe gii inveterati suoi costumi, san-
tificati da virtù patriarcale; laudatissima dagli sto-
rici stranieri che di lui ne scrissero, dipmgendolo
come figliuolo della gran madre antica, amico
della pace, e dell' agricoltura ; da cui non si di-
scostò che trascinato da tribù rapaci. Leggete
Saffarik, storico suo egregio, ove lamenta quei
degeneri suoi figli, che lo vollero abbeverare con
vizi stranieri.
Quante e quante invettive contro al mio ono-
rato petto in quel secondo articolaccio del ma-
scherato Fausto che ravviso per metà. E non sa-
pendo che fare, estrae dei passi dalla mia Epistola
ai Dalmati, cui prima egh non ci badava, perchè
parto di vaniloquo tutta quella spirante amor pa-
trio intemerato. Sì-, gridai cuiitio a quei poclii,
die ivi son numerati, rispettando la manifesta sa-
gacia della maggioranza della gente dalmato-lati-
na ; e credete voi che non griderei converso se si
rinnovasse la negazione della nazionalità nostra?
Perchè invece non attaccate i principii esposti nei
miei scritti italiani ; che allora vedrei le vostre
difese in falsa via. L'istinto mi portò allora al-
l' annessione incondizionata ; e se or la ricuso, son
per questo divenuto nemico alla nazione-? E i vari
partiti che in ogni Stato si sono generati e mol-
tiplicati, somigliavano forse tutti ai Romani di
Giugurta? E i Girondini erano forse nemici a
Francia, se si ribellarono ai Giacobini? E perchè
tanto gridio contro di me, se sono l'unico oppo-
sitore ? Sì, io distinguo la nazione da chi arbitra-
riamente si arroga la sua rappresentanza; amo
quella, questa ripudio, perchè professante principii
erronei. Voglio vedere Virtù dominante.
Perchè, o maschera, profanate il nome del per-
sonaggio letteratissimo, canonico don Simeone Star-
cevich, cujus anima in beneilidione sii ! principe
degh scrittori croati, amoroso alla nostra nazione,
giusto castigatore delle immonde riforme? Perchè
mi chiamate nemico della nazione, perchè non stimo
ne voi nè i vostri partitanti ? Mi sono mai op-
posto al progresso della nostra letteratura; non
ho forse nei miei scritti italiani superato gli scrit-
tori del Nazionale col proporre dei radicali rimedi
ad utilità e decoro della nostra Slavia ? A voi tutti
discepoli striscianti dei Croati fortemente mi op-
pongo, perchè ricuso la sapienza croata; solo per
ora comparisco nel torneo, ma pur vi devono es-
sere molti e molti uomini di buon senso che non
ardiscono di contraddire alla vostra petulanza; e la
maschera che ricorda il direttore Martinez, se non
credesse alle mie imprecazioni contro la calunnia,
sia strascinata alle gemonie. Maschera forse che tu
sei maculata. Quid auleni vides feslueani in oculo
fra tris fui : et trabein in oculo tuo non vides ?
Mi si oppone l'interesse come guida della mia
mutazione ; e io mi appello a tutti gli onorevoli
compatriotti che mi conobbero, se mai feci torto
al disinteresse, all' onoratezza e alla proibita. E
cosa sono i vostri inani conati, lo sviscerato a-
more nazionale con tanta furia da voi dimostro?
E il Nosce te ipsum non vi cade mai in mente,
^er scandagliare i rimoti ricettacoli del vostro cuore?
È non vi sono forse degli aspiranti, che potrebbero
cambiar assisa ? Siamo forse tutti Focioni o A-
ristidi?
Preradovich si meravigliò che non mi presen-
tai al bano Jelacich venuto a Zara ; Petranovich
forse non si meravigliò quando ricusai di men-
dicare un titolo accademico; e gli jalti miei su-
periori mi vedevano forse bussare alle loro porte
quando il servizio rigoroso non mi vi chiamava?
E ciò non feci per superbia, ma per timoroso ri-
guardo; e forse se mi fossi diportato altrimenti
non mi troverei così poveretto, e non me ne pento;
e da molto tempo son tanto ristucco per fisico ma-
lore, e per sentimento di questa tragedia mondana,
che se fossi più degno esclamerei coli' apostolo :
Desiderium hahens dissolvi, et esse ciim Cliristo. E
gran materia avrei ancora da scrivere se volessi.
Ora devo disfarmi di don Michele, e ancor rife-
rire qualcosa a don Giovanni.
Strana cosa è vedere due sacerdoti del Signore
patrocinare una causa sì pericolosa e precipite,
contro ai doveri del proprio ministero, che deve
essere banditore di celesti consolazioni, e portar
per insegna le parole dell' apostolo : Milli enini ab-
sit glorian, nisi in cruce Domini nostri Jesu Christi:
per queni miìii mundus crucifixus est, et egomundo.—
ad Galatas, c. VI. v. 14.
Cosa è queir inveire di don Michele: falso que-
sto ; falso quello, etc. per imporre o carpire con
un pugno di mosche all' ignoranza un' approvtazionc?
Nega risolutamente, appoggiandosi a vizio univer-
salizzato, perciò approvato, la da me esposta re-
gola, che dai verbi perfettivi non si devono costruir
verbali ; falsa reputa la mia asserzione, che in
nostra hngua (intendeva, parlata) non si trova vo-
cabolo che significhi aborto; mentre egli ne in-
venta di nuovi, eleggendone uno. L'atto dell' a-
bortire sempre intesi spiegato col verbo, e non
con nome essenziale o sostantivo ; perciò dissi che
vocabolo corrispondente ad aborto, nome sostantivo,
da noi non esiste. E qui so che si dirà come di
tutte le mie cose ledenti il partito contrario: no,
falso, no ; e io sarò un bel matto se ritornerò al-
l' attacco, chè la Voce Dalmatica non devesi im-
brattare con querele linguistiche, che riuscirebbero
sempre inutili al partito contrario, negante anche la
verità per sostenersi. Spiacemi solo che molti dei
nostri saggi non sieno giudici competenti in que-
sta materia, ma mi giova sperare che nei casi che
paressero dubbi, raccoglieranno con cauta riserva
le troppo intralciate ragioni.
Quello concerne i verbali terminanti in je, o
tje (će), dico che essi si introdussero in nostra
hngua traducendo le sacre carte dal greco e dal
latino; perciocché i traduttori timidamente obbli-
gati per rispetto a quelle, non dovettero dipar-
tirsi dal loro senso; quindi quando incontrarono
nomi essenziali, e non trovando in propria lingua
i corrispondenti, li costrussero dalla terminazione
passiva dei perfettivi ; e da quel tempo i nostri
scrittori quasi sempre li imitarono anche in scrit-
ture libere. Il che non mi pare giusto dove si tratta
di profana scrittura, e qui adduco ancora un e-
sempio, che vale per altri mille consimili. Podsti
0 pasti, cadere, è verbo perfettivo, che si distin-
gue dal suo imperfettivo padati. Ora, il nome es-
senziale deve essere pad, e padenje è contrario alla
regola più sopra accennata ; e così dovrò dire p.
e: pad Rimskoga Carstva, e non padenje Rimskoga
Carstva. Per ciò non regge skofenje, izbivenje ecc.
di don Michele, cui dà un arbitrario significato;
perciocché sostengo che anche cotali ingiusti ver-
bah devono aver nota con tempo come tutti i verbi,
e non nota senza tempo, che è proprietà dei nomi
essenziah, o perfettivi; quindi il suo izhivenjemn
ha la forza perfettiva del sostantivo aborto, ma
quella delVaborlire. 0 così o colà, la hngua voi'
gare riceve sempre tah voci dai servi di altre hngue,
Oltre a ciò, come già gli rimarcai, doveva scri-
vere ditescela genitivo di ditesce, e non ditesoa come
malamente fece ; e lo stesso izhivenje, è anche er-
roneo, perchè non si deve dire it-bivenje ma izbijenje.
Notizie politiche.
AUSTRU.
Neir ultima sua seduta la Camera dei deputati
del Consiglio dell' Impero deliberò di istituire una
commissione mista gratuita, composta di 10 membri,
la quale sarebbe incaricata di sorvegliare pcren-
nemeate il debito dello stato.
— Fra i deputati del Consiglio dell'Impero circo-
lavano di già pareccbie liste relative alla scelta
dei membri per la commissione controllante del de-
bito dello Stato. Siccome con 1' ultima decisione
della Camera, i membri di quella commissione non
sono tenuti ad avere il loro domicilio esclusiva-
mente a Vienna, i Deputati ebbero di mira siffatti
membri, ai quali sotto altre circostanze sarebbe
riuscito impossibile l'accettazione di queir incarico.
In una impoi'tante radunanza di deputati si rite-
nea come quasi certa l'elezione dei signori pro-
fessore Herbst, conte Kinsky, D.r Taschek e Wiii-
terstein, relativamente al quinto membro si era
incerti tra il deputato Skane e Tcliabaschnigg.
La pubblicazione dello Statuto veneto, secondo
recentissime notizie da Vienna, sarebbe imminente
e quindi sembra non mal fondato quanto dice in
proposito la Corrispondenza franco-ilaliaiia.
Vienna, 10 novembre. La camera dei deputati
decise ieri di stabilire una imposta sui viglietti di
viaggio, cominciando dal prezzo di passaggio di
4ue fiorini.
Altra del 13. La Presse reca: Ci vien annun-
ciato da buona fonte che il gabinetto turco ha
protestato energicamente presso vani gabinetti con-
tro l'imbarco di volontari italiani per la Grecia
e contro la loro concentrazione ai confini turchi.
Con ciò viene spiegata la notizia della France, la
-quale portava che la Turchia avesse reclamato lo
sciolgimeuto d' un corpo di volontari a Vonizza,
GERMANIA.
Berlino 11 novembre. La Gazzetta del Baltico
dice, che fu scoperta una cospirazione nella pro-
vincia di Posen fra gli alliìvi delle classi supe-
riori del collegio di santa Maria. Lo scopo della
cospirazione era di liberare la Polonia e ristabi-
lirla ne' confini del 1772. La cospirazione ha lar-
ghe ramificazioni in tutti i collegi della provincia.
Copenaghen 13 novembre. La Berling' sche Zei-
tung riferisce: Il Ee ha decretato la istituzione
d'un Governo locale per l'Holstein. Esso comi;.-
cierà ad entrare in attività al principio di de-
cembre. Questo Governo avrà sede neh' Holstein.
P conte Moltke è nominato presidente del Governo.
FRA-NCLV.
Parigi, 10 novembre. 11 corrispondente deWUalie,
parlando della nota del gabinetto francese in ri-
sposta alla circolare Durando, dice che il conte-
nuto di questa nota si tiene avvolto nel più gran
mistero. Nò bastandogli le precauzioni prese a Pa-
rigi per non lasciar traspirare nulla in pubblico
della risposta, il gabinetto imperiale si sarebbe vo-
luto premunire contro qualunque indiscrezione da
parte del gabinetto di Torino, e avrebbe pre-
gato il gabinetto italiano di non lasciarne tra-
spirare il contenuto, e di depositare la nota ne-
gli uffizii della camera quando si riunirà il par-
lamento.
Malgrado queste precauzioni si riuscì ad avere
In proposito della nota francese i seguenti indizii:
Il ministro francese degli esteri, rispondendo alla
circolare Durando, aftetterebbe di lasciare in di-
sparte la questione di Roma, almeno per quanto
concerne la soluzione sua radicale. Le aspirazio-
ni dell' italia non vi sarebbero nè formalmente as-
solte, nè condannate.
Da quel documento, stando sempre al citato cor-
rispondente, risulterebbe ad evidenza che il governo,
francese, che così a lungo bussò e invano alla porta
del Vaticano, per ottenere una transazione, rinun-
cia ora d' indirizzarsi al papa, e pensa rivolgersi
direttamente a Torino. Queste proposte fatte al
governo itahano avrebbero lo scopo, non già di
aprire agli itaUani le porte di Roma, ma d'in-
durre ritaha a una soluzione mista, la quale, a
giudizio della diplomazia, assicurerebbe, almeno per
un po' di tempo, la pace della Penisola.
Lo stesso corrispondente dice inattuabili queste
proposte, alle quali il governo italiano, alia sua
volta, opporrà il nonpossumus proverbiale della corte
pontificia. Ciò accadendo, Drouyn de Lhuys do-
vrebbe dimettersi, e cedere, alla sua volta, il po-
sto a Thouvenel e alla sua politica energica e
decisiva.
Parigi, 13 novembre. Il Monileur d'oggi pub-
blica un dispaccio di Drouyn de Lhuys alla Rus-
sia ed all'Inghilterra, il quale ha per iscopo di
proporre un armistizio di sei mesi all' America.
''La relativa comunicazione non dovrebbe impli-
care la manifestazione di alcun giudizio, nè una
pressione sulle trattative. L' ufficio delle potenze
sarebbe quello di appianare le difficoltà.,,
ITALIA.
— Scrivono alla Perseveranza da Torino 13
novembre: "La nota del sig. Drouyn de Lhuys è,
una risposta diretta alla circolare Durando : il mi-
nistro degh esteri francese, parla di quella circo-
lare, non senza dichiarare prima che s'egli ha
tardato a rispondere, gii è perchè lontano per lungo
tempo dagh affari politici, ha voluto anzitutto as-
sumere la pili estese ed esatte informazfoni sullo
stato in cui trovasi oggi la quistione romana; die
queste informazioni essendo tali da lasciargli spe-
rare un componimento, egli, facendosi interprete
delle intenzioni del suo Sovrano rivolgesi al ga-
binetto italiano per incoraggiarlo ad affrettare que-
sto componimento, facendo esso medes^o quelle
proposte che crederà meglio concludenti a questo
scopo.
"Le proposte del Governo italiano , soggiunge
il sig. Drouy de Lhuys, saranno accolte con de-
ferenza dal Governo dell'Imperatore.,. Dal com-
plesso della Nota rilevasi in modo chiaro che la
politica del temporeggiamento prevarrà, chi sa per
quanto tempo ancora, a riguardo della quistione
romana ; ma la nota non contiene alcuna frase
dalla quale possa dedursi esseve intenzione della
Francia di contendere, allorquando ogni tentativo
di componimento sarà esaurito, Roma all'Italia.
La sua conchiusione è poi molto lusinghiera per
gl'Italiani, al cui indirizzo vi sono espressioni di
simpatia usate ben di raro nei carteggi diploma-
tici. Mi chiederete : perchè la France ha voluto al-
terare il senso di questo documento? Vi rispon-
derò esser vezzo di questo giornale di spacciar
lucciole per lanterne.
— La France reca quanto segue da Torino: Il
gabinetto non è d'accordo sulla risposta da darsi
alla Nota del sig. Drouyn de Lhuys. Si sa oggi
in Torino, che questa Nota, benché assai conci-
liativa per r Italia, non dà veruna speranza di a-
vere Roma. Si sparse la voce, essere l'opinione
di molti ministri, di consultare il Piirlamento prima
di dare una risposta.
Sarzana, 8 novembre. La partenza del gene-
rale Garibaldi per Pisa si effettuò senza mconve-
nienti, per bocca d'Arno, col vapore Moncalieri.
Roma 7 novembre. Scrivono alla M)n. Naz. :
Dicesi arrivato ieri un inviato straordinario di
Napoleone III al papa: sarebbe latore di nuove
proposte di conciliazione fra Pio IX e 1' Italia.
Sembra che la presenza di questo personaggio im-
provvisato ritarderebbe a tempo indefinito 1' ar-
rivo in Roma del nuovo ambasciatore francese de
La Tour d' Auvergue.
GRECIA.
Il ministro degli affari esteri di Turchia, invi-
tato dall'incaricato d'affari ellenico a riconoscere
il nuovo ordine di cose stabihtosi in Grecia, ri-
spose che la Porta, pur rispettando sempre il vo-
lere della nazione greca collettivamente espresso
deve aspettare natm-ahnente h decisione delle po-
tenze protettrici prima di aderire a tal riconosci-
mento. Però la Turchia, affin di agevolare il com-
mercio, riconoscerà i passaporti del nuovo governo,
e farà continuare le ordinarie relazioni consolari.
— L'atto più importante del nuovo Governo è
F ormai seguita convocazione dell' Assemblea per
il 10{22 dicembre nella capitale del paese. Il pro-
clama diretto al popolo in tale occasione dice die
r Assemblea nazionale deve coronar V opera della
rigenerazione, cominciata la notte del 10[22 al-
l'11|2 3 ottol3re, consolidando il nuovo ordine di
cose ed eleggendo un principe, ed esorta i citta-
dini ad eleggere i rappresentanti della nazione li- '
beramente e secondo il proprio convincimento.
— Secondo una decizione del Governo prov-
visorio, la proprietà mobile del Re Ottone fu con-
segnata a questa legazione bavarese, tranne gli
scritti già suggellati nel palazzo (la corrispondenza
privata del Re) e le antichità appartenenti allo
Stato che per avventura si trovassero negli ap-
partamenti reali. L'assemblea nazionale dovrà de-
cidere definitivamente su ciò, come pure sugh sta-
bili di proprietà del Re Ottone.
TURCfflA.
La Patrie pubblica le seguenti notizie a pro-
posito del nuovo conflitto surto fra i Turchi e i
popoh cattolici dell' Alta Albania, e già annunciato
per telegrafo:
La tribù degli Otti, la quale, condotta dal capo
Assan, s' è voltata contro alle autorità turche, è
la maggiore del pascialato di Scutari; formata da
circa 450 famiglie, che fanno insieme quasi quat-
tro mila persone, tutte cattohche, eccetto dieci fa-
mighe, che si fecero in principio di questo secolo
musulmane per avere il favore del pascià. Per tale
rinnegamento di loro fede è frà queste eletto il
capo della tribù.
Gli Otti per la loro fama di valore hanno di-
ritto d'esser in battaglia schierati all'ala sinistra,
mentre i Mirditi, ancor essi cattolici, sono alla
destra. Questo popolo, ardito e guerriero, si som-
mise solamente di nome alla potestà turca, e spes-
so si voltò contro al pascià di Scutari. Esso a-
bita la sponda settentrionale del lago di Scutari
tra i Montenegrini e i Mirditi.
Neil' ottobre dell' anno passato, spinti dal furur
religioso, gii Otti si collegarono co'Turchi contro
ai Montenegrini, ma furono sconfitti al villaggio |
di Cernitza, e 300, tra'quah il capo Assan Otti, '
furon menati prigioni a Cettigne, dove rimasero
insino a tanto che fu di recente fatta la pace con
Omer pascià.
11 principe Nicola si studiò di cattivarsi i capi
di questa tribù ; e Assan Otti fu ripieno di cor-
tesie e di doni ; ed è senza dubbio per questo e
per r odio antico de'cattolici contro i Turchi che
ora si sono sollevati. Per telegrafo abbiamo sa-
puto che furono sorpresi dalle truppe ottomane
e molti di loro-mandati a Costantinopoli. È ora
da vedere se questo sarà bastato a soggiogarli.
Ora poi abbiamo di più inteso d'un altro con-
flitto de'Mirditi popolo assai più potente di 50
mila anime, che si sono, insieme co'loro conr.)a-
pagni di religione, abitatori delle montagne vicini,
sollevati contro ai Turchi, Questo sollevamento par
che avesse l'origine medesima dell'altro, domato
alcuni mesi fa, mercè ingeriniento del console iran-
cese signor Viet.
Centoventi Mirditi ch'erano venuti senza pro-
vocazione al mercato di Scutari, furono per arbi-
trio incarcerati.
Il loro capo Bil-Doda, celebre pel suo valore
nella guerra turca del 1854 sul Danubio, dimanda
che sieno liberati; se no, leverà un esercito di
dieci mila soldati. La Porta adunque ha appena
finito la guerra col montenegro, che è costretta
a ripigharla, in condizioni non meno malagevoli
e rovinose alle sue finanze.
Costantinopoli, 8 novembre. Il Sultano sarebbe
divenuto pazzo. (??)
Ragusa, 13 novembre. Il villaggio di Biniani è
insorto contro Wukalovich, che ritirossi a Zub/i
con 500 uomini. I Turchi accorsero in suo soc-
corso,
L'Albania è in agitazione, i Turchi si fortificano
su tutti i punti strategici.
Tipografia Fratelli Battala, VmoENzo DUPLANCICH Redattore responsabile.
• Tali essendo le cose, il governo del re aveva
nel 1860 sciolta la Camera come quella in cui
egli credeva vedere nna rappresentanza partigiana
e non nazionale. A certe cose, che non era lecito
dire, non era neanche prudente il porgere ascol-
to. Si venne alle nuove elezioni, e gli scanni dei
deputati furono occupati nuovamente. I neo-eletti
erano gente bene diversa da quella che il Mini-
stero aveva poc' anzi mandata in vacanza. Non più
interpellanze^ non più rivanghi, non più concioni
veementi e niinaccie e proteste ; ma silenzio e
perfetta adesione a tutto ciò che moveva dal banco
ministeriale; obbedienza e rispetto ai progetti di
legge, alle proposte e ai quesiti dei quali i signori
ministri avevano zeppi i portofogU. D.r P.
{Rivista Friulana) {ConlinuaJ.
Al sig. Dottor G. Slade.
Se aveste inteso il mio articolo, direttovi col
n. 46 della Voce Dalmatica., e che io intieramente
confermo, vi sareste risparmiata gran parte della
fatica per rispondermi, come fate, colla lettera in-
serita nel n. 72 del Nazionale.
Chiedete: "come adunque si devono intendere i
suoi scritti?^ Come qualunque altro, sia esso buono
sia esso cattivo. Non vi abbisogna se non quello che
S. Tommaso raccomandò a Dante di osservare quan-
do cercare voglia il senso dei detti e scritti altrui.
San Tommaso, dopo aver mostrato come Dante,
per non aver fatto attenzione al valore del vocabolo
surse e per non averlo rapportato al contesto, non
aveva inteso il significato di quelle sue parole,
dette di Salomone: " A veder tanto non surse ti
secondoy,, gli diede il seguente avvertimento:
"Con questa dislinzion prendi il mio detto;
E così puote star con quel che credi
Del primo padre e del nostro diletto.
E questo ti fia sempre piombo a' piedi,
Per farti muover lento, com' uom lasso,
E al sì e al no, che tu non vedi;
Chè quegli è tra gli stolti ben abbasso
Che senza distinzione afferma o niega
Così neir un come nell' altro passo ;
Pcrch'egli incontra che più volte piega
= L'opinion corrente in falsa parte,
E poi l'affetto lo intelletto lega.
Vie più che indarno da riva si parte
Perchè non torna tal qual ei si move.
Chi pesca per lo vero e non ha l'arte.,
I^Parad. 13. Ì09-123J
Avete notato che tra gli stolti è ben abbasso chi,
nel cercare i sensi negU scritti o nei detti, non
distingue ? Ma per voi queste le son bagatelle ;
poiché voi non intendete di ragionare su distin-
zioni che sanno di scuola: e questa di Dante non
sa certo di piazza, ma proprio di scuola. Per voi,
dottorato in filosofia e in matematica, divenuto
scrittore di polemiche, informare senza chiasso e
fublicare colle gazzette è tutt' uno ; agire prudente-
mente e suscitar scandali in una città ; parlare ad
una persona sopra un argomento a fine di prenderne
lo liberarono ; rimase però in ferri durante il sog-
giorno del proconsolare bassa in Traù,, (Meni, per
la st. della Dalm. v. II, fac. 233).
Anche Mattia Bel nella sua prefazione alla ri-
stampa dell' opera principale del Lucio fra gli Scrip-
tores rerum hungaricarum, questo fatto ricorda, ma
dice soltanto ch'egli ferreo vincalo, altero pede,
vincitiir, inque trireme veneta, per plures dies, ad
moduin captivi, detinetur (voi. HI, fac. XIII). Qui
ci mancano le bastonature.
Più addietro ancora, troviamo lo Spon, contem-
poraneo del Lucio e suo conoscente, il quale giunto
in Dalmazia nel 1675, abitò in Traù la sua me-
desima casa, ed accennando al fatto di cui si tratta
dice che Giovanni abbandonò quella casa "per
"T asprezza d' un Generale di Dalmazia, il quale
"venuto a Traù, gU fece sapere che vi voleva al-
^loggiare, e perchè il padrone se ne riserbava un
"appartamento, gh fece gittare i mobili fuori dei
"balconi, e l'obbligò a ritirarsene immediatamente,,
(Viaggi per la Dalm. ecc. tradotti dal Freschot,
Bologna, 1688, facc. 13). Qui non si parla, non
solo di battiture, ma nemmeno di galera e catene.
una risoluzione e dare-alla persona stessa un'ac-
cusa di abuso d! uffizio, ^ev voi, dico, è tutto Io
stesso.
Yi dolete della reticenza del seguente tratto:
"ciò che in questa occasione mi scriveste io noi
dico, e tanto più che voi, come rilevo dalla vo-
stra del 2 ottobre, in parte ve ne ricordate ecc.„
Ebbene, supplite adunque così: ciò che in que-
sta occasione mi scriveste io noi dico per ciò che
lascio aioi tutto l'onore di publicare le lettere al-
trui. Questa gloria m Dalmazia, grazie al cielo, è tutta
vostra propria, e spero che a lungo resterà tutta in-
tera a voi solo. Eccovi tolta la reticenza a sod-
disfazione vostra e lume altrui.
Nel resto, ei sembra che vogliate anche far dei
progressi in questa nuova via da voi tracciata per
giungere a rinomanza. Io vi mostrai il mi risen-
timento per tale fatto; vi rinfacciai l'abuso della
fattavi confidenza (e se tutta la lettera non fu con-
fidenziale, alcuni punti, per chi sa è voglia fare
le dovute distinzioni, lo erano); l'indignazione ge-
nerale vi fece conoscere quale giudizio ne faccia
la società, la quale, in simili casi, si crede in certo
modo pur essa medesima offesa: e voi, non solo
ne riproduceste, senza alcun bisogno, una seconda
volta un tratto, colla giunta di alquante circostanze
che la prima volta credeste di omettere ; ma ne
publicaste anche il P. S., anch' esso senza bisogno
alcuno, ed esso pure allora tralasciato, e di certo,
perchè anche quel senza chiasso 1' avevate preso,
non altrimenti che quel prudentemente, per altret-
tanti pleonasmi. — Voi che non volete saperne
di distinzioni, che sanno di scuola, vi sapete a-
dunque giovare delle figure gramaticali, e le tro-
vate per fino là, dove il buon senno solennemente
le rigetta. Ma le fate queste cose per malignità,
0 per mancanza di logica ? Tanto nell' uno che
nelF altro caso ne siete ben da compiangere !
Senonchè, e vi sapete pur voi servire di reti-
cenze! Voi dite: 'non solo mi tiene broncio, non
solo mi accusa di aver abusato di sua confidenza,
ma ancora m più oltre, adopera armi, per ridurmi
al silenzio, cKio non voglio citare.„ E perchè non
volete citarle ? per risparmiarmi un infamia ? ve-
diamolo. La mia reticenza vi risparmiava un sar-
casmo molto abbrobioso ; e la vostra a che tende?
1 lettori lo giudicheranno. Le armi, alle quali voi
alludete e che non volete citare sono una lettera
eh' io, tosto dopo aver letto la lettera dell' x\m-
ministrazione comunale diretta all'anonimo, pre-
vedendo che voi potreste venire agh eccessi, ai
quali siede giunto, scrissi a vostro fratello, do-
lendomi a lui del vostro riprovevole contegno e
verso gH altri e verso me, e raccomandandogli di
leggerla al vostro patrigno e benefattore, a fine
che, informato ed egli e vostra madre del vostro
procedere indecoroso e verso di me e verso di
loro, e verso altre persone rispettabilissime, essi
tre ponessero freno alla vostra peggio che scon-
sideratezza. E questa lettera voi mi rinfacciaste,
facendomi sapere che voi non seguireste punto i
loro consigli, e che anzi fareste peggio e più; nè
Sicché più che all'epoca del fatto ci avviciniamo,
più scema esso di gravità, mentre invece più che
ce ne discostiamo più si verifica il crescit eundo
della fama. E in vero, lo Spon scrittore dello stes-
so XVII secolo, non parla che del gitto delle robe
dalle finestre, e soggiungendo /' obbligò a ritirarsene
immediatamente, dimostra ben chiaro la nessuna
offesa patita dalla persona del Lucio; il Bel, nel
secolo dopo, vi aggiunse la catena e la galera; il
Nutrizio ed il Kreglianovicli nel XIX vi aggiunsero
le bastonature, e, andando di questo passo, qua-
lora non si sapesse che il nostro Giovanni con-
dusse in Roma per molti anni ancora la vita, chi
sa che noi facesse qualcuno anche pendere dal-
l' antenna della proconsolare galera. Io, per me, cre-
do sia d'attenersi piuttosto allo Spon, il quale per
la sua conoscenza del Lucio, per le notizie at-
tinte d' un fatto così recente sul luogo stesso in
cui avvenne, e pel nessun interesse d'alterarlo, de-
gno rendesi di maggior fede. Il solo gitto delle
robe dalle finestre, per un uomo della condizione
del Lucio, che, a quanta dicono, fungeva in quel
tempo il carica d'uno dc^i rappresentanti, della Co-
dubitaste di attribuirmi intenzioni, le quali sono •
altamente smentite e dalla parte da me presa in
vostro favore presso il vostro secondo padre, e da
altre ragioni a voi ben note. Tant' è che le vi e-
rano parimente smentite dalla vostra coscienza nel-
l'atto stesso, che volevate imputarmele; essendo
che mentre in questa lettera mi scriveste tali cose,
per cui io avrei dovuto credervi pazzo, se non
aveste dato in questi ultimi mesi prove pubbliche
coi vostri scritti di essere piuttosto maligno ; non
siete stato in caso di completare quell'imputa-
zione ; eh' io, cioè, forse tendessi a far annullare i
diritti che una generosa adozione vi ha conferiti.
Siccome io mi vanto ei essermi servito di questa
arma per ridarvi al silenzio, si può vedere che la
vostra reticenza aveva portata ben differente della
mia, e che, se per essa non intendeste di far na-
scere a danno mio de' sospetti, voleste per lo meno
rapirmi il merito di essermi servito del miglior ^
mezzo possibile a fine di prevenire dissensiosi e
pubUcità vergognose.
Ma che cosa ne direte ora che, giorni addietro,
e prima che voi pubblicaste questo vostro arti-
colo, ne diressi una con recepisse di ritorno e
colla nota "m sue proprie mani„ al vostro bene-
fattore stesso, tenuto ignaro, con arte, di tutto,
e, voi dite, per non recargli mortificazioni! Che
logica, che affetto!
Ma tutto questo scandalo 1' avete fatto in mia
difesa e per dimostrare che la mia non era una
fonte disonestamente impura. E non arrossite di so-
stenere tuttora e dopo quel mio articolo, che le
cose da voi supposte e dette prima dall' anonimo
alquanto men chiare, e poscia apertamente ed ar-
ditamente da voi sostenute, le abbiate attinte alla
mia lettera! La mia lettera vi fu di pretesto, ciò
è verissimo ; ma la fonte vera fu la malignità di
ambedue, quando non vogliate confessare, ve lo
ripeto ancora, che non avevate inteso la mia let-
tera, 0 per non sapere o per non voler fare quelle >
distinzioni, che sono la pietra di paragone per co-
noscere se, chi porta il titolo di dottore in filo-
sofia, lo porti per ciò che ne tiene veramente la |
scienza, ovvero sempHcemente un foglio di perga- "
mana, E qui giustizia mi obbhga- a distinguere tra
voi, e l'anonimo. L'anonimo avrebbe potuto forse
giustificarsi. Potrebb' essere eh' egli per aver letto
la lettera alla sfuggita, per non averla avuta sot-
t'occhi quando scriveva il suo articolo , le abbia
attribuito un senso ch'essa precisamente non a-
veva, ma voi non potevate dir altrettanto, e spe-
cialmente dopo aver letto quella lettera dell'Am-
ministrazione comunale, che lo aveva confutato,
dispensando intieramente me di entrare in iscena.
Ma voi scriveste queir articolo per mostrare la
vostra stima e il vostro rispetto per me. — Anche
questo è un modo di attestare stima e rispetto
tutto nuovo e tutto vostro proprio ! — E parlate
sinceramente ? Credete forse eh' io mi sia dimen-
ticato (eppure ve lo ricordai anche nel precedente
scritto) che quella persona autorevole e rispettabile
ve n' ebbe sconsigliato ; che vi pregò, vi scongiurò
munità, è già da per se un tale atto, da bastar
a mostrare la prepotenza del magistrato che lo e-
sercitava, ed a cui, per quanto fosse d'irascibile
tempra e male verso il Lucio disposto, non con-
veniva forse tant' oltre spingere una violenza, che
veniva ragionevolmente a concitare gli animi di
una intera città.
Incertissima è inoltre la fama sulla epoca vera
di questo fatto, e sulla vera persona del veneto
Provveditore a cui esso è d' attribuirsi. L' offeso
Lucio nessuna menzione, per quanto io so, ne
faceva, ed altro da lui non s' apprende che d'es-
sere stato il 1654 l'anno in cui parti dalla pa-
tria {M di T. fac. 531). Il fatto dunque si dv^ve
ritenere accaduto in epoca da quella data poco
discosta. Il Kreglianovich, seguendo il Nutrizio,
lo mette nel 1650 e crede che l'oltraggiatore
fosse Girolamo Contarini ; ma ciò non può darsi,
mentre ne' cataloghi dei nostri Provveditori ge-
nerali il Contarini si trova in tale carica soltanto
nel 1662. Il Ciccarelli fac. 57), il Casotti
flìiog. del Lucio nella Gazz. di Zara n. 77 del
1834.), l'ab. Gliubich (Di:-. Mog.) dicono che fu.
Deputati, ebbe luogo la discussione speciale in-
torno ^lla legge sulle competenze.
Nell'odierna seduta della Giunta finanziaria, il
vicepresidente Hasner partecipò una comunicazione
del ministro della guerra, secondo la quale il Go-
Terno, coli'approvazione dell'Imperatore, aderisce
alla proposta, fatta ieri dalla Giunta finanziaria,
di ridurre il preventivo dell' esercito di 6 milioni.
Altra deW istessa data. Lo statuto Lombardo-
Veneto trovasi sul tavolo di Sciimerling. Le discus-
gioni sono esaurite, e deve essere sottoposto alla
sanzione Sovrana. La elezione sarà diretta, fatta
dai collegii elettorali. Là provincia di Verona è
divisa in otto collegii, quella di Vicenza in dieci,
con altrettanti deputati. I delegati saratmo assi-
stiti da una Giunta nominata anche dal popolo.
Lo statuto verrà poscia discusso dalla Dieta stessa,
che proporrà al governo quelle modificazioni che
credesse necessarie.
Reca la Nazional Zeitwìg in data, Pai'igi
17 novembre, che in occasione del discorso di a-
perturà della facoltà medica per parte del pro-
fessore Eajer, medico priFaéo dell'Imperatrice, eb-
bero luogo serii conflitti. Gli studenti dinotarono
il loro malcontento con fischi, ed essendosi chiuse
le porte, tentarono essi d'irrompere. In quest' oc-
casione si venne a conflitto fra la polizia e gli
studenti; credesi ferito gravemente un sergente
della polizia parigina.
Buoncompagni nella seduta che tenne la
Camera dei Deputati, addì 20 corr. in Torino, disse
sorgere dubbio che la politica dell' attuale mini-
étero sia stata occasione dei fatti d'Aspromonte.
Tutto il paese credeva che fra Garibaldi ed il pre-
cidente del Consiglio vi fossero passati degli ac-
cordi. Domanda qmJi sieno stati gli atti del Go-
verno per impedire a Gan'baWi l'esecuzione del
suo pì-ogetto. Non sa comprendere perchè il mi-
nistero non siasi affrettato a convocare il Parla-
mento dopo il fatto d'Aspromonte per tranquilliz-
zare il paese. Promulgato lo stato d'assedio nelle
Provincie meridionali, il Governo non ha saputo
usare i modi più opportuni a ricondurre 1' ordine.
L' oratore esamina quindi la politica del Governo
jseguìta all' estero, e disse che l'alleanza colia Fran-
cia debba essere disinteressata ma non servile.
— S. M. con sovrana risoluzione del 19 cor.,
ha condonato il resto della loro pena ai prigio-
nieri politici condannati dai tribunali militari d'Un-
gheria , in seguito alla sovrana risoluzione del 5
novembre dello scors )anuo; di ordmare la sospen-
sione delle esistenti inquisizioni, e di accordare
l'impunità ai rifugiati politici già ritornati volon-
tariamente senza permesso.
— Leggesi nelF Osservatore Triestino del 20
novembre quanto segue:
Abbiamo lettere e giornali di Costantinopoh e
di Atene del 15. Il Levant-Heral dichiara asso-
di Traii Spalatro e Seheuico , facendola parere
non solo un'altra edizione, ma un' altra opera,
quando pel fatto non era che l'opera e l'edizione
medesima col solo titolo cangiato. — Cessate
dunque d'esistere le credute varie edizioni fotte
jiel secolo XVII dell'opera maggiore del Lucio, e
non essendo tutte che un'edizione sola, non v'è
punto il caso degli asseriti sfiguramenti e correzioni
nel testo della medesima, e cessa pure e sfuma
quanto scriveva in tale proposito il Resti.
Il quale, non deve certamente avere ciò scritto
di scienza propria, ma sopra fallaci altrui rela-
zioni, 0 tutt' al piti dev' essere stato condotto in
errore dal cangiamento di frontispizio sopraccen-
nato : del che non è ad istupire, sapendosi dall' Ap-
pendini, non aver egli avuto agio di terminare e
correggere la sua storia in guisa di darle quel per-
fezionamento che avrebbe potuto, vivendo più lun -
gamente (A'o/, di lìag,, II, 14). Pare anzi che il
Resti medesimo voglia in qualche modo giustifi-
care, quando la cosa pur fosse vera, il veneziano
governo, il quale, secondo lui, sarebbe ricorso a
misure tali per essere stato sempre attento a tutto
quel che attiene all'interesse di Stalo, ed aver
gempre usato attenzione alle ragioni di Stato
lutamente false le voci sparse sul cattivo stato di
salute del Sultano, e narra che la polizia arrestò
70 individui, i quali le avevano divulgate. — Il
principe del Montenegro indirizzò una lettera di rin-
graziamento al Sultano per i cereali fatti da esso
distribuire ai Montenegrini. Si annunzia pure che
il principe visterà Costantinopoli nella prossima
primavera per ossequiare personalmente il Sulta-
no, e poscia andrà in pellegrinaggio a Gerusalemme
colla principessa Darinka, sua zia.
ITALIA.
— li Opinione del 17 ha nelle sue Notizie po-
litiche: "Asti ha accolto ieri, 16, molti degli uo-
mini più illustri e ragguardevoli d'Italia, ivi con-
venuti per solennizzare, l'inaugurazione del monu-
mento a Vittorio Alfieri. Un bellissimo sole ral-
legrava questa festa nazionale, alla cui splendi-
dezza nulla fu omesso dal municipio.
"In un padiglione stato eretto appositamente
in faccia alia statua, nella piazza maggiore, avea-
no seggio gli invitati. Al tocco fu scoperta la
statua dell' Alfieri, opera insigne dello scultore
Dini, al quale il ministro della pubblica istruzione
appendeva all' occhiello la decorazione di cavaliere
dell' ordine mauriziano, compenso ben tenue al me-
rito di un artista, che ha rilevato tanta potenza
d'ingegno e che è stato accolto con vero com-
piacimento da tutti gli astanti.
"Il ministro della pubblica istruzione fece breve
discorso intorno al sommo tragico ed alla sua in-
fluenza sul risorgimento italiano, e riscosse molti
applausi, come molti e reiterati ne ebbero le pa-
role calde di patrio amore ed informate ai pii^i no-
bili sentimenti dette dal sig. Sindaco cav. Palmiere.
"Prima del discorso del sindaco era stato letto
r atto di consegna del monumento al municipio e
sottoscritto dal presidente del consiglio, dal mini-
stro della pubblica istruzione, dal presidente della
camera, dal vice-presidepte del senato, da senatori,
deputati e dalle autorità miUtari e civili principali
d'Asti, del circondario e della provincia, non meno
che dal sindaco di Genova e dai rappresentanti
del municipio di Torino, con isquisita gentilezza
invitati a questa funzione dal comune astese.
"Terminata la funzione, sfilarono in bell'ordine
la guardia nazionale, gli alUevi della scuola mili-
tare di musica, del collegio, il deposito militare ecc.
"Alle ore 4 pom. fu imbandito nella bellissima
sala della società filarmonica un banchetto, al qua-
le sedettero 150 circa invitati dal municipio. Alle
frutta vi f irono applauditi brindisi dei signori Pal-
miere sindaco, Matteucci ministro, Farcinato di VI-
nea, a nome del municipio di Torino ; qualche pa-
rola del cav. Prati, un discorso dell'on. Brofferio
in cui, mentre mostrava di non esser d'accordo
con noi intorno alle opinioni politiche di Vittorio
Alfieri, finiva col conchiudere come noi: un calo-
anehe di minima eonsegmnza] parole, che ben
danno a vedere nello scrittore, poco ai Veneziani
benigno, l'uomo, il quale sendo anch' ei membro
d'un corpo governativo, sapea già come andasse-
ro tali faccende. Ed in vero, non c'è tra gli stessi
ragusei chi pretende che il governo loro abbia
fatto sopprimere i due canti mancanti dXV Osma
nide del Gondola, per un riguardo politico verso
il Turco ? E quanti altri casi citare non si po-
trebbero, antichi e recenti, in cui le produzion
dell' ingegno dovetter essere pur troppo, sagrifi-
cate alle gelosie della ragione di Stato ? Nel caso
nostro però il fixtto sta, che il governo veneto non
abbisogna di giustificazione qualsiasi, nulla avendo
egli tentato contro il Lucio e l'opera sua, e nulla
sendovi nel racconto del Resti che dire si possa vero.
Un fatto egli è pure, che il nostro Lucio avea
anche tra la veneta nobiltà de'benevoli ed esti-
matori, e tanta era la sicurezza non poter dispia-
cere r opera sua a quel governo, che il veneto
cardinal Basadonna, graditane la dedica, s' era
tolto di farne in Venezia stessa la stampa, come
la si fece delle sue Memorie di Traà e delle
Inseripfiones Dalmaticoe ; lo che se per quella non
ebbe luogo, fu solo causa la modestia dell'autor
roso saluto dell' on. Tecchio all' esercito, a'cme
belle parole del cav. Damasio, provveditore agli
studii della provincia di Alessandria, e finalmente
un augurio fervido all' Italia mandatole dalla Fran-
cia da un rappresentante della stampa francese
il sig. Armand Levy.
"Nella sera vi fu splendida luminaria nella cit-
tà: anche il teatro fu illuminato ed ebbe gran
concorso a vieppiù celebrare questa festa nazio-
nale, la cui importanza politica e civile fu com-
presa sì bene dal comune d' Asti. E non solo l'Al-
fieri meritava questo tributo d'affetto ; ma la sta-
tua del Dini era degna che ad ammirarla vi ac-
corressero quanti apprezzano la maestria dell'arte
e dell'ingegno inspirato a grandi concetti.„
Torino, 18. Oggi, alla Camera dei deputati il
ministro Rattazzi presentò i documenti relativi alla
questione romana. Il deputato Buoncompagni do-
mandò d'interpellare sulla politica del ministero.
Rattazzi si dichiarò pronto a rispondere. Il di-
battimento avrà luogo giovedì.
— Gl'inscritti per prender la parola intorno alle
interpellanze Boncompagni ascendono già a qua-
ranta circa. È però prevedibile che quando uno
0 due per ciascun partito parlino se ne avrà ab-
bastanza perchè la Camera possa procedere ad un
voto, tanto più autorevole quanto più moderata e
schietta sarà la discussione che lo avrà preceduto.
FRANCIA.
Scrivono da Parigi all' Italie: "Ciò che giorni
fa ci scrissi intorno al sig. Drouin de Lhuys, de-
cisamente oggi si conferma : si cita perfino la data
del suo ritiro, la quale coinciderebbe con quella
del ritorno della Corte a Parigi. Il sig. Drouin de
Lhuys andrebbe ambasciatore a Londra,,.
Parigi, 19 novembre. Il Moniteur d'oggi riferi-
sce che a Patrasso sono scoppiate delle turbolenze.
N. 2256.
AVVISO.
Onde facilitare la maggiore e più sollecita dif-
fusione della pianta d'Ailanto nei terreni sassosi
e isterilì col doppio utilissimo scopo di rimboscarli
e di trarre in seguito non comuni vantaggi dal-
l' allevamento del baco che nutresi da questa pianta;
il Municipio offre di somministrare yraluitamente
polloni vigorosi della medesima a tutti quei con-
tadini poveri e comuni rurali del circondario che
volessero piantarli nei spazii improduttivi di loro
spettanza, e che a tale effetto si insinueranno in
quest' ufficio.
Dalla Congregazione Municipale
Zara 20 novembre 1862
Il Podestà C. BEGNA.
L' Assessore ABELICH.
Il Segretario Drago^ùch.
suo, che desideroso di dare ad essa la maggior
possibile perfezione, gliene fece ritardare il pub-
bhcamento, finché giunti in Roma i fratelU Bleu,
tipografi di Amsterdam, ed avendo il Lucio se-
coloro contratta dimestichezza, per esser eglino
uomini di bell'ingegno e dei begl'ingegni favori-
tori, giunsero a, trargli di m ino lo scritto, ond'
istamparlo a spese loro e coi loro tipi, come indi
anche fecero.
Queste sono le cose che dalle sopraccennate
fonti mi venne dato di ricavare intorno ad al-
cuni fatti del nostro Lucio, dalle quali panni a
ridondanza provato quanto i racconti che se ne
hanno siano in gran parte male fondati sulla ve-
rità, e quanto vi sia da sottrarre anche in quella
parte che per avventura ne fosse vera. Ne lascio
l'ulteriore depurazione a chi fornito di lumi e di
mezzi maggiori, fosse in caso di meglio applicar-
visi, contento d' assoggettare la mia qualsiasi opi-
nione al giudizio degl'intelligenti, e specialmente
al suo, distintissimo signor professore, di cui fu
da me sempre tanto stimato il merito e l'amici-
zia pregiata.
G. FERKARI-CUPILLI.
TipP3r»Ua> Fratelli BATiigu, VmcENzo Duplancioh Redattore responsabile.
Altra del 24. Dal ministero di stato venne ri-
confermato il giorno 10 dicembre per la riaper-
tura delle diete provinciali.
Da Torino 23 giunse qui la notizia ieri sera,
che ieri alle ore 10 riuscì al Dr. Zanetti di e-
strarre la palla dalla ferita del generale Garibaldi
con ottimo successo.
La elezione del principe Alfredo a re della
Grecia ha tutta la probabilità per sè. Le elezioni
in quel regno avranno principio li 6 decembre
prossimo.
Venezia, 22 novembre. Leggesi nella Cazz.
uff. di Venezia: Vedendo da qualche tempo in
parecchi giornali, articoli e corrispondenze che
accennano alla prossima pubblicazione d'uno sta-
tuto pel regno Lombardo-Veneto, abbiamo creduto
nostro debito procurarci notizie positive in pro-
posito. Siamo ora autorizzati a dichiarare che le
voci, riportate dai giornali sull' argomento, non
emanano da fonti ufficiali.
ITALIA.
Torino novembre. Le tribune della Camera
iiffollatissime; regna grande animazione. Non po-
tendo per difetto di spazio riportare per esteso il
discorso tenuto da Buoncompagni col quale attacca
con virulenza l'operato del ministero, diamo sol-
tanto la conclusione di quel discorso: . . . che il
ministero si è così esposto alle giuste censure del
Parlamento, il quale saprà certo fare il suo do-
vere e in questo e nell'altro ramo di cui si compone.
Soggiunge cho l'opinione universale si pronun-
cia contro r attuale gabinetto, il quale ebbe la
sventura di non poter compiere in nessuna parte
il proprio programma, e che sulla sua bandiera
porta scritto da un lato Aspromonte, e dall'altro
la nota del ministro Drouyn de Lhuys, eh' è un
affronto al diritto nazionale.
Dice che lo scontento è generale in Italia con-
tro r attuale amministrazione ; che nella Lombar-
dia e nella Toscana il ministero non ha un solo
amico, e che le provincie meridionali si trovano
in uno stato di violenza, in mezzo alle illegalità
d' ogni genere, ove la libertà è calpestata, i peg-
giori borbonici sono accarezzati e pi^emiati, gli ar-
resti si fanno in massa. Ed è a questo modo che
si vuol fare l'unità d'Italia?
Si direbbe che un genio malefico ha steso le
sue ali su quelle infelici provincie. Il ministero è
completamente esautorato, il paese scorato e non
lia che una speranza — il suo armamento. Ma al
Parlamento spetta qualche grand' atto che ristauri
la sua autorità ; al Parlamento spetta di farsi vin-
dice ed esecutore della legge; dal Parlamento il
paese aspetta ansioso una parola di vita o di morte
(applausi generali)
— Nella seduta del 21 Massari esamina e bia-
sima fortemente la condotta del ministero nei suoi
rapporti con la Francia e nei fatti di Sicilia, pri-
ma e dopo Aspromonte.
Parla delle condizioni tristissime delle provin-
cie meridionali peggiorate da Rattazzi. Mai il bri-
gantaggio fu più forte ed esteso.
Cita fatti che destano grande impressione. Pa-
ragona Rattazzi a Guizot, e ricorda che Guizot
scavò l'abisso alla monarchia francese.
L' oratore termina dicendo :
L' Italia ha bisogno di un governo riparatore
e forte : Lo è il governo attuale ? No. Io darò un
consiglio al presidente del consiglio {risa). Lo re-
spingerà senza dubbio [risa). Gli dirò : ritiratevi
perchè il paese non vi vuole {ilarità). E se tro-
vate che l'abbandonare i portafogli è un gran sa-
grifizio, fatelo per amor di Dìo , e avrete diritto
alla benemerenza del paese. Alla camera mi per-
metterò di ricordare che gli sguardi di tutti gli
italiani son volti sovr' essa, e che la patria aspetta
con estrema ansietà la sua decisione.
Colleghi, quand' anche l'atto che state per fare
dovesse esser l'ultimo della vostra vita politica,
compietelo onde redimere la pericolante salute del
paese (applausi).
— Dopo il lungo discorso di Massari che accusò
il governo d'essere stato complice di Garibaldi e poi
di averlo tradito per paura della Francia, paria Bro-
ferio per un fatto parziale, e dice di votare pel mi-
nistero Rattazzi onde non averne un peggiore. Suc-
cede Boggio che lungamente si diffonde difendendo
la politica governativa. Incolpa la debolezza di Ri-
casoli, di aver originata co'precedenti la catastrofe
d'Aspromonte. Dice che Ricasoli non Rattazzi chia-
mò Garibaldi da Caprera sul Continente. Sostiene
che è sleale l'accusa di connivenza fra il governo
e Garibaldi. Dopo qualche riposo riprende il di-
scorso, confuta le interpellanze Buoncompagni, e
si meraviglia che un uomo tale abbia recata tanta
offesa alla logica ; fa osservare che la nascita del-
l' attuale governo è dovuta alla sfiducia contro Ri-
casoli, e che col conte Cavour non si avrebbe a-
vuto Aspramente, appunto perchè Ricasoli non si
sarebbe trovato alla testa dello Stato. Difende dal
lato giuridico 1' arresto dei deputati a Napoli, e
mostra come un nuovo ministero non potrebbe
che trarre in ruina il paese.
— Togliamo dalle recentissime del Pungolo
quanto segue. "È probabile che il sig. Rattazzi,
dopo aver risposto alle interpellanze di Boncom-
pagni, e fatta l'esposizione dei suoi atti e delle
intenzioni che lo hanno guidato, dichiari alla fiine
del suo discorso che il giorno stesso il Ministero
rimetterà le proprie dimissioni nelle mani del re.
Pare che tutti i,ininisitri siansi dati l'intesa per
non far parte del gabinetto che succederà al-
l'attuale^. '
FRANCIA.
— Secondo il corrispondente parigino dell' /-
talie sembra imminente il ritiro dal ministero de-
gli esteri del signor Drouin de Lhuys. L'irremo-
vibilità della corte romana e l'inutilità degli sforzi
diplomatici per venirne pure a una con questi af-
fari d'Italia, ne affretta la caduta. Meraviglian-
dosi poscia dell'ingenua facilità con cui si è cre-
duto ad una transazione per parte di Roma, il
corrispondente racconta il seguente aneddotto re-
trospettivo: "Or non ha molto un uomo politico
che nel 1848 si ebbe fama di chiaro generale,
viene a Torino : il padre Passaglia fu tosto da
lui e la questione italiana fu il primo soggetto
del loro conversare. Questo personaggio non lia
gran fede nella diplomazia, : pure col Passaglia af-
fettava un certa fiducia ne' suoi sforzi.
"Allora il padre Passaglia ha soggiunto : " "Non
capisco come voi possiate illudervi così. Se la di-
plomazia è in qualche parte inefficace, lo è piìi
particolarmente a Roma, dove il non possumus è
un principio. Il giorno che il Papa non pronun-
cierà più questa formula, avrà abdicato e svestita
la tiara.
""La diplomazia discute e domanda: il governo
pontificio afferma e nega. Il Papa quando risponde
lìon possumus, lo fa in buona fede: tutti i suoi
predecessori avrebbero risposto come lui e come
lui tutti i suoi successori risponderebbero. Ninna
cosa al mondo può vincere questa ostinatezza : i
soli fatti compiuti lo possono.
" "Ah ! se Garibaldi avesse meglio indovinata la
via — continuava con amarezza il padre Passa-
glia — lui solo avrebbe potuto raccogliersi in-
torno centomila armati con uno de'suoi elettrici
appelli. Per far ciò non abbisognava del mistero
della Ficuzza, nè di eludere la vigilanza del go-
verno itahano. Bastava che, postosi alle frontiere
pontificie, avesse fatto appello agli itahani tutti
ed in massa gli avesse spinti alle porte di Roma.
I patriotti romani avrebbero risposto con pacifico
slancio : le truppe francesi ed itahane se ne sa-
rebbero restate con l'arme al braccio, ed avrem-
mo avuto in tal maniera il fatto compiuto.,, „
— Due entrefilets OlqIV Esprit public confer-
mano :
1. che la Francia proseguirà sola le sue pra-
tiche di mediazione in America, colla speranza di
riuscirvi stante il trionfo dei democratici nelle ul-
time elezioni ;
2. che il governo"imperiale, sia con un dispac-
cio 0 con una nota pubbhcata nel Moniteur, pro-
testerà contro la candidatura del principe Alfredo,
dichiarando che si deve rispettare in Grecia il
principio daUc ^^olontà nazionale, e che nessuna
potenza ha il diritto d'opporsi alla hbera mani-
festazione del suffragio popolare. Tutto ciò fa pre-
vedere una imminente rottura coli'Inghilterra.
— La malattia del Sultano, o sia del sangue
come alcuni dicono, o della mente come altri vo-
ghono, è veramente grave. L'ambasciata qui conti-
nua a contraddirla, ma è naturale che vogliano cal-
mare gli animi in questi tempi malagevoli per la
Porta. Intanto si discorre con sempre maggiore
persistenza di cambiamento ministeriale, e si crede
che il nuovo ministero abbia a riuscire piìi dell' al-
tro a grado della Francia.
— Si scrive di là che il moto rivoluzionario
della Gracia va dilatandosi, e che non solo le pro-
vincie greche soggette alla Porta, ma altresì gli
Slavi ed altri popoli affini per hngua o per razza
dipendenti dalla Porta si preparano ad un moto
generale contro i Turchi.
RUSSIA.
È fondata all' Università nuovamente stabilita a
Varsavia una cattedra particolare d'insegnamento
per ciascuna delle principali hngue slave, e spe-
cialmente per la lingua russa, polacca, czeca, ru-
tena, serba e slovena. Di tal modo Varsavia è per
diventare il centro del movimento intellettuale e
e letterario di tutte le razze slave.
EGITTO.
Timsah fIstmo di Suez, 19 novembre).
Fu aperto il grande canale di Eiguirs, dove da
molti mesi lavorano 25 mila operai.
Il canale di Suez è già perforato sopra una di-
stesa di 75 chilometri. Le acque del Mediterraneo
colano nel lago di Timsah.
— Il sig. Ferdmando Lesseps, recatQsi in E-
gitto per assistere alla solennità dell'ingresso delle
aque del Mediterraneo nel lago di Timsah che si
trova nel centro dell'Istmo, assicura che fra po-
chi mesi si farà 1' unione dei due mari, potendosi
disporre quanto prima di 40,000 operai, e non
incontrandosi piìi alcuna difficoltà per iscavare il
canale da Timsah a Suez. Saranno però necessarii
circa 6 mesi acciò che le acque del mar rosso
possano empire pienamente i laghi Amari.
AMERICA.
Nuova York \ 1 novembre. Il generale Burnside
rimpiazza Mac Clellan nel comando dell' armata del
Potomac. Venne pubbhcata la corrispondenza del
generale Hallek, che accusa Mac Clellan di non
aver eseguito 1' ordine perentorio datogli di pas-
sare il Potomac e dare battaglia ai separatisti. Mac
Clellan avea risposto di non poter avanzarsi per
mancanza di provigioni; ma Hallek constata di
avere prontamente provveduto a tutte le richieste
di Mac Clellan; per conseguenza nulla irapecliva-
gU di avanzarsi. La sua destituzione cagionò grande
agitazione nell' esercito e nel popolo, ed il Times
così la spiega : Mac Clellan è un democratico che
erasi opposto al proclama d' emancipazione degli
schiavi. Essendo le elezioni riuscite favorevoU ai
democratici, Mac Clellan diveniva un uomo peri-
coloso, perchè avrebbe potuto impadronirsi di Wa-
shington, scacciare 1' attuale gabinetto, e stabilirvi
un nuovo governo con uomini del suo partito.
(Nostre Corrispondenze).
Torino, /9 novembre:.
li Senato offriva quesl' oggi un insolito spettacolo : al
silenzio e alla solitudine che regna quasi sennpre nelle
tribune di quell'aula, oggi era succeduto un'ailollarsi di
persone, ed una curiosa aspettativa : alle tre nneno un quar-
to sono cominciati ad apparire i Senatori: si riconoscono
validi i titoli di quattro nuovi Senatori i quali prestano
giuramento: fra essi i due distinti economisti Scialoja e
Duchoqué : la parola è all'interpellante Siotto-Pintor che
ieri avea domandato di fare interpellanze al ministero sulla
politica estera ed interna : costui con un lungo giro di
parole dichiara che ignorando ieri l'ordme del giorno a-
dotlato dalla Camera gli sembrava che per il reciproco ri-
spetto che si devon 0 I ti li e rami del parlamento, le inter-
pellanze in Senato si doveano rimettere a tempo indefi-
nito. Il ministro Durando gli ha con poi-.he parole ram-
mentato che fin da ieri sera egli gli avea fatto cenno della
risoluzione presa nella Camera dei deputati : il presidente
del Consiglio facendo buona ciera a cattiva fortuna ha di-
chiaralo che pel ministero qualunque epoca era la stessa
e che se ne rimetteva completamente al Senato: e qui è
sorto 4jn vivace dibattimento se si dovessero o no procra-
stinare l'interpellanze: Farina volea che si facessero su-
bito, Pollone che si rimandassero: l'assemblea ha dato
ragione a quesl'ultino, ed è stato adottato l'ordino del
i giornali di una nazione chiamano monotone o
peggio {tooty-tooty) ie -celesti note di Kandel, non
si ha bisogno di altro per giudicarla sicuramente
• sótto questo riguardo, t per aver il diritto di dire
ché' il cotone. le. è penetrato perfin negli orecchi.
•Del resto, quelli^ satira acerba che il Giusti seri-'
veva "^QÌ. reuma d'un cani ante,- non perderebbe
neanche in America la sua applicabilità ; avve-
gnaché ad onta del poco senso musicale di que-
gli abitanti, essi pagano profumatamente i vir-
tuosi die approdano al loro emisfero per assistere
agli sbadigli dei palchetti e delle platee.
Lo spasso a cui di gran cuore si dedicano gli
Americani sono i giochi di forza (out of ilonrs ga-
mes), lo scivolare sul ghiaccio {pattiiiage) e le
' corse a cavallo. Fra i primi, tiene il posto d'o-
nore quello che dicesi box e che a noi altri Eu-
ropei sembra sollazzo più da facchini che da per-
sone civili. I boxers (non dissimili in questo da-
gli antichi gladiatori romani), una volta impegnata
la lotta, non cessano di martellarsi coi pugni fino
a che non siano rifiniti di stanchezza e di busse;
e si ritirano dal combattimento sformati in ma-
niera da non poterti più. riconoscere. SuU'esito
della lotta, s'avvicendano fra gli spettatori nume-
rose scommesse; cosicché, giunti alla fine, allo stre-
mo miserabile dei pugilatori, si unisce la rovina
di quelli^che, basandosi sull'alea d'una scommessa
vedono passare nelle mani d'un altro tutto o quasi
tutto quello che hanno.
Meno fecondo di simili effetti si è il pattinale.
Sul lago di Parc-Central, giunto l'inverno, si vede
giornulmeiite una folla di gente che va scivolando
sul grosso ghiaccio di esso e corre e s'incrocia e
s'aggira di modo, che la ti pare una treggenda
di stregoni venuti a far la rida con megser dia-
volo. Gli uomini sopra piccoli scandaletti di ferro
0 di acciajo (pattìnsj, le signore sopra slitte ele-
ganti e leggere spinte velocevolmente da servi-
zievoli dami, prendono tal gusto in quelle rapide
corse che non lasciano il parco se non quando la
notte è già fitta, per ritornare l'indomani a riprende-
re il giuoco. Se si può credere alle relazioni, date
cotidianamente dai diarii locali, vi furono dei giorni
nei quali sul quel piastrone di acqua gelata si
trovarono fino 50,000 persone; ma noi riteniamo
che, com' è superlativa la loro mole, sia un po-
chino superlativa anche la cifra surriferita.
In quanto alle corse a cavallo, l'è una storia
sì nota che noi riteniamo superfluo il parlarne.
La mania del cavalcare, presso gli Americani può
essere pienamente scusata dall' eccellenza dei loro
destrieri e da quella ammirabile leggerezza che
nulla detrae alla loro prodigiosa forza. Si citano
esempi di cavalli che hanno percorso al trotto
3. 200 metri in 4 minuti, con quella indifferenza
(!on cui un ronzino di messaggiera può fare le sue
cinque miglia all'ora. Vero è che da queir andare
a rompicollo, ne derivano spesso fratture, contu-
sioni e altre tali incerti; ma non per questo gli
Americani rinunciano a queir amore di furia pel
quale i loro treni ferroviari divorano 40 e 50 mi-
gha nel corso di 60 minuti.
Dalla preferenza da essi accordata ai piaceri
volgari sopra i piaceri di tempra delicata e gen-
tile, il lettore si sarà già immaginato che, come
di musica, gli Americani s'intendono poco di ar-
chitettur.ì, di pittura, e delle altre figlie dell' arte.
1 loro lavori architettonici avranno della grandezza,
della maestà; ma vanno spogli di quella indefi-
nibile impronta che, senza addimostrarsi più in
una parte che in altra, palesa nell'insieme l'in-
tervento del genio ed è il segreto dell' euritmia
edile. Vasti editìzii abbelliscono Nuova-York e le
altre inferiori città; ma non v'ha forestiero, che
vedendoli per la prima volta, non li prenda per
tanti magazzini, banche, borse, stabilimenti di ma-
nifatture, officine, e non provi una vera sorpresa
quando apprende eh' essi sono abitazioni di facol-
tosi privati, luoghi di beneficenza, scuole, univer-
sità, ufficii governativi et reliqm. I soli monu-
menti ai quali fu dato d'inspirarsi agli artisti di
America, furono i dodat, le darsene, e i arsenaU
fondati un tempo dai loro avoli inglesi; ed è na-
turale che con tali modelli non potessero riuscire
quello che sono riusciti, per e^mpio, gli artisti
itahani. Le memorie e le reliquie del tempo pas-
sato, si fanno troppo sentire in appresso perchè
quelli che soiio non sUnformino tanto o quanto
su quelU che furano o-non ne assumano in buona
parte il cacAeL ; ' ;
Lo stesso è da dirsi della pittura ; c^)n una pic-
cola differenza però. Resta fermo che gli Ameri-
cani se ne curano poco e 1' hanno in conto di vana
quisquilia. Ma ciò non toglie eh' essi possano van-
tare dei buoni pittori e delle opere pregevolissime
d' arte. Il nominare Elliot, Church, Jannes e Mi-
gnatt, dispensa dal dilungarci nel dimostrare ai
lettori che anche in America la pittura possiede
degli insigni cultori. Una particolarità da notarsi,
in questo argomento, si è l'abborrimento profes-
sato dalla maggioranza dei cittadini agli artisti
stranieri. Un pittore che si proponga di recarsi
negli Stati-Uniti coli' idea di farvi denari e di pi-
gliarvi pei capelU la volubile sorte, versa nel più
deplorevole inganno. I pochi lavori commessi, sono
commessi ai nazionali, e uno straniero, per quanto
superiore in merito a questi, per quanto limitato
nei prezzi, è sicuro di vedersi privo di pane se
non ricorre a qualche altra professione a cui ab-
bisognino braccia.
Tale la società americana attuale ; o almeno
tale una parte di essa. Essa abbonda di grandi
elementi di bene ; essa è giovine, forte, fidente
nell' avvenire. Che se pur in qualche lato del qua-
dro nereggiano delle tinte fosche e paurose, se
qualche volta alle nobili aspirazioni e ai palpiti
santi del cuore prevalgono i dettami del materiale
interesse che dimezza l'anima e ne inaridisce la
vita, non è lecito per ciò solo inferire (come da
taluni si fa) eh' essa sia affetta da tale un malore
al quale è impossibile arrecare rimedio. La pre-
sente guerra civile che per molti è lo strumento
della sua completa rovina, per noi è soltanto una
tremenda lezione di quella Suprema Giustizia che
punisce le colpe dei popoli come quelle degli in-
dividui, un'emenda degli errori commessi, un am-
monimento alle genera^oni , chiamate a compir l'o-
pera del sociale perfezionamento. D.r P.
^ ' fflw. Friul.J
• —P—•••—-—
Il discorso del D.r Giskra.
nella seduta del 26 nella Camera dei Deputati.
Questo famoso discòrso fa parte del rapporto alla
Camera a nome della Giunta finanziaria e si collega
colla diminuzione dei budget militare, rispetto a
che il Dr. Giskra ebbe a dire :
In questa direzione io sono guidato dall'intimo
convincimento che una diminuzione progressiva
dell' esercito sia ammissibile, perchè, secondo il mio
modo di vedere, le circostanze si sono consolidate
di molto a nostro favore, in modo che, se tutti
i sintomi dell' epoca non ingannano, non è da at-
tendersi per l'anno prossimo un attacco da quella
parte. Io poi, per parte mia, non temo neppure i
400,000 uomini votati in Itaha, nè truppe ita-
liane , che per il momento trovansi ancora sulla
carta, le quali dovrebbero marciare nella prima-
vera verso il Po e il Mincio, giacché mi rammento
che nell'anno 1812 l'Imperatore Napoleone, quando
comandava sopra mezzo mondo, non condusse in
campo che 580,000 uomini. Come potranno 400,000
Piemontesi minacciare nella prossima primavera le
fortezze dell' Austria al Po e al Mincio ? Non pa-
vento neppure i proclami di focosi condottieri e
di uomini distinti d'Italia, con cui si pone in pro-
spettiva una prossima guerra per la conquista di
Venezia, e si predica la crociata contro il suppo-
sto eterno nemico d'Italia. Si predica facilmente,
ma si fa la guerra molto più difficilmente. Io sono
partito dall'opinione che le condizioni politiche si
sono in complesso consolidate, e come fu osser-
vato ieri sono più rosee di prima, sebbene io ne
attribuisca il merito ad altra fonte che quella ieri
accennata. Le condizioni si sono in complesso mi-
gliorate; e in quanto la nostra diplomazia ab-
bia contribuito a tale miglioramento, la è un'altra
questione. Voglio trattenermi dall'esporre come,
secondo i sintomi esterni, queste favorevoli condi-
zioni furono condotte ben più da cause fuori del-
l'a?:ione della diplomazia auitritica, che da quo-
st' azione stessa {(irida: benissimo). Giacché la di-
plomazia austriaca non seppe rendere vano il trat-
tato di commercio franco-prussiano tanto minac-
cioso per noi; la diplomazia austriaca non seppe
impedire il riconoscimento del Regno d'Italia per
parte di vicini, che stanno con lei in rapporti a-
michevoli ed intimi; la diplomazia austriaca non
seppe impedire che una stirpe fedenile alemanna
pella quale battono non solo i cuori dei deputati
della Stiria, ma tutti i cuori tedeschi, venga mal-
trattata in modo affatto inaudito {Vive grida dì
Hravn). La diplomazia austriaca non si adoperò
in modo che possiamo uscire dallo stato di dover
rimanere in assetto di guerra. Dico, che noi stiamo
meglio per la forza delle circostanze, e non pel
merito della diplomazìa austriaca. Devo però ac-
cennare come inesatto quanto disse il mio onore-
vole amico della Moravia, essere colpa della pre-
sente direzione della diplomazia austriaca, se negli '
ultimi tempi abbiamo spesi 60 milioni di più di
quanto era necessario. Non esigerete da me, o
signori, eh' io entri nel campo della grande politica
europea, come fu fatto ieri in modo abbastanza
esauriente; io non voglio esprimermi sull'alleanza
franco-inglese; ma vorrei pure rendere attento un
onorevole preopinante della Boemia, che 1' amico
di là del Reno, raccomandato da un diplomatico
della stessa parte della Camera (accennando la si-
nistra), c'indusse colla sua alleanza nell'anno 1854
allo schieramento di truppe in GaUizia, coli'emis-
sione del prestito nazionale; che quello stesso a-
mico pochi anni appresso venne contro di noi
come nemico in Italia; che quell'amico è forse
causa, che dobbiamo ancora di presente avere uno
straordinario di spese di 20 a 25 milioni, perchè
egli fu nostro grande aulico ! {Ilarità). Concede-
temi soltanto di dire alcune parole relativamente
alla questione italiana, onde esprimere la mia o-
pinione individuale.
Io non disconosco gli sforzi d' una grande na-
zione di unirsi politicamente, ma non comprenderò
mai, eh' io debba recare danno a me stesso per
tale volontà altrui, e non comprenderò mai, che
per la ragione che in una parte dell'Austria si
parla italiano, questa parte dell'Austria venga ce-
duta alla poHtica italiana d'annessione, al co.nso-
hdamento nazionale, e ciò non soltanto nell' esten-
sione come la vorrebbe la carta dilatata dei con-
fini d'Italia, oltre il Brenner, per la Carniola, al-
l' Istria e alla Dalmazia ; ma io non cederei la più
piccola parte della nostra Itaha (Ihru^o Hravo).
Egli è ben questo il luogo, ove, in faccia ai
continui attacchi espressi in tal senso in altre
Camere contro F Austria, in faccia all' eterno grido
essere necessaria 1' unità nazionale, 1' autonomia,
e la grandezza, la conquista di Venezia, che qui
in questa Camera venga risposto espi'essamente
"No,„ e da questa Camera verrà udito da lunge
— No, la grandezza e la potenza dell' Austria
non permettono che venga tolto neppure un pai- *
ino della nostra Italia, e noi sacrificheremo uo-
mini e denaro perchè nulla del suolo austriaco
venga ceduto alla politica annessionista d'Italia.
{Fragorosi applausi.) Dicasi un po' all' Inghilterra
che ceda l'Irlanda, che non è inchnata per la
Granbrettagna, o che ceda l'Indostan, Gibilterra,
0 le Isole Ionie. Tutti questi luoghi essa h di-
fenderebbe colla sua ultima nave, e col suo ul-
timo soldato. Per quanto vivo sia il desiderio dei
filelleni di possedere l'Isole Ionie, la prudente e
ricca Inghilterra, ben progredita nella politica, non
cederebbe alla Grecia neppur un palmo di terra.
E la Francia cederebbe ella 1' Algeria ? Non si
opposero le tribù arabe fino all' ultimo momento
colle armi alla mano per non voler divenir fran-
cesi? Nondimeno la Francia noi farà mai, e se
questa curiosa esigenza dei tempi moderni dovesse
valere, che si dovessero formare gli Stati secondo
la lingua, o come sono conformati gli occhi, od
il naso {ilarità), o secondo l'idioma che vi si ^
parla, in quale caos piomberemmo! Certo sarebbe
questo pensiero il più insano e più infelice , che
si dovessero dividere o formare gli Stati secondo
la nazionalità. Gli Stati si formano secondo leggi
più sublimi. Non è già perchè l'inglese parla la
-sua lingua, e lo scjzze-se la sua, ma perchè sono
M. 60. Zara 13 »icembre I «OS. Anno III. Voce Dalmatica
Prezzo d'associaziotw^ in *aluf* »astriac» prr
Zara: per un anno fiorini per sei m«si Gu«-i»i 4;
per tre mesi Uorini 2. P»-l riiuanciUe della Provinci*
a fuori: per un anno fiorini 9; per sei mesi fiorini 4
solili 50; per tre mesi fiorini 2:25. Per l'estero, e
|iel Lombardo Veneto gli stessi prezzi inargento, h-an-
rlie del porto-posta
Giornale politico-letterario
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
I ?rupp! e If commisnioiil , franeUi sprae
ni tlii i » nno in Z^ra a V iticenxo UupUoech
dsttare iU!U VucO l'aliiiitit u. e eli abhupnameoii. al
ne^ozii lilisrii dei «mcRon fi-jnelb BitUHra c Pietrv
Abelii'h. C'Ii di S lince rcsisno I fiocino, « ojai
line < ili pili xuldi 6. La tasita <li itii.inza rea: > a raricu
di-i coniimttenie. I n numero .st-piirato cos(;i soldi 10.
La festività del giorno 8 avendo im-
pedito la pubblicazione del nostro foglio
nel 10, ne compenseremo in seguito i si-
gnori Associati con qualche supplemento.
Letteratura slava.
XI.
sèrbi svi i svuda 1
Sve nervati, svuda Hčrvali!
Sì, ancor gravita sulla terra la mirabile sen-
tenza del sapientissimo Salomone, uscitagli infra
le sue settecento donne principesse, e trecento con-
cubine: "Onde io pregio i morti, che già son morti,
più che i viventi, che sono in vita fino ad ora.
Anzi più felice, che gli uni, e che gli altri, giu-
dico colui, che fino ad ora non è stato: il quale
non ha vedute 1' opere nialvage, che si fauno sotto
il sole».
Il gran cervello dell' Occidente non ha molto
partorì un poeta in grave colloquio con quei del
mantello di Diogene ; li disperse la mitraglia ; ap-
parve il sagace Tiberiolo ; e l'Italia ? — partorì
il suo Achille, e la sua ferita or vien curata pen-
mis herbis. E la Slavia del mezzogiorno ? —La
tracotante ignoranza, falsa imitatrice della vera
civiltà, la vestì da meretrice ; ma verrà il dì, in
cui ricomparirà nel suo bel velo.
Gran tempo passerà di salutare espiazione, che
or succede dopo 1' antico rassegnato silenzio; con-
vien che da gran disordine risulti un grande or-
dine riparatore della bastardaggine ; che succedano
uomini nuovi ai vecchi ebbri di rovinosa rigene-
razione; e sopra tutto che si fissi nnmutabihiiente
cosa è Hèrvafslia, cosa Serhska ; se le fortissime
nostre legioni debbano chiamarsi croate o serbe;
se i memori del feroce bulgaro Samuele, armati
dello stendardo di San Pietro, riconosceranno i
frantumi dell' effimero impero di Bussano ; e se la
corona di Zvonimiro si riposerà sui suoi influenti
e versanti; infine, se tutte queste razze discor-
danti si uniranno in fraterno amplesso. Ai posteri
l'ardua sentenza; ma verrà quel dì in cui mo-
strerà giocondo il suo bruno sembiante la vezzosa
Slavia.
Ora il primo punto della gran questione con-
siste nel diciferare a traverso di mille contrasti
se la Croazia debba essere serva a Serbia; se i
Set'O» svi i -wuila e i s^-e Uhvati, svuda //òrvuti,
implicano contraddizione; se si debba la Serbia ri-
dar entro i suoi confini naturali, onde rispettosa-
mente porga la destra a Croazia, oppur si rivolga
alla rimota Russia, che or ha ben da fare coi de-
voti Polacchi. Son fandonie queste? — E io dico
e sostengo che la or vantata unione nella Slavia
nostra è grandemente affine all' amicizia fra Erode
e Pilato.
Sì, Dalmazia farà da sè; e i Croati e croatiz-
zanti, e i Serbi e serbizzanti, e quel pugno di
sedicenti Serbi, che la voglion ingozzare con una
lingua che non è la sua, dorranno rinculare di-
nanzi all' intelhgenza dalmata ; e contro alla lo-
comotiva del mascherato Fausto si tirerà a mi-
traglia.
La dottrina di Dositeo è contraddetta da quella
di Kacich; i professori in cappa magna slava a
Zagabria si prostreranno alla sapienza di Bel-
grado? Kacich ben conosciamo; or vediamo chi
•fo Di>siteo.
Dositeo Obradovich , nel secolo Demetrio, ex
Calogero, nato fra i Valacchi a Ćakovo nel Ba-
nato di Teniesvar, è il principe dei moderni filo-
sofi e letterati serbi ; primo fu che vide la ne-
cessità d' istruire il popolo serbo in lingua vol-
gare, e lasciò la calogerica al clero ; si ingegnò
di scrivere per ciò delle opere, in cui la lingua
da lui chiamata volgxre serba, è corrotta da una
moltitudine di barbarismi, da errori di granmia-
tica, da vocaboli liturgici ; però vi riluce il suo
beli' ingegno, che fu un prodigio in mezzo a quella
zotica gente. Kacich scrisse meglio di lui ; ma egli
comprese meglio la pratica applicazione dello spi-
rito nazionale.
Egli fu il principale promotore dell' idea serba,
non solo in Serbia, ma ben anche fra i suoi cor-
rehgionari in Dalmazia, ove visse cauto parecchi
anni, perchè allora dominava il veneto Leone, che
non voleva nazionalità se non nelle legioni. In
una canonica vicino alla fortezza di Knin fu mae-
stro tre anni ; insegnò e predicò anche a Zara,
Plavno, Scardona, ecc. ; venne a Spalato con cento
zecchini da lui degnamente guadagnati, ove im-
barcò per il Levante ; vi^se da noi come un rab-
bino nella sua comunità; lodò ampiamente tutti
coloro che lo beneficaronò ; modestamente si la-
gn^ di coloro che lo bisitrattaromo ; predicò tol-
leranza religiosa con cautehi; si pentì di aver ab-
borito gli Uniotti ; non fece torto a Fozio dicendo,
che la Chiesa dovrebbe chiamarsi cristiana, non
greca, non latina; Telemaco fu il suo mentore;
fu di temperamento sensibile melanconico, talvolta
piagnucoloso; vide la grand'età di Giorgio il Nero;
vi cooperò ; ma vi introdusse anche delle pratiche
straniere non confacenti all' indole del nostro po-
polo, e in Dalmazia, sul sepolcro di un suo be-
nefattore, invece deU' opijefo arringò da Demostene;
avvenimento questo semiserio in mezzo alla gaia
semplicità del hofua nije ila kruha ne jide, a nama,
bra/'o, zdravlje i veselje.
Ebbe un successore in Zelich da Xegar in Buc-
covizza, archimandrita e vicario generale alle Boc-
che di Cattare, che imparò teologia sinodale in
Russia, e si meravigliò della semplicità del patri-
arca costantinopolitano, che viveva alla turca ; par-
vegli che la chiesa greca in Dalmazia debba ri-
formarsi, e trincierarsi dagli assalti della latina;
con laudabile sincerità espose il miserando barbaro
stato del suo clero; si mostrò perciò intrapren-
dente, faticante; e se non avesse troppo urtati i
confini della prudenza, e non dato di cozzo in al-
cuni pregiudizii, e mostrata minore ambizione, sa-
sebbe stato degno dell'episcopato, che venne da
Napoleone dato ad altro di minor merito del suo,
ma più arrendevole di lui. Fu benefattore, buon
scrittore, se quella sua Vita fu scritta da lui; finì mi-
seramente in esilio. Monsignor Kraljevich, che fu
prefeiìto nell' episcopato, a Venezia mi pai-lò senza
rancore di Zelich, il quale gli disse : ja sam zeca
tražio, ulovio ga, natakà na razanj^ is^tecù ; pa
ga sad vi jedete. Del resto monsignor Kraljevich,
che io vidi ultra nonagenario, era di venerando
aspetto, sempre amico ai Dalmati, spregiudicato,
affabile oltre ogni dire, assennato, e amorosamente
si ricordava del suo gregge.
Ho voluto ricordare due fonti di serbismo in
Dalmazia, prima ignoto, o non praticato ; poscia
diffuso in un paese, ove T Uèrvalska. e Vhh'uatshi j
erano gli unici storici titoli di nostra nazionalità, j
che dalla sola boria serbica, può venir contrasta?- i
ta; boria che crebbe e si diffuse fra noi per 1'
nerzia dei nostri, e per la dappocaggine croatai;
e infine giunse a tanto, da imporci una lingua ba-
starda, propagata coi loro organi: il Clasnik l)a_lr>
matinski, l'appendice del la Matica ^o.
ecc. che noi assolutamente dobbiamo ripudiare^ is^
non altro come alteranti la nostra lingua
dalmata.
In Serbia sursero molti imitatori di DosUeo»,
che lo superarono in quanto a lingua, non ne^
mente. Dopo di lui scrissero vari, e particol^^vi
mente Vuk StefanovichKaradzich, diesi devecl^i^-.
mare il padre della volgare letteratura; uomo di
poca levatura, ma profondo conoscitore di nostra
lingua ; peccato che scrisse nel suo dialetto ^le-.
ridionale stracarico di sdolcinature e schiacciature^
le quali quando venissero toUe, ne risulterebbe
vera lingua slavo-dalmata. È però scrittore cor-!,
rettissimo, ma assai monotono per la scarsez'^Si
dei materiali, che egli avrebbe potuto rinvenirci'
in più copia da noi; quindi giudico, che lingua
serba volgare e lingua slavo-dalmata sia tutto uno,
ridotta che fosse al giusto mezzo, di cui già più
volte parlai; e per conseguenza che Serbia e /AV-
vatska sia una istessa istessissima nazione, deno-
minata in quelle due -maniere come distinzione di
famiglia che or la prepotenza vuole una sola, con
lingua inventata, che si deve riformare, e non cosi
ciecamente accettare correndo dietro àcj un«
unione.
L'intelligenza dalmata però non deve rimanera
indifferente spettatrice della lutta fra Serbi e Croa-
ti, fra croatizzanti e serbizzanti ; ma deve spa-
gliar la nostra Slavia dalle meretricio vesti, quindi
darsi allo studio della hngua vera non adulterata i
e frattanto il più bello e nobile passo ch3 por»
trebbe fare, si è quello di ristampare la prosa
del Kacich, non quella guastata dai Croati, ma
quella da noi conservata; però con lettere latine
piane non rostrate; quindi distribuirla gratis, §
introdurla nelle scuole ; e fatto questo, si avpi^
tempo di passare gradatamente, non precipitpsa^
mente, ad altri mezzi di diffusione pura slava.
Viva la lingua italiana, da usarsi sempre in
Dalmazia; ma che non si trascuri la slavà, cl^t^
un di dovrà surrogarla negli atti pubblici, e neU
r istruzione pubblica ; e a voi or viventi non riu-;
scirà discaro il pensiero, se i vostri nipoti o pro^
nipoti saranno i rappresentanti della vera civiltà,
infusa nella mente slava.
Slavi si ma Croati nò, fu il grido escito
forte e sapiente petto autonomo ; e io qui voglio
illustrarlo con un brano di storia patria:
Gli Slavo-dalmati dopo la pace fatta (vedi Cat^
tahnich) tra Cresimiro loro re, e Pietro Orseolo
doge di Venezia, si avvicinarono sempre più ai
Dalmati antichi, e col progi'esso di tempo ferma-
rono di due popoli un solo.
Morto senza discendenti maschi il nostro r^
Zvonimiro (in latino Svinimir). scoppiò la guerra
civile per l'ambizione dei grandi del regno ; e
Dalmazia, stata sempre più sapiente di Croazia, vi
riparò coir eleggere Stefano Secondo di sangue
reale, riconosciuto da san Giovanni Ursino vescovo
di Traù, e da Lorenzo arcivescovo di Spalato,
e da altri principali. Ma i nostri fratelli di oltre^
monte non lo vollero l'iconoscere, e finalmente
per trovar pace si diedero a Ladislao re d'Un-
gheria , e così ebbe principio 1' unione ungliero-
croatji. Golonj^tjo suo succe,sg9re volle aocbe Duìr
X. 61. Zara 17 Dicembre 1§63. i lino 111* Voce Dalmatica
Prezzo d' asRocinzidn" in valuta auitriara prr
Zara: |jtfr un anno fiorini S ; per M-Ì nie>i fiorini i ;
per tre mesi (iorini P: 1 riitisni Mie (IL-IIU Provincia
0 fuori: per un anno fiuriiii D; per sri im-si fiorini -l
soldi 50; por Ire mesi lini ini 2:2.'). P.T l'estero, e
pel Lombardo Veneto gli stcssii pu zzi in ar^fnto, tran-
cile del porto-posta.
Giornale polidco-letterario
Esce il Mercoledi ed il Sabato.
T iruppì e le eninniì-^ìonl. frenelli d.^l!-» spr»«
po>l«li, .-«i diri Cuim in / tra a \ iiiera*u Duplauc oU llr-
d4liwi'.- dell I \gCtf i'rtlliiuti. a . « «li nUjuuiuuuerui, ai
liryoxii lihrurii d..; Miiujii tr..t«-lli Ballar» e Pietr#
Al».'iu-ti. Oli ÌHVI.-.Ì di S line.- co-rauu I lÌDrian, e Ofui
liiii.-.> >li l'iu ^t^Kii <i. La i.t>.>.t ili finanza resta a eario»
d i coiuiDtitenli-, I n iiuiiit-ro separato eosia ,s<»l<fi ll>.
Organamento militare della Prussia.
Da qualche tempo, questa potenza si at-
trova in tale una crisi, dall'esito della quale di-
pendono in buona parte le sue sorti avvenire. Il
nodo di questa crisi è, senza dubbio, la questione
militare, È in tal questione che la fazione feudale
si è maneggiata in maniera, da porre in antago-
nismo fra loro la Camera dei deputati e la Co-
rona, da togliere la concordia e l'armonia fra i
due poteri statuali che reggono legislativamente
ed esecutivamente il paese, da dissuaderli da quelle
concessioni reciproche che sole possono allonta-
nare i possibih conflitti fra le due podestà. E di-
voro, il partito feudale ha dato un saggio della sua
non comune accortezza nello scegliere, fra le tante,
ima sì propizia occasione. Potenza eminentemenie
mihtare, la Prussia sente troppo il bisogno di so-
stenersi nel posto finora occupato, per non annet-
tere somma importanza ad una materia che è la
base stessa della sua esistenza politica ; essa, in
tale argomento, non rifugge da queir eccessiva
suscettibilità che sarebbe ingiustificabile presso al-
tre nazioni, e che scaturisce immediatamente dalla
sua posizione eccezionale. Eccettuata la parte nor-
dica delle sue frontiere, essa è interamente sprov-
vista di que' baloardi naturali da cui sono cir-
condate alcune altre potenze ; e come se ciò non
bastasse a costringerla ad un enorme dispendio
in presidii militari ed artificiali, la sua qualità di
grande potenza la obbliga a mantenere una quan-
tità di soldati che è sproporzionata al numero dei
suoi abitanti, e gravita grandemente sui suoi bi-
lanci finanziarli.
Per ciò, allorquando il ministro della guerra,
generale Eoon, in una delle tempestose sedute
dell'anno decorso diceva che "l'armata è una
forza produttiva fino a che è necessaria a proteg-
gere le altre forze della nazione„ esso esponeva u-
na verità la quale in nessun luogo è più applicabile
di quello che lo sia nel regno di Prussia. Con tutta
la nostra civiltà, l'Europa è ancora divisa in tanti
accampamenti più o meno nemici, i quali si van-
no sempre piìi jattorniando di ogni sorta di opere
belliche e si assiepano continuamente di uomini ar-
mati. Con tale prospettiva dinnanzi, e seiiza avere
(come diceva de Pradt) nessuna frontiera sulla
quale appoggiarsi, ò ben naturale che la più pic-
cola delle potenze componenti la pentarchia Euro-
pea, sia nel massimo grado gelosa di quelle mi-
sure che concernono il suo armamento e quindi i
mezzi guerreschi di cui si potrebbe ftir uso, caso
mai scoppiasse in Europa una guerra. Vertendo su
tal fatto l'attuale crisi prussiana, per porre i let-
tori in chiaro di essa, crediamo opportuno di a-
nalizzare l'argomento militare di questa potenza,
lasciando il campo delle opinioni e dei progetti
ai diari pohtici che colgono le impressioni del
giorno, e attenendoci a fatti che vennero in luce
mercè i più recenti studii della sua storia contem-
poranea.
L' armata prussiana riconosce il suo fondatore
nel grande Elettore di Brandeburgo Federico Gu-
glielmo, che con sommo accorgimento e coraggio,
seppe dall'altrui danno e rovina procacciare a se
stesso indipendenza e gloria. La Riforma aveva
portato di terribili scosse all'unità dell'Impero Ger-
manico: essa vi aveva filtrato quel germe corro-
ditore che doveva scompaginarlo e dissolverne l'an-
tico le^-ame. Confortato da una novazione che do-
veva esser feconda di conseguenze cotanto gran-
diose, il Hrandeburgo rivendicò la propria indipen-
denza nei rapporti esteriori e la propria autoiiouiia
negli interiori. Ma quelli erauo tempi nei quali l'e-
sercizio di un diritto aquisito per forza materiale,
se non era da questa medesima-fur/a sostenuto e di-
feso, veniva nuovamente distrutto per il volere del
primo che s'avesse tanta poten/.a da eseguirne l'aii-
nullamento. È sotto questo riguardo die la guerra
dei Trent'anni salvò il Brandeburgo e gU assicurò
i privilegi fino allora goduti. Imperocché l'aristo-
crazia se prima rifuggiva dalle armi e rinnegava
le sue antiche tradizioni guerriere per usufrut-
tuare in ozio codardo l'alta posizione dovuta al
valore de'suoi antenati, dopo la suddetta guerra,
una ineluttabile necessità la spingeva a concorrere
personalmente alla sicurezza e libertà della patria.
Destituita di quelle ricchezze che accumulate in
lungo corso di tempo, le erauo state rapite dal-
l' incessante tenzonare delle armate nemiche, essa
non era più in grado di esimersi, mediante denaro,
dal movere ad oste; essa doveva, come altra volta,
offrire il suo tributo di sangue alla fiera natura
dei tempi.
Costituita di tal maniera un'armata di circa
30,000 soldati, Federico (ìriigliiìhno che aveva ap-
presa l'arte di guerreggiare ih Olanda, nel 1G55
riportava vittoria contro le forze di Luigi XIV
sul Reno e contro gli Svedesi prima a Varsavia,
poscia a Felirbellin. Ma se fin d'allora essa si di-
stingueva per prodezza e valore, andava priva di
un elemento precipuo senza del quale non v' ha
esercito vero; la disciplina. Impetuosa negli at-
tacchi, tenace nelle difeso, essa era insubordinata
a' suoi capi e spesso si rivoltava contro di essi. Ci
voleva un uomo d'indole ferrea per ammansare
quegli spiriti turbolenti, indocili e rozzi ; quest' uo-
mo fu Federico Guglielmo I che i suoi contem-
poranei chiamarono re sparlano per l'inflessibilità
della sua volontà e per la rigidezza delle sue mas-
sime. È tradizionale la sua predilezione pei sol-
dati di alta statura (iwigelicrlc) di cui egli com-
pose dei reggimenti conosciuti sotto il nome di
azzurri; ma è ben più tradizionale l'universale
spavento che egli inspirava ai soldati ed ai cit-
tadini pel sommo rigore col quale puniva le loro
più lievi mancanze. Cres".iuti nel seno d' una ci-
viltà che ha esautorato l'arbitrio nei reggimenti
civili ed ha sostituite all' antica ferocia la mitezza
e la moderazione, noi proviamo fatica a giustili-
care il primato di un uomo che se ne serviva a
gravare i suoi sudditi e ad appagare le sue rudi
inclinazioni.
Ma riflettendo alla condizione dei tempi, il modo
impiegato dal primo Federico (ruglielm ) nello e-
sercizio del proprio potere, sarà a' nostri occhi
men degno di biasimo di quello che a prima giunta
non sembri; avveguacchò.per esso gli venne fatto
di portare l'esercito (sostegno così essenziale in
allora della ricchezza e della securità nazionale)
a 80,000 soldati, a lasciare un avvanzo di 8 mi-
lioni di scudi, e a far superba la patria di un
gran capitano quale fu il principe Leoj)oldo di
Anhalt-Dessau. Senonchè, la piccolezza del paese
mal corrispondeva al numero ingente di uomini
eh' esso doveva fornire all' esercito. Ricorrendo ad
un mezzo assai usitato in queir epoca, si pensò di
riempire i vacui esistenti nei quadri, mediante un j
arruolamento di que' mercenari che andavano gi-
roftzando per tutta d'Europa in cerca di chi ne
volesse comperare, a contanti, la vita. Il recluta-
mefito fa tale, che circa un terzo dell'esercito fu
costituito da questi cavalieri erranti i quali difen-
sori oggi d' una causa, domaui se ne facevano
combattitori.
Si fu con tale accozzaglia che il grande Fe-
derico U cominciò quella serie di brillanti vittorie
che gli aquistarono fama del miglior capitano della
sua epoca. La battagha di Mollwitz, in Islesia,
nel mentre gli testimoniava i pregi della sua truppa,
ghene aveva posti in evidenza anche i difetti. In-
teso a perfezionarne l'organamento, egli coll'aiuto
de' suoi generali Seydlitz e Zieten, la portò a
150,000 soldati; le infuse lo spirito di corpo, la
coscienza del proprio valore, e con essa (per ci-
tare uno solo degli innumeri fatti d'arme che suc-
cessero nella guerra di Sette anni) sbaragliò a
Rossbach quasi tutta l'armata franco-alemanna che
s' avvanzava fiilente in un securo trionfo.
Le iterate campagne di Federico II aveano tal-
mente stremati i suoi corpi che, caduta in disuso
la pratica di assoldare gente avveniticcia, non si
sapeva in qual m)do riparare ai guasti in essi
avvenuti. Dominato da quell'istinto guerriero che
costituì la sua più splendida gloria. Federico an-
ziché rappaciarsi per mancanza di mozzi a pugnare,
pensò di ostruire i vuoti esistenti ne'sus/i reggi-
menti mediante i prigionieri di guen-a che gli ve-'
nisse fatto di acchiappare sui campi di battaglia.
Sarebbe difficile il comprendere come, con militi
strappati dai bro compagni e lanciati a combat-
tere contro di essi, potesse Federico ottenere vit-
torie che nulla hanno da invidiare a quelle dei
più celebri duci; sarebbe difficile, diciamo, com-
prendere un tanto risultani'^nto. se non si riflet-
tesse che fino d' allora cominciava, anche nell'arte
di guerra, a signoreggiare il dominio dell'intelli-
genza sopra la forza brutale, e le combinazioni
di una tattica profondamente studiata, all'impeto
di masse compate, urtantisi ciecamente a vicenda.
Del resto, ai recacitranti si facevtx facilmente pas-
sare il capriccio d'indietreggiare in faccia al ne-
mico; cliè da una parte il bastone sospeso sopra
di essi come la vecchia spada di Damocle, e dal-
l' altra 1' esempio degli ufficiali, intrepidi tutti, li
strascinava ad entrar nella mischia ed a rappre-'
sentar degnamente la parte che si aveva a cia-
scuno affidata. Come alla deficienza di gregari Fe-'
derico avea provveduto nel modo che abbiamo
suesposto, così alla deficienza di ufficiali provvide
coir itsituire q'iel corpo di cadetti che, (lo vedremo
più avanti) è il pomo della discordia fra la Co-
rona e l'attuale Camera dei deputati. In una pa-
rola egli lasciò un'armata numerosa, prode, ben
ordinata; un'armata degna del capitano che l'a-
veva condotta di vittoria in vittoria per un si
lungo numero d' anni. — (Conlinua)
Dr. P. (lìiv. friu.)
Notizie politiche.
AUSTRIA.
Vienna , 9 decembre. La Camera dei Signori
votò l'atto della Banca ed i 13 primi articoh dello
Statuto di questa, giusta le proposte della Com-
missione.
— A quanto si dice venne deciso che la pub-
blicazione delle corrispondenze lirografate, di cui
se ne stampano qui buon numero, quando c ri-
tengano notizie politiche, ovvero estratti di gior-
tura e del'a polizza e delle otterte per riscontrare
iti che 1' una dall' altra differiscono, ed esaurita
breve discussione; il sig. Podestà fa la proposta
che sia esperita una nuova asta sulla base della
stessa polizza d'incanto, mutando solamente la
cifra dai 5000 ai GOOO fiorini; la qual proposta
appoggiata dagli assessori de Sterniich ed Abelich,
e dal consigliere conte Borelli, riene messa ai voti
ed approvata ad unanimità.
Intorno al secondo argomento, il sig. Podestà
informa il Consiglio come lino dall'anno 1854 pel
pericolo di prossimo crollo venisse autorizzata dal-
l'autorità politica la demolizione almeno della parte
superiore dell' antico Torrione di Malpaga, e la
vendita del materiale all'asta pubblica; come al-
lora nessuno si fosse presentato peli' acquisto, e
che in quanto al materiale, questo non equivalera
le spese di demolizione ; come avendone recente-
mente fatta domanda d'acquisto il sig. Giacomo
Calvi, che ha attigua una sua casa di campagna
e le sue possessioni, ei ritenesse di poter far luogo
a quella domanda pel prezzo offerto di fior. 20
Tal. aust. —•
Sorta discussione fra i consiglieri conte Borelli,
che ritiene essere la torre di Malpaga propiietà
di quel comune e non di quello di Zara, che ne
è soltanto amministratore e rappresentante ; F av-
vocato Dr. Ghiglianovich e Dr. de Pellegrini che
desiderebbero informazioni piìi esatte sull'appar-
tenenza di quel bene; Dr. de Benvenuti e de Ponte
che stanno peli' accettazione dell' offerta Calvi ; ri-
prese F argomento il sig. Podestà, che crede po-
tersi considerare come proprietà comunale quella
Torre, che abbandonata ab antiquo dalF erario, non
venne da alcuno pretesa al momento che se ne
voleva fare la vendita alFasta pubblica nel 1854, e
facendo calcolo della concretata proposta del conte
Borelli e ritenuta esaurita la discussione, propone
che il convocato comunale di Malpaga si esterni
unicamente sulla domanda del sig. Giacomo Calvi.
I consigheri conte Borelli, Dr. de Benvenuti e Dr.
Ghiglianovich ritirarono le loro separate mozioni,
e la proposta del sig. Podestà messa ai voti, ot-
tenne la maggioranza.
Passato il Consiglio alla formazione delle schede
pella nomina d'un assessore in sostituzione del
defunto conte Marco Cernizzr., la terna resta for-
mata dei signori Valerio nobile de Ponte, Fran-
cesco conte Borelli e Faustino conte Fanfogna.
Raccoltesi poscia le schede pel rimpiazzo del
posto d'uno dei tre direttori onorarii della bi-
bhoteca comunale Paravia rimasto vacante pella
morte del compianto conte Cernizza, viene nomi-
nato a maggioranza il reverendo sacerdote 3 pro-
fessore di questo seminario centrale don Nicolò
Valentich.
Assentatisi alcuni consiglieri e non essendo più
legale il numero dei presenti, la seduta venne so-
spesa e levata alle ore 1 pom.
Sdbil.tà, gli t- cOflu .lo[,!oc.ìL.!e clu; per r^s.
e s' inco(.{ji il djiiiio J.;li' universale f oj.ora
nticlisr.-illi.
I.;' (-iin.r., lid ijfj.utali ripreritl,
dult', st'iizi l'IiL- si.i nolo pe:ancor
desi de! rostu cii.j a o giuiie dei
Sì aUnniTM
•..MSIJIIV.I liei
II' S'IO n'-
loiKii; 0-.;-b'
(Nostre Corrispondenze).
Vienna, li 9 dicembre.
Al momento in cui vi scrivo la Camera dei sit^nori in-
comincia la discussione sul!' allo della banca. Stando alle
voci che circolano in proposito c parlicolarrnonte ni cenni
pubblicati dalla Presse, il rapporto della commissione si
distaccherà dalle coticliiusioni della Camera dei deputati, che
un accordo fra i due corpi legislativi in qnest'importante
questione diviene di più in più inverosimile. iMentre la
Camera elettiva vuole che il prestilo di 80 milioni non
frutti interessi, la comn»issione propone di accordare a-
gli azionisti un annuita di un milione che equivsic ad
1 V4 P^*" cento : il privilegio ristretto dalla prima ad un
decennio vuoisi dalla seconda esteso alla durata di 14 anni;
dissentono alfine il voto della Camera dei deputati e quello
della commissione, sia circa il ritiro dalla circolazione delle
note da fior. 5, sia circa la misura e la specie del fondo
metallico che dovrebbe servire a garanzia delle note e-
messe e da emettersi dalla banci nazionale. Quale ssrà
il risultato di queste divergenze, che non si sono che
troppo di sovente ripetute, fra il modo di vedere deli' u-
na e dell'altra Camera.^ La sessione del Reichsrath si chiu-
derà senza che sia pre.'^a alcuna decisione sul cosidotto
atto di'lla banca, al quale sonosi pur sagrificati rarii im-
portunti progetti di legge, senza l'attivazione dei qu;di il
nostro edificio costituzionale non può riguard;4rsi come
completo. Senza volerai addentrare in una disamina delle
Cg oni di queste si.stcmatiche — non dirò d ssensioni —
diversità di vedute, o del chi ne porti la precipua respan-
•'.'I: Ih
11»- tJt
I ll'-j'Mltltl
|j Camera non sarà lioinani in numero If-^idi-,
Stando ad informazioni ricevute da ottifiia fonte, la tjue-
sìiono ilella Trun.s:Ivama avrebbe fallo un passu impor-
tante verso 1 1 s'ia .sol i/.iune Una ddlo [.riMei|.ali ilifiicolt i
in proposito onsisteii'!.., come è noiu, ii-t!a elet-
torale tutlodì in vgo'-e, la quale non rendj al
principio della p.ir.'ticiz one della nazi >ti;«!i; j, il j;'.vorno
sarebbe presso ad octruver una nuova le^ge eleltoulo Irj-
sata su questo princijiio.
Rilevo djlla medesima fonte che seguendo 1" esempio
del comitato della Sirmia, vani comitati della Cronzi » e
delh Slavonia hanno invialo, altri son presso ad inviare
delle deputazioni a S. >1 , onde sollccilar l.i convoc.izion.!
della Dieta. Ei jvir infatti die in Croazia il «Icsiderio d'in-
tendersi coir Ungheria sia »Itretlanto vivo quanto il ram-
marico che in uno alle Diete delle provincie germano —
slave non siena slate convocate altresì ijut-lle ilelle Pro-
vincie facenti parte della corona ungarica
Se pesò un ravvicinamento fra luro di (pieste provincie
acquista ognidì maggior probsbilità, non può dirsi altret-
tanto di quello che dovrebbe aver luogo fra la Corona
ungarica ed il reslo della monarchia Fu un barlume e
nulla più. Al primo passo fatto d'ambedue le parti su-
bentrò r apatia, la freddezza e la diffidenza. E ciò che
ha più nociuto all'interesse della conciliazione si è il lin-
guaggio bugiardo di alcuni organi ispirali, i quali in un
eccesso di spinto zelo dispinsero i Magiaii ridotti a qual-
siasi concessione per forza di circostanze materiali, e non
ottennero altro con ciò che il'inasprire gli animi e riaprire
più larga una piaga presso a rimarginarsi. Ecco i buoni
oflicii di una stampa ligia o venduta ad interessi o ad in-
tluenze di parte!
La Gazzetta del Danubio portava di questi giorni due
articoli che non posso a mono di segn ilare alla vostra
attenzione. Il primo aveva per argomenta la questione
greca, e conteneva, circa la modifìc.nùone dei trattati, una
frase che produsse profonda sensazione. 7o quoque! po-
tranno Ora esclamare, rivolgendosi all' organo del gabi-
netto Schmerling, i p.iladini della legiltiiriilà e del rigido
inflessibii rispetto dei trattati ! Il secondo articolo conte-
neva un giuilizio retrospettivo sul Ueicliscalh, cui tributava
rdogio d'avere, in tempi così difllcili , contribuito alla
consolidazione dell'Impero e ad accrescerò sì all'interno
che all' estero la liducia nelle sue istituzioni costituzionali
Permettetemi di riportarvi tradotto il passo con cui chiude
questo interessante articolo: • Un' im noderata libertà può
condurre «d abusi allrettanto quanto il potere assoluto il
più illimitato. Per godere dellì^ libertà individui e popoli
debbono portar seco intenzioni sincere e moderale : in
queste riposa la garanzia della durata dello istituzioni li-
berali. Non si fa che render omaggio alla verità , aifer-
mando che finora la vita costituzionale dell'Austria non
seguì direzione diversa da quella. La constatazione di quo-
to ffttt 0 offre sufficiente garanzia sulla rnalurità dei po-
poli, i cui rappresentanti possono ritirarsi dalla scena d' a-
zione colla dolce compiacenza d'aver cooperalo in circo-
stanze oltremodo critiche e con felice successo alla con-
solidazione dell' Impero«.
Il Senatore del Montenegro, Mirko Petrovich , continua
ad occupare di sè i circoli diplomatici, f^o scopo del suo
viaggio a Vienna e di quello ch'egli intendeva d'intra-
prendere per Parigi e Pietroburgo, non è più un mistero
per chicchesia. Il padre del principe Nikita sperava pre-
venire, mercè 1' intervento amichovole dell' Austria della
Russia e della Francia, l'erezione dei Idockhaus e la co-
struzione (lolla via militare sul territorio montenegrino cui
il trattato di pace testò concliiuso »utorizza la Porta. Ora
però che la Porla ha mostralo coi fatti, incominciando cioè
ad erigere i blockhaus, che essa non è punto disposta ad
abbandonare un ette dei suoi diritti, par ohe il principe
rinunci all'idea di rivolgersi dircttamonte alle corti di Pa-
rigi e di Pietroburgo. Egli ebbe però ripetute coniVrenzo
coi ministri di ^•'^•ancia e di Russia, e si recò di questi
giorni, nel più superbo costumo nazionale od aeciuiip«-
gnato da lutto il suo seguito, dal principe Callimaclii am-
basciatore turco col quale si trattenne circa due ore.
Le ultime notizie tetegraficho giunteci da Alene in dal.ì
delli 5 Corrente annunziano che il siiflVagio universale
vi ha incominciato, e che tutti i voli ciati finora, circa
250l), sono pel principe Alfredo. L' elezione di questo
principe si risguarda come sicura. Il governo provvisorio
è presso a contrarre un prestito di 6 milioni di dramme.
Il 'iiìo .rio d. {• n.ui I- \\n'.:u {•!•' \ i l' i roìi.,
(i;u .if!t_-c; iiii--nle d! o/i.t j ; .».^i' !:.•, ci.-- • ... - ne {yub-
Lhea liiiiJ M ' I I ilipjiiliaUi.
1.' l'i.orcx i-.^e d.:l niiuiu .i-nu'.o
a duci ui sostscza li 00 ii[)'.:.i'ii > <: U.'i.l-
taliana è pur seinjjre !'nitenlu rn <-.-IKI-» lìei g'jvei IÌM, C Jfi.u
ò il su|>."<'iiiO voto della naziojio , i.'ia cfi". forti di questa
slessa lede, nazione e guvcmu Ininio uno verso l'altra
ti debito di min esigere e di IH-H aritxMparno promesse ;
r adempiineiito dei destini d'Itaha dMVersi cuneurJemento
attender.,' dt-il'j >\olginiei.to degli eventi ti dalie Nigdato
e l aiutale (,icea->iori', seiizi siiioJjie s['eruiue, euuie seii/;»
ili lucia; duv.'rsi c ist.Mjire rin'iij'e.'i'l-riza e con egual caia
nruitene're le alleiiue; frattaritu -- ui ;:ent;ss:fiio enuipito
- con - soluijre gli acquisti, svolgerL,' la liùeru , aifurzare
l'ordine, far rdiorire le finanze, nform ire 1'ammiriiilrazione,
sulla base di mi largo discenlraiiientu.
Sono queste le parole e le idee che riscuatevnno 1' al-
tro ieri r a[q)lauso caloroso d-dla Camera; sono queste le
idee, se non le parole, a cui la (paniera dieci mesi fa tri-
butava non meno cordiale adesione. La fede nell' unità i-
lahana e nell'indipendenza, — che è il pruno consegui-
mento del diritto nazionale, — non cessò mai di essere
la base dei (>rogroinini di tulli gli uomini di stalo che si
.suceessero nel governo. Ratlazzi pure non si astenne dal
fare promesse, senza che fosse allora mestieri a lui di
dichiarare, come ora a Farini, di non volerne fare. Le al-
leanze che il sig. Farini vuole mantenute non sono di-
verse da quelle che designale da llattazzi ; e se il Farini
vmde intatta la nostra indipendenza, il Ilattazzi la voleva
anch' egli.
Se insisto in questi raffronti non è già perchè appongo
a difetto del nuovo manifesto ministeriale questa sostan-
ziale consonanza con quello che lo ha procedalo, ma per-
chè mi preme di constatare che finora non fu determi-
nata veruna alterazione di indirizzo.
La politica d' aspettativa è esplicitamente mantenuta dal
ministero Farini che ci esorta ail attendere gli eventi. In
un solo punto tra il programma Raltazzi e quello del nuovo
gabinetto è qualche differenza. Nel primo larga parte era
fatta al princìpio della conciliazione : nel secondo, questo
argomento è lasciato in disparte e si insiste particolar-
mente sulla necessità di afforzare l'ordine ed invigorire l'au-
torità delle leggi. Ma tuttavia , anche in questa diversità
di linguaggio, io per ora non voglio scorgere alcuna di-
versità di vedute e d'intendimento. — Ordine e conci-
liazione, leggi e concordia, sono alla fin fine termini di-
versi di un medesimo concetto; e cuai al nuovo mini-
stero, se esso non saprà riconoscere tale verità.
Milano, i4 dicembre.
Allorquando il precedente gabinetto, prevenendo un volo,
che non avrebbe dato ad esso furza sufficiente e ne a-
vrebbe scemata al suo successore, prese le sue diin.ssioni,
gì' Italiani si chiesero qual mai programma si potesse at-
tendere dagli uomini nuovi che si sobbarcavano al peso,
sojto al quale tanti omeri robusti eransi già piegali ; e
senza farsi illusioni in proposito, tulli hanno compreso nes-
sun altro disegno di governo essere possibile, tranne quello
delineato da! programma di P.altazzi.
Notizie politiclie.
ITALIA.
Rechiamo il discorso pronunciato dal presidente
del nuovo ministero italiano Farini al parlamento
dopo d'aver fata lettura del decreto reale di nomina.
"Signori
" Poiché ci fu dalla fiducia del re affidato il
grave incarico dell' amministrazione dello Stato, ò
nostro debito di dichiarare che noi cercheremo
anzi tutto nell' appoggio del parlamento quella au-
torità che è necessaria per compiere neirinterno
i buoni ordinamenti, e per rappresentare all' e-
stero ronore e gl'interessi dell' Italia.
"La nazione sente, come sia venuto il tempo
di assicurare le conquiste e i beneficii dell' unità,
e di dare efficace opera all' interno ordinamento.
"Noi ci proponiamo di rispondere a questa a-
spettazione dei popoU, indagando studiosamente i
bisogni ed interessi loro, com])icndo le riforme am-
ministrative designate dall' esperienza sulla baso
d' un largo discentraniento, e dando o])era solerte
allo svolgimento delle libertà costituzionali in o-
gni parte dell'organismo dello Stato.
''Ma questo svolgimento di libertà ha per sue
prime e ncrossaric condizioni Y ordine pubbhco.
Se l'ordine ])ul)blico non fosse fermamente man-
tenuto, r Italia sentirebbe diminuire in se la fi-
ducia del proprio trionfo, e troverebbe come un
ostacolo sulla sua via le insuperabih diffidenze dei
governi e dei popoli d'Europa.
"Gli italiani hanno dimostrato come decisi e
sicuri nei proponimenti della nnità e del diritto
nazionale, essi non disgiungano questa fede dalla
loro profonda devozione alla monarchia ed alla legge.
"Allo spettacolo di senno civile che ha dato
l'Italia, si unisce il sentimento della riconoscenza
nazionale verso l'esercito, simbolo e „pégno dei
nostri destini, che dopo avere eroicamenttj com-
battute le battaglie dell'indipendenza, diede, in
una dolorosa prova, il piìi nobile esempio diab-
negazione e di discipliiui. restaurando k violata
autorità delia leu'w.
io, minchione, reputava finora che noi miseri mor-
tali non potessimo giudicare che dalle esteriorità
e dai fatti ; e che a Dio solo si competesse il di-
scernere r interno degli uomini ; ma, da eh' egh
ha il privilegio di una vista singolarissima, da leg-
gervi nei cuori e nelle coscienze, da Zara su pel
Montenero, io m'inchino al suo giudizio.
Da ultimo a quella coloritura, eh'ei fa per dar
risalto all' atto eminentemente gmeroso e cristiano
di una delle più splendide gomme delP Episcopoto
cattolico^ io, per contrapposto, gli adduco appunto
il sapientissimo contegno tenutosi dall' Episcopato
cattolico nella stessa circostanza; contegno che
scusa ogni osservazione, che andrebbe fatta da can-
to mio. Verbagno 11 dicembre 1862
S.
(Nostra Corrispondenza).
Ragusa 19 dicembre.
Continua ancora il movimento de' vapori turchi fra Klek
Antivati e Gost^nlinopoli con trasporto di truppe otlorniine.
S' intende che con ciò non vengono queste nè aumentate
nè diminuite, ma soltanto cambiate, allo scopo di avere fresca,
l'armata per qualsivoglia eventualità, il cui nerbo sembra
concentrarsi nell'interno dell'Albania. Non consta per ora
dei motivi potenti ; ma sicuramente è molto incerta l.i si-
tuazione di quelle provincie, ed è non poco dubbia la
fede de'miriditi.
In quest'oggi approdò di poggiala nel porto di Gra-
vosa un pirascafo turco con a bordo ottocento uomini de-
rivante da Klek e diretto per Antivari. Il vapore dell' Alh:i-
nia, or oraarrivato, nulla ci ha portalo di rilevante in pro-
posito dell'jHtfuale stato di cose.
Notizie politiche.
AUSTRIA.
Zara dicembre,
La nostra Camera di Commercio ed Industria,
a cui nessuno può far rimproYero di poca opero-
sità, nè dar colpa se non se ne vedono frutti cor-
rispondenti, fra i numerosi progetti tendenti al
benessere della città nostra, ora presentati alla
attività privata, ora proposti alle autorità da cui
avrebbe a muovere l'esecuzione, ideò quello di una
strada ferrata che muovendo da Zara andasse a
raggiungere i centri di maggior produzione delle
contermini provincie slave e t^irclie, cea ie quali,
benché a noi prossime, non abbiamo nessuna re-
lazione di commercio, e che trovano uno sbocco
ai loro prodotti per vie lunghe e remote con van-
taggio di paesi stranieri. La strada di cui parlia-
mo dovrebbe giugnere per Essek a Szegedino^ con-
giungendosi col Danubio e colle ferrovie ungheresi.
La proposta fu presentata al Ministero del com-
mercio, con r istanza che fosse spedito a questa
volta il sig. Girolamo Fontanella di qui, ingegnere
di merito distinto, già per 17 anni impiegato nei
lavori del Sòmmering, affinchè facesse sopra luogo
gli studii necessari, e tracciasse i lavori e i pro-
getti da sottoporsi alla superiore approvazione.
Ora è voce sufficientemente accreditata, che la
proposta sia stata bene accolta dal Ministero, e
che il Fontanella sia prossimo a giungere fra noi,
incaricato della suddetta missióne.
Noi ci siamo affrettati ad annunciare al paese
la lieta novella, benché ancora non sicura, amando
ad ogni modo di confortarci almeno colle illusioni e
colla speranza, se, come di consueto, non possiamo
rallegrarci pel reale conseguimento del bene.
È certo intanto che la strada indicata ha di
gran lunga maggiore facilità di esecuzione, e mi-
gliore opportunità di collocamento che nessun'al-
tra che, nello stesso intento, possa immaginarsi in
Dalmazia. Ella correrebbe in linea più diretta, e
però più breve, alla meta determinata ; avrebbe
a vincere minori ostacoli di monti e d' acque, che
in altro sito ; non dovrebbe attraversare che bre-
vissimo tratto di territorio della Croazia turca,
pel quale sarebbe assai più facile ad ottenere il
passaggio, che non per le intere provincie de-
serte che percorrerebbe la via che mettesse a Spa-
lato. Avrebbe a sbocco il porto di Zara sicuro e
comodo, reso più ampio dalla rada prossima am-
plissima e frastagliata di seni non meno sicuri,
aperto nel bel mezzo della costa adriatica, ed a cui
è egualmente facile l'accesso dai litorali istriano e
croato da una banda, e dal resto della Dalniazia
dall' altra. Avrebbe di fronte, a poche miglia di di-
stanza, in hnea diretta il porto d'Ancona, tra il
quale e Zara sarebbe agevole attivare una corsa re-
golare di vapori. Neil' accennare ai vantaggi di
questa linea, non intendiamo avversare i progetti
che altri potesse fare per tracciarla altrove. Grande
avanzamento e verace prospeintà verrebbe senza
dubbio alla città nostra dall' attivazione di questo
disegno, nè noi possiamo non desiderarla; ma
ogni modo accoglieremo con non minore compia-
cenza, ove la concessione e la esecuzione seguano
per altri, un bene che avrebbe ad essere comune
alla intera provincia.
ITALIA.
lìoma i 6 dicembre. Latour d'Auvergne ebbe dal
papa un' udienza particolare, che durò un' ora. Egli
rimise le lettere che 1' accreditano quale amba-
sciatore di Francia a Roma.
INGHILTERRA.
Ecco r articolo del Morning Post intorno
al Messico, nel quale trovansi alcuni particolari
di quella guerra, prima poco conosciuti.
Gh avvisi che noi ora pubblichiamo dal Mes-
sico, mostrano che sorta d'accoglienza apparec-
chino i Messicani ai Francesi. Il governo di Jua-
rez la prmu volta sente d'esser sostenuto dall'u-
niversale favore e volontà popolare. E questo era
pur da aspettare in paese dove soprasta il sangue
spagnuolo, sempre ardente, anche a costo di col-
legarsi co'peggiori governi, nel difendere il pro-
prio terreno contro forze forestiere. La diceria
dunque del presidente Juarez giustamente mani-
festa r animo della nazione non meno che del go-
verno. Imbaldanzito per F immeritato e non aspet-
tato aiuto e favore di tutta la nazione, Juarez
usa parole altere e quasi provocatrici, le quali
certamente mostrano tutt'altro che inclinazione a
sottomettersi. "Io sosterrò contro al nemico, egh
dice, la guerra accettata da tutta la nazione, in-
sino che egli medesimo sia persuaso che la nostra
causa è giusta.,, La risposta del congresso suona
pressoché il medesimo. "Il popolo del Messico, ri-
sponde a Juarez il presidente della camera, non
intende essere aggirato da false promesse d' ami-
cizia e di favore pronunziate da invasore, il quale,
entrando dentro le terre della repubblica, calpe-
sta i più sacri diritti delle nazioni.,, Non si può
negare che v' è alterezza in queste parole e con-
cordia nelle opere del governo e della nazionale
rappresentanza. Quale che sia per essere l'esito
della spedizione francese, il presidente Juarez terrà
questo il più avventurato tempo della sua vita; egU
scaglia ora via la veste del guerrigliero e comparse
con divisa di Washington, avendo intorno a sè
adunato tutti gli stati, tutte le parti, sette e fazioni.
Narrato gh apparecchi, le spese, le provviste
e mosse dell' esercito francese, e conghietturato i
disegni del generale Forey il Post ripiglia:
Nè i Messicani rimangono inoperosi o troppo
confidano. I luoghi loro più forti sono Puebla e
Messico. In quella tutto il popolo è intento a la-
vorare alle fortificazioni, e insino le donne, e i
vecchi e i fanciulli mettono le mani loro all' o-
pera di comune difesa. In Messico ogni dì lavo-
rano più mighaia di cittadini ; e vi si fondano o-
spedali militari per cura di gentildonne. Intorno
alla città, sedia della repubblica, convengono tutte
le bande che già erano negli Stati settentrionali
della confederazione. Non si sa quanti soldati possa
annoverare l'esercito messicano, variando sempre
in quegli Stati secondo vie sorti della guerra e
1' impeto dei cittadini. Tra Puebla e Messico i
passi delle montagne sono chiusi e guardati; fi-
nalmente se Messico nou potrà sostenersi, paiono
deliberati a portare altrove il governo.
Tah sono i modi adoperati per attraversare al
nemico il cammino, benché noi sappiamo che i
soldati di Francia non sono accostumati a patire
ostacoh ; ma gli vincono con l'impeto, col vigore
0 con la pertinacia.
Insieme coli' arrivo di questi avvisi dal Messico
noi abbiamo saputo che il signor Calderon CoU
lantes, ministro per le faconde straniere nel ga,
binetto spagtmolo, propone ravvivare la conven-
zione di Londra, fatta da Francia, Inghilterra e
Spagna, per ottener dal Messico risarcimento dei
danni patiti. Quanto a noi, benché auguriamo bene
alla Francia nella sua spedizione messicana, pure
non consentirebbe la dignità della nazione e del
governo britannico di disotterrare un partito che
fu già estinto dagh avvenimenti. I risarcimenti
che noi per quella convenzione volevano ottenere,
fingono esposti in un documento di Stato presen-
tato al parlamento e pubblicato, dove si mosti^avano
i danni sostenuti da soggetti inglesi nel Messico.
Certamente che le fattorie arse e l'ingiurie nella
persona richiedevano d'essere ristorate; ma ora
che la convenzione é spenta e il trattato fu da al-
tri ricusato, noi non abbiamo più il modo di far
valere le nostre querele; e benché siamo liberi d'o-
perare come stimeremo meglio nel futuro, e deside-
riam a' Francesi, nostri collegati, di poter vincere
tutti gh ostacoli e riuscir ali' impresa, nondimeno
dobbiamo ora tenercene al tutto in disparte.
POESIA.
La egregia signora Carolina Luxardo, che pub-
blicò, già sono alcuni giorni, in occasione della de-
plorata morte dell'esimio canonico Giovanni Fran-
ceschi, le soavi terzine che tutti conoscono, e di
cui allora fu fatto cenno sul nostro giornale con
quegh encomi che si meritavano ; ora, non ta-
cendo ancora nel di lei animo gentile il dolore per
quel tristo evento, e l'affettuosa memoria pel suo
compianto maestrodettava per la medesima oc-
casione il Sonetto che pubblichiamo, certi di fare
a' nostri lettori un assai gradito regalo. L' affetto
che lo informa, la gentilezza e peregrinità del con-
cetto che contiene, la eleganza dello stile e dell' e-
spressione che lo adorna, sono pregi assai appa-
renti perchè ci sia bisogno a mostrarli delle no-
stre parole. Ma bene non possiamo dispensarci
dall' accennare alla compiacenza che sentiamo nel-
r animo in vedere tra noi rifuggiarsi, quasi in
tranquillo ricetto, la più squisita coltura presso
il sesso gentile, e dal manifestare il desiderio che
ella sia feconda di fiori e frutti men rari, a de-
coro e utilità della patria.
SONETTO.
Ombra gentil, che de'superni giri
Lasciando il tuo tranquillo almo soggiorno,
Riedi sovente ad aleggiarmi intorno
Tratta dal suon de-caldi miei sospiri,
E come un dì mi presti ancora e inspiri,
In parte almen, tuo bello stile adorno.
Onde a te, mio Cultor, non torni a scorno,
Ma il tuo vasto saper nel mio s'ammiri;
Se t' avviene nel Ciel l'ombra diletta
Di chi le membra mi vestia, ritrosa
Perchè mie rime già da un lustro aspetta,
Dille che se cantar tanto or m' alletta
Del Savio mio, non guati disdegnosa,
Chè a Lei più il cor, la mente a Te più spetta.
AVVISO.
Col 1. gennaio p. v. incomincia un nuovo pe-
riodo d' associazione al giornale poti fico e com-
merciale IL TEMPO, eh' esce quotidianamente alla
luce in Trieste, ed è indipendente e libei^ale.
Il prezzo d' associazione resta fissato così :
Ui! finno f) mesi 3 mesi
fioriti! 16.— LòO
„, 20.- 10 5.—
fraaelìi 53.— 28.- 14.-
„ 70.-^ 8i.- 35.-i'i.-
17 50 21.-
Trieste (franco a domicilio) ,
Altre Provincie della monarcliia
austriaca .
Italia, Isole Jonie, Egitto, Tur-
chia, Albania e Malta. . .
Principati Danubiani, Svizzera,
Inghilterra
Grecia, Francia, Spagna . .
Le ordinazioni si dirigono, franche di posta, e
nunite dell'importo relativo, a\V Ammi ni a trazione
del Tempo, Trieste.
Trieste 15 dicembre 1862.
Amministì'aùone del Tempo.
YWC^W, DupjUAifQic^ Reiattori.. responsabile.