Bramerò 5 ZARA, Mercoledì 19 Gennaio 1910 Aimo.^ XLV
DALMATA
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« trimestre in propoizione. Per gli Stati non appartenenti all'Unione
postale Cor. 16 e di jiù l'aumento delle spese postali, semestre e
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insernoni a preaao moderato da conveniiaL — I nuuMMtoritti non si re-
stitaisooiio.
ĐGIISI SFINSCB ROTTN* 1 ^^ statue snasate, di albe- il principio, ma è stata tolta a QOÌ an-I fallì fAnOri atarlinufì • Iinn niìno ncmn I In av^nMnn»» nìK nnaan niTTTnnì relli teneri sradicati : una ruina cana-
I ga roto el muso a la grongona! j giiesca, che avvilisce e stringe il core,
Questa la frase, che udii domenica da | scoraggiando i bene intenzionati, impe-
quanti ebbi occasione di avvicinare a j dendo ogni idea di bene. Una ruina
Spalato. I che neppure i popoli d'Africa oggi
La prima delle tre volte, che mi re- | possono comprendere. Le città d' A-
cai in Piazza del Duomo, ansioso di f^jca, anche quelle di recente civiliz-
ammirare l'isolamento parziale del pe- nazione, hanno abitanti riguardosi del
rietilio — e la nova visione di bellez- | pubblico decoro,
za mi fece profonda impressione —
vidi infatti la sfìnge faraonica,
la bella afinge nera
dalia fronte severa
che un canto mi cercò
Tutti gridano contro questa specie
di morbo ; ma nessuno, in fondo, si
muove : e le cose continuano ad an-
dare alla peggio. Si grida contro le
famiglie; e non si pensa che, ornai, la
con una specie di musoliera di stracci : | famiglia nel senso patriarcale e am-
un grosso animale grottesco e dolo- | monitorio più non esiste. 8i grida con-
rante in silenzio, senza respiro e pa- | tro i maestri ; e non si pensa che la
rola. Perchè la sfinge non grugnisce, | colpa è piuttosto dei piano d'insegna-
o bela, 0 muggisce, o nitrisce: ma | mento. Se invece di insegnare ai ra-
parla. Parla oscure parole, tragiche | gazzi certe cretinerie, si insegnasse loro
onibilmente a chi le comprende. Don- u rispetto più delicato alle pientagio-
ua e bestia. Simbolo e mito. Espres- ui, alle opere di abbellimento e a
yione di un altissimo grado di iatel- I quelle monumentali, forse il danno sa-
lettualità nazionale. Gli egizi, che i rebbe minore. Si grida infine contro
gnoravano 1' arte di inalzare i pupazzi la polizia ; e non si pensa che que-
di marmo o di bronzo che noi chia- | st'ente di prevenzione e di punizione
miamo monumenti, allineavano sui viali
centinaia di sfingi e scolpivano nella
viva roccia, immani ed iodisttultibili,
le figure dei loro re. Il popolo degno
si scompone in tanti piccoli uomini, i
quali preferiscono le serve di carne
alle stìngi di granito.
Tutti gridano e nessuno fa nulla ;
di comprendere lo spirito delta figura- | mentre bisognerebbe pensare e sul se-
zione doveva esaere un popolo profon- | rio a sradicare gli avanzi di remoti a-
damente civile. | variami, accovacciati in fondo a tante
A oltre tremila secoli di distanza i I anime. Sradicarli col ferro e col fuo-
popoli, che rompono il volto alle gor- 1 co. Ottenere che nelle nostre città re-
goni e snasano i busti romani, sono I gaiuo V ordine e la mondezza scrupo-
profondamente incivili. Se poi qualcuno | iosa che regnano anche nelle più pie-
vuol far squillare delle fanfare a glo- ! cole città della Grermania, ad esempio,
ria del nostro progresso è padrone di «Noi siamo meridionali!» si grida. Ma
f^rlo- I r èssere meridionali non vuol mica di-
La sfinge messa nel peristilio del re essere sudici, cattivi, selvaggi. E
palazzo dioclezianeo era del tempo del se sentiamo profondamente la verge-
re d' Egitto Seti I, della decimanona gna degli atti cotidiani di vandalismo
che la speranza che ciò possa avveni-
re con possibile salìecitudine; e que-
sto non solo porta un avvilimento mo-
rale per questa prosperosa provincia,
ma ne cagiona anche un enorme danno
economico.
La posizione geografica, e la gran-
dezza storica di questa fertile provin-
cia adriatica, dà il diritto ai dalmati
ad una piena vita economica, e per la
nostra civiltà non possiamo sottostare
ed adattarci alla incuria dannosa del
governo viennese.
Volli, sempre volli, forzosamente
volli ! è la parola d'ordine dei dalmati ;
e speriamo che seguendo questo prin-
cipio raggiungeremo un giorno non
lontano il nostro scopo.
comizio ferroviario.
dinastia e di 1400 anni avanti Cristo.
La sua inscrizione geroglifica venne di
recente letta correntemente. E la sua
autenticità la rende cosa immensamen-
te preziosa. Si doveva, poiché la Fiaiza
gna degli
che si commettono nelle nostre città,
vuol dire che, dopo tutto, non ci sen-
tiamo meridionali nel significato più
dispregiativo del termine.
Si tengono conferenze, adesso, dap-
del Duomo di Spalato ha cubito tante j pertutto. Conferenze e comizi. Ad ini-
trasformazioni, collocarla in un museo, j ziare la guarigione dal morbus barba-
ci doveva anzi assegnarle una saletta j ricus si cominci appunto con confe-
speciale. Si doveva preservarla dal- | renze e col tenere pubblici comizi,
r ingiuria dei barbari contemporanei, | Può darsi che, ammaestrate e minac-
cile ancìie essi, forse, conquisteranno j ciate di esecrazione dalla voce di per-
domanr le vie del cielo senza saper f gone autprevoli, le pluralità giovani ed
rispettare ancora quelle della terra. | incoscie& si ravvedano e comincino a
E cosi. Sono passate migliaia di ge- | Vedere serenamente, anche esse, le cose
nerazioni e'1a sfinge di Seti rimase
intatta. I latini^ nidificarono nel castro.
Passarono gli Avari, passarono e re-
starono gli Slavi, passarono le solda-
tesche dei tempi di mezzo, ebre di
sangue e di vino, ma uiuno si attentò
pur di sfregiare la sfinge. Un fulmine,
dice la leggenda, ebbe a spaccarla in
due. Ma r uomo, se anche le moutò
belle e buone, date a noi dalla natura
e dall'arte. ^^^^
La nostra politica ferroviaria.
Leggiamo neirottimo «Corriere del Friu-
li» questo carteggio da Zara:
in tutti gli albi della città di Spa-
sulla groppa, cavalcando con gioconda | lato è stato affisso un manifesto per
immaginazione infantile, non la guastò | ua grande comifio per domenica Id
mai. Nè poteva facilmente guastarla. | corrente in quel «Teatro Cjoiunaìe»
E' di granito. Ci voleva il colpo di | alle ore 10 aut., per discutere sulTordiiie
ieri, di martello, o di sasso, violento e del giorno : Azrone concorde della Dal-
selvaggio. j mazia per le congiunzioni ferroviarie.
Il quale episodio si aggiunge a mil- | L'invito d'intervento è stato fatto io-
le altri, precedenti, per provare la su- | distintamente a tutti i Dalmati, qualuu-
prema ed elementare necessità che ab- que già la loro lingua, la leligione, la
biamo di educare le masse al rispetto parte: ai Deputati, Amministratori di
di tutto quanto costituisce decoro cit- tutti i Comuni dalmati, ai rappresen-
tadino. Un paese, ove sono possibili | tanti di tutte le organizzazioni politi-
siffatti vandalismi, è sinistramente giù- | che, economiche e sociali della pròvin-
dicato dal forestiero. Noi dobbiamo I eia.
assolutamente educare e riabilitarci. | Il progresso, l'avvenire economico
Se vogliamo veramente il progresso | di un paese si trova in ragione diret-
délìa nostra patria, dobbiamo comin- | ta, anzi direttissima, con la comunica-
ciare col persuadere le classi meno colte | zione con altri paesi. Neil' epoca attua-
che l'amor di patria si esplica, anzi- le, in cui tutto si mi patria
tutto, col maggiore riguardo a tutti i
segni materiali che 1' abbelliscono e
l'onorano. Abbiamo avuti anche qui
casi disperanti di barbarie. Abbiamo
dovunque, in provincia, casi dolorosis-
simi di pubblica ineducazione. Mentre
nelle città d' Italia i capolavori del
Rinascimento sono esposti al continuo,
immediato contatto con la folla, che
ne sente tutta la religione, qui da noi
s' ebbero e si hanno casi obrobriosi di
facciate di palazzi bersagliate di sassi,
di panche di giardino svelte e distrut-
te, di muraglie, anche eleganti, subito
muove a grande ve-
locità, e le invenzioni per mezzo di lo-
comozioni aumentano di giorno in gior-
no, ed il commercio e la civiltà le at-
tendono sempre a braccia aperte, tro-
vando in. esse un mezzo migliore per
trasportarsi velocemente come lo ri-
chiedeva vita presente, — nella Dalma-
zia, regione civile, che segue il pro-
gresso passo per passo, pure fa difet-
to una congiunzione ferroviaria col
mondo.
Dopo aver chiesta molte volte la co-
struzione d'una ferrovia, dopo aver
atteso tanto, non solo non ne vediamo
Invitati, abbiamo partecipato al Comizio
che si tenne domenica nel Teatro comu-
nale di Spalato.
li Comizio — per votare la nota riso-
luzione in argomento ferroviario — ebbe
principio dopo le 10.
La platea — collocata al livello del
palcoscenico — era rigurgitante di popolo:
e pur tutti occupati erano i palchetti ed
il vasto loggione.
Si calcola che al comizio abbiano par-
tecipato 2000 persoue. Vi erano i rappre-
sentanti di tutti i partiti. Quelli delle Ca-
mere di Commercio di Spalato (signor M.
Vidovich) e di Zara (signor A. Artale).
Vi erano ra|ìpresentati in gran parte i
Comuni e molte società e corporazioni e
deputati al Parlamento e alla Dieta. A-
derirono al comizio, di presenza e per i-
scritto, gii on. Ghiglianovich, Krekich,
Pini, Salvi, Smerchinicii e Ziìiotto. Infine
vennero spediti al comizio numerosissimi
dispacci di assentimento.
11 signor Metteo Jankov — in rappre-
sentanza del comitato promotore — aperse
il Comizio, dicendone lo scopo, ed aggiun-
gendo come si dovesse impegnare anche
un'azione contro la nuova tassa sui vini
e in favore all'introduzione del grano. E
ringraziò i convenuti.
Invitata ad eleggere la presidenza del
Comizio, l'assemblea accede per acclama-
zione alla proposta dell'Jankov. E la pre-
sidenza, in mezzo a vivi applausi, viene
composta cosi:
A presidente l'on. Milic ; a vicepresi-
dente l'on. Ziliotto ; a secondo vicepresi-
dente ii dott. Marinkovié; a segretario il
dott. Arambasin.
Funge da commissario governativo il
gerente il capitanato Ciurlizza.
Assuntala presidenza, l'on. Milić dice
la ferroviaria questione di morte o di vita.
Unica politica economica della Dalmazia
quella delle comunicazioni marittime e
ferroviarie. Cita l'esempio di Leopoldo II
re del Belgio, che fece ricco il suo pic-
colo stato. Ricorda l'azione per affrettare
il compimento dei lavori ferroviari e la
risposta del Kallay che sino a che i due
governi d'Austria e d'Ungheria non fos-
sero completamente d'accordo nulla si po-
teva l'are. Rileva la inutilità dell'azione
dei deputati al parlamento e dei conchiusi
(lietali. Che fare? Si incolpa l'Ungheria?
Ma l'Austria manca all'esecuzione dei la
vori ferroviari nel suo stesso territorio.
Quando non vi mancasse e costruisse le
sue linee fino al confine anche l'Ungheria sa-
rebbe obbligata ad adempiere i suoi impegni.
(Applausi). Manifesta la speranza che alla
soluzione della nostra questione ferrovia-
ria giovi il concorso degli Slavi che en-
treranno a far parte del nuovo ministero.
Il momento è opportuno. E — citato con
efficacia l'esempio di altri stati, fervidi
costruttori di ferrovie — raccomanda al-
l'assemblea di accogliere la progettata
risoluzione. (Vivissimi applausi).
Il dott. Arambasin legge in ambe le
lingue del paese la risoluzione progettata
e che noi ebbimo a riprodurre integral-
mente nel n o 3 del «Dalmata». Ad intel-
ligenza del lettore, però, ne riproduciamo
le deliberazioni:
1. Considerando la congiunzione ferro-
viaria della Dalmazia coi Balcani attra-
verso la Bosnia, e coli' Europa Centrale
attraverso la Croazia, questione vitale
dalla quale dipende l'esistenza economica
e l'avvenire del paese, proclama l'effet-
tuazione delle stessa quale il più impel-
lente e più grande bisogno economico e
civile della provincia, ed esige che alla
soluzione di tale questione si voti tutta
la Dalmazia come un uomo solo.
2. Rendendosi conto che l'ostacolo al-
l'effettuazione del congiungimento ferro-
viario della Dalmazia al continente euro-
peo sta da un lato nell' opposizione, per
principio, dei circoli direttivi ungheresi,
e dall' altro nella mancanza di qualsiasi
energia da parte del governo austriaco
ogni quàl volta trattisi della tutela degli
interessi dalmatici di fronte alle soper-
chierie dell' Ungheria, il Comizio chiede
che si muti dai suoi fondamenti il siste-
ma della politica dalmata sino ad oggi
seguita, il quale sistema non produsse al-
cun reale successo su questo campo, e che
d' ora innanzi la rappresentanza della Dal-
mazia, con procedere deciso, concorde e
coerente faccia '^dipendere il suo atteg-
giamento di fronte a qualunque governo au-
striaco dalla soluzione favorevole della
questione ferroviaria dalmata.
3. L'assemblea, coli'adesione di tutte
le organizzazioni politiche e di classe in
essa rappresentate, promette ai deputati,
i quali si atterranno a questo indirizzo
di decisa e costante politica nella que-
stione ferroviaria, illimitato appoggio e
il sostegno del popolo nella questione,
mentre nello stesso tempo si fa appello
al popopo che, in caso opposto, tragga tut-
te le conseguenze in confronto ai depu-
tati.
4. L' assemblea esorta la dieta dalmata,
tutte le amministrazioni comunali e le
organizzazioni di tutti i partiti della pro-
vincia, affinchè si apropprino le copra-
stanti deliberazioni, e ne diano notizia
alla deputazione dalmata a Vienna ed al-
l' i. r. governo col tramite della Luogo-
tenenza dalmata in Zara.
5.! Desiderando da un lato facilitare il
compito alla rappresentanza popolare della
Dalmazia, e dall' altro che anche il popolo
faccia tutto quanto è possibile per una
pronta ed efficace soluzione di tale que-
stione, l'assemblea delibera la creazione
di una stabile istituzione sotto il nome di
«Consiglio provinciale ferroviario dalma-
te», della quale^sarà compito, con la con-
vofrazione di riunioni, colla propaganda a
mezzo della stampa, nello stato ed all'e-
stero, con studi tecnici e lavori prepara-
tori, colla ricerca di contatti ed accordi
coi fattori competenti nello stato e nelle
terre vicine, e coll'interessarvi il capitale,
di promuovere e di facilitare la costru-
zione delle congiunzioni ferroviarie neces-
sarie alla Dalmazia, e ciò dopo la elabo-
razione di un programma ferroviario uni-
tario, nel quale si porrà mente al massimo
vantaggio della provincia, non perdendo
di vista gli interessi di nessuna sua parte.
Questo C. Pr. F., al quale, con i depu-
tati, devono appartenere tutti i rappre-
sentanti di tutte le organizzazioni od isti-
tuzioni politiche ed economiche del paese,
verrà istituito ed organizzato giusta le
norme direttive che verranno approvate
oggi da quest' assemblea.
Prende quindi la parola 1' on. Ziliotto,
podestà di Zara, che dice:
Ragguardevoli signori. La gentilezza
vostra che volle chiamarmi al posto di
vicepresidente di quest'assemblea (di che
vi sono altamente grato, più ancora che
per me, per la mia città, la quale con-
corre con fede e con entusiasmo h questa
azione, e alla quale voi voleste per certo
con la mia nomina renderò onore) mi ob-
bliga a dire qualche parola.
Non farò un discorso: non saprei per
fermo dire alcuna cosa che meriti d'esser
aggiunta a quanto con sintesi mirabile fu
espresso nella proposta del comitato pro-
motore e nelle brevi parole che l'accom-
pagnano; meno ancora, poi, dopo la lucida
ed eloquente illustrazione che ne fece testé
il ragguardevole cittadino che a buon di-
ritto chiamaste a presiedere all'adunanza.
E poi: il nostro paese non ha in questo
momento bisogno di parolo; ha bisogno
di fatti. (Applausi).
Se ancora si prolunga l'isolamento del-
la nostra provincia da quei paesi dalla
comunicazione coi quali soltanto essa può
ricevere il suo vitale nutrimento, la morte
economica della nostra provincia sovrasta
immediata; i figli di questa terra per po-
tersi nutrire dovranno in gran parte emi-
grare per sempre. (Applausi).
Fuor di proposito sarebbe in questo
momento pure il cenno di un programma
ferroviario. Ma se può esser discutibile
che sia per noi di vitale interesse che ci
si unisca per terra al centro della mo-
narchia, mentre questo gioverebbe forse
assai più a questa che a noi; chi può es-
sere tanto cieco da non vedere che sol-
tanto la Dalmazia è il porto della regione
occidentale della penisola balcanica; si
che la Bosnia, l'Erzegovina e una parte
della Croazia non possono vivere senza
esser congiunte or,<yanicamente con noi,
altro che per esser sfruttate, contro ogni
ragione e diritto, a vantaggio di terzi ; e
che noi Senza esser uniti con esse non
siamo, altro che un mare senza la terra?
Onde, siccome un popolo non può nè
deve pensare alla propria morte, ò obbli-
go imprescindibile di quanti in Dalmazia
abbiamo la coscienza della realtà, di rac-
cogliere tutte le nostre energie ad uno
sforzo cosi intenso come ancora non ne
abbiamo tentato. (Applausi).
E il successo non ci potrà per feroio
mancare, soltanto che noi in realtà si vo-
glia essere uomini.
Vi sono, è vero, nella vita delle nazioni
interessi più alti ancora di quelli econo-
mici ; ma per poter slanciarsi verso le su-
blimi idealità della vita, occorre, e intui-
tivo, essere vivi ; mentre se noi non at-
tuiamo il proposito, che qui ci raccolse,
la nostra morte deve dirsi decretata. (Ap-
plausi).
Per cui, sembra a me, che noi si sia in
uno di quei momenti nei quali il popolo
tutto deve dire a sè stesso: fino a che
codesto non sia raggiunto, cessi ogni al-
tra preoccupazione.
È forza imperiosa, pertanto, che cessino
per un tempo tutte le competizioni nazio-
nali ; che tacciano tutte le differenze di
partito ; che si dica a ogni specie di rap-
presentanti del popolo : rifiutate la vostra
cooperazione a qualunque attività pubbli-
ca fino a che questo postulato non sia un
fatto compiuto.
Codesto,, s'io ho bene compreso, è il
vero significato delle risoluzioni che vi
sono state proposte; e codesto è, fuori di
dubbio, il sentimento dell' intero paese.
E mi compiaccio che interprete prima
di codesto sentimento si sia fatta questa
illustre città di Spalato, che ha come
nessun'altra in sè tutte le premesse di
una vita piena e rigogliosa; e con l'o-
jjierna iniziativa mostra di avere anche
gli uomini i quali sapranno fortemente e-
sigere che sia finalmente dato ciò che a
lei e a noi tutti è dovuto. (Applausi.)
E gli effetti ridonderanno, non vi è dub-
bio, a vantaggio, non meno che di Spalato,
dell' intera nostra provincia. (Grandi ap-
plausi. Il podestà di Spalato si alza e
stringe la mano all' oratore.)
L' avvocato Smodlaka, accolto da un
grande applauso, dice che non occorrono
molte parole u dimostrare 1' accordo di
tutti nella questione ferroviaria : questio-
ne di pane, di vita, di progresso. Que-
stione, pei Croati e pei Seìmi, che li avvi-
cina all' ideale unitario. Si tratta di di-
mostrare col fatto di aver fede e volontà
di azione. E' azione di tutti i partiti e di
tutte le energie. Andremo anche in Bo-
snia a riscaldarli per tale questione. A
Vienna e a Budapest, onde obbligare i
governi a fare 1' obbligo loro. Cosi agen-
do la questione sarà per una metà risol-
ta. Il popolo imporrà il suo volere all'Au-
btria che non sa difenderlo dalie pretese
dei magiari. Obbligo dello stato di subire
a volontà popolare. (Chiamata all' ordine
da parte del commissario. Si eccita con
grida r oratore a proseguire.) Il dott.
Smodlaka cita 1' esempio della Svizzera^
a quale, con tutte le sue montagne, ob-
)ligò gli altri stati a passare con le fer-
rovie pel suo territorio. E accenna alla
necessità di appoggiare 1' azione dei de-
putati a Vienna ed a Zara, promettendo il
massimo impegno e la massima coopera-
zione da parte del partito progressista.
La ragione obbliga alla concordia tutti
quanti. (Applausi.)
Griacomo Gabrich parla a nome del par-
tito socialista democratico, dichiarando
che questo agirà concorde agli altri nella
soluzione della questione ferroviaria, la
quale ha da portar pane e lavoro. Della
insoluziono del quesito ferroviario non
hanno colpa gli ungheresi, bensi il go-
verno ungherese, che nega al popolo il
suffragio universale. Toccando della tassa
sul vino e del rincaro del pane, ne trova
la causa nelle agitazioni degli agrari che
impediscono i trattati commerciali e nelle
esorbitanti spese militari. (Seconda chia-
mata all' ordine del commissario. Il pub-
blico protesta in grande rumore contro il
commissario, che gesticola, come fuori
di se.) Conclude col diro che bisognerà
interessare i deputati ad un' azione contro
la tassa sui grani, che affama il popolo.
(Applausi.)
L' agricoltore Antonio Ruzié rileva che
r Austria senza la Dalmazia non sarebbe
una grande potenza. Vorrà almeno questa
volta l' Austria imporsi ai Magiari e co-
stringerli ad adempiere alla legge? (Ter-
zo intervento del commissario. Proteste.
Grida : continui I) Se un cittadino (!on-
travvenisse- alla legge sarebbe punito ; ma
se lo stato contravviene pagano i cittadi-
ni. (Applausi.)
Il deputato dott. Tresic-Pavicié. Quan-
tunque non sia passato un accordo tra i
ileputfiti al Parlamento di fronte a questa
nuova azione, e non possa quindi parlare
in loro nome, egli pure dirà alcunché. E
se pure per la lettera della legge non
possano gli elettori dare istruzioni ai de-
putati, egli si associa alla risoluzione e
l'accoglie. Per gli altri depuUti non può
rispondere. Crede che supremo ideale deb-
ba esser quello dell' unione politica, da
prepararsi coli' unione ferroviaria. Asse-
risce che r azione dei deputati, se fu va-
na, fu però energica. Egli stesso, nella
commissione al bilancio, ebbe a rinfaccia-
re al governo che i milioni destinati alle
ferrovie in Dalmazia venivano impiegati
a pagare spioni. Il popolo tragga pare le
conseguenze dall' azione dei deputati. Ma
non »I avveri più il caso che, mentre i
deputati facevano opposizione al governo,
Società Anonima di Navigazione a Vapore „PUGLIA" con sede in Bari
Itinerario per i servizi dell'Adriatico e Ionio.
AVVERTENZA — Sulvo eventuali cambiamenti nei porti intermedi e senza garanzia per la regolarità del servizio in
caso di forza ma^'giore o di misure contumaciali. Le ore di arrivo e di partenza sono computate da 0 a 24.
LINEA A (settimanale) - VENEZIA-ANCONA-DALMAZIA-MONTENEGRO - Edizione ottobre £910
miglia
128 110
131
CO
40
48
45
42
115
mercoledì
giovedì
venerdì
Andata
SCALI
Venezia . . •
Fiurao . . .
Ancona (1)
Spalato . . .
Metkovich . .
Curzola .
Gravosa. . .
Cattaro . . .
Antivari (2)
Bari (3) . . .
1) Ricevo dai treni diretti serali. —
ARRIVO
giorno
sabato
domenica
lunedi
PARTENZA
giorno
martedì
mercoledì
giovedì
venerdì
sabato
domenica
ora
18.—
20.30
24.—
17.—
23.30
4.—
11.—
8.—
18.30
Ritorno
SCALI
Bai i (4) . . .
Antivari (5)
Cattaro . . .
Gravosa. . .
Curzola . . .
Metkovich .
Spalato .
Ancona (6) . .
Fiume . . .
Venezia .
ARRIVO PARTENZA
miglia giorno ora giorno ora
martedì 21.—
116 mercoledì' 8.30 mercoledì 12.—
45 n 16.30 iì 18.-
45 n 22.30 giovedì 1.—
48 giovedì 5.50 n 8.—
40 )ì 12.— w 12.30
60 18.30 }} 28.—
131 venerdi 12.15 venerdi 20.—
110 sabato 7.— sabato 20.—
128 domenica. 9.—
7.—
7.30
13.30
23.—
3.30 9.—
16.—
13.—
6.—
2) Riceve da SCUTARI e dal MONTENEGRO a mezzo servizi speciali,
treni diretti del mattino. Durante la sosta a BARI il piroscafo dovrà recarsi su altri scali della costa, quando il traffico lo richieda. — 4) In
coincidenza coi treni diretti 51 e 58. — 5) Coincide col servizio ferroviario per WIR BAZAR. — 6) Riceve dai diretti serali. Nel viaggio di
andata può appiedare facoltativamente a RISANO.
N.B. — Fju comunicazione con METGOVICH e subordinata alla navigahilitÀ, del fiume NARENTA. Quindi, ove non sia possibile la naviga-
izone normale, i piroscafi sosteranno brevemente alla foce.
LINEA B (settimanale) — VENEZIA-BARI-MONTENEGRO-ALBANIA-BRINDISI — Edizione ottobre 1910
3) In coincidenza coi
Andata ARRIVO PARTENZA Ritorno ARRIVO PARTENZA
SCALI miglia giorno ora giorno ora SCALI miglia giorno ora giorno ora
venerdì 23.— Brindisi (3) .... lunedi 23.—
Venezia ...... 67 sabato 6.— lunedi 8.— Vallona (4) ..... 73 martedì 6.20 martedì 10.—
Pola j 78 lunedi 16.— n 17.— n 15.50 mercoledì 2.—
Zara. 80 martedì 1.— martedì 8.— Medua (5) 41 mercoledì 6.15 il 11.— 1 Ancona j 87 » 16.4Ò " 23.— Dulcigno . . . . 23 ìì 13.— n 13.30 Pescara-Castelluinaro . i SI mercoledì 7.80 mercoledì 8.40 Antìvarì 14 » 15.—- 18.30
Ortoiia i;'. V 10.— >1 13.— Bari (6) 115 giovedì 6.— venerdì 3.— Tremiti n 18.15 giovedì 2.— 32 venerdi 23.— sabato 8.—
Vieati ! ;Ì5 giovedì 5.30 7.— Manfredonia .... 24 sabato 10.30 il 11.30
Manfredonia .... 25 9.30 }) 11.— 25 » 14.— il 15.— Barletta 21 11 13.30 » 15.— Tremiti ...... 35 fi 18.30 24._
Bari 1 n 18.15 venerdi 21.— 52 domenica 5.30 domenica 8.— Antivari 115 sabato 8.— sabato 12.— CastellaiTiare-Pescar a 13 il 9.30 11.30
Dulcigno (*) .... 14 n 13.30 » 14.— Ancona (7) .... 81 » 19.— lunedi 9.—
Medila (1) 23 >1 16.— domenica 2.— Zara t i lunedi 17 ilS ??
Durazzo 41 domenica 6.10 il 10.— Pola 80 iiiartedi 6.— mai'tedi 8.—
15.50 22.— 78 jj 16.— mercoledì 23.—
Brindisi .... 73 lunedi 5.20 Trieste 67 giovedì 6.—
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c col diiPttij (liìl iiiattiiio per 1' ALTA ITALLV. — 3. Riceve dal treno 51. — 4) In coincidenza con i piroscafi della linea C. — 5) In coinci"
denza col piroscafo della linea I). — tìj In coincidenza coi diretti del mattino. Nel tratto BARI-BARLETTA verranno facoltatiramente eseguiti
gli approdi di MOLFETTA, BISCEGLIE e TRANI. — 7) Riceve dai diretti serali. — *) Approdi facoltativi.
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che di- Cattaro e di Spizza.
La splendida riuscita della festa va
dovuta in gran parte alle instancabili pre-
stazioni del dott. Giuseppe Laxardo, con-
sigliere di sezione presso il ministero di
finanza, nonché a molti signori, comuni ed
associazioni della Dalmazia, che sommini-
strarono i costumi.
Questo ballo fu il trionfo dei merletti
dalmati, che vennero ammirati più di tutti
i lavori delle altre provincie. L' arcidu-
chessa Maria Gioseffa indossava un «cor-
sage» di merletti paghesani.
La baronessa Haas Teichen aveva una
toilettes tutta di lavori dalmati. E cosi
splendidi lavori dalmati, dell'epoca antica
e moderna, abbiamo osservato presso le
contesse l'estetits-Elam ed Hogos, presso
le signore Luxardo, nob. Wolff-Ciurlizza
ed altre.
Anche questa festa ottenne lo scopo di
far sempre meglio conoscere la nostra
Dalmazia, la quale però, meglio che con
qualsiasi altro mezzo, verrà fatta cono-
scere quando finalmente una rete ferro-
viaria la unirà all' Europa.
La marcia di un male.
Chi è famigliare alle riviste marittime,
non ignora che la peste serpeggia da lun-
fo tempo nell'Estremo Oriente e nelle ndie ; non passa qualche giorno, che non
si parli di casi sospetti a bordo di navi,
sopratutto di velieri ; quanto ai vapori
che trafficano con quei mari si sono prov-
veduti quasi tutti di ottimi apparecchi di
disinfezione e si difendono benissimo. Si
può anzi affermare che se la peste, e an-
che il colera, invaderanno l'Europa, ciò
non avverrà per la via di mare.
Ce ne offre un esempio luminoso il
Giappone, che con tanti contatti con la
Manciuria ha saputo tenersi immune e
dalla peste e dal colera anche durante la
guerra ; ma, prima di metter piede al Giap-
pone, i reduci dalla guerra e i prigio-
nieri russi erano sottoposti ad energiche
quanto rigorose disinfezioni ; perchè è dal
tempo dell a guerra che la Mancinria è
infetta, se pur quel paese fu privo di in-
fezioni in qualunque epoca.» E ben se ne
intendono le ragioni.
La Manciuria, ora che ha aperte tutte
le vie commerciali, è divenuta esportatrice
SU larga scala. In Inghilterra si sono in
questi ultimi anni moltiplicate le fabbri-
che di olio di Soya (sorta di fava) ; l'olio
serve alle fabbriche di sapone e il residuo
della torchiatura costituisce un ottimo
cibo per il bestiame da macello.
Quando la navigazione è libera dai
ghiacci i vapori imbarcano le fave a Vla-
diwostok, altrimenti a Dalny ; e come av-
viene quando si attiva una continua cor-
rente commerciale al traftìco maggiore si
innestano altri minori che in questo caso
sono le pelli, le ossa, l'olio stesso di fava
prodotto in paese, i panelli ecc.
La Manciuria poi ha esteso commercio
marittimo colla China (alla quale fra al-
tro fornisce i feretri su larga scala) spe-
cialmente dai porti del Liao Tung. Le
giunche chinesi sfuggono al controllo do-
ganale e penetrano cosi in China senza
alcuna precauzione sanitaria: donde la
sicura infezione di Tien-Tsin, il porto di
Pechino e nodo ferroviario e via via di
tutti gli altri porti, e anche dell' interno
poiché molte giunche risalgono i grandi
numi, congiungendo direttamente l'interno
dell' Impero ai suoi porti i più remoti.
Ma per via di mare, ripeto, 1' invasione
in Europa è poco temibile, potendo in caso
disperato le navi evitare i paesi infetti.
l5i questo abbiamo avuto esempio pal-
mare colla peste di Bombay, che dura da-
anni,' non fu ancor domata, e che nondi-
meno non riusci a diffondersi neppure
nell'India stessa.
Ma se le prospettive non sono sinistre
dal lato delle comunicazioni marittime,
sono però molto meno favorevoli da quello
della via di terra, perchè la Russia evi-
dentemente non sarà in grado da difen-
dersi da una invasione che penetri nel
suo territorio. Se la peste si diffonde
dalla Manciuria nella Mongolia e Tran-
sbaicalia, non tarderà a penetrare nella
Siberia e a raggiungere la via del Ca-
spio, la via delle antiche invasioni di
questa epidemia.
Si fa molto calcolo sulla energica di-
fesa scientifica che farà la Germania di-
rettamente minacciata dal pericoloso vi-
cino, ma solo una osservazione superfi-
ciale può lasciar credere che quella possa
essere la frontiera più pericolosa, e que-
sto presupposto deriva dal calcolare la
ferrovia transiberiana come la vera arte-
ria di diffusione.
Lungo la transiberiana la Russia stessa
potrà difendersi, e infine i territori russi
prossimi alla frontiera tedesca non sono
neppure i più deficienti come igiene, edu-
cazione e vivere civile. Il pericolo prin-
cipale è che la peste guadagni le regioni
del Caspio e la Russia meridionale e co-
me nel Medio Evo per via di terra rag-
giunge il Mar Nero, la Transiberiana e
l'Ungheria, invadendo contemporaneamen-
te l'Impero turco d'Asia e d'Europa, già
minacciato per la via della Persia.
La marcia per questa via sarà lenta,
avvenendo a mezzo di trasporti e di con-
tatti ancor primitivi, appunto come nel
medio evo, ma sopratutto temibile, perchè
nel suo itinerario la peste troverà un am-
biente ben poco diverso da quello delle
invasioni che ora si possono chiamare an-
tiche.
L'Austria e la Turchia adunque dovreb-
bero essere interessate almeno quanto la
Germania a predisporre la loro difesa alla
frontiera terrestre ben più estesa e diret-
tamente minacciata.
Le comunicazioni marittime comince-
ranno a divenire pericolose veramente solo
quando il morbo riuscisse a raggiungere
il Mar Nero e l'Asia Minore ; mancando
allora quella specie di garanzia che offro-
no le lunghe traversate. Queste costitui-
scono quasi una rigorosa quarantina per
i viaggiatori, perchè non è probabile che
il morbo possa rimanere latente su di un
piroscafo durante una traversata lunga
più di un mese, per divampare poi quan-
do a viaggio compiuto tutti gli imbarcati
siano ammessi a libera pratica in paesi
immuni.
E' probabile poi che le notizie che giun-
gono dalla Maùciuria siano sensazionali
ed esagerate ; se ne avrebbe una riprova
nel contegno delle autorità giapponesi cosi
gelose in materia di misura sanitaria, sia
perchè direttamente minacciate dalla vi-
cinanza e dai frequenti rapporti, sia per-
chè pensose del danno incalcolabile che
produrrebbe una invasione pestifera nelle
enormi agglomerazioni umane di alcune
fra le isole principali del potente e pro-
gredito impero.
Epperò l'Europa civile, se vuol difen-
dersi da una non tanto probabile, ma pur
possibile minaccia, deve pensare a sè
stessa.
PROTOCOLLO
della XXVIII seduta del Consiglio comunale
tenutasi il giorno 27 gennaio 1911.
(Continuazione, vedi n.o precedente e fine.)
XII. Argomento. Approvazione di con-
tratti.
il Su
Consig
)roposta dell' Amministrazione,
io approva:
a) la stilizzazione del contratto col qua-
le il Comune di Zara, per conto e nell'in-
teresse della frazione di Zara, cede al si-
gnor A. Jankovic un tratto di spazio della
partic. terr. 14/1, costituente parte del
corpo tav. unico della part. tav. 756 del
1. f. per il c. c. di Zara in permuta del
fondo, di proprietà di detto signor Jan-
ković, demarcato con la partic. terr. 4/9,
corpo tav. 2 della part. tav. 1104 del 1. f.
per il c. c. (li Zara, con l'obbligo da parte
del signor Jankovié di pagare, a congua-
glio dei fondi permutati, l'importo di co-
rone 4200 al Comune di Zara, il quale, a
sua volta, assume le spese di trasferi-
mento della proprietà ;
b) la stilizzazione del contratto col qua-
le il Comune di Zara, per conto e nell' in-
teresse della frazione di Zara, cede al si-
gnor Spiridione Brčić, al prezzo di cor.
26 per m^, un tratto di spazio della partic.
terr. 14/1, costituente parte del corpo ta-
volare unico della part. tav. 756 del 1. f.
per il c. c. di Zara.
XIII. Argomento. Domande per conferi-
mento di pertinenza.
Su proposta deli' Amministrazione, il
Consiglio :
a) riconosce il diritto di pertinenza al
Comune di Zara, in base alla legge 5 de-
cembre 1896 B. L. I. N.o 222, a Boden
Angelo, Bolle Raimondo e Smoglian Mi-
chele ;
h) accorda la pertinenza al Comune di
Zara, con esenzione da tassa, a Easdarich
don Giovanni, Bettalli Osvaldo, Botterl
dott. Vincenzo, Bressan Domenico, Chin-
chella Giovanni, Collenz Libero o Romano,
Dellavia Antonio, Desanti Raimondo, De-
scovich Luigi, Dorchich Eugenio, Gauss
Gregorio, Giuppanovich Mttteo, Heinrich
Guglielmo, de Hobert di Schwarzthal dott.
Giuseppe, Kirchmayer Giuseppe, Lutten-
feldner Giacomo, Macchiedo Luigi, Molinari
Domenico, Montschek Giuseppe, Muiza
Giuseppe, Negrini Periandro, Palisca Gio-
vanni, Rumel Giovanni, Rumpel Emilio,
Schmid dott. Rodolfo, Scopinich Rodolfo,
Scopinich Francesco, Scopinich Giovanni,
Svircich dott. Simeone, Trigari Federico
e Zorattino Giuseppe.
Podestà. Essendo stato da parte dei ca-
povilla di Diclo e Cosino fatta domanda
che alle guardie campestri destinate alla
sorveglianza del pascolo nei boschi «Vo-
lunjski» di dette frazioni sia riattivato il
salario ad esse anteriormente fissato, l'Am-
ministrazione comunale propone : che 1' on.
Consiglio voglia rimettere in vigore il
conchiuso, preso nella seduta del 18 set-
tembre 1909, modificato, per quanto si ri-
feriva alla fissazione un' annua retribu-
zione alle guardie comunali, nella succes-
siva seduta del 12 marzo 1910.
La proposta è accettata senza discus-
sione.
dott. Ghiglianovich. Prega l'ill.mo si-
gnor podestà a voler informare quale at-
teggiamento intende prendere il Comune
di fronte al continuo rincaro della carne.
Podestà. L' Amministrazione comunale
aveva iniziato pratiche per poter ricevere
carne dall'Argentina e farla mettere in ven-
dita nel mercato locale. Tali pratiche,
però, non condussero a risultato per il
difettoso funzionamento delle celle frigo-
rifere. Tolto tale inconveniente, l'Ammi-
nistrazione ha ripreso le trattative, sicché
per la fine di febbraio o principio di mar-
zo sarà possibile ricevere la prima par-
tita di carne dall' Argentina.
Stipanovich. Uno dei principali motivi
della mancanza di carne bovina sul mer-
cato è l'opposizione dei competenti fat-
tori al trasporto a piedi dei bovini da
Knin a Zara. Ritiene consulto rivolgersi
con petizione al ministero per il consegui-
mento di tale permesso.
Inchiostri. Propone in argomento un voto
del Consiglio, da comunicarsi al ministero
in via telegrafica.
La proposta è accettata ad unanimità.
Esaurito cosi 1' ordine del giorno, il po-
destà leva la seduta alle ore 6.50 pom.
MARINA E COMMERCIO.
La conclusione del cartello del cemento.
Sono state concluse le trattative per la
rinnovazione del cartello del cemento. Le
divergenze esistenti circa la contingenta-
zione nel gruppo delle fabbriche dalmate
sono state eliminate. Il cartello si basa
su una convenzione di contingentamento
fra i quattro gruppi (interno austriaco,
boemo, moravo-slesiano-galiziano e meri-
dionale) e sulla ripartizione del contin-
gente fra gli stessi. Da principio si aveva
l'intenzione di dare al cartello una durata
sino al 1917 ; in seguito alle difficoltà
verificatesi nel corso delle trattative il
contratto fu concluso soltanto per tre
anni, e con una clausola di disdetta, in
forza della quale ogni aderente al cartello
ha il diritto ad una disdetta quindicinale,
nel caso che si fondi una nuova fabbrica
di cemento.
Il nuovo cartello costituisce una reale
vittoria riportata dal gruppo dalmate sulle
fabbriche dell'interno. Le quali, nella lotta
di' concorrenza con le industrie del ce-
mento della Dalmazia, subirono una per-
dita di circa 11 milioni per mancato gua-
dagno. Il cartello generale del cemento
sarà suddiviso in 4 gruppi: il boemo, al
quale è assegnato un contingente di 30.000
vagoni ; il galiziano, che disporrà di un
contingente di 30.000 vagoni; l'interno,
che avrà 36.000 vagoni ; il meridionale, il
cui contingente è fissato in 35.000 vagoni.
Del gruppo meridionale fanno parte 10
fabbriche, delle quali quattro hanno sede
in Dalmazia. Quella parte del contingente
assegnato al gruppo meridionale che non
trovasse collocamento, verrebbe compen-
sata con indennizzo dagli altri gruppi del
cartello. Il cartello verrà organizzato su
piede di lotta contro eventuali nuove fon-
dazioni di fabbriche di cemento, special-
mente nel sud della monarchia a.-u., per-
chè qui vi è una sopraproduzione che si
vuole ad ogni costo evitata. Perciò il car-
tello potrà venir disdetto entro quindici
giorni, nel caso che sorgesse anche sol-
tanto una nuova fabbrica. La parte meri-
dionale dell' xlustria non è in grado di
assorbire nemmeno la metà del quantita-
tivo di cemento attualmente prodotto dalle
sue fabbriche. In quunto all' esportazione
è da rilevarsi eh' essa è impossibile a causa
dei noli elevati e di altre notevoli diffi-
coltà e che essa non serve che solo di
pretesto per nuove fondazioni. A quanto
si assicura il cartello del cemento non
deciderebbe eccessivi aumenti, tendendo
soltanto ad evitare la rovinosa concor-
renza sinora esistente fra le singole fab-
briche.
3! Corriere della provincia
Da Ragusa.
Ija gran veglia prò I^^ega
tenutasi sabato nel Teatro Bonda riu-
sci splendidissima.
L'addobbo dei locali di straordina-
ria eleganza e finezza, con profusione
di fiori. Ad onta del freddo e di molte
assen.7,e in cai-'-a di malattie, una piena
da superare tutte le aspettative. Ma-
schere in quantità, in costumi ric-
chissimi, piene di brio e di anima-
zione. Specialmente una mascherata
rappresentante una completa banda
musicale, con lampioni, gran cassa
eccetera, composta e di provetti ban-
disti e di dilettanti, destò immenso en-
tusiasmo, suonando inappuntabilmen-
te r inno della Lega e la marcia del
Si. La cena servita a piena soddisfa-
zione di tutti dal caffettiere signor
Roberto Odak. L'incasso al bacile
oltre 3600 corone, in attesa di altri
incassi dipendenti da regali ed obla-
zioni : sicché la cifra totale ascen-
derà a quattromila corone. Al solerte
comitato che tutto ha organizzato a
meraviglia va attribuita ogni lode,
specialmente ai signori Beghini e Zac-
cagna. Quanto prima dettagliata re-
lazione e comunicazione della lista
dei magnifici doni. La festa si pro-
trasse fino alle 6 del mattino.
Da Lesina,
Balli.
Anche quest'anno il ballo della Società
Biondi ebbe esito brillantissimo. Il teatro
era popolato di una vera folla. Le danze
animatissime, al suono di scelti ballabili,
eseguiti dalla nostra ottima Musica Citta-
dina Farense. La marcia dei Si elettrizzò,
tanto che venne bissata e trissata fra en-
tusiastiche acclamazioni. La vivacità fe-
stiva continuò fino a notte tarda e l'esito
finanziario fu superiore alle più rosee
previsioni.
La «Società Biondi» con gentile pensie-
ro devolse il ricavato alla nostra musica ;
la quale pure dette una festa da ballo
con bellissimo risultato. Si ricordino poi
tutti che l'ultimo lunedi di carnevale la
festa deve essere tra le più belle. Fac-
ciamo appello, a nome del comitato organiz-
zatore, a tutti i buoni lesignani dimoranti
fuori della patria. Debbono concorrere con
doni. Si deve contribuire al progresso
della nostra massima istituzione, alla quale
dobbiamo dare il nostro appoggio con
grande entusiasmo e pronta generosità.
Da Postire.
Ballo rientrato.
Griorni sono mi recai nel nostro caffè
e vidi un programma recapitato da San Pie-
tro, il quale annunziava un grandissimo
ballo a favore di certa sokolana a Zara.
Il ballo lo dava la Supetarska omladina,
la stessa omladina, che diede anche un
ballo anche all'ultimo dell'anno. Ma sic-
come i baldi giovani non hanno un pia-
nista cosi fanno venire da Postire un gio-
vanotto, il quale, naturalmente, doveva
recarsi a San Pietro anche all' ultimo del-
l'anno. Il ballo doveva cominciare alle
nove; ma passarono le dieci e più ed
il ballo, per mancanza del sesso gentile,
andò in fumo di maccheroni. E il povero
pianista, con un tempaccio infame dovette
tornarsene a piedi alle undici di notte,
rimunerato con poco più della metà del-
l' importo del prezzo stabilito.
E dell'incasso? Prima i debiti e poi la
sokolana.
Una multa ingiusta.
Un nostro operaio falegname, aiutante
di suo padre, doveva essere fornito del
libretto di lavoro, il quale naturalmente
si acquista presso l'amministrazione comu-
nale. L'operaio andò parecchie volte al
comune; ma sempre dovette ritornare a
mani vuote, causa la mancanza di libretti.
Un giorno venne qui il commissario e gli
domandò il libretto di lavoro. L'operaio
gli spiegò esattamente la cosa; il funz.o-
nario comprese e se ne andò. Ma dopo
pochi giorni confettò il povero operaio
con una multa di venti corone, per non
avere avuto il necessario libretto. Doman-
diamo, noi: è colpa dell'operaio se l'am
ministrazione comunale è sprovvista del
necessario? E noto all'autorità superiore
questo disordine dell' amministrazione che
va a danno degli operai? Sono sicuro che
la multa dopo il ricorso sarà diminuita o
addirittura annullata!
La C ronaca
Gli Italiani della Dalmazia
per la Lega Nazionale.
Ci cominciano a giungere le prime
relazioni sui balli per la Lega Na-
zionale in provincia. E le prime cifre.
E sono, anche quest' anno, cifre molto
eloquenti. I nostri consenzienti di Ra-
gusa hanno dato, nel nome della Lega
Nazionale, 4000 corone. Quelli di
Curzola ne hanno dato 2300 e anche
la lor festa ebbe esito splendidissimo.
A Sebenico, per la Lega, si è rac-
colto quest'anno un importo quasi
eguale a quello dell'anno passato:
5000 corone. Somme che confortano.
Cifre che entusiasmano come il più
vibrante dei carmi patriottici.
Ora tocca il turno a Spalato, che
farà onore alla tradizione magnifica.
E daranno altre feste gli altri gruppi.
Bisogna dar più che mai. Bisogna
accumular come mai. La Lega riceve
da tutte le parti, onde poter provve-
dere a tutte le nostre esigenze sco-
lastiche.
Poi avremo la festa della Lega a
Zara. Che è quanto diro la superfe-
sta. 11 convegno di tutti i cuori. Il
pellegrinaggio, al quale prendono parte
i giovani e i vecchi, gli agiati ed i
poveri, per dare, per dare, per dare.
Perchè il nome di Zara fiammeggi
nella cronaca delle città italiche.
Perchè non cessi la usanza nobilis-
sima; perchè non cessi il miracolo di
una cittadetta, fieramente ed inequa-
mente combattuta, che da in una notte
quanto non sanno dare, con minore
virtù di patriottismo, grandi e popo-
lose città.
La festa della Lega è quest' anno
una festa veneziana. Motivi di Vene-
zia e decorazioni lagunari. Il teatro
— per l'addobbo del cav. Bettalli —
sarà un incanto, una meraviglia.
E già tutti col pensiero vi si sono
dati convegno. E sarà bene che nelle
maschere primeggino le fogge vene-
ziane : le parrucche bianche, i zen-
dadi popolani. Saranno intonati al-
l'ambiente. E la festa delle feste sarà
completa: un'armonia d'arte; un'ar-
monia di sentimenti !
Per un comitato interprovinciale.
Il progetto di istituire a Vienna la
Facoltà giuridica italiana venne ap-
provato dalla Commissione parlamen
tare al bilancio e per il prossimo
anno scolastico la Facoltà potrà fun-
zionare. E' qualche cosa, ma assai
poco. In ultimo — scrive l'ottima
<ldea Italiana» — siamo ritornati allo
stato di possesso in cui ci trovavamo
anni or sono, quando era istituita la
Facoltà a Wilten. Vienna, è vero, è
qualcosa di meglio di Wilten, non
fosse altro perchè eserciterà maggior
attrattiva sui nostri giovani accade-
mici, i quali avranno opportunità di
trovarsi più numerosi e di preparare
con maggior energia ed efficacia il
terreno per la battaglia prossima che
verrà combattuta per il trasporto del-
la Facoltà a Trieste. Accettiamo ad
ogni modo quel poco che ora ci vien
dato ; ma col proposito fermo di ap-
profittarne per raggiungere il nostro
scopo finale, per giungere a Trieste.
Giacché non bisoga dimenticare che
la battaglia per arrivare a Trieste sarà
aspra assai. Ad essa dovremmo pre-
pararci già adesso, e prepararci di
tutta lena. Io mi permetto di lancia-
re r idea della costituzione di un co-
mitato universitario interprovinciale
col programma di mantenere desta e
sempre più viva 1' agitazione per
Trieste.
Certe balordagg^inl.
L' < Hrvatska Riec» di Sebenico
trova di pubblicare nel numero del-
l' 8 corrente un articolo sulle condi-
zioni dei geometri per deplorare la
corruzione (!!!) che regna nel servi-
zio del catasto a danno dei geometri
croati.
Non ci sorprende quell'articolo per.
chè r «H. R.> pubblica senza pen,
sarci su qualsiasi balordaggine, pur.
chè contenga qualche punta contro
l'elemento italiano.
Noi sappiamo, ed essa pure lo do
vrebbe sapere, che a capo del catasto
in Dalmazia sta il signor direttore
A. Inchiostri, persona superiore ad
ogni sospetto di parzialità; tanto è
vero che, essendo egli intenzionato
di ritirarsi fra breve dal servizio,
viene continuamente pregato da tutti
i suoi subalterni^ siano essi croati od
italiani, di non abbandonarli ancora
e di continuare a fungere da loro
capo.
Sino a pochi anni or sono quasi
tutti i geometri del catasto apparte-
nevano al partito italiano; ed è quindi
assai naturale che quei funzionari,
che sono oggi i più anziani, coprano
alcuni dei migliori posti nelle città
principali della provincia.
Ci sorprende però che r<H. R.>
— la quale comprende fra queste città
anche Sebenico — non sappia che
appunto a Sebenico, dei quattro geo-
metri, che sono colà destinati, ben
tre appartengono al suo partito.... 0
vorrebbe forse che tutti gl'italiani
venissero eliminati, tutti distratti, in
omaggio al graziosissimo grido <u
more?»
Per quanto riguarda Zara, ci con-
sta che negli ultimi tempi vi vennero
nominati parecchi geometri croati,
tanta — altro che corruzioni e per-
secuzioni e u Zagoru!!! — la asso-
luta imparzialità che presiede alle
nomine.
Relativamente alle conoscenze lin-
guistiche degli impiegati del catasto,
i quali a tenore di legge dovreb
bero conoscere tutte e due le lingue
del paese, da quanto ci siamo infor-
mati j)0ssiam0 asserire, che, se vi è
qualche deficenza, questa la si riscis-s-
tra appunto nelle vittime delle scuole
reali di Spalato, delle quali alcune,
senza saper scrivere correttamente in
croato, non conoscono l'italiano.
Altro che scioccherie! Questo è un
fatto innegabile.
L'asserzione che nelle promozioni
vengouo favoriti i geometri italiani
in confronlo ai croati è dunque una
grossolana menzogna. Sino ad ora
nessun fatto la potrebbe giustificare.
Saremmo poi assai curiosi di sapere
dove la <H. R.> abbia pescato quel
suo balordo di c Geometar» che ha
fatto stampare tante bestialità. E vor-
remmo sapere quando gli elementi
più avanzati de partito croato la fi-
niranno con la stolida presunzione
che tutti i posti pubblici debbano es-
sere monopolizzati dai croati: riser-
vati agli Italiani l'esilio o la fame.
No, no, signori; bisogna togliersi
di capo siffatta ubbia: gli Italiani
hanno gli stessi diritti, in tutto e per
tutto, e in tutti quanti gli uffici, de-
gli Slavi.
La festa della Lega a Sebenico.
Abbiamo da Sebenico : „La festa, data
a beneficio della „Lega Nazionale" sabato
scorso nel Teatro Mazzoleni, è riuscita
molto bene e per il concorso di gente e
per r incasso che si avvicina alle cinque-
mila corone ; cifra raggiunta anche nel
1910.
L' addobbo del teatro, opera del solerte
comitato di giovani, è piaciuto a tutti per
la semplicità artistica e pel buon gusto.
Dal mezzo del soffitto pendeva una enor-
me stella dalla quale partivano festoni
bianchi di velo. Farfalle sopra i palchi.
Illuminazione a giorno. Campeggiava sul
palcoscenico il busto del sommo poeta.
All' entrare nel palco del presidente del
gruppo, on. dott. Luigi Pini, la Banda cit-
tadina, diretta dal maestro Orsini, suonò
r Inno delia Lega, che tutti accolsero con
fragorosi applausi ed alzandosi in piedi.
Naturalmente si dovette bissare e suo-
nare ancora due volte la marcia del „Si".
Vivissimo entusiasmo.
Portò una nota di gaiezza la quadriglia
che i bambini, istruiti dall' instancabile
presidente del comitato, signor Marsilio
de Mistura, danzarono con grazia nella
pittoresca varietà dei costumi. Era bello
il vedere quei frugolini che danzavano,
quali tutti ridenti, quali con la medesima
serietà con la quale si accingono a risol-
vere un complicato problema di addizione.
Molte mascherine graziose animavano il
ballo. Furono assegnati i premi dalla com-
missione a ciò eletta ad un poetico An-
gelo (signorina Gr. Montanari) ad un bei
Una completa oggettività nella stampa,
un linguaggio scevro da ogni incorret-
tezza varrebbe poi anche a sollevare di
molto il livello morale del popolo croato,
reso stazionario dal cieco odio e dal fa-
natismo brutale.
Triste flue.
Da una diecina di giorni il tenente
Manlio Schebath era sparito senza lasciar
alcuna traccia di sé per quanto si siano
praticate numerose ricerche. Le supposi-
zioni sulla sua sorte erano varie e per-
sino si vociferava per la città che avesse
disertato e che si fosse rifugiato in Italia.
Se non che venerdì un puro caso volle
che venisse alla luce latriate realtà. Due
compagnie di volontari intente ad eserci-
tazioni di fucile a Lapad scopersero sul-
le roccie, che da «San Biagio in bosco»
condncono al mare, la salma del povero
Schebath già in uno stato di avanzata
decomposizione. Si ])otè constatare che
s' era ucciso con un colpo di rivoltella.
II defunto apparteneva alla nostra na-
zionalità, era nativo di Fiume e noto per
la sua indole buona e mite.
Da Miìnà.
Quello che vogliamo essere.
Credevamo di non dover più riiornare
su questo argomento; ma purtroppo le
varie circostanze di fatto ci inducono a
riprendere la penna e svelare al mondo a
quali sorta di persecuzioni, a quali ven-
dette i nostri consenzienti siano giornal-
mente esposti. Credevamo tempo addietro,
che, calmatisi gli animi, questo fosse il
buon indizio di un migliore avvenire; ma
purtroppo non fu che una rana nostra il-
lusione, giacché la breve pausa — o meglio
tregua — fji indice fonerò di tempesta.
Illudersi ormai sarebbe utopia! Scorag-
giarci sarebbe peggio : proseguiamo la no-
stra via sebbene irta di spine e confidia-
mo nell'avvenire e nella giustizia, supre-
mo tribunale, eguale per tutti!
Gli avversari predicano che qui si vuole
formare un nuovo partito, che si riscal-
dano le persone con false teorie, e che
sarebbe meglio mandarci a Tripoli !
Niente meno ! (Se certi signori lo deside-
rano faremo anche questo ; ma contro chi
dovremo combattere? S«, come dice la
stampa croata, Tripoli ò in mano dei tur-
chi ?) Ma è tutto falso, falsissimo! Sono
fandonie; sono le solite armi usate dagli
avversari per combatterci, per denigrarci;
armi usate in tutti i tempi in questa scia-
gurata lotta politica in Dalmazia, dal 60
a tutt'oggi.
r.1 partito nostro non è altro che il vec-
chio partito autonomo (e voi lo sapete quanto
forte fosse una volta), (;[uel partito, che
dal 1880 riposava in un ininterrotto le-
targo e dal quale oggi si scuote, si ride-
sta, per la forza degli eventi, a vita no-
vella, e rivive per affermarsi nuovamente
degno figlio di questo dalmatico suolo ed
all'ombra del vessillo con le tre teste di
leopardo! Orgoglioso si professa dalmata
e leale in tutte le sue manifestazioni. Ora,
quali veri dalmati, noi vogliamo avere
pure una nostra setlc, un nostro ritrovo
onde riunirci e respirare un'aria più sa-
lubre e priva di ogni microbo avversario.
Piaccia ciò o no a certi signori, poco ci
importa !
ProTOcazionl.
*
Il caro «Dalmata» altre volte ebbe ac
occuparsi di attriti politici, e di recente
parlò di quella famosa sentenza del no
.stro Comune, con la quale condannava 18
giovanotti ad 8 e 14 giorni di arresto
per aver cantato in italiano ; ed anzi si
attende l' esito del ricorso da Zara.
Ora non passa giorno, o serata, che
qualcuno dei nostri non venga provocato
ed insultato. Ci si vieta perfino ' aria che
respiriamo ; se alcuno dei nostri si ferma
in istrada a chiacchierare, eccoti spie che
notano ogni sua frase, ogni suo passo
Se in caffè od in trattoria si raccolgono
questi nobili reporter sono sempre alle lor
calcagna. Sembra veramente ai attraver
sare i tempi dell'in(juisizione !
E veniamo ai fatti. Una sera della scorsa
settimana, un giovanotto dei nostri venne
aggredito da un certo B. con uno stiletto;
fortuna volle che il giovane scansò il
colpo, che, diversamente, sarebbe stato
colpito. 11 movente? Odio politico! La
cosa è sub-giudice, quindi punto. La sera
di sabato 11 corrente alcuni nostri can-
tucchiavano in italiano, in prossimità di
un' osteria. Saranno state circa le 7, quan-
do il proprietario (fanatico mangia-italiani)
infastidito usci fuori, e con frasi oltrag-
giose principiò ad ingiuriare un certo S.
Risentitisi i compagni suoi, chiesero al-
l'oste ragione; e l'oste si ritirò nel lo-
cale. Domenica 12 corrente, verso le 9,
dieci o dodici socolassi cantavano per la
borgata, accompagnati da una armonica
stuonata, e, quando s'incontrarono con
una comitiva dei nostri (i quali subito
compresero la provocazione) si impegnò
un alterco, che avrebbe degenerato in
rissa senza il pronto intervento della gen-
darmeria e dei rondari. Lunedi 13 corrente,
verso le 8 di sera, in Caffè, parecchi dei
nostri sedevano ad un tavolo, quando com-
parve (e dicesi che la cosa era già pre-
meditata) certo D. ed in tono provocato-
rio ed offensivo cominciò ad inveire con-
tro dei nostri, minacciando di gettare in
mare tutti gli autonomi, ed offendendo pure
i loro morti. Ajizi, ad un certo punto,
quasi trascese a vie di fatto. Però l'in-
tervento energico di certo Gr. P. rondavo
e la rimostranza di varie persone li pre-
senti, le quali compresero l'ingiustificata
aggressione del D., lo misero alla porta,
ed un gendarme, che si trovava in quelle
vicinanze, l'obbligò a rincasare. La cosa
è pure sub-giudice. Mercoledì 15,corrente
alla sera e davanti il Caffè il calzolaio
M., croato, percosse il suo pivi vecchio fra-
tello, autonomo, dandosi poi a precipitosa
fuga. Bravo l'eroe! Chi è che provoca?
Chi è che offende? Pr^hiamo il signor
podestà di risponderci. E che cosa ne dice
r autorità politica ? E' a giorno di questi
fatti?
Dipende da voi!
Col presente carteggio non intendiamo
)unto di offendere il partito croato locale,
tutt' altro ! Sappiamo molto bene, che fra
croati di qui ci sono delle buone persone,
e quali non s'immischiano affatto in que-
ste faccende. Ma vi sono pure certi mes-
insubordinati e prepotenti, i quali seri
vanno in cerca di questioni, baruffe e cosi
via, sobillati più o meno da terzi. Di que-
sti messeri all' occorrenza anche faremo i
nomi ; per ora ci limiteremo a questa sola
domanda. Desiderate la calma e la tran-
quillità degli animi? Dipende da voi ! Sul
contegno tranquillo, moderato e paziente
dei nostri, giudichino gl'imparziali e gli
qnesti ; mentre invece, continuando le pro-
vocazioni e le minaccie, noi ci difendere-
mo legalmente, ma energicamente, e la pub-
blica opinione giudicherà.
MARINA^E^^
La sovvenzione deli' Ung.-croata triplicata?
Ci scrivono da Fiume: «A proposito
dell'aumento della sovvenzione all' Unga-
ro-croata da 400.000 corone ad un milione
e 200.000 corone, annunziato ncll' ultimo
nostro numero, devesi aggiungere che
questo aumento sarebbe condizionato al-
l' obbligo da parte della società di aprire
nuove linee.
La notizia è perfettamente attendibile,
ma i circoli commerciali di Budapest sono
malcontenti perchè nelle trattative in
corso sono stati completamente ignorati.»
I prezzi del cemento e ie fabbriche dalmate.
«Le fabbriche di cemento cartellate —
a detta di un giornale commerciale —
hanno aumentato a datare dal 15 corren-
te i prezzi del cemento di mezza corona.
Per singoi« relazioni l'aumento sarà di
soli 40 centesimi.»
Ma è deciso che le fabbriche della Dal-
mazia non procederanno ad alcun aumento
di prezzo.
= Ci scrivono da Spalato : «Le ferro-
vie egiziano hanno concluso con la «Spa-
lato» un contratto d'aquisto per il 1912
di 10.000 tonnellate di cemento.»
Anche nello scorso anno la fornitura di
cemento per le ferrovie egiziane era sta-
ta aggiudicata alla «Spalato».
Congiunzione telefonica Interurbana
in Dalmazia.
Secondo notizie ritenute sicure possia-
mo annunziare che durante il venturo
anno 1912 e alla più lunga con il prin-
cipiare del 1913 sarà del tutto condotta
la congiunzione telefonica interurbana tra
le città marittime e le principali borgate
dell'interno nella provincia. Spalato sarà
congiunta con Ragusa e con ('attaro con
un ramo fino a Sigii. Scl)(>nieo sarà con-
giunta con Spalato e con Zara e in questa
congiunzione sarà acclusa la unione con
Dernis-lvnin. La congiunzione più lontana
con Pola e più innanzi sarà soggetto di
studio, che si tratta di tecniche difficoltà
a cagione di lontananza di spazio, attra-
verso la (|uale il «cabel» sottomarino cor-
risponderebbe poco, poiché facilmente vi
potrebbe succedere una neutralizzazione
della corrente. Si dovrà condurre la con-
giunzione attraverso le isole con 1' aiuto
di brevi «cabel», e ciò appunto è che si
deve ancora studiare e stabilire.
A ciò che riguarda la congiunzione in-
terurbana nella provincia sola è stato già
provvisto, anche la spesa rispettiva, che
anzi tra poco si potranno annunziare quelli
che abbiano voglia di abbonarsi.
La c ronaca
che la
riflette
Alla vigilia deir applicažione
dell' ordinaoza linguistica.
(IL) Chiusi il precedente mio artico-
lo colP accennare come i diritti lingui-
stisti degP italiani vengono salvaguar-
dati dalla nuova ordinanza.
E valga il vero.
Anzitutto giova premettere
nuova ordinanza linguistica
esclusivamente la nostra provincia: ed
infatti il § 3, che ne è il caposaldo,
dice espressamente: le i. r. autorità
civili é gli uffici dello Stato in Dal-
mazia^ nella reciproca corrispondenza
d'ufficio^ nonché nella corrispondenza
d^ ufficio coi propri i. r. organi civili
in Dalmazia.^ dovranno usare la lingua
croata o serba.
Questa lingua adun][ue dovrà ve-
nire usata nella corrispondenza tra
ufficio e ufficio della Dalmazia; ma
in tutto il resto della corrispondenza
tra uffici ed autorità della Dalmazia
resta la lingua italiana quale lingua
d' uso.
Ci si obbietterà da qualcuno — e
prima di tutto dai croati, che sono i
ù'atelli siamesi dei tedeschi e che
preferiscono anche il turco.. . all'ita-
liano — che allora, cioè nella corri-
spondenza tra autorità ed uffici della
Dalmazia ed autorità ed uffici fuori
della Dalmazia, subentra la lingua
tedesca. Questa lingua — ad onta
della prokleta niemstina — verrà a-
doperata nella corrispondenza coi mi-
nisteri ] ma vivaddio la nuova ordi-
nanza non toglie il diritto di scri-
vere in italiano colle autorità ed uf-
fici fuori della Dalmazia, colle auto-
rità ed uffici di tutte le provincie
dell'impero, con Fiume, con Trieste,
e persino anche con tutti i diparti-
menti speciali dei singoli ministeri, i
cui rimarchi anche oggi vengono mol-
tissime volte rimessi agli uffici in
lingua italiana.
Ma questo diritto degli italiani è
ancora meno importante di altri di-
ritti loro garantiti nella nuova ordi-
nanza linguistica.
Già il § 1 di detta ordinanza, col
far richiamo all'ordinanza ministe-
riale del 20 aprile 1872, nonché a
quella del 21 novembre 1887, esi-
gendo cioè che le medesime trovino
applicazione presso tutte le ii. rr. au-
torità civili ed uffici dello stato in
Dalmazia, garantisce agli italiani il
diritto di non accettare alcun atto,
alcuna risposta a loro insinuati, a non
firmare alcun protocollo, a non fir-
mare alcun atto, intimazione, od in-
vito che non sieno estesi in lingua
italiana.
Se gli italiani tutti non presente-
ranno insinuati o ricorsi, o rimostran-
ze 0 qualsiasi altro atto che in ita-
liano, se non vorranno essere assunti
a protocollo che in italiano, se non
firmeranno che intimazioni od inviti
od altri atti a loro diretti che non
sieno estesi in italiano, è certo che
l'uso della lingua italiana negli uf-
fici continuerà in gran parte come per
lo passato.
Qualunque atto di debolezza in di-
rezione delle cose testé accennate da
parte degli italiani della Dalmazia
sarà di maggior danno nei riguardi
linguistici di quello che non lo sarà
tutta la nuova ordinanza.
Dagli italiani della Dalmazia di-
penderà se l'uso della lingua italiana
negli uffici debba o meno sparire ; e
più energico sarà il loro comporta-
mento e più tardi o mai cesserà V uso
dell'italiano nei pubblici uffici. Io vo-
glio essere franco : e riderò in faccia
a qualunque italiano, che verrà meno
a questi obblighi ed a questi principi...
pronto naturalmente a recriminare
contro l'ordinanza linguistica!! Miei
signori, gli uomini fanno le nazioni.
E come i privati hanno i diritti dei
quali testé ci siamo occupati, così u-
o-ualmente sulla base del succitato o
§ l li hanno tutti gli organi autonomi,
che dichiareranno d'avere per lingua
d' ufficio r italiano, nò dovranno quindi
ricevere alcun atto ufficioso che non
sia esteso in questa lingua. — E
così ugualmente dicasi dei nostri so-
dalizi, consorzi, società, istituzioni, ec-
cetera.
Noi ripetiamo ancora una volta che
dal contegno, dal procedere degli ita-
liani della Dalmazia dipenderà in
gran parte il posto che potrà conti-
nuare ad occupare la lingua italiana
presso gli uffici e le autorità della
Dalmazia.
Ogni italiano, senza chiacchiere e
declamazioni, sia fiero, energico e vi-
gilante nella tutela dei propri diritti
linguistici; ed allora appena l'uso
della lingua italiana negli uffici non
soffrirà quel regresso da tanti temuto.
E potrà non soffrirlo peraltro ragio-
ni, che esporrò nel prossimo numero.
I^'albo commemOratiTO della L<e-
ga nazionale. — Si sta preparando a-
lacremente il ricordo durevole del vente-
simo anniversario della Lega nazionale:
l'album commemorativo evocante in cin-
quanta superbe foto-incisioni le opere delle
quali la Lega è fiera come la madre ro-
mana dei suoi figli: le scuole, gli asili, i
ricreatori. La sottoscrizione alle duecento
copie di lusso è quasi completamente co-
perta; ma l'edizione popolare dell'albo
sarà di parecchie migliaia di esemplari e
tutti i cittadini potranno averlo tra breve.
= Nel ricreatorio della Lega a San Gia-
como di Trieste i bambini hanno festeg-
giato il ventennio della Lega Nazionale.
fra gli altri numeri del programma
della lieta festicciuola andò rimarcato
quello di cinque bambini, che, vestiti da
scatole di fiammiferi della Lega Nazionale,
recitarono, a nome delle cinque provinole,
una bella poesia d'occasione.
Riccardo Pitteri tenne un paterno e
commovente discorso ai fanciulli.
Il Circolo Accademico italiano a
Vienna ha tenuta l'indetta adunanza ge-
nerale. Dei membri onorari erano inter-
venuti il dott. Carlo Pezzoli ed il presi-
dente Dadich ; inoltre assistettero all'adu-
nanza due studenti di Graz, il dott. Su-
vich ed Umberto Nani, che, presentati al-
l'adunanza, fur(mo da questa salutati con
cordiali acclamazioni.
Il presidente Dadich. aperta la seduta,
salutò i presenti e commemorò dei colle-
ghi defunti e constatò che il Circolo an-
che nell'anno che sta per decorrere, fe-
dele alle sue tradizioni, ha offerto fre-
quenti occasioni agli studenti ed ai loro
amici di coltivare la socievolezza che rie-
sce tanto più utile e gradita a connazio-
nali costretti a vivere lontani dalla loro
terra e fra gente di nazionalità diversa.
Lo studente Cappelletti, presidente del
Curatono degli studenti della Men^a ao
cademica italiana, riferi sulla istituzione,
rilevando come, benché sorta di recente,
abbia già vita prosperosa, mercè i gene-
rosi contributi di patrie istituzioni, di pa-
recchi Comuni e d» privati.
Seguirono le elezioni per le cariche so-
ciali. La nuova direzione riusci, composta
cosi: presidente, lo studente tecnico Za-
netto Deperis di Gorizia, vice-presidente
lo studente di agronomia Maroni di Trento,
direttori Mullich di Gorizia, Addobbati
di Zara, Sugar dall' Istria, Zigon di Trie-
ste, Giumlia di Zara.
11 nuovo presidente Zanetto Deperis
prese la parola per ringraziare della
prova di fiducia datagli dai colleghi col
metterlo alla testa del Circolo accademico;
disse che si manterrà ligio alle belle tra-
dizioni del Circolo e farà ogni sforzo per
contribuire alla prosperità ed al progresso
dell'associazione: e fece appello ai colle-
ghi, affinchè alla fiducia aggiungano an-
che il loro appoggio. (Applausi).
Alla fine, su proposta dello studente
Fonda, l'assemblea votò un atto di plauso
e di ringraziamento alla cessata direzione.
liote personali. — Il dirigente luo.-
gotenenziale conte Attems fu col «Dal-
mata di questi giorni -a visitare gli stabili-
menti oleari di Morter ed Eso grande.
Lo accompagnava il consulente mini-
steriale peli' oleocoltura signor Artmann.
= Il consigliere luogotenenziale, diri-
gente il capitanato distrettuale di Cattaro,
V. de Budisavljevic, venne nominato cit-
tadino onorario di Perasto.
= Il vescovo di Spalato d.ott. Givoie,
di ritorno dalle conferenze di Vienna, si
ammalò ed ora attrovasi all'Ospitale provin-
ciale di Borgo Erizzo.
Cncina popolare. — Un vivo desi-
derio filantropico della nostra cittadinanza
sta per realizzarsi per l'iniziativa e l'o-
pera assidua di un comitato cittadino, alla
cui testa stava il podestà, dott. Luigi Zi-
liotto, e cui — si ricorda? — affluirono
abbondanti oblazioni.
È imminente l'apertura, a Zara, di una
cucina popolare, in Piazza San Rocco, allo
scopo di preparare e distribuire cibi sani
e nutrienti verso corrisponsione del puro
prezzo di costo.
La Cucina popolare — aperta sabato —
verrà inaugurata domenica : ed i criteri,
che mossero ad aprirla, risultano da quan-,
to qui riassumiamo.
Per sopperire ai bisogni della cucina
sono destinati : il locale d'esercizio^ con-
cesso ad uso gratuito dall' istituto di Pub-
blica beneficenza, un capitale raccolto con
oblazioni e le oblazioni che in seguito po-
tranno affluire da filantropi cittadini e da
corporazioni.
L'islituzione verrà diretta ed ammini-
strata dalla commissione di Pubblica be-
neficenza e la cucina sarà affidata a suore.
Si preparerà per ora soltanto il pranzo.
I locali saranno aperti al pubblico dalle
II e mezzo alle 1 pom.
Si dispenseranno ogni giorno due qua-
lità di minestre, carne allesso o stufato
(se di magro baccalà), due specie di con-
torni, pane, vino e dolce nei giorni festivi.
Nei locali della cucina saranno esposti
i prezzi. E sarà anche esposta la lista
cibaria per i diversi giorni della settimana.
I cibi non verranno somministrati che
verso la produzione di tessere destinate
soltanto per un determinato giorno, le quali
devono acquistarsi al più tardi il giorno
prima a quello per cui sono destinate.
Si potranno acquistare anche per Una
sola delle vivande che verranno sommini-
strate.
La vendita delle tessere seguirà nel lo-
cale della cucina ogni giorno dalle 11 e
mezzo alle alle 1 pom. e durante un'ora
del dopopranzo da notificarsi.
Gli avventori dovranno prendere da sè
le vivande alla dispensa (cancello) sia che
l'annunzio soltanto : e sarà lieta notizia
per tutti i nostri concittadini.
Il Consiglio Comunale di Zara è
chiamato sabato 25 corr. alle ore 10 aut.
ad una seduta solenne, onde procedere al-
l'elezione del podestà e di sei assessori.
Azione governativa pella Dal-
mazia. — Il ministro presidente conte
Stiirgkh affidò al ministro del commercio
cavaliere Roeszler la presidenza del con-
siglio, che dovrà occuparsi dell'azione go-
yernativa pella Dalmazia.
E quando finalmente mcomincierà que-
st'azione? I comitati, i consigli ed i prò-
grammi sinora non mancarono ; ma ua' a-
zione seria, che dovrèbbe incominciare
colle ferrovie, è ancora di là da venire !
lie elezioni di Pago. —- Lunedi sera
la commissione mista in affari elettorali
presso la Luogotenenza dalmata ha per-
trattato sul ricorso interposte contro j'e.
lezione per la rinnovazione del consiglio
comunale di Pago.
'Venne respinto il ricorso, in quella parte
che riguarda il primo ed il terzo corpo-
e i relativi consiglieri eletti rimangono
quindi confermati.
Riguardo il secondo corpo venne però
accolto il ricorso, e vennero proclamati
eletti i dodici candidati del nostro partito
e dei partito croato nazionale.
Festa religiosa. — Ieri tutta Zara
a dir cosi, si recò all'antico santuario
della B. V. della Salute in Campo Castello
nel quale, pur coli'intervento di monsi-
gnor arcivescovo, si celebrarono solenni
funzioni. Il santuario per la prima volta
e con bellissimo effetto, venne illuminato'
a luce elettrica. E venne ripresa la tra-
dizione del concerto serale e dello spet-
tacolo pirotecnico, abolita sin dal 1888.
Ieri a sera, in mezzo a una gran folla, il
Rabis esegui un brillante spettacolo piro-
tecnico e la Banda comunale un bel con-
certo. Pel ripristino della vecchia usanza,
e pel decoro delle funzioni, va data lode
al Padre Filomeno da Gradisca, presideate
dell' Ospizio dei Cappuccini.
Per la circostanza venne pubblicato ua
bellissimo sonetto.
Il'atroce menzogna. — Abbiamo
letta nella «Prava Crvena Hrvatska» di
Ragusa — e son preti che inspirano e
redigono quel fogliaccio! — l'atroce men-
zogna, cui allude, oggi, il nostro egregio
corrispondente da quella città.
0 i profughi arabi, dicendo di essere
sfuggiti alle stragi indette dagli Italiani
in Tripolitania, hanno mentito, od ha lu-
ridamente mentito — il che è assai più
probabile — 1' organo clerico pravasso.
E ora il colpo di grazia a siffatta cana-
gliata viene proprio dalla Dalmazia.
Ora il collaboratore di un giornale di
Spalato —- dunque un croato, perchè a
Spalato non vi sono giortiaji ituliauì
— dice di avere parlato a Durazzo con
numerosi profughi turchi partiti dalla Tri-
politania.
E uno di essi disse che il procedere
degli italiani verso di loro fu sotto ogni
riguardo correttissimo. I funzionari turchi
furono invitati di rimanere al loro posto
anche sotto il dominio italiano. «A nes-
suno di noi, disse il turco, fu torto ua
capello».
Le notizie circa le pretese atro-
cità commesse dagli italiani sono una in-
venzione priva di ogni fondamento : tanto
è vero che, adesso, i soldati italiani sal-
vano gli arabi persino dalle inondazioni!
Marcia ciclistica prò «Croce Ros-
sa Italiana». — Riceviamo e pubbli-
chiamo :
«Il «Veloce Club Zaratino» bandisce
per domenica 26 corrente una marcia cicli-
stica di ottantatre chilometri sul tratto
Zara-Bencovaz-Carin-Smilcicn-Zara, la cui
L'rgMare^rr«^^^^^ d'iscrizione di co. 1 per parteci-
V istituto 0 portarle a domicilio. P»'"« devo uta alla Croc. Sosm lla
ISel primo caso l'istituto somministrerà ^ iioma a tavore dei soldati italiaai primo
i recipienti necessari e le posate ; nel se-
condo le parti devono portar seco i reci-
pienti.
Il vino non sarà somministrato in mi-
sura maggiore di un quarto di litro e sol-
tanto a chi acquisti anche qualche vivanda.
È €ìsclusa la somministrazione di bibite
spiritose.
È finalmente vietato di fumare nei lo-
cali della cucina.
Onomastico. — Ricorrendo dome-
nica r onomastico della defunta impe-
ratrice ^ Elisabetta, lunedi le scolaresche
di qui intervennero a solenni messe com-
memorative. E le scuole ebbero vacanza.
Decesso. — In tardissima età, e com-
pianto cordialmentè dai numerosi amici ed
estimatori, è morto nella nostra città il
signor Gregorio Gauss, consigliere di tri-
bunale provinciale in riposo.
Fu il defunto un magistrato colto, ope-
roso, integerrimo; e l'aderire con sempre
eguale aiìetto al nostro partito, anche in
tempi diffìcili, non menomò, ma lumeggiò
meglio la sua esemplare integrità. ^
Consigliere per molto tempo al tribu-
nale di Ragusa, godette meritamente in
quella città amicizie ed universale estima-
zione.
Gli ultimi anni della sua vita volle
passarli a Zara nel seno della famiglia
di una sua diletta figlinola.
Ai figli e ai congiunti del compianto
magistrato, che fu marito, padre e con-
giunto impareggiabile, porgiamo le più
profonde e sentite condoglianze.
Zara. — E uscito un altro volume della
perima serie della raccoUa «La Venezia
Giulia e la Dalmazia». È dovuto al caro
e studioso collega Antonio Battara che
parla con amore di figlio devoto e con
profondo sentimento d'italiano della sua
e della nostra «Zara». Del bel volume e-
dito dalla libreria M. Guidde, che p'ro
segue l'ottima iniziativa del Meylender,
parler^H^Q come si conviene. Per oggi
malati e feriti in guerra.
R.trovo e partenza dal Caffè Lloyd alle
ore 8 aut.
' La marcia è libera a tutti i ciclisti e
motociclisti di Zara. Vi potranno prender
parte anche le automobi i.
Le iscrizioni si ricevono seralmente diiHi?
ore 7 alle 8 e mezzo nella sede sociale
del «Veloce Club Zaratino, in Calle S.
Antonio (sala attigua alla Biblioteca Po-
polare Italiana) la cui direzione darà ai
richiedenti le necessarie informazioni.
A tutti i concorrenti, che avranno com-
piuto la marcia, verrà conferita una me-
daglia-ricordo.»
Una deputazione, composta dal ve-
scovo dott. Marcelic, della contessa Ca-
boga, del cappellano di corte monsigno'"
Cerniza e dell' avvocato dott. B. Matievic
SI recò a Vienna in udienza dal ministf"
della guerra cav. Auffenberg, cui presen-
tò un memoriale diretto a promuovere il
progresso di Ragusa e dei suoi dintorni.
Non occorre aggiungere che il ministro
accolse molto affabilmente tale deputa-
zione, promettendole... mari e monti.
I santi padri. — Dinanzi
distrettuale di Stagno si è tenuto addi »
e 9 corrente il dibattimento contro cer»
molto reverendi di quel distretto pe»'^
loro illegittimo procedere durante le el«"^
zioni comunali, e per offese, per il
portamento scorretto e scandaloso, com'^"'
che per aver squadrate le corna, per aver
fischiato ed essersi battuti il sedere.
Furono condannati:
Don Michele Franković a 8, Relja Rf
Fmilio Sabatini a 6 e Mietei®
B irovié a 5 giorni di arresto.
Edificante, proprio edificante!
I^e confereuze episcopali e
ste. — La «Reichspost» apprende
fonte informata che nelle conferenze ep^'
scopali tenute la scorsa settimana son
palesati due ordini d'idee: l'uno pef ^
mantenimento delle feste attuali, l'
per r accogliraento del decreto
Šlmnero 6 ZARA, Sabato 20 Gennaio 1912 Amo nvil
IL DALMATA
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ASSOCIAZIONE
Zara Cor. 16 anticipatamente, semestre e trimestre in proporzione.
r impero A stro-Ungarico Cor. 18, semestre Cor. 9, trimestre Cor. 5.
gli Stati appartenenti all'Unione postale Cor. 24 all'anno, semestre
e trimestre in proporzione. Per gli Stati non appartenenti all'Unione
postale Cor. 16 e di più l'aumento delle spese postali, semestre e
trimestre in proporzione. Un numero separato costa Cent. 20. Un
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breria. Int( rnaz. di E. Schònfeld e negli spacci principali di tabacco.
Giornale politico, economico, letterario
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gano air Amministrazione del DALMATA in Zara. Chi non respìnge il
foglio dopo scaduta l'associazione, s' intende obbligato per il trimestre
susseguente.
Le corrispondenze devono dirigersi affrancate esclwi^amente »Ha
redazione. Le lettere non affrancate saranno respinte. I oomunicati si
inseriscono al prezzo di cent. 25 la linea carattere testino. Avvi» ed
inserzioni a prezzo moderato da convenirsi. I manosorìtti non si re-
stituiscono.
Piccolo mondo comico.
Il bozzetto sarebbe degno di Gan-
dolin. La cospirazione di un gruppo
di villani inurbati o togati, diretta
ad intìiggerci una terribile lezione e
a sbalordire il mondo. |
Il pattuglione di ridicole nullità
che costituisce a Lesina il partito !
croato si è radunato nientemeno che
])er decretare il boicottaggio del «Dal-
mata ». E c'es^ convenu! c' est entendii ! ,
come cantano i coristi negli Ugonotti^
10 pronunciarono, con un coraggio
da sgomentare, nell'assemblea plena-
ria del Cur-Salon.
Così questo giornale, accusato più
spesso di soverchia oggettività verso
gli avversari, questo pezzo di carta
che, modestia a parte, ha intonato a
forme meno antropofaghe la polemica
generale, ha avuto l'onore dell'in-
dice.
Il fenomeno merita rilievo nei suoi
aspetti generali piuttosto che nella
sua umoristica singolarità.
La perdita di un abbonato è ven-
tuia ordinaria nella vita di un gior-
nale. La perdita dell'ultimo residuo
di senso comune da parte di una col-
lettività è cosa che deve afiiiggere
11 partito cui la collettività dice di
appartenere. I croatofili di Lesina
hanno procurato un attcstato di scem-
piaggine a tutto il loro partito.
L'interdetto, proposto nell'assem-
blea con voce cupa da ventriloquio
e con gesto da tiranno, rivela il grado
di irresponsabilità cui sono discese,
per fanatismo, certe fazioni croate.
Lesina, la cittadetta più veneziana
die, dopo Zara, ostenti le sue grazie
al sole, si è tramutata, contro la sto-
ria, la tradizione e la secola,re gen-
tilezza del costume, in una specie di
antro del croatismo piìi feroce ed
irremissivo. Boicottato il «Dalmata»,
eh' è la stessa innocenza, quei signori
sono capaci di boicottare anche l'al-
fabeto italiano. Capaci di chiudersi
nel cerchio intellettuale del libellismo
croato e di non uscirne che a patto
di scannare qualche italiano, per poi
mangiarselo arrosto. Cosi l'isola vaga,
abbellita dallo scalpello e dal pen-
nello italico ed allietata dalle eleganze
umanistiche dello Stratico, va ad a-
cquistare il profilo morale di una
delle isole Salomone.
Su Lesina, a merito dei soci croati
del Car-Salon, e sui palmeti e le a-
gavi in flore, cade la peggiore delle
gragnuole: quella del ridicolo. Nessun
villaggio pillolare sperduto nel mon-
tano e mutato in feudo di frati si è
mai pensato di fare una dimostrazione
stupida come questa e come questa
divertente. Oh, non parlateci di Tar-
tarino di Tarrascona ! Il capo della
tragi-comica cospirazione fa impalli-
dire il profilo dell' eroe daudetiano.
Egli è immenso. E' immensurabile.
Ogni giorno, ogni ora registriamo —
e non più, in verità, amareggiati
un qualche atto della intolleranza
avversaria. Ma questo di un decreto
di bando inflitto in forma sinodale ad
un giornale colla intenzione di fare
una dimostrazione di eroismo, non
l'avevamo ancora registrato. A chi il
brevetto di invenzione? Perchè i no-
stri corrispondenti da Lesina non con-
sacrano alla posterità il nome e l'ef-
fìgie del capo della cospirazione? Gli
faremmo avere, ma indubbiamente,
r ordine dell' oca.
La scena — abbiamo detto — si
svolse nel Car-Salon di Lesina, E il
Cur-Salon è nientemeno che la Log-
gia Veneta, la quale schiude in sulla
riva, accese al sole, le sue leggiadrie
lineari.
Ora bisogna ben dire che l'edificio
sia di una solidità degna di sfidare i
secoli so non è crollato nell'udir le
buaggini dei cospiratori italofobi.
E bisogna meravigliarsi assai che
essi, ma proprio essi, non abbiano
cominciato tout court col boicottare
la Loggia e collo sfuggirla come un
lazzaretto di appestati.
Perchè a quale scopo boicottare il
«Dalmata», eh'è pezzo di carta pas-
seggero e caduco, se è ancora in
piedi e se rimarrà ancora in piedi nei
secoli, a gloria di Lesina e dell'arte
italiana, la mirifica loggia del Sam-
micheli ?
Il dente, che crede di poter lace-
rarci, non intacca il granito italiano :
perpetua antitesi alla rozzezza vo-
luta, raggiunta e cosparsa di ridicolo
dalla intransigenza croata.
Nazionalismo e democrazia.
(Continuazione, vedi il n.o precedente, e fine.)
Confondere il concetto di democra-
zia con quello di socialismo è un gra-
vissimo errore ; chè essi sono due
concetti differenti e sostanzialmente
e per ordine di tempo.
L'idea democratica è antichissima
ed %bb6 varie fasi di sviluppo nel
corso dei secoli; il socialismo invece
non è che un parto della moderna
democrazia. Mentre il concetto demo-
cratico in genere è quello dell' affer-
mazione dei diritti del popolo, il so-
cialismo è una dottrina, derivata bensì
da tale affermazione, ma che concerne
in ispecial guisa i rapporti economici
fra capitale e lavoro.
Considerando lo sviluppo storico di
ambedue i principi di nazionalità e
di democrazia, si arriva alla conclu-
sione, che r idea nazionale sorse ap-
pena dopo affermato il principio de-
mocratico, di cui anzi fu una logica
e necessaria conseguenza. L'idea na-
zionale, infatti, è esclusivamente il
parto dei tempi nuovi, mentre la de-
mocratica è invece di antichissima
data. Essa sorse non già nei paesi
dove lo spirito di casta era predomi-
nante come nelle monarchie asiatiche
e neir Egitto, ma sul suolo della Gre-
cia ed in ispecie in Atene, ove, rotte
le barriere di casta, il popolo si co-
stituì a sovrano. Vero è bene, che la
schiavitù degli Iloti limitò di molto
la libertà popolare, ma ciò fu la con-
seguenza della limitata capacità in-
dividuale del basso popolo come pure
un resto di quello spirito di casta,
che anche nelle libere repubbliche
sopravvisse sì nell'antichità che nel-
r evo medio.
Tutta la storia di Roma si riassu-
me neir emancipazione della classe
popolare dall' aristocratica e nel suo
finale trionfo, che conduce all'impero
del mondo. Questa è la conseguenza
del trionfo del principio democratico,
il quale però per la corruzione po-
polare degenera nel cesarismo e con-
duce alla decadenza ed allo sfacelo.
Nel medioevo la democrazia trionfa
nei comuni italiani e fiamminghi, ren-
dendoli ricchi e potati; essa si e-
volve pur'anco nel seno delle monar-
chie assolute con varie vicende e con
effetti differenti; ma le manca l'or-
ganizzzazione, onde i comuni italiani
cadono sotto stranieri domini, dopo
avere degenerato in principati tiran-
nici; la borghesia, unica rappresen-
tante del popolo di fronte alla classse
dei nobili, fu sopraffatta da quest' ul-
tima coalizzata al potere assoluto del
monarca. Contro un tale stato di cose
scoppiò la grande reazione dell' 89,
che proclamò la libertà e l'egua-
glianza, quali fondamentali diritti del-
l'uomo. Fu allora che la democrazia,
immedesimata nella classe borghese
assunse l'importanza che venne svol-
gendosi nel corso del secolo decimo-
nono e giunse al massimo suo trionfo
col capitalismo. Alla nobiltà successe
la plutocrazia; al privilegio della na-
scita quello del denaro.
L' onor^e.
La signora (xalleron si turbò molto
quando lesse il nome di Sisto Arudy sul
biglietto che la cameriera le porgeva.
— L'avete fatto entrare nel salotto ?
essa chiese.
— No, il signore ha preferito rimanere
in giardino.
La signora Gralleron discese.
Era una donna di quarantacinque anni,
che conservava le tracce di una grande
bellezza. Alta, un po' magra, essa mo-
strava, sotto i capelli precocemente bian-
chi, dei lineamenti fini e degli occhi viva-
cissimi.
Il signor Arudy passeggiava nel parco.
Robusto, dal viso colorito, dai capelli
corti, dritti e crespi, egli aveva, nono-
stante il corpo un po' tarchiato, una fiso-
nomìa molto distinta. Egli guardava la
signora (jalleron andare a lai, con un mi-
sto di piacere e d'ansietà che non cercava
punto di dissimulare.
Essa gli disse — e la sua voce tremava
un poco :
— Quanto sono lieta di rivedervi ! E'
tanto, tanto tempo che avete lasciato la
Francia? E come siete gentile di non a-
ver.mi dimenticata!..,
— Sono qui da appena due giorni e
riparto posdomani.... Si, sono dieci anni
che manco dalla Erancia....
Si chiesero a lungo notizie di entrambi
e si fecero molte interrogazioni su tutti
quelli che avevano conosciuto. Il signor
Arudy aveva perduto la moglie,
— Ho preso viva parte al vostro de -
Il capitale divenne un fattore no-
vello nella società moderna ; come e-
lemento economico diventò l'anello
di congiunzione fra la borghesia do-
minante e la classe lavoratrice. La
rivoluzione di febbraio in Francia, il
movimento cartista e la grande rifor-
ma in Inghilterra diedero principio
ad una epoca nuova; alla lotta tra
)orghesia e basso popolo; all'eleva-
zione dì questo, ad una nuova cor-
rente democratica, che scaturisce dai
bassi fondi della società moderna.
Queste fasi del principio democra-
tico ci dimostrano la lenta emanci-
pazione del popolo nei vari suoi strati
dalle classi dominanti; vi si scorge
un' elevazione degli strati inferiori a
seconda che questi si evolvono e di-
vengono individualmente e social-
mente idonei di ascendere al potere
della pubblica cosa. Ma ciò in seguito
ai principi di libertà e di eguaglian-
za, sorti quando il popolo divenne
consapevole di sè e del proprio va-
lore : allora esso fu capace di reagire
contro il potere dei monarchi e con-
tro gli abusi delle classi dominanti.
LTn grave errore commette quindi
chi giunge ad asserire, che la demo-
crazia sia contraria al principio di li-
bertà; chè questo è disconoscere un
fatto storico lampante. L'idea nazio-
nale anzi sorse contemporaneamente
al principio democratico moderno, e
come questo reagì al predominio delle
classi privilegiate, così l'idea nazio-
nale reagì contro le dominazioni stra-
niere.
Nè essa avrebbe potuto sorgere in
un' altra epoca precedente all' attuale,
perchè sarebbesi diseccata quale un
frutto prematuro. Il suo sviluppo e
la sua origine derivano dalla coscienza
del popolo riguardo al proprio valore
individuale, sociale e politico ; senza
un tale valore non era possibile un
processo di specializzazione e d'inte-
grazione, nè l'individualità si sarebbe
potuta affermare nella collettività mer-
cè i principi di libertà e di egua-
glianza.
L' epoca del 48 adunque, quando
il popolo si desta a nuova vita so-
ciale, è l'epoca, pure, delle rivoluzioni
di Grecia, d'Italia e d'Ungheria.
Egli è cosi che l'idea nazionale
deriva dall' idea democratica moderna
Lotte per l'indipendenza ve ne furo-
no molte nel corso dei secoli, ma
l'idea di dare un'unità all'organismo
di un popolo non poteva nascere e
svolgersi che allorquando tutto un
popolo fosse ormai divenuto conscio
lore, disse la signora Galleron, un po'
impacciata.
11 signor Arudy la guardò senza rispon-
dere. Egli desiderò rivedere la proprietà
della sua amica. Fecero qualche passo in
silenzio.
La casa era lunga, bassa, a due piani.
Delle glicinie si arrampicavano lungo le
persiane color castano. Le tegole rosse
del tetto scendevano molto giù. A sinistra,
si vedeva, tra cancellate, nn pollaio ben
fornito.
La signora Gralleron e Sisto Arudy cam-
minarono sotto gli alberi. C era un folto
boschetto di magnifici «liqaidambar», i
quali spandevano, nel calore del sole, il
lieve odore d'ambra che si sprigionava
dal suo fogliame.
— Ecco quello che desideravo rivedere,
disse il signor xlrndy, indicando in un
argolo la statua di una Ebe, e intorno a
questa una panca di pietra, una tavola di
giunchi, delle poltroncine da giardino.
— Come vedete, qui nulla è cambiato,
disse la signora Galleron. Vengo spesso
a sedere in questo luogo.
— C'è una domanda, Valentina, che
desideravo farvi già da molto tempo. Al-
travolta, venivo qui due o tre volte la
settimana a discorrere con voi in questo
medesimo luogo. Sembravate contenta di
vedermi.... E io.... voi lo sapevate, vi a-
mavo. Un giorno, ve l'ho detto. Mi si of-
friva una splendida posizione di ingegnere
a Rio-de-Janeiro. Voi sola mi trattenevate
in Erancia. Eravate vedova, libera. Vi ho
chiesto se mi amavate, e voi mi avete ri-
spostò: «No!» Se mi aveste detto: «Si»
sarei rimasto.... Sono partito, desolato.
Quante volte, d' allora, ho pensato a voi !
Non mi accusate di fatuità, ma mi è p irso
molte volte che non m'aveste detto il
vero....
Un raggio di sole toccava appena le
frutta d' oro, che si rischiaravano appena
al suo contatto.
La signora Gralleron esitava. Infine, essa
rispose :
— Avete ragione, amico mio, non vi ho
detto la verità.
— Perchè mi avete mentito?
— Se aveste saputo che vi avamo, mi
avreste perseguitata, oppressa. E non ero
sicura di me ! Ho preferito che 1' oceano
ci separasse,...
— Siete stata crudele....
— No, Sisto, ragionevole. Eravate am-
mogliato, non potevo pensare a sposarvi.
Se fossi stata sola, avrei potuto fare a
modo mio, non avrei trascinato alcuno, nel
mio fallo.... Ma avevo un figlio, amico mio.
E' per lui che vi ho risposto: «No», è a
lui che ho sacrificato il mio amore. Ho
voluto conservargli un nome onorevole e
rispettabile, del quale nessuno avesse po-
tuto sorriderne e ch'egli non avesse avuto
ad arrossire. Si appartiene ai propri figli,
prima di appartenere alle proprie pas-
sioni !
— Valentina, voi mi avete reso infeli-
cissimo !
— Credete che non abbia sofferto an-
ch' io ? Vi ho forse detto quante notti ho
passate senza dormire ?
Parlarono ancora a lungo degli episodi
del loro passato, dei loro sentimenti, dei
lunghi anni di separazione. In ultimo, Si-
sto Arudy si alzò per accomiatarsi dalla
signora (xalleron. Essa lo riaccompagnò
fino al portone.
— E adesso, disse il signor Aru^, vo-
stro figlio è ammogliato, Valentina?
di sè stesso; e ciò fu l'effetto della
democrazia moderna.
Certo è che l'idea democratica tra-
scende i confini dell'idea nazionale,
jerchè quella è più vasta, essendo di
carattere più generale, mentre questa
ultima è limitata ai confini di un po-
olo ed ha un carattere transitorio,
onde regolate le questioni, che le
iedero origine, cessa il suo compito,
ure è lo stesso principio democra-
tico che fa subire un'evoluzione ul-
teriore all' idea nazionale, onde que-
sta diventa imperialistica; da affer-
mazione dell' unità nazionale diviene
affermazione della potenza e dell' e-
spansione etnica di una nazione. Que-
sto è il carattere del moderno nazio-
nalismo.
Unificate le nazioni, esse, rinvigo-
rite dalle nuove correnti democrati-
che, che loro infondono nuovi impulsi
3er lo sviluppo di nuove energie, pro-
seguono il loro compito civilizzatore
e recano la propria civiltà in lontani
paesi.
Così un sano principio democratico,
rinnovellando l'anima e la coscienza
dei popoli, li conduce all' effettuazione
dei più alti destini cui sono chiamate
le civili nazioni.
Germane Valerio.
Questione risolta.
Leggendo il vostro articoletto sulle
linee automobilistiche, elargite alla
Dalmazia settentrionale invece delle
ferrovie, e segnate in rosso sulle carte
ferroviarie, ho pensato che la Dal-
mazia è sempre stato un paese fortu-
nato per eccellenza.
La sua maggior fortuna fu, come
può toccarsi con mano, il patto di
Campoformio — poiché da allora, o
meglio da diciassette anni più tardi,
fu un succedersi continuo di benefizi,
che il paternissimo governo di Vien-
na fece piovere sulla più meridionale
delle Provincie cisleitane.
Precorse, è ve o, un sonnellino di
qualche decennio, durante il quale il
popolo dalmata non si accorse di a-
vere una provvidenza governativa,
che su lui vegliasse ad occhi... chiu-
si, ma alcuni bruschi stiracchiamenti
e la lanterna di Latour svegliarono
già nel 1848 i dormienti e la Dal-
mazia, sia pure come gli altri paesi
cisleitani, s' ebbe il primo regalo : la
sua brava costituzione.
E allora, sulle piazze di Zara, i
nostri nonni gridavano come se aves-
— Si, essa rispose, con un tono un po
asciutto.
Egli esitava ancora :
— Insomma, siete felice della vostra
decisione?
— Non rimpiango nulla, ella disse fie
ramente.
Egli le baciò la mano. Per quanto tem
po la lasciava ? Per sempre, forse ! Un
immenso chiarore rosso si stendeva a po
nente. I platani della via accoglievano
dell' ombra nei tronchi contorti dei loro
rami. E la signora Galleron guardava a
lontanarsi colui che essa aveva amato
che avrebbe voluto come sostenitore della
propria vita !
Quando tornò al boschetto di <liguidam
bar», vi trovò seduta la signora Eagence,
sua vecchia amica, che, per affetto verso
di lei, aveva preso in fitto un padiglione
vicino alla sua casa di campagna e andava
a trovarla ogni giorno verso le sei.
— Hai avuto una visita? essa chiese,
quando vide apparire la signora (xalleron.
— Si, Sisto Arudy.
— Oh! esclamò la signora Fagence, con
una malizia e una curiosità che mostrava
fino a qual punto la signora txalleron 1' à-
vesse tenuta al corrente dei propri segreti.
Allora la signora G-alleron le raccontò
semplicemente la sua conversazione col
signor Arudy, la domanda fattale, e in
qual modo gli avesse risposto.
Non sei stata molto commossa nel
rivederlo?
Molto coininossa; Ne sono ancora
tutta gelata.
E porse all'amica le sue mani diaccie.
— Grli hai detto che è per Paolo che
hai rifiutato il suo amore ? Non ha obbiet-
tato nulla? Mostrava saperne qualcosa?
— Non credo. Parmi che ne abbia par-
lato senza secondo fine.
Le due donne discorrevano piano. Dei
grossi mucchi di nuvole chiarissime sali-
vano lentamente al disopra del loro capo.
Pareva che la neve del crepuscolo le sbar-
casse incessantemente sugli scali celesti.
Si preparava nn temporale.
Togliendosi infine alle proprie riflessio-
ni, la signora Eagence alzò il suo buon viso
munito di occhiali e chiese all'amica:
— Non ti ha chiesto se tu avessi dei
rimpianti ?
— Sì, ho negato.
— E non gli hai confessato nulla, non
gli hai fitto alcuna confidenza? esclamò
la signora Eagence.
(TIÌ occhi della signora Galleron si em-
pirono di lagrime.
— Potevo forse dirgli. Rosa, che, que-
sto figlio al quale ho sacrificato la mia
vita, pel (juale ho conservato intatto il
mio onore, che credevo destinato a grandi
cose, è un miserabile, che ha sposato la
sua amante, una modella, e, (juel che è
l)eggio, vive (juasi a sue spese; che è un
giuocatore, un ubbriacone e un fannullo-
ne! Potevo forse dirgli tutto questo? Egli
10 ignora, tanto, meglio! Sarei stato in-
capace di sopportare l'ironia del suo sguar-
do, su gliene avessi i)arlato
— Avresti potuto essere felice, mormorò
la signora Eagence.
La signora (xalleron piegò rabbiosamente
11 suo lavoro e si alzò.
— Se potessi tornar da capo, agiresti
cosi ?
— Se potessi tornar da capo? esclamò
la signor a Galleron, andandosene. Ah! taci,
Uosa ! Non mi dare tanti rimpianti !
Edmond Ja loux.
Da Curzola.
Il congresso della Lega.
Domenica 3 mese corrente ebbe luogo
il preannunziato congresso generale an-
imale del locale gruppo della Lega Na-
zionale.
Alle ore B pora., il presidente del grup-
po stesso signor Marco Smerchinich, dopo
di aver constatato numerosissimo lo stuolo
degli intervenuti, dichiarò aperta la se-
duta.
Prima però di passare all' ordine del
giorno r egregio presidente volle rivolgere
ai presenti bellissime parole, ricordando
loro come nell' anno decorso ebbero a re-
gistrarsi negli annali del nostro sodalizio
due avvenimenti, uno dei quali lieto e
l'altro — purtroppo — triste.
In Eorma eletta e con frasi scelte espose
egli l'origine e le vicende della Lega Na-
zionale, rilevando i vari e benefici suoi
effetti e rendendo attenti gli intervenuti
degli immensi sacrifizi che si fanno per
la sussistenza della stessa.
Con voce mesta e commossa passò poi
a parlare della grave disgrazia da cui
venne colpito l'intero partito con la pre-
matura ed irreparabile perdita dell' egre-
gio cittadino, l'illustre patriota dott. Al-
fonso Boara, il ({uale dall'inesorabile falce
venne rapito agii amici e conoscenti alla
fine del decorso anno.
Nel riuscito suo elogio 1' oratore richia-
mò alla memoria dei presenti la Hgura
del compianto defunto, esponendo i vari
suoi meriti durante la dimora nella nostra
città, accentuando in special modo come
r egregio estinto fosse uno dei primi di co-
loro, che si interessarono, acciocché nella
stessa città venisse erotta la scuola della
Lega Nazionale.
In segno di riconoscenza ed a perpe-
tuare la memoria dello strenuo difensore
della nostra causa, l'oratore propose che
nell'atrio della scuola dulia Lega venisse
messa la di lui effigie: proposta ([uesta
che venne accolta dai presenti ad unani-
mità di voti.
Terminati che furono gli applausi, che
accompagnarono il discorso del benemerito
presidente, prese la parola il cassiere
sociale signor Fausto Zovetti e in modo
a tutti comprensibile diede l'annuale re-
lazione finanziaria.
Esaurito il primo punto dell'ordine del
giorno e prima che si fosse passato al se-
ccmdo punto dello stesso il signor Marino
Smerchinich projìose che venisse espresso
il senso di elogio e di plauso all' intera
direzione uscente ed in special modo poi
al signor Marco Smerchinich, il ([uale già
durante il primo anno in cui t'unse da
presidente colle zelantissime e disintere-
sat(i sue prestazioni e gli s(iuisiti modi
di trattare sep})e cattivarsi la simpatia e
ciò che più importa la fiducia di tutti i
consenzienti : e la di lui proposta venne
accompagnata da fragorosi applausi.
A nome del cor])0 docente espresse i
sentiti l'ingraziamenti il maestro dirigente
signor Knering e la direzione per accla-
mazione fu riconfermata nei nomi dei
signori Marco Sinercliinich. Antonio Scfi-
vanich e b'austo Zovetti.
Allorché si dovefte passare alla nomina
del due delegati per il congresso generale
della Lega Nazionale, il presidente pro-
pose che tale compito venga affidato ai
due- giovani signori Vincenzo Troiani e
Marino Smerchinicli, esprimendo il desi-
derio che essi abbiano realmente a por-
tarsi a Pergine a porgere il saluto dei
propri compaesani e consenzienti al con-
gresso in parola. Kd i nomi dei giovani
signori furono accolti -da scroscianti ap-
plausi.
Musica Cittadina.
Anche la Musica Cittadina tenne tempo
fa l'annuale adunanza generale.
Allorché fu esaurito il primo punto del
l'ordine del giorno e si dovette passare
alla nomina della nuova direzione ed al-
cuni vollero fot se rinconfermato quale
presidente il signor Marco Smerchinich,
egli pregò l'assemblea di voler esone-
rarlo da tale carica per molteplici e giu-
stificabili ragioni e propose per la stes-
sa — persona adattissima — l'egregio
avvocato dott. Giacomo Viiizi, il di cui
nome venne accompagnato da fragorosi
applausi e la elezione seguì per acclama-
zione.
Contenti dell' ottima scelta nella per-
sona del chiarissimo avvocato siamo certi
che egli e pella posizione sociale che oc-
cupa e pelle sue belle doti musicali terrà
alto il prestigio di (juesta nostra cara i-
stituzione, epperò gli porgiamo i nostri
migliori auguri.
Quali direttori furono eletti poi i si-
gnori Antonio Kadizza, Griovanni Grlavo-
cich, Vincenzo Caenazzo e Giacomo Pe-
rucich fu Giovanni, quest'ultimo in segno
di riconoscenza per il suo sincero attac-
camento alla Musica Cittadina, sia nella
sua gioventù sia durante la di lui dimora
all' estero come pure al suo ritorno in
patria.
Cassa di mutuo credito - Curzola.
Domenica 10 corrente fu tenuto il con-
gresso generale ordinario . dei consortisti
di questo importante istituto di credito,
che conta già 47 anni d' esistenza, ed è
il più anziano consorzio della provincia.
Al primo punto dell' ordine del giorno
stava la relazione della direzione e pre-
sentazione del bilancio per l'anno 191L
La relazione constata il confortante pro-
gresso in ogni ramo della attività spie-
gata dall' istituto, come lo si potrà meglio
desumere dalle seguenti cifre che ci piace
di riprodurre.
11 consorzio contava al 31 decembre
1911 il numero di 1660 consortisti con
13991 quote di partecipazione pari al ca-
pitale di cor. 279.078:03.
Colla dotazione dall'utile del 1911 il
fondo di riserva ascende a cor. 120.000
il che corrisponde al 43 per cento sul ca-
pitale delle quote di partecipazione.
1 depositi a libretto raggiunsero la bella
cifra di cor. 2.955.517:52 con un aumento
di cor. 366.000 in confronto all'anno pre-
cedente. Il progressivo aumento di questi
depositi, è indice sicuro della fiducia che
gode .l'istituto, e della convenienza che
esso offre ai depositanti.
i prestiti suddivisi secondo le diverse
categorie ascendono complessivamente a
cor. 3.187.688:13,
Ad onta dell' asprezza degli sconti ve-
rificatasi nel secondo semestre dell' anno
decorso, il consorzio mantenne inalterato
ai propri debitori il piede d'interesse.
Lo stato totale attivo ammonta a coro-
ne 3.436.205:22 con un aumento di corone
400.000 in confronto al 1910.
L'utile netto della gestione ascese a
cor. 32.251:67 che dietro proposta della
direzione, approvata a voti unanimi dal
congresso, vennero ripartite come segue:
cor. 16663 quale 6 per cento di dividendo
ai consortisti sulle loro quote di parteci-
pazione. cor. 9756 al fondo di riserva, in
modo che lo stesso si elevi a cor. 120.000,
cor. 500 a disposizione della direzione per
scopi di beneficenza, cor. 5332.67 da ri-
portarsi a conto nuovo.
Procedutosi alle elezioni prescritte dallo
statuto vennero riconfermati a direttori e
revisori gli uscenti.
All'ultimo punto dell'ordine del giorno
venne preletto il rapporto del revisore-
perito dott. Sardelle sulla revisione ese-
guita a sensi della legge 10 giugno 1993,
che constata la piena regolarità ed esat-
tezza di tutta la gestione, confermando
quanto rilevato nelle precedenti relazioni.
E con ciò venne chiuso il congresso.
Da Cattato,
IVell'interesse del partito.
1 lavori per l'organizzazione del partito
sono stati accolti anche alle Bocche con
vivissima gioia.
Infatti gli italiani delle Bocche non sono
morti, bensì addormentati. Neil' unione sta
la forza. Si deve procedere cosi: a Cat-
tare si deve formare il «comitato locale»
dell' organizzazione per tutte le Bocche,
e sarebbe bene che facciano parte del co-
mitato suddetto una persona da Perzagno
e una da Castelnuovo. Il gruppo della
«Lega» dovrebbe estendere la sua attività
e darci un utile pari a quello delle città
consorelle.
Si dovrebbe infine istituire un «Gabi-
netto di lettura».
Naturalmente tutte queste istituzioni
dovrebbero essere operose e se ne avrebbe
un buon risultato.
I nostri amici delle Bocche, che hanno
incominciato, continuino più intensamente
il loro lavoro, e gli altri li imitino, o al-
meno li aiutino, e vedremo allora che gli
Italiani delle Bocche saranno un fattore
considerevole.
Tutto ciò sarà in ogni senso appoggiato
ed incoraggiato dalla «Politica». Speriamo
neir avvenire !
immischiarvi in cose che non vi riguar-
dano affatto, potreste andare incontro a
qualche tiratina di orecchie!
Voi dite che assalireste con impeto il
corrispondente del «Dalmata», ma che te-
mete di sedere al banco degli accusati.
Ma potevate ommettere di scrivere simili
buffonate, giacché io ritengo (al più che
uno non sia vile) che quando si ha la
prava intenzione di commettere un' aggres-
sione si deve avere anche il coraggio di
subire le conseguenze di legge ! D'altronde
state tranquillo, che il corrispondente del
cDalmata», se anche venisse aggredito da
un Ercole simile a voi, non vi querele-
rebbe : la mia dignità se ne potrebbe ri-
sentire; bensì riterrei più adatta e più
opportuna a voi, ragazzo Vladislavić, una...
frustatina sulla parte che non vede il
sole !
Credendo di avervi servito di barba e
parrucca, vi saluto con il rispetto che me-
ritate. Il corrispondente del * Dalmata-».
marinata
La «Spalato» Società anonima del ce-
menta Portland in Spalato tiene a Trieste
nel giorno 23 corrente la terza assemblea
ordinaria degli azionisti.
All'ordine del giorno stanno la presen-
tazione del bilancio, la nomina di cariche
sociali, eccetera.
La Cronaca
Da MUnà.
l>ì un arresto. Mostruo»! abusi «li
potere \
La sera del 19 febbraio p. p. Luca B.
Cresich, ritornando solo da una famiglia,
e, passando tranquillo davanti una comi-
tiva di giovanotti che cantavano in croa-
to, seguitò la sua via; quando improvvi-
samente comparve la guardia comunale
e senza alcun motivo lo scortò agli arre-
sti. Giunti che furono davanti l'edificio
comunale, attesero che il segretario por-
tasse le chiavi; e, siccome era presente
anche il capoposto di gendarmeria, il Cre-
sich pregò questi di condurlo nelle car-
ceri della gendarmeria, non volendo pas-
sare la notte nei cessi comunali adibiti ad
uso prigione.
A questo punto la guardia comunale
somministrò al Cresich un tale ceffone da
farlo tramortire. Parecchie persone lì pre-
senti stigmatizzarono 1' ingiustificato pro-
cedere del poliziotto, e lo stesso capopo-
sto esclamò : non si deve cosi picchiare !
Ma con tutto ciò il Cresich fu dalla
guardia condotto agli arresti comunali,
ove passò la notte fino il giorno seguente
a mezzodì; e fu rilasciato non senza pria
buscarsi dal Comune cinque giorni di pri-
gione !
L'altro di poi presso il Giudizio di San
Pietro, e dietro querela del Cresich con-
tro la guardia, si svolse il dibattimento,
in chiusa del quale detta guardia si ebbe
a titolo di ricompensa sette giorni di
carcere, oppure 21 corone di multa, più
le spese processuali. Salute! E più urba-
nità in avvenire.
Siamo curiosi di sapere quando qualche
croato verrà arrestato. Non desideriamo
mica del male a nessuno; e ancora meno
al cocolo di corrispondente dell'«Hrvatska
Kruna», ma certe coserelle sono fuori
del senso comune. Vuol dire... ad un' altra
volta !
liettera aperta
a Lovro Vladislavić, — Milnà.
Come belva feroce voi vi scagliate con-
tro il locale corrispondente del «Dalmata»
nel numero di data 3 mese corrente del
giornale «Novi List» in difesa di vostro
padre, maestro dirigente qui. Ironia ! Giac-
ché io credo, e tutti sono del mio parere,
che vostro padre doveva fi.rmarsi, onde
secolui poter intavolare un po' di conver-
sazione; mentre voi, Lovro Vladislavić,
siete ancora troppo ragazzo e dovete man-
giar molto pane prima di avventurarvi in
certe polemiche giornalistiche che alle
volte danno molto filo da torcere.
Il corrispondente del «Dalmata» — non
paventandovi — lascerà che l'erba cre-
sca e che il frutto maturi ; e se la vostra...
dignità lo permetterà, forse un giorno
ci intenderemo; mentre per ora segui-
tate a passeggiare a braccetto del vostro
papà. E vi raccomanderò di stare buono,
quieto e tranquillo, di non fare il mesta-
tore politico, e specialmente voi, fore-
stiero; che, diversamente, seguitando ad
L' attentato contro i reali d' I-
talia. — Il signor consigliere aulico
Eligio Smirić, in assenza del signor luogo-
tenente, si portò giovedì dal signor con-
sole d' Italia a Zara cav. Antonino d'Alia,
ad esprimergli, a nome del governo, in-
dignazione per r attentato contro i reali
d'Italia e nello stesso tempo il compia-
cimento per lo scampato pericolo.
Il signor luogotenente, conte Mario At-
tems, ritornato ieri al pomeriggio a Zara,
visitò pur lui stamane il signor console ita-
liano, esprimendogli gli stessi sentimenti.
Il podestà di Zara, dott. Luigi Ziliotto,
espresse pure, in visita speciale al signor
console, indignazione per l'attentato e
viva compiacenza perchè i Reali d'Italia
sfuggirono al grave pericolo.
Ieri si recò pure al consolato, allo stes-
so scopo, e a nome dell' autorità militare,
il generale maggiore signor Babich de
Lovinac.
La direzione della „Società di Benefi-
cenza Italiana" e molti cittadini si reca-
rono del pari a quest' effetto al consolato
d' Italia.
Associaasione ginnastiea. — Questa
società patria ha rivolto un caldo appello
ai genitori e ai giovani a dimostrare la
grande e benefica necessità dell' educa-
zione fisica.
Col frequentare una palestra ginnastica
i giovani acquistano quella vigoria fisica
ohe permette loro di sostener la lotta per
la vita; gli adulti riacquistano la perduta
energia ed agilità; mentre le giovani aiu-
tano con 1' esercizio fisico 1' armonioso svi-
luppo delle loro forme.
C ime ebbimo già a rilevare, la sede so-
ciale trovasi nell'edificio della Società dei
Bersaglieri, dove la sala grande viene con-
vertita in palestra, completamente arredata
di tutti gli attrezzi necessari. Vi è una
stanza per la direzione ; una sottosala,
anche questa adatta per l'esercizio deMa
scherma e del patinaggio; due spogliatoi
ed una camera quale gabinetto di pulizia,
con vasche, doccia, eccetera.
La frequentazione della palestra sarà
permessa a tutti indistintamente, purché
di condotta incensurata e di nazionalità
italiana. Le squadre femminili sottoste-
ranno ad una continua e diretta vigilanza
di un comitato di signore e signorine.
La frequentazione della palestra — nelle
varie sezioni dello sport — sarà regolata
da apposite disposizioni ed orario, e, osser-
vando la massima serietà e disciplina, le
lezioni s'inizieranno con ben definito pro-
gramma didattico sotto la direzione del
maestro signor Felice Veglia. In tutti i
locali sarà severamente proibito di fumare
e tutto ciò che cozza con le sane regole
della pulizia e dell'igiene.
I forti propositi dell'Associazione Gin-
nastica vanno assecondati dall' intera cit-
tadinanza.
= La direzione ha cosi distribuito 1' o-
rario settimanale. I giorni di lunedì e
giovedì sono destinati alla squadre ma-
schili con le ore già fissate ; i giorni di
martedì e venerdì alle squadre femminili
pure con le ore già fissate. Gli altri giorni
saranno assegnati alle scuole di danza,
pattinaggio, eccetera.
Giorni fa si raccolse il comitato di si-
gnore che affidò le cariche direzionali alla
signora Elena Rolli-Messa ed alla signo-
rina Irlanda Rovai-o-Brizzi.
II nuovo orario comincia con la pros-
sima settimana.
Biomi e ricordi patriottici e cari.
— Si attrova a Zara all' Hotel Bristol,
con la sua signora, con le figlie e con la
nipote, il conte Rodolfo Pace.
La contessa Pace è la figlia di Luigi
Lapenna : nome amato e venerato nelle
memorie dalmatiche ; e la nipote. Teresa,
è figlia di quel Marino Lapenna, che, se
la morte non lo avesse prematuramente
reciso, sarebbe stato il degno continua-
tore dell' opera politica dei padre, che,
nel 1885, aveva risollevato, coli'autorità
del suo nome e l'impeto della sua azione,
le condizioni del nostro partito in Dal-
mazia.
Gli illustri ospiti, dopo aver passato
l'inverno a Ragusa e aver sostato a Spa-
lato, vollero anche sostare nella nostra
città, che conserva prezipsamente il ricordo
di Luigi Lapenna.
Ad essi diamo il nostro rispettoso saluto.
Conferenze. — Martedì sera nella sala
maggiore del «Teatro Giuseppe Verdi» la
nota scrittrice Gemma Ferruggia terrà
una conferenza che ha per questo titolo
suggestivo : «Le nostre attrici».
Chi non vorrà sentire 1' eminente scrit-
trice a parlare di tutte le stelle grandi e
piccole che si muovono nel gran cielo del
teatro nazionale?
Mercoledì sera poi 1' egregio prof. Al-
berto Manzi terrà una conferenza su argo-
mento letterario, il cui titolo sarà fatto
noto da appositi manifesti.
Le conferenze si tengono su iniziativa
della «Società degli studenti italiani».
Xote personali. — Ieri dopopranzo
ritornò da Vienna il luogotenente della
Dalmazia conte Mario Attems.
U agitazione nelle scuole croate.
— Le misure disciplinari prese dalla di-
rezione del ginnasio di Sussak contro al-
cuni scolari determinarono delle giornate
di sciopero generale da parte delle scola-
resche slave di varie città. Gli scolari di
Zagabria trattarono col governo da po-
tenza a potenza; ma il governo fece in
tendere che avrebbe fatto chiudere le
scuole se gli scolari non si fossero incon-
dizionatamente sottomessi al regolamento
disciplinare. Gli scolari slavi che studiano
a Zara si associarono pure allo sciopero
generale, giovedì, dimostrando in silen-
zioso corteo. Nessun incidente. E anche
ieri disertarono le scuole.
= Il governo di Zagabria ha ordinato
la chiusura di quelle scuole medie fino a
Pasqua,
Un processo. — Di questi giorni, alla
Corte d' Assise di Klagenfurt, si è svolto
un processo di stampa, intentato dal no-
stro egregio concittadino Niccolò Dudan,
consigliere superiore alle poste e telegrafi
di Trieste, contro il direttore, il gerente
responsabile ed il redattore del «Corriere
Adriatico»; giornale che si alimenta di
poliziesche insinuazioni ed attacca gros-
solanamente, in ogni suo numero, il par-
tito liberale italiano di quella città, 11
processo fini con la condanna di tutti e
tre gli accusati, responsabili di aver ispi-
rato e scritto e pubblicato un articolo in
cui era adombrata la lealtà politica del
consigliere superiore Dudan,
Francesco Milost — inspiratore dell'ar-
ticolo — venne condannato a 600 cor. di
multa, commutabili, in caso d'insolvenza,
in un mese d' arresto ;
Augusto Proft — l'autore dell'articolo
— venne condannato ad un mese d' arre-
sto, con 24 ore d'isolamento.
Giuseppe Ocretich, il gerente del gior-
nale, venne condannato a 30 cor. di mult i
commutabili, in caso d'insolvenza, in tre
giorni d' arresto.
Tutti e tre vennero poi condannati al
pagamento delle spese processuali.
li verdetto suona anche e sopratutto
condanna al sistema giornalistico prescelto
dal governo a Trieste per combattere il
)artito liberale. Coloro che, con estrema
'acilità e per ragioni di lucro impugnano
r arme della delazione contro gli italiani
di libero sentire, e considerano come fel-
loni tutti gli impiegati che, pur compiendo
scrupolosamente il loro servizio, non in-
tendono di associarsi ad odiosi procedi-
menti libellistici, hanno avuta, è sperabile,
una salutare lezione.
Procedimenti terroristici. — Quan-
to ci scrive il nostro corrispondente da
Milnà deve destare una viva apprensione e
richiamare la seria attenzione del governo.
Chi non si professa croato è in balia ad
ogni possibile angheria da parte della
stessa polizia comunale.
Un poliziotto tempo fa, abusando mo-
struosamente del suo ufficio, percosse un
individuo da lui ingiustamente arrestato
e poi cacciato in una fetente prigione.
La guardia venne bensì condannata dal
Giudizio distrettuale, ma nessuno risarcì
il povero diavolo dell' onta e della deten-
zione patita.
Lo stesso podestà di Milnà, cui è dele-
gata la polizia, abusò del suo potere e
venne giudizialmente condann ito per ag-
gressione.
Chi non la pensa croatamente, a Milnà,
vive in continue angustie; vive sotto un
regime terroristico.
Ora, poiché un assassinio ebbe di re-
cente a funestare quella borgata, e la vit-
tima fu un povero giovane, né i procedi-
menti della teppa tendono a modificarsi,
nè la polizia comunale intande di tutelare
coir ordine il rispetto dovuto ai nostri a-
derenti, é indispensabile che da parte del
governo vengano prese le misure ne( es-
sarie,
Adesso:|j)er esempio ci scrivono che un
tale, già recluso in manicomio, viene spinto
dalla teppa croata a provocazioni e ad
eccessi, che possono riuscire pericolosi,
contro a nostri consenzienti II Capitanato
distrettuale di San Pietro provveda subito
ad impedire le gesta del pazzo, perchè a
Milnà non si abbiano a deplorare nuovi
spargimenti di sangue.
Il' idrofobia nel distretto di Zara.
— Da alcune settimane infierisce nel di-
stretto di Zara qUest' epizoozia importatavi
per mezzo di qualche cane randagio, se-
condo ogni probabilità da Bencovaz.
Va notato che i contadini tengono molti
cani sia per guardia che per caccia ; na-
turalmente cani che non hanno nessun va-
lore commerciale e che, abbandonati a sè
stessi, specialmente per quanto riguarda
il modo di procacciarsi il cibo, sono co-
stretti di errare per la campagna ed eser-
citare per conto proprio il nobile sport
della caccia alle lepri, od approfittare della
rara luculliana imbandigione di qualclie
carogna di cavallo o di ruminante, lasciala
per incuria insepolta.
E' naturale quindi ohe un cane idrofobo,
il quale in un dato stadio della malattia
è spinto a vagare continuamente ed a
mordere qualunque cosa gli si pari dinanzi,
avrà facile occasione d'imbattersi in ra dti
cani nei due o tre giorni che dura questa
fase del morbo. Quasi tutti questi cani
verranno morsicati dall'idrofobo ed ino-
culati dell' infezione che fra poche setti-
mane (al solito tre) si manifesterà con tutti
i suoi terribili e pericolosi sintomi. Com'è
noto, l'idrofobia può venire trasmessa a
tutti i mammiferi; più pericoloso di tutti
diventa il gatto, che nell'idrofobia si getta
ferocemente contro persone e contro ani-
mali.
Queste, quindi, le cause della rapida dif-
fusione dell' epizoozia, che potrà venire
repressa soltanto col sopprimere i cani ed
i gatti vaganti, i quali molto facilmente
sono venuti a contatto con cani idrofobi,
e, se anche appariscono per il momento
perfettamente sani, pure hanno in sè il
germe della malattia che potrà da un mo-
mento air altro manifestarsi e far nuove
vittime e mettere in pericolo chi sa quante
vite umane.
Nel distretto di Zara vennero finora con-
statati ben otto casi, sempre nei cani. Dai
rilievi fatti risultarono infettate quattro
persone : due di queste morsicate giorni fa
a Zara. Non si sa da dove, era apparso in
città un cane randagio, che nei pressi delia
Piazza S. Giovanni addentò dapprima un
villico, certo Pere Galesić da Rastane, e
quindi Matteo Milcovic, negoziante in
commestibili. Tutti due si portarono nella
farmacia Bianchi, dove vennero tosto me-
dicati dal dott. Marcelió.
Il Milcovic parti la sera stessa per
Vienna onde assoggettarsi alla cura Pa-
steur. 11 cane sospetto venne accalappiato
dal civico canicida e quindi ispezionato
dal dott. Inchiostri che lo dichiarò idro-
fobo. Ad ogni modo il cane non venne
soppresso, ma tenuto in osservazione nella
sardigna comunale, dove è morto nel se-
guente gioj'no. Ad onta che si trattasse di
un caso tipico, pare, per ottemperare alle
prescrizioni di legge, venne spedita la
testa del cane alla stazione per iniezioni
diagnostiche a Vienna, che ha confermato
telegraficamente la diagnosi.
Fin da principio vennero prese le più
severe misure non solo per la città, ma,
quello che è più importante ancora, anche
per le campagne. Ora poi vennero ordi-
dinate dal Capitanato caccie per eliminare
tutti i cani e gatti vaganti per le cam-
pagne ; e, se anche questa misura rimanesse
infruttuosa, verrebbe ordinata la distru
zione dei gatti e dei cani nei villaggi, pur
di sopprimere questa pericolosissima epi-
zoozia.
Come si vede, è necessario che ogni
proprietario di gatti e di cani cooperi a
combatterla, sia attenendosi scrupolosa-
mente alle misure ordinate dall'autorità,
sia consegnando al canicida i propri cani
o gatti, quando, per una ragione qualun-
que, non gli fosse possibile di tenerli a
prescrizione e quindi non esposti al peri-
colo d'infezione. Giova poi ricordare che
è un ridicolo senso di male interpretata
zoolilia, il voler sottrarre all'immediata
soppressione tali animali, preferendo in-
vece di vederli correre per le strade affa-
mati e maltrattati, cai pericolo poi di ve-
derseli capitare in casa ammalati d'idro-
fobia.
Femmitiismo. — Apprendiamo che
delle signore e delle signorine (benedette
figliuole, non vedo l'ora che si maritino!)
intendono di fondare in provincia un or-
gano croato per propugnare l'emancipa-
zione della donna.
Non ci mancava altro — ad esser com-
pleti ! — che un organo di femministe e di
suffragette !
Non bastano le infinite e così pregiu-
dicevoli polemiche dei cosidetti uomini
colitici; ma occorre anche l'intervento e
'intento politico della donna!
E' terribile !
Nelle scuole industriali, adesso, vi è
anche un riparto assai utile ; il riparto :
casa e cucina.
Or ^me sarebbe che quelle signore e
signorine si limitassero ad esplicare il loro
femminismo — messaggeri della Provvi-
denza agli uomini — in quel benemerito
riparto?
«La donna — scrive un geniale scrit-
tore italiano — è stata creata da Dio per
consolare l'uomo dal male che gli fanno
le donne.»
A noi pare invece che la donna sia creata
per consolar 1' uomo dal male che gli uo-
mini gli fanno.
Epperò il regno della donna è quello della
casa : lasciata questa melanconia di in-
chiostri e di gazzette agli uomini, o a co-
loro che degli uomini hanno 1' aspetto.
Il predicatore. — 11 «Novi List» di
Fiume, ad onorare la santa quaresima, ha
concesso il suo pulpito ad uno scioccone
per una predica sulle orrende colpe di
Zara italiana, destinata, se non si converte
al croatismo, a far la fine delle note città
bibliche.
La predica di fra Buffone è cosi sollaz-
zevole che, forse, la tradurremo e la di-
vulgheremo in edizione speciale per ren-
dere meno uggiosa questa seconda metà
di quaresima.
Ma che siffatti burloni non possano per-
suadersi ancora di una grande e semplice
verità : che Zara, cioè, nè si converte, nè
si arrende; ma fossero ancora peggiori le
minaccie vomitate contro di essa; ma
fossero ancora mille i predicatori gonfi
d'odio e di stupidità pari a questo del
libéralissimo giornale di Fiume !
State cheti ; rispettate Zara e Zara vi
rispetterà. E' più semplice; ed anche più
serio.
In udienza sovrana. — L'Impera-
tore ricevette in udienza ]jrivata il neo-
noaiinato membro della Camera dei Si-
gnori cav. Vucov'ich. Il quale, a richiesta
dell'Imperatore, manifestò i più urgenti
bisogni materiali della Dalmazia, racco-
mandando in ispecie alla influenza sovrana
la costruzione di strade sulle isole di Lis-
sa, Lieaina, Brazaa e Curzola.
Hramero 102 ZARA, Sabato 21 Dloembre 1912 Anno XLVII
DALMATA
ASSOCIAZIONE;
Per Zara Cor. 16 anticipatamente, semestre e trimestre in proporzione.
Per r impero Austro-Ungarico Cor. 18, semestre Cor 9, trimestre Cor. 5.
Per gli Stati appartenenti all'Unione postale Cor. 24 all'anno, semestre
e trimestre in proporzione. Per gli Stati non appartenenti all'Unione
postale Cor. 16 e di più l'aumento delle spese postali, semestre e
trimestre in proporzione. Un numero sejiarato costa Cent. 20. Un nu-
mero arretrato Cent. 32. I numeri del giornale si vendono nella Li-
breria Internaz. di E. Schonfeld e negli spacci principali di tabacco.
Giornale politico, economiooi letterario
Esce il mercoledì ed il sabato
Ufficio 61 redazione: Calle Carriera n.o 2
HISERZIONI
Le associazioni e gli importi di denaro, in assegni postali, si diri-
gano all'Amministrazione del DALMATA in Zara. Chi non respinge il
foglio dopo scaduta l'associazione, s'intende obbligato per il trimestre
susseguente.
Le corrispondenze devono dirigersi affrancate esclusivamente alla
redazione. Le lettere non affrancate saranno respinte. — I comunicati si
inseriscono al prezzo di Cent. 25 la linea carattere testino. — Avvisi
ed inserzioni a prezzo moderato da convenirsi. — I manoscritti non si
restituiscono.
UpMdea in discussione.
Mentre nelle conferenze di Londra
si pensa di dare assetto nuovo alla
penisola balcanica, già tutta in ebul-
lizione per la guerra, è argomento di
preoccupazioni e quindi di discussioni
la possibilità di un altro assetto, Del-
l'interno della moiiarchia.
Abbiamo veduto die sopratutto i
tedeschi discutono con preoccupa-
zione la possibilità di una trasforma-
zione trialistica dell'or duplice stato.
L'idea del trialismo, quell'assetto
politico dello stato che dovrebbe so-
stituire r attuale dualismo, è stata
alimentata dall'annessione delle Pro-
vincie occupate ed ora è rafforzata dal-
l'insorgere e dal pugnare vittorioso
degli Stati balcanici, tendenti cia-
scuno ad allargare, in nome del prin-
cipio nazionale, il proprio dominio.
Finora si era parlato di una soli-
darietà morale tra i popoli slavi del
mezzogiorno; ed ora si va più in là.
Si pensa possibile una fusione poli-
tica al disopra delle attuali barriere:
un accordo che vincoli l'interesse de-
gli slavi della Transleitania con quello
degli slavi della Cisleitania e della
Bosnia Erzegovina. Le diversità etni-
che che separano i croati, ad esem-
pio, dagli sloveni, le differenze pro-
fonde in materia di fede, non sem-
brano più un ostacolo agli ideatori
del trialismo. Il pensiero essere pos-
sibile una Slavia meridionale^ una di
lingua, di amministrazione e di indi-
rizzo politico, vince ogni altra con-
siderazione. E si vorrebbe preparare
colla idea trialistica 1' unità politica
di tutti gli slavi meridionali viven-
ti tra l'Adriatico e l'Alpi e nel con-
fine della Monarchia.
Vi furono uomini che sognarono
questa costituzione di uno stato slavo
molti decenni or sono, credendo pos-
sibile di vederlo sorgere vicino alle
nazioni r'costituite ed indipendenti
E anni or sono l'on. Tresié-Pavicié
si faceva il commesso viaggiatore di
questa idea unitaria, cercando di ac-
caparrarle le simpatie di eminenti
italiani; salvo a farsi poi, tornato ai
patri lari e alle patrie miserie, il
banditore dell'idea più pratica, se an-
che assai più meschina, di bastonare
e di buttare a mare gli italiani del
suo collegio.
Ma se la concezione di questo stato
slavo, che dovrebbe abbracciare tutti
i paesi slavi fra il Danubio, rA<lria-
tico e le Griulie, preoccupa tanto i tede-
schi, che cosa non ne devono pensare
gli italiani? Secondo gli uni la con-
crezione di questo stato slavo non
potrebbe andare disgiunta da un pro-
gramma di distruzione del nostro pos-
sesso nazionale sull'Adriatico, Fiume
APPENDICE
I popoli balcanici.
e Continuazione, vedi il numero precedente e fine.)
I Serbi.
E venne il giorno della grandezza e poi
quello della decadenza serba: l'impero di
Uùsan Stefano, salito al trono nel 1336,
comprendeva, oltre la Serbia, la Bosnia,
r intera Macedonia, la Tessaglia, l'Alba-
nia, l'Epiro e parte della Grecia.
Ma da Gallipoli Amurat I allungava
l'artiglio; e sui piani di Kòssovo, dove
egli ebbe la morte, cadeva fiaccata la forza
serba, ancora risorgente accanita a flagel-
lare, ma invano, la tenacia conquistatrice
di Baiazet I, Maometto 1, Amurat II,
quando Montenegro e Albania folgoravan
di vendetta, e lo Scanderbegh disfaceva
prodigioso ben venti eserciti turchi.
Nel volger dei secoli e degli eventi
più degli altri i serbi furono sacrificati.
La vecchia Serbia è turca, il Sangiaccato
diNovibazar è turco, ed è turco Cossovo,
che il poeta di Croazia, Pietro Prerado-
vich, dice gorgogliante d'acqua e di san-
gue per ridestare vendetta e per lavar
r onta del vincitore. Per quattro quinti
formanti la popolazione del regno di Ser-
bia che raggiunge 2,900,000 abitanti (com-
presi i rumeni della Serbia orientale, gli
altri slavi e gli stranieri) sono separati
compresa; mentre, ma sommessamen-
te, altri vorrebbero pur dato sviluppo
alla lingua italiana. Comunque non vi
è il caso di soverchie illusioni.; Chi ha
vissuto politicamente^in Dalmazia ne-
gli ultimi quarant'anni ha meno di
tutti ragione di illudersi. Nella «Trie-
ster Zeitung» il direttore della «Ta-
gespost?, dott. Reichenauer, ha per
esempio stampato un lungo articolo
sul trialismo, nel quale, dipingendo
con orrore 1' avvicinarsi di questo pe-
ricolo, mostra gli slavi sazi della
Dalmazia, accennanti appena a Fiu-
me e concentranti tutte le loro forze
su Trieste. Trieste dovrebbe essere
il grande porto del nuovo stato, la
città maggiore del nuovo conglome-
rato di popoli
Ma — anche senza il fatto di es-
senziale importanza che nè tedeschi,
uè ungheresi si lascerebbero allonta-
nare dal mare — si può immaginare
che gli ottocentomila italiani dell'Au-
stria si lascerebbero imbarcare così,
come i montoni di Panurgio, sulla
gran nave del trialismo? E' possibile
pensare ad una loro completa dedi-
zione od abdicazione nazionale?
Siamo nel periodo delle discussioni
intorno al problema; e, se l'avvenire
è in mano agli dei, sono gli uomini che
lo preparano. Non è difficile perciò
che gli slavi possano trovare il mezzo
di far prendere in considerazione V i-
dea trialistica.
Ma potranno, specialmente i croati
della Dalmazia, avviarsi a tanta ele-
vazione col bagaglio d'odio e.di per-
secuzione, sempre pronto ad aprirsi
a danno degli italiani? Potranno trat-
tarci come pecore matte e preparare
editti di dispotismo contro il seco-
lare diritto della civiltà italiana sulla
sponda orientale dell'Adriatico? E
quanto gioverebbe loro abbattere il
blocco compatto, ch'è antemurale della
italianità contro il germanesimo ?
Le alte concezioni unitarie non
possono essere salutate che con com-
piacenza dai liberi spiriti ; ma a patto
che non abbiano a sorgere sulle ruine
delle prerogative di altri popoli, non
solo più antichi in civiltà, ma nati
pur essi e cresciuti per respirare, li-
beramente, le purissime aure nazionali.
La battaglia navale lurco-greca.
La notizia che ebbe luogo una bat-
taglia navale fra la squadra greca e
quella turca, terminata senza gravi
conseguenze, avrà occasionato senza
dubbio parecchi ironici commenti. Le
due squadre, infatti, si vantano di a-
ver causato danni al nemico.. . e di
non averne ricevuto alcuno.
Sarebbe adunque stata una batta-
glia molto blanda e mite, tale da
soddisfar scarsamente 1' amor proprio
nazionale dei due contendenti.
Eppure queste considerazioni sono
con ogni probabilità ingiuste, e i due
capi delle squadre nemiche hanno di-
mostrato abilità e buon senso nel non
impegnarsi a fondo, nell'accettare la
critica situazione che li obbligava a
battersi nolenti, e nel saper uscire
senza danni gravi dalla mischia, a-
vendo salvato l'onore della bandiera.
Eprimo delle mie idee aff-itto per-
sonali, ma se il lettore ha la pazienza
di seguire il mio ragionamento credo
potergli provare che la m'a opinione
in proposito non è probabilmente in-
fondata.
Quale è il compito in questo mo-
mento dei comandanti della squadra
ellenica e della turca?
Non certo di cercare a qualsiasi
costo dei successi individuali, ma di
rendere i maggiori servizi possibili
ai loro paesi.
Ormai è dimostrato che i turchi a
Tchataldja ebbero sui bulgari dei
veri successi, e fu la flotta che dal
Mar Nero e dal Mar di Mannara, gra-
zie alla azione dei suoi poderosi can-
noni, ha grandemente contribuito a
quella strenua difesa che fu la sal-
vezza di Costantinopoli.
Domani se le trattative di pace
tornano vane, il cannone tuonerà an-
cora a Tchataldja, e il posto delle
navi turche è indicato. Ecco un com-
pito chiaro e definito, e ben più im-
portante che non il battere le {)Oche
navi greche. L'appoggio della squa-
dra è indispensabile alla difesa delle
linee di Tchataldja, perchè le navi
sono le fortezze mobili che impedi-
scono vengano girate le linee della
difesa nei loro punti deboli.
Infine finché una nave turca può
navigare nel Mar di Marmara, riesce
di poco vantaggio agli alleati il pos-
sesso della costa e di Rodosto. Le
navi poi facilitano i trasporti e i ri-
fornimenti dall' Asia alle linee di
Tchataldja.
Per tutte queste ragioni invece sa-
rebbe stato importante per la squadra
greca la distruzione di quella turca ;
ma era ciò possibile?
La possibilità per i greci di di-
stuggere con minimo danno la squa-
dra turca, non si può escludere : sono
tanti i casi della guerra e le vicende
della fortuna! Però la ragionata pro-
babilità era por un successo dei tur-
chi. Le forze complessive navali delle
due potenze possiamo assumerle nella
proporzione di 3 a 4. con vantaggio
per i turchi. La vittoria poteva quindi
costare troppo cara ai greci, poi bi-
sogna pure calcolare l'ipotesi della
sconfitta, e allora quale disastro! Per-
duti i presidi delle isole occupate, e- !
sposte alle scorrerie turche le isole !
del regno più belle e più ricche, sco-
perta quasi la capitale.
Solo una necessità assoluta, una
questione di vita o di morte, potrebbe
autorizzare i due comandanti nemici
a venir a ferri corti, cimentando a
battaglia decisiva le loro navi.
Or come spiegaj-e il combattimento
avvenuto? Quale scopo poteva esso
avere ?
Le navi greche osservano i Dar-
danelli perchè non ne esca alcuna
nave turca a tentare qualche colpo
di mano. Le navi turche ancor non
avevano veduto un nemico navale,
ad eccezione delle torpediniere bul-
gare Evidentemente il comandante
turco, trovandosi superiore in quel
momento di forze, volle provare i suoi
equipaggi, rialzando il morale ; e cosi
portò le sue navi verso il nemico,
ma con molta ponderazione. T greci
dal canto loro non volevano mica
scappare, raccolsero la sfida, ma essi
pure cercarono di non impegnarsi
troppo. — Per tal modo avvenne
uno scambio reciproco di cannonate
dopo di che le due squadre si divi-
sero, contente ciascuna di essersela
cavata a buon mercato e di avere
dimostrato che non temeva il nemico.
Ognuno cosi può anche cantar vit-
toria, con utile effetto morale per i
suoi, e questo specialmente per i tur-
chi, la cui marina, pur avendo reso
in questi ultimi tempi importantissi-
mi, anzi vitali servizi, si giudicava
ingiustamente come troppo timida.
I turchi poterono mostrarsi anche
più baldanzosi dei greci, perchè il
loro arsenale era prossimo al teatro
dell'azione, cioè a Costantinopli, quin-
di in caso di gravi avarie le loro
navi avevano modo di essere soccor-
se; inoltre i forti dei Dardanelli, of-
frivano un provvido riparo in caso
che le cose volgessero male. Ma per
i greci la condizione era assai di-
versa. L'unico loro modestissimo ar-
senale è al Pireo, cioè lontano, e per
dippiù nessun punto della costa a-
vrebbe offerto loro un riparo. Tutto
questo doveva consigliare al coman-
dante greco molta prudenza.
Ecco perchè non è avvenuta una
vera battaglia navale !
Nelle circostanze attuali la distru-
zione della fiotta nemica non è cer-
tamente il compito principale asse-
gnato air ammiraglio greco, nè a quel-
lo turco, perciò questa im ,resa non
deve esser tentata senza la certezza
di compirla, col minimo danno pos-
sibile, cosa che è sommamente im-
probabile; dunque, avendo come ab-
biamo veduto scopi più urgenti ed
importanti da compiere, data la scar-
sità del materiale, i due ammiragli
devono sopratutt) vegliare alla con-
servazione delle loro forze navali.
E' un difficile ed amaro dovere,
che impongono le responsabilità del
comando, ed è senza dubbio una linea
di condotta più difficile, che comanda
maggior somma di energie e di sa-
crifici e anche di coraggio continua-
tivo, che il lanciarsi disperatamente
sul nemico e farla finita o bene o
male, ma finita in pochi colpi.
Un effetto intanto avrà avuto que-
sta prima azione navale : il concen-
tramento di tutte le forze navali gre-
che disponibili innanzi ai Dardanelli,
per intensificare la sorveglianza ed
evitare che le navi turche sorpren-
dano qualche riparto o qualche unità
greca e la schiaccino, ed a questa
intensificazione ai Dardanelli dovrà
forzatamente corrispondare un rallen-
, tamento delle azioni greche in altri
punti.
Dalla parte dei turchi le cannonato
adunque non furono tirate in pura
perdita. Giorgio Molli.
Leggendo e annotando.
Le nostre antichità.
Togliamo questo interessante articolo
— che sottoscriviamo a due mani — dal
«Nuovo Schiesone Spalatino».
«Una delle più belle particolarità di
Spalato era la linea della sua marina,
cioè la fisionomia stessa che la città pre-
sentava a chi veniva dal mare. In fondo,
lontano, il scenario semplice del monte
Capraio in tinta azzurro-viola, disteso e-
quamente, quasi per dar rilievo al semi-
cerchio che fra il Marian e le colline di
Grippi e di Poisan, comprende la città,
cinta, come da due braccia amorose, dai
promontori di Botticelle e di Santo Ste-
fano.
La linea degli edifici della riva era
qualche cosa di stupendamente armonico,
che strappava l'ammirazione al forestie-
ro ; e la fama stessa di Spalato, dal lato
estetico, era in gran parte dovuta a que-
sta sua felice presentazione esteriore.
La marina di Scialato era il suo volto,
poiché questo era bello, l'aggettivo si
.pplicava alla città che possedeva quel
semplice, quel regolare, (|uei piacente fron-
tispizio.
Purtroppo un cosi grande vantaggio
venne pregiudicato nella parte a levante
della marina, ove sorgono i maestosi a-
vanzi del palazzo di Diocleziano, dalle
fabbriche iJadich e Juras, che si estolse-
ro sovra le mura romane ad un ridicolo
e sconcio livello.
Restava la parte imo va, o francese, co-
me adess ) vien chiainula, e ({uesta alme-
no serbava intatta la sua gentile strut-
tura che, se non lussi architettonici, aveva
bensì una giusta e felice elevazione sul
suolo, pi'oporzMJii.ita al carattere della
città, al sito, al contorno, a tutto 1' insie-
me (iella sua figura edile. Ecco che anche
questo beneficio è irreparabilmente per-
duto. Al posto delle case Borelli, la Ban-
ca croata di credito di Ragusa, cui è suc-
ceduta la Banca adriatica, ha innalzato
dai fratelli del Montenegro di cui forma-
no la massa etnica.
Il Montenegro.
Nel Montenegro il ricordo della comu-
ne origine coi serbi è tuttora cosi vivo
che in questi ultimi anni si è parlato di
due Serbie e dei pericoli — ravvisati da
alcuno certo in qualche comitato segreto
— di un antagonismo tra Pietro e Nicola.
Al Montenegro, assai più che alla Bulga-
ria, può spettare il nome di Piemonte bal-
canico, non già perchè da esso sia parti-
to ora il primo grido di guerra, ma per-
chè il suo popolo non ha mai deposto le
armi, neppure quando, come nel 1623 e
nel 1687, i turchi lo allagavano di sangue
e Cettigne cadeva.
L'indomita energia dei montenegrini,
che doveva rifulgere nella vittoria di
Grahovo (1878) rivendicante la strage del
1389, bastava ad assicurare al piccolo po-
polo eroico la simpatia e 1' ammirazione
d' Europa.
L' Albania.
Struttura analoga ai clan, della Scozia
meridionale, ci offrono i Phis o Phar dei
Mnlissofi nella sezione N 0 della regione
detta dagli indigeni Skiperia, o terra de-
gli Arnauti dai turchi. Lo Skumbi la di-
vide nel paese dei Gheghi a N. e nella
Toskeria, più vasta, al centro e a S. Le
tribù stanziate fra lo Skumbi e il Vuissa,
oltre il qnale, sino al golfo d'Arta, a mez-
zodì sorgono i monti di Epiro, rappresen-
tano il tipo più puro della famiglia alba-
nese, diffusa, oltre che nell' Albania pro-
pria, nel Montenegro di SE, nelle isole
Jonie, in Tessaglia, Macedonia, Bu'garia
occidentale e Serbia meridionale. La ca-
ratteristica usanza per la quale ai M r-
diti, stabiliti a Sud del Drin, era concesso
di sposare soltanto le fanciulle rapite ai
turchi, era cosi diffusa ancora nella se-
conda metà del secolo passato, che nel
1859 r Hecquard, console di Francia a
Scutari, la descriveva come il solo con-
nubio regolare.
In quello stesso tempo 1' attenzione dei
glottologi d' Europa era attratta dal pro-
blema oscuro deli' origine della lingua,
che fu ritenuta impropriamente un dia-
letto ellenico : gli albanesi propendono a
ritenere che la loro lingua — dove il pia-
neta Venere è detto afer diti (Afrodite),
il mare deiti (Teti), l'alloro dafen (Dafne)
e Tezali (Tessaglia) significa litorale e
Joni gente '"•ostra — sia, come il greco,
r epirotico, 1' illirico e il macedonico,
sgorgata da un comune ceppo . pelasgico
o preellenico. La natura del suolo che li
ha serbati figli primitivi della montagna,
in solitudine aspra, rocca quasi in iccessi-
bile ai fiotti di civiltà premente, non ha
concesso evoluzione alla loro coscienza
naz onale, che pare affannarsi soltanto
nell' amore sovrano alla libertà individua-
le, facendoli diment chi della servitù col-
lettiva, ma nei canti popolari degli alba-
nesi di Puglia, Calabria e Sicilia ancor
vive, anima di fiamma in corpo d'acciaio,
colui del quale Maometto il conquistatore
diceva: «Scander-begh non fosse nato....
avrei messo il turbante sulla testa del
Papa e la mezzaluna sopra San l'ietro.»
La prima insurrezione.
1 (liovani Turchi, desiderosi di aceen-
trameuto a tutti i costi e con tutti i si-
stemi, cominciarono a fare opposizione a
innocue e antiche consuetudini albanesi :
vollero proibire agli albanesi di poi tare
ostensibilmente arm-, come essi usano da
tempo immem rabile, e alla resistenza
della popolazione risposero inviando una
spedizione militare. Appena i primi bat-
taglioni furono partiti, nella primavera
del 1910, tutti gli albanesi che facevan
parte dei comitati «Unione e Progresso
di Uskub, di Salonicco e di Monastir die-
dero le loro dimissioni. ,I turahi non si
commossero per questo, e Torgut pascià
condusse 1' impresa militare con rigore e
ferocia : donne violate, b.unbini battuti,
uomini seviziati.
(ili albanesi, che non erano organizzati
in modo da poter resistere a truppe re-
golari^ furono dispersi, e i turchi credet-
tero d'aver vinto : vittoria che però aveva
soltanto aggravato la questione e semina-
to odio nel cuore degli albanesi, i qu^li
por la prima volta, uomini del nord
uomini del sud, mussulmani e cristiani, si
sentirono uniti contro il turco, comune
nemico.
Dopo l'insurrezione del 1910 formula-
rono il programma minimo delle loro ri-
chieste : amnistia piena ed intera per tut-
ti i condannati politici; libertà per l'or-
ganizzazione dell' educazione nazionale e
quindi creazione di scuole a insegnamen-
to nella loro lingua materna; funzionari
alb mesi in Albania; impiego delle impo-
ste riscosse in Albania a beneficio del
paese stesso. La questione della lingua fu
causa delle prime discussioni : il governo
pretendeva che il primo posto fosse asse-
gnato alla lingua turca e che la lingua
albanese fosse stampata in caratteri arabi
e non già in caratteri latini. Nè gli uni
nè gli altri cedevano; le scuole dove si
adoperavano libri in caratteri latini furo-
no chiuse e l'imposizione del governo a fa-
vore dei caratteri arabi fu confermata da
un fetwa di Hussein Husani effendi, allo-
ra sceicco dell' Islam.
Son queste le genti che rappresentano
il gran dramma balcanico, spettatrice
r Europn.
E son queste le genti, i cui rappresen-
tanti parlano adesso alle conferenze di
Londra.
All' applicazione del programma «i Bai-
cani ai popoli balcanici» è mancato as-sai
poco. Solo che i bulgari avessero potuto
entrare a Costantinopoli, le conferenze
attuali sarebbero state inutili.
poranei come i vivi. Leggete il Terzo
peccato, e vedrete fino a qual punto
vita e coltura si possano unire inse-
parabilmente, avere nel cuore del
poeta uno stesso valore sentimentale.
Questo è il carattere comune a
tutta la sua opera. Il giornalista, il
poeta, il romanziere, il drammaturgo
sospingono verso la vita attuale un
popolo d'ombre antiche e le mesco-
lano ad essa. Ogni grido doloroso
nell'arte di Colautti cerca l'eco di
altri gridi dolorosi nel passato Anzi
si direbbe che egli in un certo modo
si sforzi di immaginare i bagliori che
darebbe un grande pensiero antico
messo a paragone col tempo nostro,
messo a contatto con tutto quello
che è venuto dopo che esso sorse e
fiammeggiò. Perciò — dopo aver di-
sperso in innumerevoli giornali un'o-
pera giornalistica svariata fino all'in
credibile, dopo aver composto romanzi
che non saranno dimenticati — ri-
tentò con religiosa umiltà le forme
della Comedia, ed ora vagheggia un
Faust moderno.
Certo ha molto e nobilmente lavo-
rato. E fu in molti campi un pre-
cursore, e perciò non raccolse sempre
il premio che avrebbe meritato. Ebbe
nella vita assai più infelicità che gioie.
Ma il dolore non temprò mai l'ardore
della sua speranza e le preoccupazioni
dell'uomo non inaridirono mai l'ar
tvsla. E sopra tutto amò la poesia
con disinteresse, e la poesia gli diede
pace nelle ore piìi tempestose. Ed
ora quando egli piìi si sentiva solo,
quando più guardava con sconforto
al passato e con mestizia all'avvenire,
ode voci che lo chiamano, vede mani
che si tendono, sente la vicinanza di
innumerevoli cuori fraterni. E ven-
gono anche dalla sua bella Dalmazia,
che gli è vietato di rivedere, i con-
cittadini a portargli (gualche ramo
degli allori che crescono in riva del-
l'Adriatico. Si lasci lodare Arturo
• Colautti. Non c'è spettacolo più coa-
solante e più foitificante di quello
di una folla amorosa raccolta intorno
ad un poeta canuto. R . S .
Comperate i fiammiferi
della
Àà
Relazioni venete«
Non è raro, dice Daru, non è raro ve-
der grandi migrazioni di popoli inondare
un paese, mutare la faccia ed aprire alla
ftoria un' era novella ; ma che una mano
di fuggitivi, gettati sopra un banco d' a-
rena di alcune centinaia di tese, vi fondi
uno Stato senza terriorio ; che una nume-
rosa popolazione, attirata da irresistibile
allettamento di libertà, venga a coprire
questa spiaggia ondeggiante, in cui né
vegetazione si trova, né acqua potabile,
nè materiali, neanche spazio per fabbri-
care ; che dall' industria necessaria a sus-
sistere ed a fermare il suolo sotto i suoi
piedi giunga sino a presentare alle na-
zioni moderne il primo esempio di un go-
verno regolare; sino a fare uscire da una
palude flotte senza fine rinascenti per re-
carsi a distruggere un grande impero e rac-
cogliere le ricchezze dell' Oriente ; che si
veggano questi fuggiaschi tenere la bilan-
cia politica dell' Italia, dominar sui mari,
ridurre molte nazioni alla condizione di
tributarie, rendere finalmente impotenti
tutti gli sforzi dell'Europa contro di loro
coalizzata: è questo senza dubbio uno svi-
luppo dell' umano sapere che merita le
riflessioni dell' osservatore.
Nata adulta e senza aver dovuto per-
correre io stadio dell'infanzia sociale, non
è maraviglia se presto l'isolana repubblica
pensò a darsi una forma di ordinamento
definizioni, mentre questa ne raccoglie non
meno di 114 000. «Questo Dizionario Geo-
grafico costituisce — scrive 1' autore nella
sua prefazione — un libro, non soltanto
utile, ma vorrei quasi dire indispensabile
agli studiosi ed agli uomini d'affari, ai
tranquilli lettori di giornali ed agli irre-
quieti viaggiatori; un libro che bene sta-
rebbe in ogni biblioteca scolastica e nella
piccola libreria di ogni famiglia, e che
certo non sarebbe fnori di posto se si tro-
vasse sullo scaffaletto librario degli uffici
pubblici e delle aziende private, perchè
esso offre nella sua piccola mole un' ab-
bondanza grande di notizie concisamente
esposte, che, altrimenti, si dovrebbero con
perdita di tempo e con fatica cercare nei
dizionari voluminosi>.
Alle parole dell'autore corrispondono,
in tutto e per tutto, i fatti. Splendono
anche in questo volume quelle doti di chia-
rezza, precisione, ordine, brevità lumino-
sa, che si riscontrano in tutte le produ-
zioni del Garello, benemerito ausiliario
della nostra coltura. Questo volume — e-
dito con bellezza esterna da Ulrico Hoepli
di Milano — contiene appunto, nella sua
maneggevole mole, una enorme quantità
di dati, ed è anche facilissimo a consul-
tare per la chiarezza e la distinzione dei
tipi.
politico. Verso l'anno 457 venne creata
una tribunizia podestà in tutte le isole
principali, finché nel 697 fu scelto il pri-
mo doge Paolo Lucio Anafesto, dotato di
animo coraggioso, di alta mente e di pro-
fondo ingegno.
Venezia aveva su tutte le repubbliche
e sugli altri stati d'Italia il vantaggio
della stabilità. Imperocché, mentre Genova
passava da una rivoluzione all' altra, e
dovea persino sottoporsi a signoria stra-
niera; mentre in Firenze l'aristocrazia
toglieva il potere alla democrazia, e poi
dovea cedere a questa, da cui si svolse
la monarchia: la costituzione del Comune
di Venezia, dopo la cniusa del Gran Con-
siglio (1296), che restringeva il governo
ad un numero determinato di grandi" fa-
miglie, stette sempre inconcussa, e sfidò
le procelle delle interne ed esterne rivo-
luzioni. Ma ancor prima di quella misura
si era incominciato a rivolgere un'at-
tenzione particolare alle ambascierie. I
territori lontani, toccati alla repubblica,
dopo la presa di Costantinopoli nel 1204,
senza parlare (les:li antichi possedimenti
sulle coste della Dalmazia, mettevano Ve-
nezia in molteplici relazioni coli' estero ;
a ciò contribuendo non meno il commercio
del mondo, che in breve meravigliosamente
si estese (A. Reumont, Diplomatici Italiani,
trad. di Tommaso Gar).
Tali conquiste non erano però unite, ma
sparse sulle coste dal Mar Nero al Ponto
Eusino, oltre le isole ; poi Bonifazio di
Monferrato cedette loro 1' isola di Candia
e i crediti verso Alessio per mille marchi
d'argento, e tanto territorio nella Mace-
donia occidentale, che rendesse mille fio
rini d' oro.
11 possesso di Costantinopoli le assicurò
l'entrata del Mar Nero, nel quale sboc-
cano il Tanai, il Boristene, il Dniester, il
Danubio, traverso paesi estesiss mi e ric-
chi delle più varie produzioni. Cosi aveano
le spezie del mezzodì e le pelliccie del
iottentrione; fornivano Costantinopoli ai
vitto e di lusso; dai mongoli compravano
schiavi e bottino; coli'Egitto trafficavano
d' armi, schiavi, legname, pelli, olio, man-
dorle, seta, cotone, datteri, zucchero; pri-
vilegi e franchigie ottennero sulle coste
d'Africa e di Siria, mentre il Danubio li
metteva in corrispondenza colla Bulgaria,
la Serbia, l'Ungheria, la Valachia; fino a
Trebisonda possedettero un quartiere con
proiria giurisdizione, che agevolava il
traffico coU'Armenia, la Persia, la Meso-
potamia, dov'ebbero libero passo, e posero
banchi, e facevano s<tonto e cambio e com
merda di vino.
I veneziani accasati a Costantinopoli
ricevevano dalla metropoli un podestà, di-
pendente dal doge e dal consiglio mag-
giore, e avevano essi pur un grande e un
piccolo consiglio, sei giudici per gli affari
civili e criminali, due camerlenghi per
le controversie del fisco, e un capitano
della flotta, tutti spediti dalla metropoli.
Candia, ancor piti importante al traffico
che Costantinopoli, dovette essere rego-
lata con maggiori cure. Per piantarvi una
colonia, metodo che Venezia, al par del-
l'Inghilterra in America, credeva il più
opportuno a tener in soggezione i vinti,
si scelsero uomini da tutti i'sestieri della
città, i quali ebbero noli' isola 132 feudi
di cavalieri e 108 di scudieri : vi presie-
deva un duca biennale, oltre m igistrature
al modo della metropoli.
Gli ordini relativi ai rapporti diploma-
tici cominciavano con un decreto del Mag-
gior Consiglio, dei 14 giugno 1238, il quale
proibiva agli ambasciatori presso la Corte
di Roma di procurare qualunque benefizio
per private persone, se prima non ne ve-
niva data c{ mmissione dal doge e dalla
maggiorità dei sei consiglieri cittadini e
dal consiglio della Quarantia, che alle
sue attribuzioni giudiziarie ne univa puro
delle politiche.
Ai 9 dicembre 1268 fu comandato, che
gli oratori al loro ritorno dessero in nota
quelle cose che potessero giovare allo Stato.
La durata delle missioni veneziane, ri-
stretta a soli tre anni, fondavasi sopra la
diffidenza divenuta sistema e sopra la
continua sorveglianza, che noi troviam >
nel carattere di cotesto governo, il quale
contrapesava ciascuna potestà dello Stato
per mezzo dell'influenza di un'altra.
La politica della repubblica, rispettiva-
mente all'estero, era " sempre affidata al
giudizio ed alla decisione di tali, che già
avevano avuto occasione di praticarla nelle
circostanze più favorevoli. E questa certo
non era cosa di poco momento nella dire-
zione degli affari. Del resto, per isfuggire
ogni detrimento quasi inseparabile da quel
frequente mutare delle persone, in casi
stringenti rimandavasi il medesimo amba-
sciatore.
L i repubblica non si teneva già paga
di esigere dai suoi ministri nelle Corti
straniere le solite informazioni intorno
agli avvenimenti della giornata, o intorno
agli affari correnti e alle trattative; ma
li obbligava di fare, ritornando dai loro
posti, una generale relazione del paese, ove
si erano trattenuti.
II credito di queste relazioni è fondato
da secoli. Di tali scritture non troviamo
in a'cun altro luogo, né possiamo confon-
derle coi dispacci propriamente detti ; giac-
ché, come tutti gli altri diplomatici, an-
che i veneziani, durante il loro soggiorno
in straniere contrade, ne spedivano rego-
larmente; ai quali dispacci (di cui va ricco
l'Archivio veneto) si riferivano sovente
nelle loro relazioni. Le quali invece sono
ragguagli ordinati, perfetti, sistematici :
tesoro grande alla storia tuttaquanta di
Europa e monuttfento splendido della sa-
pienza italiana. F. B.
MARINA E COMMERCIO.
La locale Camera di commercio e d'in-
dustria partecipa ai circoli interessati che
è stato già pubblicato il secondo volume
dell' edizione popolare del^codice alimen-
tario austriaco, che costa cor. 4.
= La locale Camera di commercio e
d'industria comunica agli interessati che
l'indirizzo convenzionale per telegrammi
«Austung» venne registrato anche per l'i.
e r. vice-consolato in Aden.
= Presso la locale Camera di commer-
cio è ostensibile agli interessati una pub-
blicazione edita dal R. Museo Commerciale
ungherese di Budapest, contenente gli in-
dirizzi di industriali eccetera che si tro-
vano nei paesi della corona ungarica. Il
prezzo d' acquisto di detta pubblicazione
è di cor. 2, rivolgendosi al museo stesso.
= La locale Camera di commercio e
d'industria comunica agli interessati nel
commercio d'esportazione via Amburgo
che trovansi a loro disposizione diversi
esemplari degli usi generali fissati d il
«Verein Hamburger Spediteure». Questi
usi trovano applicazione generale presso
l'industria di spedizione; ed ultimamente
il Tribunale d'appello anseatico accertò
che tirtti gli speditori d'Amburgo tengono
per base gli usi generali della detta as-
sociazione.
'A Corriere Ma proilincla
Da Sebenico.
Spediente inreliee.
I regnicoli della «Sufid», non potendo
smentire la biasimevole loro assenza dal
ballo a vantaggio della Lega Nazionale
e la mancata lor cooperazione al nobilis-
simo scopo cui il sodalizio s'inspira, ri-
corsero al poco felice espediente di men-
dicare elogi e plausi nelle colonne della
«Hrvatska Riec» organo del partito croa-
to-radicale, che tanto si distinse per la
sua italofobia durante la gloriosa cam-
pagna libica!
E questo giornale, accogliendoli grato e
benevolo sotto il tutelare suo manto, li fa
apparire vittime espiatrici di imaginari
risentimenti e perciò oggetto di attacchi
ed ins nuazioni da parte del «Dalmata».
Bruciando poi una buona dose d' incenso
immeritato al loro indjrizzo ne riveste
delle più smaglianti frasi l'opportunismo,
che però peli' eloquenza dei fatti nulla
perde della biasimevole sua portata, giac-
che la forma non muta, nemmeno in que-
sto caso, la sostanza.
Anzi, al contrario, il solo fatto dell' es-
sersi rivolti a quel giornale in cerca di
protezione è la prova più luminosa della
verità di quell'opportunismo che deter-
minò il biasimato loro contegno, e del
quale le sperticate lodi della «Hrvatska
Riec» costituiscono il ben meritato cor-
rispettivo.
II contegno dei signori regnicoli qui
residenti verrà serenamente giudicato da
quelle cospicue personalità d' Italia alle
quali verrà rimesso il n.o 11 del «Dal-
mata» contenente la relazione, che diede
loro tanto nei nervi, cui verrà unita una
traduzione del trafiletto inserito nel n.o
793 della «Hrvatska Riec» che tanto li
onora.
Da Ragusa,
Conrerèaxa.
Un insolito divertimento abbiamo avuto
11 sera del 9 corrente nel Gabinetto di
Lettura ed unita società «Unione». Le sale,
già molto prima dell' ora stabilita, erano
zeppe di s )ci e di invitati (fra cui gran
numero di signore e signorine) accorsi ad
udire l'annunziata conferenza del signor
Gaetano Feoli sul seducente tema: «Il
riso ed il sorriso nell'arte e nella vita».
Il conferenziere, presentato dal presidente
del Gabinetto, fu salutato dal pubblico
colla massimi simpatia. La chiara, bril-
lante, succosa di lui esposizione evocò più
volte, già durante il discorso, durato più
d' un' ora, 1' applauso degli uditori, i quali,
attentissimi, ne seguivano lo svolgimento.
La briosa, piacevolissima conferenza fu
dagli uditori ammirata ed entusiastica-
mente applaudita, lasciando in tutti vivo
il desiderio di poter di nuovo quanto pri-
ma fruire di simile diletto. Al signor Feoli
ed alla solerte direzione del Gabinetto
vanno rese speciali grazie per averci fatto
passare una serata deliziosa.
Dopo la conferenza il signor Feoli fu
accomjiagnato dai più stretti conoscenti
alla sua abitazione neir«Hòtel de la Ville»,
dove fu servita una cena famigliare. Il
giorno dopo egli riparti per Zara salutato
sul vapore da molti amici. X
Da Curzoìa,
Il ballo della I^ega.
Come già vi fu partecipato telegrafica-
mente, il ballo tenutosi domenica 2 cor-
rente a favore del locale gruppo della
Lega Nazionale riusci sotto ogni aspetto
splendido, superando anche le migliori pre-
visioni.
E difatti nel mentre sembrava che la
crisi economica, diversi lutti che colpiro-
no le migliori notre famiglie e l'assenza
di molti bravi giovani dal luogo natio si
fossero riuniti ad ostacolare la buona riu-
scita della festa delle nostre feste, ciò
valse d' altra parte a raddoppiare le forze
dei nostri aderenti e fare si che essi ad-
dimostrassero ancora una volti quale im-
portanza diano e quale amore nutrano
per quella benefica e sacra istituzione
che è la Lega Nazionale.
Il ballo in parola, che quest' anno per
la prima volta fu tenuto nei locali del
Casino, gentilmente concessi, ebbe prin-
cipio alle ore 8 precise col suono dell' inno
della Lega eseguito dai bravi bandisti
e dai presenti accompagnato da fra-
gorosi applausi : e la folla vi fu tale che
tanto nella sala maggiore magnificamente
addobbata per l'occasione quanto nelle
stanze attigue e quelle al primo piano
fu impossibile di circolare. Vi regnò in
tutti brio, gaiezza ed il sincero entusia-
smo. Prima del riposo e precisamente
verso le undici la fanciulla Lina Culogerà
di Giovanni, istruita dal maestro diri-
gente Komarek, declamò una poesia d'oc-
casione e fa applaudita.
Alle ore 12 poi ebbe luogo la tra-
dizionale cena, servita dai fratelli Damia-
novich; ed è naturale che durante la stessa
il brio, la gaiezza e l'entusiasmo giunges
sero al colmo. Vi furono come al solito
dei discorsi d' occasione, ed il primo che
fra un uragano di applausi prese la pa-
rola, si fu il benemerito presidente del
gruppo locale della Lega, il qùale, seb-
bene colpito da due gravi lutti, fra i quali
uno recentissimo, a dare prova del suo
sincero attaccamento alla nostra causa,
volle prender parte alla festa. Lieto di
aver potuto constatare sempre più vivo
l'amor patrio nei propri aderenti, con no-
bili e sentite parole porse egli il saluto
agli intervenuti, ringraziandoli per il nu-
meroso concorso e le generose oblazioni,
rievocando alla loro mente gli immensi
sacrifizi, che si fanno per poter far fronte
ai pericoli, che ci minacciano, esponendo
nel tempo stesso i grandi vantaggi che
sino ad oggi ebbero a manifestarsi nel
campo del nostro partito e si devono at-
tribuire all'istituzione della Lega, esor-
tando poi tutti a voler sia nelle circo-
stanze lieti che dolorose ricordarsi sempre
della più cura delle nostre istituzioui. —
Rese egli inoltre le più sentite grazie al-
l'impareggiabile comitato ed in ispecie ai
due membri dello stesso, i signori Vin-
cenzo Trojanis ed Antonio Scrivanich, i
quali, colle loro prestazioni instancabili,
contribuirono in buona parte alla si fa-
vorevole riuscita della festa. Chiuse poi
il suo discordo ringraziando i bravi Pe-
traresi, che in gran num-uro comparvero
alla festa e felicitandosi infine coi bravi
giovani che portarono una nota gaia alia
stessa e colla vendita dei biglietti si resero
in quella sera benemeriti per la Lega. Vi
parlarono poi applauditi i signori Bruno
Komarek, nonché Federico Guglielmi. Le-
vate che furono le mense si ripresero le
animate danze che si protrassero fino le
sei di mattina.
Siamo lieti di poter constatare che l'in-
casso, non soltanto non fu minore di quello
degli anni decorsi, ma bensì superiore
ed ascende alla somma di corone 2600.
Ricca poi anche quest' anno fu la
mostra dei doni per la Lega, e, nel mentre
prescindiamo dall' enumerare gli oggetti
comperati che per noi non hanno altra
importanza fuorché per il ricavato otte-
nuto dalla vendita degli stessi, rivolgiamo
piuttosto il nostro pensiero ai lavori fem-
minili, eseguiti dalle nostre donne, che
ancora una volta vollero dimostrare che
il pensiero alla Lega è fra i primi che
occupano le loro menti. Se la mostra dei
doni riusci anche quest' anno si bella e
ricca, lo si deve ascrivere in primo luogo
alle maestre di questa scuola: signorina
Antonietta De Simon ed in ispecie alla
brava ed assidua signora Pierina Somma-
dossi, a cui incomba il compito di impar-
tire le lezioni della scuola serale. Si in-
tende che fra i doni non dovette mancare
il pregiato lavoro della signorina Angio-
lina Cuspillich, al quale poi fanno seguito
i lavori eseguiti dalle nostre signorine, i
nomi delle quali con gran piacere vo-
gliamo qui ricordare: Damianovich Lina,
Portolan Fanny, Depolo Fanny, Nobilo
Fanny, Rossiello Ena, Ghericich Vincenza
di Tommaso, Scrivanich Rita, Radiza Gi-
rolama, Piantanida Maria, Polovineo Gio-
vanna, Stecca Elisa, Sessa Fanny, Geri-
cevich Margherita.
Sin qui la breve relazione : ed ora poi
non possiamo terminare senza adempiere
a due obblighi che ci incombono. Il primo
è quello di esternare le nostre più sentite
grazie ai nostri bravi bandisti, che come
negli anni decorsi gentilmente si offersero
a suonare in quella sera e colle loro
briose marcie riaccesero i nostri cuori.
Il secondo poi si è quello di felicitarsi
e di porgere le più cordiali grazie ai
membri della società Filarmonico-dram-
matica, i quali, oltre di averci data 1' oc-
casione di passare durante il carnevale
delle allegre serate, vollero elargire nella
sera del ballo corone 100 per la Lega,
rendendosi in tal modo degni di vera am-
mirazione e del più sincero encomio.
La Cronaca.
Oaorificenzai,. — Sua Maestà
r Imperatore ha conferito al luogo-
tenente nel regno di Dalmazia Mario
conte Attems la dignità di consigliere
intimo.
I^e nouilne ai giudiziario.
— Anche questa volta — come sem-
pre — le nomine giudiziarie deter-
minarono recriminazioni e vivaci com-
menti.
E pare proprio impossibile che, co-
me neir applicazione dell' Ordinanza
linguistica, cosi nel mecc inismo delle
promozioni 1' autorità giudiziaria vo
glia distinguersi tra le altre in Dal-
mazia.
Anche negli altri dicasteri le no-
mine si susseguono alle nomine ; ma,
eccettuati rari casi, tutti rimangono
soddisfatti ed i giornali taciono. Al
giudiziario, invece, non succede così.
Questa volta è stato promosso, con
preterizione di ben dieciasette con-
correnti, a consigliere d' appello, il
consigliere provinciale addetto alla
locale Corte d'appello, dott. Depolo.
Si vogliono giustificare questa pro-
mozione e le rispettive preterizioni
osservando che il dott. Depolo è peri
sona di rari meriti e che ha presta-
to servizio quale segretario presso la
Suprema Corte di Giustizia: prece-
dente questo, che costituirebbe utio
speciale titolo di praiiiozione.
Non discutiamo questa tesi ; ma ci
limitiamo ad opporre che se è cosi
si poteva benissimo onorare il con-
sigliere Depolo senza preterire gli
altri, conferendogli un pos'.o «ad per-
sonam», fuori dolio stato cjuoretale;
— fatto questo che succede assai
spesso nelle pubbliche amministra-
zioni.
E, se ciò non fosse stato possibile
si sarebbe dovuto conferirgli il
tolo e il carattere, investendo del-
l' effettività chi era più anziano in
servizio di lui, era bene qualificato
e non aveva demeriti di sorta.
Poiché è supremamente doloroso
che funzionari, in raaltà eminenti
contro 1 quali neppur i più arrabbiati
circoli croati sono in grado di ele-
vare ma neanche un semplice ap-
punto, abbiano a subire l'umiliazione
di preterizioni per il preteso maggior
titolo, derivante, come sì vorrebbe, da
un anteriore servizio a Vienna.
In questo modo si determina uno
scoramento che porta di necessità le
sue conseguenze anche nell'opera in-
terna di servizio
Nello stesso modo è assai com-
mentato, e senza qualsiasi giustifica-
zione, che nelle promozioni del raino
delle procure sia stato pi-eso in con-
siderazione uu funzionario meno an-
ziano in servizio in confronto ad al-
tro. cui non mancavaao certo requi-
siti di capacità, attività e rispettibi-
lità.
Per la coufereuza di
Cesareo. — Grandissima è l'a
spettativa per la confereuza di Gio-
vanni Alfredo Cesareo, ,del poeta de
<Le occidentali», de «Gli Inni> e de
«Le consolatrici».
Il pubblico di Zara renderà onore
ad uno dei più illustri poeti, ad uno
dei critici più eminenti che vanti la
letteratura nazionale, accorrendo in
folla nella sala del teatro.
E G. A. Cesareo parlerà su un ar-
gomento d'arte: della Bellezza. Quale
più squisito godimento dell'anima di
quello di poter sentire un grande
poeta a parlare della bellezza in tutte
le sue molteplici manifestazioni: della
bellezza, cioè, nella vita, nell'arte,
nella musica, nella poesia?
E G. A. Cesareo dirà della Belt
lezza da par suo: da maestro.
La conferenza di G. A. Cesareo
costituirà un vero avvenimento intel-
lettuale, quale rare volte sarà dato
di assistere alla cittadinanza.
La conferenza avrà luogo merco-
lodi 19 corrente alle ore 8.15 pom.
nella sala maggiore del Teatro Giu-
seppe Verdi.
Il viglietto d'ingresso costa una
corona; per gli studenti cent. 50.
La sala sarà riscaldata. Preveden-
dosi grande affluenza, le porte delle
sale e delle gallerie saranno aperte
mezz'ora prima della conferenza.
lia protesta di Gorizia contro gli
arbitri luogoteaeoiBlall, — Il consi-
glio comunale di Gorizia ha nobilmente
protestato contro la lesione del diritto
comunale. E anche quell'egreg o podestà,
on. Giorgio Boinbig, spedi a S. E. il pre-
sidente dei ministri a Vienna un vibrato
dispaccio :
«Il consiglio comunale, radunato in se-
duta pubblica, m' incaricava di dirigerò
a V. E. il seguente telegramma :
«Luogotenenza Trieste, annullando arbi-
trariamente procedimento elezioni supple-
torie 1912 e 1913 e deferendo tale atto al
locale Capitanato distrettuale, arrecò una
palese ed ingiusta lesione allo Statuto
comunale della città di Gorizia, largito
da S. M. r imperatore.
Insorgendo quale difensóre dei sacro-
santi diritti cittadini, il Consiglio comu-
nale eleva la più alta ed energica prote-
sta contro tale enorme vessatoria mano-
missione ; esige reintegrazione dei diritti
sanciti e garantiti leggi fondamentali dello
Stato, cassando l'illegale, ingiusta e ge-
neralmente deplorevole disposizione luo-
gotenenzia'.e. Giorgio Bombig, podestà».
Le recidive e mai corrette vio-
lazioni dell' ordinanza linguisti-
ca. — Abbiamo da Ragusa : «Certi tra-
vetti al locale ufficio d'imposte si per-
mettono di applicare liquidazioni croate
sopra quietanze estese in italiano e cosi
pure di scarabocchiare indicazioni croate
sopra fogli di pagamento presentati da
)arti italiane od intestati in lingua ita-
lana. I due amniistratori steurali sono,,
è vero, correttissimi nell'uso Uelle lingue^
colle parti, ma dovrebbero sorvegliare-
meglio che i htro dipendenti non contrav-
vengano alle disposizioni della Ordinanza
suir uso delle lingue del paese negli i. r.
uffici. ,
Presso r i. r. Capitanato distrettuale
le tabelle d'indicazione delle diverse se-
Numero 78 Anno XLVIIIMercoledì 1 Ottobre 1913
ASSOCIAZIONE
Zara Cor. 16 anticipatamente, semestre e trimestre in pi ( porzione,
l’impero Austro-Ungarico Cor. 18, semestre Cor 9, trimestre Cor. 5.
gli Stati appartenenti all* Unione postale Cor. 24 all anno, semestre
e trimestre in proporzione. Per gli Stati non appartenenti all’Unione
postale Cor. 16 e di più l’aumento delle spese postali, semestre e
trimestre in proporzione. Un numero separato costa Cent. 20. Un nu
mero arretrato Cent. 32. I numeri del giornale si vendono nella Li
breria Internaz. di E. Schònfeld e negli spacci principali di tabacco.
Giornale politico, economico, letterario INSERZIONILe associazioni e gli importi di denaro, in assegni postali, si diri
gano all’Amrniuistrazione del DALMATA in Zara. Chi non respinge i
foglio dopo scaduta l’associazione, s’intende obbligato per il trimestre
susseguente.
Le corrispondenze devono dirigersi affrancate esclusivamente alla
redazione. Le lettere non affrancate saranno respinte. — I comunicati si
inseriscono al prezzo di Cent. 25 la linea carattere testino. — Avvisi
ed inserzioni a prezzo moderato da convenirsi. — I manoscritti non s
restituiscono.
Per
Per
Per Esce il mercoledì ed il sabato
w Ufficio di redazione: Calle Carriera n.o 2
Ad onorare gli eroi dei mare.
E’, ornai, l’abitudine. A dar battezzo
ai piroscafi che viaggiano lungo l’A
driatico orientale si usano le più i-
nattese e strane denominazioni. 0 me
glio — e contro ogni nostra tradizione
marinaresca — si usa la geografia
dell’ opportunismo.
La Ragusea, quasi lavorasse esclu
sivamente con Ragusa, si è tutta croa-
tizzata, con nomi di boschi e colline.
La Dalmatia accende una candelina
all’italianità della marina e un grosso
cero a Santa Croateria. La Ungaro-
Oroata rende omaggi a Magiari e a
Croati e per combinazione qualche
volta si ricorda della italianità ma
rinara di Fiume. Il Lloyd — messi
in cantiere i piroscafi e 1 personaggi
della Mitologia marina — si è fatto
aulico e consacra i suoi battelli a
meteore fugaci di ministri: utili di
appoggio, ma, ahimè, incapaci di di
stinguere il pappafico dal trinchetto :
uomini che non conoscono altre bur
rasche che quelle parlamentari.
E così, un poco per la manìa del
croatizzare, un poco per la necessità
di intedescare e un poco per la voluttà
di incensare, anche I ultima caratte
ristica della marina triestina, fiumana,
istriana e dalmata — il nome del ba
stimento, caro come l’orifìamma —
viene a snaturarsi e a scomparire.
Alla battaglia di Lepanto le galee
dalmate avevano nomi ..di santi e di
eroi. Più tardi le grosse navi a
tre alberi e i trabaccoli ampi e saldi,
carenati al nostro bel sole, avevano
pure, in italiano, nomi di santi e di
eroi. Sulla poppa rabescata-era il no
me ed era il nome sul vessillo : espres
sione e caparra del valore dei coman
danti : figure ritte e nerborute che
sapevano le tempeste e le calme del
mare, tutto iridescenze di porpora e
azzurro. I nostri vecchi navigatori
erano come suscitati da Dio a domi
natori del flutto. Avevano dell’irsuto
e dell’augusto; avevano un sesto senso :
la infinita, connaturata virtù del na
vigare. Navigare necesse est, vivere —
parca dicessero — non est necesse.
Ora questa virtù si è come ammor
bidita tra i divani dei piroscafi mo
derni. Non che i capitani e gli uffi
ciali moderni non siano degni dei
loro predecessori; ma è che la tecnica
moderna delle navi non esige più
uomini dalla volontà dominatrice e
dalla fibra di acciaio. Ed è che gli e-
qnipaggi non sono più quelli di una
volta; i marinai veri di una volta.
Ora io penso che quanto più ci al
lontaniamo dall’antico, dalla tradi
zione, tanto più dovremmo onorare
l’antico e la tradizione.
Che cosa sono questi nomi di monti
remoti e di rocche in mina e di vil
laggi ignoti alla geografia commer
ciale e di eccellenze; e che cosa è
questo teutonizzare nei titoli la no
stra marina?
I vecchi, più logici, rendevano o-
nore a S. Marco, o ad altri santi no
stri patroni, o a qualche principe,
come il defunto Massimiliano, munifi
cente e propizio alla marina mercan
tile. E, logici del pari, i moderni do
vrebbero intitolare i piroscafi con nomi
resi illustri nella lotta col mare e
nell'adempimento del loro dovere co
me comandanti di navi.
Le Bocche marinare; la penisola
di Sabbioncello; le isole del Carnato;
le città della Dalmazia e dell Istria
e Trieste devono pur vantare nella
cronaca della navigazione uomini, più
che esperti, resi gloriosi sul mare.
Perchè non ricordarli e non onorarli?
Perchè non ricordare e non onorare
l’ardito capitano dalmate che nell’e
stremo periglio si offerse di combat
tere e di morire per la Repubblica di
Venezia? Perchè non ricordare il pri
mo coraggioso armatore dalmata a
merito del quale le Bocche erano
tutte glorificate di vele ?
Perchè non ricordare e non ono
rare quel ricco mercatante ebreo,
che, nel 500, mutò Spalato in empo
rio di transito? I corniti di galee
dalmati ed istriani? Gli arditi navi
gatori dalmati ed istriani che primi
fecero viaggi perigliosi di circumna
vigazione? E i più distinti e celebrati
capitani, dalmati ed istriani, dell an
tico Lloyd?
Sarebbe un bel rifiorire di ricordi:
utile non pure di ammaestramenti, ma
di emulazione, ora che tanti giovani
dalmati anelano alla carriera marit
tima e la sognano lusinghiera anche
per l’amor proprio.
Ahimè! Come volete lusingare la-
mor proprio dei nostri uomini di mare
se proprio lo stesso nome del basti
mento non ha nulla, ma neanche di
remotamente comune col mare? 2
/La genesi del croatismo
e gli Italiani in Dalmazia.
Il nostro concittadino Umberto D. Nani
ha iniziata la pubblicazione, nella «Vita»
di Trieste, di una serie di articoli, inte
ressanti assai dal punto di vita retro
spettivo. Ecco il primo d’ essi.
La genesi del croatismo avviene
fra l’anno 1848, anno fatale per la
monarchia, e l’anno 1862, in cui esce
l’organo massimo dei croati (annes
sionisti) il «Nazionale». Le prime trac
ce di questo novo orientamento della
situazione in Dalmazia si scorge nella
stampa di questo periodo. «La Dal
mazia costituzionale», un giornale,
sorto nel 1848 a Zara, e che ebbe
pochi mesi di vita, pubblicava articoli
prò e contro l’annessione alla Croa
zia; l’«Aurora dalmata» giornale scrit
to in lingua croata e che contava
già quattro anni di vita sosteneva la
tesi dell’annessione con grande calore.
Intanto il movimento rivoluzionario
di Francia si propaga anche in Au
stria, e mentre i tedeschi pretendono
la costituzione ed eleggono i loro de
putati per il parlamento di Franco-
forte, il quale ayeva per iscopo di u-
nire la Germania e di darle come so
vrano 1’ arciduca Giovanni, allora am
ministratore dell’impero, i Cechi chia
mano a Praga, a coxigresso, tutti gli
slavi della monarchia. All appello ri
spondono i croati della Dalmazia, con
un proclama sottoscritto da circa due
cento persone. E’ un moto che non
riesce a nulla, ma è il principio dei
moti successivi. All’appello di Praga,
venne dietro, pochi mesi dopo, il pro
clama della Dieta croata col quale
s’invitavano tutti i municipi della
Croazia, Slavonia e Dalmazia a man
dare i loro deputati a una comune
adunanza a Zagabria, sostenendo, ^che
tutta la gloria e tutta la fortuna dei
croati, risiedeva nella costituzione del
regno trinitario Dalmazia, Croazia e
Slavonia. Ma all’invito della Dieta
croata, delle città della Dalmazia
non risposero che Ragusa £ Macarsca;
Spalato si dichiarò recisamente con
traria all’annessione, e Zara rispose
evasivamente, dicendo «non essere op
portuno dichiararsi sull’ annessione,
perchè, per quel che* si riferiva alla
lingua — fatta eccezione della cam
pagna — tutta I intelligenza parlava
I italiano, e, se mai si fosse giunti al-
I annessione, sarebbe stato opportuno
lasciare ai dalmati di decidere la
questione della liugua C’era, poi, un
altro argomento contrario all’annes
sione : la Dalmazia era stata sempre
contraria alle pretese della Corona
ungarica alla quale erano unite la
Croazia e la Slavonia». E questo lin
guaggio del Comune di Zara venne
approvato da molti eminenti uomini
di Dalmazia, tra i quali Mattia Ban,
l’autore drammatico in voga nell ul
tima metà del secolo scorso, e Giu
seppe Grubissieh, i quali, più tardi,
passarono nel campo avversario.
L’abdicazione di Ferdinando 1, e
l’ascesa dell’attuale Imperatore al
trono degli Abshnrgo, che per grati
tudine nomina il generale Jelacieh a
governatore di Fiume e della Dalma
zia, danno agli annessionisti grandi
speranze di veder realizzato il loro
sogno.
Intanto alla prima seduta del par
lamento di Vienna, due deputati della
Dalmazia, il dott. Diodato Petrano-
vich e Stefano Ivicevich, fanno le se
guenti proposte : 1. che, a spese del
governo, vengano in ogni distretto
istituite scuole popolari con lingua
d’istruzione illirica, 2. che a Spalato
e a Ragusa si istituiscano scuole ma
gistrali, con lingua d’istruzione illi
rica, 3. che vengano incaricati uomini
idonei, i quali conoscano la lingua
illirica, di tradurre i testi scolastici,
4. che la lingua illirica venga intro
dotta nel più breve tempo, materia
obbligatoria, nel Liceo di Zara, nei
tre ginnasi dalmati e nella terza classe
delle principali scuole popolari nelle
città della costa, 5. che in tutti que
sti istituti, dopo un certo termine
posto dal ministero, tuRe le materie
vengano insegnate in lingua illirica,
e la lingua italiana sia dichiarata
materia obbligatoria. Contro queste
proposte dei due deputati protestarono
tutti i ginnasi della Dalmazia. Ma al
principio del 1850 rincomincia l’as
solutismo e la patente del 31 decem
bre del 1851 lo suggella Dopo la
patente del 1851, ci vogliono dieci
anni perchè la lotta rincominci; ed è
la «Voce Dalmatica», che inizia que
sta campagna semi secolare, col so
stenere che i libri fondiari della pro
vincia debbono redigersi in lingua
italiana.
Questo articolo determina l’uscita
di alcuni fondatori di codesto giornale,
i quali entrano a far parte dei col-
laboratori di un giornale diretto da
G. Sundecich, per iniziare la difesa
della loro lingua. In questo giornale
(il «Glasnik») che anche prima avea
fatto capire di essere propenso al
l’annessione, essi incominciano a oc
cuparsi della questione del regno tri
nitario.
Il ministero Goluehowsky, tendente
al federalismo, non si oppose a co-
desta campagna; ma quando verme al
potere il ministero Schmerlig, che pro
fessava, invece, idee centralistiche, il
Sundecich dovette smettere la pub
blicazione del suo giornale, perchè
non avea voluto seguire le orme deh
I officioso 'Osservatore», il quale
aveva abbandonato ogni riserva e si
dimostrava contrario all’annessione.
Gli annessionisti, così, ad un tratto,
si trovarono senza un giornale che
rispecchiasse le loro tendenze politi
che, e decisero di fondare un giornale
proprio. Dopo breve incubazione, nel
1862, apparve il primo numero del
«Nazionale». *
Delineata la genesi e l’inizio della
lotta che durerà più di mezzo secolo,
proviamoci ad esaminare il contenuto
di codesta tendenza annessionista.
Risaliamo a mezzo secolo fa. Circa
un anno prima che i dissidenti della
«Voce dalmatica» fondassero il loro
organo «Il nazionale» un avvocato
dalmato, dott. Costantino Voinovich,
di tendenze annessionistiche, pubblicò
un libro in lingua italiana dal titolo
«Un voto per l’Unione», nel quale
sintetizza con molta chiarezza e sem
plicità il programma di questa nuova
corrente politica.
L’autore, si capisce, è un caldo
fautore dell’annessione, ma accentua
che tale annessione deve corrispon
dere ad un evidente tornaconto del
paese. La continuità nazionale e po
litica della storia della Dalmazia —
dice lo scrittore — è stata interrotta
dal dominio veneto che durò per ol
tre 400 anni. Rimasero incolumi sol
tanto le libertà dei comuni aristocra
tici. Il Governo veneto aperse un a-
bisso fra i ceti superiori e la grande
massa del popolo, cui non si ricono
sceva alcun diritto. E la ragione di
questa tendenza annessionista è d’in
dole nazionale, e non una conseguenza
del diritto storico di stato. Anzi l’im
portanza del diritto è assai relativa :
nulla addirittura se si basa sulla vio
lenza; ma grandissima se codesto di
ritto armonizza con la natura e non
è che Ies!rinsecazione della vita na
zionale nel suo diritto pubblico e pri
vato. La Croazia — afferma lo scrittore
— non chiede l’assimilazione, ma
semplicemente l’unione. Essa vuole
rispettare tutti gli elementi della ci
vilizzazione che bau io messo profon
de radici in Dalmazia. Quest’ ultima,
dal suo canto, non deve rinunziare
alla sua individualità. La Croazia è
in grado di darle quelle franchigie,
che i dalmati non hanno, quando si
eccettuino i resti delle libertà muni
cipali. I dalmati sono in balìa d’un
burocratismo centralista e solamente
la Croazia li può liberare da codesto
stato di apatia politica. La vera liber
ta risiede dove è concessa la difesa
della propria nazionalità, e in Croa
zia c’è più libertà, perchè la sua or
ganizzazione interna si basa su due
grandi principi : il decentramento am
ministrativo e l’elezione dei pubblici
funzionari.
18 APPENDICE 18
Tradizioni popolari zaratine.
I giochi dell’infanzia.
(Continuazione vedi n.o 72.)
11 Bernoni (Giuochi pop. veneziani, p. 11.
num. 3) ci dà \‘à filastrocca in questo modo:
Din-don campanon,
le campane di san Simon
le sonava tanto a forte,
le Lutava zo le porte;
le porte giera de fero,
volta la carta, ghe xe un scabelo;
sto scabelo pien de broche d’oro,
volta la carta, ghe xe un bupintoro;
sto bupintoro pien de galioti,
volta la carta, gh’ é do pomi coti ;
sti pomi coti, coti in pigliata,
volta la carta, ghe xe una gata :
sta gata fava gatei,
volta la carta ghe xe do osei ;
gti do osei montava in pima,
volta la carta, ghe xe do che pena;
do che pena penava de bon,
volta la carta ghe xe un capon ;
sto capon no giera coto
volta la carta, ghe xe un osto;
sto osto faceva ostaria,
volta la carta : la xe finia.
Ber l’Istria, il Luciani (pag. 86 op. cit.)
ha questo frammento:
Din den don,
le campane del balon ;
tuta la note le sonava,
pan e vin le domandava (o) guadagnava.
Aggiungo questa forinola inedita, udita
nel veneto (Verona) e offertami da una
signora di Zara:
Capitano di gran valore
volta la carta, vedrai un fiore ;
un fiore da odorare,
volta la carta vedrai il mare;
il mare coi pesci,
volta la carta vedrai i messi ;
i messi che vanno in Turchia,
volta la carta, vedrai Lucia;
Lucia che corre e che cammina,
volta la carta, vedrai una gallina ;
la gallina che mangia il grano;
volta la carta, vedrai il villano ;
il villano che zappa la terra,
volta la carta vedrai la guerra ;
La guerra eoi cannoni,
volta la carta vedrai i bastoni ;
i bastoni per bastonar la gente,
volta la carta, non vedrai più niente.
Una consimile filastrocca veniva anche
esposta ai fanciulli graficamente, in molte
provincie d’Italia e sin da quando la carta
divenne d’uso comune. Allora non corre
vano per le mani di tutti i libri e i li
bercoli, con splendide immagini a cromo
litografia e a buon mercato. Allora i libri
figurati pei fanciulli si fabbricavano a do
micilio : e questo è uno dei più tipici ed
antichi.
Premesso un preambolo in versi, nella
prima pagina dei libro, ad esempio, era di
segnato e colorato un mappamondo. E,
poiché la scoperta dell’ America era più
recente di adesso, si cominciava col dire:
Mondo novo da vedere,
volta la carta, si vede le pere.
E il secondo foglio offriva colorata l’im
magine di due pere
E le pere erano citte,
volta la carta, si vede una botte ;
e la botte era piena di vino,
volta la carta, si vede arlecchino....
E così via. E ogni foglio aveva la fi
gura annunciata. Uno dei più vecchi libri
illustrati per l’infanzia, dal quale indub
biamente, è derivata la filastrocca dialet
tale.
XXIX.
Elene, telene.
Altro giuoco di sorteggio che manca
alla raccolta del Willenik :
Elene,
selene,
sipete,
sapete,
ripete,
rapete,
nolem.
Altra forinola raccolta a Zara:
Elem, telem,
bem belisse,
gute in tela,
intelerisse,
am, tara, caparsu,
via, via, von.
Altro, per eliminazione, nel sorteggio:
Ghe iera un vecio
in carezza
che contava el vintiquatro,
uno, due, tre, quatro.
XXX.
È arivato un caciatore....
Due schiere di fanciulli si dispongono
una di fronte all’altra. In una di queste
due file sta il capo di casa, con, ai lati,
quattro o sei fanciulli, o fanciulle che
siano, formando catena. Nell’altra piccola
schiera sta il cacciatore o ! ambasciatore,
altro fanciullo o altra fanciulla che tiene
; ai propri lati fanciulli o fanciulle e rap-
; presentano il suo seguito. Questi ultimi
si avanzano, come nell’étfe della quadriglia,
per poi retrocedere, e cantano in cadenza
i versi seguenti :
— E arivato un caciatore,
col tirun, tirun, tèllera,
è arivato un caciatore,
col tirun, tirun, ta.
Allora l’altra fila si avanza, a sua volta,
guidata dal capo di casa e risponde can
tando :
— Che cosa mui volete,
col tirun, tirun, tèllera,
che cosa mai volete,
col tirun, tirun, ta ?
Osservando questa regola, si continua
cosi per i versi seguenti ;
— lo voglio una ragazza
col tirun, tirun, tèllera.
Io voglio una regazza
col tirun, tirun, ta.
La seconda fila:
— E quale è ’sta regazza,
col tirun, ecc.
e quale è ’sta ragazza
col tirun cavali« ?
La prima fila:
— La regazza è la .... 1)
col tirun ecc.
La regazza è la ..............
col tirun, tirun, ta.
La seconda:
Io non la posso dare,
col tirun ecc
io non la posso dare,
col tirun cavalier.
La prima:
— E noi la ruberemo, ecc.
La seconda:
— E noi la sconderemo, ece.
La prima:
— E cosa mai v’ ho fato, ecc.
La seconda:
— M’ ave’ dito che son bruta, ecc.
La prima:
— E anche questo è una bugia, ecc.
La seconda:
1) S’indica il nome d’una fanciulla, / Xz ’’
Hninero 8 ZARA, Sabato 7 Marzo 1914. Anno Stiat IL DALMATA
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POI R impero Austro-Ungarico Cor. 18, semestre Cor 9, trimestre Cor. 5.
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inseriscono al prezzo di Cent. 25 la linea carattere testino. — Avvisi
ed inserzioni a prezzo moderato da convenirsi. — I manoscritti non si
restituiscono.
A togliere un'anomalia dolorosa.
Il caso occorso all' Istituto Revol-
tella di Trieste avvalora q^uesta mas-
sima. Quando sono in cinque su
cinquanta italiani, i croati assumono
un contegno di prevalenza, e, occor-
rendo, di prepotenza. Ma se su
cinquanta croati vi sono cinque ita-
liani questi devono rinunciare ad ogni
più modesto diritto, non devono tìa-
tare, non devono dar segno di vita.
Ai Croati è concesso osar tutto ! Agli
italiani, in mezzo a maggioranze
croate, niente.
Questa baldanza estrema deriva, ai
Croati dalla politica di quel governo,
che ora, biscie scaldate in seno,
mordono. Appena scendono in una
città italiana alzano la voce, la fanno
da padroni e mettono subito iu pro-
clama delle rivendicazioni. I nostri,
in città slavizzate, parlano sommesso,
si accontentano di vivere nell' ombra,
quasi tollerati.
E perchè questa differenza? Perchè
questa timidezza e questo estremo
riguardo in noi, che pure vantiamo
diritti di indigenato e di nutrimento?
Non potremmo gittarli via e vivere
più apertamente, più risolutamente,
dovunque, e in nome del nostro di-
ritto ?
In provincia i nuclei italiani, non
solo resistono, ma si fanno onore con
riguardo, non pure al presente, ma
e anche all' avvenire. E sta bene.
E' d'uopo vivere e combattere. E'
d' uopo tenersi stretti 1' un l" altro e
non disperar mai. E se non proprio
alla tracotanza avversaria, che non
si fa scrupoli di offendere anche le
grandi maggioraoze ospitali, e di
questi tre mezzi d'influenza sono ca-
duchi e di stabile non ce n' è che
uno solo, quello di fondare colonie,
la Germania tentò di insinuarsi nel
Mediterraneo dall'Atlantico, attraverso
il Marocco. Si disse anche che non
le sarebbe spiaciuto di prevenire
r Italia in Libia. Ora essa concentra
i suoi sforzi sull'Anatolia, attraverso
l' Austria, i Balcani e Costantinopoli.
Ma quella saturazione latina del Me-
diterraneo, che insegnò agi'Inglesi a
non tentare nemmeno colonizzazioni
in questo mare, dovrebbe ammaestrare
anche i Tedeschi dell'inutilità dei
loro sforzi. Per colonizzare facilmente
bisogna o essere assai vicini o trovare
terreni deserti. E ai Tedeschi manca
r una cosa e 1' altra. Politicamente
la (iermania dista oltre 400 chilo-
metri ferroviari dai golfi di Trieste
e di Venezia, ed etnograficamente
oltre 200 chilometri d^ ferrovia da
Trieste, non raggiungendo i Tedeschi
che la riva sinistra della Drava.
Ammesso poi per un' inconcessa ipo-
tosi che la Germania arrivasse a
Trieste, non sarebbe per ciò una vera
potenza mediterranea, come non lo è
oggi r Austria. Malgrado adunque
che la politica espansionistica della
Germania sia forte, tenace e molto
bene condo;ta, è da prevedersi che
i suoi sforzi di porre un piede colo-
nizzatore nel Alediterraneo saranno
destinati a naufragare.
Se ali" estensione costiera corri-
spondesse, equivalendolo, 1' impor-
tanza civile e marina, bisognerebbe
parlare abbastanza a lungo del mare
del Levante, l'importante bacino
orientale^ del Mediterraneo, cost tuito
dall' Asia, Siria ed Anatolia meri-
tramar loscamente a lor danno, noi dionale, che sono ancora in possesso
tv U , /-V n 1 1 ^ VI r\ M/^ « rt 1 I r> TTl»»fll .lai lo rri u- a- i dobbiamo allenarci alla virtù della
resistenza tenace e anche alla virtù
della coerenza.
Che cosa è questa vergogna di
»figiioU di genitori italiani mutati in
croatofili esaltati ? Di questi begli
esemplari se ne contano molti tra
i giovani delle scuole ; ed h cosa che
provoca la nausea più che colpire
di dolorosa meraviglia. La colpa di
aver dato al mondo siffatti rinnegati
è tutta dei padri, che hanno mancato
al primo e più sacro dei loro obblighi:
quello di educare i figli al loro sen-
tire nazionale e di patria. Alcuni
infelici credevano un tempo che il
solo nome di croato fosse una specie
di sesamo apriti per fare una biillaate
carriera. Ma il pregiudizio andò pre-
sto sfatato. Per far onestamente car-
riera basta essere onesto e valente.
Ordunque, chi è nostro, non trascuri
assolutamente l'obbligo di sorvegliare
di continuo e di drizzare l'animo
dei giovinetti figli. La casa sia tem-
pia di patriottismo. In casa si coltivi,
come santa religione, la nostra fede
nazionale E si risparmino vampe di
rossore a quei padri che, dopo aver
date prove vivaci di attaccamento al
nostro partito, non sanno che cosa
rispondere al rimprovero lor mosso
di aver generato dei croati, di aver
fatto dei rinnegati.
Affermiamoci ovun(iue, senza la
tracotanza croata, ma con perfetta
coscienza dei nostri diritti; e sopra-
tutto consideriamo come nostro prin-
cipaliss mo compito quello di creare
nei figli delle pure e gagliarde co-
scienze italiane.
L'equilibrio del Mediterraneo.
(La fiae al prossimo nucnero).
Per non lasciarsi sgarare nella con-
correnza mondiale, anche la sesta
delle grandi potenze europee odierne,
la Germania, ora che il Mediteraneo
è ritornato ad essere il mare d' unione
dei tre più antichi continenti del
nostro globo, ha voluto e saputo af-
fermarvisi commercialmente, politi-
camente e militarmente. Siccome però
nominale della Turchia. Siccome però
la vita di questo stato è divenuta
puramente passiva e ii suo esercito,
e più ancora la sua flotta, sono quan-
tità imponderabili e balocchi nelle
mani della diplomazia delle altre
grandi potenze, accanite sul Mediter-
raneo, basterà dire che da questa
parte ci sono mari e territori, già
ipotecati, ma non liquidati, che non
fanno ancora parte diretta del con-
venzionale equilibrio mediterraneo,
ma che contribuiranno certamente a
portare qualche peso nella bilancia.
Per non far torto a nessuno bisogna
dire che nella penisola balcanica ci
sono dei porti che appartengono a
stati indipendenti, diversi da tutti
quelli che furono nominati finora,
vale a dire quelli della Bu'garia
suir Egeo e sul Mar Nero, del nuovo
stato embrionale d'Albania e del
Montenegro, quale avanguardia ma-
rina del serbismo nell' Adriatico. —
A questa enumerazione poi si potreb-
bero aggiugere i porti della Rumenia
sul Mar Mero, nonché quelli di Fiume
e del litorale croato per 1' Ungheria
colla Croazia nell' alto adriatico.
Il valore di tutti questi porti pel
Mediterraneo è minimo. Sono sbocchi
che si potrebbero qualificare come
eruzioni o bubboni balcanici, desti-
nati, come quelli dei corpi animali, a
scoppiare, sfogarsi e poi richiudersi.
Tutti questi sbocchi politici e na-
zionali sono quistioni locali balca-
n che, che riguardano l'equilibrio di
questa penisola e le cui ripercussioni
sul Mediterraneo potranno essere pre-
viste appena allora quando sarà
chiarito l'avvenire dei Balcani.
Fra tante tendenze divergenti ed
opposte è inevitabile che ci siano
molti attriti e molti squilibri. Gli
attriti da vicino a vicino tra quasi
tutte le nazioni che si bagnano nel
Mediterraneo sono una cosa che non
deve recar stupore. Chiunque guardi
attorno di se vedrà di aver più con-
trasti coi vicini, che coi lontani.
Ed è una cosa naturalissima, perchè
ognuno vorrebbe star comodo ed al-
largarsi, ma non tollera incomodi da
parte degli altri. C è quindi poco
merito a vivere in buona armonia
con chi non ci conosce, o si conosce
poco, perchè sta lontano. Dagli attriti
nasce il desiderio di soverchiare o
di non essere soverchiato e quindi
una lotta, che, fino a tanto che non
è decisa, tiene le forze contendenti
in un bilico, detl) comunemente
< equilibrio s. — Di queste lotte o
cosidetti equilibri ce ne sono pa-
recchi anche oggi nel Mediterraneo
e nei suoi bacini minori: e ne faremo
un'enumerazione ascendente incomin-
ciando dai più piccoli:
La lotta dei Greci contro i Bul-
gari, i Serbi, gli Albanesi, per re-
spingere questi popoli più lontano
che sia possibile dal mare ;
Quella della Grecia contro la Tur-
chia per la risurrezione di Bizanzio
e per il tramonto definitivo della
Mezzaluna;
Quella della Francia colla Spagna
per la superiorità nel Marocco e nel-
r estremità occidentale del Mediter-
raneo ;
Quella dell'Italia colla Grecia per
la supremazia nel Jonio e per un
condominio nel Levante;
Quella dell' Italia coli' Austria per
il predominio nell' Adriatico ;
Quella dell' Inghilterra contro la
Russia per la reclusione della seconda
nel Mar Nero, e contro tutti per la
conservazione dell' egemonia marit-
tima mondiale ;
Quella dell' Italia contro la Francia
per il condominio nel Mediterraneo
0 per lo meno per la spartizione del
predominio della prima nella metà
orientale, della seernda (-ella metà
occidentale del Mediterraneo ;
infine quella delle due Triplici,
Alleanza ed Intesa, per il trionfo
del più forte. Altro non s può dire
di questo ultimo antagonismo collet-
tivo, che non ha obbiettivi precisi e
generali in nessun punto e non ne
può avere nemmeno nel Mediterraneo.
Basta guardare infatti ai molti inte-
ressi particolari, contrastanti cou
quelli della generalità delle alleanze
e all' ibridismo che ne risulta, per
comprendere che l'armonia di pro-
gramma di ciascuno dei due aggrup-
pamenti di potenze non esiste che
nella carta e che nella realtà, cer-
cando ognuno di tirar l'acqua al
proprio molino, il Mediterraneo è
tenuto mancipio di altre lotte, che
hanno poco da fare coi suoi veri
interessi. L' astuzia e la prepotenza,
più che le alleanze, aiuteranno i
forti al trionfo. E' una constatazione
dolorosa, che suggerirebbe molti rim-
pianti al moralista e tante conside-
razioni al filosofo; però si sa che
l'idealismo è una moneta deprezzata
La Francia fa oggi una politica
d'isterismo : l'Italia dì cervello : la
Grecia di sentimento: la Spagna di
raccoglimento : l'Inghilterra di ego-
ismo, come sempre: la Russia, la
Germania, l'Austria di megalomania.
Sia che prevalga la Triplice Alle-
anza, oppure la Triplice Intesa, la
latinità del Mediterraneo non sarà
mai distrutta, perchè la nazione in
esso dominante effettivamente non
potrà essere mai che una di queste
tre : Italia, Francia, Spagna. Gli at-
triti tra la Spagna e la Francia e
tra la Spagna e l'Italia non saranno
mai gravi, insanabili e pericolosi per
la generalità Oggi desta qualche
apprensione la tensione tra la Francia
e l'Italia; ma anche questa è de-
stinata a rallentarsi, perchè nessuna
intende di colpire mortalmente 1' altra
e tutte due si scaramucciano piuttosto
per attriti secondari. Basterebbe in-
vece, per un' ipotesi, che il germa-
nesimo divenisse pericoloso anche
per r Italia e le due sorelle latine
appianerebbero certamente le loro
differenze per opporsi con forze unite
al nemico comune.
ovunque, ma in nessun commercio
tanto quanto in quello della politica.
L'«equilibrio» tra le due Triplici
dà oggi la massima tensione ai con-
trasti del Mediterraneo. Ma anche
questo proteso equilibrio è una cosa
trans.toria. La storia c' insegna di
una guerra durata treot' anni e che
fini come quelle che sono durate
trenta giorni. Non sappiamo ancora
di che età morrà 1' ormai più che
trentenne triplice Alleanza, ma pos-
siamo essere sicuri che alla sua d s-
soluzione il Mediterraneo avrà quel-
r aspetto, che avrebbe avuto anche
se la Triplice Alleanza non fosse
mai esistita. Nella storia la durata
ha un valore secondario r spetto al-
l'energia umana creatrice dei fatti,
nella stessa maniera che per un cuoco
la bontà di una torta non dipende
dalle dimensioni della tortiera, ma
dalla proporzione degl' ingredienti.
Sono questi che le danno il gusto
Ed anche il sapore del Mediterraneo
è stato già fissato e consacrato nei
secoli da Roma: esso è, e non potrà
essere, che un mare prevalentemente
latino.
PROTOCOLLO
della Xi seduta del Consiglio comunale
tenutasi il giorno 23 febbraio 1914.
(Continuazione, vedi il n.o precedente).
11 Argomento. Proposte relative ai rap-
porti di diritto dipendenti dalle alienazioni
e^ettuate, rispettivamente deliberate dellapart.
t'err. 6jl del C. (J. di Zara.
Podestà L' on. don Griorgio Biankini,
die avevd acquistato dall' Erario il fondo
ia campo castello, sul quale sorgeva il
[•abbncato detto «Quartieretti» e dove e-
gii intendeva costruire un edificio, ebbe
a chiedere, esseado tale spazio di forma
irregolare, con insinuato 24 aprile 1907,
la cessione da parte del comune di parte
della part. terr. 6/1, lungo la fronte del
suo possesso. Il Consiglio comunale nella
seduta 8 aprile 1907 deliberò che gli sia
ceduto, a, scopo di allineamento un tratto
della superfìcie di circa 83 m^, della part.
terr. 6/2 che fronteggia F edificio dei
Quartieretti, sotto condizione che le fon-
damenta dell' edificio da costruirsi, non
debbano toccare in nessuna parte la mu-
ratura dei vicini pozzi pubblici.
Nella Sfidata 11 agosto 1907 ii Consi-
glio comunale ebbe ad approvare il rela-
tivo contratto di compravendita, al cui
articolo VI venne espressamente contenu-
ta la condizione suddetta.
Più tardi 1'on. Biankini chiese la ces-
sione di un ulteriore spazio della part.
terr. 6/1, verso permuta di una parte
del fondo acquistato da lui dall' Erario.
Nella pertrattazione di tale domanda, dal-
l' instante poi ritirata, fu accentuato di-
nanzi al Consiglio, che, non avendosi, in
generale, esatta cognizione della disposi-
zione sotterranea dell'opera idraulica dei
tre pozzi, era prudente di tener fermo al
criterio suU' integrità di tale opera, già
accolto nel citato contratto.
Saccessivamente nella seduta del 29
maggio 1909 il Consiglio comunale ave-
va deliberato di cedere all' on. Biankini
il tratto della part. terr. 6/1 che si e-
stende dai Quartieretti alla porta Maria
Faliero, sotto determinate condizioni, sulla
accettazione delle quali 1' on. Biankini
non produsse a protocollo formale dichia-
razione.
In fine, nella seduta del 5 decembre
1910, il consiglio comuna4e accolse par-
zialmente analoga domanda dell'on. Bian-
kini per cessione, rispettivamente per per-
muta di fondo in quei paraggi, sotto al-
cune condizioni, l'adesione alle quali non
risalta pure pervenuta all' ufficio comu-
nale.
Cosi stavano le cose, quando 1' on. Bian-
kini ebbe ad intraprendere dei lavori pre-
paratori in relazione alla costruzione del-
l'edificio. In tale occasione, essendo ri-
sultato che r opera idraulica dei tre poz-
zi si estendeva fino al muro di cinta del-
r edificio dei Quartieretti e eh3 quindi la
fabbrica progettata non poteva eseguirsi
in conformità al progetto, fa indetto un
sopraluogo, col concorso di parecchi pe-
riti, allo scopo di stabilire la precisa
estensione della cisterna dal lato della
progettata fabbrica.
Da tale sopraluogo ebbe a risultare che
il muro delle fondamenta dei Quartieretti
costituiva il muro della cisterna dal lato
di bora; che si trattava di una sola ci-
sterna; che tecnicamente non poteva par-
larsi di pozzi a sè, ma di trombe di at-
tingimento, facenti parte della cisterna.
Come conseguenza della costruzione del-
l' edificio, come progettato, venne rileva-
to, in seguito alle suddette constatazioni,
che ne sarebbe diminuita la capacità del-
la cisterna e che non sarebbe possibile
garantire che la costruzione delle fonda-
menta del progettato edificio non produca
delie screpolature nelle murature della
cisterna, in modo da danneggiarla.
Di fronte a ciò 1'on. Biankini ebbe a
dimettere delle deduzioni, giusta le quali
le fondamenta della casa potevano venir
costruite senza pregiudicare menomamen-
te la cisterna.
In seguito alle constatazioni del sopra-
luogo l'Amministrazione comunale, quale
autorità edile, trovò di emettere la dispo-
sizione che il progettante prima d'im-
prendere r esecuzione della fabbrica, do-
vesse produrre un nuovo progetto, dal
quale avesse ad emergere il modo di co-
struzione delle fondamenta della casa, in
relazione allo stato del sottosuolo effetti-
vamente sussistente e che non abbraccias-
se i tratti di fondo comunale ultimamen-
te cedutigli.
Inoltre l'Amministrazione con altro de-
creto fece conoscere che essa interpretava
i' articolo VI del contratto dianzi citato
nel senso che l'edificio non poteva comun-
que ledere l'integrità dell' opera idrauli-
ca, ed invitò quindi l'on. Biankini, a di-
chiarare se conosceva la giustezza di tale
interpretazione; nonché se riconosceva il
suo obbligo di non demolire le fondazioni
dell' edificio dei Quartieretti, in quanto le
medesime servano come muro perimetrale
della cisterna dei tre pozzi. In fine si co-
municava che l'Amministrazione non si ri-
teneva in facoltà di devenire alla stipula-
zione del contratto relativo alle cessioni
deliberate nelle sedute del 29 maggio 1909
e del 5 dicembre 1910, con riguardo ai
risultati del sopraluogo.
Contro il primo decreto 1' on. Biankini
insinuò ricorso alla Giunta provinciale,
che vi fece luogo ; contro il secondo de-
creto produsse egli un insinuato alla stes-
sa Giunta chiedendo che il comune ve-
nisse indotto alla stipulazione del secon-
do contratto oppure a produrre per ap-
provazione alla Griunta i deliberati circa
le cessioni presi nelle suddette due se-
dute.
JE la Giunta provinciale incaricò l'Am-
ministrazione di presentarle, per 1' ap-
provazione tali deliberati.
L' on. Biankini con insinuato 10 feb-
braio 1914 chiese poi al Comune di po-
tere vuotare, a proprie spese, l'acqua dei
tre pozzi per sondarne il sottosuolo.
( Continua.)
2\ CQvrUre d^U proifiitcia
Spalato (ritardata).
Il ballo prò JLega
non restò indietro ai brillanti precedenti
locali. Riesci spendidamente e pel con-
corso, cordiale, unanime, edificante, di tutti
i caldeggiatori della sciiola italiana, e per
l'incasso, che toccò le 10.000 corone,
cifra veramente meravigliosa, risultante
d'uno slancio d'amore e di abnegazione
che comanda il rispetto.
Il comitato di giovani, secondato da
molte e prestanti sigaorine, fa instancabile
nella propaganda e nella vendita delle
serie per la estrazione dei premi. La
mostra si fece notare per eleganze e
ricchezze maggiori del solito. 'Tutta la
vasta Siila della Biblioteca del Gabinetto
era coavertita in un bazar d' oggetti
d' arte, di lavori muliebri, di chincaglie,
di libri, di oggetti utili, d'ogni sorta e
colore.
Al ballo intervennero numerosissime si-
gnore e signorine della miglior società,
in notevolissime toilettes, ed uno sciame
di maschere.
Il nuovo Inno della Lega Nazionale,
eseguito dall' orchestra quando comparve
nella sala del ballo il direttore del Gruppo
locale, fu fragorosamente applaudito ed
applaudite e bissate le canzonette popolari.
Fino alla mezzanotte le danze, causa la
folla, erano inattuabili. Dopo il riposo,
si ballò invece fino a giorno.
Alla cena, nel salone terreno, assistet-
tero parecchie centinaia di commensali,
in fraterna, cordialissima allegria.
Società. Corale.
La Società Corale diede la sera di mar-
tedì 24 febbraio u. s. uno scelto quanto
gradito trattenimento al pubblico che af-
follava il Salone alle Procurative.
In un bellissimo programma di musica
vocale egregiamente eseguito e diretto da
quel valente maestro che è il pròf. Fer-
nando Fedeli, r uditorio ebbe occasione di
gustare dei scelti pezzi di canto sia da
parte dei solisti che dalle masse corali,
robuste ed affiatate.
11 siLCcesiio fu come sempre spontaaeQ