inane vincolo generoso delf amor del
hene e deìr umanità.
Quando a simili braccia sì commet-
tono gP interessi vitali di una Provincia,
essi non possono mancare di un felice
risultato^
Qui però non possiamo omettere un'
inchièsta 5 un nostro desiderio ed una
speranza. Forse vi sarà a cui sappian
male le nostre porole, che ci trarranno
addosso severa censura. Ma le diremo
francamente, perchè è 1" amore del ben-
essere generale della nostra Provincia
che <fee ie suggerisce. ^ '
Nella futura sistemazione organica
dellè scuole reali e smto-reaìi quali sorti
S4)no riservate alla lingua slava, alla
lingua parlata dalla immensa maggio-
Tanza della popolazione dalmata, intesa
da tutti, eccettuato ^iiccolo numero di
forestieri, ièlla massima irafortanza?
^ • Vorremmo che nelP esame di questo
ijnpòrtante quesito s'aveÌs*e sempre agli
occhi innanzi la nostra geografica po-
sizione, i popoli limitrofi, e specialmente
quelli della Turchia, con cui, mercè le
assidue cure ed i negoziati dell'i.r. Go-
vèrno si vanno sempre più avvivando e
distendendo le relazioni di buon intèlli-
geni^a è le commerciali ; ove F avanza-
tesi luce del progresso va apparecchian-
do un vasto campo air industria austria-
ca, una probabilità, che sa di. molta
certézza, di geniale e ben lucrosa occu-
pazione a molti nostri giovani allievi
delle scuole reali e sotto-reali.
. . Fino ad ora la lingua italiana oc-
cupò sola tutto intero il seggio in tutte
le cose, ove si appalesa vita e movi-
inento nazionale, nulla lasciando alla sua
sorella maggiore, la slava, anzi questa
in luogo di .vile schiava tenendo. E con
rivalità, più formidabile perchè meno
palese, mascherata d'indeferentismo e
spesso giunta al plebea disprezzo 'in-
ceppò ogni avanzamento di quella, tac^
ciandola: di misera pezzente, incapace
àgli affari di rilievo, alle idee astrate,
da èsser lasciata air idiota volgo. Ma
il tempo, come ad ogni altro preg'u^ì'^
zio^ che'timnegglò la società, a questo
pure fiaccò la lena; ed i figli di questa
terra anche nella classe colla non più
vergognano far sentir sulle loro labbra
il soave accento materno, e Tapprez-
zano e n' han piacere.
Noi non negheremo alla lingua ita-
liana il primato nelle scuole in Dalmazia, e
ci faremo, incauti novatori, predi-
care la sostituzione a lei della slava:
essa ha messe troppo profonde radici,
ed è benemerita troppo di noi.
Ma desideriamo che la slava, acuì
nessuno ardirà negare nè forza , nè nu"
mero, nè armonia, nè, quello che giova
molto più nelle questioni economiche ^
maggiore attitudine della prima ad esser
vincolo di unione e di amit^izia con nii-
meiosi popoli circostante, non gran fatto
proceduti nella via del perfezionamento
in qualunque senso lo si prenda, desi-
deriam, lo diciamo di nuovo, che non la
sia negletta con apatìa dannosa, e nella
organizzazione delle scuole la sia pa-
reggiata a quella.
Non v' ebbe forse altro ostacolo cosi
potente, che ritardò fin qni l'avanzamento
generale della Provincia, quanto il suo
dualismo fatale nella lingua: barnera
che dal povero mai potè osser sormon-
tata, e mai lo potrà.
Non vVha guari un giornale, par-
lando di altra Provincia come noi con-
dizionata in questo "Sproposito , sostenne
dover la massa ignorante apparar la
lingua della poca classe colta. Mai
questione più goffa fu sostenuta con mi-
nor senno. E per mostrarne F erronei*!
basterebbe dire all'autore di quello scrit-
to : arrivatemi una stella, Signore, »
datemela ch'io me l'abbia.... Tanto
rebbe impossibile al'popolo nostro intera
far apprender la lingua italiana. - *
Non è che si deve pretendere dal popdf
lo , lascialo alle deboli ed esigue sueiof"'
ze, ch'esso col loro loro semplice sussi-
dio si elevi al livello della classe, colt%
nò: ella deve questa scendere al.lw®^®
^91(1 ISI. Zara 4 eiennaro HM
li
AGROPMO RMCOGLITORE
SOxnMARIO.
Economia rurale. - Sulla coltura del Lino.-
Enologia (Continuazione) - Economia dom^tica.
Faccende del niese di gennaro.
Economia Rurale.
m-• ' i •y-U-
'm^fiomìa Forale, Intento a promuovere in via istruttiva popolare II progresso
dell'agricoltura ed altri oggetti economici di patrio interesse.
Questo foglio viene re^i^tto e publieato sotto gli auspici della Società ugronouica centrale di Zara
i^rezzo d'Associazione; Per Zara, an anno F. 4; per fuori F. 5:16; sei mesi metà dell'importa.
Slato in proporzione più esteso, pure da
oltre nn mezzo secolo il consumo dei
tessuti di cotone lia superato di gran lunga ,
ed in modo straordinario quello delle
le di lino.
Essendo il lino nn prodotto suscet-
tibile ad essere coltivato sopra osa zona
più vasta di quanto lo è il cotone, egli
sarebbe per molti riguardi della massima
importanza per l'economia nazionale #
poter ristabilire in qualche modo una più
conveniente proporzione tra quei due mtk
ieriali che divennero tanto importaali pet
r estesa loro applicazione nel prevedere a
dei bisogni indispensabili ^o^i classo
del consorzio umano; s* avr^bero coli
cid^ assicurati più generalmei||fe e sopra
ona base più larga, i mez:d ^r supplire
direttamente eolia propria produzione al
più èsteso efmsiMno dei relali^ tessuti,
e ciò particolarmente a benefizio della
parte meno agiata delle popolazioni.
Dae sono le cause principali alle
quali devesi ascrivere lo straordinario prò-
gre^ deU^ifidastrìa cotoniera, in con-*
I^LLA COLTURA DEL LINO.
(Continuazione vedi num, prcc,}
Vii.
Dopo aver parlato della coKivaaione
lino e della sua preparazione fino allo
Aato^ coinè ordinariamente si rtdiiedé
fer ridurlo a filo, ossia a materia alto
a comporre i tessuti d'un uso taiito ge-
iiertde quale si è quello delle Ielle di li^
rio , conviene pure esaminare le cause
alle quali devesi aHribuire il fatto, ^^
9eU)ene in orìgine Tuso détte tele sia
tir quesU termini precisi : „ Diciamolo
adunque con coraggio : i nuovi ingrassi
del commercio non sono che ingaiuii in-
degni ; i proclami dei negozianti non
sòno che menzogne, ed i coltivatori av-
vertiti sarebbero bene stupidi se favo-
rissero questa crociata, diretta contro
le loro borse. Nelle circnstanze presenti
in cui la febbre degP ingrassi a dose
amiopatlche è nel suo pieno vigore, le
sodetà agronomiche , che attendono a-
gP interessi dell' agricoltura , debbono
suonare Pallarme, ed il governo man-
cherebbe alla sua missione ove non cer-
casse , jjolla maggior sollecitudine, i
mezzi opportuni a fermare questo sver-
gognato ciarlatanismo, il quale viene ad
aggravare m/iggiormente le angustie della
nostra popolazione rurale. " Kd il chia-
rrsslmo Dupin^ presiedendo recentemente
a' Taunel il Comizio agricola della Nie-
vre, disse: „ una delle quistioni, di cui
si è più vivamente preo ccupato, nelP ul-
tima sua sessione, il Congresso, è quella
dèi concimi artificiali^ detti anche concimi
concentrati. Il ciarlatanismo se ne era
impossessato , e già cominciava a far
numerosi acquisti nelle campagne. Una
commissione composta di membri,
di cui era relatore il sig, Pagen^ illu-
stre chimico, membro dello Istituto e
segretario della Società nazionale e cen-
trale di Agricoltura , dopo aver segna-
lato gPi abusi le frodi e gP inganni di
questa funestissima speculazione, è stata
dell'unanime avviso: che era tempo di
mettere un tvrmine a siffatte intraprese,
e che il governo dovesse prendere le mi-
sure conteuienìi per reprimere gli abusi
del commercio degli ingrassi artifciali così
detti concentrati; aggiungendo che que-
sta repressione è urgente nelP interesse
stesso delP industria leale degP ingrassi
posti in commercio
Quindi noi stimiamo adempiere un
sànto ufficio avvertendo i coltìva-
toi'i dell'alta Italia delPinsidie, che ad
essi si vanno apparecchiando^ Fra le
^oali appunto, noa è ukinaa q^dla^ di
dichiarare e di pretendere : che basti
imbeverne il seme con questi ingrassi !
erronea sentenza, detta e ripetuta più
volte dai ciarlatani e dagli ignoranti, e
contradetta altre tante volle e dalla scien-
za e dalla pritlca. E quindi il coltim'
tore sappia che la radichetta^ a svilup-
parsi e ad uscire dal seme, non di al-
tro abbisogna e si nutre che di quanto
la natura le apparecchiò entro al seme
stesso 5 nè può trarre dalParia, dal ter-
reno o da altro qualsiasi oggetto nean-
co il minimo nutrimento 5 e che abbiso-
gna solamente di alquanta umidità. E la
pianta poi ha bisogno e succhia sostan-
ze nutrienti, allora solo che può esercitare
la respirazione^ o sia quando essa mo-
stra sopra terra le sue foglioline. E dap-
poiché in questo mentre le radici si van-r
no pure allungando e scostando più 0
meno, d^ luogo in cui trovasi il seme,
così è manifestato che P ingrasso posto
da vicino al seme, non può esser utile
siccome si va pur bucinando, ma è per
10 meno inutile.
Ma un ingrasso servirà egli alme-
no ad eccitare, a stimolare il germe
sicché più sollecito e più vigoroso spunti
e fruttifichi? No certamente: ed anche
questo è uiP altro errore grossolano. La
natura non addomanda che calore ed
umidità per far isvogliere i semi. Il pri-
mo ci viene dalla stagione, ed il se-
condo dal terreno. Se questo è secco,
e non può irrigarsi, P aver umetato il
seme, e indottolo a svilupparsi è di gra-
vissimo danno, perchè di poi non trova
la umidità che gli è necessaria 5 e se
11 terreno è umido, tal pratica è inutile.
Dunque i suggerimenti di infondere
i semi negl'ingrassi anzidetti, 0 di spar-
gere questi soltanto da vicino al seme,
ed altri simili , sono pratiche inutili e
non rade volte anche dannose, e quindi
da evitarsi. E i nostri agricoltori vo-
gliano piuttosto diligentemente preparare
i concimi consueti, e nello sterco^ per
aumentarne' la massa, aggiungere tutti
gli avv^nzi di crb^e, di animali morU ^v '
Panpalughelto.
Pampalughello II, dello Io Spulasenlenze per di-stinguerlo da Pampalughello I Ficcanaso, e da Painpa-liighetto in Ascollalutlo ^ r^egaiava al Nazionale num. 76 la corrispondenza datala Sign, i2 selteiubre. INon degnarlo di una risposta sarebbe loglierlo alla soave illusione di essersi reso inleressanle con una polemica^ rispondiamogli dun()ue. Caro Pampalughello! Voi ci parlale di fischi-f^Dero.y di schiamazzi (falso.'J d'insulti ffalsissimo !J direlli ai vostri amici (orribilmente falso ^J Ma ditemi un poco, caro il mio caro Pampalughello, qual colpa abbiamo noi se voi altri pigliate le fischiale al vostro indirizzo, e volete assomigliare a lulta forza a quei certi animali, grossi grossi, tronfi tronfi, che si mangiano di Natale e che rispondono al fischio col loro gin rjlo glu-glii?
Ingrato Pampalughello ! cosi sconoscete i meriti degl' impiegati di Sign, i quali al tempo delle elezioni, sbadigliando e tremando per il freddo olire, la mezza-iiotie se ne stavano lustrando il lastrico per prevenire certe dimostrazioni? Ingrato Pampalughello! Invece d'interessare l'il-lustre e polente vostro consanguineo il sior Minome-neinlrigo ad intromettersi perchè sia accordato uno straordinario sussidio a quei bravi, che anche j)re-sentemente hanno l'ordine di lustrare il selcialo fino a che mistro Zapcrdizza et lilis ronsortes non si sieno ritirati nelle case loro? .... Voi dimenticale e bistrattate questi poveri diavoli in sifialla guisa? Oh vergogna! Oh ingratitudine! Ala voi all'incontro cantale loro un elegia suir aria del qiiomodo sedei sola civitas piena popiilo^ ogni qual-volta elevate i vostri belali: siora mislra el Toni me tocca, siora mislra el Piero me guarda, siora mislra el Tila me fiscia; senza che questi poveri diavoli in-tricati più che le pulci nella stoppa non abbiano fallo imprigionare provvisoriamente Toni, Piero e Tila, op-pure impicare definitivamente tutti coloro che la pen-sano da galantuomini, che passeggiano tranquillamente, 0 che discorrono in crocchio senza curarsi ne punto ne poco di voi e delle vostre belle aspirazioni? Avete ragione! Noi siamo come dite voi: stranieri, volgo, miserabili! - Voi siete ali" incontro: nazionale, nobile, e non miserabile. — Àvele ragione lo ripeto, ed anzi pubblicheremo in proposilo diversi alberi genealogici colla descrizione delle vostre eroiche gesta.
f 'ous clé trop pen galani avec les femnies, mon clièrl poiché avete detto: «Se io volessi dire p e. che rrainmischiate a quel volgo eranvi due signorine, che prescindendo dal loro sesso *) alleggiano anch' esse la inesperta bocca . .. a'fischi c'est irop fori direbbe il francese. » Ditemi di grazia, caro Pampaluglietlo; questo c' est trop forl^ lanciato alla barba di due o-iieste e civili ragazze è egli forse il regalo che vi ha fallo l'amico ritornato dall'esposizione di Parigi? o t rodete voi forse che la faccia di due pudiche donzelle (.ia acconciata alla senapa, alla paprika, od al PicLles rome la vostra, o quella dei vostri amici?
') magnifica l'idea delle signorine che prescindendo dal loro
sesso ecc: come i! coiicetto dell'ouverture dell'arlicolo: mi faccio un (iovcrt di scrivervi gualche ritja.
Nota del copista
Eh via, moH enfant'. Foas n' elè pas un miserable, mais un très bon diable'. Mio bel Pampalughello, se voi siete la lancia spezzata di monsieur Zaperdizza e compagni, noi siamo i difensori del bel sesso, e se siamo ripassali sulle vostre balorde espressioni l'abbiamo fatto unicamente per dirvi come direbbe il francese., rispello al ses so più gentile e meno forte; attaccate pure, gf impiegati che è il vostro boccone ghiotto 5 salutate i vostri amici; andate a cercare Marta per le case di Ravenna, op-pure Mariella per quelle di Sign, e fate acquisto del segretario galante che v' insegnerà il modo di scrivere una lettera ali amante.
IN FIORELLIN D'ABRE.
La bella Catarinella pascolando un di un paio di grossi maiali s'incontrò in Mercurio avinazzalo, e pregollo di concederle un figlio. Mercurio invaghitosi della bella villana la compiacque, ed in capo ad un anno diede alla luce un bambino pafl'uto palTuto, che fattosi adulto volle seguire 1' istinto del padre. La madre prevedendo funesta la fine del figlio volle in-dossargli la veste talare, e benché generato da un Dio pagano 1' ascrisse nelle file dei monaci Costui divenuto grande, grosso, goffo e rotondo, avea un' appetito da comico ; una bocca da forno ; una venlruia da Epi-curo; nò bastandogli l'economica mensa fratesca, a soddisfare il proprio istinto coglieva furtivamente l'in-salata dell'orto e la condiva coli'olio delle lampade.. . Non vi sgomentate di ciò benevoli lellori, il nostro i-strione afìetto dal mal della lupa ha il palato abituato a tutto. I frali conosciuto il vampiro ch'era inclinato anche allo spionaggio se ne sbarazzarono. Deposte lo candide spoglie questi divenne poi il d.r Pislacchio,
0 secondo altri il d r Cocoma, il quale smascherato e da tulli abborrito' Però Meneghin, Scorzapin, e d.r Pe-stello lo ascrissero alla sella, sperando di poter utiliz-zare la ludra pelle di questo schifoso animale, ed avere una nuova marionetta dalla faccia di bronzo, pari a quella dei due famosi campanari.
Le doli ereditate ed aquisite, da dieci anni, gli t sero un laccio, e la persona rispettabilissima di casU-guti principii è presa in Trappola. Ecco spiegata la cagione che fece scomparire (piella niisleriosissiinn nube che sotto le forme d' un fiorellin d'amore vedemn» 1 vicini di iHacarsca dai loro alti monli apoggiarsi sulle Jntenoree mtira . . .
BlBlilOfiftiFlU
Sono d'iminenle pubblicazione le seguenli opere:
Marco Bruto antico roittniin. c Luigi Spada, ex-trailorc al Cappello ossia il liberalismo ne' suoi rap-porti col /'entricolo. Sludio di filosufid comparata al-
Anno I. ZARA, Mercoledi i6 Ottobre 4867. N-. 2-
I
t;0>'i>IZ!0NI D'ASSOC.
Per Zara annui fior. 6
» le Provincie » 7
Il Semestre ed il tri-
mestre in proporzione.
Un numero separato
soldi 6.
Gii abbonamenti per
Z«rft si ricevono dal
librajo Woditzka.
Esce il Mercoledì ed il Sabbato
Gl'importi di dena-
ro, gruppi od assegni,
si ricevono direttamen-
te dalla Redazione de!
gioniaie.
Le lettere non affraii-
"cate sai-anno respinte.
I manoscritti non si
restituiscono.
PfflSIlI FILOSOflfil'.,,, ÀI IlCilO,
Colle braccia dietro la schiena... con in bocca
un mozzicoUo di sigaro da due soldi, che mi conso-
lava le nari di un odore alquanto triviale ... io me
ne stava passeggiando giorni or sono in piazza del-
l'Erbe*, quando ad un tratto mi fermai macchinalmente
dinanzi ad un canestro di zucche e melloni. . .
Perdoni il lettore se innesto qualche frase buro-
cratica, ma è un vizio attinto quando era inserviente.
Fui licenziato appunto pella mia dose di senso comune.
Siccome mamma natura ha trovalo di conferirmi
una dose alquanto abbondante di buon senso, così il
mio cervello è un vasto laboratorio d'idee più o meno
positive, comparative, superlative e . . peggiorative ! ..
Là dove caddi immobile
osservai per bene le zucche ed i meloni ... ed ipso-
facto il laboratorio cominciò a farneticare quanto ap-
presso.
<(L' orgoglio è inseparabile nell' uomo, e per quanto
<(si tenti darla da bere, pure giunge sempre T ora in
«cui l'orgoglio vuole la sua parte e viene per conse-
((guenza smascherato ... Gli uomini sono . . .
«Zucche e melloni» gridò il venditore accovacciato
alla musulmana dietro la cesta.
«Tutto giorno, vediamo esempi di orgoglio sraasche-
«rato, uomini di talento, figli di vergini montagne,
«professori emeriti e. . . .
«Zucche» aggiunse il venditore
«e di patriottismo provalo caddero nel laccio loro leso
((dall'orgoglio .... Taluno, per esempio, estinse Tardor
«patrio nel vasto bacino che contiene l'umore dei
t'fogli di pagamento , . . Bastò ad un altro un collare
«d'oro per serrargli nella strozza le frasi .... di cui
«altra volla aveva piene le corde vocali. .. Anco certe
«calze di "seta possono attutire i sensr rei .... di qual-
«che Romito ... Oh ' •
«Zucche e melloni!» gridò più forte il venditore.
«Oh tempora, oh mores! . . . La vita è un tessuto d'illu-
« sioni, colui che ,oggi sale, domani scende li
«martire d'oggi arrischia essere il Giuda di domani,
(di mondo è una esposizione universale di
(tZucche e melloni» ...
«furbi d'ogni specie e d'ogni colore.
Qui feci un poco di sosta, e mi diedi a scegliere
nella cesta un mellone maturo ....
Un signore tronfio tronfio, mi passa vicino, e mi
da una spinta involontaria, ed io che stava curvo in
cerca del mellone, perdo l'equilibrio, e giù colla testa
nel bel mezzo della cesta fra le zucche ed i melloni.
Una sonora sghignazzala del venditore, accompa-
gnata da un coro di monelli mi rizza in piedi^ mi
volgo a destra ed a sinistra, ed alcuni passi distante
vedo il mio uomo che col pince-nez mi guarda ari-
stocraticamente ridacchiando .... Il sangue mi affluì al
cervello, s'irritarono i nervi, pigliai un mellone, ed
era li li per scaraventarlo sulla zuccha del mio urla-
tore, quando questo, vista la mala parata, fece un
mezzo giro a destra e con passo concitato in breve
disparve.
Era uno dei Florindi del Nazionale . . !
L^ idea filosofica non mancò tener dietro all' irri-
tazione e dissi, (sempre però col cervello)
«Eccof, quel buio è uno dei fortunati furbi dell'E-
« sposizione Universale, ha un buon impiego, e ride
«sul naso della povera gente . . ?
Un idea tira l'altra, l'idea dell'impiego tirò
per conseguenza un idea analoga5 la quale si può
concretare come segue.
«Amo il conferimento dei pubblici impieghi è una
«furberia . . . Certi . . .
«Zucconi, Melloni,» gracchiò il venditore.
Anno 1. ZARA, Sabbaio 26 Ottobre 4867. N'. 5
CO.-^mZlOM D'ASSOC.
Per Zara annui fior. 6
le l'i-oviiicie » 7
Il Semestre ed il tri-
mestre in proporzione.
Un numero separato
soldi 6.
Gii abbonamenti per
Zara si ricevono dal
librajo Woditzka.
Esce il Mercoledì ed il Sabbato
Gl'Importi di dena-
ro, gruppi od assegni,
si ricevono direttamen-
te dalla Redazione del
giornale.
Le lettere non affran-
cate saranno respinte.
I manoscritti non si
restituiscono.
AI flORRÌSPOMlIl Bill LÀCCIO.
L'avete letto o non T avete ietto il mio pro-
gramma ? Corpo di un orso mal stampato ! . . . Non vi
ho delto a chiare note forse, di mandarmi le pelli
degli animali che prendete, che poi io stesso le avrei
acconciale.'. ... Signor no, che tutli avete la mania
di acconciarle da per voi ! A me, a me, dovete man-
darle! .... Io solo posso acconciarle come m'è per-
messo, e come m'intendo io^ e se non farete così,
non le acconcieremo nè voi, nè io, e ci faremo bur-
lare dagli animali.
Mandatemi queste pelli benedelte, indicatemi dove
sono bucate, e vedretcj^che allora comprendendovi, io
farò tutto il tnio possibile per accontentare voi, gli
animali, le citlà, i paesi, le borgate, ed anche i ca-
solari.
Fate ragione una volla^ corpo di una Parrucca!
l'
Fra le tante terribili malatlie che affligono il po-
vero genere umano, non preveduta nè dal fisiologo,
iiè dal frenologo, è indubbiamente quella che oggidì
chiamasi indirizzomania.
I nostri paires patriae che, quando non hanno
tempo di far male, fingono di fare il bene, hanno pre-
vednto ai casi di idrofobia, ordinando che si mettes-
sero le museruole ai cani: — hanno provveduto ai
casi di epidemia, ordinando che si mettessero in con-
umacia i crisliani; — hanno provveduto ai casi di
epizoozia, facendo bruciare (a dispetto de'coniugi B.
ed M.) i bovi e le loro signore consorti: — ma i no-
stri patres palriae non si sono dèli alcun pensiero
della indirizzomania^ che è una/ìjnfermità più tremenda
di tutte le altre. Pur troppo! ìiessuno si è ancora
pensato di mettere la rauseru6i|i ad un indirizzatore,
nè di chiuderlo in contumacia, '^è di bruciarlo vivo!
0 giustizia, giustizia, quanto^'sei ingiusta!
Oggi la Dalmazia è commossa da questo malanno^
tutti gli onesti ne sono allarmati, e la generalità degli
abitanti prega il cielo a volerci regolare piuttosto una
seconda edizione della carestia del 58, piuttosto un
cholera come quello del 36, piuttosto una siccità come
quella del 67, che questa inenarrabile sciagura.
La felice e cara memoria di Giuseppe Giusti (poeta
nazionale, conosciuto oltre Velebit sotto il suo vero
nome di Joso Juštić) guardando ai tempi suoi, scriveva:
Non muore un asino
Che sia padrone
D'andare al diavolo
Senza iscrizione.
Io, guardando ai tempi miei, non posso non scri-
vere in quest' altra maniera :
rVon v' ha grand' uomo
Non v' ha novizzo.
Che sappia vivere
Senza indirizzo.
La vitlima principale, anzi la sola, anzi l'unica
di questa nuova specie di cholera morbus, è — non
occorre nemmen dirlo — il signor Tizio.
La crudeltà che gli indirizzatori dimostrano contro
il signor Tizio, è qualche cosa di fenomenale!
Se un qualche onesto e curioso cittadino ha pia-
cere di scandagliare e verificare i gradi a cui può
ascendere 1' umana bestialità, che legga il frutto degli
sforzi dei protervi indirizzatori, i quali furono colti
sìa rabFevialivo dì qualche Maddalena, è il più irre-
quieto e disaltenlo della scuola ^ brusa 1' ore, corre per
le piazie a veder ballar i cani e a giuncar a slippe
coi ragazzi, getla i caranlani e compera il sugo di Li-
querizia e le frillole dal Jose, e cominelle mille im-
pertinenze con lullo il mondo. Ah 1 assicuro che non
c'è niente da sperar di buono, o 6e/o, da questo disu-
tìlaccio.« E non vi pare che quel »Sacerdote ragionasse
bene, e" profetizzasse meglio? Adesso cari amici, quelle
mirabili potenze dell'anima non sono tré, ma cento e
tré; e la Frenologia v'insegnerà che c'è l'organo
della fìlogenittira^ P organo della venerazione^ P organo
della procreazione^ l'organo della santa e salutare pa-
ura del demonio ecc. ecc.
A birbo di dottore ! e P aquisiviià notata tra le
prime nel trattato di frenesia perché «laliziosamente
sorpassarla? perchè tacere delforgano il più perico-
loso nel cervello d'un dotto, abbisognevole d' essere
ben bene sorvegliato, se no svilupandosi un pò più, fi-
niremmo noi poveri ignoranti ad esser tirati fuori dal
letto in camicia e resteremo nudi.
Insomma, caro dottore de miei . . . stivali una volta
c'erano pochi dotti e poche o nessuna accademia, nes-
suna Matiza e nessuna Čitaonica, e fiorivano i grandi
medici, i luminari della giurisprudenza, gli Astronomi
famosi, gli oratori, i poeti e gli artisti immortali.
Adesso cogli elementi a centinaia, con le facollà
dell'anima a migliaia, coi dotti in numero infinito che
imperversano fra tutte queste bestialità, con la frane*
fica chimica, con la statistica delirante, con T ener-
gumena politica, con le cento e una filosofie, sì è in-
trodotta la confusione di Babele in tutto lo scibile, ed
ogni mascalzone vanta le proprie vedute scientifiche e po-
litiche, e parla e scrive spropositi da cavalli; e spropositif"
da cavalli ci regalerai tu stesso nell'apoteosi dei tuoi il-
lustri, collo scopo scellerato forse di mettersi nella via del-
l'imitazione; ma noi che abbiamo il senso pratico del
mondo, di quel mondo che costantemente cammina nello
stesso modo, e non alterò mai le proprie stagioni, e
abbondò sempre di pecora e lupi, di furbi e di gonzi,
di savii e di matti, e dove i cani sempre continueranno
a fiutarsi a vicenda; noi anziché infuriarci contro le
novità perniciose e matte ci accontentiamo di deridere,
perchè diffatti e un bel divertimento il vedere come lo
scienziato del giorno si mostri tutto ingenuo, sponta-
neo, inconsapevole di se stesso a guisa dì certe virtù
primigenie, la verecondia e l'innocenza, è corroborato
dall'altra virtù istintiva e naturale, la presunzione, franco
e sicuro si mostra nell'arduo camimno.
(ContinnaJ
ME PAROLE SUL SERIO AI MIEI SIGNORI ABBONATI.
Signori abbonati carissimi che non pagate, io
scommetto che avete presi per una satira, per una fa-
cezia, tutti gì' inviti che vi ho fatti fino ad' ora per ÌQ-
durvi a pagarmi l'abbonamento? Ma io vi avverto, e
sul serio, che ho parlato seriamente, e che le facezie
e le satire vengono poi.
Scusate se parlo chiaro, ma al terzo mese dell'ab-
bonamento, mi pare, che ciò mi sia un tantino per-
messo.
PRESI il LACCIO.
Anche Matcovich c'è caduto questa volta; e arri-
vato anche per lui il suo turno; bene gli slà! preso
al laccio dal Nazionale, e da un Frate di Sign! Im-
pari il Matcovich che per esser buon cristiano, il suo
giornale non deve pubblicare gF innocenti diffellucci
di qualche singolo prete o frate, e molto meno incul-
car loro di seguire l'esempio, e di obbedire agli or-
dini di rispettabili Vescovi e Provinciali,
E per il dovuto rispetto, che il suo giornale pro-
fesso mai sempre verso la Chiesa e verso i capi, Mat-
covich, redattore del Dalmata, fa credere di essere
miglior cristiano che non Io sia stato il collaboratore
del Giornale per tutti.
Questo è già un passo avanti. Matcovich vada a
Sign, si ponga sotto la direzione del Padre Griibcovich
e consorti, non disprezzi le untuose loro ammoni-
zioni, che così fra breve lo vedremo in coccola, zoc-
coli e saio a frequentare tutte le fiere, cantando canzo-
nette, offrendo il braccio alle bettoliere •. . insegnando
a ballare il Kolo alle giovani citladine, pagando Pa-
quavita a giovani spose e serve; lo vedremo frequen-
tare misterioso le contrade Pod Quaterim, Pod Gian-
covam Glavizon^ U Borlčevaz^ U Kalu Ferličkii^ ,
Krixanovoi Kući^ e finalmente lo sentire intuonar in
lingua russa nella chiesa parocchiale le litanie Gospo-
din pomjeluj.
* *
Nella casa del nobile signore N. IN. a S. ... mal-
grado le proibizioni della setta, pur si continua a leg-
gere il Dalmata, e per non contrarre il contaggio, toc-
candolo con le dita, il nobile pater familiae lo ag-
guanta con una tanaglia ad hoc^ madama e madami-
gelle colle cesoje.
Per evitare tanta molesta formalità, non sarebbe
egli meglio profumare quelP appestato giornale con
granelli di ginepro di cui vi è tanta abbondanza alle
Castella?
SCIARADA.
Dormo, e mi sente ognuno nel primiero;
Legar, cucir e intorcer col secondo
Posso, e ciascun mi grida nell'intiero:
Bestia di te peggior non v'ha nel mondo.
Spiegazione della sciarada precedente
DA — NILO.
Tipografia di S. Anich. VALENTE DEFRANCESGHI proprietario e redattore responsabile.
N. 20. ZARA, 6 Decembre i 866.
L'ANNOTATORE POPOLANO
eiOMiliE ECON01ICO, lilOMSTICO/MTIMCO, LETTEBAMO, ARTISTICO.
ESCE IL LUNEDI' E GIOVEDÌ'
« A chi non piace, gli rincari il fitto »
SCLL ISTRUZIOINR m GENERALE.
Or che dovunque non si là che parlare dell' istru-
zione popolare, ci fù proposto accademicamente il que-
sito : quale sarebbe il miglior modo di graduare I i-
slrnzione pubblica ?
La propostaci tesi, come rilevasi a prima giunta
è abbastanza ardua, per darle con cognizione di cau-
sa, una sviluppo adequato alla sua essenza. Ciò non
pertanto ci studieremo di dare quelle poche idee che
a noi sembrano almeno le più omogenee nel grave ar-
gomento
Secondo l'idea dei migliori inlelligenli della ma-
feria, tre basi principali si affacciano nel propostoci
assunto. Diciamo basi principali, spellando le minu-
ziosità ed il loro conseguente assestamento agii uomini
che hanno e debbono avere le mani, come si suol di-
re in pasta. Seguendo quindi il metodo dell'istruzione
che ci offrono gli stati della Francia, della Prussia e
della contermine Italia, che per imitazione solianto
a quelle dne precipue fonti attinse le basi del suo sa-
pare in fatto d" istruzione popolare, entriamo ora nella
materia. Abbiam dello di sopra che tre basi principali
può aggirarsi il nostro assunto. Ebbene, dobbiam por-
re riflesso: 1. All'istruzione generale, o logica, o come
vuol dirsi elemeiilare. 2. AlT istruzione tecnica. 3. All'i-
struzione scientìfica.
I/' istruzione generale logica.^ e che tra noi dicesi
elemenlare si riferisce a tnite quelle discipline . indi-
spensabili, perchè 1 individuo abbia il pieno uso de'suoi
organi sensuali ed intcllellivi ; e perchè fattosi citla-
dino entri nel grande consorzio sociale. Per conse-
guenza ^ il leggere, lo scrivere, il completamento neces-
sario della parola, senza di cui ai giorni che corrono,
r uomo può pareggiarsi appena ai ciechi ed ai mutoli,
indi la conoscenza fondamentale ddle quanlità della mi-
sura e le nozioni generali sui risnllati delle scienze,
la lingua nazionale., i lineamenti più comuni della sto-
ria umana, e finalmenle le basi delie dottrino morali
rd i primi erudimenli della legislazione e del diritlo
pubblico cojiiune.
L istruzione tecnica dovrebbe assolutamente di-
sporre ed avviare ciascun individuo ad una speciale
maniera di lavoro secondo la sua naturale inclinazio-
ne, accompagnando la pratica colle nozioni più eleva-
le, che servano ad ab))reviarne il corso, ed ilhislrarne^
i risultati. Perciò, T istruzione tecnica, secondo le no-
slie vedute, dovrebbe dividersi : in tecnica c/e;neu/are,
ed in tecnica professionale La prima perchè servisse
a raccòrrò ed ordinare le ossej'vazioni e le esperien-
le^ la seconda: che venisse poco a poco spianando e
spiegando i fenomeni che si abbattono nell'atto prati-
co, i quali poi hanno T abilità di mutare T ofiicina e-
speriukentale in una scuolu
L'istruzione scicntifca dovrebbe addestrare il pe.a-
sicro »1 lavoro, applicato a qualtmque ramo più elevalo
(ieir umano sapere.
Indipendenlemenle però a queste poche nozioni;
è pur necessario 1" aggiungere che ciascuna ha i suoi
gradi di completamento.
Per ciò : air istruzione generale logica od elemen-
tare, dovrebbe corrispondere P istruzione letteraria ed
artistica, che migliora T intelligenza dei mezzi espres-
sivi, facilita la manifestazione delle idee, dei pensieri,
e dei sentimenti, sollevandosi fino alla scienza del lin-
guaggio. del bello e dell' armonico.
ìiW istruzione tecnica dovrebbe tener dietro P in-
segnamento politecnico, la teoria delle scienze applicata
alle arti ed alle industrie, non escluso lo sviluppo del-
l'' induzione e della immaginazione per gli scopi inven-
livi della scienza.
Suir istruzione poi scien'ifica dovrebbe tenersi per
culmine tutta P enciclopedia umana. Primieramente, la
filosofia, che fonda la critica del raziocinio, determina
i confini della scienza, e che procura con sommo ed
indefesso studio di spingere i neunomeni intellettuali
al di là, seppur fosse possibile, delP orizzonte della
certezza metafiisica. Su queste basi, dovrebbesi trattare
1 odierno insegnamento popolare e scientifico.
Se poi tutti questi gradi d'istruzione dovrebbero
cadere a carico dello slato o delle couìuni, oppure su
quelle delle private o pubbliche associazioni, noi po-
tremmo per ora dire francamente. Certo gli è però, che
lo stalo ha finora molto provveduto pelle scuole supe-
riori, e che tutto fù manumesso, anichiluto e distrutto.
Certo è che colle avvenute riforme, anziché progredire
tornasi addietro. Certo gli è che noi dobbiamo ritor-
nare bambini.^ perche i secoli venturi nel generale
Caos, divengano adulti e forse peggio.. , Però dobbia-
mo concludere ad ogni modo, che da pertulto si è
fatto moltissimo^ ma che presso noi manca più che mol-
tissimo In seguito ne parleremo
M.
Nel mentre l'Eccelsa dieta triestina, col celleber-
riiuo suo deputato Pitteri, ha trattato la questione di
uno studio legale pelle poche provincie italiane del
nostro impero, nominando parlilamente anche la Dal-
liiazia, ci reca sorpresa che la nostra dieta non abbia
preso, nò prende nè pare che sia pnr prendere moto
alcuno in proposilo. Che il nostro coiutme siasi mosso,
non v'ha punto di dobbio-, ma che la dieta noi fac-
cia, dovrebbe farci credere esservi qualche misterioso
niistero di mezzo, che se non a tutti almeno ad una
buona parf«^ de suoi deputati imponga il veto, A noi
pare però, che U questione tornerebbe di vantaggio,
d interesse e di ulililà ad ogni partito^ sempreclìè le
aspirazioni degli annessionisti e delle loro deità non.
(osse quelle di averlo u Zagreb, oppure in qualche al-
tro punto della gran penisola babilonica.
N. 23. ZARA, il Decembre i866.
OLÀNO
liim EfiOllICO, UIOMSTiCO, SITIMCO, lETTEMMO, ffllSTICO,
ESCE IL LUNEDI' E GIOVEDÌ'
nA chi non piace, gli rincari il fitto
lliVrSTA 13(DUSTSIL4LE ZAIIATJ.XA
al declinare del 1860.
Alla considerazione di questo argomenlo, che in se racchiude la forza, ed il miglior essere di molti stati e di iiìolfissime provincie del globo nostro, un brivido ci corre pelle membra in considerare da noi che sia 1 industria, e che essa abbracci generalmente od in particolare. Ma prendendo le mosse dalla nostra città, perderemo qualche parola nell' esporre i varii generi e r intensità loro:, onde a prima giunta rilevar si possa che neir industria, siam meno di quello che gli avi no-stri lurouo un secolo addietro.
Il principale ramo d'industria, che al p.iese dà an-cora vn credilo mondiale^ si è la confezione del rosolio, che sotto varii titoli e pel nome di varie (àbhriche, viene spinto anche fra gli antipodi. Molti rideranno di questa asserzione, ma noi possiamo provarlo che i ro-soli nostri si ritrovarono, e nella terra del Fuoco, e nel-la Nuova Zelanda, e perfino nell'isola Aucland. É desso produzione, con notevoli miglioramenti delle fabbriche Drioli - Salghetti, Luxardo Girolamo, Calligarich Andrea, Sabalich Giuseppe tra le antiche, e di varii altri liquo-risti di minor conto, che senza privilegio li confezio-nano e vendono in piccole partite. Altra industria del paese, che non è propriamente fale, ma la conseguenza necessaria del comune prodolto, si è la conlezione dei vini, e degli olii coi melodi pe-rò dei tempi adamitici. L'industria manifatturiera, non ci offre che qual-che mediocre tessitore, ed anche forastiero, i cui lavori consistono nelle manifatture di semplici cotoncrie, di rigadini e di rascie gregge. INeir arte tintoria, se tolgasi la rinovellata antica tintoria di Giacomo l\lolin, altra non trovasi, ed anche questa limitata al bleù nazionale, al cupo rosso, poco al nero, pochissimo al verde. Una delle principali industrie, e forse quella che mantiene un credito secolare, con senipre maggiore pro-gresso si è r antica fabbrica cere della faoiìglia de Pe-tricioli, ora diretta dai benemeriti fratelli, a cui ogni tentata concorrenza del forastiero, non ha potuto influi-re sul pregio e sulla superiorità; e gli ottenuti brevetti e le medaglie alle esposizioni mondiali, le hanno assi-curato una posizione industriale di primo rango.
L'industria serica, che alcuni anni or sono, aveva fatto progressi favolosi, ritornò quasi al suo nulla, e la sola làniiglia Cattich, può conlare su quella un for-tunoso patrimonio. L'industria speculativa indelerminala^ come sareb-be a dire quella dei legnami e pietre da costruzione con depositi in grande, ha forse dopo la cerigena e li-qiiorislica^ ragiunto l'apice del suo sviluppo la dita Ber-lini padre e tìglio, in questa piazza ha fatto affari ec-cellenti, ed il credito che gode nel paese e fuori, è il-limitato. L'industria specutaliva in granaglie, e nel ra-mo inoneiario le hanno assicurato, non solo un nojue
durevole, ma ben anco una facoltà vistosa, frutto cer-tiimente dell' attività costante e dello sviluppo intelet-tuale ben raflinato. V iianno pur anco degli altri industrianti di tal fat-ta, ma perchè o crescenti, od appena costituiti, non presentano un titolo di particolare attenzione e disa-mina. Che dei fenomeni ovunque vi sieno stali, e vi possano essere, non è da farne le meraviglie, ognuno nel proprio genio crede di trovarne la ricompensa. L'industria però della stampa, ha progredito tra noi in pochi anni fuor di misura. Da due sole stampe-rie, che una sotto il primo sussisteva, e l'altra sotto il secondo regime austriaco venne creata, ora la città ne conta ben quattro La tipografia dei sign. fratelli Batta-ra, che a loro mecenate devono riconoscere sotto la prima dominazione il Conte di Goess, è giunta all'apo-geo della fortuna e del merito^ e così pm-e quella De-marchi Rougier, che può stare a raffronto della prima; le altre due tipografie. Anich e del Nasionale di re-centissima istituzione, sono nel cammino del progres-so, e promettono un avvenire, che è in prospettiva.
L" industria del muratore, quantunque di varie gra-duazioni, ha pur latto progressi non comuni. Le im-prese privale e regie, civili e militari, pella perfetta esecuzione, pelT adempimento solenne dei patti stipu-lati, hanno reso ormai alcuni industrianti, di fama cilta-dina. ed Angelo Cantù, al cui nome d'imprenditore, s'ac-coppiano pure quelli di fdaniropico, umano, r/eneroso, e disinteressato, è giunto a farsi un nome veramente grande tra noi. Ben mille esempii potrebbero citarsi in proposito, non già per celia, o per servile adulazione, che da noi • 'iigge, ma per fatti positivi e constatati.
Altre industrie tranne quelle dei merciajuoli non abbiamo in paese perchè i pizzicagnoli, i caffettieri, i panificatori, i maccellaj, i pescivendoli, i panivendoli, i frutlajuoli, ed i maronisti sono cosa del tutto comune. Nel ramo j)erò dei rigattieri, i servi giunsero a soppiantare i padroni, i giovani negozianti a debollare gli antichi, l foraslieri, a sciupare lutto il ricavato dell' industria cittadina. Nella metallurgica, riscontrasi uno zero, e la fuci-'na Deacetis Giuseppe, dà sentore appena dell'officina di Vulcano. L'esercizio salutare o farmaceutico progredisce sem-pre d'avvantaggio. Tre farmacie v'hanno in paese, quel-la di Michele Bercich dì antica data, quella all' insegna del Redentore, condotta da Marotti Francesco, e quella all'insegna dell'Angelo condotta da Carlo Pietro Bian-chi di antichissima istituzione. Tutte e tre disii-npegna-no ai bisogni del paese, con varia fortuna e sono bene provvedute.
L'industria gastronomica offre varie gradazioni. Lo-cande di primo, di medio e di infimo rango. Birrerie dall imo al sommo; bettole, osterie, cantine, d'ogni for-ma e colore. L'industria poi del gentil sesso, segnar deve la seguente formola malemalica: c/3 ^ os=-f-l — i
zionalita. de iniroduzion dè lingue, de annession,
che ve fiocca da tulle le parli... ! non podè gnarica
slar quieto in casa vostra... perfm la servili! gà
el diavolo adosso.
/.ve. Ai tempi nostri non Pandava cussi, capissela!.. .
Leo. Sii mali i l'aria megio insegnar ai Morlachi la
maniera de lavorar la tera^ de no far i malvi-
venti, de rispelar la roba dei altri ^ de no brusar i
prodoti de la campagna ; dè no fraiar nei loro
chersni ime tanto quanto ghe bastarave per viver
in tamegia un anno^ de no oziar tulio el zorno
«elle osterie^ de no coparse per ghibirizzo...
he. Xe inutile predicar el ben, sior Leonardo, capis-
sela al zorno d'ogi lutti guarda de tirar l' ac-
qua al so molin. .. el mondo camina alla roversa..
IJon F. (In chiave di bassoj Cameriere I
Cam. Comandi.
Don F. Imali kapule i sardelah!
Cam. Perdoni non capisco.
Don F. Di che paese siete ?
Cam. Da Zara.
Don F. Dalmatinac... (si rivolge a Leonardo ed I-
seppoj Yidile, gospodo, mozelise rei-i da mi smo
u nasoi zemlj ? . ..
Leo. (a Iseppo sottovoce) Chi xelo sto sior ?
i,se. A vederghe i stivai e la berretta, el parerla un
Console Russo.—
Leo. Cosa disevelo, per esempio?
he. El diseva che senio nei soi paesi, e ch'el voi
magnar cevola e sardelle. .. capirsela I
Leo. Oh! bella... che idee e che gusti che ga sii Russi.
Don F. (al cameriere) \Ì ho chiesto cipolla e sar-
delle salate.
Cam. Ma tale pietanza,non c'entra nella lisla.
Don F. Se lion e" entra, fatela entrare... è un pasto
nazionale,.. Ono sto je Narodno je INarodno
Ouando una società riceve forti vantaggi da una
nazione, ne deve di conseguenza rispettare le
pietanze.
Cam. Ma signore... io.
Don F. INon ammetto osservazioni... andate dal cuoco^
egli ne deve avere, almeno della cipolla ' (Came-
riere và pella cipolla).
Sior. M. {svegliandosi) La croce del.... {apre gli occhi
e vede Don Fiilmine) ahi. eh!, ih!, oh!., uh!
(queste esclamazioni sono eseguite con voce di
contrailo). .
Lton F. Sto vigio?... i vi ste ovde, Sior Momoletto!
Sior M. Per servirla ...
Don F. {con voce autorevole) Sior Moraolo... stidilese
govoriti INarodni ?..
Sior M. (con timore) A ca gospodine, don reverendo,
ne mislite da neznam parlati hervatski (fra di sè^
ili che diavolo d'imbarazzò sono involontariamente
entralo: pure ora che soffia silocco, convien ac-
carezzare questa genie).
Lhm F. P)iauk i dobravolja
Sior M. Ah ! sior, sì, sior, valja malo imparali, i agi-
iirali likvu.
Jìon F. Glavu, glavu, ne likvu!... jedna je glava, a
druga je tikva !
Sior M. {rimane calla bocca aperta^ poi non sapendo
che dirCy si soffia il naso).
Don F. A kako u gradu? sior Momolo.
lìl. INije los:.. su vau ucinili don reverendo dimostra-
zioni abastanze.
Don F. (con importanza) Ja sam Bozii i Narodni !
Leo. (sotlmoce a heppo additando Don Fulmine e
Momolo) Che bell'ambo!
he Un malto e un... savio... capissela !
SCEISA SECONDA.
In una sala decorata coi ritratti di Zvonimiro, Cre-
scimiro, Terpimiro, Tuga e Ruga, Car Lazar, Uros. Marco
Kraljevic, Michele e Nicolaja, T Imperatore di Russia
e di un Monsignore! — Sul finire d' una cena— al-
l' inglese. Capo di tavola è Don Fulmine, alquanto
rubizzo in rotto ^ a destra gli stà Do» Incendio, a si-
nistra il dottor Cacazibibbo — dal Iato destro siedono
vari Florindi... dal lato manco, varie persone dalla
fisonomia inconcludente... nel fondo; di faccia a Don
Fulmine stà Tadia ubbriaco, fradicio, sorretto da Marco
e Pivalo alquanto brilli...'.. Tagitazione parlamentare
è al colmo.
D.r Cac. (Con voce melifina) Zivio, nas verli priatelj
i domorodac Don Fulmine.
Tuia Cantano. Zivio!.. Zivio!.. Zivio!
Mnoga Ijela sreéan bio
Mnoga Ijeta /ivio!
Tad Zi vi. .. 000... (scivola dalle braccia dei due amici
e cade sotto la tavola).
Piv. (a Marco) Tadia sparì dietro le scene,., questo
euìergente non ci deve entrare nelle mie lettere.
3Iar. Pivalo, sei matto?., temo che fra breve sarai
una edizione di Tadia migliorata e corretta.
Don F. Durnhokoserceno, zahvaljujem.
Ihdti. Zizio.. zivio...
Don F. Wlolim usirpljenstvo.
TuUi. Zivio. . Zivio...
Don F. (fra sè: Sono in Emaus. . convien tirare corto
grida) zivio nns veliki Mecenat, prisviti Stros
(Una voce sotto la tavola ridendo sgaugeratamente)
Ah!. Ah!. Ah!.. .
Tf/m".. Ko je .. sto je?
Hv. È Tadia caduto sotto la tavola.
Mar. Pivalo, aiutami a trarlo fuori; altrimenli riderà
e griderà come un ossesso (Tadia viene estratto
da sotto il tavolo)
Tad. (ridendo) Ah! ah! ah!... facevate un brrrrindisi
a monsignore... ah !. . .
Don F. (continuando) Velikome mecenalu i domobrj-
nitelju!
Tad. (ride più forte) Ahi. ah!, ah!..
"Tutti. Suti. Tadia, piancina!
Tad. (Fa alcune rivelazioni della più alta importanza
riguardo all'Esposizione etnografica di Mosca).
Tutti, {rimangono con tanto di naso).
SCENA TERZA.
In una stanza da letto decorata come sopra.
Don F. (in mutande e camicia innanzi il ritratto di
monsignore) canta:
0 monsignore — più del tuo nome
La tua prebenda — aver vogl'io;
Se mai T acquisto, —sarò perdio
Delle lue gesta — imitalor!
(La voce di Tadia dalla strada) Ai gabba-gonzi —
Sia gloria e onor!