terra stessa, maestra deilo sport e specializzata nelF „atletica
leg-gera", ora ha compreso, e ce ne dara luminoso esempio
alle prossime Olimpiadi ove vi partecipera anche con una
squaclra ginnastica, strano ma e cosi, che nel campo fisico-
sportivo non si puo e non si deve essere assolutisti.
La „scuola italiana", cosi vasta e completa nella sua
tecnica e di cui fu unico artefice il grande scienziato italiano
Emlio Baumann, e unicamente basata sulle leggi naturali
dei due sessi. Gino Kellermann.
Echi del Concorso di Roma
Viva e ancora in noi la visione del Goncorso ginnico-
atletico femminile di Roma del maggio scorso, imponente
manifestazione di forza, di bellezza e di volonta delle nuove
donne d' Itaiia, spartanamente preparate dal Fascismo a
seguire con virile energia il ritmo possente della rinnuovata
vita nazionale. Mai come oggi i fatti ci hanno dimostrato come
grazia e potenza, virtu e forza, volonta e costanzs, possono
armonizzarsi in un perfetto sincronismo di energia coscienti
per il raggiungimsnto di un ideale: la grandezza della Patria;
poiche la potenza di una nazione e la somma delle infinite
energie dei singoli, nella cui preparazione le Giovani Italiane
di oggi, le madri di domani, avranno una influecza predo-
minante.
Al nostro entusiasmo per questo generale risveglio
dell'educazione fisica della donna Italiana si aggiunge 1'am-
mirazione per le ardite innovazioni introdotte nei programmi
dei concorsi femminili che, in perfetta opposizione con la
mentalita superata dei passati regimi, solo la forza travola
gente del Fascismo poteva realizzare. Non piu le incolori
competizioni a base dei soliti modesti salti o saltelli e della
modestissima corsetta dei 60 metri;, ma le ardue asprezze di
una reale corsa con ostacoli, 1' aggraziata energia del lancio
del giovellotto, la virile competizione del tiro a segno. Vor-
remmo anche veder ridotti alla loro vera funzione gli esercizi
elementari, che possono ben raggiunger lo scopo di conferir
grazia, agilita, energia al corpo pur lasciando da parte certe
posizioni contorte o sbieche, e comunque poco naturali, che,
senza accrescere il rendimento fisiologico dell' esercizio, ne
accrescono singolarmente la difficolta materiale ed il tempo
necessario alla preparazione. Sappiamo anche che l'elemen-
tare obbligatorio ha il pregio di portare il piij simpatico
contributo alla coreografia del saggio collettivo: e quindi na-
turale che ci auguriamo di vederlo tornare alla bella semplicita
di concezione dei tempi passati, poco accetta agli specialisti
amanti di novita a qualunque costo, ma assai piu accetta alla
maggioranza degli insegnanti ed alla massa degli scolari.
Ed ora un'ultima consideraztone.
Gli esercizi di questo Concorso, concepiti secondo
un livello di difficolta certamente superabili dalle esercitate
squadriste delle societa ginnastiche, in gran pafte piu che
ventenni, si sono rivelati piuttosto ardui per le ginnaste
„Giovani Italiane" generalmeate non ancora diciottenni. Cre-
diamo che questa considerazione sia stata fatta dagli orga-
nizzatori quando, secondo quel che ci e parso, si sono lasciate
scendere in campo, senza eccessivi controlli, giovanette di
eta superiore. Ma noi che, per rispetto del regolamento,
abbiamo dovuto ešcludere dalla nostra squadra quattro
quinti delle nostre allenate ginnaste, in nome delle societa
che hanno fatto come noi esprimiamo il voto che in avve-
nire le disposizioni sull'eta siano chiare ed inviolabili, per
evitare che chi le rispetta alla lettera si trovi poi a dover
•lottare ad armi impari contro chi le interpreta con 1' accorta
elasticita di coscienza del profittatore. Arturo Battara.
Risultati del Concorso di .Roma
Martedi 8 corr. alle 16, accolte dalla mušica della
Colonia Agricola, inviata con gentile pensiero da S. E- il
Prefetto, e dalla cittadinanza accorsa malgrado il tempo
pessimo, sono giunte le Giovani Italiane zaratine reduci dal
concorso Ginnico Sportivo di Roma.
Finalmente in possesso del BolIett.Ufficiale del concorso,
possiamo fissare le nostre idee sui risultati- e quelle della po-
polazione fuorviata dalla ridda di notizie errate e incomplete.
CLASSIFICA NELLA GARA NAZIONALE DI SQUADRE N.ro 152
SQUADRE CONCORRENTl:
Premio di Lo građo (corona d'alloro con fascio d'ar-
gento dorato) n. 52 squadre. Prima assoluta: Societa Gin-
nastica „Forza e Costanza" di Brescia, con punti 148,53.
La „Societa Ginnastica Zara" occupa il 23.0 posto,
con punti 141.60. Come si vede lo scarto e minimo.
Delle provincie redente non vi sono che tre citta che
hanno avuto il premio di I.o građo: Trieste, classificata
davanti a Zara ai primtssimi posti, Gorizia dopo Zara al
28.0 posto.
Sono inoltre classificate dopo la squadra della nostra
piccola citta quelle della „Forža e Coraggio" di Milano
(26.8) e della „S. Ginnastica Roma" (29.a) e di numerosi
fasci di grandi citta come Milano (29.o e 43.o posto), Bo-
logna (34.o), Genova (36,o), Napoli (51.o), per non citare
che i piu importanti.
Premio di I I.o građo (fascio d'argento dorato) N.o 69
squadre con punteggio inferiore ai 135 punti.
Notiamo: Parenzo al 14.o posto (punti 132.70), Pola
al 15.0 (punti 131.95), Trento al 20.o (p. 131.05), Rovereto
al 37.0 (p. 126.65), Fiume al 60.o (p. 122.80), Rovigno al
63.0 (p. 121.85).
Premio di III.o građo (fascio argentato) N.o 30 squadre,
con punteggio fra 120 e 85 punti.
Fra i premi speciali la S. Ginnastica Zara ha avuto la
medaglia d' oro dono della Citta di Genova, per il suo
ottimo posto in classifica.
Corrispondentemente ai due premi conseguiti dalla
squadra, il caposquadra sig. Arturo Battara ha avuto una
medaglia ,,vermeille" di primo građo e una speciale medaglia
d' argento grande.
Questi i risultati ottenuti dalla piccola Zara in un tempo
in cui le citta redente, pari ormai alle cento sorelle d' Italia.
non beneficiano piij della simpatia indulgente delle giarie
nazionali. Eppure vi sono stati alcuni dei soliti sportivi di
„Calle Larga" che con la loro nota profonda conoscenza di
causa hanno parlato d'insucesso. Esagerati. a. c.
Attivita Sociale
Campionati provinciali di atletica ieg^gera
I campionati di atletica leggera, organizzati dalla So-
cieta Ginnastica, si sono svolti domenica 27 nello stadio
sociale alla presenza di un appassionato pubblico sportivo,
richiamato a quello spettacolo di forza e di bellezza, dal-
r interesse delle competizioni e dal bel tempo.
Le gare, che si sono svolte regolarmente e senza in-
cidenti, hanno i seguenti risultati:
Corsa piana m. 100: I.o Benevenia Italo (Milizia) in
12" 1/5: 2.0 Rutar Vladimiro (S, Ginnastica); 3.o Concina
Roberto (M.).
Cotsa piana m, 400: I.o Vuletin Giovanni (S. G.) in
58" ; 2.0 Reich Matteo (M.); 3.0 Concina Roberto (M.).
Getto della palla di ferro'. I.o Devescovi Attilio (S. G.)
m. 11.36; 2.o Reich Matteo (M.); 3.0 Benevenia Oscar (S. G.).
Lancio del discc. I.o Benevenia Oscar (S. G.) m. 36.70;
2.0 Reich Matteo (M.) ; 3.o Devescovi Attilio (S. G).
Lancio del giavellotto: I.o Vuletin Giovanni (S. G.) m.
42; 2.0 Benevenia Oscar (S. G.): 3.o Devescovi Attilio (S. G.).
Salto in alta: I.o Reich Matteo (M.) m. 1.56; 2.o Ju-
rich Antonio (Colonia Agricola); 3.o Benevenia Italo (M.).
Salto in lungo: I.o Tebaldi Marco (M.) m. 5.55; 2.o
Reich Matteo (M.); 3.o Devescovi Attilio (S. G.).
Salto con lasta: I.o Devescovi Attilio (S. G.) m. 2.90;
2.0 Sarovich Antonio (Col. Agricola).
Staffetta m. 100 X 4: l.a la squadra della S. Ginna-
stica (Devescovi, Vuletin, Rutar, Battara) in 49" 1/5; 2.a la
squadra della M. V. S. N. (Tebaldi, Concina, Toth, Bene-
nia I.) in 50".
Staffetta olimpionica: l.a la squadra della S. Ginna-
stica (stessi componenti) in 4' 27"; 2.a la squadra della M.
V. S. N. (come sopra) in 4'30".
II premio speciale per il maggior numero di vittorie
e stato vinto di misura dalla S. Ginnastica con 11 vittorie
contro 10 della M. V. S. N.
Due medaglia speciali sono state assegnate agli atletf
Devescovi Attilio e Reich Matteo per esserci classificati al
disopra dei minimi in 5 gare.
Cal cio
II mese di maggio ha segnato una notevole ripresa
deir attivita calcistica dopo circa due raesi di silenziosa
preparaziane che hanno riportato in efficienza giuocatori
anziani e messo in vista buoni elementi fra le nuove reclute.
scrive uno le sue elTeineridi, nè l'altro la sua
istoria nel dialetto non suo, lo che è ben natu-
rale. E perchè dunque gridar la croce contro il
linguaggio che adopera lo Scarich, se ad ognuno
è sacro il suo, quasi eh' egli dovesse e potesse
incontrare i capricci di tanti? E chi sono questi
riformatori che c' impongono questa legge, e con
quale diritto? — Noi altre volte abbiamo detto
che il popolo è sovrano della propria lingua, e
finché il popolo la parla, altri non ha diritto di
cambiargliela con un' altra; bensì dei dotti è il
diritto di purgarla.
Finché si parlasse dell' ortografia, che debba
regolare possibilmente T uniformità nello scriver
comune presso la grande famiglia slava, e che
pur troppo é riconosciuta essenzialmente neces-
saria, convengo appieno; ma che vogliasi dettar
leggi, per dir così, sullo scambio di un dialetto,
(juahmque sia, con un altro, sacro per ambe le
parti, e se non avverso, non certamente omo-
geneo, e toglier la pronunzia propria ad uno,
col pretenderla ligia dell' altro, in ciò non posso
certamente convenire. Se non è dato ai fratelli
slavi di parlare un sol linguaggio, e scriverlo
sotto una medesima forma, come si desidererebbe,
resti ciascuno col proprio dialetto, di cui non é
men geloso dell' altro, conservando la tradizio-
nale sua autonomia; ed ecco conservarsi il nesso
nazionale sotto un medesimo rapporto di fratel-
lanza.
E lo Scarich? — Lo Scarich, fedele al suo
programma, non arrestandosi a quel cozzo dei
filologi, corre difilato verso la propostasi meta,
e scrive nella sua lingua, lingua puramente illi-
rica, parlata in provincia, e nelle provincie a
questa limitrofe. Che se la di lui pronunzia rie-
sce in alcune frasi non sempre omogenea all'o-
recchio dello slavo linguista, perchè pronunzia
isolana, differente alquanto dalla continentale, ri-
tenendo però la sua forza sentimentale, ciò non
toglie la leggiadria e la dolcezza, e meno la
purità e la gravità della lingua illirica che da
noi generalmente si parla, in confronto delle altre
Provincie slave, come si è oramai provato, che
che se ne dica in proposito.
Cultore della madre lingua come sono, a
nessuno secondo, ho il coraggio di sostenere
r asserto contro chiunque in contrario movesse
quistione. Io non parlo di presente sul merito in-
trinseco della versione della Bibbia, nè entro
tampoco nelle polemiche disquisizioni in fatto di
senso allegorico-tropologico-letterale-istorico, non
essendo mio assunto se non quello unicamente
che risguarda, nel più nudo senso della parola,
la lingua di quella traduzione. Lo Scarich quindi,
conchiudo, ha il merito, in fatto di lingua, che
sempre più incontra la generale approvazione, e
quantunque a taluni, ancor troppo nani per va-
lutarla, e che sembrano aver le traveggole nel
giudicarla, non la si affacci tale, a me però sem-
bra conscienziosamente di non poter convenire
seco loro in un argomento che concerne un no-
stro concittadino degno dei più giusti riguardi.
Padre Werdoliak.
NUMMOGRAFIA DALMATICA.
Notizie peregrine di immismatica e d''archeologia publicale
per cura di F. Schweitzer. Decade quinta. Trieste, tipogra-
fia G. Stallecker 18G0. Berlino i)resso E. S. Mittler e figlio.
Edizione di soli 50 esemplari.
Un altro scriguello con dieci gemme^ come
la quarta di tali decadi fu chiamata (v. Ric. dal.
n. 36), ci regalò il sig. Schweitzer, ed anche
fra queste n' abbiamo una trovato che la Dal-
mazia nostra interessa. Tale si è 1' articolo: Delle
monete hatlide in Catlaro prima del dominio ve-
neto. JVella prima parte del medesimo, l'autore
ci dà un sunto della storia di Cattare, tratto
dalle opere di Mauro Orbini Regno degli Siaci^
di Martino Schimetz Bosnien et Rama.^ di Fla-
minio Cornaro Catharus Dcdmaticu civitas^ opere,
coni' egli nota, di pregio insigne e rarissime.
Qualche piccola inesattezza però ci diede innanzi,
come là dove a prova che i re d' Ungheria mi-
ravano sempre al possesso della Dalmazia ma-
rittima, ricorda il fatto "che già Crescimiro li
si era arrogato il titolo di re di Croazia e di
Dalmazia, come appare da un documento del
1018 citato dall' Orbini, che Crescimiro III aveva
fatto lo stesso nel 1057, e che finalmente nel
1076 Demetrio, sopranominato Suinimiro, si era
fatto coronare come re di Dalmazia a Salona
nella chiesa dedicata a s. Pietro da un certo
Gebizzo, legato di papa Gregorio VII,,. Qui si
vedono chiaramente da lui confusi i re propri,
che aveva allora la Croazia, coi re d' Ungheria,
fra cui nessuno fuvvi dei tre nominati, ma bensì
tutti e tre il furono della Croazia, la quale sol-
tanto dopo la morte del terzo divenne parte del
regno ungarico.
A^el secondo punto facendosi l'autore alle
monete di Cattare, non esita a dichiarare "che
ninna delle zecche dalmate possa contrastare il
primato a questa, tanto per l'interesse storico
che destano i suoi monumenti nummologici, quanto
per la richezza e varietà dei tipi,,. Ne tesse
quindi la serie, alla quale "fa capo una moneta
di rame di fabbrica affatto barbara, che veste il
carattere del secolo XI, e ricorda i tipi bizzan-
tini, e qualche pezzo di Roggero di Sicilia, pri-
mo saggio, senza dubbio, di mal pratica o neo-
nata zecca, da non confondersi coi numnioli ap-
partenenti evidentemente ad epoca posteriore,,.
In seguito però sembra che negletta ed inope-
Se però le piazze e le calli hanno il de-
terminato inalterabile loro fine, se il legislatore
determinò le piazze e le calli di uso publico e co-
mune, porllani fiducia, che, almeno in esito a detti
ricorsi, l'argomento sarà preso in più matura
considerazione.
Che se volesse mai farsi credere tal con-
cessione motivata dal fine di recar un beneficio
alla popolazione, procurandole un minor prezzo
delle carni, e da un diritto del comune di poter
usufruttuare delle piazze e calli a vantaggio della
popolazione stessa, osserveremo, che il primo
preteso beneficio, quando pur sussistesse, non
giustificherebbe la concessione, ma che in fatto
poi non ne sussiste alcuno, giacché la vendita
delle carni dalle baracche o trabacche segue al
prezzo stesso delle botteghe, oltreché quelle sono
sempre o mal fornite, o fornite di carni scadenti,
e delia inferior qualità.
Non si nega poi al comune il diritto di u-
sufruttuare delle piazze e calli, quando però con
tal usufrutto non si tolgano le medesime all'or-
dinario e vero loro scopo, che nel caso pre-
sente non è certamente quello d' essere siti op-
portuni per baracche ad uso di vendita di carni
d'ogni qualità; altrimenti tal diritto potrebbe e-
stendersi fino al punto di torre a'comunisti, : in
forza di concessioni parziali, l'uso non solo di
parte, ma di tutte le piazze e le calli.
Attendiamo dunque che, in esito ai prodotti
ricorsi, o per determinazione del consiglio co-
munale, sieno, ed in breve, per essere amossi
simili ingombri dalla piazza e calle suddette, colla
speranza pure di veder la comune astenersi di
far in seguito da sé sola, a titolo oneroso ed
a suo beneficio, altre concessioni di tali barac-
che 0 trabacche, che da gran tempo furono tolte
in ogni altra città della Dalmazia, che attualmente
non sarebbero tollerate neppure nelle sue bor-
gate inferiori, e che tanto pregiudicano alla de-
cenza in quesla nostra capitale della provincia,
la quale, almeno nella parte materiale, era finora
per certo in manifesto progrediente miglioramento.
IJ.r F'. X.
CORRISPONDENZA.
Lussinpiccolo, 3 luglio.
È venuto ? Cosa ci promette di buono ? Ci dà i! porto-
franco ? La marina nostra nazionale sarà in grazia ? Verranno
attivati il telegrafo e nuove comunicazioni, regolate le poste
e le imposte, le scuole, le strade, le rive, le casse, le chie-
se, il municipio? Avremo amministrazione nazionale? Col-
r Istria 0 colla Dalmazia? Sarà votata publicamente l'an-
nessione ? — Così, giunto in piazza, m'intronavano le orecchie
vari conoscenti con domande continue, e senza darmi tempo
non che a rispondere, neppure a capire cosa chiedevano.
Tip. Deniarciii-Rougier.
Taqui, in attesa che finissero di interrogare, ed allora i
mia volta chies' io se fossimo forse in Napoli, paese clis
r Osservatore Triestino battezzò per la "terra classica dellt
confusioni,, ! A furia di domande e risposte incrocianti, in-
calzanti, analizzanti, ed altri anti di cui voglio risparmiare
il lettore, venni finalmente ad intendere, che si trattava del-
r arrivo d' un tale, per iscandagliare T opinione publica sul
progetto di riunire le isole del Quarnero alla Dalmazia.
Dopo il plebiscito in Francia e le annessioni nell'I-
talia media ed occidentale, non è più consulto di consultare
la opinione publica, la sesta grande potenza, secondo il di-
ritto publico moderno. Mi spiego. Fino a che il popolo tutto
si fa votare pel sì o pel no, o l'uno o l'altro dei due mono-
sillabi sarà bensì pronunciato, ma non si saprà mai perchè
fu pronunciato, e di conseguenza non sarà conosciuta la
opinione publica, la quale diviene potenza di primo ordine
allora soltanto che ella è conscia di ciò che vuole. E questa
coscienza si può aquistare nel caso solo in cui, relativamente
alla quistione che le vien sottoposta, si accordi illimitata
libertà di discussione. Senza di questa libertà — che, perchè
dovrebbe essere illimitata, non è mai permessa — non e-
siste opinione publica. Posto ciò, sul detto progetto di riu-
nione non vi sono che opinioni individuali da registrare.
Queste si riassumono nelle seguenti. Dall'anno 1814 fino
alla riunione di queste isole al nesso doganale dell' Impero,
avemmo qui amministrazione comune coli' Istria in tulio,
meno che nel ramo doganale, riguardo al quale restammo
uniti alla Dalmazia, per partecipare così dei pesi di entrambe,
senza fruirne i vantaggi: della franchigia, cioè, de' dazi nel-
r Istria, dell' esenzione dalla leva militare nella Dalmazia,
Nel 1848 (parlo di Lussinpiccolo) fu votata la unione alla
Dalmazia, unione che rimase un pio desiderio. Ne risulta che •
ritenemmo finora nostro destino di star sempre con quella
parte che più è aggravata. L'Istria sembra che riavrà le sue,
prime franchigie doganali. Se restiamo con questa, forse a-
vremo anche qui il porto-franco, e ciò sarebbe di nostra
sorflma utilità. Se questo porto-franco non potessimo avere,
in allora la tariffa daziaria dalmata ci offrirebbe il maggior
tornaconto. Ma molti perderebbero relazioni influenti nell'I-
stria, altri ne aquisterebbero in Dalmazia, e non la è cosa
questa da accogliersi senza matura ponderazione (?!) Quello
ritiene che restando coli' Istria si conserverà lo spirilo na-
zionale italiano, altri invece sostiene che nelle scuole si vanno
bastardando i figli coli' insegnare il cragnolino; questo u-
nendosi alla Dalmazia ci vede dominante 1' elemento slavo,
mentre altri vi scorge conservati e tutelati a parità e slavi
e italiani. Chi dice, le nostre poste sono malissimo regolate,
e lo saranno peggio se passiamo alla Dalmazia, perchè a-
vremmo due distinte amministrazioni postali, l'una dalmata
suir isola, r altra litorana sul continente; altri, nel controllo
che le due amministrazioni eserciterebbero a vicenda V «na
suir altra, trova invece speranza di miglioria. Chi teme la
perdita del promesso telegrafo; chi invece sostiene che la
Dalmazia, per ottenuto aumento di territorio, ce lo farebbe
fruire quanto prima, e senza nostro concorso nella spesa di
attivazione. Chi arguisce male, e chi all' incontro bene da
un cambiamento; chi lo accetterebbe, se il dominio o la
supremazia fosse garantita a questa piuttosto che a quella
città. Gli onesti •—. e non sono i più ^ che non nel tor-
naconto del momento ed apparente o personale, ma nel
vero progresso della società pongono i loro voti e le loro
speranze, desiderano 1' unione alla Dalmazia, che tengono per
loro patria.
Chiedete la m{a opinione ? Un corrispondente non deve
averne mai, come non può neppure aver volontà, e perciò
non posso dire altro che, fiat voluntas... /
**
D.1' COSIMO mm DI POSSIDARIA e GIUSEPPE FERRARI CUPILLI, Redallori responsabili'
" itone publica il governo può persuadere a tulli
" t membri della socielà V eccellenza della co-
" sliluzione e la bontà delle leggi..,. Fra un
" tale popolo il sovrano regna sicuro, come un
"padre in mezzo ai suoi figli,,. (Schmid d'A-
venslein lil). IX cap. Vili}.
La conoscenza delle leggi è necessaria al
semplice cittadino a tutela dei suoi diritti privati,
ad ammaestramento dei suoi doveri. "È inte-
" resse del governo e dei sudditi che la cogni-
" zione delle leggi formi una parte essenziale del-
"V istruzione nazionale Poiché la ragione
" universale unicamente governa gli uomini, Fnb-
" bidienza alle leggi sarà più pronta., e la som-
missione all' autorità piti compiuta., ove la per-
^ suasione della bontà nei regolamenti si presti
" in soccorso della forza, ed aggiunga nuovo vi-
^ gore alla sanzione colle pene e colle ricom-
^ pense. Egli è dunque indispensabile V istruire
" il popolo nella scienza dei diversi rapporti del-
" r uomo sociale, che costituiscono il fondam.ento
" e r essenza delle leggi „ (ivi). Dopo questo
quadro, non vi pare di essere in Inghilterra ?
A far fiorire l' agricoltura., ci vuole, come altra
volta dicemmo., sicurezza nel fatto e nel diritto,
elemento indispensabile d' ogni progresso. — Ad
animare V industria manifatturiera, create capita-
li, e circondateli di tranquillanti malleverie nel loro
giro, poiché la terra è madre a se stessa, ma i
manufatti non nascono senza valori preventivi, e
senza l'opera dell' uomo. Il commercio., privò del-
l' associazione, resterà bambino. Associazioni non
si danno ove non vi ha soperchio di capitali.
Quando ciò che possediamo rappresenta tutto
il nostro avvenire, quando è in esso, per così
dire., quistione di vita o di morte, non si avven-
tura certamente in altrui mani, come accade nelle
società. — Ciò vale pure rispetto alla naviga-
zione. Rinunciare pertanto a un bene certo e
vicino, quale sarebbe /' accademia legale, per
rimanere in attesa di vantaggi lontani e pro-
blematici., non pare veramente savio consiglio. Vi
fu un' epoca in cui, per costringere l'industria
nazionale., si pensò colpire di enormi balzelli le
merci di prima necessità. Che ne avvenne? La
provincia ne restò a lungo oppressa, ma non
divenne per ciò più industriosa, locchè non suc-
cede a balzi, e richiede condizioni, alle quali
giova prima provedere.
Coli'esistenza di uno studio di legge nel
dominio, ci si oppone ancora, voi precludete alla
dalmata gioventù la via di quel superiore svi-
luppo intellettuale., che si raggiunge appena nelle
grandi città, e di quella più larga esperienza
degli uomini e delle cose, che chiamasi tatto so-
ciale. L'osservazione va prima di lutto circo-
scritta ai fatti., mentre^ a quanto si deduce dal
progetto comunicalo, vi avrebbe obbligo di fre-
quentare per un anno un istituto universitario.
Ninno tiieta secondariamente che, la mercè di
viaggi opportunemente intrapresi, si colmi questa
pretesa lacuna neW educazione dei dalmati. Fi-
nalmente noi crediamo che la Dalmazia di oggi
non è sotto questo aspetto quella d'altro tempo,
l moltiplicati mezzi di comunicazione, i libri, i
giornali ravvicinano i punti pik discosti., e sup-
pliscono meravigliosamente e sostanzialmente ad
altri mezzi di far tesoro di lumi e di esperien-
ze, e noi fummo da vicino., e siamo ancora ben-
ché di lontano, testimoni di quale razza di pra-
tiche sociali si allietino molti nelle residenze «-
niversitarie.
Giovanetti, divelti appena dalle braccia pa-
terne, e balzali ad un tratio da un paese di
provincia in que'centri sconfinati., in quegli em-
pori d' ogni maniera di lusinghe e divagamenti,
col tumulto nei sensi e nella immaginazione, che
ne diviene del loro cuore e della loro mente ? Ta-
ceremo del primo. — In mezzo a quella perenne
ebbrezza., in queW atmosfera gelata meii dal fred-
do che dall' egoismo, con un sistema d'istruzione
che contempla la gioventù quale esser dovrebbe.,
e non qual' é, sordi e muti., a balbettanti ap-
pena la lingua d'insegnamento., non vincolati
che ad una efimera frequentazione., dispensati
dalle interpellanze giornaliere, e dagli esami
semestrali ed annui, senza un testo di obbligo,
coperte le torpide spalle col manto specioso di
libertà di sludi, che per alcuni suona dispensa
da ogni studio, e pegli altri degnerà in mota
saccenteria, per assoggettarsi quando che sia
allo scrutinio di una commissione pegli esami
teorici di stato posta in altra lontana parte della
monarchia, e formata talvolta di uomini inca-
nutiti nella pratica, e professanti specialità di
convinzioni, quale possono i giovani riprometer-
sene profitto, qual le famiglie compenso a tante
cure e abnegazione ? Non così avviene in paesi
di provincia, presso le semplici accademie di
diritto., come si trovano organate; non così av-
verrebbe in questa città dell' ordine, tanto favo-
revole al culto della scienza., in questa ospitale
città, ove raro sarebbe specialmente il dalmata
che non fosse per trovare il parente, l'amico,
l' appoggio, ed insieme i più efficaci moventi ad
una nobile emulazione.
E noi non crediamo — nè saremmo da tanto
— di porgere qui idee peregrine, avendo il
quisito suW opportunità degli studi universitarii
nelle grandi capitali od in località minori dato
materia alle dotte discussioni di altissimi in-
gegni.
Comunque poi V insegnamento, nella parte
positiva, segua presso cadauna università sulla
base delle leggi generali deW impero, ella è na-
turale, utile, e giusta nei docenti la speciale
escluse neppure gli agrumi. Inoltre, i preti illi-
rici Matteo Milichievich, Stefano Tomassovich,
Paolo Antichievich, Antonio Pivcevich, occupati
in cura di anime in questi dintorni, posciachè
ne li stimolò la parola autorevole del loro deca-
no, Antonio Lovrich, si adoperano anch' essi a
migliorare i loro poderi sulle norn\e pratiche
dallo stesso loro suggerite.
Questi sono fatti che stanno a mia cono-
scenza: e quanti altri del clero, se non fanno
altrettanto, fanno pur qualche cosa; ma la loro
voce non è sempre tanto potente da persuadere,
0 perchè vi si oppongono pregiudizi inveterati,
0 perchè le ristrettezze loro economiche non
comportano che aggiungano a quella il piìi ef-
ficace mezzo, l'esempio!
Matteo Sencovicli.
Obbromzzo^ 25 luglio.
Sabato 21 corrente veniva alla per fine
fatta regolare consegna di quest'ufficio comunale
al neoeletto podestà, sig. Pietro Radulovich.
Quantunque tale consegna fosse seguita nel-
r ore pomeridiane e quasi all' improvviso, s'ebbe
r abilità di far venire la sera stessa una sezione
della banda civica da Zara, perchè coli' allegre
sue note salutasse l'egregio concittadino, che,
dopo qualche lustro di modesto e non sterile ri-
poso, era per la seconda volta dall' universale
fiducia chiamato all' arduo ufficio.
Il dì seguente poi gli s'imbandiva un son-
tuoso banchetto, a cui prendeva parte ogni ceto
di persone, tranne quello de' signori impiegati,
che credettero di non poter accettare l' invito.
Sul finire di esso banchetto, il signor po-
destà, visibilmente commosso a'segni di fiducia e
d'afi'etto con tanta esuberanza portigli da ogni classe
di concittadini, lesse uno scrittoci quale, la prescin-
dere dalle gentili espressioni di ringraziamento e di
gratitudine, può tenersi per uno, modesto sì, ma
bellissimo programma della sua futura gestione.
L'eccelse autorità, diceva egli con un ac-
cento di profonda convinzione, han sempre pro-
curato il nostro miglior avvenire, if^j^nsoggiun-
geva tosto, non aspeffiam tutto dagli altri! Lo
studio e la discussione ci conducano ttUa cogni-
zione di ciò che siamo e di ciò che possiamo,
ed allora nascerà certo l' azione; ed il bene
della nostra patria sarà senz'altro raggiunto.
Chiudeva finalmente con un evviva all'au-
gusto Imperante, e con un altro al nosto Go-
vernatore, evviva ripetuti dagli astanti, ed ac-
compagnati dall' inno nazionale, a richiesta dei
convitati più volte reiterato.
Anche pochi giorni innanzi, in occasione del-
l'onomastico di esso podestà, la borgata non man-
cò d'esternare il proprio aggradimento per la sua
elezione e conferma; e prova ne sieno la spontanea
generale illuminazione eh' ebbe luogo la sera, e le
seguenti stanzette che vedeansi afQsse agli edifizi:
Che vai la voglia sterile
Di chi, pien di spavento,
Grida: farei, ma Topera
Oimè! cadrebbe apvento?
Che vai sempre rimpiangere
I tollerati guai?
II voler forte,, indomito
Solo trionfa ornai.
Santo è l'amor di patria;
Ma chi le scriba affetto
L''angustie ed i pericoli
Sfidi con saldo petto.
Nè de' potenti e trepidi
Gli odi paventi e T ire
Colui che tien per egida
Iddio, la legge, il Sire.
Tal te stimò la patria,
Diletto Argirunteo!
Quando il suo voto unanime
Sovra di te cadèo.
Così dal ciel queir Inclito
Ch' oggi festeggi e coli
Lieto ti serbi e incolume
A noi per lunghi soli.
Quando, o patria, tu hai la ventura d'esser
rappresentata da un soggetto di cui si possan
fare simiglianti elogi, e di nutrir figli che così
il sappiano apprezzare; piccola quantunque e po-
vera, mi compiaccio dirtelo.
Non puoi fallire a glorioso porto.
UH patriota.
Sebenico, 28 luglio.
UBO spettacolo commovente offriva questa nostra città
nel giorno 12 spirante luglio, lorquando il sig. consigliere
Nicolò Degiovanni prendeva da noi commiato per trasferirsi
Cattaro alla novella sua destinazione. — Nè potevasi al-
trimenti attendere nella perdita d'un pubblico funzionario, il
quale ad un tatto squisito di civile sapienza, e ad uno spi-
rito eminentemente conciliatore accoppiava una naturale, direi
quasi, prepotente urbanità, che facendosi strada a traverso de'
più difficili attriti morali, ricomponeva gli animi di quanti Io avvi-
cinavano non sorpresi, o dominati da preconcette false opinioni.
Le ovazioni d'ogni genere tributategli a gara da'vari
ceti cittadini, e da ogni sfera di publici funzionari, ne'giorni
che precedettero quello del doloroso distacco, tutte si com-
pendiarono, può dirsi a ragione, in quel supremo istante di
sua dipartita, ove l'intelligenza, la toga, il casato, V indu-
stria rappresentate da centinaia di cittadini, sul cui vòlto
leggere potevi un' emozione non peritosa, interpretavano con
voli li più affettuosi e sinceri il sentimento di dignitoso
dolore, che traspariva in ogni moto o parola del rettorej
venerato, e che rispondeva pienamente alle ripetute di lo'
assicurazioni : fedele a miei doveri, porto V intimo cor
vincimento aver io per Sebenico operato tutto quel beM
che per me si è potuto, e sentomi oltredire soddisfatto,
che so gli abitanti esserne assolutam,ente convinti, e sa-
permene grado.
^ ' E queste espressioni non andranno perdute nella me-
moria de' cittadini di Sebenico, ehe in Nicolò Degiovanni sa-
pranno mai sempre rammentare il magistrato integerrimo, f
cittadino intemerato. j cittadini»
Obbrovazzo, V Argimntum dei latini.
(Segue un supplemento).
torile siavi almeno im avvocato ed un notaio.
Gli affari vi sono, e devon' esser ivi trattati ;
molti son quelli che abbisognano di assistenza, e,
non trovandola presso avvocati e notai, devono
ricorrere ai contraffacenti, che in tali luoghi non
mancano, nel mentre in molti non vi è nè av-
vocato nè notaio. In quanto poi ai publici im-
pieghi, noi vediamo che in ogni ramo si si la-
gna, che il numero dei candidati dalmati che si
presenta non è sufficienle pel bisogno.
È certo legittimo desiderio d' ogni nazione,
che i publici funzionari sian possibilmente indi-
geni. Varie ne sono le validissime cause, e quella,
ira le altre, di ritenersi che il nazionale sia non
solo animato dal dovere d' ufficio e dal deside-
rio di promuovere il benessere degli amministrati,
ma che inoltre nel promuovere il bene generale
promuova eziandio il proprio. Fanno alcuni l'os-
servazione, che il nazionale talvolta possa tac-
ciarsi di parzialità; però il veramente onesto non
vi si lascia indurre, ed anche i non indigeni ponno
avere simili debolezze^ e ciò non toglie che, in
regola, il nazionale, nel bene comune vedendo
anche il proprio, lo promuova se non altro per
proprio interesse.
E vero che pochi sono i posti superiori nei
publici impieghi, molti invece i subalterni. Per
altro, superiori od infimi i gradi, quasi qualunque
siasi publico funzionario, abbenchè limitata sia la
sua sfera d' azione, può, purché voglia, trovare
nel suo ufficio occasione di rendersi utile alla
propria patria; e se anche 1' emolumento che ne
percepisce è tenue, e se spinosa e poco consi-
derata è la sua posizione, tanto piìi è meritevole
d' encomio il sacrifizio che fa al proprio paese.
Ora, se il numero di quelli che seguono questa
strada fosse maggiore del bisogno, ne vedremmo
molti attendere un collocamento. Invece li ve-
diamo, appena finito lo studio, venir collocati, e
vediamo che, per l'insufficienza di questo numero,
molti non nazionali affluiscono ai publici im-
pieghi.
Se i dalmati un po' alla volta si scostas-
sero da questa strada, si costringerebbe la pu-
blica amministrazione a conferire un numero mag-
giore di posti a' non nazionali. E se si deve nel
nazionale presumere maggiore interesse pel bene
della provincia, si dovrà conchiudere che col-
J'abbandono di questa via, danno al bene ge-
nerale ne deriverebbe.
Nei paesi attrovantisi nelle migliori condi-
zioni, pure a molte utili imprese riesce neces-
sario che il primo impulso sia dato dalle publi-
che autorità. Tale necessità è maggiorein quelli,
nei quali le condizioni presenti sieno meno fa-
vorevoli. Allontanandosi 1 dalmati da sè dai pu-
blici impieghi, si terrebbe alla provincia quelli
nel cui interesse, più che d' ogni altro, sta, di
dare allo spirito nazionale impulso ed aiuto per
le utili imprese.
Altra causa si è, che per una classe dei
dalmati, anche non dedicati a' publici impieghi,
si rende molto utile lo studio legale, cioè per
la classe dei possidenti, e perciò non può recare
stupore se la preferiscono. In Dalmazia la classe
dei possidenti è numerosa assai, perchè per lo
sminuzzamento delle terre ad ognuno con faci-
lità è dato di divenirlo, nè qui tra noi esistevano
nei tempi anteriori quelle istituzioni, per cui le
proprietà dei fondi concentravansi in mano di
pochi. Perciò altrove i possidenti sono in regola
più ricchi; da noi assai meno agiati, ma in nu-
mero grande. Fra noi abbiamo possidenti in o-
gni classe; non è fra noi la possidenza un quasi
privilegio della classe più ricca, come altrove
osservasi. Ora, lo sminuzzamento delle proprietà,
e le condizioni coi coltivatori delle terre, danno
adito a continue liti e differenze.
Il possidente, che vuol garantire almeno in
parte la sua proprietà ed i suoi diritti, deve as-
sai spesso sostenere liti, talvolta per oggetti in
apparenza futili, ma che non può trascurare per
non vedere fra breve abusi ed usurpi maggiori.
Il possidente, istruito nelle leggi, tratta solo que-
ste sue vertenze, ed invece quegli che di tale i-
struzione è privo deve ricorrere all'assistenza di
qualche avvocato. Ma dover ricorrere alla stessa
per cose in origine lievi, e dover sostenere spese
ingenti, scoraggia molti, e per ciò le trasandano,
ma con sommo danno, perchè i loro avversari
approfittandone, ed ascrivendo il silenzio del pos-
sidente non a detta causa, ma piuttosto a man-
canza di diritto, da usurpo in usurpo arrivano a
spogliarlo della sua proprietà. Perciò al possi-
dente, per conservarla e farla prosperare, è ne-
cessaria la cognizione delle leggi, quanto la co-
gnizione dell' agricoltura, e perciò è naturale che
il possidente cerchi di procurarsi quelle cogni-
zioni cotanto utili per lui.
Se dunque, ad onta dei molti che dedicansi
a questi studi, in nessun ramo ne troviamo un
numero corrispondente al bisogno; se queste oc-
cupazioni son tutte necessarie pel benessere ge-
nerale, ci sembra che il minorarsi il numero di
quelli che vi si dedicano, sarebbe dannoso per
la provincia e pei suoi abitanti. Sarebbe per ciò
desiderabile, che, senza deviare da questi studi
il numero richiesto dai bisogni della provincia,
altri si dedicassero all' agronomia, all' industria, al
commercio ed alla navigazione.
Nè d' altronde F esser medico, o legale, od
ingegnere, impedisce che contemporaneamente si
coltivi qualche ramo d'industria o di commercio,
e particolarmente non è d'ostacolo ad occuparsi
d'agricoltura. Ci vorrebbe però particolarmente
pei publici impiegati, che cessasse quel pregiu-
IjA FOllIDASIOJVE Dl S. DEiHETRlO IHF ZARA
CONSIDERATA NELLA SUA STORIA.
{Continuazione del numero li].
PERIODO TERZO — FRANCESE.
(1806 — 1813J.
'^Abbiamo nominato e nominiamo Provve-
'^ditore generale della Dalmazia il sig. Dandolo,
''membro del Collegio dei dotti e dell'Istituto
«nazionale. — Saint-Cloud, 26 aprile 1806
— Con queste brevi parole, dopo aggregata la
Dalmazia alla Francia, il primo Napoleone de-
signava r uomo, che fregiato d'un vecchio titolo,
caro ai Dalmati, dovea sostenere- il governo di
questa provincia, quale parte del nuovo suo Re-
gno d'Italia. D' alto ingegno fornito e di mira-
Mie attività, giunto appena, s' applicò egli ad in-
trodurre nei rami tutti dell' amministrazione pu-
Mica quelle riforme eh' erano proprie dei tempi.
Una delle prime fu l'inaugurazione del sistema
comunale, abolendo le corporazioni de' nobili e
de'cittadini, che secondo gli antichi metodi, al
maneggio delle bisogne urbane attendevano. Tra
l'altre cose, oltre la fondazione di s. Demetrio,
ciascuno di questi corpi godeva per l'istruzione
superiore della gioventù propria d'alcuni altri a-
veri, lasciati ancora nel secolo XVI da Antonio
Ciprianis ai nobili, e da Giovanni Giovino ai cit-
tadini. Avvenuto il sopprimente loro, la nuova
Comune, siccome in tutti gli altri diritti, così
anche subentrò in quelli spettanti all' istruzione
patria, facendosi con avviso 10 settembre 1806
n. 232 ad annunziare, che veniva intanto con-
servato r esistente ginnasio di tre classi, che a-
veva nominato per l'amministrazione del fondo
relativo una Deputazione degli studii, e che tale
fondo era composto appunto dai beni delle fon-
dazioni s. Demetrio, Ciprianis e Giovino.
Ma non appena quel!' avviso era sparso, che
il modesto Ginnasio vedovasi già convertito in un
Liceo formale, di cui a' 5 novembre dell' anno
stesso facevasi l'apertura, e nel quale, fra l'al-
tre materie, si dovevano insegnare legge, me-
dicina, chirurgia, farmacia ecc. Un' epoca fu que-
sta molto fiorente per gli studii nostri, e di cui
Zara non ebbe altra eguale: quando a capo-di-
parlimento dell'istruzione publica sedeva tra noi
un Benincasa; ed una Commissione d'illuminati e
zelanti soggetti alle bisogne scolastiche soprin-
tendeva; e le cattedre nostre occupavano, con
Io Zelli, gli Armellini, 1 Bignami, 1 Cariboni, i
Dall' Oro, i De-Rossi, i Mazzoli, ed altri, venuti
a ciò dall' Italia; ed associavansi loro i più va-
lenti de'nostri, come i Giurovich, i Mischiato, i
Pinelli, i Roncevich, gli Spalatin, ecc.; e il Li-
ceo nostro corrispondeva ad un' accademia di
studii universitari!, ed aveva persino la facoltà
d' accordare gradi accademici.
E tutto questo con quali mezzi ? Colle fon-
dazioni patrie di s. Demetrio, Ciprianis e Giovino,
come dicemmo; a cui Dandolo con suo decreto
15 ottobre 1806, n. 4256, un'altra aggiungeva
per meglio consolidare il mantenimento del Li-
ceo stesso. Era questa 1' abazia di s. Michele in
monte, la quale considerando egli eh' era sta-
ta concessa al convento di s. Domenico parti-
colarmente per sostegno d' uno studio generale a
benefìzio della gioventù,; considerando che il con-
cento medesimo era ridotto a tre soli individui,
due dei quali in avanzata e/«, e che il locale
era destinalo a servizio militare, e quindi nel-
r assoluta impossibilità di corrispondere all' og-
getto dell' istruzione publica, determinava :
1. La rendita dell' abazia di s. Michele in monte,
ora posseduta dai Padri di s. Domenico, è
destinata immediatamente a mantenimento del
Liceo di Zara;
2. La rendita medesima entra a far parte della
cassa amministrata dalla Commissione degli
studi;
3. L' Amministrazione comunale, di concerto colla
Commissione degli studii^ è incaricata di ese-
guire la presente determinazione.
E la Comune prestavasi ad eseguirla. In se-
guito però avendo trovato il Proveditore gene-
rale d' applicar anche alla Dalmazia una sovrana
ordinanza, secondo la quale tutte le rendite e spese
inerenti all' istruzione publica dovevan essere as-
sunte dall' erario provinciale, decretava nel primo
giorno del 1808 che tutti i fondi originaria-
mente destinati ad un simile oggetto siano tra-
smessi all' erario medesimo. Questo allora suc-
cesse anche de'nostri; i quali però col passare
in altre mani, non perdettero punto della natura
loro, ma continuarano a formare il patrimonio del
nostro Liceo, pel cui buon governo fu creato un
apposito Ufficio d' amministrazione.
Così per qualche anno felici progrediron tra
noi le scuole, sebbene che giorni fossero quelli
di bellici trambustii più che di pacifici studii. Zara
stessa, già stretta di blocco, stava per essere te-
stimone di qualche sanguinoso conflitto. Ed in-
fatti, nel volgere del mese di luglio 1809 le
flottiglie austriaca e francese venivano sotto le
mura nostre all' aflrontamenlo; ma l'improviso au-
CORRISPONDENZA.
Lussiti piccolo^ 20 agosto.
Lessi alcuni articoli nella Sferza sull' ag-
gregazione dell' isole del Quarnero alla Dalmazia,
e gli argomenti svolti da quel!' onorevole corri-
spondente non mi parvero tali da procurare de-
cisa vittoria alle sue opinioni. La esposizione dei
vantaggi di tale riunione è quasi tutta dedicata
al materiale tornaconto; l'interesse morale, 1' u-
nità nazionale, che per questo vincolo rivivereb-
bero, sono appena appena toccati. JVon stimai
perciò opportuno per ora di occuparmene, atten-
dendo che il medesimo od altri su questo vitale
argomento ritornassero con maggior diffusione di
quello il comporti una corrispondenza. Lodai per-
tanto in quei cenni lo spirito del corrispondente,
che espose le idee sue, e le sue a'spirazioni, i-
niziando con ciò una importante discussione, senza
volerle imporre ad altrui. Altrettanto però non
posso lodare F articolo inserito nell' Osservatore
Triestino n. 189 mtitohlo: Dall' isole del Quar-
nero 9 agosto 1860. E me ne spiace assai, per-"
cliè ò a supporsi che parta da persona, la quale
a queste isole per nascita o per elezione ap-
partenga. In quest' articolo lo scrittore parla a
nome di tutte le isole del Quarnero, senza a-
verne mandato^, senza conoscerne il voto; si com-
porta da dittatore, al quale ciascuno deve far di
cappello; enumera beatitudini, che la più ardita
adulazione non saprebbe fra noi ritrovare; taccia
indirettamente di poca fedeltà al Sovrano chi ad
ima piuttosto che ad altra provincia dello stesso
stato desideri unirsi; difetta di cognizioni de'luo-
ghi di cui parla, ne' quali non ravvisa relazione
nè commerciale., nè sociale (?!) colla Dalmazia;
pecca infine d' irriverenza verso una gloriosa
stirpe, che non anela per Dio ! no a sacrificarci,
che non può tendere a rorAnarsi ed avvilirsi per
rendere noi pure con sè rovinati ed avviliti, e
così consumare su noi il fratricidio ! L' articolista
sappia adunque a sua volta, che non tutti gli a-
bitanti delle isole del Quarnero sentono com'egli
sente; che qui a Lussin piccolo gli amministratori
del comune, aventi per ciò un mandato per rap-
presentare il popolo, anzi che approvare discus-
sioni, e specialmente animose discussioni, ama-
rono attendere la decisione suprema che deci-
derà delle nostre sorti, alla quale ubbidiremo ap-
punto per quella fedeltà che esso mette in dubbio;
che i buoni e gli onesti deplorano il suo citato
articolo, il quale sa di spudorato; e che io, per
incarico anco di molti de' miei concittadini, vergo
queste linee soltanto perchè la Dalmazia non a-
vesse a ritenere tutti gli isolani del Quarnero
per genti di poco carattere, e di poca civiltà.
W» Vidnlick.
IjO Scarafaggio e le Api.
In certe deliziose maremme, al benefico rag--
gio del sole vivea uno sciame di pecchie, tran-
quillamente suggendo i succhi dell' aromatiche
piante che ivi si trovavano. Avvenne dunque che
uno scarafaggio, emigrando da altre parti, vi giunse
un giorno, e vedendo che il luogo era bello e
piacevole, e molto più delizioso di quello donde
ei veniva, studiò di rendersi simpatico a quella
famigha di pecchie con tali servigi e tali umi Ua-
zioni ipocrite, quali ben sanno usare certi co-
dardi simulatori. Una delle api, eh' era la re-
gina, vedendo quel girovago così mansuefo ed
umile e privo del necessario, mossa da pietà na-
turale, condusselo nell' arnia e diegli quant' era
di bisogno per ristorarlo da' suoi patimenti, che
lo avevano di tutte forze sfinito. Lo scara-
faggio in sulle prime disse all' ape regina eh' ei
si fermerebbe pochi giorni in quel!' asilo, dap-
poiché certe missioni lo spronavano a continuare
la sua emigrazione. Ma vedendo quel nero mo-
scone che le api erano così buone ed ospitali,
e che lo trattavano come se fosse dell'istessa
loro famiglia, e credendo eh' avrebbe ivi potuto
facilmente vender lucciole per lanterne, invece
di partirsene fra pochi giorni, come avea detto,
risolvette di rimanere con esse per lungo tempo
a succhiare il mele, e godere quei benefizi che
altrove sicuramente non avrebbe trovati. Ma sendo
lo scarafaggio, come ben sapete, di rozzi costu-
mi e di una natura ben diversa da quella delle
api, senza nessun riguardo all' ospitale e nobile
famiglia, cominciò a declinare nelle sue sucide
massime, e farsi così baldanzoso ed insolente,
come se le pecchie venute fossero, a suo nud-
grado, neir indecente sua capannuccia. Un gioi-no
adunque una delle api, eh' era la figlia della re-
gina, stanca delle schifosità di colui, pregò la
sua genitrice che non dasse più adito nell'arnia
loro a queir ospite. Ma la regina era troppo buona
e pusillanime, e troppo affezionata a quel ruvido
ronzone, per cui se qualche lagno o rumore sen-
tiva dalle sue subalterne contro di lui, subito
accorreva per placarle e proteggere quelf inde-
gno. Il furfantello, vedendo che la regina tanto
ciecamente lo proteggeva, e che tutte le altre
doveano rispettarlo per riguardo di essa, mise
in opera tutto il suo ingegno, e riesci con certi
stratagemmi a soggiogarle tutte, rendendole schiave
della sua perversità, ed inoltre impose loro che
dovessero contribuirgli a brevi periodi alquanto
di mele per mantenere certi altri bacherozzoli
suoi prossimi. Nè di questo ancor pago, l'indi-
screto scarabeo, invece di starsene in buona pace,
volle estendere ancor più la sua tirannia, e tentò
di corrompere il mele delle api, onde così mag-
autorità, giudici, impiegati, i quali, se pur nel
numero dieci volte maggiore di prima, furono poi
sempre inferiori al bisogno, giacché furono e
sono continui i lagni di sopracarico d' affari, e
(li mani d' opera insufficienti ad esaurirneli.
Qual fu il servizio de' panduri della detta
forza territoriale, tale e peggiore aspettar si de-
ve che sarebbe per essere quello de'rondari, guar-
die, od altra forza territoriale, che si volesse
nuovamente costituire per le campagne a sussi-
dio della gendarmeria.
L'idea di un qualunque publico o comunale
servigio, salve poche eccezioni, può dirsi oggidì
nelle campagne quasi abborrita. — Ed infatti, vi-
vano i terrazzani nell' ozio, o si occupino ne'loro
affari ed interessi, divenne per essi indifferente
il divieto del porto d' armi, in gran parte nelle
ordinarie pratiche della vita già spontaneamente
dimesso, pesanti gli obblighi della coscrizione,
le chiamate a qualunque servizio, e se talor vi
si prestano, entro i confini del proprio villaggio,
lasciano quasi sempre traccie funeste del loro
intervento e potere.
La gendarmeria, qual era poco prima, seb-
ben esattissima nel disimpegno de' suoi doveri,
non ha di molto, per i motivi già addotti, mii-
fata la condizione dello stato di cose nelle cam-
pagne; ma ad ogni modo essendosi fatta sempre
e temere e rispettare la sua presenza e movi-
menti, teneva in freno i male intenzionati, e col
suo intervento ed influenza riparava a disordini,
che se trascurati, avrebbero avute conseguenze
gravi e d'importanza.
Siccome dalla sola efficace azione di una
forza publica, corrispondente a' nostri bisogni, può
conseguirsi la manutenzione dell' ordine e della
sicurezza nelle campagne, dovremmo attendere
che non si voglia con una riforma, che sarà presto
per risultare ben inopportuna per la Dalmazia,
far proseguire il peggioramento della sicurezza,
incautamente inaugurato nel 1813, ed oltre di
contrariar allo scopo delle riforme, compromet-
tere sempre più nelle campagne la posizione degli
amministrati, e soprattutto de'proprietari, quale a
'nemoria di tradizioni e d'uomini non fu mai nè più
penosa, nè piìi disperata. Avuto invece riguardo
più alla sostanza che alla forma, meglio fissati i
punti sui quali stabilire la gendarmeria, meglio uti-
lizzata l'opera della sua scelta ufficialità, ampliatene
facoltà, pari a quelle attribuite alla forza pro-
vinciale 0 reggimento di gendarmeria nazionale,
possiamo essere ben certi che col suo servizio si
avrebbe a conseguire, oltre gli eminenti fini del
suo istituto, il miglioramento morale degli abi-
tanti, quello delle proprietà, e con ciò la mino-
razione d'affari e spese.
Se i nostri voti non venissero esauditi, noi,
che volgevamo in mente, in seguilo al provido
eccitamento espresso in questo foglio n. 7, di
occuparci pel miglioramento di qualche parte di
questo contado in via d' associazione, e ne ve-
devamo con piacere quasi un principio nell' as-
sociazione combinata per 1' aquisto de' prati de-
maniali di Zemonico; deponendone ogni pensiero,
ci riserviamo però, ed eccitiamo altri Dalmati di
noi ben più valenti ad apparecchiarsi per rivol-
gere analoghe rimostranze alla prossima dieta
provinciale, se giunga il sospirato momento di
sua istituzione, certi, che composta di patriotti in-
telligenti, animati di premura pel bene comune,
saprà, conciliando il publico col privato interesse,
applicare o promuovere senza riguardi disposizioni
che, unicamente opportune ed utili, ottengano il
consentimento e la soddisfazione generale.
Zara. iir.
Stimatissimi signori Redattori ì
^'Fra le carte della biblioteca di cui io
" sono il custode, o meglio, se volete, il biblio-
^^tecario, ho trovato la seguente traduzione dal-
"r inglese, che porta per titolo II fischietto,
"il quale abbencliè scritto da molli e molti anni,
"tuttavia sembra dettato appena ieri, tanto s'at-
" taglia a' nostri tempi. Scusatemi e credetemi
Dernis.
Vostro devotiss. servitore
F'rancesco Badre.
Il flscMetto.
Storia vera. — Quando io era fanciullo, del-
l' età d' anni sette circa, i miei amici un giorno
di festa mi donarono di tanti soldi da riempirmi
tutte le saccoccie. Vedendomi ricco di tanto de-
naro, difilato m'avviai verso una bottega, dove
si vendevano balocchi pei fanciulli. Quivi non
appena entralo, m' attirò fortemente l'attenzione
il zufolare d' un fischietto ch'io vidi in mano d'un
altro fanciullo, al quale offersi subitamente pel fi-
schietto tutto il denaro eh' io possedeva. Detto
fatto. Io superbo d'aver fatto un buon affare ri-
tornai presto a casa, e fischiando e zufolando
sbalordii tutta la famiglia.
I miei di casa, sapendo l'affare da me fatto,
mi corbellarono, dicendomi d' aver dato assai più
del valore del fischietto. Ciò mi fe' pensare a quante
belle cose che io avrei potuto comperare con
quella moneta, e più ancora mi rincresceva che
essi ridevano alle mie spalle, tanto che ne piansi
amaramente.
Questo accidente però fu per me di grande
utilità, tanto da ricordarmene sempre, ed ogni
volta che mi veniva il ghiribizzo di comperare
qualche cosa d'inutile dicevo a me stesso : "Non
dar molto pel fischietto,, ; e così risparmiavo la
mia raoneta>