Avendo eeli, in forza della sua posizione ufficio-
sa, un'influenza sopra questo ceto, è evidente che
non so se rn,i spiego !
Noi chiediamo per tanto, al sig. Bohrn, diretto-
re provinciale di finanza, quali misure prenderà
in proposito^ in idazione alla sua circolare.
Mttkovich, 13 febbraio.
Col mio scritto 30 luglio 1871 pubblicato nel
Dalmata del 9 agosto n.r 61, mi era impegnato
di ritornare, a ragion decisa, sull'argomento del-
l'annessi<»ne di 130 campi di terreno comunale,
imputata a Pilipp(i Dorainikovich dal valoroso scrit-
tore deirarticolo „Metkovich, 19 luglio 1871," re-
catoci dal valorosissimo Nazionale n.r 59 sotto la
data 26, luglio stesso.
Da quel momento — essendo in corso le liti che
il Dominikovich ha promosse in confronto di al-
cuni signori, che per ragione delle cariche pubbli-
che onde sono investiti avrebbero dovuto tutelare,
anziché, con un'esempio [limtosto unico che raro
n uno Stato civile, invadere personalmente la sua
proprietà ~ liti che trovunsi in revisione presso
la Suprema Corte: ed in pendenza dei processi
penali dallo stesso, e contro gli stessi autori, e
nell'identico argomento dcniunziati ancora nell'a-
gosto 1871. Da quel momenfo io era obbligato a
non parlarne, ma dappoiché la grancassa del no-
stro cerretano K. G. nel n.r 7 dei 24 gennaio del
Narodni List, sotto la data „Metk-ovich, 12sičnja"
viene a turbarci i timpani colle solite sue gradas-
sate, mi credo prosciolto dai presi impegni ed a
pie'pan entro nella lizza.
Contento di ricordar, i, sig. K. G. prestantissi-
mo, il volgaiissimo nostro adagio „i po šali proso
radja", io non vi seguirò nei voli poetici con cui
esordite la vostra pagliacciata — per tema che,
colto da vertigine, non abbia poi a seguirvi nella
tom.bolata. Probabilmente voi intendevate di sco-
dellare quella f;igiuolata ai vostri amici da lunga
pezza digiuni delle vostre leccornie. Così la cosa
sarebbe andata coi suoi piedi; ma, credo, mal a
proposito scelta la pubblica piazza per una im-
bandigione sulla cui opportunità e bontà di am-
monimento avrebbe altri potuto dirne corna e {)eg-
gio, e voi, giacché su' gusti non può disputarsi,
potreste riuscire al fatto dei pifferi della montagna
Che essi vostri amici fossero da voi imbeccati
circa r annessione dei 130 campi che attribuite al
Dominikovich, prima che il vostro comunicato 19
luglio 1871 ce lo dicesse, sapevaracelo dagli an-
tecedenti fatti, pei quali, sulle informazioni vostre,
ingannavate l'autorità politica e la Giunta, nel men-
tre questa ve ne licenziava, quella approvava e
sosteneva deliberati sui quali, interposto inutilmen-
te dal Dominikovich ricorso di annullamento e a
questa espositura ed alla Luogotenenza, e costretto
ad innalzarlo fino all'eccelso Ministero — per or-
dine di questo quei deliberati stessi espressi nei
famosi rescritti di questa comunale amministrazione
n.ri 447 e 462, 9 e 10 luglio 187Ì, vennero, a
lerraini del comunicato dell' espositura stessa 23
gennaio p. d. n.r 1346, ed inerentemente al luo-
gotenenziale dispaccio n.r 11520 ex 1871, venne-
ro levati — recte, cassati, annullati, distrutti; —
ma perchè?... perchè ledenti le leggi dello Stato
in materia di diritto privato civile. Capite voi
questo latino? Eppure per giungere a così
ovvia conclusione, ove, se si fosse voluto agire
rettamente, ragionevolmente, spassionatamente, sa-
rebbe bastato il semplice buon senso del fante del-
l'espnsitura, si dovette trattare nulla meno che fi-
no al Ministero !... Incredibile, ma vero — che
tanto possa passion di partito. — Povera Gerusa-
lemme ili man dei Turchi ! ! !
Qaesto fatto solo, come vedete, distrugge fino
al midollo quel tendenzioso vostro asserto dell'an-
nessione violenta {sic!) operata dal Dominikovich
finché era in carica di podestà a danno del pa-
trimonio del Comune. Senonché per buona ventura
col preavvertito comunicato voi stesso veniste a
sbugiardarvi presso i lontani: chè i vicini, i no-
stri terranzani cioè che conoscono i lor polli....
non ne avean d'uopo: lamentando l'insuccesso delle
preaccennate liti così in prima come in seconda i-
stanza. Ah! vi siamo dunque al guai Comin-
ciate dunque ora appena ad accorjj;ervi esservi an
che in questo basso mondo qualche autorità che
sovrasti alla rappresentanza della vostra Comu-
ne? che v'abbia qualche legge cui anche la
vostra Comune nelle varie sue attribuzioni non
possa impunemente soruassare? .. .. Eppure quQ-
sto per appunto è ciò che il Dominikovich vi ri-
cordava non già „porugljivica načinom" come voi
dite — chi non sarebbe oso di farlo in barba a
tanta potenza — ma così alla famigliare come e
J» usa coi suoi buoni amici , quando rispon-
ai poco anzi citati rescritti comunali numeri
447 e 462. E se v' aveste prestato ascolto, oppure
questa espositura avesse per tempo fatta ragio-
^^ al Dominikovich sul ricorso contro essi rescritti,
sareste risparmiata quella pillola che, per quanto
facciate d'indorarla al benemerito e benamato Lue-
e di farla per conto vostro indorare da co-
con cui siete di balla, non sarà per ciò meno
ostica al vostro palato. In fatti la vi deve sapor
dopo tanto affaccendarvi in susnrrio fra i
consorti - dopo tanto fracasso in pubblico —
TP? tante e cosi ben condotte guerriglie sui glo-
campi di Kosevo e Pologoša, dof)0 tante di-
"^'jstrazioni di pompose cavalcate per la conquista
vello d'oro dopo tanto impegno, fatiche e
persino promesse solenni dei' partigiani di quei
per far gente e testimonianze in causa; —
^^ sovrattnto dop ) almeno 24 ore di assordante
Perorazione per così giusta causa sui campi stessi,
4 giorni di seguito, così all' aperto, sotto la
(li un sole di agosto, a disagio completo di
più necessaria cosa, in confronto delle av-
>^r8arie ragioni di Punovlastnik Obćine dettate con
fosopopea da disgradare il più provetto cantam
„Milo ti je pogledati bilo«.... Tanto
che, a render compiuto quell'incantevole pa-
norama, il giudice stimò prudente di far interve-
nire sul luogo 5 gendarmi!.... „Milo ti je po-
slušati bilo" (la perorazione del Punovlastnik) „da
nam svima gaće popadoše! Ma qual criterio vi
ffite in fede vostra, il mio caro K. G., di quel Pu-
novlastnik che poi è il ben notovi segretario della
nostra Comune, Clemente Gabrich? Vorreste voi
persuaderci che quel coso sia buono a farla da
avvocato? Non dico già che non potrà divenirlo
per la ragione stessa per cui le zucche arrivano
allo stato di zucconi, ed egli ne ha per due; ma
intanto ei resta avvocato delle cause perse
Senonché, a dirvela netta, qui mi cade il so-
spetto che quel pezzo grosso di Punovlastnik sia
poi anche l'autore di quella ciaramellata. Allora
si capisce e il perché e il per come ivi di lui si
dica ogni ben di Dio!... E degli amministratori
comunali?... Misericordia! Io, per me, vedete,
non esito punto a proporli ministri presso la re-
pubblica di S. Marco. — Ed é che così posso far
ragione di quella infilzata di ^zar" per ischermirvi
dalla brutta accusa che dite il Dominikovich a-
vervi dato di comunisti di 4?arigi. Di Parigi ? ...
Cù cii .. . Eh! bello mio; quando il diav(d vostro
nasceva, il loro portava tanto di pantaloni!
Scusate dunque se vi <lico di dubitar forte della
sincerità del vostro asserto, non già perchè il Do-
minikovich, da quel gesuita che egli è, non avreb-
be fegato di dirvelo, ma perchè in realtà voi siete
comunisti di Metkovich.
Del resto non gli siete rimasto debitore, perchè
me lo avete rimbeccato di santa ragione, dacché
ognuno di quei zar vale un Perù per la santa cau- J
sa vostra e me li ebbi così opportuni proprio co-
me il cacio sui maccheroni ! Premesso soltan-
to che, come è a comune notizia, il Dominiko
vich n(n possegga alcun bestiame, amenocchè
delle specie da voi indicate non gliene voleste fa-
vorire voi stesso dalle così ben provviste vostre
masserie, passo col riverito vostro permesso ad
illustrare quegli agijraziuti vostri gingilli.
11 primo mi pute di miseria. Diavolo! Vi de-
gnaste voi dunque di accettare per questa „pri-
slavna Obćina^', fos.<e pure dalla Slavna Čitaonica
di Trieste, a titolo di elemosina 500 succidi fio-
rini? Dico elemosina perchè la fama portava che
un certo signor forastiere, cmpitano di lunghissi-
mo corso, })0Ì negoziante, erasene fatto postulatore
|)resso i buoni Triestini in sollievo dei danneggiati
dall' allagazione del Narenta nel dicembre 1870. Ed
era vero, f)oichò alla primavera successiva, vedu-
tosi per iilcuni giorni di seguito andare a zonzo
pella campagna una frotta di gente, e chiestone
il motivo, fu fatto dire e trombare da chi voleva
darsene tutto il merito, quella comitiva essere la
commissione delegata dalla locala Amministrazio-
ne comunale alla rilevazione dei danni della re-
cente allagazione a base dei futuri indirizzi sul
l'importo all'effetto elargito dalla filantropia trie-
stina. Sicché lo scopo di essa colletta non può ri-
vocarsi in dubbio ; epperò è falso che il denaro
appartenga al Comuns, il quale se non vuoi fare
un atto di vero comunismo, deve, a mente degli
esimi obblatori, andar tutto a beneficio dei dan-
neggiati.
Tutrice delle fabbricerie e stata sinora l'auto-
rità politica. Questa fabbriceria di cui il Domini-
kovich è preside da oltre 20 anni, ha annualmente
— come di dovere — presentati i relativi rendi-
conti, né mai che si sappia finora gliene venne
alcun rimarco. L'autorità stessa che è in possesso
di esattissimo inventario dei beni della fabbriceria
è, senza anche la cooperazione vostra, capace di
dedurne, almeno per approssimazione, la vendita e
valutare se, compatibilmente alle spese, possano
esservi dei civanzi di cassa. Di tutto ciò non ho
vaghezza o mandato ad occuparmi. Ciò che per
altro io so, e sanlo meco, tutti questi abitanti, è
che, durante 1' amministrazione del Dominikovich,
la fabbriceria ha concorso al prestito dello Stato
con fior. 1200, ed ha fabbricato quella casa per
cui oggidì percepisce l'annua pigione di 156 fior.,
e quella chiesuola che vedete là sul culmine del
monte S. Rocco. Questo è di scienza certa, perchè
pubblica — e mi fu detto persino che il soprav-
vanzo di cassa del 1870 fosse di pressoché 700
fiorini. Se volete saperne il netto, e ciò fosse di
vostro diritto — fatevene render conto dall'auto-
rità politica stessa. Ma se questo diritto non vi
appartenesse, ditemi un po', potreste schermirvi
dalla taccia di comunista, pretendendo ficcare il
naso ove non vi conviene ?
(Conti)iua).
trattandosi; di riva, la cui sorveglianza incombe
all'autorità politica ed alla portuale, né 1'una né
r altra si siano mosse a far liberare la marina da
quello sconcio ingombro. Noi speriamo che un'al-
tra volta esse fungeranno il proprio dovere e non
esporranno gli irritati cittadini alla tentazione di
farsi giustizia da sè col gettar in mare la roba,
fosse anche quella del magnifico podestà.
Nè qui terminano le glorie della nostra brava
Amministrazione comunale, poiché nell' istesso gior-
no in cui il fratello del podestà faceva siffatta mo-
stra dei suoi pannicelli e pannilini, il segretario
del Comune, antorizzato come sembra dal podestà,
introduceva di soppiato per una scala appartata
dell'edifizio comunale la proj)ria serva sul terraz-
zo dell' i. r. ginnasio reale, la quale stette ivi tutto
il giorno a lavare la roba della numerosa ftimiglia
del segretario, versando l'acqua sudicia senza al-
cun riguardo pel terrazzo con pericolo che pene-
tri nella sottoposta cisterna dell'istituto. Anche qui
dobbiamo far le meraviglie che non si si sia a
tempo opposto il sig. direttore ginnasiale e spe-
riamo che egli non tollererà che un'altra volta si
rinnovi tale scandalo.. 0 forse egli stringerà le
spalle e lascierà correre, come dicesi abbia fatto,
quando gli pervenne a notizia che il neointruso
docente canonico Petcovich ha cominciato, jier
quanto vuoisi, a menare le mani sopra gli scola-
ri? Ma se il signor direttore tralascia di richia-
mar al dovere il canonico Petcovich, per non in-
correre forse in disgrazia del consigliere Danilo,
che Io ha regalato al nostro ginnasio, potrà egli
tollerare che si danneggi in quel modo l'istituto
dagli organi del Comune?
C#<ì7//.eiHiio della Ciilà e
ro^iiicići.
Dalla spettabile Caoiera di commercio di
Zara ci viene gentilmente comunioato un te-
legramma in data di Vienna 1." corr., il qua-
le annunzia che il Ministero, rispondendo al-
l'interpellanza mossagli nella seduta del
febbrajo, disse che presenterà al /ìeichsrath
il progetto di legge sulla ferrovia dalmata
durante la prest-nte sessiotie, com[)resa la
lìnea di Zara, e che, ove il Consiglio del-
r Impero approvi il progetto, i lavori comin-
cieraniio quanto prima.
11 ministro del commercio ha accordato la
conferma all' eie/Jone di Ijuigi Serragli a
presidente, e di Giovanni Radanicich a vi-
ce-presidefite della Camera di commercio c
industria di Raffusa.
IjO stesso ministero ha confermato l'ele-
zione di Pietro 8avo a presidente, e di Pie-
tro Gèrcich a vice-presidente della Camera
di commercio e d'industria in Spalato.
Gli onorevoli consiglieri del Comune di Metco-
vich signori Andrea Bresich, Marco Veraja, Anto-
nio Popovich e Giorgio Nicola ci telegrafano di
smentire tutti i fatti asseriti nell' ultimo carteggio
da Metcovich pubblicato nel Narodni List del 21
febbsaio.
Garzala, 23 febbraio.
La nuova Amministrazione comunale comincia a.
darci bei saggi di sua attività. Dalle cose piccole
che sto per narrarvi potrete farvi un criterio del
come saranno amministrati i nostri maggiori inte-
ressi. Non vi parlerò della pessima illuminazione
notturna, né delle immondezze che lordano ed in-
gombrano quasi tutte le strade, nè dei cenci che
si permette pendere dalla maggior parte delle fi-
nestre. Ma quel che non posso sottacervi si è, che
tutto ieri di pieno giorno dalla casa del podestà
si spandevano secchi di lisciva, saponata ed altra
acqua fetente nella sottoposta contrada, che è quella
che conduce ai principali uffici del luogo, cioè al-
l'i. r. Capitanato e Giudizio distrettuale, all' i. r.
ufficio d'imposte ecc. Sicché i passanti erano nous
solo ammorbati dalla puzza, ma correvano perico-
lo di sdrucciolare. Con che fronte potrà domani il
sig. podeslà procedere contro chi contravviene alle
discipline sulla nettezza pubblica, se egli è il pri-
mo a violarle si spudoratamente'? Ma questo non
basta. Neil' istesso giorno il fratello del podestà
d.r Zucchetta, faceva asciugare la biancheria di
casa lungo tutta la nostra bella marina, deturpan-
do cosi r unico luogo di passeggio e di convegno
dei cittadini. Questi abusi da parte di gente che
per qtjelle vie che tutti fanno si è impossessata
della rappresentanza del paese, non ci fanno stu-
pire. Bensì ci fa meraviglia che nell' ultimo caso.
Riceviamo il seguente scritto:
Onorevole sig. Redattore,
Voglia dar luogo nel prossimo numero del suo
giornale alla seguente
Rettifica.
Dichiaro assolutamente falsi i fatti che mi si
appongono nel N. 14 del Nazionale nella corri-
spondenza Salona 6 febbraio, e più precisamente :
„che feci in modo e per fini poco lodevoli allon-
„tanare un Granich da Gomiliza, il nostro Ger-
„ghich da Suéuraz e da Savona l'Allegretti."
Aggradisca ecc. ^
Sučuraz, 25 febbraio 1872.
Pietro Gerc'cli.
Veniamo invitati a pubblicare il seguente scritto:
Javni 'poziv svrhu tajno privatnog donosajaì
Potrebujući sebi noka osoba preporuke, poslu-
žila se sa nepoštenim sredstvama u privatnom sa-
stanku kod Njegovog Visokopreosveštenstva Vite-
za našeg Gosp. Episkopa Kneževića, koja je izli-
la, da sam ja prošle godine javno u Kafaui Knin-
skoj sa nepristc^nim rječima opadao Ličnost i Saan
Arhierejski, za koe da sara odraa na tome mje-
stu bio ukoren i opomenut od gosp. Mile Katića
trgovca Kninskog.
Ni u Kafani Kninskoj, koju vrlo malo poodira
i u istoj se zaustavljam, ni n .privjUnom sastanku
nespominjem se da sam ikada što bljadoslovio
protivu moga Arhierea, ili da je meni gosp. Katić
kako javno tako i privatno ukor kakovi učinio:
zato danas javno pred cjelim svjetom pozivam to-
ga tajnog opadaČa moga, neka čisto i bistro, ako
je pošten čoek, javno iznese rječi moe skoim sam
ja uvredu prinosio Episkopu mome, kao i imenu-
je častna lica koja su se tu morala trefiti, a gos[).
Katić sa koim se on poslužio, neka dokaže istini-
tost toga?
Udvorišta nepotrebuem nikakova, nego što po-
slovica kaže, toga se držim: „use i • svoe klju-
se" potome opadanja se nestrašim, koliko znam
istinu u korist Crkve izričem i činim^ van duhov-
nog kruga, nevredjajući nikoga^ misli i osjećanja
upravljam po mome uvjerenju; ali nepoštene lja-
ge nosioe biti neću ni javno ni tajno, samo toliko
mogu reči; da gosp. Episkop Knežević, do danas
sa strane ličnosti moe visoko poštovanje zaslužne,
a kao Sveštenik u Crkvi koju mi je predao na
čuvanje, svagda u njemu moga Glavara sn afram
i priznaem; onogrf pak poštenjaka što je pred
Njegovom osobom otrov iz svoga srca na meno
bacio, nazivam; daje udvorica; laži i potom ne-
pošten čoek; akoli javno dokaže istininost svoga
tajnog prinošaja, sa potvi-dom "gosp. Katića, onda
ja postaem pred cjelim svjetom i znanim i nezna-
nim biti sa onim sčim sam njega imenovao ovdje
i potom gosp. Episkop neka nesrnatra u menioiio,
što je prie njegovi donošenja smatrao, već za o-
nakovog kakova me poštenjak opisao. Pokažimi
se na vidilo da te svjetla učiuirn?!
Kosovo, 22 febrara 1872.
A. Kolundžić, Sveštenik.
Birigniziaiìieiilo.
Nell'impossibilità di rendere personalmente i
dovuti riiigra/Jamenti a tutti quei generosi del ca-
stello S. Pietro neir isola Brazza, che nella recen-
te perdita della diletta mia sorella Domenica, pre-
sero parte al mio dolore e gareggiarono in pre-
mare onde lenirlo con dimostrazioni di amicizia e
di benevolenza, mi è forza «[»profittare della stam-
j)a per esternare, come esterno a tutti i mici cari
compatriotti, ed in specialità all'amico Matteo Be'-
letich, i sensi della più viva mia gratitudine.
Macarsca, 22 febbrajo 1872.
Vincenzo Ciulich.
N. 402.
AVVISO.
Si ha la compiacenza di portare a pub-
blica notizia, che in seguilo a decreto del-
l' inclito i. r. t^onsiglio scolastico disli-ettua-
le 1 I gennaio p. p. N. Il venne aperta in
qtiesta città mia scuola agraria elemetitare
di due classi addetta alla caposcuola comu-
nale.
A questa utde istituzione vengono ammes-
si tutti quelli che hanno percorso con pro-
fìtto le quattro classi elementari presso qua-,
lunque scuola normale dello Stalo.
Chiunque volesse approfittarne, dovrà insi-
nuarsi air uffìzio di questo Comune per es-
servi inscritto.
Dall' AmminisIrazione comunale
Traù, febbrajo 1872.
Boilelùno delie leggi prov.li
pelia Dalmazia.
Anni 1862 fino 1865 (col testo tedesco) e rac-
colta delle leggi ed ordinanze per la Dalmazia,
Zara Lib. Battara 1819 1843 coir indice alfabetico.
Lib. Battara 1819-1823, si desidera (li comperare.
Le otì'erte si accettano fino a tutto febbraio pres-
so il sig. fwlulio fiB'ygar, avvocato a Vienna,
franco.
I il I i in a z i 0 11 e.
Tutti i signori studenti, che durante il loro sta-
dio a Graz mi rimasero debitori per vestiti loro
somministrati, e dimorano a Zara, S. Pietro, Spa-
lato e Scardona, vengono pregati di pagarmi entro
giorni 14 i residui importi : nel caso contrai-io,
scorso questo termine, pubblicherò il nome d' ogni
singolo.
fS!or|*-ìo Ileifla
sarte-maestro a Graz.
Dacché il signor professerò Oppolzcr (^Rellore
magnitìci), professore dell" i. r. clinica in Vienna regio
consigliere aulico sassone ecc.) ebbe ad esaminare
r Acqua aiialerìna per la bocca
del dottor 3. li. I*(>|)|» dentista di Corte imperiale
d' Austria, Vienna, Bogiiergosse N. 2, questa fu trovala
degna di raccomandazione per tutte le molullie di bocca
e dei denti e venne ordinata anche nelF i. r. clinica di
Vienna. — Essa viene pure raccomandala dai più rino-
mali medici e professori di altre cillà per pulire e con-
servare i denti.
I «l«'pt>»ili (li qoesli arlicoli, che trovano la do-
vuta apprezziazione per le loro eccellenti qualità in Ger-
mania, Svizzera., Turchia, Inij/iHterra, America, Ofanda,
Belgio, Italia, nelle Indie Orientali ed Occidentali^ si
trovano a Zara: presso i signori fratelli Mundel e nelle
farmacie Bercicli, e Nicolò Androvich ; in Sebenico: N.
de Blislura tarniiicisla, [*ielro Beros farmacista; in Spa-
lato: N. Aljinovich, G. l'orUlz, G. Volpi farmac. ; in
/žfl7Msa; fratelli Drobaz, e Sciiirich fiirm. ; in Castelnuovo:
Dabovich ; in Catturo: frutelli Mandel e Popovich; in
Scardona: Corobulo ; in Macarsca: Pojani ; in Curzola:
Zovetti,- in Lussinpiccolo : Viviani; in Trieste: Serra-
vano fami.; in Fiume: Slayer, Liizzato, nelle farmacie
Catti, lìigotli; in Segna: Acurli furm. ; in Fola: S. A.
Wassennan fami.; in liovigno : Angelini; in Pisino :
Lion.
SPASIII EPILETIGI (caduco)
guarisce per lettere il me(iieo speciale per
l'Epilessia D.r O. ICillisch in Berlino, ora
Neuenburgerstrasse 8. —^ Guarigliónt comple-
te a centinaia.
pililjBiiliJij——• _Mm^,»mmmmw
Senoiirliè — qnriliìnquft abl)la ad essere
! • , ' ti' 1 d<ib jfttlarco — il bill mi-
.iisii riiiii- lioii (eiiie la votazione. Non la é
jMÙ una iV iiicii^nila, (lacche si è certi che i
na/iiMiali e i feilei*alif»lì noti compariranno
ali« sedute. Prima poteva sorgere qualche
dubbio ; ma ora è la certezza che ha la pa-
rula. È suj)poiiibile • del resto — che an-
che i deputati galliziani non vorranno re-
starsene isolati, e seguiranno la corrente.
Quanto ai dalmati, nessuno mai si sognava
di (lorre in dubbio il loro volo favorevole.
Il ministero intanto prepara le elezioni di
necessita in Tirolo o nella Carni«)la, per ol-
ti-nere il maggior numero possibile di suf-
fragi, cioè una maggioranza superiore alla
richiesla per far passare la It^gg«'-
A proposito di questa, mi dimenticava
dirvi che — nelf ultimo consiglio di mini-
stri — al numero dei deputali già prece-
detitemente stabilito vennero aggiunti sei nuo-
vi seggi, eh" è quanto dire due per la Gal-
lizia ed uno per ciascuna delle provincie
Austria superiore, Carintia, Dala»azia e Trie-
ste. ignora tuttodì quando sarà deposto
sul tavolo della presidenza il bill in discor-
so. Dicono però che — avendo la Camera
sospesa la sua attività fin dopo le solennità
dei funerali delT imperatrice madre — non
sia probabile ch'esso venga presentato prima
della ventura ^^etti^J)aìla.
La notizia della morte di Carolina Au-
gusta sarà sentita con dolore in tutti i paesi
deirAustria. Dove mai non si è riconosciu-
to il sentimento di beneficenza illin»itata della
defunta? — Essa era figlia del re Alassi-
miliano Giuseppe I di Baviera, e nacque 1' 8
febbraio I792Ž. Venne per procura maritata
air im{>eralore Francesco I ai 29 ottobre,
ed i/j pcrsoiìa ai JO novembre 18Ì6; e fu
coronata regina d'Ungheria ai 2Ò settembre
182Ž5. Convisse 19 anni con lui. Le lagri-
me della riconoscenza accompagnano ora il
trapasso di questa pia benefattrice.
Saltando — cojti' è omo costume — di
palo iti frasca, vi dirò che i lavori al pa-
lazzo dell' Esposizione n)0tidiale camminano
a gran passi verso il compimento. Ai corr.
venne scoperto il tetto della grande rotonda
centrale; e a questo spettacolo assistevano
meglio che 100,000 persone.
Per quanti si intendano di arte edificato-
ria è subito afferrata V importanza dell' at-
to, e la solenne ansietà del momento deci-
sivi). To£:lier<? le centinature ad uira volta è • • ' I
sempre una prova decisiva; vieppiù quando
trattisi di una rotonda come questa, che per
le colossali proporzit)ni, e per l'arditezza è ed
avrà vanto di una meraviglia nell'edilizia
moderna, fja sveltezza e la solidità primeg-
giano in questa rotonda^ e il suo disarmo, —
cosi felicemente riuscito, — è un vero trionfo
deir arte.
In antico materiali e mano d'opera co-
stavano pochissimo; nulla in confroj)io de'di
nostri. Quindi senza tanto calcolare la resi-
sleti'/a de' materiali, le spinte delle volte, si
tagliava grosso, si largheggiava di spesso-
re, e cosi si raggiungeva facilmente la so-
lidità anche nel colossale. Attualmente si e-
difica invece con viste di economia; non si
ilà una linea di spessore più del bisogno
alle mura, ai pilastri, alle arcate; e tuttavia
8Ì ottiene |a solidità per forza del calcolo, e
kì raggiunge l'ideale dello slanciato, dell'ar-
dito, del leggero.
Quanti vedrantio la rolonda del nostro pa-
lazzo dell'Esposizione, converranno meco che
nalucciacci in casa mia. E poi^ da dove 10 fior,
all'anno? Sangue dal muro non se ne cava.
Manco male che fosse il nostro Dalmata, va là
che per fas o per nefas li troverei ; ma per un
foglio di quella risma; redatto da uomini che
Dio te ne liberi, mai fermi nel loro proposito,
che pendono ad dexteram o ad sinixteram se-
condo spira il vento, fossi pur un milionario che
non me ne darei per inteso. L' amor di patria
caldo caldo mi bolle in petto, nè ho bisogno
die altri me lo infonda. Del resto, non la pos-
so intendere di quale amor di patria si mostri
propugiiature il Nazionale.
Don A. D' amor gastronomico, per Bacco! te lo
dissi lo migliaia di volte finora. E infatti, ohia-
mnsi forse amante della nazione uno, che a dan-
no di fineli i si riempie le tasche di rame, che
f)er fregiarsi di galloni la giuoca ai dadi, e se
ne rido sotto ai baftl che non ha? I pazzi soli
risponderebbero affermativamente.
Do)x M. Ora lascia eh' io finisca il racconto, se
vuoi sapere il fnotivo per cui sono venuto que-
st' oggi in città. Tre giorni dopo il riliuto, nuo-
vamente viene a trovarmi il medesimo i)arroc-
chi;iii() con altro plico consegnatogli dallo stes-
so prete. Gli domandai se avesse ritornato il
primo; rispose che sì. —• Nelle mani di chi? —
Del prete che me lo aveva consegnato. — Osservo
è la forza del calcolo che ha gettato nel-
r atmosfera qm'sta meraviglia dell' arte.
???
Eco della Stampa.
Ci piace riportare dal Morgenpost il seguente
articolo solla questione ferroviaria Laak o FrediI:
Sulla necessità d'una seconda congiunzione fra
Trieste e Vienna, sì è già d'accordo. Si trat-
ta però di rendere indipendente la nuova linea
svincolando dagli arbitri della Sudbahu anche le
ferr(>rie in contatto colla Rudolfiana, che costa allo
Stato di già gravi ed insopportabili sacrifici. Col-
la Predil nè si crea una concorrenza alla Sud-
bahn, nè si rende indipendente la Rudolfiana, in-
quantochè secondo il progetto governativo questa
nuova ferrovia dovrebbe far capo nella arteria
della Meridionale, quindi sarebbe gettar via 38
milioni e passare alla realizzazione d'una mo-
struosità economica. Eppure tutte le apparenze di-
mostrano che il Governo non vuol lasciar nu la
d'intentato per raggiungere questo suo sogno. Non
ha confessato il ministro Banhans nella penultima
seduta del comitato di finanza che il Consiglio
dei ministri adottò il conchiuso di non presentare
alla Camera gii altri progetti ferroviari se non
dopo votata la Predil? Per un tale procedere,,nes-
sun rimprovero è bastantemente severo. Noi cre-
diamo che gli interessi d'uno Stato in ogni caso
debbono avere la preferenza in confronto agli in-
teressi d'una consorteria. Noi non abbiamo d'al-
tronde alcuna volontà di farei aumentare le im-
poste per arricchire speditori ed esportatori trie-
stini. Se questi signori abbisognano della Predil,
se la fabbrichino coi propri denari. Manifestamen-
il Governo, qualora volesse sul serio portare ad
effetto la sua minaccia, si troverà obbligato a so-
stenere un aspro combattimento nella Camera dei
deputati. L'adottare definitivamente una tile riso-
luzione non è troppo lontano da provocare un voto
di sfiducia. Il Governo, se ciò avverrà, non l'avrà
provocato senza sua colpa. Se il sig. De Pretis
ha promesso ai triestini cose irrealizzabili, in tal
caso è suo dovere di rassegnare la sua carica di
ministro. Come poi tutto il ministero siasi deciso
dì tenersi solidale in questa vertenza col ministro
delle finanze, è per noi un indovinello indecifra-
bile. Per istabilire un accordo nel ministero Au-
ersperg la questione del Predil fu davvero scelta
molto infelicemente. Il dichiararsi ^^tutti per uno'^
sarebbe giustificato in serie circostanze di princi-
pio. Ma qui dove si tratta assolutamente d'inte-
ressi individuali, sarebbe stato [)iù opportuno un
contegno meno indebitamente ostinato.
— Sotto il titolo L'Italia e la morte di Napo-
leone III la Speners Zeitung scrive:
I fogli italiani vanno tessendo il panegirico del
martire di Chiselhurst. I giornali clericali e radi-
cali soltanto non uniscono le loro voci a quel coro
d'entusiasti. Un foglio radicale domanda, e non
senza ragione, se Mazzini, si tosto dimenticato,
fosse meno benemerito dell'Italia che Napoleone
III, cui sarà inalberato un grande monumento a
Milano. I clericali assicurano colla solita unzione
che il Papa fa delle preci per l'anima di Napo-
leone, benché egli sia l'autore di tutti i mali chc
hanno colpito l'Italia e la chiesa; è ben vero,
vanno continuando, e qui diventa chiara l'allusio-
ne, che l'ex Imperatore non usò violenza aperta
contro la chiesa. I rapporti di noi altri tedeschi
col bonapartismo e col vinto di Sédan sono tanto
diversi, che la venerazione, della quale la grande
maggioranza del popolo italiano onora la memoria
del defunto sovVauo, ha per noi un che di strano.
Ma dobbiamo ricordarci che il vinto di Sédan fu
già il vincitore di Magenta, che il prigioniero di
Wilbelmshohe era entrato a Milano or sono tredi-
ci anni, come il liberatore della Lombardia, che,
mentre la Germania s'era acquistata col prezzo
del suo sangue il sentimento nazionale e poi il
suo diritto nazionale nella sua lotta gigantesca
contro il primo ed il secondo impero francese,
gl'italiani avevano già combattuto le battaglie del
loro grande compatriota, del primo Napoleone, e
vanno oltracciò debitori alla loro alleanza con Na-
poleone III del principio della loro indipendenza.
Sarebbero parole sprecate se si volesse tlispntare
con loro se Napoleone III abbia veramente avuto
quella grande parte nella loro rigenerazione na-
zionale, ch'essi gli attribuiscono oggi, rammentar
loro Villafranca, Gaeta, il generale Leboeuf a Ve-
nezia, ed i miracoli del generale Failly a Mentana.
il plico e la soprascritta, e m'accorgo che era
la stessa faccenda di prima; onde, senza nep-
pure aprirlo, vi scrivo sopra: Si rifiuta fella
seconda volta. Fu tntto tempo sprecato. Il Na-
zionale mi si mandava lo stesso, e con la for-
mula sui generis. Ma volle il caso che m'incon-
trassi un giorno con due parrochi di paesi non
molto lontani dal mio; i quali, avendo loro chie-
sto, tra le altre, un consiglio in proposito, mi
dissero che 1' era quello un affare vecchio, che
pur ad essi era aci-aduta la medesima istoria, e
che ora ricevevano il Nazionale gratis.
Don A. I camaleonti del Nazionale fanno come i
protestanti, che distribuiscono gratis a tutti che
le vogliono le loro bibbie legate in marocchino.
Media justificant finem: ecco il loro motto. Sieno
pur illeciti i mezzi, non importa un cavolo: il
fine li giustificherà da vero galantuomo.
Don M. Sicuro ! la è propriamente così. Inteso
dunque da quei parrochi come stava la cosa,
non rifiutai più mica il Nazionale, ohibò! ma
da quel momento ogni volta gli dava il ben ve-
nuto. Capperi! diceva tra me e me, mi servirà
pure per tanti e tanti bisogni . .. Ma il busillis
eccolo qua. Sfava una mattina vicino alla fine-
stra leggendo, che cosa non mi ricordo; quando
odo qualcuno ascendere le scale, apro la por-
ta della stanza, chi è? Don I^uca, uno dei due
Gì' italiani risponderebbero: le battaglie che Na-
poleone ha combattuto per noi contro l'Austria,
la protezione diplomatica che ci accordò negli an-
ni, quando nessuno altra potenza del continente
ci voleva riconoscere; la sua tacita acquiescenza
alle annessioni; la rivocazione delle truppe fran-
cesi da Roma nel 1866: ecco i fatti che spiegano
le vere simpatie per Napoleone. Tutti gli altri suoi
atti, che potrebbero far apparire queste simpatie
meno sincere, o meno disinteressale, o far «-rede-
ro ch'egli non abbia mai voluto l'indipendenza, e
meno ancora l'unità d'Italia, la fermata politica a
Villafranca, l'annessione di Nizza, e tutto il resto
sino al Jamais, di Rouher, tutti questi fatti non
ci provano altro, se non che l'amico affettuoso
d'Italia era neir istesso tempo il sovrano d'una
nazione, che non condivideva in nulla i suoi sen-
timenti. Napoleone doveva dei riguardi ai france-
si, fra i quali ve n'erano pochi che non s'accor-
dassero colli idee del sig. Thiers sulla politica e-
stera. L'imperatore non poteva dimenticare che e-
gli era il successore della monarchia di luglio, la
quale aveva avversato gli sforzi d'Italia nel 1847,
e della repubblica che nel 1848 aveva negato ai
Veneziani l'aiuto ch'essi domandavano, e rove-
sciata la repubblica romana nel 1849. Napoleone
sapeva che, tranne pochi liberali, tutti i francesi,
a qualunque partito essi appartenessero, legiltimi-
8ti, orleanisti e repubblicani, non volevano sentir
parlare d'un regno d'Italia gli uni per bigottismo
papista, gli altri per radicalismo democratico, ma
la maggior parte perchè, simili al sig. Thiers,
consideravano come una condizione della gran-
dezza e della prosperità della Francia, ch'essa
fosse circondata da molti piccoli Stati. Gli elogia
la gratitudine di cui l'Italia offre gli omaggi sulla
t(»mba di colui che fu già suo alleato, lungi dal
provare la cordialità dei rapporti tra la Francia e
l'Italia, mostrano anzi la grande differenza chce-
siste tra i sentimenti delle due nazioni. L'Italia
benedice laddove maledice la Francia. Se gl'ita-
liani rendono immortale la loro gratitudine verso
Napoleone III con un monumento di bronzo o di
marmo, la Francia sarebbe forse tentata di do-
mandare, se non avessero potuto dare alla loro
riconoscenza una espressione più efficace in quel-
l'anno 1870, quando l'Impero crollante stava in-
vano attendendo degli alleati? Ma gl'italiani tro-
veranno facilmente una risposta, e diranno: Noi
siamo grati all'imperatore perchè ha mischiato la
Francia recalcitrante alla lotta pel buon diritto
dell'Italia contro gli oppressori della sua nazio-
nalità. Ma noi non potevamo seguire l'Imperatore
in una guerra, alla quale l'avevano spinto l'am-
bizione e l'avidità delle conquiste della Francia
contro il buon diritto, per opprimere una nazione
che vuole esser libera e una come noi stessi.
•— Il Pungolo di Napoli ha un brillante carteg-
gio londinese di Petruccelli della Gattina sulle co-
se di Francia. Lo riassumiamo come segue:
I lettori che non sono fiimigliari col carattere
francese e con gl'intenti secreti degli uomini che
manipolano la Ijisogna politica in Francia non
debbono capir acca dei telegrammi che partono
da Parigi e degli articoli che presumono spiegarli.
Non occorre però di esser maghi per leggere chia-
ro in quel grimoire, ma è semplicemente mestieri
di legger in fra le linee e non pigliar nulla alla
lettera. Ogni francese è un essere duplice: l'esse-
re reale, ferocemente serio; l'essere apparente,
irremissibilmente attore. Non debbesi quindi tener
conto di ciò che dice o fa — quella è la comédie
sociale - ma penetrare il fine a cui mira, e su
questo regolare la condotta che debbesi portarne.
Da sei settimane, tutto è in Francia più che mai
guazzabuglio. Guazzabuglio della Commissione dei
Trenta; guazzabuglio delle ambasciate a Roma;
guazzabuglio nel Gabinetto; guazzabuglio nelle
cerimonie funebri dei sovrani martiri; e domani,
0 stamane, il relatore, conte Ségur, legge all'As-
semblea il rapporto sul guazzabuglio della legione
di Garibaldi in Borgogna. Sì cominciò con propo-
sizioni concilianti; si è finito con ostilità recisa.
Il suffragio sarà mutilato ; della seconda Camera —
amme.ssa solamente in principio - si parlerà quan-
do l'Assemblea attuale avrà cessato di cospirare
e si sarà dimessa: Thiers sarà responsabile ed
avrà un fanatismo di veto limitatissimo, ma non
potrà difendere i suoi atti e rispondere dell'opera
sua. Egli non è nè presidente della Repubblica a
mo' di America, nè presidente del consiglio a mo'
d'Inghilterra: è un arlecchino francese. La petto-
ruta importanza del Comitato dei Trenta e del
partito conservatore si è esagerata, dappoiché il
suo avvenimento al potere è sembrato più proba-
bile. La morte dell'imperatore Napoleone, l'anni-
chilamento del bonapartismo, l'equivoco rinnovellato
della comica fusione, facilitano la ristanrazione
monarchica ; e perciò non debbesi dare quartiere
al partito radicale ed a Thiers, che se ne crede
l'agente mascherato. M.r Thiers si è burlato di
una maniera squisita della Commissione. Non vi
è stata quistione, in cui egli non siasi mostrato
tutto propenso al sacrifizio di sé, delle sue idee
della sua vecchia spcrienza — un Curzio allu quin-
ta potenza insomma! E la Commissione, a scara-
ventar giù articidi, ammendamenti, frasi a doppio
intento, distinzioni e sotto distinzioni alla bizanti,
na. Poi quando credeva aver raggiunto il segtio
paff! un'osservazione incidentale <li Thiers che ha
rovesciato l'edìfizio. E 1:> Commissione a ricomin-
ciare; e Thiers a gradire, poi disgradire, poi ad
accedere, poi a recedere, poi a consentire, poi a
dissentire, infine, dopo aver resa la Commissione
agli «jcchi della Francia odievole, ridicola, puerile,
r ha lasciata andare senza guida a produrre da
sola la bella sostanza cui forse demolirà domani,
o demolirà innanzi ali Assemblea e la nazione. In-
frattanto, come vanno, come andranno le co8e?Nè
più nè meno che come andarono: l'Assemblea di-
scute e dispone a modo suo; Thiers governa se-
condo il suo capo. Il dissenso divien scandaloso.
Thiers sacrifica un pupazzo detto ministro e ne
sostituisce un altro, che è più pupazzo del primo.
I] si va. Ma dove si va? a che si vuole andare?
Tutte queste incruenti scaramucce non han che
un fine: essere padr(me del governo per il mo-
mento in cui le nuove elezioni debbono aver luogo.
parrochi piudetti, che teneva in manoìil Narodni
List. Salutatici corte semente, benché egli fosse un
poco agitato, sedemmo. — Che è, don Luca, che
siete cosi commosso quest' oggi ? Uh ! — se sape-
ste che bella parte m' ha fatta il Nazionale, quel-
la perla di periodico bilingue.... Che mai?
narratemi. Come giorni fa vi dissi, il Nazionale
mi mandavamo gratuitamente, sebbene iterate
volte r avessi rifiutato, per ben due anni. Oggi
mi giunge fresco fresco, guardo qua e là e mi
cade r occhio sull' elenco degli associati che non
hanno soddisfatto .... mi capite .... peli' anno
187 .... e vi trovo il mio bravo nome e cogno-
me. Immaginatevi qual fu allora la mia sorpre-
sa. Il mio nome su pei giornali? in quella ma-
niera? Cosi s'ingannano le persone oneste e
dabbene? Si manda gratis, e poi si esige la con-
tribuzione? Uh! se mi trovassi in questo mo-
mento a Zara farei saltare in aria e Nazionale,
e tipografia e collaboratori et coetera ammalia
fino ad uno.—Si calmi, si calmi don Luca: sarà
uno sbaglio, mi creda, sarà uno sbaglio. Che
sbaglio d'Egitto! Se per me é uno sbaglio, che
sarà per don Lovre? che sarà per voi? — Oh!
che ci entriamo noi ? — Eccome ci entrate! Tene-
te quà il Narodni List: che cosa dice? hnadu
još piatiti za godinu 187... questi, questi, e
noi tutti e tre. In quell' istante non credeva a
(Nostri Carteggi particolari.)
Vienna, 8 febbraio.
{Cronaca della settimana.) La Camera dei de-
putati tenne ai 4 seduta, il suo ordine del giorno
era cosi magro che mi dispenso di comunicarvelo.
La decisione sovrana sovra il progetto della ri-
forma elettorale non fu ancora firmata. Da parec-
chi giorni il ministro Lasser giornalmente in lun-
ghe udienze informa S. M. sull' argomento della
riforma in discorso.
Gli Sloveni della Carniola hanno inviato all'im-
peratore un indirizzo contro la riforma elettorale,
e senza dubbio lo stesso subirà il destino toccato
a quello della società Fednota, presentato al mo-
narca dal conte Belcredi, che fu evaso ah aida.
Per comprendere il senso di questa evasione vi
osservo che le istanze presentate al sovrano ven-
gono evase in tre maniere. Se ricevono la grande
segnatura, il rispettivo ministro e obbligato di far
rapporto a S. M. sopra 1' affare di cui trattasi —
se ricevono la segnatura ab imperatore, in tal ca-
so al ministro è libero di riprodurre 1' affare a S.
M. — infine la terza evasione ab aula esprime la
volontà del sovrano di non volerne nulla sapere
dell' aff-are ed è rimesso ai ministro per uso di
uffizio. Fu pubblicamente constatato che l'indiriz-
zo presentato da Belcredi fu in questa ultima ma-
niera, ab aula, evasO;, locchè smentisce esuberan-
temente coloro, i quali pretendono che il sovrano
sia avversario dell'elezioni dirette.
Il tanto temuto giorno 2 febbraio, in cui dovea-
no aver luogo 100 meetings in Boemia, è passato
tranquillamente. In nessun luogo la popolazione si
è lasciata trascinare dai caporioni a dimostrare
contro la proibizione dei meetings ordiuata dalla
Luogotenenza di Praga.
Il ministero ha già dato le opportune disposi-
zioni per le prossime elezioni dirette di necessità,
che si verificheranno nella Carniola e in Tirolo, allo
scopo di menar qualche deputato costituzionale a
cnoprire i vuoti scanni lasciati nella Camera dai
deputati di quei paesi.
Negli ultimi giorni la giunta finanziaria della
Camera dei deputati s'occupò col quesito della re-
golazione dei salari degl'impiegati dello Stato.
Non ho voglia di annoiarvi colia descrizione
delle discussioni ch'ebbero luogo in argomento:
vi basti; sapere che l'originale ^progetto governa-
tivo, già pubblicato nel Dalmata, fu accettato con
lievi modificazioni. Il progetto governativo voleva
che al ministero fosse concesso il diritto di stabi-
lire mediante un' ordinanza il rango degl' impie-
gati, il comitato finanziario invece voleva che la
classificazione nel rango avesse luogo io seguito
ad una legge votata d' ambedue le Camere e san-
cita dal sovrano. Si devenne ad un compromesso
che gì' impiegati giudiziari, come pure in generale
tutti quegli impiegati le cui classi di diete dal, 31
me stesso; avrei preferito le mille volte d'es-
sere stato cieco. Dio mi perdoni! Scambiatesi
ancora due parole tra me e don Luca, questi
tutto furioso se ne parti incerto sul da farsi.
Io, al contrario, rìsolsi di portarmi a Zara, e
dritto dritto venire da te a raccontarti l'accadu-
tomi, e chiedere un consiglio da^'amico. Che te
ne pare? ...
Don A. A dirti la verità, la cosa ancora mi sem-
bra impossibile. Ma ti credo, nè potrei altrimen;
ti. E tu ora che pensi ? di sborsare i 10 fiorini
o no?
Don 1/. Io, per liberarmi da questa tentazione, li sbor-
serei anche subito, e glieli manderei mediante
la posta con due righe... mi capisci? Ma non
ho neppure un soldo, don Antonio mio, epperci^
avresti la bontà di imprestarmeli per alcuni gioì"'
ni fino a tanto ch'io tiri la solita paghetta?
Don A. Perchè no? volentieri, Quà, eccoteli, cala'
caldi (traendoU dal portamonete). Fa di spedir}
subito quest' oggi ; anzi ti consiglierei di portarli
tu in persona in quella officina, e dirvi duep^'
role degne di gente del loro conio.
Don M. Non dubitare. Lo f^uò. Addio!
Don A. Don Matteo- mio carissimo, a rivederci-
Ti aspetto a pranzo di ritorno. Cosi mi raccon-
terai come andò la bisogna.
41. lAM, m. Aimo xn.
Oondizibni d' Assaciazrone
Per Zata fior. 8 aaticipalamente, se-
mestre e trimestee in proporsmme.
Per r Impero Austro - Ungarico
- fior. 9; semestre fior. 4:50; tri-
mestre fior. 2:50.
Per gU Stati apparteaenti all' TJ-
nione postale fior. 12 all'anno
ffeinestre e trimestre in proporzione.
Per gli Stati non appartenenti
airUnione postale fior. 8 e di più
l'aumento delle spese postali, seme-
" stre e trimestre in proporzione. *
I pagamenti sì fanno in banconote austr.
oppure in moneta d'oro del paese.
Giornale politico, economico, letterario,
£s€e il mereoledii e il gabbato.
Le associazioni e gli inaporti di
Dare, in assegni postali, si
«iramministrazione del „Dali
Zara. Chi non respinge ilfogl
scruta r assoei^ione s'intent
binato per il trimestre susseguent
Le corrispondenze devono dirigersi
afirancattt esclusÌTamenté al Beda^re.
•Le lettere non affrancsate saranno re*
spinte. I comunicati si inseriscono al
prezzo di seldi 10 la linea. Avvisi ed
inserzioni a prem) moderno da con-
venirsi. Un numero separato costa s. 8.
Zara mag$;io.
L' orizzonte diviene ogni giorno più
fosco; la guerra che pareva limitata tra
la Eussia e la Turchia, minaccia già ora
di prendere maggiori proporzioni. Alla
dichiarazione d'indipendenza della Eu-
menia ed agli armamenti della Serbia,
pare voglia ora ten^ r dietro la dichia-
razione di guerra della Grecia, ad onta
degli sforzi dell' Inghilterra per impe-
dirla.
La Turchia la quale si vede in tal
guisa minacciata ed assalila da ogni
parte, ed abbandonata da tutti, cerca
la propria salvezza nel proclamare la
guerra santa, estrema e disperata ri-
sorsa, la quale senza salvarla inonderà
di sangue 1' Asia e 1' Europa facendo
subire inauditi disastri alla povera u-
manità.
Se r Oriente è scuro, 1' Occidente
non lo è meno. 11 colpo di stato in
Francia dà luogo ai più tetri presenti-
menti ; già si va vociferando d' un al-
leanza franco-russa a danno della Ger-
mania, e la comparsa di Bismarck a
Berlino ne avvalora le voci. L' aumento
delle guarnigioni nell' Alsazia e Lorena,
secondo ii Times, sarebbe la risposta
della Germania al colpo di stato del
governo francese; si parla ancora di
un corpo d' armata russo destinato a
sorvegliare 1' Austria dalla parte delia
Transilvania, quantunque i giornali in
generale si scatenino contro 1' Austria
pella dimostrata parzialità verso la Eus-
m a danno della Turchia, ora però si
sarebbero destati dei sospetti nei russi.
L'Inghilterra, intenta esclusivamente ai
propri interessi, egoisticamente attende,
nel caso di una generale conflagrazione,
d'impossessarsi di qualche altro punto
importante, che la renda padrona ed
arbitra più ancora di quanto lo sia og-
gidì di tutti i mari e passaci, per as-
sicurare meglio i suoi domini nell' A-
sia e nelle altre parti del mondo.
Una condizione di cose tanto tesa e
minacciosa forse iion si è mai avve-
rata nella storia come al presente.
L'incertezza ed il dubbio regnano so-
vrani, poiché furono condotte le cose
ad un punto che ogni potenza diffida
dall' altra e teme d' esser tradita. I trat-
tati e le alleanze non tengono, nè con-
tano più nulla, poiché, se il tornaconto
del momento Io richiede si stracciano
ed abbandonano^ per cui come disse
Moltke, ogni potenza deve pensare da
sé per la propria salvezza.
Questa è la situazione, situazione as-
sai oscura; atmosfera pregna di elet-
tricità la quale minaccia uragani e tem-
peste imprevedute, dopo le quali, non
si può ora conoscere, quale sarà il nuovo
ordine di cose che sarà per sorgere.
àPPEroiCE.
iesto 0 ""Pogleda na hmtskn
književnost ^od. 1876.,,
( Vigii ''Qbeor„ hr. 85-79 o. g.)
(Slijedi, vidi br. 40.>,
Kritičar nadalje pita koji je razlog što se
hryitske beletrisiickè novine malo čitaju a
èé§ée talijanske i njem^ačke. Ako se ne va-
ramo, nama se čini da je tome jedini uzpok
ito prave hrvatske beletristike nema. Ovdje
dakako dolazi odmà. bogat predmet za
našu kritiku o beletrističkoisn hrvatskom listu
"Yieneu„ predmet, koji sam po sebi zahtjeva
ibs^ posla, pa ćemo za to gft^dali da na svo-
jem mj<i§tu rečemo koju gasma, nepristrano ob
pvÀm Žali kritičar što befetrjstika uspr-
^ švsinii dosadašnjem nastojanja ne ide baš
jMjbòlje, i ima pravo ; ali se z č^uge strane
Jjiito vara kad misjr da se takotpni^zlu mpŽe
$8fno dfwkotìti dobrim f^
>1 se aaročito, ,t6j »Mriia j^f^CI^ W»,
ttzdamb se, našijem J^taéStaà ntMć. m tótìo
4 Zara regna V ordine.
Il Dalmata s'era proposto di non
spendere« parola per rispondere alle e-
spettorazioni del Costituzionale. Infatti
ad un giornale serio, persuaso e ge-
loso della sua dignità, non si addice
mettersi anche nel più indiretto con-
tatto con un' organo surto per servire
alle più m°-schine velleità, alle più
grette passioni, e ^diciamolo, alla più
sfrenata demenza. È ben naturale, che
il Costituzionale, si metterebbe a festa
quel giorno in cui uno dei nostri or-
gani rappresentanti la pubblica opi-
nione lo onorasse di due parole di
polemica — ma col Costituzionale, la
polemica è un' utopia ; esso non rap-
presenta nè un partito, né una ten-
denza d'onde potrebbe provenire un
bene al paese, esso è 1' organo delle
furibonde escandescenze di un Piperata,
r organo delle speculative cortigianerie
d'un Bozich, delle effemminate ciurmerle
d' un Petris, delle velleità incompati-
bili di due 0 tre malconsigliati nostri
concittadini; esso è 1' organo- di una ri-
stretta accozzaglia di malcontenti, di cui
la maggior parte fatta ormai più savia
e prudente, si volge indietro, vede dove
i Piperata i Bozich e i Petris volevano
trascinarli, e abbandona una via che li
avrebbe condotti alla vergogna, ed alla
disistima dei propri concittadini.
Ecco, perchè il Dalmxda rifugge per-
fino dalla sola idea di rispondere alle
malo prije spomenuli da kM aas béletri stike
u pravom smislu nema, i evo kako bismo mi
to dokazali. Prije svega nastme nekoliko pita-
nja: što je beletri stika? mòzé li ona u lite-
raturi zaozimati mjesto posve Modvisno od o-
stalijeh književnijeh struka? može li cvasti
kod naroda, koji nije dopr-o do svoje potpune
obrazovanosti ? ima li ona biti prvo literarno
polje na kojemu se književnici tog mladog na-
roda imaju baviti? ili je ona samo produkt
jedne izvorne narodne razvijene književnosti
iz koje crpi svoj postanak? Što se tičesame
riječi beletristika, mi držimo da joj posao ne
sastoji u ničem dragom nego u paljetkovanjtf
svega onoga što je već u prvijem literar-
nijem strukama bilo stvoreno i izmišljeno. Po
tome dolazi da ona sama po sebi ne može
sačinjavati posebnu neodvisnu granu u knji-
ževnosti, no je, tako rekuć, zadnji proizvod
književnog rada, pa nam se zato i čini da je
ne može biti ala> joj nema temelja u drugi-
jem književnijem strukama kao na pr. u epici,
u lirici, u histonji itd. S toga istbga razloj^
ona ne može rrasti kako treba }tód narodi'né
a mattjé kod ^aff'lemi d^as
OI^À:^ 80 ta''Ift mo^
žk béiétrìstika t. jl'^proze. Da mi
aeurilità ed alle mendacie del CostUu-
donale; e se esso oggi a malincuore
prende la penna e sì accolla ii nau-
seante compito di ricacciargli in gola
i suoi due ultimi articoli — Peggio
die a Sebenico — e — L' ordine regna a
Zara — lo fa allo scopo di constatare
come il Costituzionale coi frenetici ed
itterici suoi redattori non faccia altro
che mentire, e calunniare.
Il Costituzionale, ci favorisca una ri-
sposta. — Surse esso allo scopo di
riordinare i piccoli screzi, che sussi-
stevano nella nostra città? Il CoslUvr
zionale, non è al caso di asserire che
cosi nobile fine abbia deciso i suoi
redattori a pubblicarlo. Il Costituzionale
in tutti i suoi 12 numeri, gridò sempre da
trecca avvinazzata contro la persona del
podestà Trigari, eccitò gli animi all'odio,
tentò di accendere il fuoco della di-
scordia fra cittadini e cittadini, tra
questi ed i forestieri, e per riescire non
badò a mezzi, non ebbe ribrezzo di
mettersi a braccio di qualsiasi fara-
butto, prese in mano le armi le più
abbiette, le scagliò in mezzo al po-
polo, e facendo appello al patriotti-
smo. iniziava la guerra civile: — Ed
ora che il buon senso del popolo dì
Zara, visto d' onde s' ammucchiava il
turbine, accortosi che non erano suoi
compatriotti, non erano e non sono
figli di Zara, quelli che avevano ordito
trama così abominanda, ora che que-
sto popolo ricalcitrò di faccia al peri-
colo che lo minacciava in casa sua. e
colle più dignitose ma serie e catego-
riche dimostrazioni, insegnò a questi
messeri, che avevano mal scìelto il
campo delle loro truculenti operazioni,
e li ha consigliati a levare le tende,
ed a cercarsi altro posto, perchè Zara
ama la quiete, rispetta, ma vuol essere
rispettata ; ama il forestiero, ma esige
che esso corrisponda alla proverbiale sua
ospitalità; — per tutto ciò, ii Costihir
zionale che nel suo primo numero cre-
deva di venirci a suonare, e nel suo
numero duodicesimo s'accorge d' es-
sere stato suonato, grida che a Zara
siamo in piena anarchia, ohe a Zara
još nemamo proze osnovane na temelju naro-
dnom, to je istina koju i sam kritičar malo
dalje priznaje, i nemožemo pojmiti da bi se
proza mo^la pojaviti najprije a beletristici
gdje joj nikako ne može biti mjesto ako se
pazi na ona načela što smo malo prije spo-
menuli, i na zadaću samu beletristike. Ako
je prva svrha beletri stici da zabavlja čitatelj-
stvo, nije kud kamo da se uvjerimo da
se prva naša proza ima tu pojaviti. La-
sno ie Francuzima baviti se romanima i
novelama, jer je u njih gotova klasična lite-
ratura i to im je vrelo iz kojega mogu crpiti
izo})ilja, pa za to imaju gotovu i prozu. No
kako ćemo mi? Zar ćemo početi da pišemo
prvu našu prozu u romanima? Prvi naš poku-
ša! u toj struci imora da bude dakle, beletri
stika? Tu ti ga nema, i teško nama kad bi-
smo imali tako ^ajM)četi naš rad. Iz svega o-
voga dàkle što rekosmo, lasno je uvidjeti da
je u ovom pitanju naš kritičar stranputicom
išao.^ No ima svakako tu nešto i ogromnijega.
^ Čitaš li raspravu našeg teritičal-a ođ glave
do pete i štaneš li gam gobota raemižfjati, kakvo
on ntéelo flébi sti^of ir oBoj tispravi, t s
eteđilt« ^ til^Tljati 0 Icidttl-
vmjétn proizvodima, neće t e* tókako UtejSii
si ripetono sù più ampia scala i di-
sordini di Sebenico, che l'autorità dor-
me, e persino che là nel sacrario della
giustizia si chiudono le orecchie, e non
si dà ascolto alle accuse portate dai
tanti infelici percossi, feriti, uccisi, %
via avanti. Buffoni!
Né per il Dalmata, né per Zara vale
la pena a dimostrare ohe le accuse
che sù di essa scagliano i Piperata, i
Bozich, ecc. sono vili menzogne. L'opi-
nione pubblica è quella che giudica
appunto sulla verità dei fatti — U
mata e Zara con esso non hanno biso-
gno d'invocare la carità della Daiwwwia
Cattolica a confermare le bugiarde as-
serzioni dei Piperata e dei Bozich, e la
Dalmazia Cattolica è troppo onesta per
farsi insolidale delle birbanterie del
Coslituzionàle. A Zara si pubblicano ben
sei periodici; nessuno oltre il Costituzio-
nale intravide V anarchia e il disordine
nelia nostra città, quel Costituzionale ohe
oggi vorrebbe smettere la cappa del-
l' istrione, e presentarsi in piazza colla
palma del martirio inumano al Pipe-
rata, al Bozich, al Petris, a queste tre
inclite personalità che a loro bell'agio sco-
razzano Zara, vanno dove loro pare e
piace senza che nessuno si pensi nemme-
no a guardarli di sghimbescio, e sì, che
tutti se lo sanno, che specialmente questi
incliti furono e sono i primi fra i pochi
buoni amici della nostra città e dei no-
stri uomini. E' ridicola per non dire
insensata la pretesa del Costituzionale,
che il Narodni-List, 1' Avvisatore Dal-
moto, la Dalmazia Cattolica si mettano
a gridare all' anarchia, al disordine che
secondo esso regnano a Zara.
Ci vuole la più bassa spudoratezza
a pensare che tutti gli uomini siano
corrotti e perversi, che gli onesti tran-
sigere possano coH'onore. colla morale,
per calunniare una città a buon dritto co-
nosciuta per gentile ed ospitaliera. Il
CostiiMziontde non ha che un solo con-
fratello di cui esso segue la morale,
e dirige la sua esistenza secondo i
di lui principi e da esso solo può do-
mandare conferme alle sue calunnie.
— Il Costituzionale non può farla
razebereè ništa. U golom nabriyanju književni-
jeh djela ne vodi ga jedna glavna misao, kri-
tika mu nije nadahnuta jednom mišlju koja
bi mogla dobrijem plodom uroditi po opeu
književnu stvar. Nije toliko dosta bilo spome-
nuti književni rad i kritikovati svako pojedino
djelo, što je ugledalo svijet tečajem prošle go-
dine; koliko je trebalo istaknuti opširno i po-
tanke, kojega se načela moraju držati naši spi-
satelji u knjjževnosti, a »0 svekoliko s jedinog
razloga što liječnika ide ne samo označiti bo-
lest, nego takogjer i odrediti lijek koji će tu
bolest ukinuti. Svakako, mislilo se o tom i
raspravljalo koliko se hoće, treba na-
{K)kon priznati da te to danas glavna naša
šteta što ne slqedimo svikoHci i Srbi i Hrvati
. jedno te isto nafelo, nego se Srbi drže one sjajne
' isUne Vnkovft ** piši kako puk govori „ a IHr-
vati »asiiprot minte da danas može biti u
književnosti kao Sto je bilo za iremena du-
brovačkog književaog diletantizma. Kakvo ima
biti to načelo što moramo slijediti, o tom ćemo
k^u malo kaŠĐje prozboriti; u toHko sadavi-
gjimo Što Daš kritičar^j^ovon o "Vijencu.«
U raspravi o "Yienca„ uéiiiilo oam «e j«
^ ako i slj« M kritičar zaneasa. m ti
bene alla , propria patria ed ai propri
figliuoli, e voi lì vedrete torniti di una
flessibilità prodigiosa, e cosi servili da
disgradare un famulo del Sant' Ufficio.
Padroni solo di gridare contro tutto
ciò che sa d'italiano, o, bottoli rin-
ghiosi, abbaiare tuttodì contro la no-
stra coltura, contro la nostra civiltà,
ali' ombra della quale i loro tiranni
hanno dimenticato l'avito codino per
la zazzerra alla Ralìaelo. Padroni solo
di andare a fiutare negl' ultimi recessi
dei loro avversari, se mai una parola,
un foglio, un libro possa loro offrire
occasione di architettare una bassa de-
lazione, da deporsi, debito di gratitu-
dine, ai piedi dei loro Eobespierrès.
Oh no, giovani padri di famiglia, che
per dare da mangiare ai vostri figliuoli
avete dovuto scendere sino a fare
ammanuensi, non invidiate il pane a
quei disgraziati, che non possono dire
quello che pensano, e che solo hanno
libertà di sciogliere il freno alle più"
turpi passioni, alla denigrazione ed alla
calunnia. Nè essi sarebbero mai stati
nulla, so il governo non li avesse messi
in evidenza. Un bel mattino il governo
si svegliò coir idea che qui da noi ci
fossero ^QgV irredenti ; e quest' idea, ri-
cantatagli in tutti i tuoni dai nostri
avversari, ha finito col prtnder corpo.
Ed allora si pensò di battere gì' irre-
denti immaginati col mazzapicchio slavo,
come in altre provincie col mazzapic-
chio d' altra nazione. E qui s' avverò
la fiaba dell' usignuolo e del flauto. I
nostri avversari credettero di essere
essi i fustigatori ; e non s' accorsero di
farla da semplice istrumento in mano
di alcuni furbi politicanti, che li a-
vrebbero gettati nel fuoco, quando non
fossero più stati all' uopo confacenti.
E che si limitassero a farla da Ci-
ceroni a casa loro ; no, essi hanno bi-
sofijno di nri oarnijo i»iii larffo. Dalla
Dalmazia una volta essi ci mandavano
in Istria; ora hanno scoperto che an-
che quel paese è di loro pertinenza.
Non basta : hanno trovato che Trieste
e Gorizia e torse ancora qualche altra
terra, aspettaj i loro apostoli, appor-
tatori di civiltà e di lolleratjza evan-
gelica.
Infatti negli ultimi sproloqui del sul-
lodato Corano avrete Ietto dei magni-
fici articoli di rivendicato diritto, scritti
nel più puro croato, ad uso e conforto
dei suoi affigliati. E senza ricordarsi
che r elemento italiano di Trieste e del
litorale colla stampa e col deiiaro com-
battè per la liberazione degli slavi in
Oriente, ora il Narodni List, che in
fatto di gratitudine potrebbe dare cento
punti a tutti i galantuomini di questo
mondo, disconosce quel!' elemento, lo
vuole soppresso, e miracolosamente,
come alle nozze di Cana, cangiato in
sloveno ! Questa, capite, questa la è
così marchiana, da fare rivoltare lo
stomaco ! E pensare cht^ hanno biso-
gno di farsi potare gli ulivi da gente,
che parlano l'italiano !
Cronaca parlamentare.
Seduta 2 ajìrilt.
La Camera dei Signori comunica le delibe-
razioni prese sui progetti di legge per l'istitu-
zione di un fedecomesso Potocki, ed uno
Thurn-Hohenstein.
I segretari preleggono le petizioni, e poi si
passa air ordine del giorno.
II progetto peli' alienazione di beni dema-
niali si passa al comitato finanziario. Si con-
tinua indi la discussione generale sul pre-
ventivo.
Dr. Menyer. Fino ad ora parlarono contro
il bilancio gli ultramontani tirolesi, i czechi
moravi, e tutti quelli che alla politica di oc-
cupazione sono la causa dello sbilancio. Pole-
mizza contro il deputato Dipauli che erronea-
mente calcola la rendita austriaca all'8 e 4
per 100, ed accusò gl'impiegati senza addurre
prove, mentre il governo non può provare
che essi non abbiano commesso ciò di cui
sono ineolpati non potendo provarsi fatti ne-
gativi. Il deputato Vurm accusò gì' impiegati
d'intenzioni ostili allo Stato. Le attuali condi-
zioni si caratterizzano col servilismo verso
V alto, e colla denunzia verso il basso. Gli
avversari che approvarono la politica di oc-
cupazione non possono parlare contro il bi-
lancio; quelli che hanno combattuto quella
politica la approveranno senza voler esprimere
con ciò un voto di fiducia. Essi però atten-
dono che il governo indichi i mezzi per ri-
mediare al deficit. — Si credeva che collo
scioglimento della questione orientale saranno
attirati nella nostra cerchia economico-indu-
striale i paesi del mezzogiorno — ciò non è
avvenuto. Nell'esportazione del grano, come i
prodotti forestali, resta indietro all'esportazione
degli altri stati ^e specialmente dfill' America.
In quella del ferro, lana e seta è pericolosa
egualmente la concorrenza ^americana, e co-
mincia a diventarlo perfino la giapponese.
Questo insieme alla questione monetaria è la
causa dell'odierna crisi, e quando si parla di
più gravi imposte, si deve prima riflettere che
le attuali sono il quintuplo e perfino il sestu-
plo degli altri Stati ; e quindi ogni ulteriore
aumento distruge la rendita nazionale. La
fondiaria imporla in Prussia il 10 per 100,
in Austria il 26; il casatico è in Prussia dal
2 al 4 per 100, In Austria egualmente il 26.
I monopoli aggravano in Austria ogni abitante
con f. 2:52, in Prussia con 32 soldi; pel con-
sumo contribuisce ognuno in Austria f. 2:73,
in Prussia 1:98. Un' aumento potrebbe essere
quindi un pericoloso esperimento, e noi stia-
mo di fronte al dilemma: od aumentare le
imposte dirette ed indirette e provocare una
crisi nella proprietà ed una pericolosa concor--
renza industriale; o dobbiamo rinunziare al-
l'onore di mant«5nere il credito dello Stato.
Non si otterrà però un miglioramento senza
una riforma elettorale. Coli' attuale composi-
zione del parlamento, inoltre si sa che il go-
verno tutto può ottenere. Appiezza il grande
possesso, ma il suo "posto è nella Camera di
Signori. Colla riforma il grande possesso do-
vrebbe conservare il suo numero di deputati,
quello però della città e dei comuni foresi
dovrebbe essere aumentato di un terzo. Anche
la costituzione delle delegazioni dovrebbe es-
sere modificata.
Ministro delle finanze de Pretis. Polemizza
contro il deputato IDipauli pelle sue accuse
contro gl'impiegati. É possibile che avversgano
errori, ma il ministro eccitò sempre i deputati
a parteciprgii i colpevoli e saraono mniu ;
eccita quindi il deputato Dipauli, a 'ùabihye i
fatti ai quali crede di poter btóare le sue
accuse, e se risulteranno veri, i rispettivi im-
piegati saranno puniti, in caso contrario re-
sterà che il deputato Dipauli avrà elevato ac-
cuse contro impiegati, senza nominarli, ed in
modo non conforme al vero. — Passando poi
al preventivo, essere stato replicatamente ac-
centuato l'enorme aumento del nostro debito
pubblico e dei relativi iuterespi ; e che tali
interessi assorbono il 30 per 100 delle com-
plessive nostra rendite, a ciò risponde che in
Francia gl'interessi del debito pubblico rap-
presenta il 40 per 100, ed in Italia il 45
delie complessive rendite. Parlandosi del de-
bito non basta rilevare la cifra dello stesso e
degl'interessi, ma conviene vedere; Se si pos-
sono pagare tali interessi? Perchè fu fatto il
debito? Come si presentano le condizioni eco-
nomiche con tale straordinario peso? Ricorda
inoltre che lo Stato dal 1869 ammortizzò 179
milioni di debito, emettendo rendita, che di-
spendiò 100 milioni in costruzioni di ferrovie
delio Stato; 177 milioni in sovvenzioni a fer-
rovie, e 91 milioni in altri lavori pubblici.
Nel giudicare la generale situazione finan-
ziaria si deve esaminare se lo Stato che già
nel 1868 avea un forte debito, ed ora lo ha
maggiore, si trova aver diminuita ed aumen-
tata la sua capacità steurale. Ricorda prima
che se si fa un confronto fra l'esecuzioni reali
e mobiliari coi così detti mezzi esecutivi per-
sonali, la proporzione della prima è minima,
ciò che dimostra che il rigore nella riscos-
sione delle imposte dou nra poi così grave
come lo s'i rappresenta. Fa poi un confronto
fra la competenza steurale ed i pagamenti nei
due quinquenii dal 1868 al 1872 e dal 1873
al 1877, e viene alla conclusione che nell'ul-
timo quinquennio si vede aumentare da anno
in anno di 10 milioni, ed i pagamenti egual-
mente aumentano di 10 milioni. Ciò non si
può attribuire ad una ligorosc amministrazio-
ne, ma ad un progresso economico. La fon-
diaria restò inalterata. Invece il numero delle
case soggetta al casatico classificatorio nel
secondo quinquenio aumentò di 96506, e quelle
sottoposte al fassionale di 26438. Il reddito
netto delle pigiooi nelle città aumento dai 42
ai 53 milioni e nelle campagne dai 23 ai 30
milioni. Gli obbligati all'imposta industria nel
1877 sono aumentati a 41529 in confronto al
1872, e quelli degli obbligati all'imposta ren-
dita di 46428. Gl'introiti delle imposte dirette
dell'anno 1878 aumentarono di 1.285,950 in
confronto al 1877 e l'imposta rendita aumentò
dei 7 per 100 Da tali dati crede di poter
dedune che un giudizio aflatto pessimista
sullu nostra situazione economica, non è punto
giustificato. Anche nelle imposte indirette l'in-
troito aumentò nel quinquenio detto della sta-
gnazione di circa 31 milioni. In riguardo a
questo anzi constata che il consumo del ta-
bacco nel primo periodo era in termine medio
di 48 milioni di fiorini, e nel secondo di 59,
con un aumento quindi di 10 milioni; e che
se fosse vero, come si sostiene, che le condi-
zioni economiche sono tanto cattive, e che le
rendite diminuirono, la popolazione non spen-
derebbe somma così enorme per un simile
articolo. Tale fatto dimostra anzi che la po-
tenza steurale si aumentò, e che le spese fatte
dallo Stato nei detti periodi per mezzi di co-
municazione, per l'istruzione e simili non ri-
masero senza fruito. Non vuole perciò con-
cludere l'oratore che egli veda tutto rosso e
non conosca la giavità della situazione; e con-
viene anzi che non si possa continuare sulla
via ora seguita, e «-he sì debba porre un li-
mite al continuo far debiti; il credito] non è
soltanto questione finanziaria, ma anche di
potenza. Si domanda unicamente se tale scopo
potrà esser raggiunto? L'oratore lo crede: ove
tutti i fattori saranno penetrati dalla convin-
zione che il principale, anzi l'unico loro com-
pito si è il raggiungimento di tale scopo. I
mezzi per ottenerlo sono il risparmio e 1' au-
mento delle rendite. Quanto al primo espone.
Che ancora nell' ultima espositiva finanziaria
egli espresse la speranza che l'equilibrio fi-
nanziario potrà essere ristabilito nel prossimo
decennio; da quell'epoca le circostanze si can-
giarono è vero in seguito ai recenti avveni-
menti, questi però difficoltarono, ma non re-
sero impossibile il compito. Pose allora in
prospeUiva che nei prossimi anni diminuirà
1' ammortizzazione del debito dello Stato, e
quindi non si avrà un aumento d' interessi
come negli anni decorsi; che la costruzione
del porto di Trieste va alla sua fine; e le
monumentali costruzioni che furono imprese
sono qutjsi ultimate; che altri risparmi si po-
tranno ottenere col sollecitare i lavori pella
regolazione delle imposte; che il governo è
seriamente impegnato a conseguire risparmi,
un'apposita commissione si occupa di tale
argomento, nell' anno passato furono rispar-
miati 5 milioni; e nelle spese del corrente 2
milioni, il lavoro della commissione continua,
deve però esser sincero, e confessa che grandi
ulteriori risparmi non sono da sperarsi. Nella
discussione si accentuò il gran numero d'im-
piegaU, ed al forti appuntamenti. Quanto al
numero crede che poche riduzioni si potranno
fare, alcuni singoli posti potranno essere di-
minuiti, e tutti i ministeri lo faranno di volta
in volta ove si presenti il caso, grandi spe-
ranze su ciò non si possono però basare.
Quanto agli appuntamenti osserva, che nel
1873 quando essi furono stabiliti, egli era
già d'avviso che si andava troppo oltre; ri-
tiene però ,che non si possono ledere diritti
acquisiti. E per altro d' avviso che si possa
ottenere qualche risparmio regolando gli ap-
puntamenti delle classi più basse, cioè degl'
appuntamenti adetti ai posti di prima nomina.
Quando furono determinati quegli appuntamenti
si partì dal principio di equiparare la condi-
zione degl'impiegati dello Stato a quelli delle
società private. Attualmente però le condizioni
dei primi sono molto più vantaggiose dei se-
condi, e si potrebbe quindi adottare una di-
miuuzione senza ledere diritti di già acquisiti ; e
nel forte numero degl' impiegati di tale cate-
goria la somma che si risparmierebbe nel
complesso sarebbe rilevante. Un' altro incon-
veniente che si lamenta si è quello delle pen-
sioni, crede che le pensioni non continueranno
nelle attuali proporzioni, e che col tempo si
avrà una diminuzione in tale spesa. Deplora
però she nell'anno 1873 il comitato non ab-
bia accolta la sua proposta di trattenere agli
impiegati pel fondo di pensione una parte
dell' aumento allora accordato, e ritiene che a
tale misura si dovrà giungere. Accenna poi
all'utilità di una maggiore concentrazione nel-
l'amministrazione, diminuen lo il dualismo fra
l'amministrazione dello Stato e l'autonoma. Si
accenna per ultimo all'amministrazione militare
e da molte parti si sostenne ^la necessità di
fare risparmi in tali spese. É d' avviso però
che nel e attuali circostanze d'Europa nessuno
potrebbe esigere che per riguardi finanziari
si indebolisca la forza militare dell' Impero.
Tuttavia si deve studiare se sono possibili
anche in tal ramo risparmi con riguardo alla
suespressa condizione. Riguardo all' aumento
delle rendite non erede cne siano esaurite le
nostre sorgenti. Fin dal 1868 il suo prede-
cessore dr. Brestel avea annunziata una gene-
rale riforma delle imposte, e presentati i re-
lativi progetti. Sono dieci anni che si discute,
ma nulla fu fatto ancora. La legge sulla re-
golazione dell' imposta fondiaria è entrata in
attività e spera che in due anni sarà eseguita,
su tutte le altre nulla fu fatto. Si accusa un
forte aggravio, e tale lagno sotto parecchi a-
spetti è giusto. L' attuale legge sull' imposta
rendita deve dar motivo a questi lagni; ma
a lato di quelli che si lagnano si trovano
molti che da quella legge sono favoriti, ed è
naturale che questi facciano un' opposizione
passiva alla riforma. Quella riforma è però
necessaria non sotto il riguardo finanziario,
ma anche nell'interesse della giustizia sociale.
A lagnarsi di una gravezza dell'imposta hanno
diritto i contribuenti dell' imposta rendita,
quelli però che realmente la pagano, e non
quelli che dovrebbero esser assoggettati alla
stessa, mentre di questi pochi sono ,colpiti
con proporzione giusta, e molti nulla affatto.
Colpiti gravemente sono quelli che sono te-
nuti ad un pubblico resoconto e quindi le
società. Quanto alle altre imposte il.possessore
fondiario, il possessore di mobili, il piccolo
industriante pagano realmente la giusta com-
petenza. Eccettuate però queste classi ascen-
dendo, si trova una quantità di persone che
con ragione od a torto nulla pagano od as-
sai poco. Da tutto il capitale mobile, da
tutta la '-eale rendita lo Stato nulla riceve. Questa
condizione deve esser riformata, ciò sta nel-
l'interesse della morale e della giustizia. E per-
ciò r oratore propugnò sempre l'imposta per-
sonale di rendita; diede tanto peso alla stessa,
e la ritiene assolutamente necessaria, primie-
ramente onde distribuire con giustizia la con-
tribuzione dovuta allo Stato, e secondariamente
per aumentare la rendita. Anche relativamente
alle imposte indirette già dal suo predecessore
dr. Brestel fu iniziata la riforma, in dieci anni
però nulla fu fatto, ed appena nell' anno de-
corso fu regolata l'imposta sugli spiriti e sullo
zucchero, ciò però crebbe imperfettamente,
poiché mentre l'imposta sullo zucchero dà alla
Francia una rendita di 160 milioni, Jed in
Germania 60 milioni di franchi, in Austria
fino all'anno 1867 nulla rendeva, ed anche la
rendita avuta nell' anno 1868 sta molto al di
sotto di una giusta proporzione. Conviene che
bisogna aver inoltre riguardo verso un' indu-
stria tanto importante, ma ritiene che si possa
trovare il modo di aumentare considerevol-
mente quella rendita, e diminuire il deficit
senza danneggiare l'industria. I dazi furono
votati, ma in misure, come ritiene troppo
basse, e crede che se oggi dovrebbe esser
votato il dazio sul petrolio, dopo le fatte e-
sperienze, la maggioranza della Càmera, sa-
rebbe persuasa che si può stabilire un più
forte dazio senza portare danno alla classe
povera. Si parlò contro l'imposta sul consumo,
la teoria si pronunziò sempre pella stessa, ma
la pratica la trovò invece utile, ed in oggi
tutti gii Stati la considerano il miglior sistema,
come quello che riesce il meno pesante
popolazione. Noi pure non possiamo rifiutf.rtì
i principii introdotti dagli altri Stati i quah
appunto nel consumo e nelle imposte indirette
cercano il maggior reddito. L' Italia è un u-
tile esempio. Essa in questo riguardo adottò
una politica molto prudente, e che si mostrò
molto utile. Impore gravissime imposte dirette,
ed ora si trova nella felice condizione di po-
ter pensare alla loro diminuzione. La stessa
via deve seguire anche l'Austria, e cercare
nelle imposte sul consumo e nel campo delle
competenza il maggior reddito allo scopo u-
nico di ristabilire l'equilibrio finanziario. Ri-
tiene che il dovere d'ogni futuro governo sarà
di presentarti al nuovo parlamento con un
programma certo, col quale se anche non su-
bito, nel primo o nel secondo anno, ma in
breve si giunga ad ottenere tale equilibrio.
— Questi mezzi ci conduranno : Risparmi
in tuiti i rami e quanto più possibile solleciti;
riforma steurale, e specialmente mediante atti-
vazione dell' imposta personale di rendita, la
regolazione delle imposte indirette. Eccita
quindi i deputati a presentarsi agli elettori e
persuaderli della necessità d' un aumento delle
imposte nello scopo di conseguire l'equibbrio
finanziario, scopo che presto sarà raggiunto,
e che porterà la prosperità nello Stato. Rac-
comanda quindi di passare alla discussione
speciale.
Dr. Oeh. Polemizza contro il deputato
Menger che attribuisce là responsabilità del
deficit ai sostenitori della politica di occupa-
zione. La causa del deficit si è la falsa poli-
tica interna che si volle seguire. Quando que-
sta politica sarà cangiata saranno possibili 1
miglioramenti accennati dal ministro di fi-
nanza. Nella speranza pertanto di un più pro-
spera avvenire voterà perchè si passi alla di-
scussione speciale.
D.r Haase. Ciò che fa danno alla patria
non sono i partiti e le loro contese, ma il
modo e la forma come si contende. Triplice
è il metodo di tala lotta per parte del partito
avversario. Primieramente si attribuisce al
partito costituzionale la responsabilità di tutti
i danni; secondariamente si nega, si dimen-
tica, 0 si falsa il bene che quel partito fece ;
e terzo si adotta il sistema della calunnia:
Calumniare audacter, semper aliquid haeret.
Coll'accusare di sentimenti ostili allo Stato,
di intenzioni di alto tradimento, di veleità di
annessione alla Prussia intere provincie, una
gran parte della popolazione, e le stesse pub-
bliche autorità, non si giova alla patria.
Dr. Vincentini. Si lagna ohe nel Goriziano
e nel Triestino sia stata introdotta la lingua
Ur. 56. ZAEAf Mercoledì 13 LugHo ; • • kk ìLJJj: —j. sxLìLLL-'ir - ^ v - r r l •>. a
Condizioni d' Associazione*
P«r. Zara fior. 8 anticipatamente, se-
mestre e trimestre in proporzione.
Perl'lmpero Austro»Ungniloo fior.
9; semestre tior. 4:50 trimestre
tìor. 2:50.
Per gli Stati appartenenti all'U-
nione postale fior. 12 all' anno
semestri» e trimestre in proporzione.
Ter gli Stati non appartenenti
all'Bilione postale fior, 8 e di più
1' aumento delle spese postali, ..seme-
stre e trimestre in proporzióne.
I pagamenti si fanno in banconote austr.
oppure in moneta d' oro del paese.
Giornale politico, economico, letterario.
E sce il mercoledì e il sabbato.
he associazioni e gli importi di
naro, in assegni postali, si dirig-
ali* amministrazione del «Dalmata« in
Zara.; Chi non respinge U foglio dopo
scaduta T associazione s'intende ob-
bligato, per il trimestre susseguii te.
Le corrispondenze devono dirigersi
affrancate esclusivamente al Redattore.
Le lettere non affrancate saranno re-
spinte. I comunicati si inseriscono al
prezzo di soldi 10 la linea. Avvisi ed
insei zioni a prezzo moderato da conve-
nirsi. Un numero separato costa s. 10.
I manoscritti non §i restituiscono.
Zara 13 luglio.
L'ufficioso FremdenblaU nel suo pri-
mo Vienna parla dello querimonie tur-
che che Ri fanno udire a Costantinopoli.
I turchi e i loro amici prorompono in
amare grida di dolore per l'ingiustizia
usata alla Porta. I lamenti sono al-
trettanto vecchi quanta le minaccie.
Ogni qualvolta l' Europa ricordò alla
Turchia che nel proprio interesse era
giuocoforza si risolvesse a fare dei sa-
crifici, questa si appellò- al sentimento
di giustizia ed alla paura dell' Europa,
calcolando sulla reciproca gelosia delle
potenze. Non si può però negare che
in qualche maniera il lamento sia giu-
stificato. Riesce dura ad un impero il
dover cedere due- provincie ad un com-
petitore senza por mano alle armi, e
non devesi dimenticare altresì che vi
è molto di vero nel sostenere essere
ingiusto il rammentare alla Turchia
sola 1' adempimento degli obblighi as-
sunti nel trattato di Berlino, Del'resto
i lamenti e le minaccie non avranno
nessun valore sulle risoluzioni delle
potenze. Dopo che l'Earopa si è deter-
minata ad interporre la sua mediazione
se ne dovranno »trarre altresì le con-
seguenze delle decisioni prese dalla
conferenza. L'organo suddetto conclude:
Se in Costantinopoli si vuol accettare
una politica suicida allora non si ot-
terrà altra cosa che quella di obbligare
le potenze conservatrici a considerare
sotto tutt'altro punto jdi vista di quelio
dell' impero degli osmani i tentativi di
riorganizzazione nella situazione della
penisola balcana.
La Deutsche Zeitung di Vienna trat-
tando nuovamente dell'amnistia e dei
decreti di marzo scrive: Se l'amnistia
fosse respinta dal Senato per la se-
conda volta altererebbe tale decisione
in qualche modo la repubblica? L'o-
diato Gambetta sarebbe sconfitto ? Non
ricadrebbe come odio sul capo dei loro
autori? Gambetta ha già riportato vit-
toria; il suo capo è circondato dall'au-
reola popolare per aver voluto l'amni-
stia ed averla* virilmente sostenuta.
Questo favore popolare non potranno
rapirglielo nè i Dufaure, nè i
Simon, essi si attireranno tutto al più
l'odiò del popolo. ' :
Anche il ministèro Freyòinet sarà
difficilmente costretto a ritirarsi per
questo conflitto, e nel caso che si ri-
trasse Grévy sceglierebbe da ultimo J
Simon ed i Duf&ure per dirigere la
Francia tutt' al più chiamerebbe Gam-
betta, o se questi non lo credesse op-
portuno si rivolgerebbe a Brisson per
la formazione del gabinetto.
Anche la lotta cogli ordini religiosi
sarà difficilmente di danno alia libertà.
Gli ultramontani si sono scagliati con
tutte le loro forze contro la repubblica,
ma il papato non realizzerà mai le sue
minaccie; egli non la romperà giam-
mai colla Francia, con quella sua "più
vecchia figlia della Chiesa,,, che nel
medio evo già difese energicamente il
suo diritto gallico di fronte al Vaticano.
In ogni modo la repubblica è oggi tanto
forte da non temere la lotta coi veri
suoi oppositori. La forza di questa re-
pubblica basa sulla pace, l'ordine e il
benessere materiale, e sulla piazza delia
Bastiglia non vi saranno affamate masse
giubilanti, che hanno rotto al momento
le loro catene ; là solennizzerà la festa
un popolo felice, libero e ricco.
UN' ESQUBSIONE IN PALESTINA.
(Cont. e fiflfi vedi nr. 58).
La terza ohe doveva essere la più bella, è
•quella .di Abramo. Era formata di una gran
camera éntro la montagne e nel centro vi si
era eretto il mausoleo; è quadra e termina
in piramide. Dicesi che tosse la tomba sua e
di sua famiglia. Ora un lato delia stanza più
non esiste e con essa il tetto naturale e lo
spazio tra il mausoleo e le tre pareti che ri-
mangono sono riempiti di tombe odierne sem-
ài intende di ebrei.
Vidi il Monte Oli veto, luogo prediletto a
Gesù. Vi sono due convenìi, chiese e mo-
GLl IMPIEGATI POLITICI.
Se siamo bene informati, e riteniamo
di esserlo, un certo malumore serpeg-
gierebbe tra le fila degli impiegati po-
litici della Dalmazia, pella circostanza
specialmente che da qualche tempo ri-
tenevano si procedesse al cuoprimento
dei posti rimasti vacanti.
Il fatto è certo, che mentre alla Luo-
gotenza dalmata le condizioni del per-
sonale sono tali, che (cosa che presso
altre Luogotenenze crediamo giammai si
sia avverata) esiste un Dipartimento
importante, il quale da oltre un'anno
non ha veduto nè un consigliere nè
un segretario, vi sono vari pošti va-
canti da lunghissimo tempo i qijali
non vennero posti in concorrenza, ed
altri che non vennero peranco con-
feriti, quantunque per alcuni già da
un'anno sia spirato il relativo' con-
Priraa di salire a quello si visita l'orto di
Getsemani, ove egli discuteva e arringava i
discepoli. Appartiene alla chiesa latina e fa
chiuso con muro a spese di una.rMfg/^pa-
gnuòla. E tenuto atamirabilmeàte e ti sono
degli olivi venerabili per vetustà. Vicino all'or-
to vi è la chiesa di Mafia, e la di lei tomba,
o per meglio dire la chiesa, fu fabbricata in
quel luogo perchè si crede che lì fosse sotterrata.
Sempre nella valle di Giosafat, lasciando i
sepolcri, siede l'antica Siloe ; non si vede che
casupole turche (che soli turchi vi abitano),
erette sopra avanzi di stupènde opere. — Il
Cedron che non fa da fiume se non per rac-
cogliere le acque di questa valle le deposita
ora in grandi pozzi al di là di Siloe, che
Servono nell'estate a dare l'acqua a Gerusa-
lemme, la quale ne è scarsissima. Ai tèmpi
di Salomone ciò non accadeva. Egli |vea for-
inato delle granii vasche a due ore 'da Ge-
rusalemme sulla balza degli altipiani dei
grandi monti dèlia Giudea, che raccoglie-
ranno più del necessario di acqua e per ap-
positi canali scavati nei massi la portavano
nelle fontane della città. Esistono tuttora parte
di queste vasche, che portano sempre il suo
-pome : sono opera titanica. Bastono pure gli
avahži dei condotti. Mi dfccjftò. che i taciti
tritassero rdi ristabilire cbBfjfgtti, ma al
kfclftft fnafiètó t ijuatoinii^ -
PéPÌmi«tìÉéttóntìiiè/ ti
cq£so, Ai tem^i che corrono, in cui
rattissime sono le vacanze, pelle circo-
stanze specfflteeate ohe una legge re-
cente ha s*pt*to ingegnosamente pre-
valersi di' tiri ' talismano per rendere
é|p e ffes^i ; mpltl Vete^ni, che sotto
allji cirei^Ungiei^roitestaii^o mille ac-
ciacchi già si sarebbero, fitiratj daj
servizio, è cosa che può'dirsi addirit-
tura crudele il far attendere per tanto
te^f>o senza alcun motivo la meritata
proporzione ad impiegati, i quali da
aaìn ed anni la sospirano. E questo
stata di cose deve mortificare tanto più
gli Interessati, inquantochè è pur troppo
noto,' che quando trattasi di certi pro-
tetti,; di certi predestinati allora non si
attende nemmeno che un posto rimanga
vacante, ina per essi si procurano, si
creano i posti. Coloro che sono assisi
nell'Olimpo governiale dovrebbero pur
riflettere che se tanto poco cuore essi
dimostrano por coloro con cui si at-
trovano a giornaliero contatto, e che
in sostanza devono impiegare la loro
forza per strascinare con essi un mede-
simo carro, la turba degli amministrati
dovrà pur temere che l'interesse e l'af-
fetto per essi sia ancora minore.
Non si occupano i posti per econo-
mia-forse? Buon Dio che malintesa, e-
conomia è mai quella di rendere mal-
contenti e sfiduciati i propri subalterni,
perchè alla fine dell'anno si possa di-
sporre di qualche centinaio di fiorini
di sopravanzo nel fondo relativo. E-
conomie sarebbero da farsi in molte
cose, incominciando da certe commis-
sioni che sembra debbano durare in
eterno, e terminando con certi impie-
gati di lusso che vengono in Dalmazia
per far carriera bordeggiando — ma e-
conomie che si vogliono fare col ter-
giversare nell'accordare le sospirate
promozioni ad impiegati che se le sono
meritate colle proprie fatiche, — que-
ste economie, diciamo il vero, ci sem-
brano pei lo meno strane e pel fatto,
tutto sommate, devono essere anche
poco economiche.
I E giacché siamo a parlare di questo
argomento, crediamo di esprimere al
governo provinciale della Dalmazia,
fedeli interpreti dell'opinione pubblica,
dirò che sul monte Sion, dove erano i palazzi
di David, i turchi mostrano una tomba, che
essi dicono essere quella di Sidi Daud (del
profeta David); ma ciò non può essere perchè
egli deve riposare nelle tombe dei Re alla
uscita della valle di Giosafat. Accanto al luogo
ove i turchi mostrano questa tomba, i cristiani
poi, in una sala del tutto di ordine saraceno,
ti dicono: qui fu il Cenacolo.
Il mercoledì, nel dopo pranzo, partii col-
l'amieo in carrozza, alla volta di Bertlem. Vi
si giunse in un'ora e mezzo la strada è tutta
sulla montagna e cattivissima. Mi ero munito
d'tra biglietto per avere l'alloggio nel con-
vento latini, fummo ben ricevuti: Visitai su-
bito il Presepio, cogliendo il momento che
non vi era ancora nessuuo. Qui pure come
per il Santo Sepolcro le solite visioni di sito.
La chiesa cristiana che dicesi fondata da Sant'fi-
lena, è la prima della, cristianità. Fu incen-
diata, mi sembra, nel 1854, per cui ài per-
derai, ricchi mosaici che la rivestivano e
di <har si sono conservati qualche frammenti.
Il t$tto che era di legno di cedro intagliato
aadò intieramente distrutto, come pure tutte
le cappelle. Non restano che le colonne a di-
una speranza. Tutti gli onesti e ben-
pensanti sperano che nel cuoprire i
posti vacanti, si avrà riguardo alla
capacità ed al merito, in ispecialità
che non si faranno torti a persone
generalmente stimate pella lóro intel-
ligenza ed onestà, ma che agli occhi
di taluno hanno il grave torto di es-
sere rimasti uomini di carattere, e di
non aver fatto getto della loro convin-
zioni nell' onda irruente del Pansla-
vismo. Vi sono anche tra le file degli
impiegati politici della Dalmazia (e lo
diciamo con convinzione e compiacenza)
uomini troppo intelligenti per non in-
tendere a cosa tendono le velate pa-
role di certi Apostoli di un Regno di
là da venire, troppo austriaci per non
opporsi alla propagazione di certe teo-
rie che trovano ricetto nelle colonne
del Narodni List, troppo onesti ed a-
manti della propria patria per associarsi
agli eunuchi di mestiere ed intuonare
il Grucifige alla lingua e coltura italiana
in Dalmazia.
Se in ogni tempo l'Austria ha avuto
bisogno di una eletta schiera di im-
piegati amministrativi, in oggi, e spe-
cialmente da noi in Dalmazia, essa ne
ha più bisogno che mai. Col moto cen-
trifugo che si vuole imprimere da certi
messeri all' azienda dello Stato, tutto
pur troppo fuggirà dal centro e si
slancierà verso la periferia, tutto ten-
derà a staccarsi, a disgregarsi, a de-
comporsi, a sfasciarsi. Ben lo sanno
coloro che avversano sistematicamente
la lingua tedesca, ed il dr. Klaich pel
primo, cosa avvenga di un edificio
quando si vuol riedificarlo senza im-
piegare alcun cemento. Ed agli impie-
gati politici spetta in prima linea di
infrenare questo vertiginoso moto ro-
tatorio, di porsi alle vedette per an-
nunziare per tempo i danni e guasti
possibili, di vegliare giorno e notte per
impedire che si aggiustino alla sordina
dei colpi di scure agli ultimi cerchi,
che tengono ancora assieme il tutto
Ma per questo ci vogliono uomini
di ingegno, di carattere e di coraggio,
non di già di quelli c^e interessano il
pubblico soltanto peli' elasticità delle
loro vertebre, e che gongolano di gioia
mostrarne la bellezza. La chiesa greca che la
possiede ne, separò le navate dalla crociata
dell'aitar maggiore, non volendo ora fare la
spesa di riedificare riccamente la chiesa fon-
data dalla madre di Costantino.
Sotto 1' aitar maggiore vi è il famoso pre-
sepio. Accanto al detto altare vi è poi la
chiesa latina, da un lato della quale si scende
pure nel Presepio: i conventi poi greco o la-
tino sono addossati alle singole chiese, ma i
greci posseggono la miglior parte,
Il Presepio è una specie di cantina oblunga
alla quale si accede da due escale poste ai due
lati dell' altare della chiesa greca: appena si
scende, sia da un lato che dall'altro, si trova
il posto della nascita. Vi si è formato un al-
tare diviso nella sup altezza in due. In quello
di sopra officiano i greci, in quello di sotto i
latini. Di contro vi è il bacino di marmo che
diceei raccogliesse Gesù a dove ebbe l'adora-
zione dei Magi. Come ti ho detto più sopra
il luogo è arricchito d' arazzi dei Gobelin ed
è ricchissimo per ori e argenti.
11 f?Uo di pochi anni faper la rivalità ddle é&e chiese, i turchi fcengoao continua-
ttfcté»Uu* m&Ml* t»\ VkmŠpSZ
piazze, r impianto e le (iij»tribuzioni,
tutto porta r impronta di città assolu-
tamente italiane. Italiani sono i costu-
mi e le abitudini degli abitanti, ed il
loro sistema di vita.
E si crede di poter far scompariFe
tutto ciò con un decreto o con un'or-
dinanza? Con mezzi che non vogliamo
ricordare, sul palazzo municipale di Spa-
lato si potrà leggere l'ìsovìzioriQ Qpéin^
stvo upraviteljstvo, ma quella inscrizione
non potrà distruggere tutte le vestigia
che attestano la sua latina origine; nè
attribuire la sua fondazione ad un Zvo-
nimire 0 Terpimiro qualunque. Si po-
trà abolire in quegli istituti l'istruzione
italiana; ma non si potranno far di-
menticare gli uomini insigni, che da
quegli istessi istituti sortirono, ed illu-
strarono la Dalmazia la cui memoria
noi dobbiamo riverentemente venerare.
La lotta matricida, che si muove alla
civiltà ed alla coltura della provincia,
non potrà mai estirparla fra noi. Le
radici, alle quali essa è imbarbicata sono
troppo profonde, troppo tenaci, per te-
mere l'ingiuria dei di lei nemici. Si po-
trà^colla più manifesta delle ingiustizie
toglierci il diritto di istruirci ed educarci
nella nostra terra nella nostra lingua;
ma snaturarci no. GII effetti della ten-
tata slaviz/iazione saranno di arrestare
il progrosso ed if benessere della Pro-
vincia; e d'impedire il «nostro sviluppo;
ma la vittoria finale non ci può man-
care. La giustizia riprenderà il suo
impero, e tostochè cesserà l'epoca della
violenza, il diritto riprenderà il suo
dominio, e la nostra coltura riprenderà
la via, che ingordi speculatori le hanno
sbarrata.
LI imi
Patriae scribere jussit amor.
Ovid.
Le luride bocche del Satiro Narodni
List e di Madonna -KažoKćfea vomitano
velenosi articolacci, pieni di pestifere
maldicenze, creando mille fandonie, e
facendo come suol dirsi un leone da
una pulce, nel parlare di Oittavecchia.
Il primo, niente meno che in capite le-
hriSf quasi fosse articolo di fondo, ha
la solita spudorata sfacciataggine di
discutere dei „Neredi Stari gradski"
mettendo in campo le più spaccate
menzogne,
A te piace la verità e perciò ascolta,
onesto lettore; e voi, o anime prave,
se vi resta ancora nel lurido seno qual-
che stilla di coscienza, colle mani al
petto, udite la da voi calpestata voce
imparziale del vero:
Nella sera del 14 agosto, la natura
propizia lasciava sperare un bel giorno
— Attaccare il campanello al gatto è una
sciocchezza affatto contraria a' miei principii
e alle mie abitudini! Che un altro lo suoni
poco mi cale, ma io le son sempre umilis-
simo servitore.
— Di che diavolo di campanello va costui
parlando? abbacava mastro Alano; e su che
proposito porta in ciampo la questione dei
topi?
Vaunoy stette alquanto in silenzio, e pro-
segui a camminare su e giù. Due o tra volte
pose la mano sull'elsa della spada. La fac-
cia, d' ordinario sorridenté, avea scura come
un cielo burrascoso, divenendo or purpurea,
or livida, ed un tremito convulsivo agitavagli
le pallide labbra.
~ Il temporale sarà fiero, disse sottovoce
Lapierre. Attenzione, mastro Alano !
— Ma dimmi, in grazia, di che si tratta ?
mormorò Alano, che paventava senza saper
perchè.
Lapierre gli si chinò all' orecchio, e susur-
rogli qualche parola. Un tremito scorse per
tutte le membra del vecchio.
— Madonna mia ! balbettò questi, amerei
meglio andare all' inferno.
— Non istà in te la scelta, mio vecchio
camerata, certo che il diavolo ti liserva" da
lungo tempo un posto nel luogo che nomi-
nasti. Ma se, come suppongo, tu voglia an-
al domani, per meglio santificare la
festa della Madonna Grande. Ogni o-
nesto cuore gioiva. Solo nel petto di
alcuni, il cuore non batteva [regolar-
mente: la rabbia li rodea.. — Ohi e-
rano costoro? Eceo la risposta: Una
torma d' uccellacà migraiari ohe fanno
passaggio in agosto e settembre> con
frammiBtivi mche animali stamonart,
un branco forse di 25 fra:
Centauri e Sfingi e pallidi gorgoni
. . .... . Pitoni
: E Polifemi orrendi e Gerioni,
E in novi mostri non più intesi o visti.
Tasso. Ger. Uh. C. VI.
che gracchiando, gracidando, grugnendo
orrendamente, infettavano la sacra aura
del patrio terreno, che respiravano inde-
gnamente e malmenavano ogni quieto
cittadino che passava per le vie. Nè
bastava tanto. Cominciarono schiamaz-
zare con maggior impeto, gracidando
alcune canzonaccie irredentiste, come
p. e. quella rivolusionario-Ubero-repub-
blicana „Živila Hrvačka". Finita tale
scena, si sentirono alcune canzonaccie
di piazza, alterate a capriccio da quei
raglianti, piene di onta e minaccio,
contro i pacifici tollerantissimi citta-
dini di questa sempre autonoma città.
Appunto in queir istante passava per
di là l'onorevole podestà G. A. dr.
Botteri, Gome era suo dovere, soffermò
alcuni di quell'orda inselvatichita, pre-
gandoli di non schiamazzare più oltre.
Questi vieppiù inaspriti risposero al
capo comuQale con ruggiti e parole
arroganti, e alla seconda intimazione
risposero con fischi. Il Podestà si trovò
così costretto di requirire sul momento
un c. r. gendarme il quale assieme
alla ronda obbligò quell'indomita orda
a sciogliersi. Cosi la scena di quella
sera finiva.
Ma lo scandalo non ebbe con ciò
fine in quei giorno. — L'orologio dalla
torre di San Pietro, ribattea le undici
della notte. — I frementi cuor» il, al-
cuni croati non si erano fl,noora
e di questi, pochi di numero, —^ credo
sei , ma ripieni di viltà ed ingiurie
si avvicinavano a passo misurato ver^o
il Comune, per turbare, come eran so-
liti, i quieti cittadini, che passavano
per di là.
Intuonarono le lor solite canzoni.
Udito ciò il Podestà — che a caso si
trovò là vicino, — si appressò agli
schiamazzatori e questi vedendolo in-
dietreggiarono pieni d'orrore, mughian-
do e scalpitando. Da lungi apparvero
alquanti rondari, con un gendarme.
Ora poi non era possibile chiùdere le
luride bocche di quegl' infuriati. Uno
specialmente, l'adulato xìqì Narodni List
nel N. 65 fra i „Neredi Starogradski",
adoprò tutta la forza della sua loquela,
che apprese mentre era qual mosso su
darae al possesso il più tardi possibile, tien
fermo ve' ! e fa come me.
— Alla larga ! mormorò Alano sconcfrtato.
— Su via dà una sorsata ; 1' attacca sta
per cominciare.
Il vecchio non era uomo da disprszzare
tale consiglio : e guardato sott' occhio Vau-
noy, che non gli badava punto, trasse Ij boc-
cetta di lata dalla saccoccia, e bevvè quanto
potè in un sol fiato.
'—Egli sta per montare in gran faroie, ri-
prese Lapierre, poiché è per lui un col/o de-
cisivo: ma in fin de'conti ei non pu( che
farci appiccare, e li giù saremmo bruciai vivi.
— Per lo meno ! sospirò convinto nastro
Alano. Vorrei esser lontano da qui, èvessi
anco non bere per un giorno intero.
Vaunoy si fermò all' improvviso : ave'a le
ciglia aggrottate e lo sguardo brillante i ri-
soluto. Mostrava non essere più l'uono di
prima. Tutto quel far cauto e guardinga era
sparito dall' aspetto di lui. Mastro Alanosi fe'
piccino, e chiuse gli occhi come fanno fan-
ciulli quand'hanno paura della verga di pe-
dagogo. Al contrario Lapierre, assieuraa la
seggiola sui quattro piedi, incrocicchò le
gambe, e vi si sdraiò nella più perfetta cal-
ma. Il terrore dell' uno e la provocanti in-
trepidezza dell' altro passarono egualmeite i-
nosservati, chè Vaunoy punto vi bad«. In
qualche nave, ed offese il Podestà e
tutti i cittadini autonomi, con parolac-
cie degne di lui e di chi ne fa l'apo-
logia; r orda inselvatichita gli tenea
dietro, facendogli eco. Alcuni circo-
stanti giovani autonomi che da loro
sono chiamati col nome di „fukara,"
e che sarebbero per essi i migliori ga-
lantuomini se partecipassero alle loro
disinteressate aspirazioni, accorsero allo
spettacolo. I sei invitti finsero di essere
assaliti da quella quieta gente, e gri-
dando taluni Viva V Italia — Viva la
libertà, tornarono all' insulto verso il
Podestà che si prestava esclusivamente
a ristabilire la quiete.
All'indomani, citati al Comune, come
rei di turbata quiete cittadina, furono
degnamente castigati in via politica.
Quanto nel fetente seno rinchiude
Madonna Katolička nel suo N. 65, non
è altro che un compendietto dei "Ne-
redi Starigradski „ cioè un ammasso
delle più grosse menzogne, con un'ag-
giunta di nuovo conio, cioè che un
croato rimase ferito per mano d' un
autonomo. Se quel croato si sia tra-
smutato — cosa assai facile —, in
selvaggina (sic) ed uno dei nostri va-
lenti cacciatori autonomi lo abbia fe-
rito, ciò non mi consta.
E del resto una turpe menzogna che
dalla parte autonoma si cantasse : Va
fuori đ Italia, o si esaltasse Garibaldi.
Quella gioventù invece cantava : —
Vivo, V Austria, la nostra bandiera con
quello che segue, ed aveva in risposta
dallo studente tombolato neir examen
maturitatis — B . . . e Compagni —
Viva V Italia ecc. come sopra.
Sono troppo sciocche certe menzo-
gne per poter attecchire.
Cento e più testimoni possono far
fede per questa verità.
La bugia ha le gambe corte, e la
verità si fa strada da sè. Già tutti gli
onesti della Provincia conoscono da
cìitì parte stiano le più invereconde
òàìùhnié.
Basti per ora, ci rivedremo tra breve.
Un patriotta.
D A L L' E GI T T O.
Sopra due ricognizioni, che dal campo della
cavalleria inglese presso Mahsam nei giorni
30 e 31 agosto furono eseguite verso la po-
sizione di Tell-el-Kebir, il eorrispondente dello
Standard, che si trova nel campo stesso, dà
la seguente relazione:
„Presi parte a due ricognizioni, delle quaU
una fu eseguita ieri dopopranzo, e l'altra que-
sta mattina.
„In tale occasione il colonnello Tuloch ieri
trovò 12 egiziani feriti ne 11' ultimo combatti-
mento, e che erano rimasti senza soccorso.
Fra gli stessi si trovava un ufficiale di arti-
glieria svenuto, il quale, richiamato a vita
luogo di scoppiare in invettive per quindi
scendere fino alla bassa adulazione, com' era
suo costume innanzi ai suoi due accoliti, ri-
pigliò freddamente il suo posto, e girò at-
torno lo sguardo con un fare che diede anco
a pensare allo stesso Lapierre.
— Da qui a un' ora, disse lentamente mar-
cando ogni parola, è necessario che uno di
noi monti a cavallo.
— Basta che non tocchi a me, rispose La-
pierre, io non mi vi oppongo.
— Taci tu ! disse il signore della Tre-
mlays senz' alzare la voce, lo ripeto : uno di
noi dee partire da qui a on' ora. È necessa-
rio. Potrei adoi^erare la forza, chè sono il vo-
stro padrone : ma capisco che la forza po-
trebbe inciampare nell' apatia dell' uno e nella
ostinatezza dell' altro, e il tempo è troppo
prezioso perch'io lo sciupi in trattarvi dura-
mente. Amo meglio mettere la vostra obbe-
dienza eli' incanto. Ecco : chi di voi due vuol
guadagnare mille lire tornesi ?
— Mille lire ! ripetè macchinalmente Alano.
Vaunoy seguiva 1' effetto della sua proposta
con vera ansietà. Credette un istante che il
vecchio fosse rimasto abbagliato dalla lar-
ghezza dell' offerta, ma aveva calcolato senza
Lapierre.
— Mille lire! ripetè alla sua volta questo
uomo. Ma i morti non ritornano in vita per
con mezzi corroboranti, fece alcune dichiara-
zioni. Com'egli racconta i Beduini avrebbero
massacrati tutti i feriti, che trovarono giacenti
nel campo, che non erano mussulmani. Nel
campo di Tell-el-Kebir, già il fatto del 26,
avrebbe portato della demoralizzazione, ed u.
nicamente il personale eccitamento di Araby
animò le truppe all'attacco di Kassassin. Prima
dell' attacco egli tenne un breve discorso alle
truppe, nel quale disse, che il movimento
degl'inglesi alle spalle degli egiziani, porti ia
confusione tutti i suoi piani di difesa; gì' in-
glesi devono perciò assolatamente essere re-
spinti. Questa mattina il generale "Wilkinson,
comandante della brigata di cavalleria indiana
fece una ricognizione all'ala destra ed jil co-
lonnello Tulloch una all' ala sinistra. Noi ci
spinsimo fino in vista delle linee nemiche,
essendosi ritirate le sue sentinelle avanzate.
Fa rilevata la sua posizione, che è meno
forte di quanto si riteneva. Dopo il nostro
ritorno al campo sembrò che la cavalleria ne-
mica volesse ripetere il tentativo. Essa s' a-
vanzò al galoppo, e osservò Kassassin da qual-
che distanza. So avesse rinnovato l'attacco del
lunedì passato, avrebbero trovata la nostra
posizione molto più forte. Il colonnello Goo-
denough organizzò adesso l'artiglieria. Le sue
truppe indiane sono impazienti di marciare
alla fronte. Il ritardo nella marcia deve a-
scriversi unicamente al diffetto di mezzi di
trasporto. Pino ad ora l'armata è infatti priva
di mezzi di trasporto, ed essa dipende in-
tieramente dai marinai e dalle loro barcasse
sul canale, nonché da un unica locomotiva.
Perciò le truppe alla fronte possono assai dif-
ficilmente essere provvedute dei necessari
mezzi di sussistenza, come riso, conserve, bi-
scotto. I cavalli della cavalleria negli ultimi
due giorni restarono senza foraggio fresco.
Alle piaghe delle zanzare di notte e del caldo
di giorno, ora si aggiunsero di giorno altre
mosche, che a quanto sembra, attratte dall'o-
dore del sangue, dalle ultime ^quattro ore sì
mostrano a nuvoli. Il campo della nostra ca-
valleria presenta un' aspetto pittoresco. Alle
leggiere e snelle figure dei soldati indiani,
fanno contrasto quelle pesanti della nostra
guardia; e le banderuole alle lancie degli u-
lani indiani sventolano all' aria. I soldati in-
diani, come di solito, hanno una speciale tat-
tica per organizzarsi 1' abitazione, ed ai loro
servi riuscì di trovare e tradurre foraggio fre-
sco pei cavalli. Il generale Drury-Lowe con-
centra qui tutta la divisione di cavalleria com-
presi i tre reggimenti indiani 11 geneial",
Willis coi suoi tre battaglioni dello fi^nirdu
si trova a Mahutta, deve però arrn
Nella fronte a Kassassin sotto il con
generale Graham stanno tre reggime
fanteria".
* *
Eelativamente al parco d'artiglieria che dal-
l'arsenale di Woolvich viene spedito nell' E-
gitto, si scrive da Londra:
„Lo stesso rappresenterà un peso comples-
sivo di 2000 tonnellate. Il personale di servi-
zio compresi gli ufficiali consisterà di 1136
uomini. Esso consiste di 10 cannoni di asse-
dio da 40 funti, 10 da 25, 6 da 7, e 10 o-
bici, in tutto di 36 pezzi. L'equipaggiamento
in armi maneggiabili consta di 1088 carabine
di artiglieria, 1104 baionette e 21760 patrone,
Una novità sarebbe le ccsidette Granate a
stelle. Queste cogli obici vengono lanciate in
aria, contengono un certo numero di palle di
magnesio, che s' accendono quando scoppia la
granata e proiettano una luce brillante, che
illumina il sottostante territorio per una con-
siderevole estensione, e sono quindi molto u-
riscuotere i loro crediti, e cosi ella fa un bel
giuoco, padroue ... Mille lire !... Eh, se a-
vessi eredi !
Mastro Alano si grattò le orecchie, e ri-
prese il suo fare da mummia.
— Due mila lire ! gridò Vaunoy, le darò
anco anticipatamente, anzi subilo, a quello
che mi obbedirà.
Lapierre si strinse nelle spalle ; e mastro
Alano, uniformandosi aneli' egli, fe' un moto
di rifiuto. Grosse gocce di sudore scorsero
per la fronte di Vaunoy.
— Ma, per la Luna, che mai volete ? e-
sclamò quindi in tuono disperato. Vi dico
eh' è necessario... Queir uomo da ogni lato
eh' io mi volga mi sbarra fatalmente il cam-
mino, dappertutto mi fa ostacolo. Sbarazza-
temi una volta da colui,'spariscano tutti gli
ostacoli che si frappongono, ma al contrario,
fino a che egli vivrà, 1' avrò sempre dinanzi
come una minaccia vivente.
— Gome si direbbe la spada di Damocle,
osservò Lapierre, che non era privo di qual-
che tinta letteraria. Tutto ciò è la pura verità.
— L'esser qui colui, proseguiva riscaldan-
dosi Vaunoy, storna non solo i miei progetti
su mia figlia, ma mi minaccia ben anco gli
averi, il nome, la vita !
— Anche questo è vero, disse Lapierre.
— E voi mi rifiutate un aiuto nel mo
' '«^eđe an pericolo maggiore che si minacciasse
dal Montenegro. Per ora tutt' al più si pren-
deranno misare per porre un fine al conti-
nuo andare e venire da una all' altra partf*
Il ministro per ultimo esterna la speriMlìw"
che i fuggiaschi fra breve ripatrierann«, e
ciò tanto perchè ne hanno il desiderio, qnaulé.,
perchè il Montenegro non sarà più a loilgo
nella possibilità di sostenere le spese del loro'
mantenimento.
Delegato Desiderio Seitagyi. È egli Vero
che il principe del Montenegro domandò ttn
indenizzo per le spese che sostenne pei ri-
fuggiati.
Ministro degli esteri conte Kalnóky. Di
ciò è vero soltanto, che il principe si lagnò
delle forti spese, un indenizzo però mai Io
ba domandato.
Delegato conte Francesco Zichy conferma
le opinioni del Ministro sui Montenegrini.
Essi sono bellicosi unicamente in patria, fuori
sono quieti ,e pacifici. Così per una lunga
serie di anni egli vide a Costantinopoli, che
le centinaia di Montenegrini che annualmente
vi vengono, si fanno artisti, ma preferente-
mente guarda portoni.
Delegato Desiderio Szilagyi: È vero ohe
i capi dell' insurrezione girino liberi ed ar-
mati pel Montenegro?
Ministro degli esteri conte KaTmoTey: Ad
una tale domanda è impossibile di dare una
risposta precisa, poiché in uno Statò, nel
quale non si hanno condizioni ordinate, non
è possibile controllare ogni singola persona.
Delegato Desiderio Seilagy: Si potè vedere
un cangiamento nel contegno dei Montene-
grini verso la nostra Monarchia, dopoché il
principe ritornò dal suo viaggio di Pietro-
burgo.
Ministri Kallay e Kalnohy (contempora-
neamente) Nò.
Dopo alcune interpellanze sulle ferrovie o-
rientali e sulle demolizioni delle fortificazioni
lungo il Danubio, alle quali viene tosto ri-
sposto; il delegato Desiderio Szilagy domanda:
So sia vero che furono fatti passi diplomatici
per la definitiva regolazione dei rapporti di
diritto delle provincie occupate verso la Mo-
narchia ?
Ministro conte Kalnohy. Su tale argomento
nè turon« fatti passi diplomatici, nè sono in
corso.
Dopo alcune altre dichiarazioni sugli affari
dell' Egitto, la seduta venne levata.
Conferma di quanto dissimo
La conferma di quanto abbiamo
scritto della Dalmazia, nei nostri due
precedenti articoli, anche troppo presto
r abbiamo nel Narodni List: Se vi fosse
ancora qualche ottimista, il quale non
vedesse ciò che si vuole, e dove si va
coll'attuale nostro indirizzo, gli articoli
che quel periodico scrive sulle elezioni
di Pago, dovrebbero torgli anche 1' ul-
tima illusione. Le elezioni dì Pago fu-
rono da noi illustrate sotto ogni aspetto,
ponendo in piena luce e nella loro ve-
rità, tutta la massa degli intrighi e dei
raggiri, pei quali le stesse furono ca-
ratterizzate. Il Narodni List, al quale
però mai manca il coraggio della sfa-
ciataggine, e che con impudenza so-
stiene anche la più ingiusta causa, nei
levarono il loro vivente fardello. Piegavano
sotto il peso, pure s' inoltrarono risolutamente
nel lungo corridoio della Tremlays. Da ogni
parte esse udivano le risa e i canti dei Lupi,
che per avventura, occupati seriamente a bere,
non turbarono la ritirata delle nostre due gio-
vani. Traversaron esse senza ostacolo le cupe
gallerie del castello, ed arrivarono alla soglia
del cortile, ov' esse deposero il capitano affine
di riprendere lena.
Fior di Ginestra ansava e tremava, Alice
respirava dolcemente, e non sembrava punto
stanca. La sua compagna la contemplava con
ammirazione mista a spavento. Alice e Fior
di Ginestra si conoscevano fin dall' infanzia ;
la loro amicizia non risentiva punto della dif-
ferenza della loro condizione sociale. V'era
bensì neir aflszione di Maria un po' di ri-
spetto, ma questo rispetto era tutto istintivo,
e non aveva nulla a fare colla fortuna o col
grado di madamigella di Vaunoy. Quanto a
questa, dessa amava realmente Maria, e come
r animo di lei era tra tutti il più nobile, ve-
nendo a interporsi fra lei e la povera sua
compagna un uomo, non potè ciò mutare per
nulla il cuor suo. Forse, se il dovere non l'a-
vesse imposto, ella avrebbe difeso la propria
felicità, com'è di diritto a tutte le donne, ma
il suo sagrifizio era fatto già da gran tempo,
e non le avea costato molto per amare tene-
suoi due ultimi numeri, dedicò a quelle
elezioni due suoi articoli. Uno scrìtto
in lingua italiana, e del quale si vede
la idflte.tìffieiale, è dedieata all'alto,, e
deve lare il suo èftetto goverao;
l'altro, scritto in Utìgiià ftla?», è pei
soliti lettori del J^^radni: . -
Nel primo il ì^éMniUM 0 iì^a
del contano dei governo.
' Nai lappiamo che, per le óom^ia-
centi prestaziotii dall' utózio steural^
vennero moltiplicati all'infinito i pochi
voti dei <juali potevano i disporre/gli
avversar! del Comune, che mediaote
la trascendentali interpretazioni del
commissario esposto Desecco, il quale
in tale circostanza spiegò tutta la sua
scienza giuridica, le liste furono rifatte
e frazionate a tutto benefizio e favore
dèlta stessa cUgUe, portando nel secondo
corpo elettori che non avrebbero avuto
diritto di starvi, e posponendo altri,
che aveano diritto di esservi, nel terzo,
— conferendo il diritto elettorale a chi
non lo avea — attribuendo a serventi
d' uffizio il carattere d' impiegati ecc.
ecc. Abbiamo veduto che, sebbene esi-
sta una disposizione ministeriale, con
oui è raccomandato che il Demanio
non faccia uso del suo diritto eletto-
rale, nelle elezioni comunali di Pitgo,
fu incaricato quel ricevitore doganale
a rappresentare il Demanio e votare
per esso. Sappiamo che quasi tutti i
pubblici funzionari, non escluso il com-
missario esposto Desecco, votarono
colla lista, per la quale tanto s' inte-
ressa il dr. Klalch, ommettendo il sig.
Desecco di portarsi in Arbe dove il
pubblico servizio lo chiamava, onde
non defraudare del suo voto quella li-
sta. Conosciamo e 1' arbitraria sospen-
sione delle elezioni per ben due volte,
e il tentato sequestro giudiziario delle
liste, onde renderne impossibile la con-
tinuazione. Questi sono fatti, che non
possono essere negati dallo stesso rod^i List, e che dimostrano i'app(^^io
che la clique, graziata della prr-3zione
del dr. Klaich, si ebbe daliCàutorità
— appc^gio che noi mai avremmo nem-
meno sognato di avere.
Ma tutto ciò pel dr. Klaich non ba-
stava ancora. La stessa autorità pro-
vinciale dovea aggiungere tutta la sua
influenza, per consacrare colla sua san-
zione quanto dai suoi organi era stato
fatto. Essa dovea imporsi a far riuscire
la lista voluta dal dittatore. Con quali
mezzi? ciò non importa. Lo dice l'ar-
ticolista ufficiale del Narodni List; la
discussione sulla legalità è cosa che
annoia. Quando si tratta di eseguire i
voleri del dr. Klaich, la legge dev'es-
sere lettera morta — vi devono esi-
stere altri mezzi, e questi doveano tro-
varsi. Per non averlo fatto è pronta
ramente la sua stessa rivale. Eppure ella a-
mava; amava di un amore serio, profondo e
che doveva durare eternamente. Fior di Gi-
nestra al contrario non aveva mai avuto so-
spetto dell' amor passaggero di Didier con A-
lice ; se lo avesse saputo, forse avrebbe re-
spinto ben lungi le premure della ricca ere-
ditiera della Tremlays: giacché Maria aveva
la sospettosa fierezza de' figli della natura, e
dall' altra parte la vita intera di lei si con-
centrava nella tenerezza esclusiva eh'ella por-
tava a Didier. Ora da qualche minuto il velo
s' era squarciato. Alice era stata sua rivale, e
Maria sentiva che Alice era superiore alle al-
tre donne. Non aveva forse ragione di te-
mere ?
Le due giovani rimasero un istante immo-
bili, separate dalla lunghezza del corpo del
capitano. Fior di Ginestra la guardava timi-
damente ai raggi della luna che brillava in
cielo in tutto il suo fulgore.
— Che cos' è questo ? domandò madami-
gella di Vaunoy additando un oggetto che s!
moveva nel!' ombre accanto al muro.
— li un cavallo, rispose Maria. Mentr' io
errava nel cortile, un servo del signor della
Tremlays, vostro padre, è venuto ad attac-
carlo presso la porta.
— Allora non avremo più bisogno della
chiave della scuderia... Quanto a quella
r accusa di antichi e recenti attacca-
menti consorteschi; di ambizioncelle più
0 meno nascoste; di passioni più o
meno legittime.
i^eir articolo però, oltreché essere
un rimprovero pel passato, è un av-
vertimento pel fùturo. I campioni della
vecchia seaolA burocratica, coi loro
adepti dell' età recento ; le volpi ed i
conigli, che avranno a decidere sui
prodotti reclami, dovranno riflettere che
nella questione è impegnata la Tolontà
del d.r Klaich ; e di ciò li averte la
protesta da lui prodotta alla Giunta.
A quel nome tutto deve piegare, legge,
autorità, diritto, giustizia.
L' articolista rimprovera il governo
di essersi ecclissato di fronte al pode-
stà di Pago ; ma la sua tendenza sa-
rebbe, che osso abdichi dinanzi al dr.
Klaich.
Il consìglio che il Podestà, che sorte
di carica, abbia la facoltà di nominare
1 membri della nuova rappresentanza
Comunale — è un ironìa peir artico-
lista — ed alle nostro condizioni sa-
rebbe assai più consentaneo, che om-
messa tutta la comedia delle liste, delle
pubblicazioni, dei ricorsi, e di tanti di-
sturbi pegli elettori, i membri dei con-
sigli comunali ed ì deputati, fossero no-
minati secondo la volontà del d.r Klaich.
Speriamo però di non essere ancora
giunti a tanto; e siamo certi che il
governo, il quale in tutto il corso del-
l' elezioni di Pago si mantenne nella
più stretta legalità ; farà rispettare la
sua dignità, e respingerà certe esor-
bitanze da qualunque parte esse ven-
gano ; e che qualunque sia per essere
la sua decisione ; essa sarà informata
a quel rispetto per la legge, che è
la sola garanzia di tutti i diritti ; perchè
la legge è per tutti.
Delle falsità contenute nel secondo
articolo, scritto in lingua slava, non ci
occuperemo ; esse sono smentite da
quanto venne già scritto su tale argo-
mento. È un fatto 0 nò che il comi-
tato elettorale, ohe si diede il nome
di nazionale, a Pago, per mesi e mesi
studiò presso l'uffizio imposte, i re-
gistri steurali? che negli stessi fece
tutte le possibili ed impossìbili volture
ed iscrizioni di nuovi contribuenti ?
È un fatto che tali lavori furono la
base su cui l'autorità politica nell'e-
vasione dei ricorsi, rettificò le liste
compilate dal Comune; non avendo al-
cun riguardo alle quote d'imposte pa-
gate dai coloni, che con regolari spe-
cìfiche pubblicate, venivano compro-
vate? È un fatto che mediante tale o-
perazione sì giunse perfino a far com-
parire elettore nel secondo corpo il
servo della citaoniza, che mai avea
prima pagato un soldo d' imposte ?
della porta esterna, le genti della foresta han
fatto in modo che non ci occorre più nulla
per passarla... Ancora uno sforzo, ragazza mia!
Ripresero il loro fardello e dopo molti ten-
tativi giunsero a collocare sul cavallo il capi-
tano. Malia si mise in sella sostenendolo nelle
braccia.
— Va, mia cara, disse, Alice, tu che 1' ami
gli saprai ben trovare un asilo.
Nel momentb di separarsi. Fior dì Gine-
stra provò vergogna ed amarezza pe' suoi so-
spetti. Si chinò, ed Alice le impresse sulla
fronte un bacio.
— Voi siete buona e generosa, madami-
gella, mormorò allora Maria. Perdono per lui
e per me !
I Lupi aveano infatti lasciata aperta la porta.
Alice battè con la mano sulla groppa del ca-
vallo, e questi tosto parti.
— Che Dio vegli su lui! disse quindi.
Poscia si assise oppressa sul banco di pie-
tra eh' è r accessorio d' obbligo di tutte le
porte nella Bretagna. 11 suo scopo era rag-
giunto; la forza di lei, fittizia e risultato di
un' eroica volontà, cadde come per i ncanto.
Essa ritornò come era un'ora prima, una po-
v(*ra fanciulla affranta dalla febbre ed incapace
di muoversi.
Mastro Alano infrattanto, un po' sconcertato
dall' apparizione della figlia del suo padrone,
E dopo tali fatti il Narodni List ha il
coraggio di accusare di partigianeria
la compilazione delle liste ! Sissignorì,
vi fu partigioneria, ma da qual parte?
E quanto al contegno del Podestà
dì Pago e della commissione elettorale,
basta il riflesso che vennero respìnti
tanto elettori che votavano colla cosi-
detta lista comunale, quanto altri che
votavano colla lista, detta nazionale;
ogni qual volta si trovava o irregola-
rità nella rappresentanza, o mancanza
di diritto nel votante.
La menzogna e la mistificazione sono
però le solite armi del Narodni List,
e non è quindi a stupirsene, se esso le
adopera anche nel commentare le ele-
zioni di Pago, venendo alla conclusione,
che gli eletti non erano i voluti dagli
elettori, e non erano gli uomini di fi-
ducia del paese.
Il Narodni List in segno di gloria
più volte ripetè che degli elettori na-
zionali di Pago, non mancò un solo —
ma tutti comparvero all' urna. — Ora
dopo tutti i maneggi adoperati nella
compilazione delie liste, dopoché si
moltiplicarono all' infinito i pochi voti
che si aveano, dopo che nel terzo corpo
furono fatti volare colla lista nazionale
i poveri lavoranti delle saline sotto la
minaccia di esser espulsi, e quelli di
Loni colla promessa di far risorgere
l'antica questione con Puntaloni; do-
poché la Usta nazionale ebbe 1' appog-
gio di quasi tutti i pubblici funzionari
e dopoché dalla distanza di miglia e
miglia si fecero venire parroci per
dare il loro. voto, dal quale aveano
promesso di astenersi; dopo tutti que-
sti sforzi erculei, e dopo tutti gì' in-
trighi, ed i mezzi leciti ed illeciti che
furono adoperati — quanti erano que-
sti voti coi quali il d.r Klaich preten-
deva in onta alia volontà del paese, dì
insediare la rappresentanza da luì vo-
luta ? Sommati tutti i voti riportati
dalla lista nazionale essi arrivano ap-
pena al numero di 225, d^i quali 28
dovettero esser esclusi; ed ove si di-
falchino i voti raccolti nel terzo ^?orpo
mediante illecite pressioni, e bugiarde
promesse, quelli dei pubblici funzionari,
e di alcuni intrusi nelle liste eletto-
rali, restano appena forse 10 voti di
veri cittadini, che per ispirito e per
reale disposizione di logge dovrebbero
essere elettori. Questo è il suffragio ohe
il Narodni List pretende essere la ma-
nifestazione della volontà popolare, in
confronto al migliaio di elettori, che
tutti votarono per gli eletti, e che e-
rano per loro gli uomini di fiducia. Ecco
come avrebbe il Narodni List inter-
pretata la libera volontà cittadina, ed
ecco in qual modo esso vorrebbe che
si facessero le elezioni.
era andato a narrare al signor di Vaunoy l'e-
sito infelice dell'attacco notturno tentato con-
tro la persona di Didier. Il vecchio maggior-
domo ebbe a ben che lare per rinvenire il
suo padrone. Questi avea lasciato il suo ap-
partamento ai primi rumori dell'assalto, aveva
fatto insellare il cavallo, quello stesso sul
quale Fior di Ginestra e Didier galoppavano
in quel punto ne' viali della foresta ; poscia
confidando ne' peifìdi spedienti presi per ri-
durre le genti del re all'impotenza, s'era re-
cato presso i Lupi eh' egli in persona avea
condotti alla tettoia, ove le vetture cariche del
denaro si trovavano al coperto. Fatto ciò, egli
contava d'inforcare gli arcioni del suo cavallo,
e correre d' un tratto fino a Rennes.
Il suo piano, per essere estremamente seni-
plice, non era meno sagace. Didier, assassi-
nato durante l'assalto da'suoi proprii staffieri,
passerebbe naturalmente per morto nel difen-
dere i fondi del fisco che aveva in custodia.
I «olì Lupi sarebbero certamente accusati di
questa morte, ed egli, Vaunoy, arrivando il
primo a Hennes per recare tal nuova, mo-
strerebbesi ben desol ato per questa catastrofe
che toglieva così sul fiore dell'età un giovine
officiale di si alte speranze. Anche la cono-
sciuta intrepidità di Didier doveva aggiunger
fede alla probabilità della narrazione del si-
gnor della Tremlays. Così quest' ultimo ira