facessero prevaricare^ e taut^ volte sospendeva U
corso delle mie idee^ quando mi accorgeva di en-
trare in campo altrui, Ci riuscii raediocremeate,
mediocri essendo state le mie cognizioni, che si
trovavano in continiia lotta coli' elemento straniero,
e avrei saputo ben comporre degli articoli di magr
gior pondo, se la scrupolosa mia coscienza non mi
p.vesse impedito. Osai di comparire come scrittore,
vedendo altri che non erano migliori di me; de^
siderio grande patrio mi mosse ; grandemente sof-
friva che Dalmazia nostra non avesse un foglio sla-
vo, Mi venne poi sulle spalle il Glasnik Dalmal'mski
e il Pravdonoša, che per onesto guadagno abhrac^
ciai, ma mi era ben accorto che V uno e 1' altro
erano per noi precoci, non avendo lingua tanto
formata da poter scrivere di cose pratiche, e an-
cor non r abbiamo, e non la hanno nè i Croati nè
i Serbi, Noi dovremmo prima di tutto saper scri-
vere quanto comporta la nostra lingua, come se
non sapessimo delle altre, e poi ampliarla secondo
iil suo genio approfittando delle cognizioni straniere.
I Tucididi e i Demosteni pensarono in greco, e noi
pensiamo in italiano o in tedesco e vestiamo il
nostro pensiero, E questa è una vera nostra disgra-
fia, che solo nel modo indicato potremo respingere.
La lingua è un grande affare di stato ; è vei-
colo di bene o di male, secondo la si usa. Essa
è l' anima delle genti.
Probità insigne, scienza a tal grado da poter
da lontano rimirare il sublime altare della sa-
pienza, su cui non è dato ai mortali di salire;
preferire il grave Pericle al balzano Alcibiade;
profondo studio dell' indole e delle tendenze di un
popolo; studio delle sue malattie, dei suoi bisogni,
del clima che ha grande influenza sul fisico e sul
niorale, ed altre consimili investigazioni, devono
occupare la mente di coloro che si danno a fiir
4a maestri del suo popolo. E la distinta intelli-
genza Dalmata vedendo come stanno le cose, non
lasciandosi pressare da immaturi consigli, e pren-
dendo un' iniziativa che le ridoni 1' antico seggio
anche in punto slavo, comprenderà che il rapido
progresso conduce al male, e il lento e calcolato
.deve dei beni fruttare, che i secoli fanno moltiplicare.
Discorso così delle condizioni nostre, ritornerò
al Manuale del Dr. Petranovicli, in altro momento.
Jsel precedente mio articolo ho rimarcato gli er-
|?ori di stampa nella parte slava, e qui ne pre-
sento Ig- correzione. Invece di skočiti, nacimba,
jiacim, nedoviti, svidočbasna, razmaka, primacati
leggasi: skočili, naéìnba, način, jiedonili, svidoèbaina,
fazmaka\ primicali. —• Spalato, 12 ottobre 1862.
Prof, A. KUZMANICH.
Notizie politiclie,
AUSTRIA.
ÌJ Ost - Deulsche Posi ha pure in data del 7:
Dai Comitati al di là del Danubio, specialmente
da quelli di Somogy e Zala, arrivano continua-
niente le pili inquietanti notizie intorno al brigan-
taggio che vi diventa sempre più terribile. Tutto
quanto venne finora detto nei giornali intorno alle
desolate condizioni di quei paesi sta molto al dis-
sotto della realtà. È incredibile quanto la popo-
lazione di quei Comitati è costretta a soffrire in
causa di quelle bande di briganti — flagello del
paese— senza che per anco siasi riescito in nessun
luogo a ristabilire la sicurezza pubblica. Non v' ha
dubbio che le autorità non adoprano sempre la
necessaria energia nella repressione del brigan-
taggio, perocché altrimenti a quest' ora sarebbousi
ottenuti ben altri risultati.
INGPIII.TERRA.
Ecco la lettera con la quale lord liussel rispose
alla deputazione di signori njilanesi che gli offrì
una statua simbohca rapresentante V milà ilaliana,
in attestazione della gratitudine di quella nazione.
Foreifjìi office, 1. d'oHoùre.
Signori. Cpn sensi di viva riconoscenza accetto
il vostro dono d'una statua, lavoro dell'insigne
scultore Carlo Romano, rappresentante la Convin-
zione dell' Unità d'Italia.
Fu sempre mia persuasione esser l'Italia il più
competente giudice del modo migUore d'ottenere la
libertà, la prosperità e l'indipendenza sua.
Il solo merito che io, insieme co' miei compa-
gni nel ministero, possa arrogarmi è d'aver ma-
nifestato apertamente, conthiuamente e felicemente
r opinione che l'Italia non doveva esser impedita
nella grand' opera che, a gloria immortale de' suoi
figlinoli, ella aveva tanto bene cominciato.
Fu sua buona ventura l'esser nel principio di
quest' opera aiutata da' potenti eserciti dell' impe-
ratore de' Francesi. I^a sua fortitudine, la sua mo-
derazione, la sua sofferenza l'han condotta a quel
che ora è, e la sua costanza compirà, siccome io
spero r edifizio di cui il genio del popolo pose
le fondamenta.
Ringrazio il mio amico, il signor Kinnaird, d'es-
sere stato fedele interprete de' miei pensieri ri-
spetto, all'indipendenza itahana. RUSSELL.
— Il signor Gladstone nel discorso rispetto al-
l' Italia disse :
V è un altro subbietto, intorno al quale desi-
dero fare poche parole, voglio dire 1' Italia fap-
plausi]. Fu mia opinione e fu, io credo, opinione
di tutta quanta la nazione inglese, che 1' opera
del presente governo doveva essere precipuamente
rivolta a bene assecondare i desiderii e le propen-
sioni universali rispetto all' Italia. E fu opera que-
sta convenientemente attribuita ai presenti mini-
stri ; perchè lord Palmerston, che n' è lor capo,
era stato tra'primi in Inghilterra a comprendere
la vera condizione d' Italia e ad ingegnarsi di dar-
vi avviamento conforme nella nostra politica stra-
niera, innanzi ancora che la mente del pubblico
avesse formato concetto giusto intorno alle sorti
italiane, nè forse ancora antivedeva quel di' era
per seguire. E lord Russell ancor egli, come mi-
nistro e come privato, mise tutta 1' opera sua e
r ingegno suo nel favorire la causa di quel po-
polo. Né poteva, o signori, una nazione che gode
di libere instituzioni, una nazione avvezza ad e-
sercitar da sé la cosa pubblica, non poteva vedere
i generosi sforzi degl'italiani per afiVancarsi ed
emanciparsi, senz' ammitiarlì. e senza desiderar loro
bene (applausi). Ed io son certo d'esprimere i vo-
stri medesimi sentimenti, dicendo che i recenti
fatti, cagionati da una sconsighata ribellione, val-
sero a vie più alzare negli animi vostri il con-
cetto del popolo italiano (applausi), e vi mossero
a più ammirare e riverire coloro, i quali, quan-
tunque nuovi al governo libero, parvero nondi-
meno tanto bene ammaestrati nella scuola dell'af-
flizione e della sventura, da mostrare sapienza, quasi
per dire, maggiore dell' età loro fiUite, udite). Wien-
te valse per rimoverli dal sentiero della prudenza
e della saviezza, non volendo pur seguitare nel-
r errore 1' uomo che più amavano sulla terra fu-
dite, udite). Il mio, il vostro desiderio, o signori,
è senza verun dubbio che l'Italia, che è già ita
tanto innanzi, possa in breve toccare la meta della
sua libertà. Non è per secondi fiui, non è per ve-
run proposito nascosto, non per verun scopo e-
goistico, inglese, accademico; è per la pace, per
la quiete dell' Europa, per la vittoria de' principii
sacri della pubblica morale, che noi ardentemente
desideriamo che non s'indugi più oltre la consu-
mazione di questa grand' opera fapplausi.) Per ge-
nerazioni, per secoli, l'Italia spartita, fu sede di
tutte le turbolenze europee, 1' esca, la tentazione
degli ambiziosi, la sorgente involontaria di contese
e guerre e pericoli senza fine. L'Itaha unita di-
venterà, noi speriamo, non più fomite di discordie,
ma nuovo pegno di pace e di concordia per tutti
(applausi), e somministrerà (lasciate o signori, che
sieno queste 1' ultime mie parole), e somministrerà
nuovo esempio e nuova prova de'grandi beni che
genera un libero governo costituzionale, ammini-
strato in ispirito di libertà e di pace, e bene ap-
preso e goduto dal popolo, e radicatosi ne' cuori
e nelle menti degli ordini maggiori e minori del
consorzio civile. Imperocché è questa la miglior
securtà che l'umano ingegno abbia trovato per
conservar gli uomini nella loro dignità e libertà,
e per tenerii fra loro collegati neli' ordine e nel-
l'amore fapplausi lunghi e vi^ij.
Telegrammi.
Londra, 16 ottobre. Un dispaccio da Parigi al
Morniiig-Post annuncia : Crisi ministeriale. Fould,
Persigny, Thouvenel, Rouher, Baroclie diedero la
loro dimissione.
Parigi. — La Franca di giovedì assicura che il
principe Latour-Auvergne fu nominato ambascia-
tore a Roma, e Benedetti richiamato da Torino
ad altra destinazione. fO. D.J
(Articolo comunicato)
Arbe 8 oltobre.
No! giorno 25 passalo setiembre seguì In solenne di-
stribuzione (lei premi presso questa caposcuola civica ma-
schile , unitamente alla scuola femminile.
La sera del 24 le camp;ine della chiesa di S. Giustina
annunziavano la solonnitii La mattina del 25 alle ore U
la scolaresca d'ambo i sessi passò alla chiesa suddetta;
pochi istanti dopo eutraronvi il reverendo monsignore
ispettore canonico Niinira, uvJi le autorità politica e co-
munale accompagnate dal vice direttore, e ricevutij alle
porle dal reverendo sig. catechista, e da un maestro.
Tutti assistettero alla santa messa, ed alla benedizione del
Santissimo. Terminata la funzione ecclesiastica, le autorità
e la scolaresca [)assarono nella sala del civico casino; que-
sta era zeppa di persone di ogni ceto. In capo alla sala
stava inalz:ito elegante trono, sopra vi pendeva il ritratto
delle LL Maestà l'Imperatore e l'Imperatrice, a destra il
posto per le autorità, a sinistra quello del vice direttore
e del catechista, presso questi una piccola tribuna, nel
mezzo della sala la scolaresca coi maestri e colla maestra,
cui facevano corona una quantità di signori e signore. Al-
l'entrare dello autorità l'orchestra suonò 1' inno dell' Im-
pero; finito l'inno l'i. r. Pretore sig Bereicb colla soave
e potente espressione dell' idioma slavo recitò un discorso
con cui raccomandava ai genitori di fare d;ii loro li^li
frequentare la scuola, e dimostrò a tutta evidenza 1' im-
portanza della sciiol.i; dopo questo il giovanetto Gardena
sali la piccola tribuna, e declamò con molta grazia e pre-
cisione un breve discorso, in cui parlando dell' amor della
patria, e dell'amor della gloria, toccò quanto i Dalmati
ebbero di comune nella storia coli'antico lllirio , e coli'impero
di Roma, coir invasione dei barbari, col regno degli Slavi, e
dei Groati , dei Bulgari, degli Ungheri, e dei Bosnesi, col-
l'impero d'Oriente, e con Venezia, colla Francia e coli" Au
stria; e passando dalle eroiche gesta alle lettere ed alle arti,
ricordò i ()iù illustri Arbesi che vi si distinsero, li porse a mo-
dello, ed invilò i compagni a battere il sentiero della virtù e
dell'onore. A questo discorso seguì per parte ilei sig.catechi-
sta la prelezione delle classificazioni degli scolari, e dalle ;iuto
rità vennero distribuiti i premi. Il maestro sig. Galzigna
con altro discorso italiano ringraziò le autorità tutte per
le loro prestazioni a prò degl' istituti locali, raccomandò
agli allievi di non dimenticare nel riposo e nelle ricrea-
zioni delle autunnali vacanze lo studio, e di progredire
sempre in meglio nell'intrapresa carriera. La giov.inctla
Maria Spalatin con molta grazia e disinvoltura declamò pure
una prosa, con cui paragonando la purezza ci' una rosa alla
virtù d' una savia donzella, animò le compagne a conser-
vare la purezza del fiore nell'arduo sentiero della vita.
La maestra lesse le classificazioni della scuola femmi-
nile, e furono dalle autorilà distribuiti i premi anche alle
scolare 11 vice direttore V^uiaskovich allora rese conto niello
andamento della scuola, e cou franche parole accennò i
rimedi ai difetti che vi hi potuto riscontrare, plaudendo
a quanto di bene avevi rilevato; raccornandò ai genitori
r educazione dei figli, ai figli di corrispondere alle pre-
mure dei genitori, e dei maeslri; parlò dell' importanza del
premio, ricordò le scienze, le lettere, e le arti, come fiuiti
del ben essere sociale; raccomandò la troppo fin' ora ne-
gletta agricoltura, e con quella additò ai giovimi il co'u-
mercio e la navigazione, quali uniche fonti d' un mi^^liore
avvenire per i Dalmati; ed accenuamlo alla forza de'oostii
animi, all'agilità dei nostri ingegni, alla purezza d.d no-
stro cielo, alla mitezza del nostro climi, che fmno molto
sperare, se la volontà non ci viene meno, riconlò i più
distinti Dalmati trapassati e viventi, e con parola di tmero
affetto invitò i propri allievi ad imitarli; li congedò coq
un cordiale addio, sperando di rivederli md n lovo anno,
se traviati ravveduti, se bene avviati nella virtù e nidi' o-
nore, sempre in meglio progredire; ringraziò pure le au-
torità tutte che si degnarono esternare la loro piena sod-
disfazione negli esami dei giorni scorsi, e pose fiud al
suo dire con rieterati evviva a Sua Macsta l'Imperatore
Francesco Giuseppe I, alle autorità ed alla patria. Auche
la maestra sig. Mareglia disse belle parole di ringrazia-
mento alle autorità, e d'encomio allo proprie allieve. —
Dopo ciò gli scolari d'amhidue gli istituti pon accompa-
gnamento d'orchesira caularono l'inno dell'|iri[)ero ; flo-
scia, le autorità, gli astanti, e la scolaresca si divisero tra
le armonie musicali, tutti soddisfatti di sì bel aiiorao.
Tipografia Fratèlli BATTAEA.
Per questi articoli la lla^laziono non as.sii.tia altra responsabi-
lità che quella voluta dalla legge.
\momzo BUPLANCÌCU Redattore responsabile.